“Ali della libertà”, il progetto del Centro Agape per le madri coraggio

Si intitola Ali della libertà il progetto avviato dal Centro Comunitario Agape di Reggio Calabria, che prevede percorsi di autonomia per madri sole con il sostegno della Fondazione per il cambiamento e da ActionAid.

Sono le cosiddette madri coraggio, donne di età e situazioni personali diverse, accomunate dal fatto di dovere crescere i figli senza avere un compagno accanto. Donne vittime di violenza in uscita dai centri di accoglienza, vedove, separate, oppure divorziate o nubili, ragazze madri, donne appartenenti a famiglie di ‘ndrangheta che vorrebbero rompere con il clan di appartenenza, donne che hanno detto no all’aborto accettando coraggiosamente una maternità difficile.  Sono volti che raccontano storie di una di una povertà ancora nascosta, invisibile. Un pianeta della donna in difficoltà complesso poco conosciuto quello che si rivolge ai servizi sociali o alle associazioni,  solo la punta di un iceberg che ha dimensioni ben più vistose.

Un numero in crescita anche in Calabria, dove secondo i dati Istat sono circa 30.000 il numero delle madri sole. Ma al di là dei numeri, che contano relativamente quando si è di fronte a persone, chi sono queste donne? Per Giusi Nuri, responsabile del progetto e presidente della Coop Soleinsieme, sono delle donne coraggiose, perché in contesti difficili scelgono di portare avanti il ruolo genitoriale senza avere alcuna rete parentale su cui potere contare  e senza alcuna sicurezza. Con il problema del lavoro, quando, con fatica, decidono di avviare un percorso di autonomia, qualsiasi sia il loro titolo di studio, (comunque solitamente basso), spesso senza avere avuto una formazione professionale, non trovano altro che attività di badanti, cameriere, di donne delle pulizie, al meglio di commesse, ma quasi tutte soggette ad uno sfruttamento incredibile, senza alcuna assicurazione sociale né antinfortunistica.

Un caso a parte è quello delle donne straniere extracomunitarie, ad eccezione del  gruppo delle orientali, solitamente integrato all’interno di famiglie come colf, resta la drammaticità delle condizioni delle tante donne di origine africana: normalmente si tratta di persone con cultura medio-superiore, talvolta laureate e con conoscenza di numerose lingue, attirate dal miraggio di una vita migliore, e costrette nel migliore dei casi a lavori umilianti, non di rado in forma clandestina, e senza alcuna garanzia assicurativa ed infortunistica. Ancora la situazione di donne che vivono in contesti di ‘ndrangheta, spesso con il compagno detenuto, che vorrebbero rompere con il clan per assicurare un futuro diverso ai loro figli, donne  ma che hanno bisogno di punti di riferimento, che vanno avvicinate ed orientate dalle associazioni e dai servizi sociali in collaborazione con il Tribunale per i minorenni                                                                                                     

Per Mario Nasone, presidente di Agape, altrettanto drammatica, per tutti, l’esigenza di un alloggio, a parte la difficoltà di trovarlo (il reddito d’inclusione non rappresenta una garanzia per i proprietari), anche in questo settore vi è tanto sfruttamento: per tuguri vengono richiesti fitti esosi e senza alcun contratto, mentre da un giorno all’altro possono trovarsi in mezzo alla strada. Del resto, talvolta è solo la mancanza di una casa che genera la principale difficoltà della donna, anziana o giovane, italiana o straniera, per esempio a denunciare la violenza subita. Essere genitori è un compito impegnativo per la famiglia tradizionale, lo ancora di più per il singolo genitore, costretto a sperimentarsi quotidianamente con le difficoltà inerenti la genitorialità e la sopravvivenza economica.

La promozione ed il miglioramento della qualità di vita, delle madri sole, può essere realizzata attraverso il recupero della loro storia di vita e del vissuto emotivo, attraverso un supporto psicologico, attività finalizzate alla promozione di nuove relazioni al loro reinserimento nel tessuto sociale; la formazione personale e professionale per imparare un mestiere e realizzare il proprio riscatto personale e sociale, il loro inserimento nel mondo del lavoro. Attività che mirano a sviluppare competenze educative/genitoriali, per prevenire l’abbandono dei figli, o facilitarle nel compito educativo.

Questa attività può essere svolta attraverso interventi domiciliari, dove Educatori professionali, supportano il singolo genitore nel ritrovare/riconoscere le proprie risorse, comprendere i bisogni di crescita ed autonomia dei figli e sperimentare nuove modalità, più funzionali al loro compito educativo. Per interventi organici ed incisivi servirebbero piani d’intervento promossi dal Comune in collaborazione con altri attori istituzionali e sociali così come previsto dal protocollo predisposto dall’assessorato alla pari opportunità ed in attesa di firma.

Per Daniela Rossi e Alessandra Lo Presti, dell’Associazione Tra Noi, che stanno curando le attività di sensibilizzazione del progetto c/o parrocchie ed associazioni  è fondamentale l’attivazione di una rete di famiglie solidali e di appoggio a questi nuclei monogenitoriali.

Una forma di solidarietà tra famiglie, per sostenere il compito educativo della madre, per aiutarla anche con piccoli gesti a fronteggiare i problemi della vita quotidiana e dell’educazione dei figli. Le famiglie, ma anche singoli volontari, che daranno disponibilità frequenteranno degli incontri di preparazione per lo svolgimenti consapevole di questa forma di servizio che sarà coordinato da una equipe di professionisti di Agape. 

Sono stati già individuati i primi cinque nuclei madri bambino interessati per i quali sono state già attivati i primi interventi di aiuto. 

Oltre al progetto Ali della Libertà, il Centro Agape ha attivato un cento di ascolto e di accompagnamento con psicologi, assistenti sociali, legali. (rrc)

 

AFFIDAMENTO, IN CALABRIA UN PROBLEMA
PER I MINORI UNA POLITICA SOCIALE NUOVA

di ANTONIETTA MARIA STRATI –  Infanzia, minori, affidamento: In Calabria il problema è più ampio di quanto si possa immaginare. Nella nostra regione, infatti, come riporta il Gruppo Crc in un rapporto del 2020, il tasso di affidamenti familiari è di 1,2 ogni mille residenti – mentre la media italiana è di 1,5 –, e sono solo l’8,8% i bambini e gli adolescenti stranieri in affidamento. Un dato che, oltre a essere inferiore di 10,1% rispetto alla media italiana, è in diminuzione rispetto al precedente rapporto.

Numeri che preoccupano e che dovrebbero indurre le Istituzioni a fare di più nei confronti di quei minori che, da troppo tempo, vivono nei centri residenziali, «una sorta di limbo in attesa che qualcuno si occupi di loro», come ha denunciato Mario Nasone, presidente del Centro Comunitario Agape.

In Calabria, infatti, c’è un grave ritardo sulle politiche del Welfare e, soprattutto, non è mai stato attivato un Osservatorio regionale  regionale sull’infanzia e l’adolescenza, previsto dalla legge nazionale n. 451 /97.

Secondo i dati di Save The Children, infatti, i tempi di permanenza di un minore in Istituto in Calabria è di quattro anni a fronte di uno a livello nazionale e spesso con l’aumentare dell’età  si passa da un istituto all’altro, ormai difficilmente adottabili, fino ad arrivare a diciotto anni senza potere nemmeno contare sull’assistenza da parte della Regione, praticamente in mezzo alla strada.

Per Nasone, infatti, «se poi hanno delle patologie non hanno praticamente speranza di avere una famiglia. I minori in Calabria sono doppiamente abbandonati, a livello informativo perché non ci sono dati su quanti sono e sulla loro condizione», sottolineando come «sono circa centomila i minori a rischio povertà, almeno cinquecento quelli che vivono fuori della famiglia (a cui aggiungere i tantissimi che vivono in famiglie multiproblematiche che avrebbero bisogno di un affiancamento come le madri sole)  ma non conosciamo la loro condizione, i servizi che sono stati attivati. Soprattutto sono abbandonati perché manca un piano regionale per l’infanzia in grado di intercettare e dare risposte ai loro bisogni correggendo anche alcuni squilibri che vedono zone con più servizi ed altre come la Locride, la Piana di Gioia Tauro sprovvisti».

«Per i  bambini e i ragazzi calabresi che hanno bisogno di accoglienza e di solidarietà non mancano le famiglie disponibili anche per i cosiddetti bambini con bisogni speciali  L’affidamento familiare è una famiglia in più per i bambini e diventa la migliore terapia soprattutto nelle situazioni più gravi», ha detto ancora Nasone.

E proprio di questo se ne è discusso nella giornata di studio in Consiglio regionale nei giorni scorsi, dove diversi attori istituzionali e sociali hanno affrontato il tema dell’affido, un «diritto che in Calabria è ancora negato, soprattutto ai minori più fragili che provengono da nuclei familiari che non sono in grado di provvedere a loro».

Coordinati dal giudice onorario Giuseppe Marino, l’evento è incominciato con Vincenzo Starita, delegato dalla ministra per la famiglia Eugenia Roccella, che ha evidenziato l’importanza della recente sentenza della corte costituzionale che ha indicato nella adozione aperta una opportunità per dare una famiglia a quei minori per i quali i rapporti con la famiglia di origine è bene che siano mantenuti.

Nasone, ribadendo come in Calabria si è troppo indietro sul tema dell’affido, ci sono delle isole più meno felici come quella di Reggio dove Comune ed associazionismo hanno una tradizione positiva fin dagli anni ‘80, ma a livello regionale va rilanciato alla luce delle trasformazioni  sociali perché sono cambiate le famiglie che dovrebbero accogliere; è mutata la domanda di affido, sono intervenuti modifiche  legislative, con i rischi ma, anche, con le opportunità che hanno introdotto. Con l’Assessorato regionale alle politiche sociali è stato avviato un dialogo con le associazione che si auspica possa dare frutto.

Le famiglie «potenzialmente disponibili ci sono ma non vanno lasciate sole, vanno formate ed accompagnate da servizi e dalle associazioni. Con un ruolo importante anche delle Chiese locali che si devono interrogare di più anche su queste sfide», ha detto Nasone.

Del ruolo cruciale delle regioni, sul tema dell’affidato, ha parlato Frida Tonizzo, presidente nazionale di AnfaaAssociazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie. Queste infatti, assieme ad Enti locali, Tribunali per Minorenni, e Asp, devono recepire le nuove linee guida nazionali sull’affido, prevedendo investimenti in risorse umane e finanziarie,

Tonizzo, inoltre, ha segnalato la necessità, prevista dalle normative, di dare maggiore ascolto alle famiglie e di garantire alle associazioni impegnate un coinvolgimento anche sui progetti di aiuto del minore. Preoccupa, poi, il crollo delle domande di adozioni internazionali, che non deve passare inosservato anzi, servono, per la presidente di Anfaa, degli interventi specifici.

Mirella Schillaci, magistrata del Tribunale per i minorenni di Reggio, ha evidenziato come una effettiva tutela dei diritti dei minori è possibile solo se, nel territorio, si riesce ad attivare una rete di servizi in grado di intercettare i disagi e di prevedere una loro presa in carico.

La referente del comune di Reggio, la psicologa Maria Grazia Marcianò, ha presentato il lavoro svolto per promuovere e favore la scelta dell’affido e dell’adozione, rimarcando l’importanza di instaurare con le famiglie un rapporto fiduciario e di accompagnamento. Con l’assunzione di nuovi assistenti sociali si potrà garantire una maggiore copertura dei bisogni. Per Francesco D’Amato, delegato dall’Asp, è importante che l’azienda sanitaria faccia la propria parte garantendo una integrazione tra gli interventi sociali e sanitari e ha confermato l’impegno della direttrice Lucia Di Furia a implementare, anche sul fronte degli affidi e delle adozioni, gli interventi delle equipe multidisciplinari.

Francesca Mallamaci, per l’ordine professionale degli assistenti sociali, ha rimarcato il ruolo fondamentale di questa figura professionale sia nella segnalazione dei disagi che nella progettazione degli interventi. Per Pasquale Cananzi, della Camera Minorile, l’avvocatura ha un ruolo importante per la formazione di decisioni che siano effettivamente a vantaggio dei minori più che degli adulti e ha auspicato un coinvolgimento maggiore della comunità nelle azioni a loro difesa.

Nella seconda sessione, i lavori sono proseguiti con il confronto tra la  referente del Tribunale per i minori Mirella Schillaci, l’assessore alle politiche sociali Lucia Nucera del comune, le  famiglie affidatarie e le Associazioni Emmaus di Roccella, Giovanni XXIII di don Benzi e Agape.

Tutte hanno chiesto di essere maggiormente sostenuti nel loro percorso e, soprattutto, di prevedere una migliore comunicazione tra gli Enti preposti, in primis Tribunale per i minori e Comuni, in grado di ridurre i tempi di attesa dei provvedimenti che in alcuni casi si allungano  per mesi e anni con gravi pregiudizio per i minori soprattutto di quelli della fascia di età dai 0 ai 6 anni.

Si è parlato, anche, dell’adozione di minori che presentano patologie e disturbi del comportamento. In Calabria, infatti, mancano servizi di neuropsichiatria e strutture specializzate e questo comporta il rischio che le famiglie che accettano di occuparsi di questi minori, siano lasciate da sole.

«Le famiglie potenzialmente disponibili ci sono ma non vanno lasciate sole – ha ribadito Nasone – vanno formate ed accompagnate da servizi e dalle associazioni. Con un ruolo importante anche delle Chiese locali che si devono interrogare di più anche su queste sfide».

Per questo si rende necessaria un’alleanza tra Istituzioni e Reti Associative, per dare una famiglia a ogni minore in Calabria. Questo perché, come ha già detto Mario Nasone, l’esperienza dell’affido «che negli ultimi quaranta anni ha salvato migliaia di bambini dall’abbandono deve continuare in tutto il nostro Paese, soprattutto nelle zone del Mezzogiorno come la Calabria, dove le povertà minorili materiali ed educative sono più diffuse». (ams)

 

Mercoledì al Consiglio regionale una giornata studio su affido e adozione del Centro Agape

Mercoledì 28 febbraio, nella Sala Monteleone del Consiglio regionale di Reggio, dalle 9, si terrà una giornata di studio dedicata al diritto di ogni minore a crescere in una famiglia, promosso dal Centro Comunitario Agape, con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Calabria e Lucania e dalla Presidenza del Consiglio Regionale.

Il programma prevede  i saluti diVincenzo Starita, vicepresidente della Commissione delle adozioni internazionali, su delega della Ministra Eugenia Maria Roccella, di Emma Staine, assessora Regionale alle Politiche Sociali, l’introduzione di Mario Nasone, presidente del Centro Comunitario Agape.

Relaziona Frida Tonizzo, presidente nazionale Anfaa – Associazione Nazionale Famiglie Adottive e Affidatarie. A seguire gli interventi di Marcello D’Amico, presidente del Tribunale per i Minorenni di Reggio, Maria Grazia Marcianò, psicologa Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Reggio Calabria, Danilo Ferrara, presidente Ordine Assistenti sociali della Regione Calabria, Francesca Mallamaci, Assnas Calabria – Responsabile Centro Antiviolenza Piccola Opera Papa Giovanni, Lucia Di Furia, direttore Generale Azienda Sanitaria Provinciale di Reggio Calabria; Pasquale Cananzi, Camera Minorile Distrettuale di Reggio Calabria. Modera Giuseppe Marino, giudice onorario.

A 40 anni dalla approvazione della legge 184/1983 su affido e adozione sono stati fatti passi in avanti per il riconoscimento di questo diritto ma ancora non c’è la giusta attenzione a tutti quei minori e alle loro famiglie che vivono situazioni di fragilità che negli ultimi anni si sono aggravate.

«Preoccupano riforme legislative come quelle introdotte dalla Cartabia che, invece di attivare attraverso investimenti di risorse azioni di tutela, hanno creato – viene evidenziato – un clima di incertezze sulle competenze istituzionali ed in particolare  un indebolimento di  un sistema importante per la protezione dei minori che è stato  finora quello garantito dai Tribunali per i Minorenni. Restano strumenti da valorizzare le linee di indirizzo che il Ministero ha prodotto nei giorni scorsi sull’affidamento familiare, ma mancano azioni di monitoraggio e ricerche valutative che potrebbero esaminare il grado di applicazione e stimare gli esiti maturati sui territori degli interventi in cui sono state adottati». 

«Tra le innovazioni legislative – viene ricordato – quella della recente sentenza della Cassazione che ha toccato un tema , quello delle cosiddette adozioni aperte, che tende a  superare la rigidità dell’affidamento  e dell’adozione e prende  in esame nuove forme di accoglienza  che non interrompano il rapporto giuridico e umano con la famiglia di origine».

«In Calabria, in grave ritardo sulle politiche di Welfare – si legge in una nota –, servirebbe prioritariamente un sistema informativo in grado di offrire dati aggiornati per conoscere il numero dei minori fuori famiglia e per questo servirebbe un osservatorio regionale  per conoscere la situazione di ogni minore allontanato, per ridurre al massimo i tempi di attesa dei provvedimenti di tutela di questi minori che spesso attendono anni per avere risposte sul loro futuro. Minori che arrivano talvolta alla maggiore età senza potere contare su figure affettive di riferimento. Una nota di speranza, pur tra tante difficoltà, il numero ancora significato degli affidi in Calabria e delle famiglie aspiranti, un capitale da valorizzare con l’attenzione a non ricorrere a questa forma di solidarietà in funzione riparatoria ma soprattutto come azione preventiva in grado di intercettare fin dalla prima infanzia i minori con disagio, puntando anche sulle famiglie di appoggio verso ad esempio i nuclei madre bambino da fare affiancare da famiglie che li accompagnano svolgendo una azione di sostegno alla genitorialità».

Nel pomeriggio, al Salone della parrocchia del Crocefisso, dalle 16,39, le aspiranti famiglie affidatarie e adottive incontreranno la presidente nazionale Anfaa, Frida Tonizzo, insieme a Mirella Schillaci, magistrato minorile, Lucia Nucera, assessore alle politiche sociali del Comune di Reggio Calabria, Geri Bantel, Centro Emmaus Roccella, Marco Dato, Ass. M’Ama Calabria, Domenico e Rita Barresi, Comunità Papa Giovanni XXIII. (rrc)

Nasone (Centro Agape): Il Rapporto sulla condizione minorile in Italia una fotografia impietosa

Mario Nasone, presidente del Centro Comunitario Agape, ha evidenziato come il rapporto sulla condizione minorile in Italia «rappresenta una fotografia impietosa che vede un peggioramento delle condizioni di vita delle famiglie con sei milioni di poveri in particolare dei minori coinvolti, a quella della povertà educativa che ha visto esplodere nelle periferie gravi episodi di violenza con minori protagonisti».

«Con una risposta inadeguata – ha aggiunto – che vede con la nuova manovra finanziaria tagli di risorse e un aumento delle disuguaglianze soprattutto sulle politiche a sostegno della famiglia e della natalità come ha denunciato il forum nazionale delle famiglie con l’aggravante del progetto sull’autonomia differenziata un provvedimento che se passerà è destinato ad allargare la forbice delle disuguaglianze territoriali».

E, proprio per questo, Nasone ha chiesto all’assessore regionale al Welfare e referente degli assessori al ramo nella Commissione Sato-Regioni,, Emma Staine, tre impegni: Un fondo nazionale sulle politiche sociali, una delle poche fonti di finanziamento specie per le regioni meridionali. Ripartizione iniqua perché come criterio utilizza quello della popolazione e non quello dei bisogni.

«Accanto a questo – ha spiegato – servirebbe superare il criterio delle somme vincolate a programmi specifici. Meno vincoli ci sono e maggiore è la possibilità di rispondere ai bisogni affettivi. Esistono enormi differenze tra le regioni, e persino all’interno delle regioni tra diversi comuni. Fondi vincolati a linee guida su parametri nazionali non potranno mai essere rispondenti ai bisogni diversificati. E poi la madre di tutte le questioni soprattutto al Sud: integrazione socio sanitaria. La povertà educativa è legata anche ad una carenza di equità delle cure sanitarie sui territori».

Per Nasone, poi, un appello alle Regioni e agli Enti Locali: Rilanciare gli affidamenti familiari, «a partire  in un’ottica preventiva, da quelli consensuali e dei bambini più piccoli riconoscendo gli affidamenti quali Lep (Livello Essenziale delle Prestazioni), prevedendo l’attivazione di Tavoli di lavoro inter-istituzionali, con la partecipazione delle organizzazioni di settore, per affrontare le problematiche emergenti, anche in riferimento alle modifiche introdotte dalla legge Cartabia, prospettando le possibili collaborazioni in base ai relativi ruoli istituzionali».

Infine, «tra le priorità quella di leggi e piani regionali di contrasto alla povertà educativa – ha concluso – in particolare per la fascia 0 -6 anni che nel sud registra una offerta di servizi che non supera il 15% del fabbisogno di asili nidi e degli altri servizi per l’infanzia». (rrc)

Centro Comunitario Agape: Bene iniziativa Osservatorio per alloggi alle donne vittime di violenza

Il Centro Comunitario Agape di Reggio Calabria ha espresso apprezzamento  per l’iniziativa avviata dal Presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso e dall’Osservatorio regionale sulla violenza di genere, coordinato dall’avv. Giusy Pino per favorire l’assegnazione di alloggi alle donne vittime di violenza.

«L’Associazione, nelle settimane scorse, – viene ricordato in una nota – si è fatta promotrice di una lettera aperta inviata alle istituzioni che hanno competenza in materia e firmata da trenta organizzazioni che nella Regione sono particolarmente attive nella tutela dei diritti delle fasce svantaggiate».

«Da questo primo segnale di attenzione servono ora altri passaggi importanti che devono vedere coinvolti, tramite l’Anci, i Comuni titolari nella assegnazione degli alloggi, compresa la Città Metropolitana di Reggio Calabria. Un ruolo importante – viene evidenziato – è chiamata a svolgere l’Agenzia dei beni confiscati e sequestrati che dispone di tantissimi alloggi che in atto sono inutilizzati e che potrebbero essere destinati a questa importante finalità sociale».

«A tale scopo l’Agape – viene reso noto – ha chiesto al Direttore dell’Agenzia dei beni confiscati e sequestrati, sede secondaria di Reggio Calabria, Massimo Nicolò, un incontro per avviare un tavolo tecnico che faccia un censimento dei beni disponibili e preveda delle procedure per le assegnazioni ai sensi della legge regionale n.20. Analoga richiesta è stata avanzata al Delegato per i beni confiscati del Comune di Reggio Calabria, Consigliere comunale Francesco Gangemi».

«Chi si occupa di violenza di genere sa benissimo quanto sia importante per le donne che denunciano la violenza – conclude la nota –, ma anche per le forze dell’ordine che intervengono, avere la certezza di potere contare subito su un alloggio disponibile quando, per la loro tutela, sono costrette, assieme ai figli, ad allontanarsi dalla loro casa». (rrc)

 

CALABRIA, 30MILA DONNE SOLE CON BIMBI
MA PER LE ISTITUZIONI SONO “INVISIBILI”

di MARIO NASONE – L’incontro tenutosi alla Sala Falcomatà del Comune di Reggio ha acceso i fari su una delle povertà del nostro territorio, quella dei trentamila nuclei monogenitoriali in Calabria di madri con figli minori che la politica regionale e locale finora non ha ascoltato. Servirebbe in primis una legislazione regionale in grado di recepire e prevedere servizi e opportunità d’integrazione lavorativa e sociale per queste fasce sociali svantaggiate che non ha rappresentanza politica, di là dagli slogan e delle manifestazioni di rito sulle pari opportunità’ e sulla denuncia delle discriminazioni.

Con il coordinamento di Lucia Lipari, vice presidente di Agape, è stata Angela Martino, assessore alle pari opportunità del Comune di Reggio, ad ammettere nella sua introduzione ai lavori che le istituzioni fanno fatica a intercettare queste povertà ancora invisibile e a dare risposte che di fatto sono delegate al terzo settore. Per questo il Comune ha lavorato nei mesi scorsi con le altre istituzioni e con il terzo settore per predisporre un protocollo d’intesa come strumento per iniziare a dare alcune risposte in particolare per favorire i percorsi di autonomia lavorativa e sociale di queste donne.

La costruzione di questo accordo ha visto protagonista la Coop Sole insieme che, con la sua presidente Giusi Nuri, è intervenuta raccontando come in tanti anni ha incontrato, assieme ad Agape, tante storie di donne che vivono questa condizione di sofferenza e di abbandono che con dignità chiedono non di essere assistite ma accompagnate in un cammino di riscatto e di autonomia che passa innanzitutto attraverso il lavoro.

Un dato confermato dall’esperienza da poco conclusa dalla Cooperativa assieme ad altri partner di un progetto finanziato dal Comune che ha permesso a diverse donne di fare esperienze importante grazie anche ai tirocini formativi realizzati presso la sartoria di sole insieme. Un modello di intervento che attraverso il protocollo e la coprogettazione può essere migliorato, esteso e soprattutto che aiuti a dare continuità agli interventi.

Favorire un modello di welfare che vada oltre la categorizzazione delle persone ed includa anche il sostegno delle famiglie monogenitoriali è stato l’auspicio di Luciano Squillaci del Forum regionale del terzo settore in grado di offrire politiche di aiuto costanti e mirate. Concetto ribadito dal presidente della Piccola Opera Papa Giovanni, Pietro Siclari, che ha segnalato l’azione importante che le associazioni stanno dando per garantire accoglienza alle donne in difficoltà come i centri anti violenza e le case rifugio, servizi che però non sono sufficienti perché quando queste escono dalle comunità e devono costruirsi un futuro trovano muri e chiusure davanti a loro, sia nelle istituzioni sia nella comunità civile.

«Dove vado? Cosa faccio? Come posso mantenere mio figlio?» Sono le espressioni più ricorrenti in loro ed emerge con ineluttabile drammaticità la mancanza di formazione professionale, di un lavoro, di una casa, di punti di riferimento affettivi e di servizi di sostegno per la crescita del bambino. Lucia Di Furia, commissaria Asp di Reggio, ha affermato che questa sfida deve essere raccolta da tutte le istituzioni ed anche l’Azienda sanitaria farà la sua parte aderendo al protocollo ed impegnandosi a valorizzare in particolare il ruolo dei Consultori attraverso il potenziamento degli organici che vede gravi carenze per quanto riguarda le figure fondamentali come i neuro psichiatri infantili, gli psicologi. gli di assistenti sociali.

Per dare una informazione puntuale ai cittadini sullo stato dei servizi terrà al termine del suo mandato un report. Il consigliere delegato al Welfare Domenico Mantegna, nel suo intervento ha affermato che è tempo di ascoltare questo disagio e dare risposte concrete. Con il suo Ente ha dichiarato la disponibilità di aderire al protocollo mettendo in campo delle risorse come ad esempio borse lavoro e percorsi di formazione professionale per aiutare queste donne ad inserirsi nel mercato del lavoro.

Il presidente della commissione politiche sociali del Comune Carmelo Romeo ritiene che questa tematica deve trovare spazio nel piano di zona del comune, che tanto si può fare attraverso anche l’utilizzo dei beni confiscati e si è impegnato a fissare una audizione su questo argomento della commissione con le associazioni.

Due contributi importanti ai lavori sono pervenuti dalla ricercatrice dell’Unical, Giovanna Vingelli, che ha fatto uno spaccato della condizione delle madri sole in Italia ed in Calabria riconoscendo che rappresenta un mondo ancora inesplorato e che servono studi più approfonditi per avere una lettura più completa di questa povertà anche per i cambiamenti che si sono avuti nel sistema familiare. La senatrice Tilde Minasi, bloccata per i lavori parlamentari, ha inviato un messaggio in cui si impegna a sostenere a livello di politica nazionale e regionale le sollecitazioni emerse dal Forum. Tutti gli interventi hanno aderito alla proposta di inserire nel protocollo una sorta di cronoprogramma degli obiettivi che si intendono perseguire attraverso delle verifiche periodiche per rendicontare quanto realizzato.

Nelle conclusioni Mario Nasone presidente del Centro Comunitario Agape, citando alcune storie di vita, ha invitato tutte le componenti istituzionali e sociali coinvolte ad ascoltare le grida di aiuto che vengono anche dai tantissimi bambini e adolescenti che vivono questi contesti di abbandono e spesso della cosiddetta violenza assistita. Servono azioni di tutela e di accompagnamento fin dai primi anni di vita per quei minori che già dalla nascita sono a rischio sociale con un ruolo importante dei reparti di maternità e dei consultori. Ha ricordato che ancora il Gom non dispone del servizio sociale professionale presidio fondamentale anche per queste aree di disagio.

Serve un welfare di comunità dove insieme istituzioni e associazioni decidano finalmente di fare rete e si diano si diano un programma di azioni concrete, attraverso un cronoprogramma che fissi obiettivi, scadenze sugli impegni che si assumeranno i sottoscrittori del protocollo. (mn)

[Mario Nasone è presidente del Centro Comunitario Agape]

Le Scuole reggine abbracciano le vittime innocenti di mafia

È con il lancio, verso il cielo, dei palloncini colorati, che i ragazzi delle scuole reggine hanno espresso la loro vicinanza alle vittime innocenti di mafia. Un gesto che ha chiuso la manifestazione svoltasi a Piazza Castello di Reggio Calabria, organizzata dal Centro Comunitario Agape insieme a Pesce Rosso e Libera, per vivere un momento di memoria collettiva di persone che hanno pagato con la vita la violenza mafiosa.

Le prime a raccogliere l’appello sono state l’istituto comprensivo Galilei Galilei ed il convitto Campanella, i più vicini  anche geograficamente allo spazio di piazza castello dedicato ad alcune vittime calabresi attraverso dello opere in legno che sono state restaurate.A seguire  il De Amicis, lo Spanò Bolani, i Licei Vinci e Tommaso Campanella, il Panella Vallauri, il Carducci, Lazzarini, il Piria,il Fermi Boccioni.
Lucia Lipari, presidente di Agape, dopo avere ringraziato le forze dell’ordine presenti, ha ricordato che la giornata della memoria che vede la lettura dei nomi delle vittime innocenti di mafia è nata su input di quei  familiari che non accettavano che i loro congiunti fossero definiti in modo anonimo come “uomini della scorta” del magistrato ucciso, senza che avessero un nome ed un riconoscimento del loro sacrificio.
Mimmo Nasone di Libera ha chiesto ai ragazzi di continuare ad approfondire assieme ai loro insegnanti la conoscenza delle storie di chi ha perso la vita per mano mafiosa, un dovere da onorare per diventare uomini che rifiutano le logiche dell’omertà e della indifferenza. Stefania Caracciolo, vice prefetto, ha sottolineato che la grande partecipazione dei ragazzi a questo evento è un segno di speranza che le cose possono cambiare se le nuove generazioni si sentono protagonisti nella lotta contro questo male che soffoca la nostra terra scoraggiando anche gli imprenditori ha investire per creare lavoro.
Il momento più importante è stato quello della lettura dei nomi delle vittime calabresi da parte dei ragazzi delle scuole partecipanti e da Adriana Musella figlia dell’imprenditore caduto nella guerra che  mafia ha dichiarato a chi si oppone ai suoi disegni criminosi.
Un minuto di silenzio è stato dedicato alle vittime del naufragio di Cutro, anch’essi vittime di un sistema criminale che li sfrutta e che non garantisce accoglienza e integrazione. Quasi cinquecento i ragazzi che hanno partecipato portando una ventata di freschezza a questo momento di memoria che diventa impegno con la scuola che li aiuta a vivere con gli occhi aperti il loro cammino formativo educandoli alla cittadinanza ed alla responsabilità. (rrc)

Il Comitato del Centro Agape lancia una raccolta di aiuti umanitari per l’Ucraina

Il Comitato del Centro Comunitario Agape per il 23 febbraio, ha organizzato all’Auditorium Versace del Cedir di Reggio Calabria, un momento di incontro con la comunità ucraina reggina e di raccolta di beni di prima necessità per la popolazione ucraina colpita dalle guerra.

Il Comitato opera da un anno su iniziativa del centro Comunitario Agape ed è composto dalle parrocchie del Crocifisso,di sant’Agostino,della Chiesa degli Ottimati, dall’associazione Ulysses, dal Banco Alimentare, dalla coop Demetra, dai Medici del Mondo, dai Patronato della Cigl e della Cisl e dalla compagnia Teatrale Scena Nuda.

Con il rientro della maggior parte dei profughi accolti si è conclusa l’attività del comitato per le madri ed i bambini dell’Ucraina che ha permesso di dare accoglienza e sostegno a circa  trenta nuclei familiari. Restano però gravi le condizioni di vita di chi vive in Ucraina sotto i continui bombardamenti, senza luce e acqua per la maggior parte della giornata e che hanno bisogno di aiuti umanitari.

 Il Comitato, inoltre, ha lanciato un appello alla città di Reggio Calabria, che ha già dimostrato sensibilità verso questa emergenza umanitaria  affinché possa ancora una volta compiere un gesto concreto di solidarietà donando  coperte, farmaci e cibo/scatolame a lunga scadenza. Settimanalmente prosegue infatti l’invio degli aiuti dei connazionali presenti sul territorio reggino in Ucraina con un pullman che parte dal centro di raccolta del Cedir.

Quanto raccolto potrà essere consegnato lo stesso 23 febbraio presso i locali dell’auditorium Versace, ai responsabili o fatto pervenire alle associazioni aderenti il Comitato. Nel corso dell’iniziativa la rete di associazioni, riunite nel Comitato, farà un bilancio dell’attività svolta e consegnerà ad una delegazione di ucraine il frutto della raccolta avviata. La guerra che ha colpito il popolo ucraino ha causato un’infinità di morti, rappresenta una delle tragedie degli ultimi tempi, per cui si teme un inasprirsi del conflitto.

Le truppe che spingono ai confini incutono paura e allertano le città di frontiera su possibili invasioni, è questo il racconto di numerosi testimoni e dei parenti di tanti ucraini residenti in Italia.Il Comitato invita a supportare per quanto possibile la raccolta di coperte, farmaci e cibo/scatolame, necessari per poter sostenere gli aiuti e gli interventi per questa emergenza. (rrc)

 

Successo per il Forum Famiglie ferite ed educazione dei figli del Centro Agape e Associazioni familiari

Nei giorni scorsi, a Reggio, nella sala conferenze della Chiesa del crocifisso, si è svolto il Forum Famiglie ferite ed educazione dei figli – Sfide per la Chiesa e le Associazioni promosso dal Forum Provinciale delle Associazione Familiari, dal Centro Comunitario Agape e dalla Parrocchia.

Nel suo saluto, don Marco Scordo ha ricordato l’impegno della parrocchia che ospita da anni il Consultorio Diocesano richiamando la necessità di pensare a nuove strategie pastorali che aiutino le famiglie ad aggregarsi, a socializzare, arricchendo la partecipazione alla messa domenicale con  altri momenti d’incontro conviviali

Giuliano Quattrone, direttore della testata NeM-nessuno escluso Mai,  ha moderato l’incontro che ha registrato i diversi interventi con i quali ci si è interrogati in particolare su come possono essere accompagnati giovani, coppie e famiglie verso un percorso di una vera e propria Educazione all’amore che porti loro ad incarnare la cultura dell’amore scardinando la cultura dell’io. Su come intervenire sulle coppie in crisi per contrastare il dilagante fenomeno delle separazioni, dei divorzi e delle conflittualità che vedono soprattutto i figli vittime di questi fallimenti.

Per Leonardo Trione, consulente e mediatore familiare, uno dei massimi esperti nazionali  nel campo autore di diverse pubblicazioni, le famiglie che fanno fatica si sentono sole e senza punti di riferimento, bisogna pertanto cercare di intercettarle, ascoltarle e accompagnarle. Mancano infatti o sono sporadici i supporti alla genitorialità e se la coppia è fragile si giunge presto alla separazione.

Nell’esperienza della comunità dell’alleanza della sua Diocesi si cercato di fare rete con le parrocchie e le associazioni e con tutte gli enti e le agenzie che si occupano di promuovere la famiglia attraverso iniziative di evangelizzazione e di formazione. La Chiesa in tutte le sue articolazioni ha un ruolo importante per ascoltare, accompagnare e sostenere le diverse fragilità e gli operatori pastorali che si occupano della preparazione al matrimonio devono avere una formazione mirata che li aiuti a leggere i cambiamenti della famiglia e acquisire strumenti idonei per intervenire. 

Diversi gli interventi dei soggetti locali, la famiglia Riso del Forum delle associazioni familiari ha posto l’accento sulla grave crisi che vive la famiglia nel nostro territorio con una incidenza delle separazioni che colpisce il 50% delle coppie e di quanto lavoro bisogna fare per cercare di contrastare il fenomeno almeno per  alleviare le conseguenze sulla vita dei figli, attività che il Forum tenta di fare attraverso le varie associazioni aderenti.

Per la famiglia Marino di Agape è importante per tutte le coppie l’associazionismo familiare come opportunità di condivisione di percorsi di crescita e di mutuo aiuto.

Don Mimmo Cartella, assistente dell’ufficio pastorale della famiglia, «è importante valorizzare i corsi di preparazione al matrimonio che non possono essere puri adempimenti senza registrare per le coppie una continuità nella partecipazione alla vita della Chiesa ed ha confermato l’attenzione con la quale il Vescovo segue il progetto pastorale per la promozione ed il sostegno della famiglia».

Don Nino Iachino, citando le esperienze delle comunità e dei servizi per le donne in difficoltà, le parrocchie devono essere più vicine a queste opere-segno nate nella chiesa locale.

Piergiuseppe Marcelli, presidente del Consultorio Diocesano, ha raccontato il servizio che da decenni svolge di ascolto e di accompagnamento delle coppi, attività che s’intende rilanciare mettendola a disposizione di tutta la rete ecclesiale e civile.               

Giusi Nuri, Presidente della Coop Soleinsieme, che attraverso il lavoro segue diverse donne che provengono da situazioni di sofferenza e di fragilità, è importante che chiesa, associazioni facciano rete coinvolgendo anche gli Enti pubblici e per questi motivi si sta cercando di promuovere un protocollo di collaborazione tra diversi soggetti con la finalità di accompagnare le madri sole con figli minori

Concludendo i lavori, Mario Nasone, presidente di Agape, ha affermato che «di fronte alla gravità di queste sfide serve alzare l’asticella degli impegni da parte di tutta la comunità ecclesiale ma anche di quella civile, attivando delle vere e proprie antenne in tutto il territorio di soggetti in grado di intercettare i disagi delle famiglie ferite e per questo servirebbero investimenti soprattutto in formazione e in servizi di ascolto e di accompagnamento». (rrc)

Al via bando per Servizio Civile del Centro Agape e MoVi

Al via il bando per il servizio civile del Centro Comunitario Agape, Coop. Sole Insieme e l’Associazione Arte Insieme, destinato a 12 ragazzi di età compresi tra i 18 e i 29 anni.

All’interno dei progetti promossi dal Mo.V.I. (Movimento di volontariato Italiano) in diverse regioni, è stato approvato il progetto Reggio Solidale, che avrà come destinatari donne vittime di violenza, famiglie in difficoltà, minori e persone con disabilità. Il progetto è inserito nel bando e pubblicato sul sito del Dipartimento Politiche Giovanili e Servizio Civile Universale politichegiovanili.gov.it.

Sono molti i giovani che desiderano avere delle opportunità per impegnarsi in attività di solidarietà e di cittadinanza attiva e mettersi in gioco in esperienze in grado di farli crescere come soggetti attivi e protagonisti della loro vita. Il servizio civile è una sorta di palestra dove i giovani per dodici mesi, a contatto con realtà di sofferenza e disagio possono allenarsi alla vita sperimentando i valori della solidarietà e della partecipazione attiva.

Per il mondo giovanile segnato dagli effetti del covid è questa una delle poche opportunità per uscire dall’isolamento che hanno vissuto e sperimentare una dimensione sociale contribuendo inoltre a promuovere inclusione, uguaglianza, migliorando il tenore di vita dei soggetti più svantaggiati in modo che nessuno venga lasciato indietro. il progetto di servizio civile Reggio Solidale vuole dare delle risposte ad alcune  situazioni di fragilità  purtroppo in aumento con la pandemia e la crisi economica, in particolare di persone con disabilità e di donne che si ritrovano a vivere la loro esperienza di madri in solitudine, senza un compagno accanto, perché ragazze madri o vittime di violenza o perché reduci da separazioni conflittuali particolarmente difficili da affrontare quando non si dispone di una autonomia economica e di una rete di sostegno.  

I volontari collaboreranno ad alcune delle attività promosse dalle associazioni coinvolte all’interno dei diversi centri operativi svolgeranno attività di ascolto, sostegno morale e materiale. Per gli interessati i riferimenti, Reggio Solidale 2023 segr.agape@gmail.com tel.0965/894706.

Codice Sede 153426 (Centro Comunitario Agape 8 posti)

Codice Sede 153485(Cooperativa Sole insieme due posti)

Codice Sede 209936 (Art insieme due posti)

codice progetto: PTCSU0007922014048NMTX. (rrc)