CATANZARO – Lunedì l’iniziativa di Confcommercio Calabria Centrale sulla sicurezza digitale

Lunedì 4 marzo, a Catanzaro, alle 17, nella sede di Confcommercio Calabria, si terrà l’iniziativa Basta un click. Prevenire è meglio che curare. Aziende sicure nel mondo digitale, organizzato dal Giovani Imprenditori di Confcommercio Calabria.

Dopo i saluti e l’introduzione di Pietro Falbo, presidente Camera di Commercio Catanzaro-Crotone -Vibo Valentia, Giovanni Ferrarelli, direttore Confcommercio Calabria Centrale, Andrea Rotundo, presidente Gruppo Giovani Imprenditori Confcommercio Calabria Centrale, seguiranno approfondimenti su “Creare una cultura della sicurezza. Formazione continua e Phishing Training” (Martina Paonessa – CyberDef.it), “Attacchi ransomware prevenzione e contrasto” (Gerardo Costabile – Deep Cyber), “Collaborare per la sicurezza: il ruolo della polizia postale” (con la partecipazione della Polizia di Stato. Sezione Operativa per la Sicurezza Cibernetica di Catanzaro). (rcz)

DOMANI RIPARTONO I SALDI IN CALABRIA
LE FAMIGLIE SPENDERANNO SUI 297 EURO

In Calabria saranno spesi 115 euro a persona per i saldi invernali, che prenderanno il via il 5 gennaio. È quanto ha rilevato Confcommercio Calabria, evidenziando come, invece, le famiglie calabresi spenderanno in media 297 euro.

Per il Direttore di Confcommercio Calabria, Maria Santagada: «Le stime per i saldi invernali 2023, elaborate dal nostro centro studi, evidenziano una tenuta della propensione al consumo dei calabresi. Dopo un anno complesso, in cui la moda ha contribuito in maniera determinante alla discesa dell’inflazione, i consumatori sono ancora interessati a fare acquisti».

«I saldi rappresentano un’opportunità imperdibile – ha evidenziato – per trovare nei negozi di moda un vasto assortimento di prodotti di qualità a prezzi vantaggiosi. Il fashion retail conferma il suo ruolo essenziale per il valore e la vitalità di vie, piazze e centri storici e come fatto già per gli acquisti di natale, anche in occasione dei saldi invitiamo i consumatori a fare i propri acquisti nei negozi delle nostre città che sono il cuore pulsante della nostra economia. Con il loro lavoro i negozi contribuiscono alla crescita economica e dell’occupazione della nostra regione».

«Sul piano normativo – aggiunge il Direttore Santagada – stiamo lavorando con Federmoda Nazionale e la Regione Calabria per una revisione del sistema dei saldi. Si tratta tuttavia di un processo lungo che esula dai ragionamenti su anticipo o posticipo delle date, ma un vero e proprio cambio di passo che rivoluzionerà gli sconti di fine stagione».

I saldi avranno una durata di 60 giorni dalla data di avvio, e le stime per questa nuova stagione di saldi sono positive con aumento del 5% delle vendite rispetto al 2022.

Per quel che riguarda la tipologia di prodotti acquistati, si confermano oggetto di interesse delle famiglie calabresi prevalentemente i capi di abbigliamento (+7% rispetto al 2022), le scarpe e gli accessori (+6%). Seguono i prodotti di elettronica, con un aumento del 5%, e i prodotti di casalinghi, con un aumento del 4%.

Per quel che riguarda la propensione agli acquisti, si è rilevato che la percentuale delle famiglie che aspetta gli sconti per effettuare i propri acquisti è superiore rispetto a quella che rimane indifferente ai saldi. L’inflazione infatti spinge i consumatori ad andare alla ricerca di occasioni per far fronte al crescente caro vita, che ha messo a dure prove le proprie finanze.

Con riferimento al tasso di sconto applicato, si prevede che oltre il 70% delle imprese applicherà in partenza un ribasso sugli articoli che va dal 30% ad oltre il 50%. Va poi aggiunto che sul volume degli acquisti incideranno anche le vendite promozionali che molte attività hanno effettuato durante il periodo natalizio.

Infine, per il corretto acquisto degli articoli in saldo, Confcommercio Calabria ricorda alcuni principi di base sui saldi:

Consigli per gli acquisti

  1. Cambi: la possibilità di cambiare il capo dopo che lo si è acquistato è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante, a meno che il prodotto non sia danneggiato o non conforme (Art. 129 e ss. D.lgs. 6 settembre 2005, n. 206, Codice del Consumo). In questo caso scatta l’obbligo per il negoziante della riparazione o della sostituzione del capo e, nel caso ciò risulti impossibile, la riduzione o la restituzione del prezzo pagato (art. 135 bis del D.Lgs. 206/2005 – Codice del Consumo). Il compratore è però tenuto a denunciare il vizio del capo entro due mesi dalla data della scoperta del difetto. Per gli acquisti online i cambi o la rescissione del contratto sono sempre consentiti entro 14 giorni dalla ricezione del prodotto indipendentemente dalla presenza di difetti, fatta eccezione per i prodotti su misura o personalizzati (artt. 52 e ss. del D.Lgs. 206/2005 – Codice del Consumo).
  2. Prova dei capi: non c’è obbligo. È rimesso alla discrezionalità del negoziante.
  3. Pagamenti: le carte di credito devono essere accettate da parte del negoziante e vanno favoriti i pagamenti cashless.
  4. Prodotti in vendita: i capi che vengono proposti in saldo devono avere carattere stagionale o di moda ed essere suscettibili di notevole deprezzamento se non venduti entro un certo periodo di tempo.
  5. Indicazione del prezzo: obbligo del negoziante di indicare il prezzo normale di vendita, lo sconto e, generalmente, il prezzo finale. In tutto il periodo dei saldi il prezzo iniziale sarà il prezzo più basso applicato alla generalità dei consumatori nei 30 giorni antecedenti l’inizio dei saldi (Art. 17 bis D.Lgs. 206/2005 – Codice del Consumo introdotto dal D.Lgs. n. 26/2023 di recepimento della Direttiva UE «Omnibus»). (rrm)

Comunità energetiche, Confcommercio Calabria incontra l’assessore Varì

Si è parlato di come in Calabria le Comunità Energetiche stanno emergendo come una soluzione innovativa per promuovere l’uso di energie rinnovabili e decentralizzare la produzione di energia, nel corso dell’incontro tra Confcommercio Calabria e l’assessore regionale allo Sviluppo Economico, Rosario Varì.

L’incontro è stato aperto dai saluti del presidente di Confcommercio, Klaus Algieri, che ha sottolineato come «l’ultimo anno ha visto le imprese e non solo fronteggiare un incremento dei costi energetici significativo che ha inciso profondamente sui bilanci, questo ci spinge come Confcommercio a interrogarci su possibili soluzioni per uscire fuori dalla dipendenza energetica e su ciò che possiamo fare come imprese. Questo incontro è frutto di questo processo».

«Ringrazio l’Assessore Varì – ha concluso – per aver accettato il nostro invito questo è sintomo di una Regione che dialoga con i corpi intermedi, li ascolta e non rimane chiusa tra le mura dei palazzi».

Il prof. Daniele Menniti, docente del Dipartimento di Ingegneria Meccanica, Energetica e Gestionale dell’Unical, ha presentato tutte le potenzialità delle CER (Comunità Energetiche Rinnovabili) soprattutto da un punto di vista delle imprese.

L’assessore Varì nel suo intervento ha esposto tutte le iniziative messe in campo dalla Regione per sostenere la transizione energetica ricordando come «la Calabria è una regione caratterizzata da un’abbondanza di risorse naturali, tra cui un’irradiazione solare significativa, venti costanti e risorse idriche. Sfruttare l’opportunità di raggiungere l’autonomia nella generazione di energia elettrica è cruciale. La diffusione delle Cer non solo comporta un risparmio per la comunità, ma anche preserva la continuità nei servizi pubblici, specialmente durante situazioni di crisi energetica causate da eventi geopolitici recenti».

«Per questo motivo, il processo di trasformazione avviato deve essere consapevole e significativo e deve coinvolgere necessariamente l’intera comunità e il territorio», ha concluso.

Dall’incontro è poi emerso che, grazie anche agli interventi della Regione, la Calabria sia tra le prime in termini di creazione di comunità energetiche rinnovabili e ciò rappresenta un passo significativo verso la sostenibilità e l’indipendenza energetica. Sfruttando risorse rinnovabili per la produzione di energia, le nostre comunità non solo contribuiscono a preservare l’ambiente, ma anche a garantire una maggiore sicurezza e resilienza nell’approvvigionamento energetico. (rcz)

L’ORA DELLE ZONE ECONOMICHE MONTANE
POSSONO DIVENTARE VOLANO DI SVILUPPO

di KLAUS ALGIERI – Le Zone Economiche Montane (Zem) rappresentano un patrimonio unico e prezioso chiamato, negli ultimi anni, ad affrontare importanti sfide nello sviluppo economico e sociale.

Proprio per questo, affrontare l’attuazione dell’Agenda Onu 2030 senza occuparsi di aree interne e di montagna, come previsto dalla Strategia Nazionale per le Aree Interne (Snai), potrebbe essere sinonimo di fallimento delle politiche e di inefficacia degli interventi previsti.

Il ridimensionamento e la soluzione delle fragilità unitamente all’importanza dell’economia della montagna in Italia necessitano l’elaborazione di iniziative strategiche dedicate. Tra queste sarà di fondamentale importanza il passaggio dalla “fiscalità agevolata, alla fiscalità dedicata” con la costituzione, sulla scia delle Zes, delle “Zone Economiche Montane” (Zem), che abbiano come destinatari i Comuni di montagna e che diano priorità a investimenti (nazionali e esteri) relativi alla transizione green per tutelare il patrimonio ambientale della montagna pur garantendone lo sviluppo e alla transizione digitale al fine di superare le “barriere infrastrutturali e naturali”.

Le Zem così costituite porteranno alla valorizzazione e al consolidamento delle attività economiche già presenti sul territorio (commercio, filiera agro-alimentare-boschiva, turismo, etc.) e all’attrazione e creazione di nuove imprese e centri di ricerca sulla biodiversità e sull’economia sostenibile in stretto collegamento con le Università. Consentiranno di porre un freno al declino demografico e all’invecchiamento della popolazione nei Comuni montani e attrarre i giovani.

Attraverso di esse si potrà creare, quindi, una alternativa alla polarizzazione urbana della popolazione e alla fuga di capitale umano verso i centri urbani, sostenuta da una incisiva attività di formazione e politiche attive del lavoro. Il tema delle Zem è molto importante e non va trascurato lo dicono i dati, lo ha ribadito anche il mio Presidente Nazionale Carlo Sangalli nel corso dell’Assemblea Pubblica di Confcommercio.

Auspico che il Presidente Occhiuto in virtù del ruolo che ricopre a livello nazionale si faccia portavoce di questa proposta sui tavoli che contano e che dalla Calabria parta un progetto pilota, che mostri a tutti le potenzialità delle aree montane.

Le aree di montagna sono realtà fragili per condizioni fisico-geografiche, ambientali e per processi modificativi della vita sociale intervenuti nel tempo dove si gioca il futuro della conservazione e rigenerazione di biodiversità del nostro Paese. Tuttavia, in questi territori sono presenti limiti, ma anche nuove opportunità con specificità differenti (come quelle che distinguono territori alpini da quelli appenninici) e tante forme di imprenditorialità intergenerazionale.

Nelle aree montane e interne lo spopolamento è la minaccia maggiore. Infatti, l’impatto demografico negativo colpirà entro 10 anni, secondo l’Istat, nove Comuni su dieci nel caso di Comuni di zone rurali con l’ampliarsi del fenomeno della “desertificazione demografica” di molte aree del Paese in particolare a Sud.

Oggi, in un contesto di globalizzazione e di alta mobilità della popolazione, contrastare lo spopolamento di questi territori sempre meno può significare trattenere soltanto la popolazione, specialmente giovanile, e sempre più richiede una capacità dei territori non urbani di essere attrattivi: la capacità di attrarre imprese e giovani è tra gli argomenti più efficaci da giocare per radicare il progetto di vita di un numero sufficientemente ampio di giovani (nativi e non) nelle aree montane con nuove attività di lavoro, impresa o studio.

Secondo il criterio statistico di Istat, l’Italia risulta caratterizzata, per la sua conformazione orografica, da un territorio prevalentemente collinare (41,6% della superficie complessiva, che contiene il 38,9% della popolazione residente in Italia), seguìto da quello di montagna (35,2% del territorio e 12,4% della popolazione) e di pianura (23,2% del territorio e 48,7% della popolazione).

Secondo i dati dell’Uncem (Unione Nazionale Comuni Comunità Enti Montani) il territorio montano comprende attualmente 3.524 comuni totalmente montani e 652 comuni parzialmente montani, per un totale complessivo di 4.176 su 7.901 comuni italiani (al 1° gennaio 2023). In termini di estensione territoriale, su un totale di 302.073 kmq che definiscono il territorio italiano, circa 147.517 kmq sono occupati dai comuni montani, rappresentando, quindi, il 49% del territorio nazionale.

L’Italia, secondo Eurostat, è il primo Paese dell’Unione europea a 27 per Pil realizzato in province montane, territori in cui almeno metà della superficie e/o della popolazione è in aree montane: nel 2019 è ammontato a 805,6 miliardi di euro, il 44,9% del totale nazionale, una quota più che doppia rispetto al 20,7% registrato dalla media delle aree montane nell’Ue. Il valore dell’economia italiana della montagna, infatti, supera anche i 776,3 miliardi di euro della Spagna (62,4% del Pil), i 417,5 miliardi della Francia (17,1%) e i 241,5 miliardi della Germania (7%).

Nell’economia italiana della montagna, a fronte del 47,8% della popolazione nazionale, si concentra nel 2021 il 51,1% delle presenze turistiche totali e il 50,7% delle presenze turistiche straniere.

Secondo un recente studio, sono 63 le province montane in Italia che contano 2.077.826 micro e piccole imprese (MPI), attive con 5.137.434 addetti, i quali sono il 47,3% degli addetti nazionali delle MPI. Nel perimetro delle province che rappresenta l’economia italiana della montagna, le MPI rappresentano il 69,4% degli addetti delle imprese totali di tali province, una quota ampiamente superiore al 63,4% della media nazionale.

In particolare, nelle province montane sono localizzate 536.282 imprese artigiane con 1.349.075 addetti, pari a oltre la metà (53%) degli addetti dell’artigianato italiano e al 18,2% degli addetti nazionali, quota superiore al 14,8% della media nazionale.

In chiave settoriale l’economia della montagna presenta una quota più elevata per il valore aggiunto delle costruzioni (48,8%) e del manifatturiero esteso (48,6%), settori in cui è più alta la vocazione artigiana.

Secondo uno studio pubblicato alla fine 2022, sono 63 le province montane in Italia che contano 2.077.826 micro e piccole imprese (MPI) con 5.137.434 addetti, i quali sono il 47,3% degli addetti nazionali delle Mpi. Nel perimetro delle province che rappresenta l’economia italiana della montagna, le MPI rappresentano il 69,4% degli addetti delle imprese totali di tali province, una quota ampiamente superiore al 63,4% della media nazionale.

In particolare, nelle province montane sono localizzate 536.282 imprese artigiane con 1.349.075 addetti, pari a oltre la metà (53%) degli addetti dell’artigianato italiano e al 18,2% degli addetti nazionali, quota superiore al 14,8% della media nazionale.

Inoltre, grazie alla diffusa presenza di imprese manifatturiere, l’economia della montagna realizza il 47,2% delle esportazioni nazionali, pari a 232,6 miliardi di euro.

Da un punto di vista occupazionale nelle province montane, a fronte del 47,3% di occupati totali nel 2021, si concentra il 49,8% degli occupati indipendenti – imprenditori, professionisti e lavoratori autonomi – che rappresentano il 23% degli occupati di tali province, quota superiore di 2,2 punti al 20,8% delle altre province non montane.

Unioncamere-Anpal, infine, indicano che nel trimestre novembre 2022-gennaio 2023 nelle province montane sono state previste 553mila entrate di lavoratori, pari al 46% di quelle nazionali. Un dato che mette in evidenza l’importanza dell’economia di montagna anche in termini occupazionali. (ka)

[Klaus Algieri è presidente di Confcommercio Calabria e vicepresidente nazionale Unioncamere]

AL VIA I SALDI ANCHE IN CALABRIA
IL 38,5% DEI CALABRESI SPENDERÀ 95 €

Il 38,5% dei calabresi spenderà 95 euro ai saldi estivi, che prenderanno il via oggi. È quanto è emerso dall’analisi di Confcommercio Calabria, evidenziando come il 16,1% spenderà una cifra compresa tra i 200 e 250 euro, mentre il 51,5% delle famiglie spenderà circa 200 euro.

Dati che, per Confcommercio, sono in linea con i dati nazionali, evidenziando come «tra le imprese del settore c’è cauto ottimismo circa l’andamento di questa stagione di vendite estive. La novità di quest’anno è l’applicazione dal 1° luglio del nuovo Codice del Consumo che modifica le norme su sconti, promozioni, liquidazioni e saldi ed introduce per la prima volta una regolamentazione anche delle vendite online».

«Questa stagione di saldi estivi è caratterizzata da diverse novità – ha spiegato Maria Santagada, direttrice di Confcommercio Calabria –. In primis per la prima volta in tutte le Regioni italiane (eccetto la provincia di Bolzano) i saldi partono contemporaneamente nella stessa data evitando così un’inutile concorrenza tra territori. In secondo luogo dal primo luglio sono entrate in vigore le nuove regole del codice del consumo che riguardano saldi, promozioni e tanto altro».

«Tra questo, ad esempio – ha aggiunto – il fatto che in caso di sconto ogni venditore dovrà indicare il doppio prezzo: quello ribassato e quello praticato nei 30 giorni precedenti (e non il prezzo originale della merce, se diverso). Dal punto di vista delle vendite saranno saldi importanti per i consumatori che potranno acquistare articoli di moda a prezzi molto convenienti e rinnovare il guardaroba estivo con nuovi colori, modelli e tendenze che corrispondono ad una voglia di socialità e d’innovazione».

«Anche in quest’occasione i negozi di moda contribuiranno in maniera sostanziale al contenimento dei prezzi e, di conseguenza, dell’inflazione. Ci aspettiamo una crescita delle vendite di circa il 5% rispetto al 2022» ha concluso la direttrice Santagada.

«Il 90% degli intervistati – ha rilevato Confcommercio – ha dichiarato che ritiene i saldi ancora molto utili, sintomo che nonostante le varie attività promozionali fatte nel corso dell’anno, i saldi continuano a rivestire un ruolo particolare nelle occasioni di acquisto dei calabresi. In particolare, in particolare il 35,5% ritiene che i saldi siano molto utili e solo il 3,1% ritiene che siano poco utili».

«Per quel che riguarda la tipologia di prodotti acquistati – si legge – si confermano oggetto di interesse delle famiglie calabresi prevalentemente i capi di abbigliamento (93,5%) seguiti dalle calzature (83,9%), dagli articoli per la casa (22,6%), dalla pelletteria (9,7%) e dagli articoli di elettronica (9,7%)».

«Con riferimento al tasso di sconto applicato – continua Confcommercio – si prevede che oltre il 70% delle imprese applicherà in partenza un ribasso sugli articoli che va dal 30% ad oltre il 50% per poi crescere nella seconda metà di luglio (arrivando fino al 70%)».

Come di consueto Confcommercio ricorda le regole di base per saldi chiari e trasparenti.

Per quanto riguarda i cambi, la possibilità è generalmente lasciata alla discrezionalità del negoziante. Tuttavia, se il prodotto è danneggiato o non conforme (ex artt. 130 e ss. d.lgs. 6 settembre 2005, n. 206, codice del consumo e successive modificazioni) scatta l’obbligo per il negoziante di: riparazione o sostituzione, entro un congruo periodo di tempo e, nel caso ciò risulti impossibile o se i costi che il venditore dovrebbe sostenere siano sproporzionati: riduzione del prezzo pagato restituzione del prezzo pagato. Il compratore è tenuto a denunciare il vizio del capo entro due mesi dalla data della scoperta del difetto (entro due anni).

Non c’è l’obbligo della prova dei cambi, in quanto è a discrezione del commerciante. Tra l’altro non c’è più l’obbligo di indossare la mascherina nei camerini né di disinfettarsi le mani prima della prova del capo d’abbigliamento.

I capi che vengono proposti in saldo devono avere carattere stagionale o di moda ed essere suscettibili di notevole deprezzamento, se non venduti entro un certo periodo di tempo. Vige, poi, l’obbligo di indicare il prezzo normale di vendita (che, in base al D.lgs 26/2023, è il prezzo più basso applicato alle generalità dei consumatori nei trenta giorni precedenti l’avvio dei saldi), lo sconto e il prezzo finale.

In caso di modifiche e/o adattamenti sartoriali alle esigenze della clientela (es. orli, maniche, asole) il costo è a carico del cliente, salvo diversa pattuizione. Va data preventiva informazione al cliente.

Le carte di credito devono essere accettate da parte del negoziante. Dal 30 giugno 2022 per chi non accetta pagamenti con bancomat e carta di credito (ex art. 18 del decreto legge n. 36 del 30 aprile 2022) scatteranno le sanzioni (pari ad una quota fissa di 30 euro cui va aggiunta una quota pari al 4% del valore della transazione rifiutata). (rcz)

 

Algieri (Confcommercio): Estendere modello delle Zes alle aree montane

«Bisogna applicare, migliorare e opportunamente specificare il modello Zes alle costituende “Zone Economiche Montane” (Zem) con fiscalità dedicata, che abbiano come destinatari i Comuni di montagna». È la proposta avanzata da Klaus Algieri, presidente di Confcommercio Calabria e vicepresidente di Unioncamere, sottolineando la necessità di «passare dalla fiscalità agevolata alla fiscalità dedicata».

Per Algieri, dunque, le Zem dovrebbero dare la priorità «a investimenti (nazionali e esteri) dedicati alla transizione green per tutelare il patrimonio ambientale della montagna pur garantendone lo sviluppo e alla transizione digitale al fine di superare le “barriere infrastrutturali e naturali” dettate dalla carenza di dotazioni infrastrutturali materiali e immateriali e dalla morfologia del territorio».

«I progetti presentati – ha spiegato – potrebbero essere finanziati da quelle risorse stornate dal Pnrr e/o Fondi europei già appostate ma non utilizzate, facendo una operazione anche di “tiraggio” sull’utilizzo dei fondi non spesi o su linee di intervento finanziate ma a basso tasso di progettualità da parte delle Regioni interessate. Gli obiettivi principali della misura, con l’attrazione di investimenti, dovranno essere quelli di arrestare il declino demografico e l’invecchiamento della popolazione nei Comuni montani appartenenti alle ZEM grazie anche alla creazione di nuovi posti di lavoro per i giovani, creando alternative alla polarizzazione urbana della popolazione e alla fuga di capitale umano verso i centri urbani in particolare del Nord Italia».

«Inoltre, ove si creino le condizioni – ha aggiunto – favorire il rientro dall’estero di giovani italiani – da recenti stime di Banca d’Italia più di 600mila residenti vorrebbero rientrare in Italia di cui circa 100mila al Sud – e attrarre giovani stranieri professionalizzati anche extracomunitari».

«Da un punto di vista settoriale – ha continuato – si potrebbero indicare come prioritari all’ammissibilità quei comparti maggiormente “local” e compatibili con la sostenibilità ambientale quali, ad esempio, la filiera agro-forestale-turistica, la digital innovation e ricerca e sviluppo sulle biodiversità o settori a forte vocazione ambientale. Il tema è così importante – ha concluso Algieri – che nella nostra Regione stanno già nascendo dei comitati pro Zem, come ad esempio a San Giovanni in Fiore nella Sila dove un gruppo di imprenditori guidati della vicepresidente di Confcommercio Cosenza, Giovanna Oliverio, ha dato vita ad un raggruppamento di promozione della Zem»..

«Affrontare l’attuazione dell’Agenda Onu 2030 – ha detto ancora – senza occuparsi di aree interne e di montagna, come previsto dalla Strategia Nazionale per le Aree Interne (Snai), potrebbe essere sinonimo di fallimento delle politiche e di inefficacia degli interventi previsti».

«È proprio in queste realtà – fragili per condizioni fisico-geografiche, ambientali e per processi modificativi della vita sociale intervenuti nel tempo – che si gioca il futuro della conservazione e della rigenerazione di biodiversità del nostro Paese punto cardine delle linee del Pnrr – ha continuato il presidente Algieri –. Tuttavia, in questi territori sono presenti limiti, ma anche nuove opportunità. E per coglierne il loro potenziale di sviluppo sostenibile, bisogna saper riconoscere specificità differenti (come quelle che distinguono territori alpini da quelli appenninici, o quelli che si propongono tra Appennino centro settentrionale e centromeridionale, oppure ancora quelle delle montagne insulari), sia per dare valore alle tante forme di imprenditorialità intergenerazionale sia per adattarvi strumenti di programmazione, pianificazione, progettazione futuri».

«Negli anni – ha ricordato – diversi sono stati gli interventi a favore dei territori montani, basti pensare ad esempio alle comunità montane prima e all’unione dei comuni montani poi, oppure Fondo nazionale integrativo per i comuni montani introdotto con la legge di stabilità 2013 e al Fondo per lo sviluppo delle montagne italiane – Fosmit istituito con la legge di bilancio 2022».

«Tuttavia – ha concluso – si tratta di interventi che non si sono rivelati in grado di risolvere il problema. Ecco perché è necessario adottare misure strutturali in grado di creare una strategia che guardi al futuro in modo consolidato. Tra queste una possibile soluzione potrebbe essere quella di estendere i benefici previsti dalle ZES anche alle aree montane arrivando alla costituzione delle Zone Economiche Montane (Zem)». (rcz)

Accordo tra Intesa Sanpaolo e Confcommercio Calabria per promuovere investimenti delle imprese

Promuovere gli investimenti delle imprese del terziario della regione. È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa siglato tra Intesa SanpaoloConfcommercio Calabria.

Obiettivo comune è quello di accompagnare le piccole imprese nell’attuale contesto e nel rilancio, attraverso progetti di digitalizzazione e sostenibilità in coerenza con i principi ESG. Questo accordo si inserisce nel consolidato rapporto di collaborazione tra Intesa Sanpaolo e Confcommercio Imprese per l’Italia, grazie alla sottoscrizione di numerosi accordi a favore delle imprese associate e nell’agevolare l’accesso al credito al mondo delle microimprese e delle Pmi italiane.

Un’indagine di Srm (Studi e Ricerche Mezzogiorno), collegata a Intesa Sanpaolo, ha rilevato che il commercio è uno dei principali settori caratterizzanti l’economia della Calabria: con 26,2 miliardi di euro di Valore Aggiunto esso rappresenta, infatti, il 12,3% del totale dell’economia regionale (Istat 2020). Ciò lo rende centrale per il sostegno ed il rilancio non solo economico/produttivo ma anche sociale di tutto il territorio. Un primo dato che caratterizza il settore è quello della numerosità delle imprese: in regione si contano 52.701 imprese del commercio pari a quasi un terzo del totale delle imprese attive calabresi, oltre che a circa il 10% del totale meridionali del settore. Rispetto al passato si evidenzia, tuttavia, un calo negli ultimi anni che si attesta al -3,3% nell’ultimo biennio 2021/2022 (-1,8% al Sud e -2,3% in Italia). (Movimprese 2022). Con oltre 99mila occupati, il settore registra poi un fatturato pari ad oltre 13 mld € (dati Istat al 2020) rappresentando, così, il 7% del fatturato complessivo delle imprese del commercio del Mezzogiorno.

In questo contesto, sono stati illustrati i nuovi strumenti messi a disposizione da Intesa Sanpaolo attraverso l’iniziativa “CresciBusiness”, un piano da 5 miliardi di euro a livello nazionale e che si rivolge in particolare alle piccole imprese e che prevede interventi per la liquidità e finanziamenti garantiti, azzeramento per un anno delle commissioni sui micropagamenti tramite POS in negozio fino a 15 euro, gratuità per un anno del canone dei POS e delle carte di credito commercial, agevolazioni sui prodotti di copertura assicurativa e noleggio di beni strumentali, arredi e complementi per contenere i costi operativi.

«Intesa Sanpaolo è da sempre attenta alle esigenze del tessuto imprenditoriale locale, l’incontro con Confcommercio Calabria punta a favorire la conoscenza e il confronto costruttivo per cogliere le opportunità che il nostro Gruppo può offrire a tutto il comparto del commercio – ha spiegato Giuseppe Nargi, direttore regionale Campania, Calabria e Sicilia di Intesa Sanpaolo –.  Il piano CresciBusiness mette a disposizione un ampio plafond di liquidità non solo per affrontare l’attuale periodo, ma soprattutto per accompagnare le piccole imprese nel rilancio attraverso progetti di sviluppo, digitalizzazione e sostenibilità, obiettivi coerenti con il Pnrr».

Per Klaus Algieri, Presidente Confcommercio Calabria «attraverso questo accordo territoriale testimoniamo il nostro comune impegno a supporto del tessuto imprenditoriale calabrese, con particolare attenzione alle piccole imprese e ai negozi di vicinato che sono il cuore della nostra economia. Ormai da tempo, Intesa Sanpaolo rappresenta per Confcommercio un partner affidabile per sostenere finanziariamente la crescita delle imprese e questa è un ulteriore elemento che rafforza il legame tra le nostre due realtà».

Entro il 2026, Intesa Sanpaolo programma in tutta Italia erogazioni a medio lungo termine per oltre 410 miliardi di euro, di cui 270 destinati alle imprese, con i quali contribuire attivamente alla ripresa economica del Paese in stretta correlazione con gli obiettivi del Pnrr approvato dalla Commissione Europea.

Ammontano complessivamente a 40 miliardi di euro gli interventi di Intesa Sanpaolo a favore delle imprese italiane, anche di piccolissime dimensioni e famiglie per sostenere i maggiori costi legati agli aumenti energetici e alla spesa quotidiana. (rcs)

Confcommercio: In Calabria le attività commerciali si riducono mentre crescono i servizi

«In Calabria le attività commerciali si riducono mentre crescono le attività di servizio». È quanto ha rilevato Confcommercio Calabria dalla consueta analisi dell’Ufficio Studi Confcommercio sulla demografia d’impresa nelle città italiane.

«Complessivamente la doppia crisi pandemica ed energetica – si legge nella nota – sembra avere enfatizzato i trend di riduzione della densità commerciale già presenti prima del 2020. Questa crescente desertificazione, soprattutto nei centri storici, non deve essere sottovalutata in quanto potrebbe mettere a rischio la tenuta della struttura economica delle nostre città».

«Per quanto concerne il quadro nazionale – continua la nota – tra il 2012 e il 2022 sono sparite, complessivamente, oltre 99mila attività di commercio al dettaglio e 16mila imprese di commercio ambulante; in crescita alberghi, bar e ristoranti (+10.275); nello stesso periodo, cresce la presenza straniera nel commercio, sia come numero di imprese (+44mila), sia come occupati (+107mila) e si riducono le attività e gli occupati italiani (rispettivamente -138mila e -148mila)».

Secondo l’analisi di Confcommercio, «meno profonda, ma non per questo meno allarmante, la situazione di decrescita nelle città capoluogo calabresi. Per quanto riguarda il commercio nei centri storici, tutte le principali città della regione eccetto quella di Crotone mostrano il segno meno in termini di attività presenti. La situazione più complessa è quella legata al centro storico di Reggio che conta una riduzione di 103 unità. Anche al di fuori del centro storico, il commercio nelle nostre città non sembra vivere un momento particolarmente felice».

«Le aree urbane di Cosenza, Reggio Calabria e Catanzaro – continua la nota – mostrano un segno meno in termini di attività presenti, mentre Crotone e Vibo Valentia mostrano un segno di crescita. Diversa la situazione dei servizi quali alloggio, ristorazione e bar. Nei centri storici, infatti, aumenta la presenza di questa tipologia di attività tranne nelle città di Catanzaro e Vibo Valentia che mostrano una discreta flessione. Infine, per quanto concerne le aree urbane, anche qui in linea generale assistiamo ad un aumento dei servizi di alloggio, ristorazione e bar, eccezion fatta per le città di Cosenza e Crotone che mostrano un segno meno».

«La desertificazione commerciale – ha dichiarato il presidente di Confcommercio Calabria, Klaus Algieri – non riguarda solo le imprese, ma la società nel suo complesso. Il fatto che il cuore pulsante delle nostre città stia lentamente cessando di battere significa che ci troviamo di fronte a meno servizi, meno vivibilità e di conseguenza minor sicurezza sulle nostre strade. Le attività commerciali, infatti, non sono da considerare solo in termini economici, ma anche come sentinelle dei nostri territori».

«La loro assenza rischia di spegnere i luoghi in cui viviamo – ha concluso –. Occorre quindi accelerare la riqualificazione urbana con un utilizzo più ampio e selettivo dei fondi europei del Pnrr e coinvolgendo anche i corpi intermedi nella realizzazione dei progetti». (rcs)

Torna la campagna #Comprosottocasa di Confcommercio

Anche quest’anno, torna la campagna social #Comprosottocasa perché mi sento a casa di Confcommercio.

Dopo l’emergenza Covid, famiglie e imprese vivono oggi una nuova pandemia nella quale inflazione, caro energia e il protrarsi della guerra in Ucraina condizionano i comportamenti di consumo – orientati al risparmio e alla prudenza – generando un diffuso senso di incertezza.

C’è però, ed è forte, la voglia di normalità e soprattutto il desiderio di trascorrere con un po’ più di serenità le prossime festività natalizie. Possibilmente rispettando la tradizione, anche attraverso il “rito” del regalo.

L’obiettivo della campagna è quello di valorizzare il ruolo di aggregatore sociale che le attività commerciali – come negozi, bar, ristoranti – svolgono nelle città ed evidenziare il forte legame che esiste tra gli abitanti di un quartiere e i suoi negozi. Un legame che nello spot lanciato in questi giorni «mostra come i negozi cittadini siano non solo un elemento economico di vitale importanza, ma anche luoghi in cui ognuno conserva ricordi dall’infanzia fino all’età adulta – ha dichiarato il Presidente di Confcommercio Calabria, Klaus Algieri – acquistando nelle attività delle nostre città continuiamo a creare nuovi ricordi e a far battere quello che è il cuore pulsante della nostra economia, che mai come in questo momento ha bisogno di essere supportato».

«C’è chi fa accordi per sostenere il commercio online – ha aggiunto –, che precisiamo non va demonizzato, ma lo abbiamo visto con la pandemia se chiudono i negozi muoiono le nostre città. Il digitale deve essere un elemento aggiuntivo di miglioramento, ma non la soluzione al problema».

«Le nostre città soffrono lo spopolamento – ha proseguito – e se non incentiviamo l’iniziativa economica probabilmente andremo incontro ad una inesorabile desertificazione. È importante quindi adottare misure a tutela del commercio fisico. I negozi pagano le tasse, sostengono l’economia, i grandi colossi digitali invece portano poco o niente alle casse regionali e statali. In questo, un ruolo centrale deve essere assegnato alle associazioni di categoria, che non vanno baipassate con la creazione di strumenti di dialogo alternativi, ma vanno ascoltate e coinvolte su queste tematiche e non solo in campagna elettorale. Noi continueremo a batterci a tutela delle nostre attività perché crediamo fortemente che esse rappresentano e continueranno a rappresentare l’anima delle nostre città». (rrm)

 

 

Stati generali, Confcommercio realizza un documento con proposte per rilancio del settore

In occasione degli Stati Generali del Turismo, Confcommercio Calabria, sulla base delle indicazioni ricevute dai propri associati, ha realizzato un documento contenente le proposte per il rilancio del turismo nella nostra Regione.

Si tratta di un documento strutturato che tratta diversi punti. Dalla regolamentazione del settore, alla promozione, passando per le reti d’impresa, le Dmo e gli interventi attuabili attingendo alle risorse del PNRR.

«Abbiamo voluto ascoltare i nostri associati per portare al tavolo proposte concrete – ha dichiarato il Presidente di Confcommercio Calabria, Klaus Algieri –. La convocazione degli Stati Generali del Turismo rappresenta un’importante momento di confronto per un settore strategico fondamentale per la nostra Regione, sia in termini di sviluppo che di crescita economica. Ringrazio l’Assessore al Turismo della Regione Calabria, Fausto Orsomarso per aver pensato e realizzato questa importante iniziativa».

«Il nostro documento – ha proseguito Algieri – è articolato in diversi punti che tracciano un’idea netta di come dovrebbe essere il settore del turismo per le imprese del mondo Confcommercio. Parliamo di regole e concorrenza sleale, promozione, viabilità, utilizzo dei fondi UE e del PNRR, destagionalizzazione, turismo congressuale, DMO e reti di impresa, valorizzazione delle eccellenze enogastronomiche, balneari. Ognuno di essi è poi dettagliato con ulteriori proposte».

«Penso, ad esempio – ha continuato – al punto sulle regole e la concorrenza sleale dove proponiamo di contrastare ogni forma di abusivismo incentivando il sistema di controllo e monitoraggio, istituendo anche un comitato permanente tra Regione e forze sociali che definisca le linee di governance del settore. Oppure il punto sulle DMO e le reti di imprese dove proponiamo di adottare forme collaborative tra le imprese per arrivare alla creazione di un’offerta turistica integrata, che faccia finalmente della Calabra una destinazione turistica. Altro nodo cruciale che trattiamo nel documento è quello legato al PNRR dove abbiamo individuato le linee strategiche attraverso le quali migliorare la competitività delle imprese turistiche anche attraverso l’efficienza energetica e la riqualificazione delle strutture recettive».

«Auspichiamo che la Regione prenda in considerazione le nostre proposte – ha concluso Algieri – da parte nostra tutta la disponibilità a lavorare insieme per tradurre in atti concreti quanto abbiamo messo su carta». (rcz)