di ANTONIETTA MARIA STRATI – Era il 2 marzo 2017 quando il Parco Nazionale dell’Aspromonte ha inviato la sua candidatura per entrare a far parte della rete globale dei geoparchi dell’Unesco: nella giornata di ieri, ha ricevuto il disco verde dal Quinto Consiglio dei Geoparchi Unesco. Il sogno sta diventando realtà. Un riconoscimento ambito e importante che qualifica e valorizza un Parco straordinario dove la biodiversità trova la sua espressione più completa, un Parco e una regione che il mondo così comincerà a conoscere un po’ di più.
Si tratta di un primo importante traguardo per il Parco che – candidatosi insieme al Parco della Maiella, in Abruzzo – ambisce a diventare l’11esimo geoparco nazionale, quella rete di territori che possiedono un «patrimonio geologico particolare e una strategia di sviluppo sostenibile sorretta da un programma europeo idoneo a promuovere tale sviluppo», che comprendono un certo numero di siti geologici di particolare importanza in termini di qualità scientifica, rarità, valore estetico o educativo e che possiedono un ruolo attivo nello sviluppo economico del suo territorio attraverso la valorizzazione di un’immagine generale collegata al patrimonio geologico ed allo sviluppo del geoturismo.
Una sfida ambiziosa per l’Ente guidato da Leo Autellitano e che ha visto impegnato, in prima persona, il compianto direttore Sergio Tralongo, che ha ideato un progetto dal titolo Aspromonte Geopark: Terre Migranti, «ovvero la geologia come profezia dei territori determinati dagli eventi, svincolati da confini stabili, immateriali, capaci di proiettarsi nel futuro in chiave antropologica, cultura,e sociale, filosofica, ambientale, umana; il geoparco non pi contenuto in un perimetro fisico ma libero e aperto alle esperienze e al confronto dei popoli. È un sogno, un obiettivo, una responsabilità collettiva».
L’obiettivo, è quello di «essere parte della Rete mondiale dei Geoparchi e lavorare in sinergia per favorire l’implementazione e la coesione della stessa rete, nonché dare l’opportunità alle imprese locali di promuovere la creazione e commercializzazione di nuovi prodotti e servizi collegati al patrimonio geologico, in uno spirito di complementarità con gli altri membri della rete».
Come si legge nelle slide preparate dall’Ente, «un Geoparco Aspromonte è prodotti agricoli e dell’artigianato locali, cooperazione internazionale e networking, scambio di esperienze e progetti formativi tra membri del network» e, sopratutto, «è futuro».
Il via libera del Consiglio ai geoparchi – ha evidenziato Pier Luigi Petrillo, a capo dei negoziatori ministeriali – riconosce la qualità del lavoro svolto dai due parchi in risposta alle raccomandazioni adottate nel 2018 e nel 2019 sui dossier trasmessi. Ora, la parola passa all’Executive Board dell’Unesco che, nella prossima primavera, sarà chiamato a confermare le valutazioni tecniche a favore dei due nuovi siti italiani e di quelli proposti da altri paesi (Germania, Indonesia, Finlandia, Polonia, Danimarca e Grecia)».
«Con questo primo via libera tecnico – ha osservato il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa – l’Italia torna a essere protagonista anche in questo settore dell’Unesco, potenziando la rete delle Zone economiche ambientali e offrendo agli altri Paesi membri dell’agenzia delle Nazioni Unite un modello di crescita che sappia coniugare la salvaguardia dell’ecosistema e lo sviluppo dei territori. L’Unesco conferma, così, l’efficacia di politiche che puntano, in modo consistente, sui parchi nazionali. Basti pensare che l’ultima legge di bilancio stanzia a favore dei parchi e per lo sviluppo delle Zone economiche ambientali oltre 150 milioni di euro in azioni e progetti concreti».
Il parco dell’Aspromonte, istituito nel 1989 in Calabria, comprende 37 Comuni e la provincia di Reggio Calabria e si estende per 65 milioni di ettari in una collocazione geografica unica, stretta tra Mar Ionio e Tirreno, che affaccia su panorami che abbracciano lo Stretto di Messina, l’Etna, le isole Eolie, i territori greci calabresi, il territorio di Locri e la Piana di Gioia Tauro.
Ad oggi, nella rete di eccellenza Unesco risultano scritti 161 parchi in 44 paesi. I geoparchi italiani riconosciuti nelle rete globale Unesco sono 9, ovvero: Madonie (2004), Rocca di Cerere (2004), Beigua (2005), Adamello-Brenta (2008), Cilento Vallo di Diano e Alburni (2010), Colline metallifere toscane (2010), Alpi Apuane (2011), Sesia-Val Grande (2013) e Pollino (2015). Il parco della Maiella, localizzato in Abruzzo dove si trova il massiccio più singolare dell’Appennino, si estende per oltre 74 milioni di ettari tra le province di Pescara, L’Aquila e Chieti, includendo 39 Comuni, e offre un affascinante paesaggio montano costituito da numerosi rilievi carbonatici che superano o sfiorano i 2000 metri, separati da valli e da pianori carsici.
Riuscire a entrare a far parte della rete globale dei geoparchi dell’Unesco, sarebbe un prestigioso traguardo non solo per il Parco Nazionale dell’Aspromonte, che vanta un patrimonio culturale e naturalistico senza precedenti, ma anche per tutta la Calabria che, in caso di conferma da parte del prossimo Consiglio esecutivo dell’Unesco, in programma a marzo, potrà ‘vantare’ di avere ben due geoparchi Unesco, dato che il Parco del Pollino ne fa già parte. (ams)