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Natuzza Evolo

Su Rai 3 stasera il film-documentario di Nano e Pizzuto su Natuzza Evolo

di ROSARIO SPROVIERI – Viveva in Calabria la donna che raccontava di parlare con l’angelo custode di chiunque le si avvicinasse. Ma Natuzza Evolo in realta’ viveva anche il grande mistero delle stimmate e della bilocazione, così come le mille emografie conservate in vaticano raccontano oggi dei segni che il sangue delle sue ferite lasciava sulle stoffe e su fazzoletti immacolati. La mistica calabrese, che era nei fatti una contadina del tutto ignorante, figlia di una “donna di facili costumi”, diventata ormai grande incomincia a vivere durante la Settimana Santa i segni della passione di Gesù. Le sanguinava persino il costato, ma Natuzza durante la Pasqua di ogni anno aveva le stigmate alle mani e ai piedi, e la notte del Venerdì Santo i medici che la seguivano parlano ancora di un fenomeno inspiegabile sotto il profilo scientifico.

Venerdì primo dicembre, RAI-Documentari propone il racconto, per certi versi affascinante e suggestivo, della storia di Natuzza Evolo, la mistica calabrese scomparsa 14 anni fa all’età di 85 anni, e che durante la Settimana Santa viveva il mistero delle stigmate.

Lo speciale, “Il Rifugio delle Anime- Storia di Natuzza Evolo”, presentato dal direttore di RAI-Documentari, Fabrizio Zappi, e che andrà in onda stasera 1° dicembre su RAI TRE alle 23.10, porta la firma dei giornalisti Pino Nano e Maurizio Pizzuto.

Lo speciale -spiegano gli autori- non è altro che la storia di questa donna calabrese che raccontava di “vedere e di parlare con la madonna” e di “avere avuto affidato da lei il compito di realizzare a Paravati, paesino di tremila anime in provincia di Vibo Valentia dove Natuzza viveva, una grande basilica”.

Oggi dopo la sua morte, in realtà, la Chiesa che Natuzza ha fatto costruire quando era ancora in vita è diventata meta infinita di pellegrinaggi di fede da ogni parte del mondo.

Ma la mistica di Paravati raccontava anche di essere in grado “dialogare con gli angeli e con le anime dei defunti”, e lo speciale prodotto da Studio Colosseo che andrà in onda su RAI TRE -la regia è di Simone Rubin. – propone alcune interviste inedite ed esclusive in cui Natuzza ha raccontato negli anni allo stesso Pino Nano come “dietro le spalle di ognuno di noi c’è un angelo custode con il quale io parlo, e che mi aiuta a riconoscere cosa pensa e cosa vuole chi viene a cercarmi”.

È lo stesso angelo custode – ripeteva più volte Natuzza – che “mi permette di parlare tante lingue diverse, pur non essendo io mai andata a scuola, e pur non avendo mai imparato né a leggere né a scrivere”.

” Il Rifugio delle Anime” – commentano gli autori del docufilm – vuole essere soprattutto la ricostruzione dettagliata di quello che per la Chiesa diventò negli anni 30/40 un caso davvero “difficile da decodificare e da interpretare”.

“Per raccontare Natuzza Evolo e la sua storia – sottolineano Pino Nano e Maurizio Pizzuto – avremmo potuto alzare i toni della narrazione facendo leva sull’emozione popolare di fronte alle immagini delle stigmate alle mani e ai piedi che Natuzza aveva durante la Settimana Santa, ma abbiamo invece preferito il racconto personale e pacato di chi con lei ha trascorso gran parte della sua esperienza mistica, alla luce di documenti storici e di una ricostruzione attenta e rigorosa del fenomeno. Natuzza, per noi che l’abbiamo seguita per oltre 30 anni, rimane ancora un grande mistero tutto da decodificare e da interpretare, e questo ci auguriamo che si colga a pieno nel nostro docufilm”.

Con l’aiuto dei documenti inediti recuperati presso l’Archivio Storico dell’Università Cattolica di Milano, il docufilm di Pino Nano e Maurizio Pizzuto propone per la prima volta al grande pubblico italiano il carteggio epistolare che ci fu allora tra il vescovo della Diocesi di Mileto-Nicotera-Tropea, mons. Paolo Albera, e il rettore della Cattolica di Milano Padre Agostino Gemelli, carteggio da cui si evince che, come era già accaduto anni prima per Padre Pio, Padre Agostino Gemelli, aveva bollato “il Caso Evolo” alla stessa maniera di quello del frate di Pietrelcina.

“Un caso di pura isteria” – scriveva Padre Agostino Gemelli alla Chiesa locale, consigliando alla Curia Arcivescovile calabrese di “isolare la ragazza che parlava con la madonna”, e di “ridurla al silenzio”.

Poi in realtà Natuzza venne rinchiusa nel manicomio criminale di Reggio Calabria.

Un racconto avvincente, che ripropone anche immagini inedite delle stigmate della donna di Paravati in varie fasi della sua vita, testimonianze fotografiche strettamente legate al giorno del Venerdì Santo di ogni anno.

Ma il vero grande mistero di Natuzza era ancora un altro.

Migliaia di persone ogni anno venivano in Calabria, a Paravati, perché sapevano che Natuzza aveva un dialogo anche con i morti, e venivano nella sua casa calabrese per ritrovare il senso del proprio dolore e toccare con mano la tranquillità dei propri defunti. Natuzza dava loro le certezze che cercavano “perché io tuo padre lo vedo felice in Paradiso”, rispondeva la donna.

Tra i miracoli che la Sante Sede sta analizzando, uno in particolare riguarda un giovane promoter musicale, Ruggero Pegna, guarito dalla leucemia dopo una diagnosi del Gaslini di Genova che lo dava in condizioni irrecuperabili.

Dalla sua casa in Calabria sono passati artisti famosi, grandi uomini di chiesa, intellettuali e giornalisti come Sergio Zavoli che ne sono rimasti incantati. Una storia tra mistero e fede religiosa, che ha costruito negli anni migliaia di cenacoli di preghiera in ogni parte del mondo. Appena tre mesi fa per volere di Papa Francesco il nuovo vescovo di Mileto-Tropea ha aperto al culto la grande Basilica che Natuzza aveva fortemente voluto realizzare sulla spianata dove per la prima volta le era apparsa la Madonna e da quel momento la Basilica è diventata meta di pellegrinaggio continuo e di fede popolare. Tante le voci che raccontano il mistero di questa donna che morendo ha lasciato frutti importanti della sua esistenza terrena.

Molte anche le “voci” e le “testimonianze” di vecchi filmati, che Pino Nano e Maurizio Pizzuto, hanno recuperato negli archivi di RAI TECHE, la più suggestiva quella del grande antropologo Luigi Maria Lombardi Satriani, che intervistato da Enzo Biagi vent’anni fa spiegava quanto il “fenomeno Natuzza Evolo fosse più che mai autentico e reale”.

Tra le testimonianze scelte per dar corpo allo speciale – spiegano ancora gli autori del docufilm- ci sono, in particolare, quella del medico chirurgo che ha seguito Natuzza Evolo per lunghi anni durante la Settimana Santa, “quando Natuzza viveva i segni della passione di Gesù”,  il dr. Franco Petrolo; quella di Ruggero Pegna, famoso promoter musicale, che racconta di essere stato da lei miracolato dopo una terribile diagnosi di tumore e che per i medici del Gaslini di Genova era assolutamente inguaribile; quella del fisico nucleare prof. Valerio Marinelli che ha analizzato le sue emografie per quasi 50 anni scrivendo su di lei 12 libri diversi; quella del primo padre postulatore don. Enzo Gabrieli che per 14 lunghi anni ha seguito il caso per conto della Santa Sede, dopo l’avvio del processo di beatificazione; quello dei due sacerdoti che più le sono stati accanto nel corso di questi ultimi 40 anni, don Pasquale Varone e don Michele Cordiano, e infine la riflessione dello scrittore e giornalista di Avvenire, il quotidiano della Conferenza Episcopale Italiana, Roberto Italo Zanini.

Un “caso di fede ancora irrisolto”, ricco di troppi misteri, e di tanti interrogativi irrisolti, e che a cento anni dalla nascita di Natuzza Evolo -questo è il messaggio finale del film di Pino Nano e Maurizio Pizzuto- hanno trasformato la storia di questa contadina calabrese in “una vera e propria leggenda popolare”.

Sarà ora la Chiesa di Francesco, nei prossimi anni, ad analizzare i “frutti di Paravati” e a decidere sulla santità o meno di Natuzza Evolo, anche se per la gente che l’ha incontrata e conosciuta- questo è il messaggio finale dello speciale televisivo di RAI Documentari- “Natuzza è già Santa”.