VERTENZA CALABRIA, SPOSATO (CGIL) DÀ
LA SVEGLIA AI PARLAMENTARI CALABRESI

di ANGELO SPOSATO  – Si è svolto l’incontro alla cittadella regionale per le vertenze dei 4000 lavoratori e lavoratrici impegnati nei tirocini di inclusione sociale della Calabria e i mille lavoratori e lavoratrici di Abramo. Con un occhio a quello che sta accadendo a Cutro per la vertenza della centrale a biomasse, del precariato calabrese, degli investimenti.

Vertenze che non posso essere gestite senza una assunzione di responsabilità dell’intera classe dirigente e politica calabrese. In queste ore ci adopereremo con la Prefettura di Catanzaro affinché si possa svolgere un tavolo alla presenza dell’Anci e dei parlamentari calabresi di maggioranza e opposizione perché le due vertenze richiamate devono trovare risposte dal governo e dalle partecipate nazionali.

Un incontro preparatorio a quelli che abbiamo chiesto al Presidente della giunta con il governo ed i ministeri competenti attraverso un apposito tavolo di crisi. Auspichiamo un ruolo attivo della deputazione parlamentare calabrese che ad oggi, sia dalla maggioranza che dall’opposizione, in queste ore non ha mostrato quel giusto interesse a sostegno di migliaia di lavoratori presenti anche nei loro territori di appartenenza. Questo è un fatto che va recuperato al più presto con il giusto impegno nelle prossime settimane prima che si arrivi ai correttivi nel decreto comunemente detto milleproroghe.
Chiediamo un impegno straordinario a tutta la deputazione parlamentare calabrese a sostegno della vertenza Calabria e per le vertenze che si apriranno nelle prossime settimane, così come avvenuto in Consiglio regionale con la risoluzione unitaria di maggioranza e opposizione. Sarà un periodo complesso per la nostra regione sotto il profilo sociale ed occupazionale. La Calabria sta invecchiando velocemente, rischia la desertificazione economica, demografica, con punte alte di emigrazione soprattutto giovanile ed indice di natalità pari allo zero.
Non ci si può permettere di perdere un solo posto di lavoro ed occorre puntare sugli investimenti. Occorre fare attenzione sugli investimenti previsti dal Pnrr e dal fondo di coesione, ultima chiamata per la Calabria. Serve un tavolo di crisi nazionale su alcune vertenze ed una cabina di regia per il monitoraggio degli investimenti con protocolli di tracciabilità che possano favorire la contrattazione d’anticipo sulla qualità della gestione e dell’occupazione.
Occorre altresì, che in taluni casi, li dove sono previsti investimenti privati di una certa qualità e dimensione, dotati di certificazione di compatibilità ambientale e sanitaria, le classi dirigenti, le istituzioni e la politica territoriale assurgono un ruolo alto di responsabilità e competenza, onde evitare atteggiamenti dilatori, ostativi e respingimenti preventivi dettati dalla contingenza elettorale o da interessi corporativi. Auspichiamo, nel rispetto di ruoli e funzioni che ognuno faccia la propria parte. Fino ad ora non è stato così. Il silenzio dei parlamentari sulle vertenze che riguardano migliaia di lavoratori calabresi in queste ultime ore ci preoccupa fortemente.

CALABRIA, TROPPI INFORTUNI SU LAVORO
SOLO NEL 2022 CE NE SONO STATI 7.575

di FRANCESCO CANGEMIIn Calabria ci sono troppi infortuni sul lavoro. Nel 2022 sono stati 10.270 e, di questi, 7.575 sono avvenuti nell’Industria e nei Servizi, 1691 in Sanità e Assistenza sanitaria sociale, 596 in Agricoltura, 2.099 per conto tra i dipendenti statali. Per quanto riguarda le malattie professionali nel 2022 quelle denunciate sono state 2148, di cui 1737 in Industria e Servizi, 76 in Sanità e Assistenza sanitaria sociale, 383 in Agricoltura, 27 tra i dipendenti statali.

I dati sono contenuti nel report d’indagine frutto della conclusione del progetto “Informare, prevenire, salvaguardare”, sottoscritto a febbraio 2019 da Inail, direzione regionale Calabria, e Inca, Istituto nazionale confederale di assistenza della Cgil Calabria, presentato a Catanzaro.

All’iniziativa hanno preso parte Angelo Sposato, segretario generale Cgil Calabria, Vincenzo Amaddeo, direttore regionale vicario Inail, Giovanni Aristippo, coordinatore regionale patronato Inca, Fabio Manca, consulente medico patronato Inca nazionale, Sonia Romeo, sovrintendente sanitaria regionale Inail, Sara Palazzoli, presidenza patronato Inca nazionale.

I dati rilevati nel report del progetto fanno riferimento al 2018, in base alla sottoscrizione del protocollo. La loro raccolta ed elaborazione, avvenuta tramite la somministrazione di questionari in forma anonima tra medici, infermieri, tecnici, operatori socio-sanitari, amministrativi e addetti alla pulizia in ambito sanitario, è stata resa più complessa dall’avvento del Covid.

Dal report emerge con forza un insieme di problemi legati alle carenze strutturali e all’organizzazione del lavoro, in termini di carichi e ritmi, con impatti negativi sulla qualità della vita anche se non percepita come strettamente legata alla situazione lavorativa.

Il settore si caratterizza per un’elevata presenza di problemi muscolo-scheletrici così come un’incidenza significativa di personale con una ridotta idoneità. Per quanto riguarda l’età, emergono delle specificità dovute alle differenti classi. Per i più anziani, oltre alle problematiche legate alla naturale senescenza, emergono problemi di salute legati alla maggiore esposizione temporale ai rischi sul lavoro, con una diffusione di patologie muscolo-scheletriche che interessa in alcuni casi più della metà del campione oltre i 54 anni. A questi problemi si aggiungono quelli di ordine psico-sociale determinati sia dall’organizzazione del lavoro che dalle tensioni dovute alle relazioni con i pazienti e i loro familiari.

Nel complesso, i rischi per la salute e la sicurezza secondo i lavoratori sono dovuti innanzitutto alle carenze strutturali e all’organizzazione del lavoro, in termini di personale mancante, carichi e ritmi intensi.

Un problema particolarmente rilevante che si identifica anche a livello nazionale è rappresentato dalla differenza percentuale tra il numero di malattie professionali denunciate e quelle effettivamente riconosciute (anche se il comparto sanità rappresenta numeri relativamente migliori rispetto ad altri); tale dato poi incrociato con quello degli effettivi disturbi rilevati dall’ indagine, per quanto inficiati dall’età relativamente elevata del campione esaminato, rileva come oltre una difficoltà nella denuncia o possibile correlazione dei disturbi con l’attività lavorativa svolta, vi sia obiettivamente un valutazione per noi sottostimata da parte delle strutture deputate al riconoscimento.

Tale affermazione verrebbe corroborata dalla differenza che raggiunge quasi il 50% di riconoscimenti (anche se differenti) tra malattie professionali e cause di servizio.

In generale, come mostra anche la poca conoscenza delle procedure per la sicurezza in caso di puntura di ago, sembra esserci una minore attenzione al tema degli infortuni e una scarsa cultura della prevenzione per le malattie professionali.

«Questo progetto – ha sottolineato Vincenzo Amaddeo, Direttore regionale vicario Inail Calabria -rappresenta il proposito dell’Inail, la costruzione di una cultura della prevenzione e la costruzione di una rete di rapporti, come quello con il patronato, per agire sinergicamente».

Per il segretario generale Cgil Calabria Angelo Sposato dal rapporto del lavoro congiunto tra Inca e Inail emerge «un quadro allarmante sulla salute nei luoghi di lavoro. La nostra è una regione vecchia e malata, che perde migliaia di giovani all’anno e dove l’età media nel lavoro pubblico è di dieci anni in più della media europea. Il blocco del turn over e delle assunzioni nella pubblica amministrazione, l’allungamento dell’età pensionistica, la precarietà del lavoro sempre più povero, la fuga dei giovani sono temi esiziali per il Sud. Aumentano le paure e le incertezze, gli stati emotivi, cause di ansia e depressione che accrescono in modo esponenziale le patologie professionali. Il tema delle malattie professionali e degli infortuni sul lavoro aumentano per tutti questi fattori. Serve un grande investimento sulla sicurezza del lavoro e sulla tutela individuale della salute».

Ad illustrare i numeri del report il coordinatore regionale patronato Inca Calabria Giovanni Aristippo che ha sottolineato come ci sia in Calabria poca consapevolezza sulla correlazione tra malattie professionali e ambiente di lavoro. «Tutti i settori necessitano del nostro impegno e della nostra organizzazione – ha affermato Sara Palazzoli, Presidenza patronato Inca nazionale – molto c’è da fare sull’emersione e il riconoscimento del danno da lavoro. Ecco perché spingeremo per fare formazione sui rischi legati al lavoro ai lavoratori». (fc)

Gesmundo, Sposato e Mannino (Cgil): Scippo risorse un’azione piratesca ai danni di due regioni

In una nota congiunta il segretario confederale della Cgil nazionale Pino Gesmundo ei segretari generali della Cgil Calabria e della Cgil Sicilia, Angelo Sposato e Alfio Mannino, hanno denunciato come «pur di raschiare il barile, visto che le risorse vere per il Ponte sono pochissime e quelle certe si fermano a 780 milioni per il 2024, giusto per mettere qualche prima pietra a fini elettorali per le Europee, viene compiuta un “azione piratesca” ai danni di due Regioni, la Calabria e la Sicilia, sottraendo loro una quantità immensa di risorse europee che dovrebbero essere destinate a colmare il divario socioeconomico e superare gli squilibri territoriali».

«Mentre tutte le analisi, a partire da quella della Svimez – hanno evidenziato – confermano che senza l’utilizzo massiccia di risorse aggiuntive il Mezzogiorno rischiando la più cruda recessione, vengono sottratti alla Sicilia e alla Calabria 1.600 milioni del Fondo di Sviluppo e Coesione per dirottarli sul Ponte dello Stretto. Proprio come nel gioco delle tre carte il ministro Salvini fa apparire e scomparire, a suo piacimento, le risorse».

Il tutto – hanno proseguito – senza una discussione di merito che investa le due istituzioni interessate e i Consigli regionali, che su un aspetto di tale importanza non possono restare silenti o, peggio, essere esautorati, e lo stesso Partenariato economico-sociale». Mannino ha specificato che «la stessa Giunta regionale Siciliana, che in un primo tempo si era resa disponibile ad utilizzare un miliardo di sue risorse del FSC 2021-2027, ha revocato polemicamente questa sua disponibilità».

«Il Mezzogiorno – ha ribadito Gesmundo– ha necessità di modernizzare le sue infrastrutture ferroviarie e stradali, oggi in pessime condizioni, con linee ferroviarie a binario unico, non elettrificate e tanto meno messe in sicurezza e l’alta velocità che si ferma a Salerno. Occorre inoltre, come si dimostra l’ultimo tragico incidente a Thurio di Corigliano Rossano, garantire la sicurezza dei lavoratori delle ferrovie e dei cittadini».

Sposato ha aggiunto che «servirebbero parole chiare per quanto concerne una delle priorità ferroviaria strategica del Sud, la Salerno-Reggio Calabria, che rischia di fermarsi a Rovagnano, e conoscere le reali intenzioni del Governo nazionale relativamente all’utilizzo dei 9.400 milioni messi a disposizione dal piano complementare per la realizzazione dei lotti successivi. Come occorrerebbero impegni precisi e vincolanti anche per quanto riguarda la realizzazione della Statale 106, la fantomatica ‘strada della morte’, impraticabile e pericolosa lungo l’intero asse jonico della Calabria orientale, priva ad oggi di una moderna arteria autostradale».

«Continuiamo ad assistere alla sostanziale incapacità di utilizzare i finanziamenti europei e a definanziamenti, come per la Roma-Pescara, la Palermo-Messina e la Bari-Napoli, e come quelli relativi alle opere di messa in sicurezza del sistema di gestione del traffico ferroviario (ERTMS). La posta in gioco – hanno concluso i segretari della Cgil – è troppo alta per il Mezzogiorno, chiediamo che le risorse del Pnrr, al di là dei continui proclami, siano effettivamente utilizzate aprendo i cantieri e dando inizio ai lavori». (rrm)

Cgil e Uil in Piazza a Catanzaro, Cosenza e Reggio contro la legge di bilancio

Domani Cgil e Uil saranno in piazza a Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria per protestare contro la proposta di Legge di Bilancio e le politiche economiche e sociali del Governo.

Quella del Governo Nazionale è una manovra che non prende in alcuna considerazione il rinnovo dei Ccnl del settore privato e dei vari comparti produttivi, da tempo scaduti e con gravi conseguenze disincentivanti rispetto al  ruolo e funzioni della Contrattazione di Secondo Livello, quindi  alcun rimedio per fronteggiare l’inflazione crescente che ha ridotto la capacità d’acquisto dei salari e allo stesso tempo nessun intervento per  l’adeguamento perequativo sulle pensioni.

Una manovra che non guarda al futuro del Paese e che nella nostra regione, rispetto alla carenza di fondi  per le istituzioni locali, contribuisce   ad  un ulteriore  indebolimento dei servizi pubblici locali, non garantendo  fondamentali diritti di cittadinanza e infrastrutture materiali e immateriali che in definitiva non rendono  la Calabria attrattiva rispetto anche  ad investimenti produttivi privati, al netto dell’assenza del sostegno pubblico in favore di sviluppo e politiche industriali.

Risultano assenti i finanziamenti necessari a migliorare, innovare e rendere efficienti i servizi pubblici e sostenere le attività produttive e favorire così un  serio Piano Occupazionale Regionale che freni la forte emigrazione dei giovani calabresi, favorisca la stabilizzazione del precariato storico e offra  concrete opportunità lavorative agli espulsi dal mercato del lavoro regionale.

Così come insufficiente risulta il finanziamento sulla Sanità che in Calabria  si aggiunge alle politiche austere del Piano di Rientro, confermando  le criticità rispetto alle  necessità del reclutamento di personale indispensabile a garantire il diritto alla salute dei calabresi, con la diminuzione dei tempi  per le liste d’attesa, frenando la mobilità passiva sanitaria  e non consentendo anche alla nostra Regione il miglioramento della medicina territoriale prevista dai Fondi del Pnrr, risultanti ridimensionati da tagli indiscriminati.

Alcune Regioni del Mezzogiorno e tra queste  la Calabria, il 1° Dicembre sciopereranno per  fare sentire la voce della protesta, per l’assenza di interventi in favore del Sud del Paese che non risulta essere nell’agenda dei provvedimenti del Governo e anzi alcuni di questi   aggiungono problemi a quelli storici e strutturali, in particolar modo della nostra Regione e non tengono in alcuna considerazione le rivendicazioni contenute nelle Piattaforme sindacali  “Vertenza Calabria”, “Piano per Il Lavoro” e fanno presagire per un pericoloso arretramento economico e sociale, contro il quale sentiamo di dover rispondere con azioni di protesta e mobilitazione a partire dall’appello ad una massiccia  adesione, di tutti i Lavoratori Calabresi, allo  Sciopero di venerdì 1° dicembre e alla partecipazione, nella stessa giornata, alle previste Manifestazioni di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria.

Anche in Calabria non passerà l’intimidazione del Governo indirizzata ad impedire o limitare un diritto costituzionale quale lo sciopero.

Nella nostra regione si aggrava la sofferenza, il disagio sociale ed economico, un malessere profondo che, come nel resto del Paese, merita una lotta serrata che, in Calabria,  continuerà anche dopo l’1 Dicembre  con una crescente protesta  promossa dal Sindacato che continuerà a mobilitare  lavoratrici, lavoratori, pensionate/i, cittadini e giovani. (rcz)

Domani lo sciopero: I presidi di Cgil e Uil a Reggio, Catanzaro e Cosenza

Domani, dalle ore 10, davanti alle Prefetture di Catanzaro, Cosenza e Reggio Calabria partirà lo sciopero indetto da Cgil e Uil.

Insieme a loro, in piazza, lavoratrici a i lavoratori dipendenti di tutti i comparti del pubblico impiego, Istruzione,Università e Ricerca, trasporti, Sanità pubblica e privata, Terzo Settore, le Poste, nonché i dipendenti dei consorzi di bonifica e delle aziende in appalto dei suddetti siti e luoghi di lavoro (per esempio ristorazione collettiva, mensa scolastica ed aziendali, vigilanza e guardiania, polizia e multiservizi, compreso l’igiene ambientale) «a sostegno di un’altra politica economica, sociale e contrattuale, che non solo è possibile, ma necessaria e urgente».

Adesso Basta è il titolo della manifestazione per aumentare stipendi e pensioni; rinnovare i contratti nazionali rafforzando il potere d’acquisto e detassando gli aumenti; abbattere i divari che colpiscono le donne; combattere l’evasione fiscale: basta sanatorie, basta condoni e basta premiare settori economici che presentano una propensione all’evasione fino al 70%; indicizzazione automatica all’inflazione delle detrazioni da lavoro e da pensione; promuovere un fisco progressivo: no alla Flat tax; riportare all’interno della base imponibile Irpef tutti i redditi oggi esclusi e tassati separatamente con aliquote più basse; tassare gli extraprofitti e le grandi ricchezze.

E, ancora, favorire il lavoro stabile a tempo indeterminato; cancellare la precarietà; introdurre una pensione contributiva di garanzia; garantire il diritto allo studio attraverso investimenti per servizi, alloggi e borse di studio; approvare una vera riforma delle pensioni, che superi la legge Monti-Fornero; garantire la piena tutela del potere d’acquisto delle pensioni in essere.

Difendere e rilanciare il servizio sanitario nazionale anche aumentando i livelli salariali; approvare un piano straordinario di assunzioni nella sanità e in tutti i settori pubblici e della conoscenza; finanziare le leggi su non autosufficienza e disabilità; aumentare le risorse per il trasporto pubblico locale; rifinanziare il fondo sostegno agli affitti; investire in salute e sicurezza: «basta morti sul lavoro», ribadiscono i sindacati, continuando a illustrare ciò di cui ha bisogno il Paese: «Abbandonare la politica securitaria a partire dalla cancellazione della legge Bossi-Fini e di tutti i recenti provvedimenti in materia di immigrazione e definire nuove politiche di accoglienza e integrazione dei cittadini migranti».

«Serve una nuova strategia e un nuovo intervento pubblico – concludono i sindacati – per affrontare le crisi vecchie e nuove, puntare sulla transizione ambientale ed energetica, riconvertire e innovare il nostro sistema produttivo governando i processi di digitalizzazione, difendere e incrementare la qualità e la quantità dell’occupazione a partire dal Mezzogiorno».

«Quando in una democrazia i lavoratori, pensionati, giovani, con il loro lavoro e la loro pensione non riescono più a sostenere la propria famiglia e a garantire la vita quotidiana, i diritti all’istruzione ai figli ed il diritto alla salute e alle cure, si è rotto qualcosa nel patto cittadini istituzioni. Un sindacato vero, se le istanze e le proposte fatte per migliorare le condizioni di vita di chi rappresenta non si realizzano e nemmeno vengono considerate, dinnanzi a questo peggioramento va in piazza e sciopera. Non servono altre spiegazioni», ha dichiarato Angelo Sposato, segretario generale di Cgil Calabria nel corso dell’attivo unitario di Cgil Uil Crotone.

«La precettazione del ministro Salvini riguarda il solo settore dei trasporti. Lavoratrici e lavoratori rischiano provvedimenti amministrativi se non penali. È un atto intimidatorio tanto più grave se arriva da chi dovrebbe rappresentare il Paese, come nel caso del ministro Salvini», ha dichiarato Pierpaolo Biombardieri, segretario nazionale di Uil a L’Aria che tira su La7.

«Ma chiariamo una cosa: non c’è nessuna resa – ha ribadito –. Domani scenderemo in piazza, nel pieno rispetto delle regole, per sostenere un’idea, un sogno di un Paese migliore, decisi a far cambiare idea al Governo!». (rcz)

Sunia-Cgil, Mimmo Lucano primo firmatario della petizione popolare per il diritto all’abitare

«La casa continua ad essere un’emergenza irrisolta, occorrono interventi strutturali per riqualificare il patrimonio e rilanciare il mercato della locazione a canoni sostenibili. Le famiglie, gli studenti e i lavoratori fuori sede, i giovani, i pensionati, i migranti, da anni attendono politiche abitative in grado di dare non solo una risposta, ma anche un luogo sicuro in cui vivere e costruire il futuro. Per queste ragioni il Sunia nazionale, con il pieno sostegno della Cgil, ha lanciato una petizione. Una campagna per la casa che è già partita in tutti i territori della Calabria ed ha registrato un’importante adesione, quella di Mimmo Lucano». Lo affermano il Segretario Generale Cgil Calabria Angelo Sposato, e il Segretario Generale Sunia Cgil Calabria Francesco Alì.

Ad illustrare le motivazioni della petizione all’ex sindaco di Riace è stato, durante i lavori dell’esecutivo della Cgil Calabria tenutosi proprio nel borgo, Francesco Alì che ha aperto poi alle firme. I primi ad aderire sono stati Sposato e Lucano, seguiti dai Segretari Generali delle categorie regionali e delle Camere del lavoro territoriali della Cgil.

«A fronte di un disagio abitativo così forte e così in crescita, nella manovra presentata dal governo Meloni non c’è neppure un euro destinato agli affitti – afferma Stefano Chiappelli, Segretario Generale del Sunia nazionale -. Non sono stati rifinanziati i fondi nazionali di sostegno agli affitti e alla morosità incolpevole, neppure un centesimo per l’edilizia pubblica. L’attesa per l’assegnazione di un alloggio popolare per un nucleo familiare a basso reddito in molti casi supera i 10 anni. Servono almeno 600 mila alloggi di edilizia residenziale pubblica partendo dalla riqualificazione, dal recupero del patrimonio sfitto e non utilizzato e a consumo zero di suolo, tra i quali gli alloggi di edilizia pubblica sfitti che attendono risorse per essere ristrutturati e riassegnati alle famiglie in graduatoria (sono oltre 60 mila e ogni anno questo numero aumenta)».

Inoltre, spiega ancora Chiappelli, il 70 per cento di circa un milione di alloggi pubblici necessita di interventi strutturali e di efficientamento energetico. L’Istat ha certificato che circa due milioni e mezzo di famiglie non sono in condizioni di pagare l’affitto e le spese condominiali in quanto superano il 40 per cento del loro reddito. Servono almeno 60 mila alloggi pubblici per studenti a costi sostenibili per garantire il diritto allo studio. In ragione di ciò la petizione del Suniachiede: il rifinanziamento del fondo nazionale di sostegno all’affitto, nella misura di 900 milioni di euro e per la morosità incolpevole per evitare nuove ondate di sfratti; l’intervento strutturale, continuativo, sicuro e certo per ridurre il peso degli affitti e dei mutui sulla prima casa di residenza; un Piano Casa nazionale con finanziamenti statali e regionali, certi e continuativi, per aumentare il numero degli alloggi pubblici in grado di rispondere alle varie esigenze del Paese; una legge quadro nazionale di riordino degli Enti gestori di immobili pubblici per migliorare la gestione, i servizi e per garantire vivibilità e sicurezza; la programmazione e il finanziamento pluriennale delle ristrutturazioni degli alloggi pubblici sfitti per consentire la loro riassegnazione a tutte le categorie che vivono il disagio abitativo; la creazione di una Banca dati del riuso per gli immobili pubblici dismessi e la predisposizione di un piano di finanziamenti specifici per la loro riqualificazione ai fini abitativi per aumentare l’offerta di edilizia sociale; il rifinanziamento dei programmi di riqualificazione urbanistica, edilizia e sociale delle periferie; una regolamentazione nazionale degli affitti brevi dando la possibilità ai Comuni di definire, con regole certe, un tetto massimo di alloggi da poter affittare a breve termine e far rimettere sul mercato gli alloggi in affitto per i residenti garantendo contratti di locazione a lunga durata, impedendo così l’espulsione degli abitanti dai Comuni.

Per queste ragioni, per cambiare la proposta di legge di Bilancio e le politiche economiche e sociali fino ad ora messe in campo dal Governo ed a sostegno delle piattaforme sindacali unitarie presentate da Cgil e Uil, il Sunia sarà presente nel percorso comune di mobilitazione con scioperi che partiranno già dal 17 novembre. (rcz)

Manifestazione Cgil, Bevacqua e Iacucci: «Si costruisca l’alternativa alla destra in Italia e in Calabria»

«Non potevamo esentarci, come gruppo consiliare del Pd Calabria, di manifestare, nella giornata di ieri, al fianco della Cgil, delle lavoratrici e dei lavoratori, delle associazioni, per rivendicare il pieno riconoscimento dei diritti costituzionali».

Ad affermarlo sono il capogruppo del Pd a Palazzo Campanella Mimmo Bevacqua e il vicepresidente del Consiglio di minoranza Franco Iacucci.

«Una piazza gremita di gente proveniente da tutta Italia è un segnale inequivocabile per il governo – affermano ancora i due consiglieri dem – ma anche per una forza di opposizione come il Pd. L’alternativa al malgoverno delle destre, a Roma come in Calabria, si costruisce nelle piazze e partendo dall’applicazione dei principi costituzionali: salute, diritti, lavoro, ambiente. Al Pd spetta ora raccogliere l’onere di questa sfida e diventare punto di riferimento per tutte le forze politiche e sociali che vogliono costruire un Paese unito e solidale. Ciascuno con il proprio ruolo, senza commistioni tra partito e sindacato, ma con un confronto ampio e con le maggiori convergenze possibili».

«Si inizierà il prossimo 11 novembre, sempre a Roma, con l’iniziativa a difesa della sanità pubblica – concludono Bevacqua e Iacucci – un appuntamento decisivo per impedire ogni disegno di sanità privata e destinata a tutelare salute di pochi. Ci prepariamo con entusiasmo, conviti che la grande partecipazione a questo evento sarà linfa per riscoprire la vera anima del Pd e ricostruirne la vera identità». (rcs)

Verso “la via maestra” della Cgil: Domani la manifestazione a Roma

Domani a Roma è in programma La via maestra – Insieme per la Costituzione, la manifestazione nazionale di Cgil e da più di cento associazioni, che a loro volta raccolgono tantissime realtà della società civile.

Si sfilerà per le strade della Capitale per il lavoro, contro la precarietà, per il contrasto alla povertà, contro tutte le guerre e per la pace, per l’aumento dei salari e delle pensioni, per la sanità e la scuola pubblica, per la tutela dell’ambiente, per la difesa e l’attuazione della Costituzione contro l’autonomia differenziata e lo stravolgimento della nostra Repubblica parlamentare.

Previsti due cortei che partiranno alle ore 13.45 da Piazza della Repubblica e da Piazzale dei Partigiani per arrivare a Piazza San Giovanni, dove a partire dalle ore 15.15 inizieranno gli interventi dal palco. Alle ore 17.15 prenderà la parola il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, che chiuderà la manifestazione.

«La manifestazione del 7 ottobre è un punto di partenza per le successive mobilitazioni regionale e, quindi, una occasione per rilanciare la “Vertenza Calabria», ha sottolineato il segretario regionale Angelo Sposato, concentrandosi prima di tutto sui temi del Pnrr, dei fondi europei e degli investimenti nel corso dell’assemblea di Cgil Area Vasta Cz, Kr, VV svoltasi nei giorni scorsi.

«Per questo Governo, la Calabria è la Cenerentola d’Italia. Definanziamenti di opere strategiche che erano anche punto della Vertenza Calabria, disimpegni della partecipazione pubblica da investimenti strategici come, ad esempio, la centrale a idrogeno di Rossano, chiusura di 79 autonomie scolastiche dal 2024, situazione sanitaria devastante, Zes unica completamente inutile, a cui possiamo aggiungere la ripresa delle emigrazioni soprattutto dei giovani (la Calabria ne ha perso centomila in dieci anni), lo spopolamento e la denatalità, il sistema della competitività delle imprese a dir poco imbarazzante: il quadro che emerge per la Calabria è da allarme rosso».

«Il nostro Paese – ha spiegato Sposato – è in recessione e la Calabria rischia un declino irreversibile. Porteremo la Vertenza Calabria nelle piazze, saremo a Roma il 7 ottobre forti anche del consenso delle lavoratrici e dei lavoratori che in questi giorni stanno partecipando alle nostre assemblee e votando la piattaforma per dare al nostro Paese un nuovo orizzonte, per mettere al centro il lavoro dignitoso, contro lo sfruttamento e la precarietà, per la salute e sicurezza, per il futuro, per dare all’Italia un nuovo orizzonte ed una nuova via maestra».

Sposato, poi, punta il dito contro la Cnel – Consiglio nazionale dell’Economia e del Lavoro: «come volevasi dimostrare, ha archiviato la proposta del salario minimo orario legale».

«L’Italia rimane uno dei pochi paesi europei che non ha questo strumento di civiltà per combattere il lavoro sfruttato – ha continuato –precario, nero. È un atto ostile verso il Sud che perde i suoi giovani che vanno via perchè non trovano occupazione regolare e dignitosa. Il governo non può lavarsene le mani e domani sono rafforzate le motivazioni per scendere in piazza a Roma».

Per Enzo Scalese, segretario generale dell’Area Vasta, «è il momento della battaglia comune e quando più ampia possibile tra associazioni, movimenti, partiti, cittadini che parlano la stessa lingua: quella della rivendicazione dei diritti e dei valori costituzionali, e della lotta alle disuguaglianze sociali. Ripartiamo insieme dal 7 ottobre per rilanciare forte la mobilitazione anche in Calabria».

Alla mobilitazione, inoltre, parteciperà anche il Pd calabrese.

«Dopo le tante iniziative promosse durante le ultime settimane a sostegno della sanità pubblica e universalistica – viene spiegato in una nota – è più che doveroso per il gruppo Pd aderire alla manifestazione di Roma per il prossimo 7 ottobre, dove si sfilerà per le strade della Capitale  anche per il lavoro, contro la precarietà e per il contrasto alla povertà».

«Il gruppo del Pd in Consiglio regionale – ha spiegato Mimmo Bevacqua, consigliere regionale e capogruppo del Pd  – condivide in pieno le ragioni che portano alla manifestazione di sabato e annuncia la propria adesione e il proprio pieno sostegno. Non possiamo rimanere fermi davanti al disastro nazionale che sta determinando un costante impoverimento e adesso ha preso di mira anche la sanità pubblica. Chiediamo almeno un segnale immediato unendoci alla richiesta di diverse Regioni italiane: il governo trovi subito i 4 miliardi che sono indispensabili per far sopravvivere la sanità pubblica nel nostro Paese». (rrm)

Immigrazione, Cgil: «Calabria può essere modello di accoglienza. Confronto con Regione e sindaci»

La Cgil Calabria avvia una riflessione sulla migrazione e sulla Calabria che può essere un modello di accoglienza. «I numeri crescenti di sbarchi sulle coste calabresi e non solo richiedono interventi mirati e strutturati che non vadano a ledere i principi di solidarietà e accoglienza. È questo uno dei punti sollevati e discussi nell’ultimo incontro del Coordinamento regionale Politiche e Immigrazione convocato dalla Segretaria Cgil Calabria con delega all’Immigrazione Celeste Logiacco con la partecipazione del Segretario Generale Cgil Calabria Angelo Sposato», scrive l’organizzazione sindacale.

Dice ancora la Cgil: «Sulle politiche di immigrazione anche le regioni e i comuni possono avere un ruolo fondamentale. Occorre aprire un confronto istituzionale anche in Calabria con Regione, Sindaci, associazioni, per politiche di accoglienza ed integrazione. I modelli di Riace, Camini ed Acquaformosa, per citarne alcuni, indicano una strada che potrebbe essere diffusa in tutto il Paese. La Calabria può essere un nuovo modello di accoglienza e presto avvieremo una conferenza regionale sull’immigrazione per focalizzare analisi e proposte.
Il coordinamento si oppone fermamente al decreto che prevede il pagamento di una somma di poco meno di cinque mila euro da parte dei migranti per evitare di essere inseriti nei Cpr (Centri di permanenza per i rimpatri). Come Cgil abbiamo lanciato un appello “Contro il razzismo, per un’Italia accogliente” perché crediamo che per dare piena attuazione alla nostra Carta Costituzionale occorrano interventi profondi per rimuovere le cause di esclusione, di discriminazione e di separatezza a danno delle persone migranti. Condividiamo le parole di Papa Francesco secondo cui “chi rischia la vita in mare non invade, cerca accoglienza, cerca vita” e il fenomeno migratorio “non è un’urgenza momentanea, sempre buona per far divampare propagande allarmiste ma un processo che va governato con sapiente lungimiranza: con una responsabilità europea”».

«Il diritto alla mobilità va garantito, i centri di accoglienza sono in sofferenza, i numeri crescenti di migranti (anche più del doppio rispetto alla capacità delle strutture) non permettono di dare loro adeguate risposte e sostegno. È su questo che il governo dovrebbe lavorare, andando ad irrobustire la rete dell’accoglienza e non implementando quella legata ai rimpatri – scrive ancora il sindacato – Chiediamo un profondo processo di riforma della legislazione sull’immigrazione per superare il carattere punitivo e restrittivo che ha caratterizzato la nostra legislazione passata e presente (dalla Legge Bossi-Fini, ai tanti decreti legge che hanno ridotto progressivamente lo spazio dei diritti per le persone di origine straniera, alla mancata modifica della legge sull’acquisizione della cittadinanza italiana); investire in termini strutturali nel sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati, inserendolo stabilmente come servizio del sistema nazionale di welfare territoriale; garantire adeguati e strutturali canali di accesso legali per lavoro e per ricerca di lavoro, così come per chiedere protezione; investire su un processo di regolarizzazione che superi le limitazioni dei provvedimenti adottati in questi anni, consentendo a chi è già presente sul territorio nazionale di accedere ad una procedura di emersione stabile. Anche questi temi porteremo in piazza il 7 ottobre a Roma, nella grande manifestazione che vedrà la Cgil protestare insieme ad oltre cento realtà per la difesa della Costituzione e la sua reale e piena applicazione». (rcz)

Cgil, Cisl e Uil scrivono a Mattarella per salute e sicurezza nei luoghi di lavoro

Di MAURIZIO LANDINI, LUIGI SBARRA E PIERPAOLO BOMBARDIERI – Illustre Presidente, La ringraziamo, innanzitutto, per tutta l’attenzione che ha dedicato negli anni e che continua a dedicare ai temi del lavoro e soprattutto al dramma delle morti sul lavoro.

Gli ultimi episodi sono solo l’ennesimo segnale del dramma che migliaia di lavoratrici e lavoratori, migliaia di famiglie hanno vissuto negli ultimi anni. Le continue morti, l’incremento degli infortuni e di malattie professionali non sono numeri: ci consegnano la dura realtà di un Paese che non riesce a fare fino in fondo i conti con la cultura della prevenzione, con la garanzia della salute e della sicurezza in ogni luogo di lavoro.

Non si tratta solo di un problema culturale, c’è una logica di mercato spietata che considera la sicurezza un costo e non un investimento, incrementa sempre di più i ritmi di lavoro, la rapidità degli interventi, in uno scambio in cui il lavoro e la vita delle persone continuano ad essere l’agnello sacrificale.

Su queste tematiche abbiamo predisposto e presentato al Governo una specifica Piattaforma unitaria senza aver ricevuto adeguate risposte. È il momento di un’azione straordinaria corale per raggiungere l’obiettivo di zero morti sul lavoro.

Ma richiediamo un’attenzione straordinaria a tutte le Istituzioni attraverso tutte le leve di promozione della prevenzione e di controllo, al legislatore affinché presti più attenzione agli effetti di provvedimenti che sacrificano le regole in favore della semplificazione, al mondo imprenditoriale affinché si unisca in questa battaglia per la salute e sicurezza isolando quelle imprese che non garantiscono il rispetto della normativa.
Caro Presidente, ci rivolgiamo a Lei per condividere le preoccupazioni e illustrarLe le nostre proposte al fine di realizzare gli obiettivi che da tempo vogliamo raggiungere con lo scopo di ottenere la piena applicazione della nostra Costituzione. (ml, ls,pb)

[Maurizio Landini, Luigi Sbarra e Pierpaolo Bombardieri sono rispettivamente segretari nazionali di Cgil, Cisl e Uil]