QUANT’È AZZURRA LA CALABRIA: MODELLO
PER LA VOGLIA DI CENTRO CHE HA IL PAESE

di SANTO STRATI – I congressi provinciali di Forza Italia che si sono svolti nei giorni scorsi in Calabria confermano una forte voglia di centro (moderato) e assegnano alla regione un ruolo importante nello scenario politico attuale. Che la Calabria fosse la regione più azzurra d’Italia si era già notato alle elezioni del 2022: se Forza Italia ha conquistato 22 seggi alla Camera (8,11%) e 9 al Senato (8,27%) lo deve soprattutto al sorprendente risultato calabrese: 16,25% al Senato e 15,64% alla Camera. Per intenderci, in Lombardia alle stesse elezioni il partito-non partito di Berlusconi superava di poco il 7%.

Cosa è che ha fatto diventare così “azzurra” la Calabria? Ma soprattutto come ha fatto questa terra, troppo spesso trascurata e dimenticata dal Nord ricco e opulento, a dare nuovo impulso a una formazione che, alla scomparsa di Berlusconi, sembrava inevitabilmente destinata all’estinzione? Pensateci bene: alla morte di Berlusconi gli osservatori politici più attenti presagivano una vera e propria fuga di parlamentari verso gli altri due partiti della coalizione, Fratelli d’Italia e Lega. Al contrario, non solo la fuga non c’è stata, ma l’ottimo lavoro di Antonio Tajani (su cui nessuno scommetteva un centesimo) ha fatto in modo di far ritornare l’orgoglio azzurro dei primi tempi dell’ex cavaliere, conquistando nuove simpatie nell’elettorato di centro destra.

Il segnale più evidente di questi congressi nelle cinque province calabresi, che hanno puntato sul territorio e hanno espresso nuovi – motivati – segretari provinciali, è la manifesta voglia di centro che l’elettorato (non solo calabrese) sta esprimendo, in un momento storicamente fallimentare per le politiche di partito alla vecchia maniera. Non è vero che non ci sia la voglia di fare politica, di partecipare, impegnarsi, ma i riscontri e le indicazioni (negative) che ogni giorno arrivano da maggioranza e opposizione, decisamente, scoraggiano ogni ardimento. Soprattutto i giovani, che mostrano più degli anziani una innata curiosità verso la politica, rischiano di venirne allontanati da atteggiamenti e polemiche giornaliere che sono una terribile cartina di tornasole per misurare la crisi della politica.

Intanto, c’è da dire che la tradizionale dicotomia destra-sinistra non ha più molto senso: negli ultimi trent’anni, dopo “Mani pulite”, la crisi della politica, intesa come schieramenti opposti ma in grado di dialogare, è esplosa in maniera irreversibile. Il risultato si tocca con mano guardando le percentuali del cosiddetto partito del non-voto. Scoramento, noia, rabbia hanno prevalso sulla passione politica e invitato gli elettori a disertare le urne. Con il governo di centrodestra della Meloni la sinistra (ma c’è ancora?) sta mostrando una debolezza estrema e l’incapacità di cogliere i segnali che arrivano dal territorio. La sinistra è diventata una sorta di partito d’élite che ha dimenticato le nobili origini e si diletta in abominevoli quanto inutili polemiche su chi (e non cosa) è “meglio” . Lo scontro dialettico ha lasciato il posto a insulti a volte velati e spesso mistificati da poco sottili ironie, senza poter offrire un minimo di contributo costruttivo. Il Paese va a rotoli (soprattutto per quanto riguarda i giovani, le donne, il lavoro – nonostante i tiepidi segnali di ripresa) ma si discute di aria fritta e si polemizza su qualunque cosa offra il pretesto per accusarsi a vicenda. Le cosiddette “armi di distrazione di massa”.

Il Paese non subisce né ha subito un governo di centro-destra: gli elettori hanno scelto democraticamente da chi volevano farsi governare, ma l’attuale momento con i fuochi di guerra che vanno dall’Ucraina al Medio Oriente meriterebbe un lavoro di squadra e non bisticci sul sesso degli angeli. Certo, allo stato, è solo utopia pensarlo, ma il Paese non vuole promesse e chiacchiere, ma provvedimenti seri in grado di cavalcare la crisi.

Questo governo, poi, va a corrente alternata: prima pensa di tassare i superprofitti delle banche, poi fa marcia indietro. Si ascrive una politica di welfare e per le famiglie, ma aumenta le tasse su pannolini e assorbenti (quindi penalizzando donne e famiglie). Annuncia roboanti misura per la crescita infrastrutturale, ma si perde nei vortici della burocrazia (la Zes unica che doveva partire il 1° gennaio è slittata – salvo nuovi impedimenti – a marzo) penalizzando imprese e deprimendo nuovi investimenti. Ma a queste defaillances della destra soprattutto meloniana (che ancora non ha deciso cosa farà da grande) non ci sono proposte serie, concrete, non si notano iniziative da parte dell’opposizione. E lo scenario della conservazione delle poltrone e del rispetto delle tradizionali cambialette elettorali (ancora in pagamento) si ripercuote sul Paese. Basti guardare alla scelta dei candidati per le Regioni che andranno al voto a breve. Una rissa continua, da una parte e dall’altra. Per non parlare, poi, della squallida messinscena della Giunta comunale di Reggio Calabria dove Falcomatà ha, alla fine, vinto la sua personale scommessa di potere sul suo stesso partito (il PD) che lo voleva fuori dai giochi. La partita – nonostante le accuse di antidemocraticità – gravissime, vista la provenienza – mosse dalla segretaria cittadina del PD, si è ricomposta non certo nel nome di un “volemose bene” a favore della città, bensì di una reciproca garanzia del mantenimento – fino a fine consiliatura – delle ricche prebende per assessori e consiglieri comunali. Scusate, ma bisogna dirlo: e quando gli ricapita?

In tutto questo, l’inaspettato segnale che arriva dalla Calabria, come Forza Italia, diventa un elemento cardine per gli scenari futuri: è stato presente a tutti i congressi provinciali il segretario nazionale nonché ministro degli Esteri Antonio Tajani il quale – è opportuno sottolinearlo – ha ben capito che dal Sud, anzi dalla Calabria, verranno indicazioni utili per una rigenerazione politica di un centro moderato. La cui guida – è ovvio – spetterebbe, con grave disdoro di Salvini e Meloni – a Forza Italia. È un segnale inequivocabile, quello della voglia di un centro moderato, non troppo vicino a nostalgie destrorse e a sogni leghisti di autonomia differenziata a danno del Sud.

Non dimentichiamoci che il presidente Occhiuto è di Forza Italia ed è un consumato politico, come di larga esperienza risulta il coordinatore regionale Francesco Cannizzaro. Se sanno cogliere l’occasione, saranno loro due i protagonisti di un crescendo importante dell’elettorato (azzurro) di centro. Per guidare la Calabria a diventare un modello centrista cui il Paese (quello che va a votare e non ama la sinistra) possa ispirarsi. (s)

La Destra contro Falcomatà: pronta la mozione di sfiducia

Dopo la presentazione della Giunta parziale e le dichiarazioni di distanza del partito democratico, a Reggio cresce il malumore con le scelte del Sindaco Falcomatà.

Hanno destato molto rumore le dichiarazioni della segretaria cittadina del PD, Valeria Bonforte, secondo la quale «ancora una volta si è registrato un atteggiamento di continui ed estenuanti cambi di criteri che non consente al Partito di svolgere quel ruolo guida e di indirizzo politico che gli è proprio. Abbiamo ricevuto da Falcomatà la comunicazione di scelte lesive dell’autonomia del partito e del gruppo consiliare: un fatto grave, inedito e  seriamente divisivo, un inspiegabile atto ostile nei riguardi della democrazia e della città. Il PD con amarezza e incredulità prende atto di un modo di operare antidemocratico e individualista che non favorisce la costruzione del “gioco di squadra”».

Ieri, a Reggio, s’è svolta un’affollata assemblea nella sede di Forza Italia presieduta dal deputato reggino Francesco Cannizzaro con la partecipazione dei tre consiglieri comunali forzisti Federico Milia, Antonio Maiolino e Roberto Vizzari.

«Considerando – si legge nel documento presentato – le ultime incredibili vicissitudini del Comune di Reggio Calabria, ostaggio di una sempre più evidente incapacità politica ed amministrativa del CentroSinistra, che dopo tanta attesa hanno portato solo all’incompleta formazione di una nuova “semi Giunta” Falcomatà;

considerando le ovvie, conseguenti ripercussioni negative sull’intera vita pubblica di Reggio Calabria causate da questo stato di cose, che dimostrano plasticamente l’inadeguatezza di questa Amministrazione, facilmente dimostrabile con esempi come:

– la disastrosa gestione delle attività per le festività natalizie, con sperpero di denaro pubblico e nessun risultato;

– le politiche sociali ferme al palo;

– i tributi più alti d’Italia;

– la vita culturale in totale stato di abbandono;

– le decine di opere pubbliche strategiche in fase di stallo;

– la ripetuta perdita negli anni, di fondi regionali, nazionali ed europei destinati alla Città, a causa di incompetenza amministrativa e mancanza di programmazione;

– la generale qualità della vita che tutti gli indicatori nazionali ed europei stimano tra le peggiori d’Italia;

– le ripetute inchieste giudiziarie;

– l’impossibilità del Sindaco di firmare atti, come per assurdo i decreti di nomina dei nuovi assessori della “semi giunta”, perché sospeso da Anac;

– la totale assenza di interlocuzione con egli enti sovracomunali (Regione, Parlamento, Governo, UE), rapporti che per una Città Metropolitana dovrebbero essere frequenti e proficui, nell’interesse sociale, economico ed istituzionale dell’intero territorio metropolitano;

– la mancanza di regolarità nella fornitura dei servizi primari per i cittadini (igiene e decoro urbano, erogazione dell’acqua, raccolta rifiuti).

Per tutte queste concrete ragioni, visto l’articolo 32 dello Statuto della Città di Reggio Calabria e visto l’articolo 52 del Testo Unico degli Enti Loclai (Tuel) i tre consiglieri chiedono di inserire all’odg del prossimo Consiglio comunale la mozione di sfiducia al Sindaco». (rrc)

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E FRATELLI D’ITALIA PREPARA LA SFIDUCIA

Fratelli d’Italia ha dato mandato al capogruppo Demetrio Marino di valutare se ci siano le condizioni per la  predisposizione di una mozione di sfiducia condivisa da almeno 13 componenti delle minoranze. Per poter depositare una mozione di sfiducia serve che la stessa sia sottoscritta da almeno i 2/5 dei componenti del consiglio, che corrisponde a 13 consiglieri comunali; questo perché serve un’azione concreta, e non solo mediatica, che ponga le basi per chiudere una stagione politica – a conduzione centrosinistra – che sarà ricordata per i disastri amministrativi e per le brutte figure. Successivamente chiederemo al PD e ai gruppi di maggioranza che hanno esplicitamente dichiarato che il sindaco ha comportamenti antidemocratici ed individualistici, di unirsi alla minoranza e votare insieme la mozione e quindi voltare pagina, una volta per tutte, per il bene della città.  Al tempo stesso, offriremo la possibilità a Pd, Dp e Socialisti di dimostrare che quello che scrivono sui giornali corrisponde al loro reale pensiero.  Anche per loro è giunto il momento di uscire fuori dall’ equivoco; perchè ormai è chiaro a tutti che l’ amministrazione comunale è al capolinea!”

VILLA SAN GIOVANNI – La conferenza stampa “V. San Giovanni oggi snodo cruciale di domani”

Si intitola Villa San Giovanni, oggi snodo cruciale di domani la conferenza stampa in programma domani mattina, alle 10.30, nella Sala Conferenze dell’Hotel “La Conca” di Villa San Giovanni e organizzata da Forza Italia – Coordinamento Villa San Giovanni.

La cittadina dello Stretto si conferma, giorno dopo giorno, incrocio e spesso anche epicentro di fondamentali attività istituzionali. E infatti, tra i temi principali affrontati ci saranno il G7 sul commercio internazionale, da poco ufficialmente confermato dal Ministro degli Esteri e Vice Premier, Antonio Tajani; le infrastrutture, con in testa il Ponte sullo Stretto; la coesione territoriale, che porta in dote mobilità e quindi diverse prospettive.

Alla conferenza stampa prenderanno parte Sindaci ed Amministratori di Forza Italia dell’Area dello Stretto; interverranno i Consiglieri comunali villesi di Forza Italia, Marco Santoro, Daniele Siclari, Stefania Calderone, Domenico De Marco; a concludere sarà l’on. Francesco Cannizzaro, Vice Capogruppo di Forza Italia alla Camera dei Deputati e neo Coordinatore regionale della Calabria. (rrc)

Francesco Cannizzaro nuovo coordinatore di FI in Calabria

Prestigioso incarico per il deputato Francesco Cannizzaro, che è stato nominato nuovo coordinatore di Fi in Calabria. La sua nomina arriva dopo le dimissioni di Giuseppe Mangialavori.

«Un ruolo che ho svolto con impegno e passione», ha detto Mangialavori, dopo aver consegnato al segretario nazionale di Fi, Antonio Tajani. Una decisione avvenuta a causa dell’incarico di presidente della Commissione Bilancio alla Camera che «mi impedisce – ha spiegato Mangialavori – di dedicare all’attività di partito della mia Regione l’attenzione che un compito così complesso e impegnativo richiede e merita».

Lo stesso Mangialavori ha rivolto i suoi auguri a Cannizzaro, «certo che saprà guidare Forza Italia nel migliore dei modi. Un partito, il nostro, che in Calabria è sempre stato, e resta tuttora, un punto di riferimento per l’intero centrodestra».

«Conosco bene la complessità del ruolo e sono convinto che Francesco abbia tutte le qualità umane e politiche per interpretarlo al meglio», ha concluso.

«Un sincero augurio di buon lavoro all’ on. Francesco Cannizzaro, neo coordinatore regionale di Forza Italia. Non dubito che saprà mettere a valore l’ importante esperienza, politica e istituzionale, maturata nelle Istituzioni regionali e in Parlamento, per contribuire, assieme alle altre forze politiche, a potenziare lo slancio verso il cambiamento della Calabria e ad assicurarle realistiche prospettive di sviluppo sostenibile», ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso.

Per il consigliere regionale Michele Comito «Francesco Cannizzaro è la figura giusta per continuare a perseguire obiettivi sempre più ambiziosi che confermino il ruolo di guida di Forza Italia in Calabria».

«A lui giungano i più sentiti auguri di buon lavoro da parte di tutto il gruppo consiliare», ha detto Comito, evidenziando «la passione, le doti politiche e la propensione al dialogo di Francesco saranno gli ingredienti che consentiranno al nostro partito di consolidarsi quale riferimento di tutta l’area moderata calabrese, cogliendo le richieste della società ed affiancando la Regione nel percorso di crescita della Calabria».

«Un lavoro che Francesco Cannizzaro – ha concluso Comito – saprà svolgere al meglio, prendendo in mano un partito già lanciato verso obiettivi importanti grazie allo straordinario lavoro condotto sin qui da Giuseppe Mangialavori, con la cui guida Forza Italia ha ottenuto grandi risultati che sono oggi la base su cui fondare una crescita sempre più importante».

Il coordinatore provinciale di FI Cosenza, nonché assessore regionale all’agricoltura, Gianluca Gallo, ha evidenziato come «per le sue doti umane e politiche, è la persona giusta per guidare con successo il partito nelle sfide che lo attendono».

«Il segretario nazionale Tajani – ha detto Gallo – ha scelto bene, avvalendosi di una persona che ha dimostrato di possedere virtù preziose, quali la competenza e l’equilibrio per i quali si è peraltro già distinto sia in Parlamento, sia come responsabile nazionale di FI per il Sud». Prosegue Gallo: «Senza dubbio, Cannizzaro saprà essere sicura guida per FI in Calabria proiettandola con determinazione anche sugli scenari nazionali, nell’ambito dei quali la Calabria, per gli ottimi risultati di governo ottenuti sul piano delle riforme dal Presidente Occhiuto, sta conquistando spazi e attenzioni sempre più importanti».

«Nel rivolgere auguri di buon lavoro a Cannizzaro – ha concluso – ritengo doveroso salutare anche il coordinatore uscente, il parlamentare Giuseppe Mangialavori: a lui va un sincero ringraziamento per l’impegno profuso ed i risultati ottenuti». (rrm)

Il centrodestra reggino: Reggio non ha presentato piano per dimensionamento scolastico

Il Coordinamento Provinciale di Forza Italia, Fratelli d’Italia e La Lega hanno denunciato come «Reggio Calabria è l’unico Comune dell’Area Metropolitana a non avere presentato la proposta di piano di dimensionamento scolastico alla Città Metropolitana».

«Assurdo, ma vero – dicono i Coordinamenti –. È solo a termini abbondantemente scaduti che la Giunta comunale guidata dal Sindaco f.f. Paolo Brunetti, in particolare nella persona dell’assessore Lucia Anita Nucera, si è ricordata di deliberare il piano di dimensionamento, e senza previo confronto con le parti».

«Da fonti molto attendibili abbiamo appreso, infatti – continua la nota congiunta – che è solo in una tarda notte di qualche giorno fa che il Comune di Reggio ha partorito, nelle segrete stanze di Palazzo San Giorgio, la delibera sul piano di dimensionamento scolastico del territorio di riferimento, vale a dire a termini già scaduti e soprattutto senza avere  ascoltato i dirigenti scolastici e senza avere quindi permesso alle scuole (e relativi genitori dei Consigli di istituto) di deliberare la loro proposta. Ha attuato, sostanzialmente, una scelta “unilaterale”».

«La cosa assume fattezze ancor più sconcertanti – hanno detto ancora – se si considera che è dall’estate che l’assessore al ramo, Nucera, blatera sull’argomento creando solo confusione, appellandosi a deroghe numeriche inesistenti e promettendo ciò che non avrebbe mai potuto garantire per legge. Nel frattempo, ha dimenticato però di allestire un piano adatto alle esigenze reali del territorio. Se invece di incaponirsi, l’Assessore avesse approfondito la questione, con buon senso, avrebbe potuto tutelare il Comune che rappresenta, che – scandaloso dirsi – è l’unico di tutto il territorio della provincia di Reggio Calabria a non avere presentato alla Città Metropolitana una proposta di dimensionamento entro i termini previsti». 

«Qualche notte fa, messa alle strette dai fatti e capendo che comunque la Città Metropolitana aveva già elaborato – si legge – sostituendosi all’Amministrazione e quindi all’Assessore al ramo, una proposta di piano anche per il Comune di Reggio, non solo ne ha fatto deliberare uno fuori tempo massimo, non solo non ha dato alle scuole la possibilità di rappresentare le proprie esigenze come avrebbe dovuto fare, ma ha presentato una proposta che tende a tutelare solo le scuole degli “amici”».

«Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare – viene evidenziato – mentre la Città Metropolitana, pur con le difficoltà legate al momento non facile, si è comunque confrontata con i territori e con i sindacati, il Comune invece ha preferito non ascoltare gli indirizzi, i bisogni, scegliendo prima la strada del non fare e poi quella del fare in ritardo, salvaguardando gli “interessi di bottega”».

«Lucia Nucera farebbe bene ad interessarsi seriamente di Scuola – hanno rilanciato – con cognizione di causa e competenza, perché le scuole del Comune di Reggio Calabria  sono totalmente allo sbando: mensa scolastica non ancora avviata; bambini disabili a cui non è stata assicurata l’assistenza specialistica; studenti della scuola “Pitagora” letteralmente in mezzo ad una strada in quanto il Comune chiudendo la loro scuola per inagibilità, non ha ancora provveduto a trovare contestualmente una soluzione alternativa. Chi come l’Assessore invoca la Costituzione su cose inesistenti, dovrebbe piuttosto sapere che non possono essere lasciati a casa per giorni gli studenti senza  garantire loro locali alternativi, senza tutelare il loro diritto allo studio. È questa la Costituzione a cui si appellano le famiglie di centinaia di ragazzi ad oggi lasciati in mezzo alla strada. È questa la Costituzione che il CentraDestra intende tutelare, non quella dell’improvvisazione e del supporto ai conoscenti»

«Alla luce di tutto ciò, pertanto, come Coordinamenti provinciali reggini della Coalizione di CentroDestra, congiuntamente chiediamo a gran voce le dimissioni immediate dell’assessore comunale – hanno concluso – colpevole di una condotta non certo all’altezza delle circostanze». (rrc)

Occhiuto da Paestum: intitolare a Berlusconi il Ponte sullo Stretto

Dalla convention azzurra di Paestum convocate per celebrare il compleanno di Berlusconi (avrebbe compiuto 87 anni), scomparso tre mesi fa, il Presidente Occhiuto ha lanciato una proposta che, ovviamente, ha raccolto immediati consensi tra gli esponenti di Forza Italia.

«Mi piacerebbe – ha detto il Governatore della Calabria – che il Ponte sullo Stretto, che sarà la più importante opera pubblica d’Italia, potesse essere intitolata al grande uomo che l’ha ispirata: Silvio Berlusconi. È stata un’opera osteggiata per tanti anni in quanto era diventata ideologica, come se fosse il Ponte di Berlusconi.
Contrastata dalla sinistra più per questo che non per ragioni pratiche.
Ha ragione il presidente Schifani quando dice che è un’infrastruttura molto importante per la Calabria e per la Sicilia, anche dal punto di vista occupazionale.
Sarebbe bello che il Ponte potesse essere un attrattore di altre importanti infrastrutture. Così come avvenne con la realizzazione dell’Autostrada del Sole, quando all’epoca si disse che si andava a costruire una grande opera in assenza delle strade ordinarie. Poi, invece, con l’autostrada furono fatte anche le altre infrastrutture viarie.
Per cui, io sono convinto che il Ponte possa essere un grande attrattore anche di altre opere. Ringrazio, infatti, il governo perché sono riuscito ad ottenere 3 miliardi di euro per la Statale 106, e sto cercando ora ulteriori fondi per un tratto dell’A2.
Il Ponte non deve rappresentare una cattedrale nel deserto, bensì un’opera pubblica che accelera la realizzazione di altre infrastrutture complementari. Sarebbe bello che oggi, insieme a Salini, due presidenti di Regione di Forza Italia, realizzassero questo sogno di Berlusconi».(rp)

LA MORTE DI BERLUSCONI: GLI AZZURRI
CALABRESI TEMONO ORA LA DISPERSIONE

di SANTO STRATI – Da giovanotto rampante, sulle navi da crociera Berlusconi cantava una famosa canzone di Charles Trenet Que reste-il, un suo cavallo di battaglia che conquistava largamente il pubblico. Cosa rimane – c’è ora da chiedersi – dell’ex cavaliere, morto a 86 anni, se non un patrimonio controverso di idee e pensieri innovativi, macchiati per sempre da storiacce di meretricio, e dal vergognoso e imbazzante neologismo che fece il giro del mondo (bunga bunga)? Una bruttissima parentesi che riuscì a cancellare le pur tante meritorie battaglie che hanno cambiato (sicuramente in meglio) gran parte del Paese, pur dividendolo tra berlusconiani e antiberlusconiani. Di questi ultimi, molti hanno fatto fortuna parlando male di Berlusconi e la sinistra becera, quella stessa che non perdonò a Craxi il peccato politico, non è stata (a ragione) indulgente con lo scandalo sessuale che ha distrutto una reputazione, e in più ha caricato di cattiveria le persecuzioni giudiziarie contro il cavaliere, che ha dovuto pure subire l’umiliazione dell’essere diventato ex. 

Il Paese si è schierato in maniera pressoché uguale da una parte e dall’altra e questo vorrà pur dire qualcosa: se per Craxi si parlò di nani e ballerine (copyright Formica) per Berlusconi c’è stata un’ondata di odio vero, spropositato e ingiustificato. La Milano da bere non era solo l’immagine della corruzione allegra che Mani Pulite tentò di demolire: il Paese, in realtà, usciva dall’inflazione a due cifre e conosceva una nuova era di modernità e benessere. Merito di Berlusconi? Sarà la storia a dircelo, non è questo il momento di fare bilanci in chiave di cronaca spicciola tra odiatori seriali e sostenitori adoranti. Adesso è il momento del cordoglio come si deve davanti a qualsiasi salma, anche se di un avversario, è il momento del rispetto di un quattro volte presidente del Consiglio che si è rovinato per il vizio del pelo, buttando alle ortiche i sani principi ispiratori della prima ondata.

La domanda che, invece, possiamo farci, soprattutto in chiave calabrese, è cosa succederà adesso. La Calabria che deve alle scelte precise di Berlusconi ben sei presidenti di Regione (Giuseppe Nisticò nel 1995, Giovambattista Caligiuri nel 1998, Giuseppe Chiaravalloti nel 2000, Peppe Scopelliti nel 2010, Jole Santelli nel 2020, e nel 2021 Roberto Occhiuto) 

è la regione che ha dato moltissimo alla causa azzurra: senza i risultati elettorali calabresi il leader azzurro si poteva sognare di mantenere la quota nazionale lontana dal baratro cui sembrava destinata. E in Calabria Berlusconi ottenne dall’Unical una laurea ad honorem di cui andava molto fiero. S’interessava a distanza della nostra terra perché si fidava dei suoi “colonnelli” che portavano un consenso mai in caduta libera come invece accadeva nelle altre parti del Paese.

Ma gli azzurri calabresi, come il resto di Forza Italia, non sono pronti ad affrontare il lutto e la perdita del Capo carismatico, soprattutto perché gli ultimi sommovimenti interni lasciano prevedere bufera a livello di coordinamento regionale e di correnti. Berlusconi non ha saputo costruirsi un erede a sua immagine e somiglianza (missione pressoché impossibile), né ha lasciato delfini in grado di raccogliere l’eredità forzista. 

Lo scenario più probabile è quello dell’inevitabile dispersione delle squadre azzurre verso altri lidi a destra e a centro destra, quando – nelle prossime settimane le lusignhe di Giorgia Meloni e di Matteo Salvini si faranno più pressanti per raccogliere i “profughi” di un naufragio politico che difficilmente si riuscirà a evitare. 

Senza essere pessimisti, è uno scenario che non riguarda solo la Calabria, ma l’intera penisola. La crisi interna in casa azzurra si respira da troppo tempo perché la scomparsa di Berlusconi non conduca a un redde rationem finale con una lotta senza quartiere tra le varie anime forziste.

In questo frangente c’è da capire quanto peso possa esercitare l’influenza renziana del fantomatico terzo polo mai riuscito a decollare in modo unitario. Calenda dalle nostre parti rimane uno sconosciuto da cui nessuno comprerebbe un’auto usata, mentre c’è un animus renziano che conserva ancora un certo fascino. Cosa resterà  del berlusconismo non possiamo prevederlo oggi. Di sicuro finisce un’era e non è detto che ci siano le condizioni, nel centro-destra, per un risveglio tonico e importante. Lo scopriremo presto. (s)

L’OPINIONE / Francesco Cannizzaro: Il Ponte è investimento più sensato che l’Italia possa fare

di FRANCESCO CANNIZZAROÈ un vero privilegio per me intervenire a nome e per conto di Forza Italia e, quindi, anche a nome del nostro leader, Silvio Berlusconi che, vorrei ricordarlo a tutti, è il primo vero promotore del Ponte sullo Stretto. Vorrei invitare la minoranza a smetterla con le frasi slogan e gli atavici pregiudizi contro questa grande opera.

Noi rappresentiamo lo Stato, siamo più forti del disfattismo, della paura di fare e della criminalità organizzata. Dobbiamo dimostrare a tutti gli italiani e all’Europa che siamo in grado di portare avanti progetti importanti. Il Ponte è un grande sogno che questo Governo di CentroDestra realizzerà. Pertanto, Forza Italia vota a favore di questa conversione in legge.

Vorrei ricordare a tutti che questo progetto è ultraventennale, risale al 2001, quando già il Presidente Berlusconi aveva un disegno ben preciso per il rilancio economico e logistico di tutto il Sud; un progetto che non si fermava certo al Ponte. Autostrade, ferrovie, porti e infrastrutture accessorie: nel Programma Quadro di quel Governo di CentroDestra si faceva già riferimento a quella che sarebbe stata la svolta del Meridione, grazie al connesso corridoio ferroviario ad alta velocità ed alta capacità Berlino-Palermo, che avrebbe posto Calabria e Sicilia realmente al centro del Mediterraneo, come principali porte d’ingresso all’Europa, soprattutto a scopi commerciali. E il peso specifico dell’Italia in Europa sarebbe cambiato notevolmente molto prima di oggi.

Nonostante le continue interferenze della Sinistra, prima col Governo Prodi e dopo con quello tecnico targato Monti, ad ogni ritorno di Silvio Berlusconi al timone, il CentroDestra riavviò l’iter per rivitalizzare le procedure di realizzazione del Ponte; ma qualcun  a Bruxelles si preoccupò di come fermare tutto e abbatterlo politicamente. L’enorme potenzialità del Ponte, che poteva e doveva essere realizzato in quegli anni, fu uno degli elementi chiave di quella aggressione politica a Berlusconi ed al Governo di CentroDestra, perché evidentemente quell’opera rappresentava una minaccia.

Dunque, è con orgoglio che al Premier Giorgia Meloni ed al ministro Matteo Salvini, che ringrazio profondamente per l’impegno, diciamo sommessamente che la prima pietra del Ponte l’ha posata Forza Italia. Non oggi, ma tanto tempo fa. A cominciare dalla Variante di Cannitello, a Villa San Giovanni, opera propedeutica al Ponte, realizzata già un decennio fa, che ci permetterà di ergere la prima torre della grande opera, su sponda calabra.

Anche la realizzazione della sola Variante preoccupò quell’Europa, perché era chiaro che, nel momento in cui si fosse realizzato il Ponte, Sicilia e Calabria (e quindi l’Italia) sarebbero diventate la naturale piattaforma logistica d’Europa. Perché proprio qui abbiamo due porti, Augusta e Gioia Tauro, che possono diventare l’hub principale del Mediterraneo.

Anche per questo, i poteri forti europei pensarono di bloccare la realizzazione del Ponte. Guarda caso, infatti, proprio negli anni della realizzazione della Variante a Cannitello, l’Europa decise di cambiare rotta al corridoio Berlino-Palermo, tagliando fuori Calabria e Sicilia e facendo quindi cadere il progetto Ponte, con annesso Governo Berlusconi.

Fatta questa doverosa premessa di fatti, che sono storia, ci tengo a ringraziare in particolare i Sottosegretari Tullio Ferrante e Matilde Siracusano, per il grande impegno profuso; specialmente Matilde per averci creduto sin dall’inizio, battagliando da anni. Forza Italia, in tutti questi anni e, soprattutto, nel corso della recente attività emendativa, si è costantemente confrontata con i sindaci, sia della sponda calabra che siciliana, ed è per questo che siamo riusciti a dare il nostro lungimirante apporto.

Quando i colleghi della Sinistra parlano di insostenibilità dei costi non si rendono conto che questa è un’opera che si pagherà da sola, che darà uno scossone economico senza precedenti. Questo Governo deve andare avanti più determinato che mai, senza dare retta alle frasi slogan utili solo a spaventare i cittadini. Dicono che il Ponte non si possa fare per il pericolo di infiltrazioni mafiose… Io ritengo che noi siamo più forti della criminalità organizzata, siamo lo Stato e per primi dobbiamo saperlo difendere e dare l’esempio che le cose positive si possono realizzare, senza paura.

Avanti tutta, dunque: il Ponte sarà una grande conquista, sia del Presidente Meloni, sia del Ministro Salvini, ma soprattutto del grande leader Silvio Berlusconi. (fc)

[Francesco Cannizzaro è vicepresidente del gruppo di Forza Italia alla Camera e Responsabile del Sud del partito]

Francesco Cannizzaro nominato vicecapogruppo alla Camera di FI

Prestigioso incarico per il deputato Francesco Cannizzaro, che è stato nominato vicecapogruppo alla Camera di Forza Italia.

Grande soddisfazione è stata espressa dal parlamentare, che ha ringraziato per la fiducia il Presidente «Silvio Berlusconi, il Coordinatore nazionale Antonio Tajani e il Capogruppo Paolo Barelli».

«Provo felicità e forte senso di orgoglio per la nomina a Vicepresidente del Gruppo di Forza Italia alla Camera, ricevuta questa mattina durante l’Assemblea del Gruppo», ha detto Cannizzaro, aggiungendo che «garantirò il massimo impegno e la passione necessaria per dare il mio contributo al nuovo Ufficio di Presidenza, consapevole dell’importanza del ruolo. Rafforzeremo insieme il contributo di Forza Italia al servizio del Paese, dei nostri elettori e di tutti i cittadini».

Soddisfazione è stata espressa dal senatore di FI, Mario Occhiuto: «mi congratulo con l’amico Francesco Cannizzaro per il prestigioso incarico di vicecapogruppo alla Camera, che testimonia l’importanza che riveste la Calabria per il partito».

«Cannizzaro è un deputato – ha sottolineato – che lavora con abnegazione e dedizione in una regione in cui il nostro partito è punto di riferimento per la sua capacità amministrativa e progettuale. Faccio i complimenti anche agli altri nominati, dal vicario ai vicecapogruppo, al presidente Paolo Barelli e a quanti sono stati indicati in ruoli chiave dell’organizzazione del partito. La riorganizzazione voluta dal presidente Berlusconi e fortemente sostenuta dal coordinatore nazionale, Antonio Tajani, mira a valorizzare Forza Italia come elemento di aggregazione dei moderati e di rafforzamento dell’attività del Governo di centrodestra. Berlusconi è sempre stato un innovatore capace di comprendere necessità e bisogni in relazione alla domanda che giunge dagli elettori».

«La nostra compagine governativa – ha concluso – si caratterizza sempre per capacità di lavorare nell’interesse di ceti diversi, sapendo di esprimere una cultura liberale e cattolica che è indispensabile per poter realizzare il buongoverno». (rrm)

SIBARI – Venerdì l’incontro-dibattito su “La Piana di Sibari e le nuove Politiche Agricole”

Venerdì 24 marzo, a Sibari, alle 18.30, è in programma nella sezione in Via Jacobi, l’incontro dibattito su Quale ruolo della Piana di Sibari nell’agricoltura che cambia, promosso dalla sezione sibarita di Forza Italia.

Prenderanno parte – in veste di relatori – i consiglieri comunali azzurri Sofia Maimone e Stefano Pesce, l’imprenditore agricolo Matteo Perciaccante, la responsabile del Dipartimento nazionale Sicurezza Alimentare di FI, Fulvia Caligiuri.  Le conclusioni saranno invece tratte dall’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo.

«La riforma della Politica Agricola Comune – hanno spiegato Maimone e Pesce – apre la strada a politiche fondate su risultati e prestazioni, imprimendo dunque un’accelerazione in fatto di competitività per perseguire con maggior efficienza gli obiettivi comuni dell’UE in materia di sostenibilità sociale, ambientale ed economica nell’agricoltura e nelle zone rurali».

Aggiungono Maimone e Pesce: «Siamo dunque di fronte ad un rilevante cambio di scenario: da qui l’iniziativa di FI, per favorire un confronto a più voci, con l’obiettivo di preservare ed anzi rilanciare la centralità della Piana di Sibari nel contesto agricolo calabrese e meridionale, nel solco di una programmazione regionale finalmente attenta e vicina ai territori ed alla valorizzazione delle loro potenzialità, ad iniziare da quelle agroalimentari di qualità». (rcs)