BAGNARA (RC) – Il 25 maggio incontro con Nicola Gratteri e Antonio Nicaso

Il 25 maggio, a Bagnara Calabra, il Procuratore Nicola Gratteri, accompagnato dal docente universitario e scrittore Antonio Nicaso, incontreranno gli studenti dell’Istituto Comprensivo “Ugo Foscolo”.

A seguire, a cura del Consigliere comunale delegato alle politiche culturali, dott. Rocco Fedele, si svolgerà la presentazione del libro Fuori dai confini. Il giornalista Michele Albanese dialogherà con gli autori.

Per l’Istituto “U. Foscolo” l’iniziativa si colloca a conclusione di una programmazione di eventi che hanno reso partecipi gli alunni dell’Istituto a varie iniziative sul tema della legalità. La precedente visita a Bagnara del Procuratore Gratteri risale all’a. s. 2009/10 e in quella occasione, accolto nell’aula magna della Scuola “V. Morello”, ha lasciato un ricordo indelebile nei ragazzi di allora che ancora oggi, ventenni, hanno ben presentisia la piacevolezza sia il fascino di quell’incontro.

«Certi che anche l’appuntamento del 25 maggio – si legge in una nota – servirà a trasmettere agli alunnil’alto valore della convivenza civile e dei princìpi della legalità, la comunità tutta porge sin d’ora il “Benvenuto” al Procuratore Nicola Gratteri ringraziandolo vivamente per aver inserito nella lista dei suoi impegni anche l’incontro con i nostri studenti».

Per l’Amministrazione comunale, guidata dal sindaco Adone Pistolesi, «si tratta di un’ulteriore iniziativa tesa a mettere al centro la divulgazione del principio di legalità, in perfetta linea con gli appuntamenti previsti dal “Calendario letterario primaverile – I percorsi della legalità” che ha preso il via martedì 11 aprile u.s. con la presentazione del libro “Il padrino dell’Antimafia” di Attilio Bolzoni e si concluderà nel mese di giugno».

«L’incontro del 25 maggio rappresenta un momento altamente significativo per la nostra cittadina – continua la nota – che avrà l’occasione di riflettere sul valore della legalità, sapientemente testimoniata dal dott. Gratteri, e sarà anche un invito a promuovere quotidianamente, soprattutto nel nostro territorio, azioni concrete fondate sulla condivisione e sul rispetto delle regole del vivere civile».

«Questa iniziativa – conclude la nota – è il punto di partenza di un rapporto sinergico tra Amministrazione Comunale e Scuola che già dal prossimo autunno prevede la realizzazione di un calendario di proposte ad hoc interamente dedicato a specifici incontri tra autori e ragazzi e maturata nella consapevolezza che la promozione del libro e della lettura sia un mezzo attraverso il quale educare le giovani generazioni al rispetto del prossimo e al loro avvicinamento verso le istituzioni e alla “cittadinanza attiva». (rrc)  

Dal libro “Non chiamateli eroi” di Gratteri e Nicaso una serie tv

di PINO NANOPer il mondo del cinema si parla già di una “serie TV” di forte impatto mediatico e di grande successo di pubblico, un nuovo format televisivo che ricostruisce e racconta i protagonisti dell’ultimo libro del procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri e dello scrittore calabro canadese Antonio Nicaso Non chiamateli Eroi.

«Saranno tutte storie forti – anticipa Giulia Zanfino, che di questo progetto è la regista e la sceneggiatrice principale – ma alcune lo saranno di più. Tra queste quella del piccolo Cocò Campilongo di soli tre anni, che nel 2014 ha avuto larga risonanza mondiale, tanto coinvolgere Papa Francesco che, sceso in Calabria proprio nella spianata di Sibari, alla presenza di circa 250 mila persone scomunicò i mafiosi. E proprio per la produzione di questo episodio, il Comune di Cassano, ha sottoscritto una lettera di partenariato con la Mediano Film per la realizzazione del progetto in linea con la cultura della legalità ad ogni livello e che mira a conservare la memoria di tutte le vittime innocenti di mafia. 

«La nuova serie televisiva – spiega Giulia Zanfino – racconterà le storie di Giuseppe Letizia pastore dodicenne che nella Corleone del ’48 la mafia, per mano di un giovane Luciano Liggio, decise di uccidere perché aveva assistito all’omicidio del sindacalista Placido Rizzotto. Ma racconterà anche la storia di Gelsomina Vono che tornando a casa, dopo una giornata tra Scampia e Secondigliano a fare volontariato con i bambini delle famiglie difficili, venne rapita da tre giovani balordi, appartenenti a famiglie di malavita napoletane, che la seviziarono per tre giorni per poi ucciderla. E sempre a Napoli qualche mese prima Annalisa Durante aveva perso la vita. Era nei vicoli di Forcella, era uscita di casa per raggiungere un’amica e tutto accade in fretta. Un motorino le passa accanto veloce. Gli spari squarciano il silenzio di un quartiere semi deserto. La ragazza non fa in tempo a girarsi. Un proiettile destinato all’inseguitore la colpisce in pieno. La mafia uccide anche così. Per sbaglio». 

Ma la nuova serie TV scritta a quattro mani da Giulia Zanfino e Antonio Nicaso ricostruisce anche i tentacoli delle mafie che arrivano fino al salotto buono della sfavillante Milano anni Settanta, «dove Giorgio Ambrosoli chiuso nel suo studio, lavora fino a notte fonda per cercare di trovare i duecento miliardi che mancano nelle casse della banca di Michele Sindona. È una calda sera di luglio e l’avvocato sta raggiungendo una trattoria. Cinque amici lo aspettano per cena. Parcheggia e scende dalla macchina. “Il signor Ambrosoli?”. Una voce dall’accento straniero attira la sua attenzione. L’avvocato si gira. “Mi scusi signor Ambrosoli”. I tre colpi di arma da fuoco vibrano nell’aria» 

Così come vibrano i colpi sparati a don Pino Puglisi il 13 settembre 1993 nelle vie di Palermo, il giorno del suo compleanno. “Questa è una rapina!”, urla Gaspare Spatuzza, lì insieme a tre complici, mentre strappa il portafoglio al parroco degli ultimi.  Don Pino Puglisi capisce subito e sorride, guardando dritto negli occhi il suo assassino. “Me l’aspettavo”, dice. “Invece Lea Garofalo non se lo aspettava. Non dal padre di sua figlia, che aveva denunciato anni prima. Quando quella sera del novembre 2009 sta attraversando la strada che corre lungo il cimitero monumentale – non immagina quale sarà la sua sorte. E quando la mattina dopo una lunga colonna di fumo nero taglia in due il cielo grigio di quel gennaio 2014, nessuno immagina che tra i resti carbonizzati ci sia anche quello di Cocò Campolongo, tre anni, tutta la vita davanti. Morto perché usato come scudo umano contro una barbarie più grande di lui. 

Ma c’è dell’altro ancora in questa nuova avventura di Emanuele Bertucci produttore di Mediano Film, come per esempio la storia terribile di Giuseppe Di Matteo, 15 anni, colpevole di essere figlio di un pentito. Quella mattina del novembre 1994 voleva andare a cavallo, ma è stato prelevato da 5 uomini travestiti da forze dell’ordine. E ancora, gli sberleffi alla mafia di Peppino Impastato, le battaglie del mugnaio calabrese Rocco Gatto che diceva alla sua gente: “Loro sono pochi, noi siamo tanti. Possiamo batterli!”. E infine Libero Grassi, che non si è mai piegato alle richieste di estorsione. Le loro storie di umanità e coraggio mostrano come condurre una vita onesta, in alcuni territori, sia un gesto forte quanto un atto eroico. (pn)

In copertina, la regista Giulia Zanfino

 

Al Master sull’Intelligence dell’Unical la lezione di Antonio Nicaso sulle organizzazioni criminali

di FRANCO BARTUCCI – «Le mafie globali sono un attore economico e politico a livello globale. Occorre studiare la capacità di intelligence delle organizzazioni criminali», lo ha sostenuto Antonio Nicaso, docente di storia sociale della criminalità organizzata alla Queen’s University di Kingston (Canada), al Master sull’Intelligence dell’Università della Calabria,coordinato dal prof. Mario Caligiuri.

Nicaso ha evidenziato come la criminalità mafiosa si sia ormai organizzata a livello globale. A riguardo ha ricordato un aneddoto su Lucky Luciano, il quale pare abbia affermato che non esistono il denaro sporco e il denaro pulito, ma soltanto il denaro. Ha poi ricordato che le mafie nazionali, internazionali e transnazionali hanno enormi quantità di denaro da riciclare e da reinvestire e come recita la “legge di Gresham” la moneta cattiva, quando arriva sul mercato, scaccia via quella buona.  

Nicaso ha quindi proseguito sostenendo che «le mafie, soprattutto in Italia, nella prima metà del XIX secolo sono nate come fenomeni di controllo sociale da parte delle classi dirigenti, e quindi erano utilizzate da professionisti, proprietari terrieri, imprenditori. È per questo motivo che sono state legittimate dal sistema politico, economico e sociale nel quale si sono pesantemente radicate». 

«Internazionalizzandosi e diventando transazionali – ha ribadito – hanno mantenuto tale caratteristica, poiché non operano all’estero soltanto per riciclare e investire ma soprattutto per controllare il territorio e infiltrarsi nell’economia locale e quindi nella gestione di attività economiche e finanziarie. Allo stesso tempo, tentano di condizionare la pubblica amministrazione, sia a livello burocratico che politico, utilizzando le normative che in tanti altri Stati, come per esempio Germania, Olanda, Belgio, Austria non sono severe ed efficaci nel contrasto della criminalità mafiosa come in Italia».

«Le mafie – ha spiegato – si sono spinte anche verso l’Est europeo e questo perché l’Unione Europea, finanziando lo sviluppo di tali Paesi, ha generato ingenti flussi di denaro che le mafie hanno puntualmente cercato di intercettare. Inoltre, nell’altro lato dell’Atlantico, ci sono Stati, come Delaware, Nevada, Wyoming  che sono fortemente attrattivi per capitali e investimenti, tassazioni societarie con maglie normative molto larghe che consentono alle mafie di infiltrarsi pesantemente, nonostante le attività di contrasto del governo locale». 

Per il docente universitario di origine calabrese, autore di diversi libri sul fenomeno mafioso e della criminalità, «bisogna storicamente interpretare le mafie come fenomeni riconducibili non alle classi marginali ed emarginate, bensì alle classi dirigenti. Infatti, le loro caratteristiche più importanti sono sempre state la capacità di adattamento e di relazione. Capacità di adattamento ai nuovi scenari politici, economici e sociali: si veda, per esempio, a livello storico il mito del fascismo che sosteneva di avere sconfitto la mafia. In realtà la mafia siciliana, derubricata dal fascismo per motivi di propaganda a livello di semplice banditismo, ha avuto la capacità di adattarsi e di farsi legittimare anche dallo stesso regime».

«Capacità di relazione – ha aggiunto – per usufruire di condotte agevolatrici, di concorso esterno, di contatti con la politica, con il mondo dell’economia e della finanza, con le classi dirigenti infiltrandosi nelle istituzioni dello Stato. Le mafie hanno infatti sempre avuto la capacità di essere parte integrante del sistema sociale, politico ed economico e rappresentano un potere che ha sempre potuto contare su legittimazioni, complicità e connivenze in alto e di consenso popolare in basso».

 Altra caratteristica significativa per Nicaso è rappresentata dalla managerialità dei mafiosi. Infatti le organizzazione criminali sono spesso unitarie, come la ’Ndrangheta lo è, che riescono a radicarsi nel territorio, facendo sistema e utilizzando le professionalità dell’area grigia.

«Oggi la mafia – ha spiegato – comincia a esplorare le opportunità offerte anche dal cyberspazio, utilizzando hacker, ingegneri informatici e programmatori per sviluppare alcuni propri traffici illeciti. Inoltre, nuovi campi di interesse criminale mafioso sono diventati il gioco d’azzardo online e le truffe informatiche. Non c’è invece ancora nessun riscontro giudiziario della presenza strutturale delle mafie italiane nel settore delle criptovalute, esistendo soltanto qualche intercettazione investigativa e poco altro».

«Esistono, invece, riscontri giudiziari – ha evidenziato – sul fatto che le mafie si siano dotate di strumenti di cybercomunicazione crittografata sicura. Utilizzare tali strumenti tecnologici non costituisce di per sé un reato poiché vengono utilizzati anche dalle aziende per proteggere i loro segreti industriali. I reati si verificano quando tali tecnologie informatiche si utilizzano per commettere crimini».

«A riguardo, ha illustrato l’esempio dell’FBI che ha utilizzato una applicazione (ANOM) servendosi diagenti sotto copertura, per carpire preziose informazioni legate al mondo del narcotraffico e di altre attività illecite».

«La criminalità mafiosa – ha concluso il professore – sta diventando sempre più intelligente anche nel campo della geolocalizzazione. Infatti, i mafiosi non hanno soltanto la capacità di saper leggere e sfruttare a loro esclusivo vantaggio il territorio, ma fanno anche attività illecita di intelligence. Si infiltrano per esempio all’interno degli organi dello Stato – grazie a infedeli servitori dello Stato – per sapere se ci sono indagini in corso contro di loro, oppure riescono a modificare le rotte del narcotraffico in base alle informazioni che hanno a loro disposizione. Sono però ancora pochissimi coloro che si occupano di studiare la capacità di intelligence delle mafie nazionali, internazionali e transnazionali». (fb)

Complici e colpevoli – di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso

di PINO NANO – Ancora un libro, appena fresco di stampa, e ancora nuove reazioni per le rivelazioni shock del procuratore antimafia di Catanzaro Nicola Gratteri, che questa volta supera se stesso documentando con grande coraggio e con elementi reali e incontestabili alla mano come la mafia abbia conquistato ormai anche le grandi città del Nord d’Italia, dove i boss governano da padrini e da padroni assoluti. Una nuova denuncia pubblica, clamorosa e sconcertante.

Complici e colpevoli è l’ultimo saggio firmato a quattro mani da Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, appena fresco di stampa e che Mondadori si prepara a lanciare da domani, martedì 16 novembre in quasi tutte le grandi capitali straniere d’Europa, un libro che apre uno squarcio sconcertante e impressionante su un fenomeno che per lunghi anni in Italia è rimasto sconosciuto e, soprattutto anche, mai indagato per come avrebbe invece dovuto esserlo.

È il racconto documentatissimo e dettagliato, quasi maniacale, dell’assalto delle cosche mafiose a Milano, nel suo hinterland, a Bologna, Parma, Reggio Emilia, e nelle zone più impensabili dello stivale che si estende lungo la catena montana delle Alpi, zone terre e regioni per anni considerate immacolate e incontaminate. E mentre polizia e carabinieri davano la caccia al Sud a piccoli gregari, al Nord invece cresceva indisturbata una nuova classe dirigente di Ndrangheta che alla fine ha determinato condizionato e influenzato elezioni politiche di tutti i livelli. Questo e molto altro ancora nel nuovo libro del Procuratore Capo della Repubblica di Catanzaro, che oggi viene considerato uno dei magistrati più a rischio del mondo.

Partiamo da questo passaggio virgolettato che troviamo tra le pagine del libro: «La gente ci descrive come fossimo dei mostri, delle persone senza scrupoli, come se ammazzassimo la gente così a caso. Non è vero. Sappiamo farlo quando serve. Io so essere cattivo, quando serve. Se non serve faccio la persona normale.»

Queste parole, pronunciate da un boss calabrese e intercettate dalla Direzione distrettuale antimafia di Milano – spiegano Gratteri e Nicaso –, sono rappresentative della strategia che da almeno sessant’anni le mafie mettono in campo per infiltrarsi in maniera sempre più capillare nel tessuto socio-economico del nostro Paese. È la vecchia lezione accademica che il giudice Nicola Gratteri va ripetendo inascoltato da anni ormai nelle aule e nelle assemblee di decine di istituti scolastici di tutta Italia. Oggi – ripete l’alto magistrato calabrese – la criminalità organizzata non ha più bisogno di sparare, ha acquisito la capacità di muoversi sottotraccia, senza suscitare clamore o allarme, dilagando, apparentemente senza freni.

La verità che Nicola Gratteri ci racconta questa volta supera di molto l’immaginazione collettiva: «In Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Piemonte, così come in Valle d’Aosta, Liguria e Trentino, le mafie raramente sono giunte con le armi in pugno. Si sono piuttosto presentate con il volto rassicurante di figure professionali in grado di offrire servizi e soluzioni a basso costo, a partire dallo smaltimento dei rifiuti fino a una sorta di welfare di prossimità, più efficace rispetto a quello spesso carente dello Stato».

Come ben evidenziano Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, si tratta di un fenomeno che ormai non si può più ignorare nella sua incontestabile pervasività

Vi dicevo di un quadro sconcertante, ma soprattutto di grande allarme sociale per il paese intero: «I 46 «locali» di ‘ndrangheta finora scoperti al Nord, i 5 consigli comunali sciolti per infiltrazioni mafiose e le 169.870 imprese riconducibili a contesti di criminalità organizzata dimostrano che nessuna zona d’Italia può ritenersi impermeabile alla penetrazione dei clan». Ma qui ha pienamente ragione il procuratore Gratteri quando spiega che per troppo tempo si è voluto credere alla «metafora del contagio», come se le mafie fossero un virus che infettava territori sani. Tutt’altro. Nelle nuove realtà in cui dettano legge, hanno goduto di una lunga e colpevole sottovalutazione da parte sia del mondo imprenditoriale sia di quello politico, che hanno troppo spesso aperto loro le porte finendo per giustificarne la condotta e diventarne consapevoli complici in nome del denaro e del potere. Povera Italia nostra. (pn)

Stasera (ore 21.30) su Telemia con Gratteri e Nicaso si parla di legalità e di Calabria

Puntata speciale quella di stasera, alle 21.30, di Calabria Sud su Telemia con la partecipazione del Procuratore Capo di Catanzaro Nicola Gratteri e in collegamento da Toronto con Antonio Nicaso, che hanno appena pubblicato un corposo e avvincente volume sugli obiettivi criminali della mafia per sfruttare l’emergenza covid.

Dialogano con i due autori il nostro direttore Santo Strati e il sociologo calabrese Francesco Rao, moderati, come sempre con grande professionalità, dal direttore di Telemia Giuseppe Mazzaferro. È l’occasione per parlare della Calabria, del suo futuro, del saccheggio intellettuale a cui è sottoposta da tempo immemorabili, dell’esigenza di educare i giovani alla legalità. Il Procuratore Gratteri illustra anche la nuova aula bunker inaugurata ieri a Lamezia: un capolavoro di tecnologia e la dimostrazione che, volendo, le cose si riescono a fare in tempi ridottissimi (realizzata in appena cinque mesi).

Nicola Gratteri, Antonio Nicaso e Giuseppe Mazzaferro su Telemia
Nicola Gratteri, Antonio Nicaso e Giuseppe Mazzaferro su Telemia

Ossigeno illegale (edito da Mondadori) di Gratteri e Nicaso (che recensiamo oggi nella rubrica Libri) è un testo che dovrebbe venire adottato nelle scuole e utilizzato dagli insegnanti per educare al senso di giustizia e dello Stato che le sue pagine ispirano. (rrm)

L’allarme del procuratore Gratteri sugli aiuti.
Impedire che i soldi vadano in mano ai mafiosi

È da fine marzo che il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri va ripetendo che le aziende hanno bisogno di liquidità, ma occorre vigilare sulla destinazione dei fondi: il rischio che i soldi finiscano in mano ai mafiosi è molto concreto e occorre prendere le opportune precauzioni per evitare questa ulteriore opportunità per la ‘ndrangheta. In altra parte del giornale riferiamo l’intervento di Gratteri, in teleconferenza, all’Università La Sapienza, ma sta avendo molta eco la lettera-intervento che il magistrato, insieme con il suo coautore di sempre Antonio Nicaso, ha inviato sul tema al Corriere della Sera, dopo le polemiche sorte con l’editoriale dell’autorevole quotidiano tedesco Die Welt. Il giornale aveva invitato l’Europa a limitare gli aiuti di liquidità all’Italia perché c’era il rischio concreto che finisse a finanziare la mafia.

«Le mafie – scrivono Gratteri e Nicaso – sono un fenomeno con cui bisogna fare i conti. Ma non possono diventare un alibi, quando si tratta di intervenire per fronteggiare una crisi che sembra rievocare quella della Grande Depressione, come osserva il Fondo Monetario Internazionale. Oltre 170 Paesi registreranno quasi sicuramente una riduzione del reddito pro-capite e i settori più colpiti dalla sospesnsione dell’attività economica e sociale imposta dagli sforzi per contenere il contagio saranno principalmente il commercio al dettaglio, il settore turistico-alberghiero, i trasporti, ma soprattutto la piccola e media impresa.». Ed è qui che s”insinua la minaccia mafiosa. Il riferimento a precedenti storici è ben preciso: «In questo momento – scrivono Gratteri e Nicaso – servirebbe una riflessione sulla necessità di trattenere nel presente qualcosa di significativo del passato… Dopo il terremoto del 1908, le leggi sulla ricostruzione di Reggio Calabria e Messina hanno finito per incattivire gli scontri “intorno alla distribuzione e all’uso del denaro pubblico” vivacizzata da una nuova presenza: quella degli ‘ndranghetisti che avevano fatto i soldi negli Stati Uniti e che, approfittando dei ritardi e delle incertezze dei provvedimenti governativi, si erano messi a prestare soldi a usura. Il desiderio di scalare la piramide sociale, in quell’occasione, ha infoltito i ranghi di una organizzazione che, come nel caso della mafia in Sicilia e della camorra in Campania, non si è sviluppata nel vuoto delle istituzioni, ma al loro interno, grazie a collusioni, corruzione e sperpero di denaro pubblico».

Gratteri e Nicaso sul Corriere osservano che «c’è molta ipocrisia nell’atteggiamento di Paesi come la Germania o l’Olanda che temono il saccheggio delle risorse comunitarie da parte delle mafie ma non hanno mai fatto abbastanza per frenarne gli investimenti nei loro territori. Dalla caduta del muro di Berlino in poi, le mafie in moltiPaesi d’Europa non sono state viste come minaccia, ma come opportunità. Oggi, più che mai, i soldi del narcotraffico sono diventa ossigeno dell’economia legale. Come è successo al tempo della crisi del subprime in cui molte banche sono riuscite a far fronte ai problemi di liquidità finanziaria grazie ai soldi del narcotraffico, come ha denunciato coraggiosamente l’allora direttore dell’ufficio delle Nazioni Unite per la lotta contro droga e crimine, Antonio Costa».

«Ci sarà – mettono in guardia Grattesi e Nicaso – chi cercherà di “condizionare” gli elenchi dei cittadini bisognosi che i sindaci sono chiamati a compilare; cercheranno di sfruttare i ritardi della burocrazia che regola il settore bancario, ma anche quello della pubblica amministrazione».

In conclusione, riferiscono i due autori di famosi bestseller su mafia e ‘ndrangheta che «Secondo i vertici della Direzione centrale anticrimine, tale scenario [l’impatto strutturale che deriva dall’attuale emergenza sanitaria, ndr] potrà evidenziare ampi margini di inserimento per la criminalità organizzata nella fase di riavvio di molteplici attività economiche, tenuto conto della circostanza che la crisi attuale si configurerà come portatrice di un deficit di liquidità, di una rimodulazione del mercato del lavoro, del conseguente afflusso di ingenti finanziamenti sia nazionali che comunitari».  Per queste ragioni «Il tempo della parole è finito. È tempo di agire, fare sistema, mettendo assieme tutte quelle forze che hanno a cuore il benessere del Paese. Se continueremo a cedere il passo a quella lunga e pericolosa convivenza tra faccendieri e mafiosi, faremo fatica a riprenderci.

A questo proposito è utile segnalare che il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha inviato ai prefetti una lettera in cui mette in evidenza i pericoli che nascono «nelle realtà caratterizzate da un minor sviluppo e da già elevati livelli di disoccupazione», in cui «un possibile aggravamento della situazione economica rischia di comportare il ricorso a forme di “sostegno” da parte delle organizzazioni criminali, che in tal modo mirano anche ad accrescere il consenso nei loro confronti». Diventa dunque «fondamentale l’azione di prevenzione e contrasto dei tentativi della criminalità organizzata di penetrare il tessuto produttivo… Un focus specifico – sottolinea il ministro – potrà essere dedicato alle dinamiche societarie della filiera agroalimentare, delle infrastrutture sanitarie, della gestione degli approvvigionamenti, specie di materiale medico, del comparto turistico-alberghiero e della ristorazione, nonché dei settori della distribuzione al dettaglio della piccola e media impresa». Non meno importante – secondo la Lamorgese – «l’attivazione di sportelli di ascolto e la promozione di iniziative di solidarietà a vantaggio delle fasce di cittadini con maggiori difficoltà. In tale ambito, una particolare premura dovrà essere prestata, tra gli altri, al tema del disagio abitativo».

Gratteri nella conversazione alla Sapienza (vedi il video) ha anticipato che gli incontri con l’Associazione dei Comuni italiani (Anci) hanno portato a focalizzare la necessità di un tempestivo controllo sul territorio utilizzando polizia e carabinieri cui i sindaci possono passare le richieste di solidarietà e aiuto. (rrm)

COSENZA – Il libro “Storia segreta della ‘ndrangheta” di Gratteri e Nicaso

1° dicembre 2018 – Oggi a Cosenza, alle 17.00, presso la Libreria Ubik, la presentazione del libro Storia segreta della ‘ndrangheta di Nicola GratteriAntonio Nicaso.

Discute con gli autori il giornalista Arcangelo Badolati.

Sinossi

Se un tempo i suoi affiliati andavano a dorso di mulo, rubavano polli e vacche, e l’unica risorsa di cui disponevano era la violenza, oggi la ‘ndrangheta è l’organizzazione criminale più ricca e più potente al mondo, con un fatturato annuo di diverse decine di miliardi di euro, in gran parte provenienti dal traffico internazionale di cocaina. Grazie alla sua enorme capacità di stringere relazioni con il potere, si è infatti radicata in quasi tutti i continenti e ha assunto una dimensione «globale», in un singolare connubio di tradizione e adattabilità, forza d’urto e mediazione, logiche tribali e cointeressenze politico-finanziarie. Ma è anche, incredibilmente, l’organizzazione mafiosa meno conosciuta, tanto che non molti anni fa, prima della strage di Duisburg in Germania (2007), era ancora considerata una versione casereccia e «stracciona» di Cosa nostra.

Eppure la ‘ndrangheta ha una storia antica, che affonda le radici nella Calabria ottocentesca e nei suoi difficili, talora drammatici rapporti con il nuovo Stato italiano, ha attraversato indenne due guerre mondiali, il fascismo e la liberazione, grazie anche alle colpevoli omissioni e sottovalutazioni della classe dirigente e della magistratura, e si è sviluppata e rafforzata, cambiando pelle e diversificando la propria attività criminale, nella Prima e nella Seconda Repubblica, grazie alla debolezza della politica, delle istituzioni e dell’economia che con essa hanno scelto di convivere.

Spazzando via molti luoghi comuni e alla luce di una ricca mole di documenti e carte processuali, Nicola Gratteri, un magistrato che da trent’anni è in prima linea nella lotta contro la mafia calabrese, e Antonio Nicaso, scrittore e docente universitario che da trent’anni anni la studia e la analizza in ogni suo aspetto, ricostruiscono per la prima volta in dettaglio tutte le fasi evolutive della ‘ndrangheta e raccontano come, lungo un’ininterrotta e feroce sequenza di delitti e omicidi, di violenze e sopraffazione, si è trasformata da cosca regionale eversiva e parassitaria in sistema di potere e di governo del territorio, che sta infiltrando e inquinando pericolosamente la politica e l’economia nazionale e internazionale. (rcs)