Il progetto di accoglienza di Roccella Jonica tra i protagonisti della campagna informativa della Cei

Il progetto di accoglienza Un popolo per tutti di Roccella Jonica è una delle opere protagoniste della nuova campagna informativa della Conferenza Episcopale Italiana, dal titolo Se fare un gesto d’amore ti fa sentire bene, immagina farne migliaia.

Si tratta di una campagna che mette in evidenza il significato profondo di un semplice gesto che permette ogni anno la realizzazione di migliaia di progetti in Italia e nei Paesi in via di sviluppo.

La campagna sottolinea la relazione tra la vita quotidiana dei cittadini e le opere della Chiesa, attraverso la metafora dei gesti d’amore: piccoli o grandi gesti di altruismo che capita di fare nella vita e che non fanno sentire bene solo chi li riceve, ma anche chi li compie.
«L’obiettivo della campagna 2023 – afferma il responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica, Massimo Monzio Compagnoni – è far comprendere il valore di un gesto molto semplice come una firma, abbinandolo a momenti della vita di tutti i giorni. Gli spot ruotano intorno al concetto del “sentirsi bene” prendendosi cura del prossimo grazie a un’opzione, nella propria dichiarazione dei redditi, che si traduce in migliaia di progetti».

«Chi firma – ha spiegato – è protagonista di un cambiamento ed è autore di una scelta solidale, frutto di una decisione consapevole, da rinnovare ogni anno. In ogni iniziativa le risorse economiche sono messe a frutto da sacerdoti, suore, operatori e dai tantissimi volontari che, con le nostre firme, sono il vero motore dei progetti realizzati».

Ecco quindi che, attraverso una semplice firma, quella per l’8xmille, è possibile moltiplicare ogni giorno la sensazione di benessere che si prova quando si fa un gesto d’amore. Come fa la Chiesa quotidianamente attraverso i suoi interventi arrivando capillarmente sul territorio a sostenere e aiutare chi ne ha più bisogno.

Come le migliaia di persone che vengono accolte nella striscia ionica della Locride, dove i frequenti sbarchi di migranti hanno dato il via, negli ultimi anni, a una vera e propria gara di solidarietà che ha visto la cittadinanza in prima linea per offrire aiuti e sostegno. Ad attenderli in porto i responsabili della prefettura e della Croce Rossa, e nei luoghi di accoglienza l’equipe della Caritas dedicata all’emergenza e al supporto logistico.

«Il Porto delle Grazie di Roccella Jonica è il simbolo di una Calabria che accoglie», afferma Monsignor Francesco Oliva, vescovo di Locri-Gerace, che sintetizza così il senso di Un Popolo per tutti, progetto di accoglienza avviato dalla Caritas diocesana per promuovere la crescita di spazi di accoglienza e favorire l’inserimento sociale degli immigrati nel tessuto sociale ed economico del territorio.

«Il nostro progetto è rivolto a potenziare le attività della Caritas e delle associazioni in un circolo virtuoso che consenta di creare le condizioni per semplificare la vita delle persone accolte – sottolinea Carmen Bagalà, direttrice della Caritas Diocesana di Locri-Gerace – dal loro arrivo e per tutto il periodo di permanenza sul territorio diocesano, mantenendo una dimensione di solidarietà e promozione della vita umana».

Roccella e la Locride sono da trent’anni un polo di accoglienza per i migranti provenienti soprattutto dalla rotta turca e, dallo scorso anno, anche per i profughi ucraini. Arrivano infreddoliti e affamati, alcuni provati nel corpo e nell’anima dalle numerose violenze subite. Soltanto chi riesce a sopravvivere alla traversata può lasciarsi finalmente alle spalle la paura di non farcela. Come Mustafà, ospite del centro di accoglienza, che racconta: «Vengo dal Ciad ma ho trascorso gli ultimi quattro anni in Libia dove sono giunto dopo una traversata del Sahara a piedi durata due mesi. Poi la scelta di venire in Italia con un viaggio in barca insieme ad altre 272 persone; tra queste 20 sono morte intorno a me».

Nel 2022 sono stati registrati ben 113 sbarchi sulle coste ioniche rispetto ai 65 del 2021, per un totale di quasi 10.000 persone che hanno cercato rifugio nel nostro Paese.

«Lavoriamo insieme agli operatori che sono sempre in prima fila – spiega don Rigobert Elangui, direttore dell’ufficio Migrantes Locri-Gerace –. La prima cosa di cui ci occupiamo è l’accoglienza, così le persone si sentono accettate e amate al di là della loro cultura e religione perché la persona viene prima di tutto».

«Quelle che raccogliamo – prosegue Carmen Bagalà – sono storie di ansia e disperazione. Molte sono le mamme con bambini, provenienti soprattutto dall’Afghanistan, dal Pakistan e dalla Siria, a cui forniamo strumenti e opportunità per avere la possibilità di scegliere se restare o spostarsi in altri Paesi per il ricongiungimento con altri membri della famiglia. Grazie ai 78.000 euro di fondi 8xmille della Chiesa cattolica, nel triennio abbiamo potuto migliorare gli spazi dedicati all’ospitalità e i servizi in supporto all’accoglienza, avviando, tra le altre cose, un percorso di inserimento nel tessuto sociale ed economico della diocesi attraverso un servizio che offre le informazioni relative alle richieste di soggiorno e segnala le opportunità di occupazione garantendo alle persone in accoglienza, soprattutto nella fase iniziale, un accompagnamento al lavoro».

La macchina della Caritas interviene anche nei paesi limitrofi mettendo a disposizione strutture di accoglienza, come il dormitorio Pandocheion, dove sono disponibili anche 21 posti letto complessivi distribuiti in appartamenti da 4 persone, destinati prevalentemente a donne vittime di violenza con minori al seguito.

«Aiutare persone che sono molto lontane dal mio modo di essere – confida Ivana, volontaria dell’equipe Caritas – mi rende cosciente del fatto che il mondo non ha limiti».

I migranti hanno a disposizione una serie di servizi come: docce, lavanderia e una mensa che ogni giorno serve 80 pasti che raddoppiano spesso con le confezioni da asporto per la cena.

«Siamo riusciti a fare tutto questo esclusivamente tramite i fondi 8xmille della Chiesa cattolica – aggiunge don Rigobert perché non abbiamo altri contributi. A chi firma dico di continuare a farlo perché firmando semina speranza e salva vite. La felicità, come ci insegna Cristo, si trova nel dare e non solo nel ricevere».

Le firme si traducono in un progetto articolato che punta a far sentire le persone accolte e non ignorate, combattendo il sentimento dominante della paura che segna i volti e l’anima di coloro che arrivano nel nostro Paese in cerca di una seconda opportunità.

«L’attenzione per le persone accolte – conclude la direttrice  passa anche da un centro di ascolto medico presso la sede della Caritas diocesana che, grazie a una squadra di 63 specialisti, coordinati dall’associazione Jimuel, propone screening preventivi e visite per alleviare le sofferenze di chi giunge nel nostro Paese e non ha la possibilità di accedere al servizio sanitario. Si tratta di un piccolo passo per un aiuto concreto a chi ha bisogno».

Disponibile sia sul sito 8xmille.it sia nel relativo canale YouTube il video relativo al progetto di accoglienza di Roccella Jonica che racconta, attraverso la testimonianza di don Rigobert, dei volontari e degli ospiti, un’opera che offre un sostegno tangibile nel segno dell’accoglienza e della solidarietà. Il video può essere condiviso dal canale YouTube 8xmille cliccando sul seguente link: https://youtu.be/AntRC2qqH4E.(rrm)

Migrazioni, i sindaci Versace e Brunetti: Servono supporti strutturali per garantire accoglienza

Quello della migrazione è «un tema assolutamente attuale», hanno dichiarato i sindaci f.f. del Comune di Reggio e della Città Metropolitana di RC, rispettivamente Paolo BrunettiCarmelo Versace, ribadendo la necessità di «supporti strutturali per garantire accoglienza e il rispetto della dignità dei diritti delle persone».

Dichiarazioni dette nel corso del convegno Rotte di pace nel Mediterraneo, forum distrettuale del Rotary Distretto 2102 Italia. All’incontro, alla presenza del Governatore Gianni Policastri, Versace ha ricordato come «la capacità di accoglienza risulta un parametro assoluto per misurare il grado di civiltà di un popolo. Sono concetti che hanno a che fare con la dignità delle persone, con il rispetto dei diritti umani che non deve mai venir meno, anche nelle situazioni di emergenza».

«Di fronte ad una vera e propria emergenza – hanno detto Brunetti e Versace – come quella delle morti nel Mediterraneo, non potremmo mai pensare di girarci dall’altra parte. Le statistiche affermano che il numero degli arrivi è aumentato di quattro volte rispetto agli anni precedenti. Siamo di fronte ad una questione umanitaria macroscopica, ed è nostro dovere reagire in maniera determinata, per evitare che tragedie simili possano ripetersi in maniera sistematica».

«Abbiamo ancora negli occhi le immagini dei bambini sbarcati nella nostra città al fianco dei feretri dei loro genitori – hanno detto ancora –. Una condizione disumana che non possiamo accettare. Per questo è necessario lavorare per costruire una rete di accoglienza che vada oltre l’emergenza, che provi a gestire il fenomeno delle migrazioni mettendo al centro il rispetto dei diritti e della persona, creando delle strutture e degli snodi in grado di accogliere e integrare chi fugge da teatri di guerra o sottosviluppo e guarda a noi come un approdo di salvezza. Bisogna fare molto di più e meglio».

«Certamente la macchina della solidarietà nella nostra città si è sempre dimostrata pronta e all’altezza – hanno concluso – soprattutto grazie alla presenza di tante meritevoli associazioni e club service, che non hanno mai fatto mancare il loro supporto, ma è necessario fare di più, appellandosi alle massime istituzioni nazionali affinché vengano garantiti gli strumenti giusti per evitare che le amministrazioni territoriali siano lasciate sole a gestire l’accoglienza». (rrc)

Sabato a Camini la tavola rotonda sui temi dell’accoglienza e dello sviluppo delle aree interne

Partire, restare, tornare? Il ruolo dell’immaginario nel rapporto tra migrazioni e territori è il titolo della tavola rotonda in programma sabato 26 novembre a Camini, alle 9, nella Sala Polifunzionale di Vibo Roma.

Una iniziativa che fa convergere le tematiche di due progetti di ricerca portati avanti dal Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia dell’Università di Bologna: il progetto Horizon2020 Welcoming Spaces, che mira ad indagare la rivitalizzazione delle “aree interne”, offrendo al contempo spazi di accoglienza e inclusione per le persone migranti, come accade a Camini, borgo svuotato dall’emigrazione e reso vitale grazie all’accoglienza; e il progetto finanziato dalla regione Emilia-Romagna che ha come obiettivo quello di indagare sul sentimento di appartenenza degli emiliano-romagnoli (e dei tanti emigranti di ogni luogo) e dei loro discendenti residenti all’estero rispetto alla terra di origine, tema che accomuna i migranti di qualsiasi epoca e di qualsiasi nazione del mondo.

Il progetto “Welcoming spaces” affronta in chiave innovativa due sfide politiche attuali, e cioè capire in che modo è possibile contribuire alla rinascita delle aree interne europee e offrire al contempo spazi di accoglienza e inclusione per i migranti extra-europei. In che modo è possibile contribuire alla rinascita delle “aree interne” valorizzando la diversità culturale? Qual è il contributo di migranti e rifugiati nello sviluppo locale e sostenibile dei territori in abbandono? Welcoming Spaces, finanziato da Horizon 2020, si propone di rispondere a queste domande, supportando al contempo azioni concrete di rigenerazione dal basso a livello locale.

I ricercatori e le ricercatrici del Dipartimento di Sociologia e Diritto dell’Economia dell’Alma Mater studiano i processi di sviluppo legati alla presenza di migranti e rifugiati nelle aree interne e supportano le attività di networking e i progetti di accoglienza innovativi presenti in queste aree, collaborando a livello nazionale con Fieri (Forum Internazionale ed Europeo di Ricerche sull’Immigrazione). Il progetto invita a riflettere su come, talvolta, ciò che viene considerato un “problema” può rivelarsi, al contrario, un’opportunità. Da una parte, infatti, se gli effetti della distorsione mediatica sono quelli di rappresentare l’arrivo di migranti e rifugiati come una crisi da risolvere, diverse ricerche hanno invece mostrato come la loro presenza possa essere una leva non solo per lo sviluppo economico, ma anche sociale e culturale per i territori e le comunità ospitanti.

E le cosiddette “aree interne”, se sicuramente caratterizzate da una serie di criticità che richiedono interventi politici integrati (carenza di servizi e infrastrutture in primis), possono trasformarsi in spazi privilegiati di modalità di rigenerazione più eque, democratiche e sostenibili. Non dobbiamo dimenticare, inoltre, che in queste aree vive il 23% della popolazione italiana, coprendo una vasta area del territorio nazionale, pari al 60% e circa la metà dei suoi quasi 8.057 comuni. Il progetto sostiene che la rivitalizzazione delle “aree interne” dovrebbe investire sui processi capaci di creare uno sviluppo sostenibile e inclusivo, inteso come opportunità di offrire risorse utili al benessere della comunità, tali per cui le persone possano perseguire la vita a cui aspirano, nel rispetto delle libertà individuali e collettive e dei diritti umani. Una rigenerazione di successo è, dunque, sinonimo di sostenibilità economica, benessere sociale e stabilità politica.

Si parte con i saluti istituzionali di Giuseppe Alfarano, sindaco di Camini, di Giovanni Maria de Vita, consigliere del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Marco Fabbri, presidente della Consulta degli emiliano-romagnoli nel mondo.

Sul tema Narrare le emigrazioni e i territori, intervengono Pierluigi Musarò, Coordinatore Welcoming Spaces Italia, Università di Bologna, Paola Barretta, Associazione Carta di Roma, Karen Urso, Università della Calabria, Giulia Galera, Miledù e Euricse. Modera Melissa Moralli, Università di Bologna.

Sul tema Voci dai territori, intervengono Ruggero Marra, Assessore all’Ambiente, Transizione Ecologica e Politiche Giovanili di Villa San Giovanni, Giulia Sonzogno, Officina Giovani Aree Interne, Marina Gabrieli, Coordinatrice Nazionale del Progetto “Turismo dalle radici” del Ministero degli Affari Esteri, Rosario Zurzolo, Presidente Jungi Mundu. Modera Elena Giacomelli, Università di Bologna.

Su Uno sguardo sulle narrative nei Paesi casi studio del progetto Welcoming Spaces, intervengono Chiara Davino, Università di Bologna, Ricardo Martins, Università di Utrecht, Keina Espineira, Università della Coruña. Modera Alice Lomonaco, Università di Bologna.

Alle 14.30, è prevista l’inaugurazione della mostra fotografica con Melissa Moralli, dell’Università di Bologna.

Presentazione photo-book Connections. Collaborative imaginaries of territories in change across Europe con il coinvolgimento del fotografo Oreste Montebello e di Rofaida Ayub, Chiara Mosciatti, Fabio Passarelli, Mohamed Okla Alokla, Felisia Passarelli, Abdul Jabar Wahiai, Tony Clwusu, Manal Mohamed Moftah, Zakaria Jlousi, autrici e autori del laboratorio fotografico.

Alle 15.30, la presentazione del libro La Restanza di Vito Teti, Università della Calabria. (rrc)

«Il doppio bisogno! un convegno su flussi migratori e accoglienze

di MARIATERESA D’AGOSTINO – L’abbandono della propria terra, la ricerca di un nuovo luogo che sia casa, la speranza nel futuro, da una parte, luoghi che devono e possono rigenerarsi, dall’altra, all’insegna della solidarietà e della reciprocità. Sinergie umane ed economiche, dinamiche che generano sviluppo individuale e collettivo, crescita sociale. Un messaggio importante a sottolineare la forza della multiculturalità e il valore dell’opera quotidiana e instancabile, fatta di competenza e passione, di enti e comuni che si dedicano all’accoglienza. Questo il focus del convegno nazionale “Il doppio bisogno”, svoltosi venerdì scorso all’Auditorium Casa della Pace “A. Frammartino” di Caulonia Marina (RC), organizzato dalla Cooperativa Sociale Pathos, presieduta da Maria Paola Sorace, a conclusione del progetto FAMI “Fra noi”, seconda edizione, sull’inclusione e il raggiungimento della piena autonomia dei migranti che giungono sul nostro territorio.

Una giornata densa di approfondimenti e spunti di grande interesse per l’evento, accreditato ai fini formativi presso l’Ordine degli Assistenti Sociali della Regione Calabria, con la partecipazione di operatori del settore accoglienza, rappresentanti delle istituzioni, del mondo del volontariato, imprenditori e i beneficiari dei progetti SAI e FAMI. Filo conduttore il tema legato appunto al doppio bisogno: da una parte quello di chi fugge dalla propria terra d’origine di essere accolto e integrato, divenendo parte attiva del territorio che lo ospita; dall’altra quello di individuare risorse umane nel nostro Paese. Tema ben rappresentato nel docu-film che ha introdotto i lavori, Il doppio bisogno, da un’idea di Ilario Ammendolia, precursore dell’accoglienza nella Locride, con la regia di Carlo Frascà e la collaborazione per riprese e montaggio della Scuola Cinematografica della Calabria: la fiction si intreccia con interviste a imprenditori del territorio che hanno scelto collaboratori tra i migranti, illustrando un percorso virtuoso che genera reciproco benessere.

Tanti e autorevoli gli ospiti intervenuti, sul palco e in collegamento da remoto, tutti concordi nel descrivere uomini, donne e bambini che giungono nel nostro Paese in cerca di riscatto come risorsa e ricchezza per il Paese stesso che, soprattutto nelle aree depresse sotto il profilo economico, come la Calabria, presenta la necessità di dare nuova linfa umana e professionale a comparti importanti per lo sviluppo come quello agricolo.

Dopo i saluti istituzionali dei sindaci di Caulonia, Francesco Cagliuso, di Benestare, Domenico Mantegna, di Sant’Ilario dello Ionio, Giuseppe Monteleone, e di Camini Giuseppe Alfarano, nella prima parte del convegno, condotta da Ilario Ammendolia, sono intervenuti: Sonia Bruzzese, Assistente Sociale Specialista, Tiziana Ferrittu del Consorzio Communitas, Mimma Pacifici, Sindacalista, Monica Molteni, responsabile dell’Area Lavoro del Progetto FAMI “Fra noi” 2, Mimmo Gangemi, scrittore e giornalista, Virginia Costa, responsabile Servizio Centrale per i progetti SAI, Doriana Marrelli, rappresentante del Marrelli Group srl di Crotone, Massimo Mariani, Prefetto di Reggio Calabria; nella seconda parte, condotta da Maria Teresa D’Agostino, sono intervenuti: Mons. Francesco Oliva, Vescovo diocesi Locri-Gerace, Mons. Francesco Savino, Vicepresidente CEI, Salvatore Cirillo, consigliere regionale Calabria, Antonella Ierace, assessore Comune di Caulonia, Andrea Barachino, presidente Consorzio Communitas, Olivia Bonardi, docente Unimi, Maurizio Ambrosini, sociologo e docente Unimi, Angelo Politi, direttore regionale Confagricoltura Calabria, Vincenzo Linarello, presidente GOEL Gruppo Cooperativo, Maurizio Baggetta, presidente Ass. Albergatori “Jonica Holidays”, Pasquale Calabrese, responsabile ente di formazione “FareImpresa”.

Hanno partecipato al convegno alcuni dei beneficiari che hanno svolto tirocini di formazione professionale nell’ambito alberghiero.

Presenti in sala rappresentanti dei Comuni, tra cui i sindaci di Roccella, Vittorio Zito, e di Monasterace, Cesare De Leo, delle associazioni, delle forze dell’ordine, e Gerardo Niutta, referente regionale progetto FAMI “Fra noi” seconda edizione, per conto di Pathos.

Il convegno si è concluso con la proiezione del cortometraggio “Bismillah” di Alessandro Grande, premiato con il David di Donatello per il miglior cortometraggio.

«Siamo più che soddisfatti del risultato raggiunto – dichiara Maria Paola Sorace – Nonostante il tema, molto attuale e per certi aspetti anche “pungente”, siamo riusciti a mantenere la discussione all’interno degli argomenti che volevamo trattare senza cadere nella retorica o ancora peggio in un dibattito politico. L’auspicio è che questa giornata abbia potuto generare anche un solo seme per far crescere fiducia e speranza nel nostro martoriato territorio». (mda)

PROMUOVERE I MUSEI DELL’EMIGRAZIONE
PER RACCONTARE LA STORIA DELLE RADICI

di GIOVANNI MARIA DE VITA – La presenza di grandi comunità di italiani e italo-discendenti residenti all’estero costituiscono una risorsa straordinaria per il nostro Paese. Sono più di sei milioni e mezzo i nostri connazionali nel mondo, cui si aggiungono circa ottanta milioni di persone che, pur non avendo il passaporto, sanno e sono orgogliose di avere radici italiane. In Italia esiste una importante presenza di musei dell’emigrazione. Essi raccontano le storie dei nostri connazionali che sono partiti per l’estero, un’importante pagina di storia dell’Italia post unitaria rappresentata dalla diaspora, purtroppo ancora non adeguatamente conosciuta dall’opinione pubblica del nostro Paese.

Si annoverano tra queste istituzioni il Museo regionale dell’emigrazione “Pietro Conti” di Gualdo Tadino (Perugia) che ogni anno organizza il prestigioso concorso video “Memorie Migranti” che da la possibilità a ricercatori e registi di divulgare le proprie opere sul tema dell’emigrazione italiana (www.emigrazione.it), il Museo regionale dell’emigrazione di Castel Lagopesole (Potenza), noto per l’attenzione al racconto delle storie di vita dei lucani che si sono distinti oltre i confini regionali e nazionali; La nave della Sila, di Camigliatello Silano (Cosenza), è il museo narrante dell’emigrazione calabrese alla quale si uniscono le storie dei nuovi migranti che descrivono la Calabria non solo come terra di abbandono, ma anche di accoglienza (www.lanavedellasila.org). Vi sono molti altri piccoli musei in ogni regione d’Italia, alcuni dei quali sono riportati nella Guida alle radici italiane vol. 1 e 2 (da scaricare al seguente link:https://www.esteri.it/it/servizi-consolari-e-visti/italiani-all-estero/turismo-delle-radici/). Anche i musei della memoria contadina possono contenere al loro interno delle sezioni dedicate alla storia dell’emigrazione o alcuni musei tematici che narrano le storie di personaggi di origini italiana e famosi a livello internazionale – come il museo di Frank Capra a Bisacquino (Palermo) o il My Way Museum, dedicato a Frank Sinatra, a Lercara Friddi (Palermo).

Un altro esempio di museo che ha dedicato una sezione al tema gli italiani all’estero è la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (Arezzo) con il progetto “Italiani all’estero, i diari raccontano”, sostenuto dalla Direzione Generale degli Italiani all’Estero e delle Politiche Migratorie della Farnesina (https://www.idiariraccontano.org/).

«I musei dell’emigrazione in Italia costituiscono una grande ricchezza e sono un importante strumento per conoscere la storia della nostra emigrazione e sensibilizzare l’opinione pubblica rispetto a questi temi, anche in vista della creazione di una mirata offerta turistica rivolta ai viaggiatori delle radici e prevista dal progetto “Turismo delle radici – una strategia integrata per la ripresa del settore del turismo nell’Italia post covid-19”, finanziato nell’ambito del PNRR. Non si parla quindi di emigrazione soltanto a Genova ma in tutti i territori, ognuno con le sue piccole storie che appartengono a una storia collettiva», afferma il Direttore Generale Luigi Maria Vignali. «È indispensabile valorizzare questi attrattori culturali e turistici, promuovendone l’organizzazione in forma di una vera e propria “rete”, anche per renderli più facilmente fruibili all’interno di itinerari creati appositamente per i viaggiatori delle radici. Bisogna inoltre fare in modo che non rimangano solo dei contenitori di oggetti e antichi documenti ma vengano vissuti al proprio interno, attraverso delle attività che possano permettere agli italiani – ad esempio agli studenti delle scuole primarie e secondare o agli operatori che accoglieranno il target turistico di cui ci stiamo occupando – di approfondire la conoscenza dell’emigrazione italiana attraverso seminari, workshop e laboratori che seguano metodologie di apprendimento innovative e alternative». 

«Inoltre, e soprattutto, dare la possibilità ai nostri connazionali all’estero, e i loro discendenti, di sentirsi protagonisti di una storia scritta da loro o dalle loro famiglie, affinché ritrovino nella stessa quel senso di orgoglio e quel desiderio di continuare a tessere il legame con la terra d’origine». (gdv)

A Camini un cortometraggio contro il razzismo

A Camini, il borgo dell’accoglienza, è in pieno svolgimento la realizzazione progetto Vieni o vai? Stai! dell’ Eurocoop servizi Jungi Mundu, dove i giovanissimi residenti e ospiti del progetto d’accoglienza divengono attori per interpretare sé stessi e un’idea concreta di futuro fatto di solidarietà e condivisione.

Ciò è possibile grazie al bando della Presidenza del Consiglio dei ministri– Dipartimento per le Pari Opportunità UNAR (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) per la promozione delle parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni fondate sulla razza e sull’origine etnica, di cui la Eurocoop è vincitrice per il secondo anno consecutivo, il cui obiettivo è quello di promuovere azioni finalizzate al contrasto delle discriminazioni etnico-“razziali”.

Vieni o vai? Stai! è il progetto proposto da Eurocoop Jungi Mundu, presieduta da Rosario Zurzolo, con l’obiettivo di realizzare un cortometraggio che ha come soggetto le storie di ragazzi dagli 11 ai 14 anni, residenti a Camini e ospiti del progetto di accoglienza, provenienti da luoghi e culture differenti, che si sono trovati al centro di episodi di intolleranza.

Così, il borgo antico di Camini, noto nel mondo per l’accoglienza e le pratiche virtuose legate alla solidarietà e all’integrazione tra i popoli, si fa scenario per la rappresentazione filmica, in cui, sotto la guida sapiente degli specialisti della Scuola Cinematografica della Calabria, i piccoli attori interpreteranno sé stessi. Referente del progetto è la coordinatrice Giusy Carnà, con il supporto di Serena Franco che ha collaborato attivamente alla stesura dello stesso.

Con il cortometraggio intitolato Le regole del gioco, grazie a una trama tesa a mettere in luce la realtà fatta spesso di pregiudizi ma poi superata dalla mente e dal cuore dei giovanissimi, si vuole far crescere nelle nuove generazioni la consapevolezza della differenza come risorsa e la bellezza della condivisione. Bernardo Migliaccio Spina, regista, docente della Scuola Cinematografica della Calabria, guida la formazione alle tecniche di recitazione, agevolando il confronto interculturale e lavorando per rafforzare la consapevolezza dell’importanza del lavoro di gruppo nel raggiungimento di un obiettivo comune, e dirige il cortometraggio con l’aiuto regia di Daniele Capogreco, con l’obiettivo di valorizzare le esperienze di vita per riflettere sulle migrazioni, conoscere altre culture attraverso la narrazione e promuovere così il confronto per abbattere stereotipi e pregiudizi.

I partecipanti al progetto, utilizzando il linguaggio della recitazione e i nuovi strumenti digitali, lavoreranno insieme con un intento comune: diventare parte attiva nella lotta alla discriminazione e al razzismo che costituiscono, sempre più spesso, la base dei fenomeni di bullismo.

Il racconto del loro vissuto e del loro quotidiano, l’amicizia, la curiosità e la voglia di scoprire diventano preziosi strumenti per prevenire e opporsi ai fenomeni di intolleranza ed esaltare, al contempo, la cultura del rispetto delle diversità.

La presentazione del cortometraggio è prevista nella settimana tra il 15 il 21 marzo 2022, con la partecipazione delle scuole del comprensorio. (rrc)

Vertice a Taurianova su immigrazione e accoglienza

Un importante vertice, su immigrazione e accoglienza, si è svolto nella Sala Consiliare del Comune di Taurianova, a cui hanno partecipato il presidente f.f. Nino Spirlì, il capo Dipartimento per le Libertà civili e l’Immigrazione del ministero dell’Interno, il prefetto Michele di Bari.

All’incontro hanno preso parte anche l’assessore regionale alle Politiche sociali, Gianluca Gallo; il prefetto di Reggio Calabria, Massimo Mariani; il dirigente regionale del settore Immigrazione, Edith Macrì; i sindaci di Gioia Tauro, San Ferdinando e Oppido Mamertina, Aldo AlessioAndrea Tripodi e Bruno Barillaro; il sub-commissario prefettizio di Rosarno, Maria Luisa Tripo

Tantissimi i temi affrontati nel corso dell’incontro, fra cui l’apertura del Centro di permanenza per il rimpatrio di Oppido Mamertina; il protocollo tra Regione Calabria e Prefettura per la gestione di un nuovo Centro di ospitalità per i migranti regolari della tendopoli di San Ferdinando, che dovrebbe essere sottoscritto a breve; la situazione dei migranti nella Piana di Gioia Tauro e i relativi interventi in corso, tra cui il progetto Supreme (titolarità mista Regione Calabria/ministero del Lavoro).

««Ai nuovi calabresi dobbiamo dare casa, dignità e la nostra confidenza, la nostra familiarità. Bisogna entrare nelle loro case e farli entrare nelle nostre. Solo così riusciremo a costruire. Mi auguro che questo sia l’inizio di una nuova politica sociale» ha detto Spirlì, aggiungendo che «uno dei miei crucci  è lo stato di benessere dei calabresi e di chi in Calabria ci viene a vivere e a lavorare. Le porte sono aperte per chiunque arrivi con i documenti in ordine e con la voglia di mettersi a lavorare».

«È di ieri – ha detto – l’ordinanza che impone il rispetto dell’orario di pausa nelle ore calde per i lavori agricoli, ordinanza necessaria perché, purtroppo, i controlli non funzionano e ne servirebbero sempre di più. Con il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, siamo distanti politicamente, ma convergiamo sulle buone pratiche che danno risposte. Fare i buonisti è il peggiore dei peccati che porta a commettere i peggiori tra i reati. Dobbiamo cominciare a essere buoni, non buonisti: e i buoni sono quelli che rispettano le regole».

«Se parliamo di accoglienza – ha proseguito il presidente – non possiamo non ringraziare chi viene a lavorare nelle nostre terre, ma dobbiamo mettere queste persone nelle condizioni di essere pagati adeguatamente e di avere una casa. È un’operazione che dobbiamo fare insieme. Nella Conferenza Stato Regioni, per la prima volta, la Regione si è resa disponibile a presiedere la commissione Politiche sociali, perché sapevamo che, in questo settore, c’era una falla. Oggi, ricominciamo da zero e con una medaglia sul petto: il fatto che siamo disponibili a collaborare con tutti, ma a patto che sia vera politica di accoglienza, senza bracci di ferro per tenere posizioni partitiche. Mi auguro che questo sia l’inizio di una nuova politica sociale».

«Questo incontro – ha dichiarato di Bari – ha la forza di unire le energie: è programmatorio, ma non solo. Il fenomeno immigrazione è multidisciplinare, nessuno ha una soluzione univoca al problema. Oggi c’è la necessità di fare sistema. Noi vogliamo integrazione e inclusione. Il Cpr in Calabria è una risposta di difesa della popolazione».

«Il fronte su cui prioritariamente dobbiamo fare sistema – ha aggiunto il prefetto – riguarda anche gli insediamenti abusivi. Posso dire che noi, come Dipartimento, faremo tutto il possibile e abbiamo già erogato fondi. Determinati territori non possono essere lasciati alle sole energie delle amministrazioni comunali, sono questioni che hanno bisogno di un sistema. Dobbiamo governare questo fenomeno, non mancano le risorse ma, spesso, le attività di supporto tra i vari livelli di governo».

«Oggi abbiamo tre punti fermi: il Cpr che decolla grazie ai pareri del sindaco di Oppido e del presidente della Regione; il protocollo d’intesa per la gestione di un nuovo centro di ospitalità; gli interventi nei singoli Comuni per verificare – ha concluso di Bari – la possibilità di sostenere chi mostra particolare attenzione verso questi fenomeni».

«Per noi – ha sottolineato l’assessore Gallo – è motivo di orgoglio aver potuto dare esecuzione ai progetti “Supreme” e “Piu Supreme” per sbloccare risorse ferme da tempo e che ci hanno consentito di fare i bandi». «I flussi migratori vanno gestiti, soprattutto in zone a vocazione agricola. Questi lavoratori – ha concluso Gallo – vanno messi in condizione di vivere adeguatamente e di integrarsi. È necessario che tutto questo avvenga attraverso un progetto di sistema».

«È in campo – ha affermato il prefetto Mariani – un pacchetto di interventi organico che vuole risolvere i problemi in modo concreto. Il Centro di permanenza per i rimpatri è un’iniziativa, condivisa con Regione e Comune, che serve a completare il dispositivo. Avere la possibilità di avere questa struttura agevola le attività delle forze di polizia. Inoltre, gli insediamenti spontanei vanno superati per tutelare le persone che partecipano all’economia agricola di questa regione e devono poter essere messi in condizione di vivere in modo dignitoso».

«Da molti anni – ha detto il sindaco di Taurianova Biasi –, siamo di fronte a una piaga irrisolta. Il progetto “Supreme” ci ha dato la possibilità di invertire la tendenza e di cominciare a cogliere risultati importanti: lo svuotamento delle baraccopoli e l’integrazione sociale». (rcz)

L’amara vittoria di Mimì Lucano sul Viminale Riace ha diritto di restare nel circuito SPRAR

È una vittoria amara quella di Mimì Lucano, sindaco sospeso di Riace, ma è pur sempre una sconfitta del Viminale: il TAR ha annullato la decisione del Ministero dell’Interno che aveva escluso la cittadina simbolo dell’accoglienza e della solidarietà dal circuito SPRAR, ovvero dal sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati. È una vittoria a metà, l’accoglimento del ricorso presentati dal vicesindaco Gervasi, visto che è stato fatto di tutto per cancellare l’esperienza, sicuramente, positiva, di Riace, ma la notizia ha, in un certo qual senso, rallegrato Lucano. «Sono contento – ha detto – ero fiducioso perché ho capito che stavano facendo una forzatura, anche dal punto di vista amministrativo. Era tutto prestabilito perché bisognava raggiungere l’obiettivo di azzerare Riace e allora è stato come un tiro incrociato da diversi punti di vista. È una notizia positiva, ma comunque hanno distrutto Riace».

Non si arrende il sindaco della solidarietà che, di fatto, ha rifiutato una quasi certa poltrona a Bruxelles, rinunciando a candidarsi alle Europee, per correre da semplice consigliere comunale al COmune da cui la magistratura l’ha “sfrattato”. Vuole offrire la sua esperienza, se glielo permetteranno, visto il perdurare il divieto di dimora a Riace, perché i giochi sull’accoglienza sono ancora tutti da rivedere. Il rientro nello SPRAR di Riace è, come già detto, una buona notizia, ma non si sa che fine faranno questi centri. I rifugiati che stavano a Riace «sono stati trasferiti tutti – ha detto Lucano – e il TAR dimostra che non era giusto. Adesso ci vuole un tempo lunghissimo per ripartire. L’intenzione dle Governo era azzerare gli SPRAR in Italia ed in particolare Riace. Era – sottolinea ancora Lucano – la punta più avanzata in applicazione non semplicemente di un provvedimento burocratico ma pe rla realtà sociale. Riace non era uno SPRAR, era un progetto di comunità, era tutta una comunità dove c’erano attività e integrazioen. C’è stato un valore sociale e culturale, l’asilo nido, l’ambulatorio medico. Gli immigrati erano protagonisti sul territorio con la raccolta differenziata, il turismo solidale, le attività culturali. Il mondo aveva visto. Le stesse relazioni della Prefettura, una volta bene una volta male, erano molto contraddittorie tra loro.».

Lucano ha concluso il suo legittimo sfogo con una frase significativa: In un periodo in cui immigrazione era uguale a dramma sociale, Riace aveva dimostrato il contrario».

Cosa succede, dunque, ora con la censura del TAR al Ministero dell’Interno? Riace riavrà i fondi SPRAR per il triennio 2017-2019, circa 6 milioni per l’accoglienza. (rrm)

CUTRO – Una mostra all’insegna dell’accoglienza

A Cutro, città dell’accoglienza, è stata inaugurata una mostra che raccoglie le opere degli artisti Monica Arabia e il senegalese Michel Diene che, nel corso dell’evento, hanno realizzato un tramonto in estemporanea.

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I due artisti mentre realizzano il tramonto in estemporanea

«Io parlo l’italiano, lui il francese – ha spiegato l’artista Monica Arabia – ma comunicavamo con l’arte». L’artista, inoltre, ha donato l’opera a Fulciniti.

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Hanno partecipato alla manifestazione Salvatore Divuono, sindaco di Cutro, impegnato sul fronte della cultura dell’accoglienza: il sindaco, infatti, ha organizzato dei corsi d’italiano per cittadini marocchini, e stanno per essere avviati, e Vitaliano Fulciniti, presidente del Regional Hun di Sant’Anna. Stella Bonifazio, Assessore con la delega all’immigrazione, ha riepilogato i progetti realizzati dall’Ente, mentre il vicesindaco Anna Battaglia ha sottolineato che «Cutro è stata la prima città italiana a ricevere in dono una fontana da re Mohammed VI».

«In un anno – ha dichiarato il Direttore del Regional Hub, Vitaliano Fulciniti – non abbiamo fatto altro che portare alla luce e alla conoscenza dell’intera comunità tutto ciò che di bello, quotidianamente, ospiti ed operatori riescono ad organizzare insieme, in perfetta armonia”. “Ancora una volta – ha proseguito Fulciniti – il grande cuore del Regional hub ha fatto centro, premettendo una magica contaminazione fra due “mondi” solo apparentemente distanti».

La mostra, infine, sarà trasferita presso l’Atelier dell’artista Arabia. (rkr)