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LA SCUOLA NEGATA – Il caso di Roccaforte. Un contributo del prof. Guido Leone

22 settembre – L’immagine di copertina, una foto del 1948 di Tino Petrelli, di come funzionava la scuola nei comuni aspromontani nell’immediato dopoguerra rivela, in controluce, la voglia di studiare, ad ogni costo, dei bambini di una Calabria della Repubblica
L’episodio di Roccaforte del Greco, il piccolo comune aspromontano (550 abitanti) della Città Metropolitana di Reggio non fa che rendere attuale quella logora immagine, triste e decisamente disarmante. La scuola negata ai bambini (costretti a fare 50 km per frequentare le lezioni, dopo la chiusura del plesso primario, è un episodio che deve fare riflettere. Il sindaco di Roccaforte Domenico Penna ha scritto alla Presidenza del Consiglio, al ministro dell’Istruzione, al sindaco di Reggio: «Il diritto allo studio per ogni cittadino, sancito dalla Costituzione Italiana – ha scritto Penna – non viene più riconosciuto ai bambini di questo piccolo paese di montagna. Bambini anche in tenera età saranno costretti a percorrere circa 50 chilometri su strade con precaria manutenzione e soggette nel periodo invernale a frane e smottamenti, per poter frequentare le lezioni».
Negli anni passati, data l’appartenenza del Comune all’area della minoranza linguistica grecanica, era stata garantita una pluriclasse primaria anche in deroga alle normative nazionali. «È normale – si chiede il sindaco Penna – far aumentare l’isolamento e la marginalità di questo piccolo centro, alla cui comunità è riconosciuta la peculiarità di minoranza linguistica contribuendo a spopolarlo con pregiudizio per la propria identità linguistica e culturale?».
La dirigente scolastica della scuola “chiusa” si è detta pronta a istituire nuovamente una pluriclasse, ma attende disposizioni con un’assunzione di responsabilità dall’ufficio scolastico regionale: «Mi hanno lasciato sola» – si è sfogata Concetta Sinicropi che dirige l’Istituto comprensivo “Megali”. (rrc)

  • Sul problema dei dimensionamenti scolastici, pubblichiamo un intervento del prof. Guido Leone, Già Dirigente tecnico USR Calabria e memoria storica della scuola in Calabria.

 

Il prof. Guido Leone

«Roccaforte del Greco, Canolo, Careri, non saranno gli ultimi casi. – scrive il prof. Leone – La nuova politica scolastica sembra in effetti ritenere che le scuole dei piccoli centri aspromontani e preaspromontani siano dei rami secchi da tagliare, che contraddice peraltro le tanto insistite politiche della famiglia. Fino ai dodici anni il diritto alla scuola nel luogo dove si abita dovrebbe essere un diritto inalienabile. Fra l’altro la politica europea che tende a ripopolare le zone di montagna e i paesini dell’entroterra cozza contro questa preoccupazione tutta economica di chiudere ciò che a occhi miopi risulta non produttivo. Sto parlando della Calabria montana dove si stanno chiudendo o ridimensionando anno dopo anno le scuole con l’argomento che a servirsene sono in pochi.
Gli ultimi casi quelli di Roccaforte del Greco, Canolo e Careri. Ma è tutto l’entroterra collinare e aspro montano che negli ultimi anni ha subito un lento ma continuo processo di spopolamento con il venir meno dei servizi primari nei tanti paesini del territorio reggino. Senza considerare che almeno il 40% della popolazione scolastica della nostra provincia che non risiede sulla costa non gode pienamente dell’offerta formativa per via della mancanza di mezzi che consentano loro di poter essere presenti nelle ore pomeridiana per le attività scolastiche. Questa ossessione del risparmio che si esercita sui più deboli, sui più piccoli, a me pare insensata.
Mi auguro che i prossimi tavoli interistituzionali che saranno attivati per il nuovo dimensionamento operino con una visione innovativa prevedendo plessi polivalenti in grado di seguire il processo formativo dalle scuole dell’infanzia alla media di primo grado. Innovazione significa ripensare la scuola non più come singolo edificio ma come il nodo di una rete di formazione che si estende non solo alla singola comunità,ma ad aree intercomunali  al cui bacino d’utenza vanno forniti servizi in termini di qualità:dalla struttura,ai trasporti,alle mense,ai laboratori,nell’arco del tempo scuola.
Ma per una gestione consortile agli stessi comuni servono creatività e coraggio
È indispensabile un progetto integrato d’area del territorio per realizzare azioni comuni tra le diverse istituzioni sulla base di una regia organica rivolta a sostenere l’innovazione nei processi formativi e nelle strategie d’accoglienza agli studenti.
Quanto detto significa che il sistema educativo deve essere costruito a livello culturale – educativo, ma anche a livello politico e organizzativo.
A livello politico l’ente locale deve ancor più rappresentare il promotore del raccordo tra le risorse educative presenti nel territorio rivestendo il ruolo di promotore nella costruzione del sistema educativo integrato.
Bisogna passare dal Pof della singola scuola alla elaborazione di un Piano dell’offerta formativa territoriale come proposta educativa di un territorio  e nello spirito di una istituzione scolastica  intesa come comunità educativa permanente.
Certo, mi rendo conto che il panorama che si intravede all’orizzonte dal punto di vista economico imporrà dei sacrifici e delle scelte, ma proprio per questo occorre prepararsi a fronteggiare tali ristrettezze lavorando insieme enti locali e amministrazione nella individuazione delle scelte. (Guido Leone)