ANALFABETISMO FUNZIONALE, IN CALABRIA
È SOLO COLPA DELLA FORMAZIONE?

di ROCCO ROMEO – Un dato allarmante emerge dall’ultima indagine OCSE: oltre il 30% degli italiani adulti è classificabile come analfabeta funzionale. Questo significa che più di un terzo della popolazione adulta del Paese ha difficoltà significative nel comprendere un testo, analizzare informazioni complesse o risolvere problemi di base.

Una realtà che pone l’Italia all’ultimo posto tra i Paesi industrializzati, rendendo evidente l’urgenza di un intervento strutturale su più fronti.

Il peso del Mezzogiorno e il caso della Calabria

La situazione è particolarmente critica nel Mezzogiorno, e la Calabria rappresenta uno degli esempi più preoccupanti. In questa regione, i livelli di alfabetizzazione funzionale e digitale sono tra i più bassi d’Italia, un dato che si riflette non solo sulle opportunità personali dei cittadini, ma sull’intero tessuto sociale ed economico. Nonostante gli sforzi messi in campo, le scuole calabresi continuano a fronteggiare carenze infrastrutturali, una cronica mancanza di risorse e una dispersione scolastica tra le più alte del Paese.

La Calabria soffre anche di una forte disuguaglianza nell’accesso all’istruzione di qualità: molte aree interne e rurali mancano di scuole adeguate e moderne, costringendo numerosi giovani a percorrere lunghe distanze o ad abbandonare gli studi. Questo squilibrio territoriale contribuisce a peggiorare il divario rispetto al resto del Paese, limitando le possibilità di crescita economica e sociale.

Le cause di un problema strutturale

Le radici dell’analfabetismo funzionale sono profonde. Da un lato, la scuola fatica a garantire una formazione solida e continua, specialmente nelle regioni più svantaggiate come la Calabria. Dall’altro, decenni di politiche inadeguate non sono riusciti a contrastare fenomeni come la dispersione scolastica, l’abbandono precoce e la mancanza di connessione tra scuola e mondo del lavoro.

La transizione digitale ha amplificato ulteriormente il problema: in Calabria, dove l’accesso a internet è meno diffuso e le competenze tecnologiche sono limitate, il rischio di esclusione sociale ed economica è ancora più alto. Senza una strategia mirata, questa regione rischia di rimanere intrappolata in un circolo vizioso di povertà educativa e disuguaglianza.

Le conseguenze: una democrazia fragile

L’analfabetismo funzionale non è solo un problema individuale, ma un freno per l’intera società. La difficoltà di comprendere e analizzare informazioni complesse riduce la partecipazione civica, rendendo le persone più vulnerabili alla manipolazione mediatica. Questo fenomeno mina le basi della democrazia e ostacola lo sviluppo economico in un contesto globale dove conoscenza e competenze sono risorse fondamentali.

Le possibili soluzioni

Per affrontare l’emergenza, è necessario un piano strategico che metta al centro la scuola e l’apprendimento permanente:

Potenziamento delle competenze linguistiche e logiche fin dalla scuola primaria, con interventi mirati nelle regioni più svantaggiate come la Calabria.

Lotta alla dispersione scolastica, soprattutto nelle aree rurali e interne, attraverso incentivi, borse di studio e supporti per le famiglie in difficoltà.

Investimenti in infrastrutture scolastiche e digitali, con particolare attenzione alle regioni del Mezzogiorno. In Calabria, questo significa garantire connessione internet nelle scuole e nelle comunità isolate.

Formazione continua per gli adulti, coinvolgendo aziende e istituzioni locali per creare percorsi di riqualificazione accessibili e gratuiti.

La scuola sta facendo la sua parte?

La scuola italiana è chiamata a evolversi per colmare il divario delle competenze, ma la Calabria ha bisogno di interventi mirati e immediati. Le politiche educative devono adattarsi ai cambiamenti della società e alle esigenze dei territori, soprattutto quelli più deboli. Solo con un sistema scolastico moderno, inclusivo e attento alle specificità regionali, l’Italia potrà combattere l’analfabetismo funzionale e garantire alle nuove generazioni un futuro migliore.

Conclusione

L’analfabetismo funzionale è un ostacolo che l’Italia, e in particolare regioni come la Calabria, non può più ignorare. Serve un’azione decisa e strutturata, capace di mettere al centro del dibattito pubblico l’importanza dell’istruzione e della cultura. Solo così potremo costruire una società più equa, competitiva e preparata ad affrontare le sfide del futuro. (rr)

 

A 12.835 studenti erogate le borse di studio regionale

«Sono 12.835 gli studenti e le studentesse ai quali è stato erogato l’importo della borsa di studio regionale». È quanto ha reso noto Maria Stefania Caracciolo, assessore regionale all’Istruzione, assicurando come «completeremo, a breve, i pagamenti relativi a circa altre 2.200 istanze rientranti tra quelle che, pur avendo i requisiti di ammissibilità, presentavano delle irregolarità».

Ammonta, infatti, a 16 milioni di euro la somma stanziata per due annualità con l’intenzione di finanziare nel complesso 36 mila borse di studio da assegnare in base all’indicatore

«Per altre 2.060 istanze ammesse con riserva che non hanno regolarizzato nei termini indicati, è stata prevista la possibilità di assegnare un ulteriore termine», ha aggiunto l’assessore, sottolineando come «la grande adesione  a questa iniziativa, con 19 mila domande pervenute di cui ammesse a finanziamento oltre 17 mila, rivolta agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado appartenenti a famiglie a basso e medio reddito, testimonia l’importanza della misura che interviene proprio per fronteggiare il ‘caro scuola’ e rispondere alle esigenze delle famiglie calabresi fornendo un sostegno economico concreto per le spese a cui sono andate incontro ad inizio anno scolastico».

ANCHE IN CALABRIA SUONA LA CAMPANELLA
LA SCUOLA TRA EMERGENZE E CRITICITÀ

di FRANCESCO RAOA distanza di poche ore dall’avvio del nuovo Anno Scolastico, con l’emozione di chi si appresta a varcare le porte di un mondo infinito chiamato scuola per la prima volta, credo sia opportuno porgere un caloroso augurio a tutta la Comunità scolastica calabrese, anteponendo per una volta le opportunità alle criticità, con il chiaro intento di valorizzare la narrazione qualitativa della nostra terra e della sua gente, da sempre impegnata in un percorso di forte riscatto sociale e culturale praticato soprattutto attraverso lo studio.

La strada da percorrere è lunga ma sotto i nostri occhi, contrariamente al passato, è presente molto più entusiasmo e voglia di essere protagonisti di un futuro considerato non più lontano e irraggiungibile, ma realtà nella quale la cultura e il sapere potranno generare coesione, crescita e sviluppo nonché dare vita al superamento emergenziale dell’emigrazione. 

La Calabria ed i calabresi, per superare il divario Nord-Sud, hanno bisogno di culture capaci di creare opportunità positive, da sempre individuate altrove come fatto naturale ma puntualmente irrealizzabili a casa nostra per motivi poco noti. Ebbene, affermare che la Calabria e altre regioni del Meridione possano diventare in un prossimo futuro la “Silicon Valley” dell’Europa, oggi credo non sia più una blasfemia ma può essere un auspicio reale al quale il mondo della scuola non dovrà sottrarsi ma al contrario dovrà considerarlo uno tra i propri obiettivi prioritari. Oggi i nostri studenti hanno una marcia in più. Apprendono velocemente e, da nativi digitali, hanno un approccio naturale con la tecnologia e l’informatica, ricorrono con facilità all’approccio offertoci dall’intelligenza artificiale e assorbono in un modo incredibile i linguaggi del mondo che li circonda.

Queste importantissime caratteristiche, considerabili parte di un capitale invisibile da valorizzare, impongono una particolare attenzione tesa a coinvolgere in un progetto comune, oltre ai docenti e alle famiglie, le realtà territoriali che rappresentano il tessuto socioeconomico e produttivo del territorio. In tal senso, grazie all’autonomia scolastica e alla particolare professionalità dei docenti, si potranno inserire nei rispettivi curricula delle scuole curvature specifiche tese a far conoscere agli studenti la realtà locale storica ed economica con l’intento di superare il pericoloso paradosso del disimpegno scolastico e della noia, potenzialmente individuabili quali cause principali della dispersione scolastica. 

Intere Comunità potrebbero formare i nostri giovani, fornendo loro maggiori conoscenze e soprattutto intravedendo nella storia la chiave di lettura utile per scrivere un futuro nel quale il Meridione, in concorso al Settentrione, possa essere a pari dignità motore di crescita e sviluppo per l’intero Paese. Ai nostri giovani dovremo chiedere anche soluzioni innovative per risolvere annose questioni che in futuro li riguarderanno in prima persona. Penso alle criticità strutturali quali l’organizzazione dei trasporti, alla distribuzione di centri sportivi, alle opportunità d’inserimento nel mondo del lavoro e alla partecipazione politica.

Per esempio, attraverso sessioni di “debate”, sarà possibile far apprendere e migliorare le tecniche di confronto con quanti la pensano in modo differente, lavoro indispensabile da svolgere tanto in classe quanto all’aperto insieme ai docenti e con l’intento di trasmettere agli studenti l’importanza della non violenza da praticare come metodo di vita per tutelare la vita. Infine, la Scuola è chiamata a mettere in campo tutti gli strumenti utili per affrontare l’incombente pericolo dell’analfabetismo funzionale, fatto che ostacola la corretta comunicazione e rischia di minare la tenuta sociale e democratica del Paese a seguito del crescente atteggiamento relativistico praticato da tutte le generazioni con epiloghi sempre più tristi e violenti. 

Dalla nostra parte, questa volta, non ci sono più le solite stime o le previsioni ma dati concreti da considerare come un incoraggiante punto di partenza. La Calabria in particolare ha registrato una crescita nell’esportazione, manifestando una chiara inversione di tendenza del Sud rispetto al Nord; cresce la presenza turistica nazionale e internazionale; le nostre Scuole, il sistema ITS e in modo particolare le nostre Università, rappresentano un validissimo sistema formativo, capace di attrarre studenti e docenti non solo da altre regioni ma anche da altri stati. 

Insomma, l’arduo lavoro svolto nel corso di questa fase post-pandemica ha aperto un nuovo scenario nel quale le giovani generazioni, insieme ai loro docenti e alle rispettive famiglie, dovranno essere accompagnati per toccare con mano una realtà in costante evoluzione dalla quale si potranno trarre nel medio periodo importanti segnali occupazionali e di sviluppo socioculturale da considerare elementi indispensabili per mantenere il passo con la velocissima evoluzione tecnologica e superare la desertificazione sociale ed economica del Mezzogiorno, paragonabile ad una spada di Damocle pronta ad infierire sulla nostra testa.

Ecco perché lo studio va considerato dagli studenti come una missione sociale e gli insegnanti dovranno ricordare ogni giorno il valore del loro delicatissimo ruolo, seppur poco retribuito ma ancora tra le professioni più belle al mondo perché attraverso la trasmissione del sapere, l’approfondimento critico e la bellezza delle scoperte, sarà possibile consentire ai nostri giovani di potersi presentare all’appuntamento dell’inserimento occupazionale con le giuste competenze, con la propensione di mantenere vivo per tutta la vita il desiderio di imparare e la curiosità di scoprire sempre nuove mete, alimentando sentimenti di cooperazione a sommatoria positiva tesi a generare pace tra i Popoli. 

Con questi presupposti e con la fiducia di chi ha iniziato la scuola da quasi 50 anni, senza esserne più uscito, auguro buon Anno Scolastico a tutta la Comunità scolastica calabrese. (fr)

[Francesco Rao è docente a contratto, cattedra di sociologia generale, presso l’Università “Tor Vergata” di Roma]

Istruzione, Regione pubblica avviso per attivare nuove sezioni Primavera

È stato pubblicato l’avviso pubblico di prosecuzione e/o attivazione di nuove sezioni primavera, per bambini di età compresa tra i 24 e 36 mesi, per l’anno scolastico 2024/2025. Lo ha reso noto l’assessore regionale all’istruzione, Maria Stefania Caracciolo, spiegando come «in continuità con le iniziative avviate dalla vicepresidente, ora parlamentare europea, Giusi Princi, ed in stretta sinergia con l’Ufficio scolastico regionale, abbiamo inteso riproporre l’avviso pubblico dedicato alle sezioni primavera per aumentare la diffusione dei servizi e contrastare la povertà educativa».

L’avviso è attuativo di uno specifico protocollo d’intesa sottoscritto con l’Usr, nonché della nuova legge regionale 24/2024 e del relativo regolamento attuativo 7/2024.

Prevede un cofinanziamento della Regione Calabria di euro 2.448.412,59 che sarà integrato con la quota a carico del Ministero dell’Istruzione e del Merito.

Potranno accedere al bando le Istituzioni scolastiche, ovvero le scuole dell’infanzia statali e paritarie (comunali, private convenzionate e private non convenzionate).

L’assessore Caracciolo ha spiegato che «con il finanziamento delle sezioni primavera, l’Amministrazione regionale e l’Usr proseguono nell’obiettivo di garantire ai bambini un’esperienza qualificata di apprendimento in un ambiente di cura ed educazione che tenga conto dei tempi e stili di sviluppo dei bambini di questa fascia di età. Il sostegno di tale servizio concorrere, insieme alle altre azioni messe in campo per l’attuazione del sistema integrato 0-6, al raggiungimento dei target di copertura del servizio 0-3 richiesti dall’Unione Europea».

«Per la creazione delle sezioni primavera – ha specificato – si potrà sfruttare la rete fisica delle scuole dell’infanzia, sia pubbliche che paritarie, utilizzando le risorse già messe a disposizione degli Ambiti territoriali sociali per la qualificazione e la manutenzione delle strutture, nonché per l’acquisto di arredi specifici. L’obiettivo è garantire spazi adeguati e conformi alle normative vigenti, puntando anche alla riduzione delle rette a carico delle famiglie».

«L’avviso pubblico – ha aggiunto l’assessore Caracciolo – mette al centro il progetto pedagogico ed educativo anche con l’obiettivo di colmare le carenze che si registrano in questo ambito a livello territoriale. Invito, pertanto, soprattutto i dirigenti scolastici, a sfruttare l’opportunità offerta, con l’obiettivo di colmare il divario storico nella distribuzione di questo servizio primario nella regione rafforzando la continuità educativa».

«Un ulteriore appello lo rivolgo ai sindaci del territorio affinché – ha concluso – assicurino la necessaria tempestività negli adempimenti e forniscano il supporto tecnico-amministrativo richiesto».

Le istituzioni educative interessate potranno partecipare presentando la domanda/e, di prosecuzione o di nuova attivazione, mediante compilazione dell’apposita modulistica che dovrà essere trasmessa tramite posta elettronica, nei termini prescritti dall’avviso, all’indirizzo drcal@postacert.istruzione.it.

AUTONOMIA ED EMERGENZA EDUCATIVA
A RISCHIO LE SCUOLE CALABRESI E DEL SUD

di GUIDO LEONEMentre l‘attenzione delle componenti scolastiche è giustamente concentrata su questa fase conclusiva dell’anno scolastico, non è assolutamente presto cominciare a pensare alla ripartenza del nuovo anno scolastico. Quindi è giusto chiedersi che anno sarà per la scuola italiana, per gli studenti e le studentesse, per tutti coloro che nella scuola lavorano: docenti, personale Ata, dirigenti. Lo facciamo con la consapevolezza che stiamo parlando della infrastruttura sociale fondamentale per il Paese, per il suo sviluppo democratico ed economico, presente ovunque, dalla grande città ai piccoli centri. Lo facciamo perché ci interessa, perché è un patrimonio che ci appartiene e che vogliamo preservare e difendere: la scuola pubblica e perché ,a fronte di due grandi emergenze, poiché ritengo che siano tali, gli effetti dell’autonomia differenziata, se approvata, e l’emergenza educativa, se non adeguatamente affrontata, la porteranno allo sbando.

E la scuola, come si sa , misura lo stato di salute sociale e democratico di un Paese.

La sua missione fondamentale è concorrere all’uguaglianza sostanziale concretizzata dall’articolo 3 della Costituzione, fondamento del principio di solidarietà. Significa cioè che le è affidato il compito di assicurare l’uguaglianza delle condizioni di partenza, di fare cioè in modo che tutti e tutte partano sulla stessa linea. È lo strumento più potente per combattere le disuguaglianze e nello stesso tempo per assicurare, attraverso gli strumenti della conoscenza, la libertà. È il luogo dell’inclusione perché è aperta a tutti e tutte. Perché è bene ricordare il senso e gli obiettivi della scuola pubblica? La risposta è che questo senso e questi obiettivi si sono persi o fortemente attutiti nelle scelte del decisore pubblico negli ultimi venti anni e nella stessa narrazione pubblica che si fa sulla scuola.

Se passiamo in rassegna le scelte politiche che abbiamo alle spalle, il sistema di istruzione è stato troppo spesso oggetto di tagli e non di investimenti e gli interventi di riforma sempre subiti e non condivisi con coloro che devono farsene carico tutti i giorni: gli insegnanti e il personale della scuola tutto. Infine mi riferisco all’autonomia differenziata che sancirà  gli squilibri che già esistono e li renderà definitivi e insuperabili. Il gap di servizi  nella scuola, e non solo nella sanità, negli asili, in tanti servizi del welfare, nelle risorse di sostegno all’apparato produttivo, etc., diventerà “legittimo”, un privilegio etnico- territoriale immodificabile. Insomma, chi, all’interno della stessa nazione, abita in territori particolari e benestanti ha più diritti di chi invece ha avuto la ventura di abitare in territori disgraziati. La nazione diventa così matrigna per alcuni cittadini e per alcune aree che hanno la colpa di essere cresciute meno di altre. 

È fondata, perciò, la preoccupazione che una deriva regionalistica del sistema di istruzione possa accentuare gli squilibri già oggi esistenti fra le diverse aree territoriali del Paese, con esiti ancor più penalizzanti per quelle economicamente e socialmente più in sofferenza come la Calabria nei suoi vari servizi alla persona. 

La scuola, poi, nell’ultimo decennio è stata investita da una vera e propria sovraesposizione mediatica, e, a seguito dell’imperversare della pandemia negli ultimi due anni, lo è stata ancor di più.

Quindi la società, come del resto la scuola e i professionisti che vi lavorano quotidianamente, è stata costretta in un breve lasso di tempo a fare i conti con una serie di “repentini mutamenti ideologici e valoriali” e di conseguenza a “reinventarsi” per restare al passo.

La scuola è un’interessante cartina di tornasole di tutte le distonie del sistema socioculturale contemporaneo, proprio perché frequentata da migliaia di ragazzi e bambini immersi sempre più nella “liquidità sociale”, che contempla in aggiunta una certa deriva valoriale e il quotidiano bombardamento di messaggi audio/video, diretti e subliminali, che li portano sempre più spesso a scollegarsi dalla realtà, per vivere più comodamente nel confort zone del virtuale tra le quattro mura delle proprie abitazioni.

Allora tra i banchi di scuola, più che altrove, si avverte un senso di “crisi profonda, una crisi che trae origine da lontano, innanzitutto nei valori trasmessi dalle famiglie di appartenenza, (non dimentichiamolo che il primo nucleo educativo della società è proprio la famiglia); pertanto, la scuola si ritrova spesso a supplire a quelle “mancanze” o “manchevolezze” educative essenziali e a dover creare ex novo un canale comunicativo capace di istaurare relazioni tra pari e con gli adulti di riferimento.

C’è una percentuale del 25% di ragazzi che ogni giorno mandano altrettanti messaggi relativi a disagio e alle proprie sofferenze.

Sono gli allievi invisibili, allievi la cui condizione di difficoltà e di malessere non è percepita o è percepita in modo  inadeguato o distorto dagli insegnanti; di minori oggetto di violenze, trascuratezze, strumentalizzazioni.

I minori invisibili non sono quelli che gli insegnanti non possono in alcun modo vedere, ma quelli che in genere non sono visti.

Ciò che risulta invisibile in questi allievi è dunque la radice del loro disagio che sta nelle relazioni familiari o nelle relazioni interpersonali in ambito sociale o scolastico – basta ricordare gli ultimi episodi di violenza nelle scuole tra ragazzi e tra allievi e docenti –  che li condizionano, ostacolando l’apprendimento, alterando la socializzazione, bloccando la crescita.

Gli allievi invisibili diventano spesso dei bambini desaparecidos, ragazzi scomparsi prima dalla mente degli insegnanti, poi dal mondo della scuola e dalle istituzioni educative.

Vogliamo togliere il terreno di coltura? Puntiamo su una “Città educativa, un contesto urbano severamente controllato e testimonianza del lecito e  del consentito praticato.Una città è educativa se è viva, vissuta e vivibile. Il problema allora è politico nel senso etimologico del termine: polis, politikòs che ha nel suo seme il “tutto ciò che appartiene al cittadino nell’alveo dei suoi diritti e dei suoi doveri”.

Se un quartiere è degradato, genera degrado e il degrado genera disagio e il disagio genera inappartenenza. E ciò che non è di nessuno fa sì che qualcuno se ne appropri come spazio della violenza, dove tutto è permesso ai violenti contro i deboli.

Ecco, allora, il ruolo della scuola e il compito della famiglia, il ruolo della Chiesa e delle altre istituzioni obbligate a fornire servizi per il mondo dei fanciulli  degli adolescenti e dei giovani, e di noi tutti adulti: parlare intanto un unico linguaggio, quello pedagogico, dare ai giovani il coraggio e la consapevolezza della loro dignità di persona, il saper inculcare il coraggio dell’altruismo e la voglia del positivo, il creare il convincimento che nessuno può farti sentire inferiore senza il tuo consenso. 

L’attuale condizione giovanile sollecita, dunque, l’urgenza di dedicarsi alla formazione delle nuove generazioni.

Ecco, ricominciamo da qui. (gl)

 

Al ministero dell’Istruzione un focus sulla Calabria

Lo scorso 8 maggio al ministero dell’Istruzione e del Merito si è svolto un incontro sul Dossier Calabria, tra il ministro Giuseppe Valditara, il capogruppo calabrese della Lega in Consiglio Regionale Giuseppe Gelardi e il responsabile della campagna elettorale Lega in Calabria, Rossano Sasso.

Numerose sono state le iniziative e le risorse già impegnate dal Ministero per la riqualificazione del settore dell’istruzione in Calabria. Tra queste, vanno menzionate le iniziative per la messa in sicurezza e l’adeguamento sismico degli edifici scolastici regionali, il potenziamento dei servizi educativi per i bambini dai 0 ai 6 anni, la costruzione di nuove palestre scolastiche e il potenziamento dei laboratori degli istituti scolastici superiori.

Particolare attenzione è stata dedicata anche alla formazione nel campo delle discipline Stem, al potenziamento delle competenze del personale docente e all’implementazione di pratiche didattiche integrate. Fondamentale, inoltre, è l’impegno per superare le disparità territoriali nell’apprendimento di base e contrastare l’abbandono scolastico, nonché il sostegno agli studenti con disabilità attraverso l’assegnazione di fondi per ausili didattici.

Rossano Sasso e Giuseppe Gelardi, con la loro profonda conoscenza del territorio e dell’ambiente scolastico calabrese, si sono impegnati a fornire un valido supporto al lavoro del Ministro Valditara, garantendo un’efficace interfaccia tra Roma e la regione.

Infine, il Ministro ha annunciato informalmente durante l’incontro che presto tornerà in Calabria per una nuova visita istituzionale, confermando così l’importanza strategica che il governo attribuisce alla regione in materia di istruzione e formazione.

Princi: Ok da Consiglio Regionale il ddl sul sistema integrato Istruzione Zero-Sei

«Oggi scriviamo una pagina storica per la Regione Calabria perché, finalmente, dopo 11 anni, abroghiamo la legge regionale 15 del 2013 che ha impedito di dare attuazione al sistema integrato di istruzione e, fino ad ora, di allinearci alla normativa nazionale e di usufruire delle relative risorse». È quanto ha dichiarato la vicepresidente della Regione, Giusi Princi, dopo l’approvazione, da parte del Consiglio regionale, del disegno di legge l’istituzione del sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita sino ai sei anni.

Si tratta di una legge strutturale e significativa che contribuirà a colmare il gap della povertà educativa territoriale legata all’infanzia: in Calabria, infatti, solo il 3% di bambini e bambine usufruisce di asili nido o servizi educativi per l’infanzia.

«Ora, infatti, dopo i 15 milioni di euro cofinanziati dalla Regione Calabria – ha spiegato Princi – che hanno permesso di accedere allo stanziamento complessivo ministeriale che ammonta ad 80 milioni di euro e che saranno destinati ad attivare asili nido, sezione primavera e centri educativi per l’infanzia, per i prossimi anni, nell’ambito del piano d’azione del Dipartimento istruzione, abbiamo previsto 22 milioni di euro che implementeranno le sezioni primavera nelle aree interne e prevedranno voucher da destinare a famiglie meno abbienti per poter usufruire della gratuità degli asili».

«L’approvazione da parte del Consiglio di questo disegno di legge – ha rimarcato Giusi Princi – rappresenta un traguardo importante per garantire, a tutte le bambine e i bambini, dalla nascita ai sei anni, pari opportunità di sviluppo delle proprie potenzialità, unitamente all’esigenza di realizzare la connessione tra i due segmenti (zero-tre e tre-sei anni), e quindi porre in essere tutte le azioni necessarie per creare un percorso di continuità educativa, elemento di qualità per l’educazione prescolare dei bambini e delle bambine, permettendo così il passaggio da una visione socio assistenziale, come quella del precedente disegno regionale, ad una visione educativa in cui è sempre più centrale l’apprendimento dei bambini e delle bambine».

Il disegno di legge, che si compone di 28 articoli, è stato elaborato e condiviso dal Tavolo di lavoro, appositamente istituito presso il Dipartimento regionale istruzione e coordinato dalla dirigente di settore Anna Perani, rappresentato dall’Ufficio scolastico regionale (Usr), dalla Federazione italiana scuole materne (Fism), dall’Anci (Associazione nazionale Comuni italiani), dai rappresentanti degli ambiti territoriali sociali, da una rappresentanza di dirigenti scolastici in quiescenza e non.

«L’obiettivo del disegno di legge – ha proseguito Princi – è di definire il sistema integrato per conseguire la continuità del percorso educativo dallo zero ai sei anni, attraverso il potenziamento dei servizi di nido, micro nido, sezioni primavera, servizi integrativi per l’infanzia. Si vuole, pertanto, consolidare e ampliare l’offerta del numero dei posti, prevedendone la gratuità per i meno abbienti, per il progressivo raggiungimento della copertura del 33% della popolazione nella fascia di età zero tre anni, così da ridurre il gap esistente con le altre regioni, attraverso la ridefinizione dei requisiti strutturali ed organizzativi. È previsto, altresì, il miglioramento della qualità del sistema attraverso la formazione permanente di tutto il personale in servizio».

«La questione del sistema educativo zero-sei – ha detto ancora la vicepresidente con delega all’Istruzione – è stata fin da subito attenzionata da questo governo regionale. Pertanto, questo nuovo disegno di legge si propone, inoltre di realizzare una governance di sistema tra Regioni, Comuni e Ufficio scolastico regionale, con azioni di raccordo e collaborazione interistituzionale, in continuità del percorso già avviato con i Protocolli d’intesa sottoscritti tra Regione, Usr e Anci».

«Voglio ringraziare per il prezioso supporto – ha aggiunto – chi ha contribuito al raggiungimento di questo importante e necessario traguardo, e cioè: la dirigente generale del Dipartimento istruzione, Maria Francesca Gatto, la dirigente di settore, Anna Perani, tutto il gruppo di lavoro composto da professionisti della Fism, da alcuni dirigenti scolastici in pensione, dall’Ufficio scolastico regionale diretto da Antonella Iunti, e dall’Anci».

Il Tavolo tecnico è già operativo per la stesura dell’apposito regolamento che disciplinerà i contenuti e i percorsi attuativi della legge, come previsto dall’art 16, e che sarà deliberato dalla Giunta regionale. (rrc)

La letteratura calabrese entra nelle istituzioni scolastiche

«Promuovere e diffondere lo studio e l’approfondimento degli autori calabresi all’interno delle scuole della Regione Calabria, al fine di favorirne la conoscenza, valorizzando la cultura locale, nella consapevolezza che l’educazione alla lettura e la passione per i libri aiutano i giovani a scoprire le proprie radici e a maturare spirito critico, capacità di analisi e indipendenza culturale». È questo l’obiettivo del protocollo d’intesa siglato tra la Regione Calabria e l’Ufficio Scolastico Regionale in Cittadella regionale, in occasione della Giornata Mondiale del Libro.

A firmare l’intesa, la vicepresidente della Regione Giusi Princi e la direttrice dell’Usr Antonella Iunti. Presenti all’iniziativa anche il presidente del Comitato di coordinamento e scientifico per le celebrazioni del centenario dello scrittore Saverio Strati, Luigi Franco, la dirigente generale del Dipartimento istruzione, Maria Francesca Gatto, e la dirigente del settore, Anna Perani.

Nel corso dell’incontro con la stampa è stato anche illustrato il volume Terzo Regno – Parole come pietre e luci, opera editoriale ideata per promuovere la lettura degli autori calabresi, attraverso tre differenti narrazioni: brevi saggi, aforismi e fotografie.

Gli scrittori presentati sono stati Corrado Alvaro, Saverio Strati, Saverio Montalto, Francesco Perri e Mario La Cava.
A curarne la presentazione il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, la scrittrice che ha fortemente sostenuto il protocollo, Giusy Staropoli Calafati, Aldo Maria Morace, professore ordinario di letteratura italiana – Università di Sassari, Aldo Fiale, già presidente titolare di sezione della Corte Suprema di Cassazione, il fotografo Pino Bertelli e l’editore Francesco Mazza.

«La narrativa calabrese del Novecento – ha detto Princi – annovera scrittori storicamente impegnati, come, ad esempio, Adele Cambria, Marianna Procopio, Mario La Cava, Corrado Alvaro, Saverio Strati, Francesco Perri, Fortunato Seminara, Saverio Montalto, Franco Costabile, Clelia Romano Pellicano, Lorenzo Calogero e Leonida Repaci: un patrimonio culturale da far conoscere ai nostri studenti nella convinzione che la letteratura è, da sempre, la forma attraverso cui ogni popolo rafforza il processo di edificazione della propria identità».

Nel protocollo si stabilisce che la Regione Calabria promuoverà avvisi rivolti alle scuole, progetti finalizzati all’approfondimento ed alla conoscenza della cultura locale e degli autori calabresi, anche attraverso la conoscenza diretta dei luoghi narrati, la realizzazione di eventi culturali, l’organizzazione di incontri, rassegne, seminari e workshop, dibattiti, pubblicazioni che vedano protagoniste le scuole e che pongano al centro l’importanza del libro.

L’Ufficio Scolastico Regionale sensibilizzerà le istituzioni scolastiche perché inseriscano nelle attività didattiche anche lo studio degli autori calabresi, favorendone la lettura da parte degli studenti dei libri degli stessi autori. Dell’attuazione, del monitoraggio e della promozione delle attività previste nel Protocollo, se ne occuperà il Comitato di coordinamento costituito da componenti della regione e dell’Usr. (rcz)

Lunedì Giusi Princi presenta il Piano di Azione Istruzione

Lunedì mattina, alle 10.30, in Cittadella regionale, la vicepresidente della Regione, Giusi Princi, presenterà il Piano di azione istruzione, università, ricerca, alta formazione e cultura.

In questo piano, gli interventi saranno realizzati tra il 2023 e il 2027, sul Pr Calabria, Fsc e Poc, con un investimento di risorse di oltre 200 milioni di euro.

All’incontro con la stampa interverranno la dirigente generale del Dipartimento istruzione, Maria Francesca Gatto, e i dirigenti dei settori coinvolti: Menotti Lucchetta (università, ricerca e alta formazione), Anna Perani (istruzione), Ersilia Amatruda (cultura), Giulia Di Tommaso e Anna Prenestini (Programmazione Unitaria).

Saranno presenti, inoltre, i potenziali destinatari delle azioni: ufficio scolastico regionale, università, enti di formazione, fondazioni ITS, associazioni culturali e teatrali che, avendo contezza delle risorse e delle azioni che interesseranno i loro comparti per i prossimi anni, potranno programmare al meglio le proprie attività. (rcz)

L’OPINIONE / Salvatore Berlingò: Ministro Valditara, tenga conto della Dante Alighieri di Reggio

di SALVATORE BERLINGÒNon si è ancora spenta l’eco della spettacolare Adunanza presso l’Arena dello Stretto degli ottocento studenti arrivati a Reggio da ogni parte d’Italia per celebrare l’11 aprile scorso la Giornata del Mare e della cultura marinara.

La rilevanza dell’evento è stata vieppiù accentuata dalla presenza del Ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, che ha assunto un particolare significato alla luce di ciò che in altra sede lo stesso Ministro aveva avuto modo di osservare, al netto della dibattuta questione sul prefissato e sempre più basso numero di stranieri in ciascuna classe scolastica, a proposito del reale e concreto problema degli allievi stranieri di prima generazione, che presentano una deficienza formativa in italiano pari al 22%, equivalente ad un anno di scuola in meno rispetto agli studenti italiani, ed un tasso di dispersione scolastica del 30% a fronte del 9% degli italiani. 

Relativamente a questa problematica il Ministero avrebbe già per tempo avviato uno studio di fattibilità, al fine di creare un sistema di accoglienza e di integrazione più efficace, con classi più inclusive e con il ricorso al potenziamento della conoscenza e dello studio dell’italiano ad opera di specializzati mediatori culturali.

Una qualche sorpresa suscita il fatto che il Ministro, pur non avendo trascurato di sottolineare l’intento di aver voluto celebrare la suddetta Giornata “proprio qui in Calabria, a Reggio, per lanciare un ulteriore segnale di grande attenzione a questa terra meravigliosa”, tuttavia non ha fatto cenno, o perché tenutone all’oscuro o per non essere di stretta competenza del suo Ministero, alla circostanza che, segnatamente a Reggio Calabria – dove, non a caso si concentra il maggior numero di minori stranieri nati in Italia e presenti in Calabria – esiste una, anzi l’unica in tutto il Meridione e le Isole, Università per Stranieri, e cioè uno degli strumenti principali in ordine allo scopo di formare il personale indispensabile per una migliore integrazione in Italia degli studenti stranieri insieme con le loro famiglie. 

Di fatti, nel Dipartimento di Scienze della Società e della Formazione d’Area mediterranea dell’Università “Dante Alighieri” di Reggio, è attivo uno specifico Corso di Laurea di primo livello in “Mediatori per la Intercultura e la coesione sociale in Europa” e non può essere pretermesso che la specifica attrattività di questo Corso di laurea deriva dal suo essere incardinato in un Ateneo “per stranieri”. 

É del tutto evidente, inoltre, che la platea dei candidati alle Classi di Laurea Magistrale, ossia di secondo livello – presenti tanto presso la “Dante” quanto presso la “Mediterranea” – si restringerebbe di molto, ove la specificità dell’Università e della Classe di laurea di primo livello di cui prima si è detto perdesse il rilievo finora goduto, contraendosi di conseguenza il numero degli studenti stranieri, attratti a Reggio da quella specificità.

Questa forza attrattiva rischierebbe di svanire o di attenuarsi grandemente se venisse meno la coesistenza delle due Università, l’Università per stranieri e l’Università “Mediterranea”, ciascuna con la propria autonoma identità, eventualmente implementata da una federazione (e non fusione!) dei due Atenei, che li arricchirebbe completandoli reciprocamente e consentirebbe loro, in linea con quanto già intravisto dalla legge Gelmini, di realizzare in comune progetti utili allo sviluppo della Città Metropolitana e del suo contesto. 

Al proposito è superfluo aggiungere che sarebbe opportuno riflettere anche su quali conseguenze negative deriverebbero non solo per il sistema universitario, bensì pure per l’intero territorio della Città metropolitana, dalla deprecabile evenienza del venir meno del polo di attrazione come prima delineato, con una riduzione della presenza di stranieri a Reggio di Calabria. Un profilo, quest’ultimo, dal carattere non più solo accademico, ma peculiarmente politico e tale da coinvolgere, altresì, la responsabilità di tutti coloro cui compete operare per e nell’esclusivo interesse delle comunità che fanno capo a quell’area territoriale.(sb)

[Salvatore Berlingò è Emerito dell’Università degli studi di Messina e docente a contratto e già Rettore dell’Università per Stranieri “Dante Alighieri” di Reggio Calabria]