Il Comitato Popolare Provinciale CS: No alla Città Unica

«No alla Città Unica». È quanto emerso nella riunione del Comitato Popolare Provinciale di Cosenza in cui si è discusso di «un argomento attenzionato e dibattuto da quasi un anno dall’opinione pubblica, cioè sull’attuazione della città unica».

«In qualità di cittadini calabresi e come membri del Comitato Provinciale cittadino – si legge in una nota – vogliamo esprimere anche il nostro parere visto che una eventuale messa in pratica di tale iniziativa, avrebbe moltissime ricadute sui cittadini. Dal momento che la progettualità della città unica non è ancora chiara, che i promotori non hanno ritenuto evidenziare in modo chiaro il progetto di fattibilità , il nostro Comitato si ritiene contrario alla nascita della città unica».

«Chiediamo il diritto di esprimere la nostra opinione al riguardo – prosegue la nota – attraverso un referendum vogliamo far sentire il nostro pensiero ed ascoltare quello degli altri. Ci domandiamo come saranno organizzati i quartieri, le periferie? Come penseranno di erogare i servizi, i tributi in Comuni con problematiche differenti?».

«Queste sono solo alcune delle domande che ci poniamo e che fino ad oggi – conclude la nota del Comitato – non hanno trovato risposte, e per le quali ne attendiamo da parte dei soggetti preposti». (rcs)

Il punto di Bianca Rende e del suo gruppo sulla Città Unica

di FRANCO BARTUCCIIl gruppo politico “Cosenza Cresce Insieme”, che fa capo alla consigliera e capogruppo comunale, Bianca Rende, che l’ha sostenuta alle ultime elezioni amministrative di Cosenza, si è riunito per trarre un bilancio sul loro operato all’interno di Palazzo dei Bruzi a tutela dello sviluppo della città e del suo territorio di appartenenza.  

Sentita la reazione introduttiva, curata dalla stessa Consigliera Bianca Rende, si è svolto un accurato dibattito, in cui i partecipanti hanno affrontato anzitutto il tema legato al disegno del consiglio regionale della città unica, concordando alla fine la stesura di un documento di sintesi sui temi affrontati, mettendo in rilievo che lo stesso Gruppo si è espresso per primi nel così detto “campo largo” a difendere le ragioni della Città unica, con la soddisfazione di vedere oggi convergere sulla stessa posizione critica costruttiva gli organismi e gli eletti del PD locale e regionale.

«Un risultato politico – si precisa nella nota – che si aggiunge ai risultati concreti raggiunti dalla nostra Lista civica come quello di essere stati determinanti nella elezione del Sindaco, al secondo turno; di avere difeso l’autonomia istituzionale del Consiglio comunale nella elezione del Collegio-revisori dei conti e di avere difeso le sue osservazioni e quelle della Corte dei conti per cui si è giunti, ora e finalmente, a un equilibrio di bilancio che consente di fare di più; di avere denunciato il prevedibile fallimento dell’Amaco; di esserci battuti per la sopravvivenza della Biblioteca civica; difeso i contribuenti nel rapporto con il concessionario per la riscossione dei tributi e proposto per primi modifiche in senso equitativo al regolamento, valorizzato i contatti e l’apporto del volontariato per l’assistenza agli ultimi;  introdotto il sorteggio casuale e democratico per gli scrutatori, mantenuto un rapporto preferenziale col Sindacato e le sue manifestazioni, per non parlare anche del lavoro diuturno di contatti personali e presenza sulla stampa e i media locali».

Un documento in cui non mancano i saluti e i ringraziamenti a coloro che, malgrado questi ragguardevoli risultati, «hanno fatto altre scelte distanti da una coerenza – si precisa nella nota – che abbiamo inteso e intendiamo rispettare. Per quanto ci riguarda, non possiamo permetterci il lusso del pessimismo e dobbiamo continuare a batterci, con serietà e autonomia, per tutta la durata di questa Consiliatura, per fronteggiare il declino della democrazia locale rispettando e onorando la fiducia degli elettori e sperando nel tempo più maturo che giungerà di combattere l’astensionismo di tanti elettori delusi da questa gestione della Repubblica e delle autonomie locali, per la scarsa qualità della classe dirigente».

Già in precedenza nei giorni scorsi la consigliera Bianca Rende era intervenuta favorevolmente sulla nuova posizione espressa dal Pd cosentino in merito la questione della Città unica aperta al confronto serio e responsabile, su quello che potrà essere il futuro dell’area urbana e dei suoi molti driver di sviluppo.

«A leggere le parole del direttivo di circolo, come quelle del suo segretario provinciale, sembra – è il pensiero di Bianca Rende – finalmente tramontata la stagione degli anatemi, sostituita da uno sforzo per centrare l’obiettivo e consentire una procedura più partecipata, senza la solita presunzione di fare camminare la società civile sotto gli ordini di un potere autocratico utilizzando le carte bollate a discapito della Politica. Il documento è un passo avanti verso la comunità altrimenti “invisibile” rendendola determinante con un referendum non solo consultivo, salva poi la competenza autonoma della Regione di prendere atto dei risultati e di modificare o meno la procedura finora seguita senza perdere di vista l’obiettivo prioritario di una crescita urbana e istituzionale nell’area».

«Finalmente acquisita la consapevolezza, almeno così sembra, che il ruolo dei grandi partiti democratici, liberali e socialisti – ha dichiarato ancora Bianca Rende – sia adesso quello di dialogare prima di decidere cogliendo “l’attimo fuggente”». 

«Penso sia il tempo che le parti non solo istituzionali, ma anche politiche si incontrino, per passare all’operatività di quel primo tavolo bypartisan, già costruito con l’iniziativa del gruppo che guido, agli albori del processo legislativo regionale. Senza enfasi o retorica, ma con la piena consapevolezza della responsabilità che ci investe, davanti ad una forte crisi della rappresentanza elettiva, penso che sia questo – ha concluso Bianca Rende – il tempo di spogliarsi degli interessi e logiche partitiche e dalla loro comprensibile ansia elettorale, per individuare insieme un percorso costituivo a tappe forzate, che rispetti i canoni della partecipazione e porti all’unanimità politica sul risultato da raggiungere, che rimane la costruzione di una più autorevole rappresentanza della città, per cui ciascuno possa trovare nuove condizioni indotte di benessere e nuove migliori opportunità di crescita e di lavoro».

Al di là delle analisi e delle discussioni in corso di svolgimento sul disegno di legge della “Città unica” che da più parti si interviene, resta da chiarire con urgenza, prima di compiere un aborto che costituirebbe una “piaga” insanabile per l’intero territorio e la società che vive in quell’area, di guardare con attenzione all’alta considerazione di inserire nel progetto il comune di Montalto Uffugo, in quanto ha nel suo territorio di Settimo tre punti chiave fondamentali per la nascita della “Grande Cosenza”, che sono: la stazione ferroviaria sul tracciato Cosenza/Paola/Sibari, parte integrande del nuovo corso disegnato per l’alta velocità Salerno/Reggio Calabria; il secondo svincolo autostradale a Nord di Cosenza; gli insediamenti strutturali su circa 80 ettari di terreno dell’Università della Calabria, previsti dal progetto Gregotti, per la quale sono stati previsti i due punti indicati in precedenza. A meno che non si ha interesse al suo completamento, che in tal caso la storia ne condannerebbe il comportamento di questa attuale classe politica che non ha riferimenti storici da tutelare.  (fb)                                                                                                        

LA FUSIONE PUÒ ESSERE L’OCCASIONE PER
CONTARE DI PIÙ E NON ESSERE “INVISIBILI”

di GREGORIO CORIGLIANOVolete voi che sia approvata la proposta di legge che prevede la istituzione di un nuovo comune derivante la fusione tra Cosenza, Rende e Castrolibero? Questo è il quesito referendario che verrà posto ai cittadini calabresi, a conclusione dell’iter previsto dalla legge per istituire nuovi comuni.

La prima commissione del Consiglio regionale ha approvato la risoluzione della proposta firmata da Pierluigi Caputo, Katya Gentile, Luciana de Francesco, Sabrina Mannarino, Pietro Molinaro, Pasqualina Straface, Giuseppe Graziano e Gianluca Gallo, tutti di centrodestra.

L’iter previsto per far nascere un nuovo comune dalla fusione dei tre centri che hanno per capofila la città di Cosenza fa passi avanti. Prevista anche la scelta del nome, alla quale devono concorrere i cittadini tra Cosenza, Nuova Cosenza e Cosenza-Rende-Castrolibero. Il referendum potrebbe avvenire entro l’anno, certo dopo le elezioni europee. Nonostante l’opposizione dei sindaci della città capoluogo e degli altri due destinati a sciogliersi, l’iter va avanti. È positivo o negativo lo scioglimento e la conseguente nascita di un nuovo Comune? I politici di centro sinistra lo giudicano negativo, quelli di centro destra, positivo. Almeno i rappresentanti istituzionali.

C’è chi parla di nuovo centralismo democratico della Regione, c’è chi sostiene che la fusione viene fatta per salvare Cosenza dai debiti e dalla insolvenza. Non c’è accordo, ma guerra. Si tenta, da un lato, di prendere tempo e di rinviare, dall’altro di accelerare. Non c’è molta esperienza, in Calabria, anche se di fusioni nel corso degli anni ce ne sono state, di rilevanti, almeno tre. La prima, quella storica, la fusione tra Sant’Eufemia, Sambiase e Nicastro patrocinata dal senatore lametino Arturo Perugini, che diede vita alla quarta città della Calabria, Lamezia Terme. Della quale, non subito, ma col passare del tempo, si è detto un gran bene.

Poi nacque, nel 2017, Casali del Manco, tra la fusione di Casole Bruzio, Pedace, Sera Pedace, Spezzano Piccolo e Trenta. Tutti insieme, quasi diecimila abitanti. L’anno successivo nacque Coro, dalla fusione tra Corigliano e Rossano. Non ci fu accordo nella scelta di un nuovo nome e la nuova città si chiamò Corigliano-Rossano. In totale 74 mila abitanti, il terzo della Regione. Sulla carta, le precedenti città, sono rimaste come frazione. Ovviamente, sia a Casali del Manco che a Rossano-Corigliano c’è, rispettivamente, un solo consiglio comunale ed un solo sindaco. Lamezia Terme, è nata nel 1968 e conta 8 mila abitanti. Anche qui, i tre precedenti comuni, sono rimasti come frazione di Lamezia.

Dalla quarta città della Calabria, se non ai primi tempi, non ci sono più lamentele degli amministratori e dei cittadini. La fusione è stata assorbita ed anche bene. Non c’è più contrarietà a Casali del Manco, se non iniziali individualismi. Non digerita proprio bene la fusione tra Rossano e Corigliano, divenuta, per numero di abitanti, la terza città della Calabria, dopo Reggio e Cosenza. E prima di Crotone, Catanzaro e Vibo Valentia. La fusione, al di là del metodo –per questo c’è contestazione per la nascita della “nuova” Cosenza – è sempre un fatto positivo perché nasce una entità amministrativa più forte. L’unione fa la forza, da sempre. Più si è più si conta, maggiori sono ( o dovrebbero essere) i finanziamenti. Anche in questo tempo di magra e pur in presenza dell’approvazione (in dirittura d’arrivo?) del progetto del leghista Calderoli che sta dividendo il Paese e che la maggioranza di oggi pare voglia portare avanti. Non tutti concordano sulle fusioni. Nessuno sostiene che c’è la diminuzione di Sindaci e di consiglieri comunali, quindi, di cadreghe o di (presunti) ruoli di comando.

La verità è che la nostra è, fondamentalmente, una regione individualista, dove, come diceva l’avvocato Agnelli, “la migliore società è quella costituita in numero dispari e tre son troppi”. In Calabria, però, c’è l’esperienza di un nuovo solo Comune, nato, per l’esultanza dei cittadini, con legge della Regione, dalla divisione tra Rosarno e la sua ex frazione, quella di San Ferdinando, divenuto comune autonomo nel 1977, dopo venti lunghi anni di battaglie, proposte di legge, scioperi, ammutinamenti, divisioni.

A distanza di cinquant’anni dall’autonomia, nella Piana di Gioia Tauro, si comincia ora a parlare di fusione, per contare di più e per non vivere la vita grama delle singole realtà comunali che, a stento, riescono a provvedere agli aumentati bisogni dei cittadini. E per fronteggiare le nuove incombenze del Porto, ecco che si parla di unire Rosarno, Gioia Tauro, San Ferdinando e, forse, Rizziconi, se non Laureana e Candidoni. Chi vivrà, vedrà. (gc)

L’OPINIONE / Orlandino Greco: La Grande Cosenza una manovra di palazzo sulla pelle dei cittadini

di ORLANDINO GRECO –  La Prima Commissione – Affari Istituzionali del Consiglio Regionale della Calabria ha approvato la proposta di legge sulla fusione dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero, unitamente alla bozza dei quesiti referendari. Una forzatura istituzionale, questa, che sta suscitando indignazione in tutta la Calabria e non solo.

Quella di ieri, infatti, atteso che la Regione non ha decretato uno studio di fattibilità terzo, imparziale e quindi condiviso con tutte le parti sociali ed istituzionali, è stata l’ennesima manovra di palazzo che dovrebbe sfociare, una volta approvato il deliberato in Consiglio Regionale, ad un decreto del presidente della Giunta in cui si fissi una data sul referendum per la città unica, sulla pelle dei cittadini dell’area urbana e di tutte le sue classi dirigenti.

Ricordo a me stesso, pertanto, che l’iter di un progetto di fusione dovrebbe provenire dai consigli comunali, i quali possono essere chiamati a decidere anche sulla spinta popolare, ma restano i consigli stessi a deliberare singolarmente sulla fusione.

Tutto ciò non solo non è avvenuto ma si cerca demagogicamente di scaricare la patata bollente ai cittadini con un referendum antidemocratico che, con il meccanismo proposto del quorum unico, non terrà conto della volontà popolare dei singoli comuni e resterà comunque consultivo.

La domanda, allora, sorge spontanea: dato che alcuni consiglieri regionali hanno così a cuore il parere dei cittadini dell’area urbana cosentina, perché non iniziare un dialogo costruttivo con i rappresentanti comunali votati da quegli stessi cittadini? Perché non consultare le tante professionalità dei territori, le associazioni di categoria o l’associazione nazionale sulle fusioni dei comuni? È ciò che d’altronde è già successo nel recente passato, basti pensare ai casi di Corigliano-Rossano o di Casali del Manco, dove quantomeno i consigli comunali di erano pronunciati a favore della fusione ed era stata rispettata una programmazione dal basso anche se molto scadente.

Purtroppo tocca registrare che ancora una volta, a fronte di tali legittimi interrogativi, l’unica argomentazione utilizzata contro chi, come me, vorrebbe discutere nel merito della vicenda, è quella inerente un’improbabile difesa di rendite di posizione personali. Questione risibile, almeno se si parla del sottoscritto, non solo perché la mia città mi ha dato l’onore di amministrarla già per oltre 25 anni ma perché la verità è che le rendite le vuole difendere proprio chi propina questa avventata legge di fusione, in previsione di nuove ricollocazioni istituzionali e partitiche e visto l’incerto futuro del quadro politico nazionale e locale. Non ho mai avuto paura del confronto nelle urne, lo dice la mia storia, quanto piuttosto dei provvedimenti che non mirano alla tutela del bene comune.

Sono tanti, purtroppo, i quesiti tecnici nei quali bisognerebbe entrare fino in fondo, affinché non saranno sempre i più indifesi a pagarne le conseguenze. Inoltre, ciò che resta intollerabile, è l’attentato alla democrazia perché si sta sovvertendo il principio ispiratore e legislativo delle fusioni.

Se a breve il Consiglio Regionale approvasse l’indizione del referendum, a queste condizioni, affronteremmo a settembre una consultazione elettorale paragonabile a quella avvenuta pochi giorni fa in Russia. Solo che qui non ci sarà Putin a tentare di decidere gli esiti, bensì qualche consigliere regionale, dalla modesta statura politica, insieme alla sua cerchia magica.

Altro che concretezza, alla faccia della democrazia! Io, come tanti, ero e sono pronto a dare battaglia politica in difesa della libertà dei cittadini e del rispetto delle istituzioni. Comune per comune, contrada per contrada, spiegheremo ai cittadini il pericolo che correremmo qualora avallassimo quello che sta diventando, di fatto, un centralismo regionale che rievoca il corporativismo medievale. (og)

[Orlandino Greco è sindaco di Castrolibero]

Il Consigliere Lo Schiavo: Con Città unica si crea un precedente pericoloso

Il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo ha evidenziato come con il metodo seguito per la fusione di Cosenza, Rende e Castrolibero, «si introduce infatti un precedente a mio avviso pericoloso che, in futuro, porterà i Comuni più grandi e politicamente meglio attrezzati a pensare di poter “annettere” altri territori con un semplice tratto di penna».

Lo Schiavo, infatti, non è contrario alla fusione «non nel merito della questione, in quanto sono tendenzialmente favorevole alla riorganizzazione degli enti locali (soprattutto di quelli interessati allo spopolamento), quanto nel metodo», ha spiegato a margine della seduta in Commissione Consiliare, che ha deliberato l’approvazione della Proposta di legge recante “Istituzione del nuovo Comune derivante dalla fusione dei Comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero”.

«A mio avviso – ha proseguito Lo Schiavo –, il procedimento propedeutico all’istituzione di nuovi Comuni attraverso referendum, andava disciplinato in maniera più organica, tenendo in debito conto l’opinione dei cittadini e dei rispettivi Consigli comunali».

«E non nascondo una certa preoccupazione – ha aggiunto – proprio per la tenuta delle regole sulle fusioni che oggi fanno capo ad una legge del 1983 estremamente scarna e non in grado di contemperare i diversi interessi in campo. Per questo motivo, nel maggio del 2023, ho presentato una Proposta di legge che mira a disciplinare meglio l’istituto del referendum consultivo».

«Un testo che prevede che le fusioni tra Comuni – ha spiegato – possano essere deliberate solo avendo ottenuto la maggioranza dei voti favorevoli in ciascuno dei comuni interessati. Ma l’obiettivo era soprattutto quello di coinvolgere il Consiglio regionale in un dibattito sulle regole democratiche che devono accompagnare i processi di fusione. Inutile dire che quella Proposta di legge è rimasta nel cassetto, non è mai arrivata nelle commissioni competenti e dunque su tali questioni il Consiglio non si è mai potuto esprimere compiutamente».

«Confermo, quindi – ha detto ancora – le mie perplessità sulla disciplina prevista per la fusione in esame, soprattutto per le conseguenze che questa potrebbe innescare a cascata in altri comuni calabresi. Si rischia un vulnus di democrazia che non sappiamo a cosa potrebbe portare».

«Ho espresso, pertanto – ha detto ancora – il voto contrario al provvedimento ribadendo la necessità di un adeguato ragionamento sulle regole del gioco, con il coinvolgimento di tutti gli interessi in campo e invitando tutti gli attori a dare uno sguardo alle esperienze di fusione e di unione che sono state realizzate in Italia e nel resto d’Europa».

«Contrariamente di quanto sta avvenendo in Calabria – ha concluso – i processi di fusione sono nati dal basso in maniera consapevole e responsabile». (rrc)

 

L’OPINIONE / Guido Greco: Castrolibero non pagherà i debiti di Cosenza

di GUIDO GRECO – C’è nell’aria, all’interno del territorio di Castrolibero, una sensazione forte di unione e spirito di aggregazione che porta, moltissimi cittadini, a combattere per un obiettivo comune: il no alla città unica fra Cosenza, Rende e Castrolibero.

Un’idea scellerata, messa su in modo approssimativo e senza una logica razionale che è tutto tranne che una visione politica che possa migliorare il quotidiano dei cittadini. La città unica non dovrà mai essere un’imposizione calata dall’alto da alcuni consiglieri regionali e in tal senso, c’è da dire anche, che non può esserci fusione senza un vero studio di fattibilità adeguato. Quello attuale è semplicemente un riferimento geografico che unisce sommariamente tre territori. Manca la verifica della compatibilità finanziaria; manca la verifica della compatibilità urbanistica; mancano le certezze per garantire a tutti i cittadini che che miglioreranno le loro condizioni.
Infatti, si possono fare tutti i ragionamenti possibili ma la volontà del popolo è sovrana, solo ad essi spetta la decisione di fondersi  con altri Comuni. Ecco perché, faccio appello a tutti i castroliberesi per firmare la legge che stabilisce che il sì definitivo alla fusione, avviene solo se il parere a favore alla città unica prevale singolarmente nei Comuni, altrimenti si blocca: così come stanno le cose, infatti, i voti provenienti da Castrolibero sarebbero inutili, in quanto, un Comune di 9000 abitanti rispetto ad un Comune di 66.000, come quello di Cosenza, non ha voce in capitolo nel computo totale dei voti.
La fusione completerà il suo iter solo se  prevarrà il sì, singolarmente in ogni Comune. In caso contrario, ci troveremmo davanti ad un atto dittatoriale e in un’ottica anticostituzionale che potrebbe essere un precedente pericoloso e distruttivo per un paese democratico come il nostro.
Il referendum, per questo, è l’unico modo per districare questo dedalo di riflessioni e decisioni: ogni Comune, in modo distinto, l’uno dall’altro, deve decidere in autonomia il proprio futuro. Castrolibero non si estingue sia chiaro. (gg)
[Guido Greco è capogruppo di Rinascita Civica]

GRANDE COSENZA: CITTÀ UNICA TRA DUBBI
E CRITICITÀ, SERVIRÀ LA PARTECIPAZIONE

di ORLANDINO GRECO – Il tema della città unica fra Cosenza, Rende e Castrolibero, è scottante e di grande importanza per tutti i cittadini che vengono catapultati, senza un percorso razionale, ad un cambiamento repentino del loro quotidiano.

Ritengo, per questo, che sia urgente informare tutti sul tema delle fusioni, in genere e sul caso di specie: cittadini, esercenti, imprese e associazioni di categoria. Il rischio, infatti, è la scontatezza ed il pressappochismo, con conseguente salto nel buio. L’argomento credo dovrebbe essere affrontato sotto due distinti profili, ossia quello politico e quello tecnico.

Dal punto di vista politico, la Regione sta procedendo con una serie di modifiche dell’iter legislativo per l’istituzione del nuovo comune che rischiano di innescare una guerra istituzionale e di creare un nuovo centralismo del Consiglio Regionale. Infatti, attraverso un’imboscata in Consiglio, in un solo colpo, la Regione ha modificato la legge istitutiva sulle fusioni, togliendo l’atto di impulso ai comuni e sottolineando che il referendum che deve essere propedeutico e obbligatorio per l’atto di istituzione, diventa di fatto inutile.

Dal punto di vista tecnico, non è ancora chiaro quali siano le fusioni “utili” per la Calabria, atteso che manca un piano regionale per l’aggregazione istituzionale, e poi perché non è stato offerto ai cittadini uno studio di fattibilità organico sulla questione tale da poter mettere gli stessi nella condizione di individuarne benefici e criticità.

E in questa direzione, il Consiglio Regionale della Calabria sta scegliendo di fondere alcuni comuni in base a interessi di parte, tralasciando quelli di Vibo e Crotone, nonostante a Vibo siano già nati comitati spontanei a favore della fusione.

Ecco perché sarebbe più opportuno procedere con uno studio organico per verificare quali fusioni siano utili per la regione, come il Friuli Venezia Giulia con il suo programma annuale delle fusioni di comuni.

Non è certo lo studio presentato dal dr. Sergio, che apprezzo, a poter consentire concretamente una oggettiva valutazione di compatibilità sociale, finanziaria, urbanistica, organizzativa.

Uno studio di fattibilità dovrebbe illustrare il futuro e non solo fotografare lo status quo: una nuova città si progetta seriamente.

Il mio impegno politico, per questo, è noto a favore dell’associazionismo attraverso le unioni dei comuni che possono avere come obiettivo la fusione ma costruita bene, con rigore e serietà. La fusione non è osteggiata per il rischio di perdere poltrone da sindaco o assessore questo deve essere chiaro. E anche sui risparmi la situazione rischia di essere solo propaganda.

Difatti, il risparmio previsto da Sergio è misero e disdicevole, sarebbe meglio togliere due inutili commissioni in consiglio regionale e ridurre i consiglieri di due unità.
Il consiglio di Castrolibero, per tali motivi, ha approvato un documento di diffida a procedere senza il coinvolgimento dei consigli comunali nella fusione dei comuni.

Un corretto iter di fusione dovrebbe includere un “giudizio preliminare di meritevolezza” e uno studio di fattibilità che fornisca elementi sufficienti per esprimere un giudizio sulla fusione. E anche il referendum consultivo in Calabria sembra avere un esito già scritto, con la Regione che non sembra intenzionata a confrontarsi apertamente su un tema così delicato.

Io credo veramente che sia essenziale e sacrosanto il coinvolgimento della società civile e del confronto istituzionale, altrimenti il referendum sarà inutile e i cittadini non avranno nessuna voce in capitolo. Siamo all’antitesi della democrazia.

L’esito della votazione, è chiaro evidenziarlo, dovrebbe essere favorevole se la maggioranza dei voti validi è a favore, ma se a Castrolibero prevarrà il no, si combatterà una battaglia giuridica e politica per riaffermare il rispetto della sovranità popolare e contro la mortificazione del diritto di voto. (og)

[Orlandino Greco è sindaco di Castrolibero]

L’OPINIONE / Franz Caruso: Città unica una forzatura legislativa antidemocratica

di FRANZ CARUSO – Sgomberiamo subito il campo da ogni possibile equivoco. Non sono contro la Città Unica. Contesto e contrasto una evidente forzatura legislativa di chiaro stampo autoritaristico ed antidemocratico.

Si tratta di un’azione scellerata portata avanti da un consigliere regionale, primo firmatario della legge di fusione, che fino a ieri era maggioranza  al Comune di Cosenza dove  non ha mai parlato di questi temi, neanche da presidente del  Consiglio comunale. La Città Unica diventa un problema dirimente solo dopo l’ottobre 2021 quando vince il centrosinistra a Cosenza. Anzi, diventa la panacea di tutti i mali della Calabria, tanto che si segue una procedura speciale, con un iter accelerato che ha bruciato le tappe nella discussione in commissione. È  lecito pensare, dunque, che dietro tutta questa fretta e dietro la mostruosità legislativa partorita non ci siano gli interessi dei territori e delle comunità, ma  fini elettoralistici e politicisti? Penso di si. Ergo, noi stiamo portando avanti  una battaglia identitaria, a tutela della democrazia e della libertà, a difesa dei nostri territori e delle nostre comunità. Da sindaco di Cosenza, pretendo rispetto per la mia città e per i cosentini.
Per quanto riguarda, invece, il progetto di Città Unica, ricordo agli immemori, che  sono stato l’unico candidato a Sindaco di Cosenza alle scorse elezioni ad avere inserito nel mio programma elettorale il progetto di Città Unica. Ho  sempre affermato, però, che ciò doveva avvenire attraverso un processo graduale e partecipato per dar vita ad una esperienza positiva e non ad una esperienza negativa, come accaduto a Corigliano-Rossano dove si raccolgono le firme per la scissione dei due territori.  Non ho mai cambiato idea e, anzi, nei fatti ho perseguito obiettivi di sinergia e collaborazione per addivenire alla fusione, senza forzature.
Tant’è che, insieme agli altri colleghi sindaci di Rende e Castrolibero, abbiamo dato vita ad atti propedeutici per l’integrazione di sevizi importanti. Contestualmente, la Regione Calabria, avrebbe dovuto e potuto aiutare questi processi con uno studio di fattibilità capace di indicare le necessarie soluzioni, per esempio, alle gravi criticità che emergono nelle relazioni finanziarie tra i Comuni. Cosenza ha una situazione di disastro economico e finanziario, creata da chi oggi vuole a tutti i costi la Città Unica,  che non può gravare anche sulle comunità di Castrolibero e Rende.
Per cui avevamo bisogno di uno studio di fattibilità serio e non di uno, il cui autore è affidatario diretto dell’incarico da parte della Regione,  in cui si insiste nella semplicistica elencazione di dati e modalità che difettano in maniera assoluta ed evidente di un profilo tecnico -scientifico. In questa situazione ed a queste condizioni, la non auspicabile fusione sarebbe la risultante di un percorso avventuroso, in cui neanche si verifica la programmazione e l’attuazione degli investimenti regionali finalizzati alla realizzazione di tutte quelle opere pubbliche che, di fatto, sono materialmente mirate alla modernizzazione dei processi di conurbazione. In questo caso è aberrante il definanziamento del progetto di Metropolitana leggera dell’area urbana cosentina.
La città unica non può essere intesa solo come uno strumento utile ad estinguere gli attuali Comuni e a mettere in pista la municipalità di una nuova città che, così fatta, arrecherebbe solo danni ai cittadini ed ai territori interessati. Su tutto ciò, lo dico senza alcun infingimento ritenendolo gravissimo, si registra il silenzio assordante della classe politica regionale tutta.
Aggiungo che oggi bisognerebbe addirittura cominciare a guardare oltre proiettandoci nel futuro con visione e lungimiranza. Ed, infatti, dopo la discussione e l’approvazione del nostro strumento urbanistico ho già detto che occorre pensare ad un piano di area, per una pianificazione generale di un territorio vasto, sempre in sinergia e collaborazione tra le diverse municipalità.
Non c’è dubbio, infatti, che per uno sviluppo reale di questa parte della Calabria è necessario tenere presente anche altri territori legati al capoluogo per un’area metropolitana, capace di valorizzare i suoi punti di forza per contrastarne i limiti, così da creare benefici diffusi. L’area metropolitana, peraltro, consentirebbe il mantenimento delle singole identità e la gestione comune di tantissime risorse come dimostra l’esempio di Reggio. (fc)
[Franz Caruso è sindaco di Cosenza]

De Bartolo (Idm): Su fusione De Francesco faccia rispettare realmente volontà popolare

Emilio De Bartolo, segretario regionale di Italia del Meridione, ha stigmatizzato «con forza la strumentalità della nota stampa della consigliera regionale Luciana De Francesco che, richiamando a suo uso e consumo una dichiarazione del Presidente nazionale dell’Anci, Antonio De Caro, sul tema» della Città Unica, «sostiene che il Presidente dell’Anci avrebbe così certificato, a suo dire, “la legittimità dell’operazione in chiave politica e istituzionale”, aggiungendo che “De Caro coglie lo spirito partecipativo della proposta di legge e il vincolo della scelta democratica referendaria».

«Pur volendoci sforzare – ha detto De Bartolo – non riusciamo proprio a comprendere quale dichiarazione di De Caro abbia letto la Presidente della Prima commissione. Il Presidente dell’Anci ha semplicemente ribadito il valore imprescindibile del referendum popolare e quindi della scelta dei cittadini, che noi peraltro invochiamo da tempo con grande forza, aggiungendo poi una generica condivisione, su cui non possiamo peraltro non essere d’accordo, rispetto ai processi di fusione fra Comuni e di gestione associata dei servizi, citando per esempio il settore dei rifiuti e dei servizi sociali».

«La verità, leggendo la legge Omnibus recentemente approvata dal Consiglio regionale – ha spiegato – è purtroppo un’altra e cioè che in Calabria non comandano affatto i cittadini, se e’ vero come è vero che nella suddetta legge, che De Francesco, evidentemente distratta, ha votato, non solo vengono estromessi dalle scelte i Sindaci e i consigli comunali, dal momento che è stato eliminato il riferimento alle delibere consiliari, ma non si è nemmeno reso il referendum vincolante in ogni Comune, sottolineandone anzi, nella legge in questione, la natura consultiva e quindi teoricamente inutile».

«E dunque, ci chiediamo – ha aggiunto – dove sarebbe il rispetto della volontà popolare che De Caro invece invoca?».

«Ci auguriamo, come Italia del Meridione – ha concluso – che si prenda veramente spunto dalle parole del Presidente nazionale dell’Anci e, laddove ci dovrà essere il referendum, si renda questo strumento effettivamente vincolante in ogni singolo Comune interessato, rispettando nei fatti e non a parole il principio della volontà popolare, perché il parere dei cittadini non può essere un orpello superfluo e accessorio, invocato a sproposito e a convenienza, ma deve invece costituire il cuore e il centro del processo decisionale democratico». (rcz)

L’OPINIONE / Franz Caruso: Su Città unica non prevalgano fretta e superficialità

di FRANZ CARUSO – Sullo studio di fattibilità per la città unica, il suo autore, affidatario diretto dell’incarico da parte della Regione, insiste nella elencazione di dati e modalità che difettano in maniera assoluta ed evidente di un profilo tecnico-scientifico.

Assai improbabile appare prima di tutto la previsione sulla riorganizzazione finanziaria del nuovo ente. Da quanto si apprende dalla stampa, si salta, inoltre, a piè pari, la richiesta di indicare la fonte legislativa e contabile del presunto finanziamento di 150 milioni di euro in dieci anni che, secondo lo studio di fattibilità, dovrebbe essere assicurato al nuovo ente.

Mi auguro, comunque, che si eserciti davvero una azione interruttiva del percorso impostato dalla maggioranza di governo regionale. È auspicabile, infatti, che in sede di esame del Consiglio Regionale non prevalgano fretta e superficialità. Se così dovesse essere, quello della fusione sarebbe la risultante di un percorso avventuroso. Un modo utile soltanto ad estinguere gli attuali Comuni e a mettere in pista la municipalità di una nuova città che, così fatta, arrecherebbe solo danni ai cittadini ed ai territori interessati.

Continuo ad essere convinto che  non si può assolutamente sacrificare la validità della idea di Città Unica sull’altare degli interessi politicisti ed elettoralistici di chi pensa di strumentalizzare una forma di ingegneria istituzionale nella speranza di insediarsi alla guida del nuovo Ente. (fc)

[Franz Caruso è sindaco di Cosenza]