COMINCIARE A PENSARE IN POSITIVO CONTRO LA DICOTOMIA SÌ-NO SULL'OPERA CHE CAMBIERÀ IL TERRITORIO;
Ponte sullo Stretto

PONTE, 8 ANNI DI DISAGI NELLO STRETTO MA I VANTAGGI SONO PER TUTTO IL PAESE

di PIETRO MASSIMO BUSETTA – “Ponte e libertà”  é il motto adottato da alcuni gruppi che sono favorevoli alla costruzione del Ponte sullo  Stretto.

Libertà perché l’infrastruttura dovrebbe consentire finalmente quella mobilità che finora le regioni meridionali da Napoli in giù non hanno avuto, possibilità di riuscire a rimanere nella propria terra e non essere obbligati ad emigrare, opportunità per coloro che vivono nella area metropolitana di Reggio Calabria, Villa San Giovanni, Messina.

Non vi è dubbio però che nella fase della costruzione della infrastruttura coloro che soffriranno di più sono proprio queste aree, pagheranno il prezzo che pagano i cittadini di Roma quando si costruisce la metropolitana, o quelli di Venezia quando si è costruito il Mose, o i residenti nella Val di Susa per la Tav.

Ma mentre gli svantaggi dei romani o dei veneziani vengono sopportati per una infrastruttura che interessa loro, quelli a carico degli abitanti dei villaggi valdostani o degli abitanti dell’area metropolitana dello stretto sono a vantaggio di tutto il Paese.

Perché deve essere chiaro che la costruzione del ponte non è che porti un vantaggio prevalentemente alle regioni che collega, anche se non bisogna dimenticare che il costo dell’insularità è stato calcolato per la Sicilia, da parte di Prometeia e dell’Assessorato all’Economia della Regione Siciliana, in 6 miliardi  e mezzo l’anno.

Cifra enorme e improbabile, malgrado l’autorevolezza degli studiosi, perché se fosse vera porterebbe ad un ammortamento dell’opera in soli due anni e renderebbe l’operazione di cancellazione operata da Mario Monti un disastro epocale.

Ma tornando al tema in realtà il vero vantaggio è per il Paese e per l’Europa che finalmente si proietterebbero verso l’Africa, verso Suez e praticamente verso Singapore e Hong Kong. Collegando la Mittel Europa al Medio e all’Estremo Oriente. Non a caso la costruzione dell’infrastruttura è stata inserita nelle  reti trans-europee di trasporto (Ten-T).E-

A vantaggio dell’umanità perché eviterà che le grandi navi porta containers debbano attraversare tutto il Mediterraneo e l’Atlantico fino a Rotterdam, Aversa o Amburgo, con emissioni di CO2 che, in un momento di riscaldamento globale e di passaggio obbligato verso il green, diventa devastante.  Contribuirà peraltro allo sviluppo del Mezzogiorno, indispensabile perché i rapporti con il Nord Africa si trasformino da estrattivi in collaborativi.

Ma non vi è dubbio che il prezzo più alto,  al di là di quello economico, lo pagheranno i cittadini di Messina e di Villa San Giovanni che dovranno sostenere i disagi di otto anni di costruzione, di un numero enorme di passaggi di camion per il movimento terra, di espropri per cui una serie di persone dovranno abbandonare le loro case, le loro abitudini, il loro territorio.

In tale logica diventa fondamentale che la Società ponte sullo stretto di Messina si adoperi per fare prima comprendere e poi toccare con mano tutti i vantaggi che quest’opera, anche nella fase della costruzione, può portare a quell’area.

Pertanto è necessario intensificare la collaborazione con le comunità locali.

Che possano capire i grandi vantaggi di ospitare un cantiere così grande. Che dovrebbe contribuire  fin da subito ad evitare che i propri figli debbano continuare ad espatriare come é avvenuto fino ad adesso.

Per questo  il villaggio delle migliaia di persone che dovranno lavorare alla struttura non dovrà essere totalmente estraneo alla realtà circostante, indipendente dall’economia del luogo. Anche se questo dovesse essere il sistema più oneroso per la  WeBuild Group la logica vuole che invece le interazioni siano il numero massimo possibile. Perché tutti si rendano conto del grande vantaggio di avere tale opera nel proprio territorio sia nella fase successiva all’apertura al traffico del ponte ma anche nella fase di costruzione.

Finora i rumors che arrivano dal territorio non sono tali da tranquillizzare, mentre l’operazione in questa prima fase sembrerebbe totalmente romana.

Mentre si avvicina sempre più il momento in cui i cantieri del ponte dovrebbero essere aperti la necessità che il territorio, ma anche tutto il Paese, prenda consapevolezza del grande interesse che ha per tutti una simile opera, diventa sempre più forte.

E così come per il Paese una comunicazione positiva per controbattere quella estremamente martellante contro, anche se portata avanti da piccole minoranze, si palesa la necessità che il consenso del territorio sia sempre più ampio e possa confrontarsi con i pochi che, avendone uno svantaggio personale dovuto agli espropri per il bene pubblico delle proprie case, come accade in questi casi, continuano a fare molto rumore dando la sensazione che ci sia un mondo contro.

Spiegare ai messinesi e ai calabresi come si eviterà di impattare sul loro quotidiano evitando che il peso e il fastidio dei lavori possa ricadere su di loro è un compito altrettanto importante di quello di spiegare che il ponte si regge, che il problema della sua chiusura per il vento non esiste, che le preoccupazioni relative alle falde che si allontanano sono assolutamente irrealistiche e che il pericolo di un eventuale terremoto che possa farlo cadere è inesistente.cosa non facile da attuare ma che diventa una priorità perché in 8 anni una città può anche entrare in un cono d’ombra pericoloso, acuendo le problematiche di spopolamento che i territori interessati vivono da anni. Un elemento da non trascurare é quello di valorizzare il grande interesse turistico che il ponte in fase di costruzione può costituire, organizzando visite guidate che illustrino la grande opera dal progetto alle varie fasi costruttive.

Insomma invece di continuare a dibattere su un dilemma ormai superato, cioè Ponte si o Ponte no, sarebbe opportuno che si operasse in modo costruttivo per contribuire a far comprendere con fatti e non più con parole che ciò che è stato affermato e viene propagandato come un grande vantaggio per i territori non debba aspettare il completamento dell’opera ma si cominci a  vedere da subito.

Ordini professionali, università, scuole fin dalle elementari, la carta stampata e l’informazione web,  devono essere coinvolte perché la costruzione diventi patrimonio di tutti. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]