È NECESSARIO CHE LE VARIE ARTERIE CHE COLLEGANO LE CITTÀ SIANO MODERNIZZATE E MESSE IN SICUREZZA;
SERVONO STRADE SICURE IN CALABRIA SIANO REALTÀ LE TANTE PROMESSE FATTE

SERVONO STRADE SICURE IN CALABRIA
SIANO REALTÀ LE TANTE PROMESSE FATTE

di ANTONIETTA MARIA STRATIRendere le strade calabresi più sicure. Dovrebbe essere questo l’obiettivo primario – e quanto mai urgente – della Regione Calabria e del presidente della Regione, Roberto Occhiuto. Eppure, non sembra essere così.

Certo, la nostra regione ha tanti, forse troppi problemi atavici, ma la sicurezza sulle strade che ogni giorno percorrono centinaia, se non migliaia di calabresi dovrebbe essere tra le priorità dell’agenda politica del centrodestra. E il tragico incidente avvenuto nella Trasversale delle Serre è la prova che c’è il bisogno e l’urgenza di intervenire su quelle strade che collegano le grandi città con le aree interne.

Ma non è solo sulla Trasversale delle Serre che si deve intervenire. C’è anche la Strada Statale 106 su cui c’è un grandissimo lavoro da fare. Conosciuta anche come Strada della morte, la 106 è stata – e continua a essere – il simbolo dell’indifferenza e della superficialità della politica nei confronti della Calabria e dei calabresi. Il rapporto presentato a febbraio dall’Od Basta Vittime sulla Strada Statale 106 espone un quadro impietoso: dal 1° gennaio 2013 al 31 dicembre 2022 sono state 205 le vittime di incidenti mortali. Cosenza è la città che ha registrato già vittime (33%), seguita da Reggio (28%), Catanzaro (22%) e Crotone (17%).

«In pratica sui 76 chilometri di Statale 106 in provincia di Catanzaro abbiamo avuto negli ultimi 10 anni una vittima ogni 1,65 chilometri; sui 113 in provincia di Cosenza una vittima ogni 1,65 chilometri; sui 132 di Reggio Calabria una vittima su ogni 2,31 chilometri e sugli 84 della provincia di Crotone una vittima ogni 2,4 chilometri. In Calabria, negli ultimi 10 anni, sulla Statale 106 abbiamo avuto in media circa 2 vittime al mese», ha spiegato Fabio Pugliese, responsabile del Comitato Scientifico – Centro Studi Analisi e Ricerca dell’Odv. Per non parlare, poi, del costo sociale dovuto alla perdita delle 205 vittime per la comunità, che ammontano a circa 308.317.950,00 di euro.

Un’emergenza nell’emergenza. E non bastano i 3 miliardi destinati alla strada della morte che il presidente Occhiuto è riuscito a ottenere grazie al Ponte sullo Stretto perché, purtroppo, i soldi non bastano mai e, soprattutto, perché «il Ponte serve a poco se non saranno realizzate le opere complementari per raggiungerlo», aveva detto il Governatore nel suo intervento a Start su Skytg24.

Ma, se queste opere complementari vengono trattate come priorità secondaria, non si va da nessuna parte. È il pensiero del consigliere regionale del M5S, Davide Tavernise che, all’indomani dell’annuncio del governatore, aveva contestato i 7 mld destinati al Ponte sullo Stretto.

«È inaccettabile che una strada mietitrice di vittime ogni 15 giorni venga relegata da questo governo ad opera secondaria – ha evidenziato –. Se il centrodestra si affretta a cercare i 7 miliardi per finanziare il ponte resta fermo sui 3 miliardi della statale 106 spalmanti in 15 anni. Eppure secondo dati Anas i 3 miliardi stanziati nell’ultima manovra di bilancio non sarebbero sufficienti neppure per completare la tratta Sibari – Catanzaro».

Per Tavernise, infatti, è la Statale 106 l’opera strategica che serve alla Calabria», e non il Ponte sullo Stretto.

Il consigliere regionale, ricordando che lo stesso Governo un anno prima aveva definito la strada della morte «un’opera strategica per il Paese».

«Senza alta velocità e le infrastrutture indispensabili per evitare che gran parte dei territori calabresi rimangano isolati a cosa serve il ponte?  Siamo poi sicuri che con il ponte la statale 106 rimarrebbe centrale nell’agenda del governo o diventerebbe ancora più marginale?», si è chiesto il capogruppo in Consiglio regionale del Pd, Mimmo Bevacqua.

Un appello a non rendere opere compensative la Statale 106 e il Porto di Gioia Tauro è arrivato, poi, dai sindaco f.f. della Città Metropolitana di Reggio Calabria, Carmelo Versace.

Per Versace, infatti, «parlare di opere compensative rischia di screditare il lavoro e la dignità di chi, da anni, lavora per lo sviluppo del territorio. Allo stesso modo, la vecchia “Società dello Stretto di Messina”, rimessa in piedi col decreto appena passato in Senato, deve necessariamente contemplare al suo interno anche le istituzioni locali».

«La strategia complessiva che interessa l’opera, infatti – ha aggiunto – ha bisogno della più ampia condivisione e partecipazione possibile che passa dal coinvolgimento dei territori, delle Regioni, delle Città Metropolitane quali enti di area vasta, delle università e degli ordini professionali così come rappresentato dalla mirabile organizzazione di questo importante seminario».

«Ringrazio e saluto per questo – ha concluso il sindaco metropolitano facente funzioni – il Consiglio e l’Ordine dei Geologi, l’Università “Mediterranea” per averci dato la possibilità di partecipare ad un’occasione di confronto ed approfondimento di altissimo livello».

E, proprio del Porto e del Ponte sullo Stretto, ne ha parlato qualche giorno fa il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, che le ha definite «due grandi sfide da vincere».

«Questo perché sono due infrastrutture fondamentali per lo sviluppo della Calabria e del Sud e del Paese», ha detto Mancuso, ricordando che «se non cresce il Sud e le sue regioni più svantaggiate come la Calabria, non cresce il Paese e se non si dota la Calabria delle infrastrutture basilari, non le si consente di promuovere  sviluppo e nuovo occupazione».

«Il Ponte sullo Stretto di per sé – ha proseguito – per gli investimenti che comporta e l’occupazione che consentirà, è una grande occasione, ma lo è anche perché consentirà la realizzazione di tutte le altre infrastrutture collaterali: Alta velocità ferroviaria per il Sud; modernizzazione della 106 e dell’Autostrada Sa/Rc; rilancio degli scali aeroportuali e il pieno sviluppo del porto di Gioia Tauro con l’accrescimento della competitività dei porti di Crotone, Corigliano, Palmi e Vibo Valentia».

L’impegno, da parte delle istituzioni sembra esserci. Proprio ieri, a Villa San Giovanni il ministro alle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha annunciato che incontrerà i sindaci «che hanno a che fare con la Statale 106» entro la pausa estiva, sottolineando che «non stiamo lavorando solo al Ponte».«Lavoriamo sulla Napoli-Bari, sul sistema portuale con il porto di Gioia Tauro. Il Ponte sullo Stretto sarà un enorme acceleratore di sviluppo, ricchezza e turismo», ha concluso.

Ora bisogna vedere se tutte queste belle parole troveranno concretezza nell’immediato futuro, o se si dovranno attendere ancora anni prima di vedere un reale cambiamento. (ams)