AUTONOMIA ED EMERGENZA EDUCATIVA
A RISCHIO LE SCUOLE CALABRESI E DEL SUD

di GUIDO LEONEMentre l‘attenzione delle componenti scolastiche è giustamente concentrata su questa fase conclusiva dell’anno scolastico, non è assolutamente presto cominciare a pensare alla ripartenza del nuovo anno scolastico. Quindi è giusto chiedersi che anno sarà per la scuola italiana, per gli studenti e le studentesse, per tutti coloro che nella scuola lavorano: docenti, personale Ata, dirigenti. Lo facciamo con la consapevolezza che stiamo parlando della infrastruttura sociale fondamentale per il Paese, per il suo sviluppo democratico ed economico, presente ovunque, dalla grande città ai piccoli centri. Lo facciamo perché ci interessa, perché è un patrimonio che ci appartiene e che vogliamo preservare e difendere: la scuola pubblica e perché ,a fronte di due grandi emergenze, poiché ritengo che siano tali, gli effetti dell’autonomia differenziata, se approvata, e l’emergenza educativa, se non adeguatamente affrontata, la porteranno allo sbando.

E la scuola, come si sa , misura lo stato di salute sociale e democratico di un Paese.

La sua missione fondamentale è concorrere all’uguaglianza sostanziale concretizzata dall’articolo 3 della Costituzione, fondamento del principio di solidarietà. Significa cioè che le è affidato il compito di assicurare l’uguaglianza delle condizioni di partenza, di fare cioè in modo che tutti e tutte partano sulla stessa linea. È lo strumento più potente per combattere le disuguaglianze e nello stesso tempo per assicurare, attraverso gli strumenti della conoscenza, la libertà. È il luogo dell’inclusione perché è aperta a tutti e tutte. Perché è bene ricordare il senso e gli obiettivi della scuola pubblica? La risposta è che questo senso e questi obiettivi si sono persi o fortemente attutiti nelle scelte del decisore pubblico negli ultimi venti anni e nella stessa narrazione pubblica che si fa sulla scuola.

Se passiamo in rassegna le scelte politiche che abbiamo alle spalle, il sistema di istruzione è stato troppo spesso oggetto di tagli e non di investimenti e gli interventi di riforma sempre subiti e non condivisi con coloro che devono farsene carico tutti i giorni: gli insegnanti e il personale della scuola tutto. Infine mi riferisco all’autonomia differenziata che sancirà  gli squilibri che già esistono e li renderà definitivi e insuperabili. Il gap di servizi  nella scuola, e non solo nella sanità, negli asili, in tanti servizi del welfare, nelle risorse di sostegno all’apparato produttivo, etc., diventerà “legittimo”, un privilegio etnico- territoriale immodificabile. Insomma, chi, all’interno della stessa nazione, abita in territori particolari e benestanti ha più diritti di chi invece ha avuto la ventura di abitare in territori disgraziati. La nazione diventa così matrigna per alcuni cittadini e per alcune aree che hanno la colpa di essere cresciute meno di altre. 

È fondata, perciò, la preoccupazione che una deriva regionalistica del sistema di istruzione possa accentuare gli squilibri già oggi esistenti fra le diverse aree territoriali del Paese, con esiti ancor più penalizzanti per quelle economicamente e socialmente più in sofferenza come la Calabria nei suoi vari servizi alla persona. 

La scuola, poi, nell’ultimo decennio è stata investita da una vera e propria sovraesposizione mediatica, e, a seguito dell’imperversare della pandemia negli ultimi due anni, lo è stata ancor di più.

Quindi la società, come del resto la scuola e i professionisti che vi lavorano quotidianamente, è stata costretta in un breve lasso di tempo a fare i conti con una serie di “repentini mutamenti ideologici e valoriali” e di conseguenza a “reinventarsi” per restare al passo.

La scuola è un’interessante cartina di tornasole di tutte le distonie del sistema socioculturale contemporaneo, proprio perché frequentata da migliaia di ragazzi e bambini immersi sempre più nella “liquidità sociale”, che contempla in aggiunta una certa deriva valoriale e il quotidiano bombardamento di messaggi audio/video, diretti e subliminali, che li portano sempre più spesso a scollegarsi dalla realtà, per vivere più comodamente nel confort zone del virtuale tra le quattro mura delle proprie abitazioni.

Allora tra i banchi di scuola, più che altrove, si avverte un senso di “crisi profonda, una crisi che trae origine da lontano, innanzitutto nei valori trasmessi dalle famiglie di appartenenza, (non dimentichiamolo che il primo nucleo educativo della società è proprio la famiglia); pertanto, la scuola si ritrova spesso a supplire a quelle “mancanze” o “manchevolezze” educative essenziali e a dover creare ex novo un canale comunicativo capace di istaurare relazioni tra pari e con gli adulti di riferimento.

C’è una percentuale del 25% di ragazzi che ogni giorno mandano altrettanti messaggi relativi a disagio e alle proprie sofferenze.

Sono gli allievi invisibili, allievi la cui condizione di difficoltà e di malessere non è percepita o è percepita in modo  inadeguato o distorto dagli insegnanti; di minori oggetto di violenze, trascuratezze, strumentalizzazioni.

I minori invisibili non sono quelli che gli insegnanti non possono in alcun modo vedere, ma quelli che in genere non sono visti.

Ciò che risulta invisibile in questi allievi è dunque la radice del loro disagio che sta nelle relazioni familiari o nelle relazioni interpersonali in ambito sociale o scolastico – basta ricordare gli ultimi episodi di violenza nelle scuole tra ragazzi e tra allievi e docenti –  che li condizionano, ostacolando l’apprendimento, alterando la socializzazione, bloccando la crescita.

Gli allievi invisibili diventano spesso dei bambini desaparecidos, ragazzi scomparsi prima dalla mente degli insegnanti, poi dal mondo della scuola e dalle istituzioni educative.

Vogliamo togliere il terreno di coltura? Puntiamo su una “Città educativa, un contesto urbano severamente controllato e testimonianza del lecito e  del consentito praticato.Una città è educativa se è viva, vissuta e vivibile. Il problema allora è politico nel senso etimologico del termine: polis, politikòs che ha nel suo seme il “tutto ciò che appartiene al cittadino nell’alveo dei suoi diritti e dei suoi doveri”.

Se un quartiere è degradato, genera degrado e il degrado genera disagio e il disagio genera inappartenenza. E ciò che non è di nessuno fa sì che qualcuno se ne appropri come spazio della violenza, dove tutto è permesso ai violenti contro i deboli.

Ecco, allora, il ruolo della scuola e il compito della famiglia, il ruolo della Chiesa e delle altre istituzioni obbligate a fornire servizi per il mondo dei fanciulli  degli adolescenti e dei giovani, e di noi tutti adulti: parlare intanto un unico linguaggio, quello pedagogico, dare ai giovani il coraggio e la consapevolezza della loro dignità di persona, il saper inculcare il coraggio dell’altruismo e la voglia del positivo, il creare il convincimento che nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo consenso. 

L’attuale condizione giovanile sollecita, dunque, l’urgenza di dedicarsi alla formazione delle nuove generazioni.

Ecco, ricominciamo da qui. (gl)

 

Al ministero dell’Istruzione un focus sulla Calabria

Lo scorso 8 maggio al ministero dell’Istruzione e del Merito si è svolto un incontro sul Dossier Calabria, tra il ministro Giuseppe Valditara, il capogruppo calabrese della Lega in Consiglio Regionale Giuseppe Gelardi e il responsabile della campagna elettorale Lega in Calabria, Rossano Sasso.

Numerose sono state le iniziative e le risorse già impegnate dal Ministero per la riqualificazione del settore dell’istruzione in Calabria. Tra queste, vanno menzionate le iniziative per la messa in sicurezza e l’adeguamento sismico degli edifici scolastici regionali, il potenziamento dei servizi educativi per i bambini dai 0 ai 6 anni, la costruzione di nuove palestre scolastiche e il potenziamento dei laboratori degli istituti scolastici superiori.

Particolare attenzione è stata dedicata anche alla formazione nel campo delle discipline Stem, al potenziamento delle competenze del personale docente e all’implementazione di pratiche didattiche integrate. Fondamentale, inoltre, è l’impegno per superare le disparità territoriali nell’apprendimento di base e contrastare l’abbandono scolastico, nonché il sostegno agli studenti con disabilità attraverso l’assegnazione di fondi per ausili didattici.

Rossano Sasso e Giuseppe Gelardi, con la loro profonda conoscenza del territorio e dell’ambiente scolastico calabrese, si sono impegnati a fornire un valido supporto al lavoro del Ministro Valditara, garantendo un’efficace interfaccia tra Roma e la regione.

Infine, il Ministro ha annunciato informalmente durante l’incontro che presto tornerà in Calabria per una nuova visita istituzionale, confermando così l’importanza strategica che il governo attribuisce alla regione in materia di istruzione e formazione.

Princi: Ok da Consiglio Regionale il ddl sul sistema integrato Istruzione Zero-Sei

«Oggi scriviamo una pagina storica per la Regione Calabria perché, finalmente, dopo 11 anni, abroghiamo la legge regionale 15 del 2013 che ha impedito di dare attuazione al sistema integrato di istruzione e, fino ad ora, di allinearci alla normativa nazionale e di usufruire delle relative risorse». È quanto ha dichiarato la vicepresidente della Regione, Giusi Princi, dopo l’approvazione, da parte del Consiglio regionale, del disegno di legge l’istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino ai sei anni.

Si tratta di una legge strutturale e significativa che contribuirà a colmare il gap della povertà educativa territoriale legata all’infanzia: in Calabria, infatti, solo il 3% di bambini e bambine usufruisce di asili nido o servizi educativi per l’infanzia.

«Ora, infatti, dopo i 15 milioni di euro cofinanziati dalla Regione Calabria – ha spiegato Princi – che hanno permesso di accedere allo stanziamento complessivo ministeriale che ammonta ad 80 milioni di euro e che saranno destinati ad attivare asili nido, sezione primavera e centri educativi per l’infanzia, per i prossimi anni, nell’ambito del piano d’azione del Dipartimento istruzione, abbiamo previsto 22 milioni di euro che implementeranno le sezioni primavera nelle aree interne e prevedranno voucher da destinare a famiglie meno abbienti per poter usufruire della gratuità degli asili».

«L’approvazione da parte del Consiglio di questo disegno di legge – ha rimarcato Giusi Princi – rappresenta un traguardo importante per garantire, a tutte le bambine e i bambini, dalla nascita ai sei anni, pari opportunità di sviluppo delle proprie potenzialità, unitamente all’esigenza di realizzare la connessione tra i due segmenti (zero-tre e tre-sei anni), e quindi porre in essere tutte le azioni necessarie per creare un percorso di continuità educativa, elemento di qualità per l’educazione prescolare dei bambini e delle bambine, permettendo così il passaggio da una visione socio assistenziale, come quella del precedente disegno regionale, ad una visione educativa in cui è sempre più centrale l’apprendimento dei bambini e delle bambine».

Il disegno di legge, che si compone di 28 articoli, è stato elaborato e condiviso dal Tavolo di lavoro, appositamente istituito presso il Dipartimento regionale istruzione e coordinato dalla dirigente di settore Anna Perani, rappresentato dall’Ufficio scolastico regionale (Usr), dalla Federazione italiana scuole materne (Fism), dall’Anci (Associazione nazionale Comuni italiani), dai rappresentanti degli ambiti territoriali sociali, da una rappresentanza di dirigenti scolastici in quiescenza e non.

«L’obiettivo del disegno di legge – ha proseguito Princi – è di definire il sistema integrato per conseguire la continuità del percorso educativo dallo zero ai sei anni, attraverso il potenziamento dei servizi di nido, micro nido, sezioni primavera, servizi integrativi per l’infanzia. Si vuole, pertanto, consolidare e ampliare l’offerta del numero dei posti, prevedendone la gratuità per i meno abbienti, per il progressivo raggiungimento della copertura del 33% della popolazione nella fascia di età zero tre anni, così da ridurre il gap esistente con le altre regioni, attraverso la ridefinizione dei requisiti strutturali ed organizzativi. È previsto, altresì, il miglioramento della qualità del sistema attraverso la formazione permanente di tutto il personale in servizio».

«La questione del sistema educativo zero-sei – ha detto ancora la vicepresidente con delega all’Istruzione – è stata fin da subito attenzionata da questo governo regionale. Pertanto, questo nuovo disegno di legge si propone, inoltre di realizzare una governance di sistema tra Regioni, Comuni e Ufficio scolastico regionale, con azioni di raccordo e collaborazione interistituzionale, in continuità del percorso già avviato con i Protocolli d’intesa sottoscritti tra Regione, Usr e Anci».

«Voglio ringraziare per il prezioso supporto – ha aggiunto – chi ha contribuito al raggiungimento di questo importante e necessario traguardo, e cioè: la dirigente generale del Dipartimento istruzione, Maria Francesca Gatto, la dirigente di settore, Anna Perani, tutto il gruppo di lavoro composto da professionisti della Fism, da alcuni dirigenti scolastici in pensione, dall’Ufficio scolastico regionale diretto da Antonella Iunti, e dall’Anci».

Il Tavolo tecnico è già operativo per la stesura dell’apposito regolamento che disciplinerà i contenuti e i percorsi attuativi della legge, come previsto dall’art 16, e che sarà deliberato dalla Giunta regionale. (rrc)

La letteratura calabrese entra nelle istituzioni scolastiche

«Promuovere e diffondere lo studio e l’approfondimento degli autori calabresi all’interno delle scuole della Regione Calabria, al fine di favorirne la conoscenza, valorizzando la cultura locale, nella consapevolezza che l’educazione alla lettura e la passione per i libri aiutano i giovani a scoprire le proprie radici e a maturare spirito critico, capacità di analisi e indipendenza culturale». È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa siglato tra la Regione Calabria e l’Ufficio Scolastico Regionale in Cittadella regionale, in occasione della Giornata Mondiale del Libro.

A firmare l’intesa, la vicepresidente della Regione Giusi Princi e la direttrice dell’Usr Antonella Iunti. Presenti all’iniziativa anche il presidente del Comitato di coordinamento e scientifico per le celebrazioni del centenario dello scrittore Saverio Strati, Luigi Franco, la dirigente generale del Dipartimento istruzione, Maria Francesca Gatto, e la dirigente del settore, Anna Perani.

Nel corso dell’incontro con la stampa è stato anche illustrato il volume Terzo Regno – Parole come pietre e luci, opera editoriale ideata per promuovere la lettura degli autori calabresi, attraverso tre differenti narrazioni: brevi saggi, aforismi e fotografie.

Gli scrittori presentati sono stati Corrado Alvaro, Saverio Strati, Saverio Montalto, Francesco Perri e Mario La Cava.
A curarne la presentazione il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, la scrittrice che ha fortemente sostenuto il protocollo, Giusy Staropoli Calafati, Aldo Maria Morace, professore ordinario di letteratura italiana – Università di Sassari, Aldo Fiale, già presidente titolare di sezione della Corte Suprema di Cassazione, il fotografo Pino Bertelli e l’editore Francesco Mazza.

«La narrativa calabrese del Novecento – ha detto Princi – annovera scrittori storicamente impegnati, come, ad esempio, Adele Cambria, Marianna Procopio, Mario La Cava, Corrado Alvaro, Saverio Strati, Francesco Perri, Fortunato Seminara, Saverio Montalto, Franco Costabile, Clelia Romano Pellicano, Lorenzo Calogero e Leonida Repaci: un patrimonio culturale da far conoscere ai nostri studenti nella convinzione che la letteratura è, da sempre, la forma attraverso cui ogni popolo rafforza il processo di edificazione della propria identità».

Nel protocollo si stabilisce che la Regione Calabria promuoverà avvisi rivolti alle scuole, progetti finalizzati all’approfondimento ed alla conoscenza della cultura locale e degli autori calabresi, anche attraverso la conoscenza diretta dei luoghi narrati, la realizzazione di eventi culturali, l’organizzazione di incontri, rassegne, seminari e workshop, dibattiti, pubblicazioni che vedano protagoniste le scuole e che pongano al centro l’importanza del libro.

L’Ufficio Scolastico Regionale sensibilizzerà le istituzioni scolastiche perché inseriscano nelle attività didattiche anche lo studio degli autori calabresi, favorendone la lettura da parte degli studenti dei libri degli stessi autori. Dell’attuazione, del monitoraggio e della promozione delle attività previste nel Protocollo, se ne occuperà il Comitato di coordinamento costituito da componenti della regione e dell’Usr. (rcz)

Lunedì Giusi Princi presenta il Piano di Azione Istruzione

Lunedì mattina, alle 10.30, in Cittadella regionale, la vicepresidente della Regione, Giusi Princi, presenterà il Piano di azione istruzione, università, ricerca, alta formazione e cultura.

In questo piano, gli interventi saranno realizzati tra il 2023 e il 2027, sul Pr Calabria, Fsc e Poc, con un investimento di risorse di oltre 200 milioni di euro.

All’incontro con la stampa interverranno la dirigente generale del Dipartimento istruzione, Maria Francesca Gatto, e i dirigenti dei settori coinvolti: Menotti Lucchetta (università, ricerca e alta formazione), Anna Perani (istruzione), Ersilia Amatruda (cultura), Giulia Di Tommaso e Anna Prenestini (Programmazione Unitaria).

Saranno presenti, inoltre, i potenziali destinatari delle azioni: ufficio scolastico regionale, università, enti di formazione, fondazioni ITS, associazioni culturali e teatrali che, avendo contezza delle risorse e delle azioni che interesseranno i loro comparti per i prossimi anni, potranno programmare al meglio le proprie attività. (rcz)

L’OPINIONE / Salvatore Berlingò: Ministro Valditara, tenga conto della Dante Alighieri di Reggio

di SALVATORE BERLINGÒNon si è ancora spenta l’eco della spettacolare Adunanza presso l’Arena dello Stretto degli ottocento studenti arrivati a Reggio da ogni parte d’Italia per celebrare l’11 aprile scorso la Giornata del Mare e della cultura marinara.

La rilevanza dell’evento è stata vieppiù accentuata dalla presenza del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che ha assunto un particolare significato alla luce di ciò che in altra sede lo stesso Ministro aveva avuto modo di osservare, al netto della dibattuta questione sul prefissato e sempre più basso numero di stranieri in ciascuna classe scolastica, a proposito del reale e concreto problema degli allievi stranieri di prima generazione, che presentano una deficienza formativa in italiano pari al 22%, equivalente ad un anno di scuola in meno rispetto agli studenti italiani, ed un tasso di dispersione scolastica del 30% a fronte del 9% degli italiani. 

Relativamente a questa problematica il Ministero avrebbe già per tempo avviato uno studio di fattibilità, al fine di creare un sistema di accoglienza e di integrazione più efficace, con classi più inclusive e con il ricorso al potenziamento della conoscenza e dello studio dell’italiano ad opera di specializzati mediatori culturali.

Una qualche sorpresa suscita il fatto che il Ministro, pur non avendo trascurato di sottolineare l’intento di aver voluto celebrare la suddetta Giornata “proprio qui in Calabria, a Reggio, per lanciare un ulteriore segnale di grande attenzione a questa terra meravigliosa”, tuttavia non ha fatto cenno, o perché tenutone all’oscuro o per non essere di stretta competenza del suo Ministero, alla circostanza che, segnatamente a Reggio Calabria – dove, non a caso si concentra il maggior numero di minori stranieri nati in Italia e presenti in Calabria – esiste una, anzi l’unica in tutto il Meridione e le Isole, Università per Stranieri, e cioè uno degli strumenti principali in ordine allo scopo di formare il personale indispensabile per una migliore integrazione in Italia degli studenti stranieri insieme con le loro famiglie. 

Di fatti, nel Dipartimento di Scienze della Società e della Formazione d’Area mediterranea dell’Università “Dante Alighieri” di Reggio, è attivo uno specifico Corso di Laurea di primo livello in “Mediatori per la Intercultura e la coesione sociale in Europa” e non può essere pretermesso che la specifica attrattività di questo Corso di laurea deriva dal suo essere incardinato in un Ateneo “per stranieri”. 

É del tutto evidente, inoltre, che la platea dei candidati alle Classi di Laurea Magistrale, ossia di secondo livello – presenti tanto presso la “Dante” quanto presso la “Mediterranea” – si restringerebbe di molto, ove la specificità dell’Università e della Classe di laurea di primo livello di cui prima si è detto perdesse il rilievo finora goduto, contraendosi di conseguenza il numero degli studenti stranieri, attratti a Reggio da quella specificità.

Questa forza attrattiva rischierebbe di svanire o di attenuarsi grandemente se venisse meno la coesistenza delle due Università, l’Università per stranieri e l’Università “Mediterranea”, ciascuna con la propria autonoma identità, eventualmente implementata da una federazione (e non fusione!) dei due Atenei, che li arricchirebbe completandoli reciprocamente e consentirebbe loro, in linea con quanto già intravisto dalla legge Gelmini, di realizzare in comune progetti utili allo sviluppo della Città Metropolitana e del suo contesto. 

Al proposito è superfluo aggiungere che sarebbe opportuno riflettere anche su quali conseguenze negative deriverebbero non solo per il sistema universitario, bensì pure per l’intero territorio della Città metropolitana, dalla deprecabile evenienza del venir meno del polo di attrazione come prima delineato, con una riduzione della presenza di stranieri a Reggio di Calabria. Un profilo, quest’ultimo, dal carattere non più solo accademico, ma peculiarmente politico e tale da coinvolgere, altresì, la responsabilità di tutti coloro cui compete operare per e nell’esclusivo interesse delle comunità che fanno capo a quell’area territoriale.(sb)

[Salvatore Berlingò è Emerito dell’Università degli studi di Messina e docente a contratto e già Rettore dell’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria]

IN ITALIA E IN CALABRIA TANTI GLI ALUNNI
STRANIERI: FORTE RITARDO IN INCLUSIONE

di GUIDO LEONELa scuola, purtroppo per i ragazzi e purtroppo per tutta la società italiana, non è mai stata in cima ai pensieri dei vari governi che in questi anni si sono succeduti nel Paese.

Di essa, la politica o non parla o, se parla, lo fa per slogan e facili soluzioni – oggi l’integrazione degli stranieri, domani le tutele sindacali del corpo docente – deviando l’attenzione dai seri problemi che ha e dai modi più razionali possibile di risolverli.

La querelle sull’inclusione o sulla temuta ghettizzazione degli studenti stranieri nelle scuole italiane ha richiamato l’attenzione su questa particolare tipologia di alunni di cui forse si parla poco, rispetto a diversi anni fa, quando l’immigrazione portava sui banchi di scuola migliaia di alunni stranieri che non conoscevano nemmeno una parola d’italiano.

Con il passare del tempo, la situazione è notevolmente cambiata in termini numerici e anche perché molti , ormai ,sono i minori figli di stranieri nati in Italia, come vedremo più avanti. La nostra normativa ministeriale è tra le più avanzate in Europa.  I minori stranieri hanno diritto all’istruzione – indipendentemente dalla loro condizione di regolarità o da quella dei genitori – nelle forme e nei modi previsti per i cittadini italiani.

L’iscrizione a una scuola può essere richiesta in qualunque periodo dell’anno scolastico. I minori stranieri devono essere iscritti alla classe corrispondente alla loro età anagrafica, a meno che il collegio dei docenti deliberi l’iscrizione a una classe diversa, in considerazione dell’ordinamento degli studi del paese di provenienza, del corso di studi seguito, del livello di preparazione raggiunto. Sono questi, in estrema sintesi, i principi sanciti dal nostro ordinamento giuridico per disciplinare le modalità di inclusione dei figli dell’immigrazione nella scuola.

Va sottolineato, poiché in realtà un limite per il numero degli alunni stranieri a scuola è già in vigore dal 2010, stabilito con circolare dall’allora ministro della P.I., Gelmini, in base alla quale il numero di alunni stranieri con una “ridotta conoscenza della lingua italiana” non deve superare il 30 per cento degli iscritti in ogni classe e in ogni scuola.

Il ministro Salvini ,in questi giorni, a seguito della querelle sulla iniziativa della scuola di Pioltello, ha proposto di introdurre un limite al 20 percento più basso di quello in vigore. Il ministro della P.I. Valditara si è accodato dichiarando che l’integrazione avviene più facilmente se nelle classi la maggioranza sarà di italiani

Con tutti gli sforzi possibili, è difficile prendere sul serio l’idea. Purtroppo dimostrano di non avere idea di come vanno le cose nella scuola italiana. Non mancano i rischi di una proposta del genere.

Un limite ancora più restrittivo spingerebbe i minori stranieri a recarsi in luoghi lontani dalla propria dimora se la scuola ha raggiunto il limite previsto, creando problemi alle famiglie in condizioni disagiate. Questo potrebbe spingerli alla non frequenza e nei casi peggiori all’avvio precoce al lavoro e/o allo sfruttamento in forme di accattonaggio.

È ovvio, a questo punto che a livello di sistema, c’è comunque qualcosa che non funziona. Bisogna trovare una strategia strutturale per dare supporto agli alunni stranieri, a misure di sistema per poter inserire dei corsi strutturali di alfabetizzazione continui, non saltuari. Ma non solo, come si dirà più avanti.

Ma analizziamo ora i dati sul fenomeno con una fotografia dello stato dell’arte.

I vari rapporti annuali del Ministero dell’Istruzione, diffusi in questi anni, hanno evidenziato come, per  dimensioni assunte,  costante crescita e diffusione sul territorio, la scuola multietnica sia divenuta ormai un elemento strutturale del nostro sistema scolastico.

Infatti, le prime rilevazioni degli alunni non italiani nelle  scuole  solo nell’a.s.83/84 contavano 6.104 unità con incidenza irrisoria sulla popolazione scolastica (0,06%). In 40 anni gli alunni non italiani delle scuole statali  sono aumentati passando a quasi 869.336 secondo il Focus ministeriale di inizio d’anno scolastico corrente. Entro il 2033 nella scuola italiana potrebbe esserci una platea di studenti stranieri che per la prima volta tocca quota un milione.

È questo il quadro che il ministero dell’Istruzione e del Merito guidato da Giuseppe Valditara ha fornito ai sindacati della scuola. Il dato, è bene ricordarlo, si riferisce sia ai bambini nati all’estero sia a quelli nati in Italia da genitori stranieri.

Il Focus ministeriale evidenzia come  gli alunni stranieri iscritti nel corrente anno scolastico alle scuole primarie sono 331.161, nelle scuole dell’infanzia 114.596 , mentre gli studenti nella scuola secondaria di primo grado ammontano a 195.455 e  nelle secondarie di secondo grado 228.124. Gli unici ordini con una crescita nelle iscrizioni sono la primaria e la secondaria di secondo grado.

La Calabria al quindicesimo posto

Ma guardiamo più da vicino il fenomeno curiosando tra i dati che riferiscono anche della situazione in Calabria.

La Lombardia è la regione italiana che ospita il maggior numero di alunni stranieri  219.275, seguita  da Emilia Romagna e Veneto. Al 15° posto  la Calabria. Negli ultimi anni si può, dunque, rilevare come la crescita, da lenta e graduale, quale era stata per oltre un decennio, è stata velocissima, se non tumultuosa, anche per effetto dei provvedimenti di regolarizzazione.

La scolarizzazione di stranieri tenderà a consolidarsi . Gli alunni non italiani ora alla scuola materna ed elementare- le nuove leve scolastiche – rappresentano quasi i due terzi del totale di alunni stranieri. Il futuro inter-etnico siede già sui banchi di scuola. Ed anche sui banchi delle scuole calabresi e reggine.

La presenza degli alunni con cittadinanza non italiana in Calabria

Nelle scuole di ogni ordine e grado della regione calabrese, secondo l’ultimo report ministeriale 2023/2024 , la presenza ammonta a 17.783 unità , di cui 3.426 nella scuola dell’infanzia, 4.613 nella scuola primaria, 2.923 nella scuola secondaria di I grado  e 3.928 nella scuola secondaria superiore.

I valori attesi per l’anno in corso, rispetto al citato focus del Miur, danno un numero di presenza di minori stranieri nelle scuole della Calabria pari a 17.783, pari al 2,4%.

Da dove vengono gli studenti stranieri in Italia

In Italia sono presenti quasi 200 nazionalità di provenienza diverse. La maggioranza proviene da un gruppo ristretto di paesi, alcuni dei quali sono aree di emigrazione storica verso l’Italia, come la Romania, l’Albania e il Marocco. Sono dati che si riflettono anche nella composizione della popolazione degli alunni stranieri in Italia.

Il paese di provenienza più rappresentato nella scuola italiana è la Romania con quasi 157 mila studenti, il 17,9% degli alunni con cittadinanza non italiana. Seguono Albania (13,5%), Marocco (12,3%), Cina (6,4%) e di seguito India, Egitto, Moldavia, Filippine, Pakistan, Bangladesh.

Sul lungo periodo spicca l’evoluzione della presenza cinese nelle scuole italiane, passata nell’ultimo decennio da 29 mila a 56 mila unità (+93%). Un’altra caratteristica interessante della popolazione scolastica di origine cinese riguarda l’alta percentuale di studenti nati in Italia (84,7%).

Dati notevoli sulle seconde generazioni riguardano anche gli studenti di origine marocchina (76,2% dei quali sono nati in Italia), albanese (75%) e filippina (70,2%).

A proposito di studenti stranieri nelle scuole italiane, non si può non fare un cenno alla recente crisi migratoria causata dall’invasione russa dell’Ucraina Risultano notevoli  le difficoltà di inserimento di questi ragazzini dovute a barriere linguistiche e instabilità abitativa sono i principali ostacoli all’inserimento dei minori ucraini a scuola. Questo fa sì che, stando ai dati del ministero dell’Istruzione, solo il 42% dei circa 40mila ragazzi ucraini presenti in Italia sia iscritto a scuola.

Nonostante gli investimenti – più di 31 milioni di euro stanziati per finanziare progetti di inserimento linguistico, di socialità, di integrazione e di continuità scolastica – rimane il tema di riuscire ad intercettare e coinvolgere i molti ragazzi ucraini che a scuola non ci vanno, con ricadute pesanti in termini di opportunità di socializzazione, inclusione, relazioni fra pari.

L’incidenza dei nati in Italia tra gli alunni con cittadinanza non italiana

Il segmento degli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia registra un progressivo aumento. Questa tipologia di alunni è portatrice di storie e bisogni educativi diversi da coloro che sono appena arrivati in Italia. Sono “studenti in attesa” della legge sulla cittadinanza bloccata in Parlamento. Si attende una legge, magari  frutto di molte mediazioni, che dovrebbe coniugare le proposte dello ius soli con quelle dello ius culturae. 

Bene, se dovesse andare in porto la riforma  ci sarebbero in Italia poco più di  588.986  ragazzi e ragazze che avrebbero in poco tempo i requisiti per diventare cittadini italiani.

Il report ministeriale riferisce  che  minori stranieri nati in Italia nel 2022 presenti in Calabria  sono in tutto 5.261, così distribuiti 340 nella provincia Vibo Valentia ,1.229 a Catanzaro,400 a Crotone, 1.593 a Cosenza e 1.699 a Reggio Calabria.

Problemi aperti

È necessario e urgente  assicurare agli insegnanti del settore una apposita formazione in pedagogia e didattica della lingua parlata che tenga conto del multilinguismo presente nelle scuole e dell’importanza  di uno sviluppo del bilinguismo. 

I due nodi principali da affrontare sono senza dubbio l’elevata incidenza nelle classi e i problemi linguistico – comunicativi. Ad un aumento del numero di stranieri nelle classi corrisponde una maggiore problematicità della gestione. Quasi la maggior parte degli insegnanti italiani chiede il potenziamento della lingua italiana e consiglia il ricorso ai mediatori  culturali.

Ora, poiché la propensione a investire, anche in istruzione, dipende dalla chiarezza sugli orizzonti futuri, è quanto mai opportuno rimuovere ogni inutile incertezza o ingiustificata difficoltà burocratica nei percorsi di acquisizione della cittadinanza italiana, in particolare per gli stranieri nati in Italia che desiderano scommettere sul nostro paese.

Rendere meno vago il loro futuro, dando loro quella fiducia che fino a oggi è stata loro negata da un codice della cittadinanza anacronisticamente difensivo, ci pare un modo sensato per aiutarli  a investire nella propria istruzione. I numeri delle seconde generazioni che abbiamo presentato in queste pagine ci avvertono che la qualità del capitale umano a disposizione dell’Italia nei prossimi decenni molto dipenderà dagli esiti di quell’investimento.

Ci garantiremo così una generazione migliore, cittadini meno spaventati dalle differenze e capaci di convivere le ricchezze culturali che ha da offrirci quest’Italia sempre più plurale. (gl)

[Guido Leone è già dirigente tecnico USR Calabria]

Il presidente Occhiuto: Progetto ReCapp Cal serve a dare orgoglio a studenti, docenti e alla Calabria

«Il progetto ReCapp Cal serve a dare orgoglio agli studenti calabresi, ai docenti, alla Calabria tutta». È quanto ha dichiarato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, intervenendo alla presentazione del progetto ReCapp Cal in Cittadella regionale, alla presenza del ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.

Il progetto è finanziato dal Dipartimento istruzione della Regione Calabria con 5 milioni di euro, sarà sviluppato negli anni solari 2024-2026 e verrà assunto, in accordo con l’Invalsi, come prototipo nazionale da replicare in quelle regioni caratterizzate da divari dei livelli apprenditivi degli studenti rispetto allo standard nazionale. Vede coinvolti, per la prima volta, congiuntamente la Regione Calabria Dipartimento istruzione, l’Ufficio scolastico regionale, il Sistema universitario calabrese (Unical, Magna Grecia e Mediterranea), l’Università Bocconi di Milano e l’Invalsi ed è sostenuto dal Ministero dell’istruzione e del merito.

All’iniziativa sono, inoltre, intervenuti la vicepresidente Giusi Princi, la direttrice dell’Ufficio scolastico regionale, Antonella Iunti, il Rettore dell’Unical di Cosenza, in rappresentanza del Sistema accademico calabrese, Nicola Leone, e i Rettori Giovanni Cuda (Università Magna Grecia di Catanzaro), Giuseppe Zimbalatti (Università Mediterranea Reggio Calabria), il Rettore della Bocconi, Francesco Billari.

Presenti in sala il prefetto di Catanzaro Enrico Ricci, il questore di Catanzaro Paolo Sirna, il procuratore generale della Corte D’appello di Catanzaro, Giuseppe Lucantonio, il comandante della Legione Carabinieri, generale Pietro Salsano, l’avvocato distrettuale dello Stato, Ennio Apicella, il colonnello provinciale dei Carabinieri, Giuseppe Mazzullo. Inoltre, dirigenti scolastici e gli studenti dell’istituto nautico di Catanzaro Lido “Ferraris Maresca”, la presidente della Consulta giovanile degli studenti della Calabria, Franca Falduto. Ha moderato il giornalista Rai Marco Innocente Furina.

«La storia della Calabria – ha proseguito il presidente – è una storia di eccellenze culturali. Guardando la Calabria in lungo e in largo ci rendiamo conto di quanta storia e di quanta cultura ci sia in questa nostra regione. È anche la storia di tanti calabresi che nel corso degli anni, dopo aver studiato nelle scuole calabresi, sono andati all’università, si sono formati altrove e hanno saputo essere delle eccellenze nelle regioni dove hanno lavorato, purtroppo, troppo spesso, fuori dalla Calabria. E io ho sempre trovato ingiusto che la Calabria venisse rappresentata nelle prove Invalsi come una delle ultime regioni».

«Ho ritenuto – ha aggiunto – che la Regione Calabria non dovesse limitarsi a osservare questo fatto ma dovesse, invece, tentare di investire risorse per fare in modo che questa circostanza non si verificasse più in futuro. E allora ho sposato con grande entusiasmo l’idea della vicepresidente Princi di sviluppare questo progetto, finanziato con risorse regionali, che serve a dare il giusto supporto agli studenti calabresi che vorranno sostenere le prove Invalsi e il giusto supporto anche per i docenti calabresi».

«Siamo molto contenti – ha proseguito – che questa iniziativa abbia avuto il supporto preziosissimo sia dell’Invalsi che del ministro Valditara il quale è stato sempre vicino alla nostra Regione, anche nell’ambito delle iniziative legate ad Agenda Sud, dove la Calabria ha svolto un ruolo centrale per le iniziative orientate a contrastare l’abbandono scolastico».

«Oggi – ha rimarcato infine il presidente Occhiuto – possiamo essere veramente orgogliosi perché ReCappCal è il primo progetto in Italia che sarà sperimentato in Calabria come progetto pilota per le altre Regioni. Noi cerchiamo di essere degni di questa Calabria bellissima che abbiamo l’onore di rappresentare e vogliamo fare in modo che la Calabria possa essere orgogliosa dei suoi giovani straordinari e dei docenti che insieme a questi giovani affrontano, ogni giorno, i tanti problemi della scuola».

La vicepresidente Princi ha illustrato nel dettaglio il progetto ReCappCal, che coinvolgerà 70 istituti scolastici individuati sulla base degli esiti delle ultime prove Invalsi (20 Città metropolitana di Reggio Calabria, 20 Provincia di Cosenza, 10 in ciascuna delle restanti province Cz, Kr, VV). Si svilupperà negli anni solari 2024-2026 e coinvolgerà le classi precedenti a quelle in cui viene svolto il test invalsi, pertanto le classi 1° e 4° della scuola primaria, la classe 2° della scuola secondaria di primo grado e le classi 1° e 4° della scuola secondaria di secondo grado.

«Durante questi due anni – ha specificato Princi – ciascuna delle classi coinvolte svolgerà complessivamente 200 ore di potenziamento delle competenze (100 ore per anno, di cui 50 di italiano e 50 di matematica), contestualmente, i docenti di italiano e matematica saranno formati attraverso appositi corsi erogati dalle università calabresi (a loro volta coinvolte nel progetto). Sarà una formazione personalizzata alle esigenze del gruppo classe e dei docenti di riferimento e accompagnata da azioni di peer tutoring».

«I risultati apprenditivi degli studenti – ha spiegato ancora – saranno monitorati attraverso la somministrazione periodica di test (modello Invalsi). Verrà infatti attivata la piattaforma ReCapp Cal su cui verranno inseriti gli studenti coinvolti nel progetto e le relative classi virtuali. Fondamentale, in tal senso, il ruolo svolto dall’Università Bocconi di Milano che si occuperà della elaborazione in itinere dei risultati del progetto al fine di verificare l’efficacia degli interventi e di apportare eventuali rimodulazioni progettuali».

«La ricaduta finale – ha aggiunto – sarà verificata, a conclusione del biennio, attraverso il confronto dei risultati ricavati da apposito test somministrato al gruppo degli studenti coinvolti nel progetto e ad un gruppo di altrettanti alunni “non trattati” a cui, cioè, non è stato assicurato l’intervento formativo previsto dal progetto».

«Dalla Regione Calabria, dal Dipartimento istruzione, con questo progetto – ha spiegato ancora la vicepresidente – la prima concreta risposta per un efficace superamento delle prove Invalsi attraverso un progetto pilota volto a ridurre i divari formativi tra le scuole calabresi e il resto d’Italia, migliorando gli esiti nelle prove Invalsi attraverso il recupero, il potenziamento e l’innalzamento dell’apprendimento di base di italiano e matematica».

«Nello specifico – ha sottolineato inoltre la vicepresidente Princi – il fine del progetto ReCappCal è quello di colmare gli squilibri territoriali ed i gap formativi legati alle competenze chiave degli studenti calabresi, implementando un nuovo approccio metodologico, didattico e motivazionale per affrontare con successo le prove Invalsi».

La vice presidente ha infine ringraziato per il lavoro svolto tutti i partner coinvolti, la dirigente generale del Dipartimento istruzione, Maria Francesca Gatto, e le dirigenti di settore Anna Perani e Giulia Di Tommaso.

«La Bocconi – ha detto il rettore Billari – accompagnerà questo progetto selezionando le scuole e le classi, e valutando i risultati sia in itinere che in expost. Con i colleghi ci siamo impegnati a confrontarci con la comunità scientifica pubblicando i dati del progetto. Se questi risultati saranno positivi avremmo due vantaggi: il primo è la generabilità dal punto di vista scientifico, il secondo la capacità di applicazione pratica sul territorio che potrà essere anch’essa generalizzata».

Per il rettore Leone «colmare i gap formativi non è facile. Per questo il progetto è una sfida difficile e il successo non è scontato, ma nutriamo molto ottimismo».

«Il progetto sarà uno stimolo – ha evidenziato – non solo per le scuole coinvolte. I risultati potranno essere replicabili e magari la Calabria, questa volta, potrà essere un esempio per tutte le altre Regioni d’Italia. Ringrazio, quindi, il presidente Occhiuto e la vice presidente Princi per aver messo al centro dell’agenda della Regione Calabria la formazione, riconoscendo l’importanza che ciò riveste per tutto il territorio nazionale e a cui viene data ulteriore rilevanza dalla presenza oggi del ministro Valditara».

«La Calabria nel 2023 – ha dichiarato il presidente Ricci – ha registrato una forte riduzione della dispersione scolastica. Ciò non vuol dire che i problemi non ci siano, ma si deve dare atto che il percorso che la Calabria sta facendo è molto importante. Seminare sugli apprendimenti va al di là del progetto in sé. Lavorare sugli apprendimenti, con un effetto positivo anche sugli aspetti civici degli studenti, è una grande possibilità per il futuro. Investire tanto sull’istruzione e sull’apprendimento ritengo sia un’operazione importante che potrà avere un impatto positivo anche sulle altre competenze».

Secondo la direttrice Iunti «l’Iniziativa evidenzia il cambiamento di una politica che cerca di valorizzare il territorio, portando la Calabria al centro del contesto nazionale. Una scelta da parte del presidente Occhiuto e della vicepresidente Princi non scontata che ha portato con tutte le azioni svolte all’attenzione verso il mondo della scuola con investimenti importanti. Si è compreso fortemente come la scuola sia la leva di miglioramento e cambiamento di una realtà territoriale con molte criticità».

 

 

Il ministro Valditara: Crediamo fortemente che bisogna dare grandi opportunità a Calabria

«Affrontiamo insieme con la Regione una grande sfida, quella cioè di dare ai giovani calabresi straordinarie opportunità formative e quindi di successo lavorativo». È quanto ha dichiarato il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, nel corso della presentazione, in Cittadella regionale, del progetto Recapp Call, per il recupero di competenze in italiano e matematica.

Il ministro, nel suo intervento, ha ricordato come «quando sono venuto la prima volta in Calabria il 9 giugno dell’anno scorso,dissi che questa è una regione che ha delle straordinarie potenzialità, in cui credo moltissimo, ed è per questo che oggi, per la terza volta, sono in Calabria e la prossima settimana ci ritornerò ancora».

Presenti, all’iniziativa, anche il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, la vicepresidente con delega all’Istruzione, Giusi Princi, i Rettori delle Università calabresi Giovanni Cuda (Catanzaro), Nicola Leone (Unical) e Giuseppe Zimbalatti (Reggio Calabria), il rettore dell’Università Bocconi di Milano, Francesco Billari e la direttrice dell’Ufficio scolastico regionale, Antonella Iunti.

«Quest’iniziativa si inserisce pienamente in quell’attività che proprio qui in Calabria volli lanciare per la prima volta – ha proseguito il ministro – e cioè Agenda Sud, che investe oltre 28 milioni di euro per le scuole della regione e, in particolare, per le scuole elementari e per altre 17 scuole superiori. Un’iniziativa che investe quasi trenta milioni contro la dispersione scolastica e con un investimento complessivo di 844 milioni di euro, veramente notevolissimo, con risorse che riguarderanno, ad esempio, anche le Stem».

«Tutto questo – ha aggiunto Valditara – perché noi crediamo fortemente che bisogna dare grandi opportunità a questa regione. Agenda sud coinvolge inoltre anche il mondo dell’impresa, il mondo dell’Università in un disegno strategico e non è un caso che la Calabra, sia una di quelle che hanno risposto meglio alla riforma del 4+2, cioè alla riforma di quell’istruzione tecnico professionale destinata a dare grandi opportunità formative ai nostri giovani».

«Questo vuol dire – ha concluso – che c’è una grande voglia di riscatto, di crescita e di modernità che insieme con il presidente Occhiuto e l’assessore Princi, insieme con tutta la Giunta calabrese, con tutte le forze politiche , di maggioranza in particolare, noi stiamo cercando di assecondare». (rcz)

 

Lunedì si presenta in Cittadella il viaggio studio a Bruxelles

Lunedì mattina, a Catanzaro, alle 10.30, in Cittadella regionale, sarà presentato dal presidente della Regione, Roberto Occhiuto e dalla vicepresidente, Giusi Princi, il programma del viaggio studio a Bruxelles, che avrà luogo dal 9 all’11 aprile 2024.

All’iniziativa interverranno l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, e la direttrice dell’ufficio scolastico regionale, Antonella Iunti. Parteciperà anche la commissaria dell’Arsac, Fulvia Caligiuri.

Il viaggio formativo, predisposto dalla Camera di Commercio Belga, è offerto dalla Regione Calabria a 50 studenti, selezionati sulla base della media scolastica e sul livello di certificazione linguistica in inglese, e a 5 docenti scelti per il livello di certificazione linguistica e per la partecipazione a progetti Erasmus e a esperienze formative all’estero.

Oltre agli studenti, ai dirigenti scolastici e ai docenti interessati, saranno presenti, inoltre, i dirigenti generali dei dipartimenti regionali coinvolti: Maria Francesca Gatto, istruzione, Maurizio Nicolai, programmazione, il direttore Uoa progetti strategici, Francesco Venneri, e la dirigente del settore politiche giovanili, Anna Perani(rcz)