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Nicola Gratteri

Allarme del procuratore Gratteri sulle ingerenze della mafia negli aiuti alle imprese

Lancia l’allarme il procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri sulle possibili ingerenze della mafia nella gestione degli aiuti a famiglie e imprese. Lo ha fatto collegato in teleconferenza con l’Università La Sapienza di Roma.

Il procuratore indica i rischi del decreto liquidità che potrà portare vantaggi alle mafie che «sono sempre presenti dove c’è da gestire denaro e potere». Vedo – ha detto Gratteri – «la mafia che oggi si muove su due direttrici. Una riguarda il popolo. I capimafia sentono le responsabilità il peso delle persone che vivono nel loro territorio. Il comune è casa loro, tutto ciò che succede li riguarda: il lavoro nero, per  esempio, è sistematico da generazioni. Ci sono famiglie che campano con 30 euro al giorno ed è grasso che cola quando trovano un imprenditore (a volte pagato da loro) che gli firma tot giornate di lavoro agricolo per poi accedere a mesi malattia o disoccupazione. Oggi questa gente non ha più quei 30 euro perché non può andare a lavorare (in nero) nei campi o nei ristoranti che sono chiusi. A loro il capomafia appare come un benefattore, perché magari dà qualche centinaio di euro o distribuisce pacchi di generi alimentari alle famiglie. E questo è il soggetto che è arrivato prima del sindaco, prima della Regione, prima dello Stato: è a lui che si rivolgeranno, è lui l’interlocutore, e la gente si ricorderà di questo “benefattore” quando sarà l’ora di votare, questa gente voterà per il candidato prescelto dal capomafia.

«Quindi, se questi soldi non arriveranno presto ai comuni indietreggeremo di anni sul piano del consenso popolare, sul piano dell’opinione pubblica, nei confronti dello Stato inteso in senso lato, ma attenzione. Per non fare la fine di quello che è accaduto con il reddito di cittadinanza, io ho proposto all’Anci, l’Associazione nazionale dei Comuni d’Italia: mandate questi elenchi alla prefettura che li divide, li distribuisce a polizia, carabinieri e finanza per fare una selezione, per fare un controllo perché andremmo a premiare gli evasori totali, come è successo col reddito di cittadinanza.

«Abbiamo fatto con l’Anci anche incontri con le prefetture via skype: hanno aderito a questa mia proposta, ma alcuni sindaci no. Perché interagire con il comune sarebbe in violazione con la Costituzione interagire, interferire sul comuni, come se ci fosse una sorta di commissariamento. Io penso che un sindaco perbene e onesto ha tutto l’interesse a che questi soldi, pochi o assai che siano, arrivino nelle mani di persone che hanno veramente bisogno. Poi se vogliamo fare filosofia, se vogliamo fare i soliti discorsi demagogici, facciamoli pure e andiamo avanti con la solita ipocrisia di sempre,

«Poi c’è l’altro aspetto che riguarda l’usura. Secondo le previsioni, le ultime attività che riapriranno e riapriranno in modo parziale e al 50 % sarà la parte che riguarda la ristorazione, alberghi, ristoranti, pizzerie. E quindi in un ristorante di Roma dove prima entravano 60 persone ora ne entreranno trenta, in base al fatto che fino a quando non si troverà il vaccino – si stima tra un anno – dove erano seduti quattro ce ne dovranno stare due. E quindi aumenteranno i costi. Ma siccome si prevede che non prima del 30 maggio si possa cominciare a parlare di una reale, parziale, riapertura, si tratta di tempi lunghi per un’attività commerciale imprenditoriale». Vedere il video: