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L'OPINIONE / Ercole Incalza: La Gente di Calabria è grande

L’OPINIONE / Ercole Incalza: La Gente di Calabria è grande

di ERCOLE INCALZA – Non sottovalutiamo il comportamento della gente di Calabria nel momento del dolore per un evento che ha colpito il senso di convinta umanità posseduto, in genere, dalla maggior parte degli italiani.

La Calabria è la regione che per tanti motivi ha vissuto e vive ancora il dramma di una diffusa emergenza sociale che, in modo tragico, non è solo denunciata da quell’assurdo indicatore del “reddito pro capite” ma anche dal tasso bassissimo della occupazione.

Questo tessuto regionale molto sofferente, molto colpito in queste ore da una tragedia così enorme, mi colpisce e sono convinto colpisca tutti coloro che fortunatamente non vivono direttamente il dramma di dover scappare dalla propria terra, di dover portare in salvo la propria persona, la propria famiglia.

I calabresi sono anche loro fuggiti dalla loro terra e, ancora oggi, come una rilevante quota di gente del Sud, fuggono, ripeto, dalla propria terra.

Fuggono e portano con loro un elevato senso di civiltà; quando ci capita di andare in un Paese dell’Europa, degli Stati Uniti o del Canada e di incontrare calabresi, tutti ci rendiamo conto che la loro fuga era legata ad una sola motivata esigenza:

Non sottovalutiamo il comportamento della gente di Calabria nel momento del dolore per un evento che ha colpito il senso di convinta umanità posseduto, in genere, dalla maggior parte degli italiani.

La Calabria è la Regione che per tanti motivi ha vissuto e vive ancora il dramma di una diffusa emergenza sociale che, in modo tragico, non è solo denunciata da quell’assurdo indicatore del “reddito pro capite” ma anche dal tasso bassissimo della occupazione.

Questo tessuto regionale molto sofferente, molto colpito in queste ore da una tragedia così enorme, mi colpisce e sono convinto colpisca tutti coloro che fortunatamente non vivono direttamente il dramma di dover scappare dalla propria terra, di dover portare in salvo la propria persona, la propria famiglia.

I calabresi sono anche loro fuggiti dalla loro terra e, ancora oggi, come una rilevante quota di gente del Sud, fuggono, ripeto, dalla propria terra.

Fuggono e portano con loro un elevato senso di civiltà; quando ci capita di andare in un Paese dell’Europa, degli Stati Uniti o del Canada e di incontrare calabresi, tutti ci rendiamo conto che la loro fuga era legata ad una sola motivata esigenza: sopravvivere e consentire la sopravvivenza ai propri famigliari, ai propri cari.

Spesso addebitiamo a questa terra una forte presenza malavitosa dimenticando che il sottosviluppo è un brodo ideale per la malavita, ma quel tipo di malavita è supportato proprio dallo stato di crisi socio economica e non da una disponibilità della gente a sposare una simile patologia. Di fronte al dramma che stiamo vivendo in queste ore scopriamo quindi quanto sia errata questa gratuita interpretazione spesso prodotta da forme mediatiche che da sempre hanno sottovalutato la carica sociale ed umana di questa terra.

Ed è proprio in un momento, o meglio in più momenti, in cui si vive la disponibilità dell’accoglienza nei confronti di chi soffre, prende corpo un senso di ammirazione per un popolo, quello di Calabria, che proprio in questi tragici momenti ci insegna per quale motivo la sofferenza sia, a tutti gli effetti, una condizione per annullare il male peggiore della attuale società, cioè quello della “indifferenza”.

In realtà, la terra di Calabria non oggi ma ogni volta che assiste a questi drammi testimonia di possedere una virtù che noi cittadini di questo Paese spesso non possediamo e cioè quello di “non essere indifferenti” e, cosa che mi ha colpito di più, veder piangere la gente di questa terra per un dramma che ha colpito gente che non solo non conosce, gente che viene da terre lontane, gente che possiede solo un denominatore comune quello della sofferenza.

È bene, quindi, che, una volta per tutte, lo capisca anche chi spesso accusa questa terra ed in genere il Sud di diffuso vittimismo; la Calabria, i calabresi non hanno mai utilizzato il vittimismo per rivendicare le ripetute responsabilità di chi ha preferito governare questo Paese privilegiando gli assetti economici maturi e chi ha ritenuto che la offerta infrastrutturale efficiente andava assicurata prioritariamente alle aree che amplificavano in modo rilevante i ritorni di investimento.

Ebbene, di fronte alla tragedia però riceviamo una grande lezione di solida maturità, di elevato senso umanitario, di elevata cultura sociale, di grande apertura al dramma del mondo.

Fermiamoci, quindi, un attimo e non ammettiamo solo la nostra grave ed imperdonabile “indifferenza” ma anche la nostra sistematica incapacità di apprezzare comportamenti che, invece, dovremmo avere il coraggio di diffondere come esempi encomiabili della qualità umana.

Io sono pugliese e, come la Calabria, la gente della mia terra ha testimoniato al mondo un grande senso di disponibilità nell’accogliere il popolo albanese, un comportamento encomiabile e che ritengo senza dubbio di rilevanza storica; per questo motivo, assistendo a questi drammatici eventi di sofferenza per il dolore di altri, mi sento colpevole per la sistematica indifferenza con cui spesso sottovaluto la sofferenza di chi abbandona la propria terra solo per poter sopravvivere.

Approfittiamo di questi momenti per capire noi e per farlo capire ad altri che l’insegnamento che la gente di Calabria ci ha regalato in questi giorni non si conclude con il dramma che stiamo vivendo ma, sono sicuro, rimarrà nel tempo come sistematica denuncia della carica umana di questo grandissimo popolo, una carica umana che spesso abbiamo sottovalutato.

Spesso addebitiamo a questa terra una forte presenza malavitosa dimenticando che il sottosviluppo è un brodo ideale per la malavita, ma quel tipo di malavita è supportato proprio dallo stato di crisi socio economica e non da una disponibilità della gente a sposare una simile patologia. Di fronte al dramma che stiamo vivendo in queste ore scopriamo quindi quanto sia errata questa gratuita interpretazione spesso prodotta da forme mediatiche che da sempre hanno sottovalutato la carica sociale ed umana di questa terra.

Ed è proprio in un momento, o meglio in più momenti, in cui si vive la disponibilità dell’accoglienza nei confronti di chi soffre, prende corpo un senso di ammirazione per un popolo, quello di Calabria, che proprio in questi tragici momenti ci insegna per quale motivo la sofferenza sia, a tutti gli effetti, una condizione per annullare il male peggiore della attuale società, cioè quello della “indifferenza”.

In realtà, la terra di Calabria non oggi ma ogni volta che assiste a questi drammi testimonia di possedere una virtù che noi cittadini di questo Paese spesso non possediamo e cioè quello di “non essere indifferenti” e, cosa che mi ha colpito di più, veder piangere la gente di questa terra per un dramma che ha colpito gente che non solo non conosce, gente che viene da terre lontane, gente che possiede solo un denominatore comune quello della sofferenza.

È bene, quindi, che, una volta per tutte, lo capisca anche chi spesso accusa questa terra ed in genere il Sud di diffuso vittimismo; la Calabria, i calabresi non hanno mai utilizzato il vittimismo per rivendicare le ripetute responsabilità di chi ha preferito governare questo Paese privilegiando gli assetti economici maturi e chi ha ritenuto che la offerta infrastrutturale efficiente andava assicurata prioritariamente alle aree che amplificavano in modo rilevante i ritorni di investimento.

Ebbene, di fronte alla tragedia però riceviamo una grande lezione di solida maturità, di elevato senso umanitario, di elevata cultura sociale, di grande apertura al dramma del mondo.

Fermiamoci, quindi, un attimo e non ammettiamo solo la nostra grave ed imperdonabile “indifferenza” ma anche la nostra sistematica incapacità di apprezzare comportamenti che, invece, dovremmo avere il coraggio di diffondere come esempi encomiabili della qualità umana.

Io sono pugliese e, come la Calabria, la gente della mia terra ha testimoniato al mondo un grande senso di disponibilità nell’accogliere il popolo albanese, un comportamento encomiabile e che ritengo senza dubbio di rilevanza storica; per questo motivo, assistendo a questi drammatici eventi di sofferenza per il dolore di altri, mi sento colpevole per la sistematica indifferenza con cui spesso sottovaluto la sofferenza di chi abbandona la propria terra solo per poter sopravvivere.

Approfittiamo di questi momenti per capire noi e per farlo capire ad altri che l’insegnamento che la gente di Calabria ci ha regalato in questi giorni non si conclude con il dramma che stiamo vivendo ma, sono sicuro, rimarrà nel tempo come sistematica denuncia della carica umana di questo grandissimo popolo, una carica umana che spesso abbiamo sottovalutato. (ei)