A Cosenza si presentano i dati del monitoraggio di Goletta dei Laghi

Domani mattina, a Cosenza, alle 10.30, nella Sala degli Stemmi di Palazzo della Provincia, saranno presentati i dati del monitoraggio di Goletta dei Laghi in Calabria di Legambiente.

A seguire, il convegno su Le opportunità della Transizione Ecologica per la fruizione sostenibile degli ecosistemi lacustri. Intervengono

Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria, Rosaria Succurro, presidente della provincia di Cosenza, Francesca Pisani, sindaco di Casali del Manco, Salvatore Siviglia, Direttore Generale Assessorato Ambiente della Regione Calabria e Antonio Nicoletti, Responsabile nazionale aree protette e biodiversità di Legambiente.

Il 9 agosto, invece, è in programma una escursione guidata al Lago Angitola, organizzata dai dai circoli Legambiente Ricadi, Legambiente Vibo Valentia e Legambiente La Ginestra.

Per info e prenotazioni: Franco Saragò – 3281391146. (rcs)

Legambiente conferma i dati Arpacal: alla foce del Nicà acque balneabii

Il 23 giugno 2023, esattamente il giorno dopo allo sversamento del percolato nella discarica di Scala Coeli, è intervenuta alla Camera dei Deputati l’On. Vittoria Baldino. Nel suo intervento, tra le proposte avanzate dalla deputata del M5S quella rivolata al Ministro Pichetto Frattin affinché «attivi immediatamente il reparto ambientale marino» oltre le solite invettive rivolte al Presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto.

Sui fatti della discarica di Scala Coeli pesano principalmente due questioni sin dal principio denunciate dall’Associazione Calabria Excellent: la strumentalizzazione politica di questa vicenda insieme all’allarmismo irresponsabile e poco serio che ha fortemente danneggiato l’interesse generale dell’intero territorio.

Il 12 luglio del corrente anno il Circolo Legambiente “Nicà” attraverso un post sulla propria pagina Facebook informava i cittadini che «Oggi le nostre volontarie Ornella Iemboli e Silvia De Santis hanno effettuato i prelievi nei pressi della foce del Nicá, i risultati verranno diramati nella conferenza stampa che si terrà a Crotone il prossimo 22 luglio con l’arrivo di Goletta Verde lo storico veliero di Legambiente».

Marcello Romano, in uno dei pochi commenti al post, ha ribattuto con un laconico «speriamo che di loro ci si può fidare… e che non siano anche loro o parte di loro al libro paga di qualcuno… come tanti Enti ed organizzazioni di controllo…».

Ciò fa comprendere – oltre ogni ragionevole dubbio – quanto l’allarmismo irresponsabile e poco serio abbia determinato nell’opinione pubblica il legittimo sospetto che persino le autorità competenti (Arpal e gli uomini del Nucleo Operativo Ecologico della Benemerita Arma dei Carabinieri), diramassero dati alterati per tutelare chissà quali interessi.

Così, oggi, tutti i quotidiani calabresi riportano quanto è emerso dalla conferenza stampa di ieri a Crotone di Goletta Verde (un team di esperti scientifici e volontari di Legambiente). Nella provincia di Crotone 2 punti su 3 sono risultati fortemente inquinati: la foce del fiume Esaro a Crotone e il punto presso la Foce del canale nella Spiaggia a destra del Castello di Le Castella.

Mentre è emerso che alla foce del Nicá, dai prelievi effettuati, le acque del mare esprimono dati nella norma e, quindi, sono confermate le risultanze con i dati dell’Arpacal che ha definito le acque alla foce del Nicà – è bene ricordarlo – “eccellenti per la balneazione”.

Dalla conferenza stampa di Goletta Verde, in pratica, emerge che nella provincia di Cosenza sono 7 i punti campionati, di cui 1 fortemente inquinato: la foce del torrente Colognati nel comune di Corigliano-Rossano. Occorre, altresì, precisare che i campionamenti sono stati effettuati tra 28 giugno 17 luglio: quindi dopo il 22 giugno (data in cui è avvenuto lo sversamento di percolato presso la discarica di Scala Coeli).

A questo punto occorre sottolineare che già il 7 luglio il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto attraverso una durissima nota stampa aveva puntato il dito contro i Comuni: «Io non credo ci sia stato mai un presidente che si sia impegnato così tanto sulla depurazione, che è affare dei Comuni, perché i depuratori dipendono dai Comuni, i controlli sugli scarichi abusivi dipendono dai Comuni».

L’Associazione Calabria Excellent, nel ribadire la propria fiducia nella Magistratura e nelle autorità inquirenti, auspica che le Istituzioni possano determinarsi a tutela dell’immagine ormai compromessa del mare del basso jonio cosentino le cui acque sono «eccellenti per la balneazione».

«Naturalmente ci aspettiamo una manifestazione organizzata da Legambiente alla foce de torrente Colagnati (alla quale la nostra Associazione ovviamente aderirà) – dice l’associazione – mentre attendiamo con ansia l’interrogazione parlamentare dell’On. Vittoria Baldino (a cui ricordiamo che oggi 23 luglio, in molti tratti della costa del basso jonio cosentino, il mare era poco pulito), in merito ai dati diramati da Goletta Verde circa le condizioni delle acque del mare alla foce del torrente Colagnati nel comune di Corigliano-Rossano. (rcs)

L’EOLICO OFFSHORE È LA VIA DI SVILUPPO
LA CALABRIA SPINGA SULLE RINNOVABILI

La Calabria potrebbe puntare decisa all’utilizzo delle rinnovabili per il proprio sostentamento energetico. Puntare sempre di più sulle rinnovabili, a partire dall’eolico offshore sbloccando quei progetti in attesa di valutazione statale, e abbandonare la strada delle fonti fossili e dei rigassificatori. È questa per Legambiente la sfida che la Calabria deve affrontare visto che in questo territorio tre quarti dell’elettricità è ancora prodotta da fonti fossili.

La Calabria deve riuscire a trasformare l’emergenza climatica, energetica e sociale in opportunità di crescita e sviluppo del territorio, non solo per contribuire alla lotta contro i cambiamenti climatici, ma anche per portare innovazione nei territori, al settore energetico e nuovi posti di lavoro. Non deve perdere questa importante opportunità, ha tutti i requisiti e le capacità per far decollare le rinnovabili dimostrando al Governo Meloni che la strada da percorrere non è quella dell’hub del gas. Il Meridione può diventare un hub energetico europeo strategico delle rinnovabili e la Calabria in questo contesto può giocare un ruolo importante con i suoi 22 progetti a fonti rinnovabili in attesa di valutazione statale, tra cui i 4 di eolico offshore per complessivi 2,93 GW di potenza. 

L’associazione ambientalista ha fatto il punto in occasione della tappa in programma a Crotone di Goletta Verde, sua storica campagna estiva in navigazione lungo la Penisola e realizzata con le partnership principali di Anev, Conou, Novamont e Renexia e la media partnership de La Nuova ecologia. L’eolico offshore è, anche quest’anno, uno dei temi portanti di Goletta Verde per informare e sensibilizzare i cittadini e per ricordare che l’energia prodotta dal vento rappresenta uno degli strumenti necessari per arrivare alla decarbonizzazione del nostro Paese attraverso la transizione energetica

Sul fronte delle energie pulite, nonostante alcuni continuino a pensare che la regione Calabria abbia già contribuito abbastanza, a fine 2022 nel territorio sono presenti 35mila impianti da fonti rinnovabili, pari a poco più del 2% di quelli presenti sul territorio nazionale, per 2.817 mw di potenza complessiva, cresciuti di appena 52 mw di nuova potenza rinnovabile nell’ultimo anno. In termini di copertura energetica elettrica, il maggior contributo arriva dall’eolico, con il 12%, seguito dalle bioenergie con il 7,5% (in questa percentuale rientrano specifici impianti a biomassa solida che non hanno alcuna caratteristica di sostenibilità, e dal solare fotovoltaico con il 3,8%. Percentuali, tra eolico e fotovoltaico, davvero basse e che, per una Regione come la Calabria, rappresentano solo il primo timido passo verso la decarbonizzazione.

La Calabria è una regione con un potenziale davvero importante, come raccontano i 22 progetti a fonti rinnovabili in attesa di valutazione statale, tra cui i 4 di eolico offshore per complessivi 2,93 gw di potenza. Il più distante dalla costa è il progetto di eolico offshore Calabria, da 555 mw e previsto, se autorizzato, nello specchio acqueo del Golfo di Squillace a largo di Punta Stilo con la pala più vicina alla costa ad una distanza di 55 km. Sempre nel Golfo di Squillace a 43,5 km troviamo anche il progetto Krimisa, il più grande tra quelli monitorati da Legambiente fino a fine maggio, composto da 62 aerogeneratori da 18 MW ognuno, per una potenza complessiva da 1.116 mw.

Tra lo specchio di mare del Golfo del Comune di Squillace (Cz) e i territori comunali di Borgia, Squillace, Grifalco, San Floro, Caraffa di Catanzaro, Cortale e Maida, anch’essi in provincia di Catanzaro, troviamo invece la proposta di progetto Fortevento composto da 39 aerogeneratori da 15 mw ciascuno, per una potenza complessiva pari a 585 mw. In ultimo, il parco eolico La Patrizia, unico non galleggiante, che sarà posto ad una distanza minima dalla costa di 12 km e composto da 45 aerogeneratori da 15 mw ciascuno per 675 mw, e che, se approvato, sarà realizzato tra il Comune di Belcastro (Cz), in località La Patrizia, lo specchio di mare del Golfo del Comune di Squillace (Cz) e i territori comunali di Botricello, Cropani, Sellia Marina, Sersale, Simeri Crichi, Catanzaro, San Floro, Caraffa di Catanzaro e Maida.

«La strada verso la decarbonizzazione è ancora molto lunga: lo scorso anno le fonti fossili hanno coperto il 75% della domanda di energia elettrica della Calabria, con un radicamento legato non solo alla produzione energetica, ma anche al trasporto di gas e all’estrazione di idrocarburi – dichiara Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria –. Ad oggi con i suoi gasdotti la Calabria è territorio di transito di tutto il gas importato dal Nord Africa che approda prima in Sicilia per essere poi spinto verso nord passando per la Centrale di Compressione di Tarsia, in provincia di Cosenza».

«Inoltre, a questa situazione – ha spiegato – si aggiunge il rischio dato dai rigassificatori: il primo a Gioia Tauro, tornato in auge dopo 10 anni dalla sua autorizzazione a causa dello scoppio del conflitto in Ucraina e oggi considerato importante nell’ambito della strategia che vede l’Italia candidata a diventare l’hub del gas verso l’Europa; e l’altro in attesa di autorizzazione a Crotone, da 0,8 miliardi di smc, e che prevede un deposito costiero con capacità di 20.000 smc di gas. Progetti che allontanano la Calabria dalle opportunità di innovazione, miglioramento della qualità di vita e creazione di posti di lavoro».

«È ora di dire basta – ha concluso – l’eolico offshore, insieme alle altre tecnologie pulite, è un’opportunità energetica, economica e sociale che la nostra regione ha tutto l’interesse a perseguire».

Non bisogna dimenticare anche le attività di ricerca e produzione di idrocarburi. Nel 2022, attraverso le 4 concessioni di coltivazione presenti nella Regione e localizzate nei pressi di Crotone tra terra e mare, sono stati prodotti 5.119.484 smc di gas su terraferma e 282.046.919 smc nelle concessioni direttamente di fronte alle coste crotonesi, una quantità pari a circa l’8% della produzione nazionale di gas fossile. A queste si aggiungono ulteriori 3 permessi di ricerca per una superficie di oltre 2.000 kmq destinati ad attività connesse alla produzione di idrocarburi. (fc)

Goletta Verde di Legambiente arriva a Crotone

Golette Verde, la storica campagna estiva di Legambiente in difesa delle acque e delle coste italiane fa tappa a Crotone, con una due giorni dedicate alla qualità delle acque interne e l’eolico offshore.

Giunta alla 37esima edizione, Goletta Verde è realizzata con le partnership principali di Anec, Conou, Novamont e Renexia e la media partnership de La Nuova Ecologia.

Si inizierà venerdì 21 con il Flash Mob Photo opportunity, Legambiente porta in spiaggia una cartolina… dal futuro! durante il quale gli attivisti e le attiviste di Goletta Verde inviteranno bagnanti e cittadini/e a constatare con i propri occhi come si vede un impianto eolico offshore a largo della costa.

Alle 15.30,a bordo di Goletta Verde ormeggiata Presso Club Velico Crotone – Via Molo Porto Nuovo, i laboratori didattici “Alla scoperta del mare”.

Anche quest’anno la Goletta Verde ospita i laboratori di educazione ambientale per ragazzi e ragazze, bambini e bambine. Salite a bordo per un viaggio alla scoperta del nostro mare, delle specie che vi abitano e dei rischi per la biodiversità. Grazie ai progetti Life Delfi e Life Elife impareremo come comunicano i delfini tra di loro, perché non dobbiamo avere paura degli squali, come evitare che restino impigliati nelle reti e tante altre curiosità sulla vita di questi meravigliosi animali.

Alle 18.30, al Club Velico di Crotone, l’incontro Ritorno al futuro. Trasformare la crisi climatica, energetica e sociale in opportunità: il ruolo dell’eolico off shore in Calabria 

Saluti del Club Velico di Crotone. Introduce e modera Alice De Marco, Portavoce di Goletta Verde.

Intervengono Rosaria Vazzano, Presidente del circolo Legambiente Crotone, Ottavia D’Agostino, Ufficio Energia Legambiente Nazionale, Vincenzo Voce, sindaco di Crotone, Manuela Asteriti, Presidente Cooperativa Pescatori di Crotone, Enzo Scalese, Segretario Generale della CGIL Area Vasta Catanzaro-Crotone-Vibo, Salvatore Mancuso, segretario Generale Cisl Magna Graecia Catanzaro, Crotone, Vibo, Fabio Tomaino, Segretario UIL Crotone, Mario Spanò, Confindustria Crotone

Le conclusioni sono a cura di Anna Parretta, Presidente Legambiente Calabria.

 

Si proseguirà sabato 22 alle ore 11 presso la Lega Navale di Crotone dove verranno presentati, in una conferenza stampa, i dati del monitoraggio delle acque svolto dai volontari e dalle volontarie di Legambiente sulle coste calabresi Presenta Antonio Anastasi, Giornalista de Il Quotidiano del Sud. Saluti della Lega Navale di Crotone e del Club Velico Crotone e di Gerardo Sacco, Maestro orafo
Intervengono Rosaria Vazzano, Presidente circolo Legambiente Crotone, Antonio Michele Lanatà, Presidente circolo Legambiente Le Castella, Anna Parretta, Presidente Legambiente Calabria, Vincenzo Voce, sindaco di Crotone, Alice De Marco, Portavoce di Goletta Verde, Sergio Fasson, Istituto Chimico Donegani di Crotone, Emilio Errigo, Commissario Straordinario Arpacal, Salvatore Siviglia, Dirigente Dipartimento Territorio e Tutela dell’Ambiente della Regione Calabria. Si attende conferma da Roberto Occhiuto, Presidente della Regione Calabria.

A seguire, alle 17, a bordo della Goletta Verde, i Laboratori didattici Alla scoperta del mare.

I due pomeriggi della tappa calabrese saranno dedicati all’educazione ambientale con i laboratori didattici, realizzati grazie ai progetti Life Delfi e Life Elife, durante i quali i volontari e le volontarie di Goletta Verde racconteranno tante curiosità sugli squali e cercheranno di sfatare alcuni luoghi comuni su questi interessantissimi animali. (rkr)

 

 

DIFFERENZIATA, LA CALABRIA È VIRTUOSA
MA LA STRADA È ANCORA MOLTO LUNGA

di FRANCESCO CANGEMI – La Calabria si distingue per la raccolta differenziata. Sono ben otto, infatti, i Comuni virtuosi nella nostra regione per la raccolta dei rifiuti. Si tratta di Parenti, Carolei, Gimigliano, San Benedetto Ullano, Cerisano, Pietrafitta, Cortale e San Marco Argentano. Ne esce bene la provincia di Cosenza con sei amministrazioni comunali virtuose da questo punto di vista. I dati arrivano direttamente da Legambiente.

Sulla strada giusta, ma un traguardo ancora distante. È questa la fotografia dell’Italia che emerge dalla 30esima edizione di “Comuni Ricicloni”, lo storico dossier di Legambiente che fa il punto, premiando i risultati più virtuosi, sull’impegno degli italiani e delle singole comunità nella raccolta differenziata per un corretto smaltimento dei rifiuti.

Secondo la nuova edizione del report 2023 (dati del 2022) sono 629 (+39 rispetto alla scorsa edizione) i Comuni Rifiuti Free, cioè quelli in cui la produzione annuale pro-capite di rifiuti avviati a smaltimento è inferiore ai 75 Kg. Il numero più alto finora raggiunto nell’ambito dell’iniziativa.

Non si arresta la crescita del Sud Italia, che conta 176 Comuni Rifiuti Free (il 28%, + 11 rispetto alla scorsa edizione). Il primato resta ancora del Nord Italia con 423 (67,2%, +32 rispetto alla scorsa edizione). Fanalino di coda ancora il Centro Italia, che registra una lieve flessione: appena 30 Comuni (solo 4,8%, -2 rispetto lo scorso anno).

Tra le regioni che registrano una crescita maggiore la Sicilia che, rispetto alla scorsa edizione, ha più che raddoppiato il numero di Comuni Rifiuti Free (da 9 a 23); la Sardegna che addirittura lo triplica (da 10 a 30 comuni) e che si aggiudica la prima posizione in ambito consortile con la Comunità Montana del Gennargentu Mandrolisai nella speciale classifica “Cento di questi Consorzi” per la categoria al di sotto dei 100.000 abitanti. Il Piemonte che passa da 18 a 49 Comuni e il Veneto che, dopo l’arresto dello scorso anno, aggiunge 18 Comuni arrivando così a 169 Comuni Rifiuti Free.  Peggiorano le performance in graduatoria di Abruzzo (-7 Comuni), Lombardia (-21 Comuni) e Campania (-20 Comuni). Rispetto a quest’ultima la diminuzione consistente è imputabile alla incompletezza di alcuni dati messi a disposizione da Arpa Campania, perciò utilizzabili solo in piccola parte.

In Calabria, come accennato in precedenza, sono 8 i Comuni Rifiuti Free: Parenti, che è nella classifica nazionale dei vincitori assoluti con il 78,3% di Rd e 52,7 kg/Ab/Anno. Seguono Carolei, Gimigliano, San Benedetto Ullano, Cerisano, Pietrafitta, Cortale tra i Comuni sotto i 5mila abitanti e San Marco Argentano tra i Comuni tra i 5mila e i 15mila abitanti.

La percentuale di cittadini che risiedono nei Comuni Rifiuti Free e che contribuiscono a contenere i quantitativi di rifiuti da avviare a smaltimento, rapportata al totale della popolazione italiana, è del 6%, con un aumento di 34.206 persone servite da sistemi di raccolta differenziata significativamente efficienti. Dei 629 comuni virtuosi, sono ben 409 i piccoli Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti, 180 quelli con un numero di abitanti compreso tra i 5.000 e i 15.000 e 36 quelli oltre i 15.000. Oltre agli ormai consueti 4 capoluoghi del Triveneto: Trento, Treviso, Belluno e Pordenone. Pochi i centri oltre i 30.000 abitanti, dove le difficoltà nel gestire in modo efficiente le raccolte sono maggiori se non opportunamente progettate e organizzate. Ad eccezione di Capannori (46.253 abitanti) e Fonte Nuova (32.684 abitanti), sono tutte realtà collocate nel Nord Italia: Castelfranco Emilia (33.054 abitanti), Carpi (71.869 abitanti), Montebelluna (31.095 abitanti), Conegliano (36.007 abitanti), Castelfranco Veneto (32.935 abitanti), Mira (37.542 abitanti) e Belluno (35.529 abitanti). Tra i centri oltre i 50.000 abitanti riscontriamo solo i capoluoghi di Pordenone (51.725 abitanti), Treviso (97.298) e Trento (135.753 abitanti), unica città oltre i 100.000 abitanti.

«I numeri dell’edizione 2023 – ha dichiarato Giorgio Zampetti, Direttore generale Legambiente – ci confermano come il passaggio da un’economia di tipo lineare a una di tipo circolare sia possibile a partire dal lavoro di amministrazioni virtuose e sindaci attenti; ma, anche i dati della trentesima edizione del nostro concorso, che c’è ancora molto da fare, dai piccoli Comuni ai centri più grandi fino alle città, dove stentano a diffondersi sistemi di raccolta che tengono insieme qualità e prevenzione dei rifiuti avviati a smaltimento, primo tra tutti il porta a porta combinato con la tariffazione puntuale. L’efficacia che si estende a scala ancora più ampia quando lo stesso criterio viene inserito anche nella legislazione regionale, con una modulazione dei costi sostenuti dai Comuni per l’avvio a smaltimento del secco residuo, che premia i più virtuosi. Un gioco di squadra tra i diversi livelli amministrativi necessario a consentire che, le esperienze virtuose che premiamo oggi, possano diventare una buona prassi nazionale di economia circolare grazie anche alle risorse messe a disposizione dal PNRR per il tema della gestione dei rifiuti». (fc)

Il presidente Occhiuto: Su discarica Scala Coeli Regione in campo per tutela ambiente

Il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha assicurato che sta seguendo in prima persona la vicenda della discarica di Scala Coeli, situata al confine tra le province di Cosenza e Crotone, interessata da una fuoriuscita di percolato che in parte è confluito nel vicino fiume Nicà.

Proprio per questo ha incontrato il commissario straordinario dell’Arpacal, Emilio Errigo, e il direttore generale del Dipartimento Ambiente della Regione, Salvatore Siviglia.

ArpaCal è intervenuta tempestivamente sul posto con proprio personale per monitorare la situazione e per dare supporto alle forze di Polizia.

Personale tecnico del servizio suolo e rifiuti del Dipartimento provinciale di Cosenza e i Carabinieri Forestali di Corigliano-Rossano hanno eseguito i campionamenti delle acque superficiali per fornire indicazioni in merito alla messa in sicurezza dell’area.

Il sito è stato sottoposto a sequestro su disposizione dell’autorità giudiziaria per garantire l’immediata attivazione di quanto necessario per contenere il danno ambientale.

«La Regione sta seguendo con grande attenzione questa vicenda – afferma il presidente Roberto Occhiuto – e siamo a disposizione degli inquirenti: vogliamo chiarezza a tutela del territorio e a tutela della salute dei cittadini.

ArpaCal, che ringrazio, ha dato un supporto indispensabile alle forze dell’ordine e continuerà a farlo, intensificando nei prossimi giorni la propria attività per salvaguardare l’ambiente: vanno monitorati il fiume Nicà e il tratto di mare antistante la foce di questo corso d’acqua per verificare l’impatto sull’area interessata da questo sversamento.

Parallelamente bisogna lavorare per individuare le responsabilità. Sulla tutela dell’ambiente, in Calabria, tolleranza zero”, sottolinea il governatore.

«In materia ambientale la verità emerge sempre, è solo questione di tempo – si legge in una nota di Legambiente –. Gli ambientalisti non sono Cassandre, ma persone che hanno cura e rispetto del territorio che si basano sulla realtà, sulle norme vigenti e su dati scientifici. Soprattutto se l’associazione ambientalista in questione è Legambiente che dell’ambientalismo scientifico e del pragmatismo funzionale ai diritti della collettività ha fatto la propria ragione di esistere».

«La verità è emersa da poco a San Giovanni in Fiore e sta emergendo – continua la nota – con la prepotenza dei fatti inconfutabili, in queste ore a Scala Coeli, un’altra delle battaglie che Legambiente sta combattendo, anche nelle aule giudiziarie, da anni, a tutti i propri livelli associativi dal circolo “Nicà” di Scala Coeli, al livello regionale a quello nazionale».

«Nella discarica di rifiuti speciali non pericolosi di località Pipino nel Comune di Scala Coeli – si legge – in questi anni, sono proseguiti i conferimenti di rifiuti nonostante le denunce presentate dall’associazione e l’allarme dei titolari delle aziende agricole biologiche della zona. Stamattina (giovedì 22 giugno ndr) i Carabinieri Forestali della Stazione di Rossano sono intervenuti presso l’impianto di smaltimento di proprietà della Bieco s.r.l. constatando che un ingente quantitativo di percolato, probabilmente a causa della rottura di una tubatura, si sta riversando nel torrente Patia/Cacciadebiti, affluente del fiume Nicà, così cagionando una compromissione grave dei corsi d’acqua. Il sito, particolarmente attenzionato dalla Procura di Castrovillari, è stato quindi sottoposto a sequestro per l’effettuazione dei relativi accertamenti, senza pregiudicare le operazioni per la messa in sicurezza».

«Legambiente, a tutti i livelli, sia nazionale che regionale e locale, ringrazia le forze dell’ordine e la Magistratura per il loro lavoro e resta in attesa dell’esito delle indagini che ricostruiranno la vicenda accertando cause e relative responsabilità». “Oltre a costituirci parte civile, siamo molto preoccupati – conclude Legambiente – per i danni ambientali che la situazione sta provocando vista la compromissione grave per le acque fluviali. Continuiamo a chiedere alla Regione Calabria  la chiusura della discarica di Scala Coeli e l’abbandono su tutto il territorio regionale della logica delle discariche ed il rispetto dell’ambiente». (rcz)

REGGIO CALABRIA – “Spiagge e fondali puliti”, l’iniziativa di Legambiente domenica mattina a Gallico

In occasione della campagna di Legambiente “Spiagge e fondali puliti”, dedicata al monitoraggio e alla pulizia dei rifiuti abbandonati lungo le spiagge, argini di fiumi e laghi, il Circolo di Reggio Calabria “Città dello Stretto organizza per domenica 11 giugno la pulizia della spiaggia di Gallico, dopo il rinvio dell’appuntamento nelle settimane precedenti causa allerta meteo.

Il raduno è stabilito alle 9.30 presso la Rotonda del Lungomare “Natale De Grazia, a seguire, dalle ore 10.00 e alle ore 12.00 circa, si svolgerà l’attività di pulizia della spiaggia e l’immersione dei subacquei per le operazioni di rimozione dei rifiuti dai fondali marini.

All’iniziativa, che si svolge in collaborazione con il Circolo Nautico Reggio, hanno aderito numerosi diving e sub indipendenti: Diving del Car, Diving Center Abyss, Ficarella Diving, Marine Services D.c., Scilla Diving Center, Diving Scuba Point, Diving Un tuffo nel blu, e con la partecipazione dei giovani atleti del Ckc Canoa Reggio Calabria e di alcuni gruppi scout.

Importante, per il circolo di Reggio Calabria, il luogo scelto: il lungomare dedicato alla memoria del Capitano di Marina Natale De Grazia – residente proprio in questa frazione di mare -, figura simbolo della cura e della difesa dell’ambiente, sempre a fianco delle battaglie del circolo reggino.
La campagna nazionale di Legambiente viene anticipata da un accurato monitoraggio scientifico su beach e river litter, per stimare il numero e la tipologia dei rifiuti più trovati e al fine di promuovere sensibilizzazione e proposte per mitigare il problema.

L’indagine “Beach Litter” 2023 ha censito una media di 961 rifiuti ogni 100 metri di spiaggia, di cui il 72,5% è composto da plastica, con un impatto sull’ecosistema marino devastante. Ma anche per la salute dell’uomo, infatti, le microplastiche hanno ormai pervaso la catena alimentare giungendo quotidianamente sulle nostre tavole.
L’iniziativa si avvale di importanti partner, Emporio Armani, Biotherm, Sammontana, Very Mobile, che intendono sostenere la cura delle spiagge e del mare.

L’impegno attivo di tutti per la difesa dell’ambiente e per il bene comune è da sempre la leva delle iniziative di Legambiente e del circolo reggino che invita la cittadinanza a prendere parte all’evento numerosa. (rrc)

Tutela Caretta Caretta, Legambiente: Importante segnale da Regione, ma servono controlli rigorosi

Legambiente Calabria,  ha espresso soddisfazione per «il richiamo lanciato dalla Regione Calabria al rispetto della normativa finalizzata alla tutela della specie Caretta caretta ed alla salvaguardia degli habitat costieri».

«Allo stesso tempo, affinchè la tutela e protezione di specie ed habitat sia effettiva, – si legge in una nota –. Legambiente Calabria chiede con forza che vengano effettuati controlli rigorosi sul rispetto delle norme da parte dei sindaci dei comuni costieri calabresi verificando l’osservanza e la coerenza delle operazioni pulizia delle spiagge e che la Regione metta a disposizione risorse regionali solo nei casi di gestione manuale e sostenibile degli arenili. Si chiede, inoltre, che venga messo a disposizione dei cittadini, infine, un numero verde per denunciare abusi e cattiva gestione degli arenili».

«Legambiente Calabria chiede, ormai da anni – ha ricordato l’Associazione – alle Amministrazioni comunali, in tempo utile rispetto all’inizio della prima della stagione balneare ed all’avvio delle attività turistiche in spiaggia, che gli interventi di pulizia vengano effettuati senza l’utilizzo di ruspe, trattori e persino bulldozer cingolati che sconvolgono la struttura del suolo e le comunità animali e vegetali presenti sugli arenili. Le spiagge e le dune costituiscono, infatti, preziosi ecosistemi in cui vivono, e si riproducono, specie protette ed importanti sia faunistiche come appunto la tartaruga marina Caretta caretta o il Fratino Charadrius alexandrinus che floristiche come il giglio di mare Pancratium maritimum che Legambiente è da sempre impegnata a proteggere con le proprie campagne».

«Riteniamo, quindi importante – ha evidenziato la nota dell’Associazione – il segnale lanciato dalla Regione Calabria, Dipartimento Territorio e Tutela dell’Ambiente che, con la recente nota prot. 244072 del 30.05. 2023, indirizzata a tutti i comuni costieri e per conoscenza all’Ente Parchi marini, ha evidenziato la necessità di attivare azioni concrete per la tutela di Caretta caretta, specie di importanza strategica per la Calabria, protetta da normative internazionali e comunitarie ed inserita nella cd. Direttiva Habitat, unica tra le tartarughe marine a nidificare in Italia».

«La Regione ha richiamato i precedenti provvedimenti regionali – si legge – con cui sono state approvate, ai sensi della Direttiva Habitat, le misure di conservazione specifiche costituenti divieti ed obblighi per tutti i comuni costieri ricadenti nei siti di Rete Natura 2000 e raccomandazioni per gli altri comuni, ricordando le relative sanzioni. Con la nota sono stati quindi ribaditi: il divieto di uso di mezzi meccanici per la pulizia della spiaggia, il divieto di transito sul litorale di fuoristrada o altri mezzi su ruota ed il divieto di sbancamento e spianamento che possa alterare il contorno delle dune».

«La tartaruga marina Caretta caretta, infatti – conclude la nota – si riproduce in Calabria più che in ogni altra regione italiana in particolare lungo la costa ionica della provincia di Reggio Calabria anche se  il fenomeno interessa tutte le spiagge della regione. Nel corso degli anni passati, l’Associazione ambientalista ha più volte stigmatizzato il comportamento della Regione Calabria pronta a fregiarsi del successo annuale delle tante ovodeposizioni di tartaruga Caretta caretta, avvenute sulle coste calabresi, ma molto meno pronta a tutelare attivamente le specie protette ed i loro habitat  applicando in concreto le numerose leggi e regolamenti, nazionali e comunitari esistenti». (rcz)

«NON FATE IL PONTE DISTURBA GLI UCCELLI»
L’INSENSATEZZA DI CHI SI SCHIERA CONTRO

di SANTO STRATI – Tra le tante insensatezze di chi si schiera contro la realizzazione del Ponte “dello” Stretto ce n’è una, in particolare che merita attenzione: «Non fate il Ponte, disturba la migrazione degli uccelli», hanno detto qualche giorno fa dalle Ong ambientaliste. E sì, proteggiamo i pesci a cui – secondo qualche biologo marino – l’ombra del ponte darebbe fastidio e non trascuriamo la fauna avicola che sarebbe costretta a cambiare rotta per attraversare lo Stretto.

Ci sembrano due “ostacoli” che se non fosse che sono stati esposti con serietà (pur col rischio del ridicolo) indurrebbero a una grande risata. E invece nel cronoprogramma di quest’opera colossale vanno ad aggiungersi alle tante panzane di chi si schiera contro il Ponte e utilizza ogni argomento, dal più fantasioso al più futile per creare inutile confusione tra la gente.

In un Paese dove, ad ogni mondiale, tutti diventano commissari tecnici di calcio (ognuno ha la sua formula vincente, ma almeno è roba da bar sport), adesso è di moda discettare sul Ponte, sui rischi simici e geologici, sulla “infattibilità” dell’Opera, sui treni che “non potrebbero viaggiare su un ponte sospeso” fino alla “micidiale presenza costante” di venti che renderebbero inutilizzabile l’opera per buona parte dell’anno.

Se permettete il termine, questo rischia di diventare il “Ponte delle balle” prim’ancora che il prossimo luglio (così dice Salvini) si ponga la prima pietra: è incredibile la quantità di sparate senza senso (e soprattutto senza cognizione alcuna) a proposito della realizzabilità dell’Opera. E ci fa piacere che (come avevamo suggerito molti mesi fa) il Governo abbia pensato a investire qualche soldo (7 milioni in 7 anni) per la comunicazione. Sperando non per compiacere i media degli “amici” ed elargire corposi compensi a comunicatori professionali (che peraltro sarebbe soldi ben spesi) ma per sgomberare il campo dalle troppe falsità che stanno confondendo l’opinione pubblica.
È opportuna una decisa azione di informazione e comunicazione che spieghi nel dettaglio agli italiani e non solo quali sono i vantaggi, le opportunità, ma anche i rischi del non fare l’opera.

Con numeri, dati di fatto, elementi concreti elaborati da tecnici ed esperti di costruzione.
I nostri ingegneri sono tra i migliori al mondo e il progetto del 2011 che in tanti – senza capire un’ acca di realizzazioni ingegneristiche – continuano a ripetere sia “vecchio”, in realtà va semplicemente aggiornato perché in 12 anni le tecnologie hanno scoperto nuovi materiali e ci sono altre esperienze cui fare riferimento. Tant’è che in Turchia hanno preso il progetto del Ponte sullo Stretto del 2011 e ci hanno fatto nel 2022 il Çanakkale Bridge, un ponte sullo Stretto dei Dardanelli, lungo 2.023 metri (quello di Messina sarà di 3.660 metri).

Il Ponte della Battaglia di Gallipoli (questo il nome ufficiale dell’opera realizzata in Turchia in tempi brevissimi) ha superato di 32 metri quello che era il Ponte più lungo del mondo (nello Stretto di Akashi, in Giappone) e naturalmente dovrebbe essere superato, come lunghezza da quello che dovrebbe collegare Sicilia e Calabria. Permetteteci il condizionale, ma il Ponte di Salvini rimane a forte rischio di realizzabilità perché in questo Paese l’instabilità politica e i poteri forti spesso decidono sulla testa degli italiani.

Proviamo a pensare se non ci fosse stato l’insensato stop di Monti all’Opera sullo Stretto nel 2011, quando già a Cannitello si era realizzata la variante ferroviaria che serviva al Ponte: oggi, già da almeno quattro anni, avremmo avuto un’opera invidiata da tutto il mondo, frutto della creatività e del genio italico che avrebbe fatto da traino allo sviluppo del territorio calabro e siculo anche in termini infrastrutturali.
I “benaltristi”, ovvero quelli che sostengono che vengono “prima” altre esigenze infrastrutturali (strade, ferrovie, etc in Calabria e in Sicilia), continuano a ignorare che il Ponte non può fare a meno di poter contare su una rete ferroviaria e stradale adeguata, in grado di convogliare e gestire traffico tra la Sicilia e il Continente, ovvero l’Europa.

Inutile recitare geremiadi sull’Alta Velocità che non si farà mai (e ancora nessuno ha spiegato perché il tracciato proposto allunga di 50 minuti il percorso) e che invece diventa irrinunciabile in presenza del Ponte o della famigerata Statale 106 (la strada della morte) che dovrà necessariamente diventare una nuova autostrada per favorire la crescita di tutta l’area jonica. E a maggior ragione in funzione del Ponte. Ma i troppi saccenti che predicano a piè sospinto contro la realizzabilità del Ponte fanno il paio con i “benaltristi” si muovono – evidentemente – con finalità sconosciute e ignoti obiettivi di parte. Viene il sospetto che accanto all’ignoranza globale dimostrata nelle argomentazioni contro il Ponte, vi sia anche una regia occulta che remi contro per ragioni non soltanto squisitamente economiche.
Si pensi ai costi dell’insularità di questi 12 anni sprecati: la Sicilia spende 6 miliardi l’anno, se ne potevano costruire quattro di ponti… Ma, ancora oggi, questo tema viene regolarmente sottaciuto o messo in disparte.

E che dire della sinistra che dopo il ripensamento degli anni scorsi (quando il premier Conte rispolverò l’idea dell’attraversamento stabile) che vedeva persino una parte dei Cinque Stelle non più contraria, oggi ne sta facendo un cavallo di battaglia contro la destra che ha riproposto l’Opera. E, soprattutto, contro Salvini che si sta giocando il suo futuro politico proprio con il Ponte.

Volenti o nolenti, bisogna riconoscere al leader leghista una straordinaria determinazione a proposito del Ponte: ha preso in mano l’iniziativa e la sta “vendendo” come frutto del suo personale impegno nei confronti del Sud (che elettoralmente gli sta dando qualche dispiacere). È singolare che a volere il Ponte sia quel leghista che prima “detestava” i meridionali (le sue cadute di stile e gli insulti gratuiti sono reperibili su Internet), ma ben venga il fervore di Salvini e gli si intesti pure l’Opera, se riuscirà nell’intento.

Stranamente, la premier Meloni non si allarga più di tanto sul tema Ponte: lascia fare – prudentemente – alla Lega il lavoro “sporco”, ma risulta chiaro che l’attuale maggioranza ha i numeri per varare – finalmente – la più grande opera infrastrutturale del mondo, là dove gli omerici Scilla e Cariddi erano il terrore dei naviganti.

Secondo le (ottimistiche) previsioni a luglio dell’anno prossimo partono i lavori. Intanto si pensi alla formazione di muratori, carpentieri, elettricisti e manovali (ne serviranno in quantità industriale) che gli istituiti professionali potrebbero adeguatamente preparare, ma soprattutto non si perda l’opportunità di usare il gigantesco e qualificato bacino di tecnici e laureati di cui dispongono Calabria e Sicilia. Il Ponte è strumento di crescita dei territori interessati e offrirà occupazione e sviluppo a chi ci vive. Sono considerazioni che dovrebbero bastare a far smettere di parlare di uccelli e pesci e (inesistenti) danni ambientali e invece pensare alle occasioni di lavoro che si andranno a realizzare.

In buona sostanza, il Ponte non è solo la messa a terra di due piloni giganteschi e la costruzione di una campata unica mai vista fino ad ora in nessuna parte del mondo, bensì è una fonte inesauribile di opportunità per il territorio e tutto il Mezzogiorno, con la creazione (perché no?) di stabilimenti e fabbriche in grado di produrre e lavorare anche i materiali che serviranno nonché l’information technology necessaria per il progetto esecutivo e la sua realizzazione.

L’ideale sarebbe che su un progetto del genere che riguarda il Paese e non solo il Sud o le due regioni interessate, ci fosse una larga intesa parlamentare. L’opposizione faccia la sua parte ma in termini costruttivi e non palesemente politici. (s)

RIFIUTI, LA CALABRIA È ANCORA AL PALO
PICCOLI SPIRAGLI SULLA DIFFERENZIATA

di FRANCESCO CANGEMIPoche luci e molte ombre. Si può riassumere così la situazione legata ai rifiuti in Calabria che, come altri settori del resto, rimane critica.

Del tema non si smette mai di parlare e si sono conclusi con successo i workshop sulla “Transizione ecologica in materia di rifiuti: i cantieri calabresi” che Legambiente Calabria ha organizzato in questi mesi con il prezioso supporto del Conai ed in collaborazione con i tre atenei calabresi e l’Ordine degli ingegneri. Il Focus degli incontri si è concentrato sullo scambio ed il confronto tra amministrazioni, aziende e cittadini, attraverso il coinvolgimento di tutti i soggetti interessati, per individuare proposte e soluzioni che possano consentire l’incremento di una raccolta differenziata di qualità ed il miglioramento della gestione del ciclo dei rifiuti in Calabria. L’obiettivo dell’associazione ambientalista è stato quello di inserire un altro tassello nel puzzle, necessario della visione complessiva con cui il ciclo di gestione dei rifiuti deve essere inquadrato per liberare la regione dalle logiche emergenziali e per realizzare una effettiva transizione ecologica in Calabria.

«In Calabria è essenziale continuare ad affrontare con decisione l’irrisolto problema del ciclo dei rifiuti – afferma Anna Parretta, presidente Legambiente Calabria – Molto è stato messo in cantiere, ma tantissimo è ancora da fare visto che la Calabria continua a smaltire una quantità enorme di rifiuti in discarica, aprendone anche di nuove o riaprendone di esistenti, ed a spedire fuori regione i rifiuti con i relativi costi. Per realizzare una reale transizione ecologica in materia di rifiuti occorre risolvere la carenza dell’impiantistica dell’economia circolare. Tra gli altri strumenti da adottare anche la tariffazione puntuale e campagne di comunicazione efficaci ed incisive per incrementare la raccolta differenziata di qualità, ma anche per sensibilizzare la cittadinanza alla necessaria riduzione dei rifiuti, al riciclo ed al riuso e contro l’abbandono dei rifiuti nell’ambiente. È indispensabile un cambiamento netto nei meccanismi di produzione, ma anche negli stili di vita e di consumo».

Ma quando parliamo di raccolta differenziata in Calabria, di cosa parliamo? A dirlo sono proprio i numeri di Legambiente e dell’ultimo dossier sui “Comuni ricicloni”. La Calabria nel 2021 (i dati del 2022 sono in fase di analisi), si è attestata al 53,1% di raccolta differenziata, rispetto alla media italiana del 64% e questo la colloca al penultimo posto nelle classifiche nazionali. Dati che però, va specificato, sono in crescita e alcuni Comuni calabresi spiccano per merito come ad esempio Gimigliano, in provincia di Catanzaro, che ha raggiunto l’80% di raccolta differenziata.  Molto preoccupanti risultano essere i dati provenienti da Crotone, con il suo 17,6%, pur in lieve aumento rispetto al 2020, e la città di Reggio Calabria che, con il 29,2%, peggiora dell’8,2%.

È utile ricordare come la raccolta differenziata sia la migliore alternativa allo smaltimento dei rifiuti in discarica, con benefici all’ambiente e all’economia perché attraverso una raccolta differenziata di qualità si può compiere il passaggio successivo, ovvero il riciclo, quel processo di trasformazione dei rifiuti in materiali nuovi e diversi da quelli d’origine che garantisce una maggiore sostenibilità al ciclo produttivo dei materiali, riduce il consumo di materie prime e l’utilizzo di energia e limita l’emissione di gas serra in atmosfera. È importante incentivare sul territorio regionale l’apertura dei cantieri dell’economia circolare, realizzando un sistema impiantistico moderno ed efficiente, improntato ai principi della gestione integrata dei rifiuti urbani e con una logica di filiera, basato sul criterio di prossimità che limiti il trasporto dei rifiuti su lunghe distanze. 

Il primo degli incontri “Transizione ecologica in materia di rifiuti: i cantieri calabresi”, tenutosi all’Umg di Catanzaro ha creato l’occasione  per parlare anche dei futuri esperti che andranno a svolgere i cosiddetti “Green job”, come quelli formati dal Corso di studi in Scienze biologiche per l’ambiente, per come illustrato dalla presidente del Corso Stefania Bulotta, oltre che dell’impegno degli atenei più attenti per i temi ambientali per come spiegato da Maria Colurcio, delegato della Rete delle università per lo sviluppo sostenibile (Rus). 

Dopo l’incontro nel capoluogo di regione, coadiuvato dal circolo legambientino Airone di Catanzaro, con il suo presidente Andrea Dominijanni, gli eventi successivi, all’Unical di Rende (Cs) ed all’Università Mediterranea di Reggio Calabria, tenutosi presso i relativi dipartimenti di Ingegneria ambientale, hanno portato ad un approfondimento ulteriore della situazione attuale del ciclo di gestione dei rifiuti e delle prospettive future nei territori e nell’intera regione.

«L’incontro è stata una proficua occasione di confronto – ha affermato Massimo Migliori docente dell’Unical – che ha offerto ai tecnici l’opportunità di confrontarsi sul tema con Legambiente, le imprese e gli amministratori locali. Abbiamo ribadito la necessità di completare senza indugio l’impiantistica regionale per promuovere il ciclo di recupero di materiali dai rifiuti solidi urbani, manifestando lo strutturale ritardo della nostra Regione in questo ambito. La sinergia ed il dialogo tra i diversi soggetti coinvolti ed il supporto tecnico-scientifico dell’Università della Calabria sarebbero il miglior viatico per la definizione di scenari di medio e lungo periodo, volti alla soluzione di questo problema enorme che affligge il nostro territorio ostacolandone lo sviluppo».

«L’Università è un presidio culturale sul territorio – ha detto Lucio Bonaccorsi docente dell’Università Mediterranea – ed ospitare eventi come quello organizzato da Legambiente, su un argomento così critico per la realtà in cui viviamo, è un modo di rafforzarne la presenza nel contesto sociale in cui opera. È stata una giornata di confronto, con spunti di riflessione e messaggi positivi emersi dalle testimonianze delle realtà imprenditoriali presenti».

Nel corso dell’incontro reggino, inserito all’interno del programma della Corrireggio 2023, sono state presentate anche buone pratiche territoriali dando spazio a esperienze, campagne di sensibilizzazione, progetti e ricerche che partono dal basso, da cittadini, associazioni ed imprese con il supporto scientifico dell’università.

«Come circolo Legambiente di Reggio Calabria – ha dichiarato Nicoletta Palladino, presidente del circolo territoriale – siamo molto lieti di aver contribuito a questa importante iniziativa, da cui emerge un quadro dove ci sono senz’altro criticità ma si rileva anche lo sforzo costante delle istituzioni locali e dei tanti attori coinvolti nel settore, che ha condotto a graduali miglioramenti nell’ultimo periodo. Vi sono esempi ed occasioni di sviluppo che ci spingono a considerare ancora di più i rifiuti, non come un problema, ma come una risorsa, sia dal punto di vista economico che da quello occupazionale». 

Per Conai, è intervenuta Maria Concetta Dragonetto, referente per i progetti nel Sud: «È sempre più importante continuare a parlare di questi temi, per creare sensibilità e consapevolezza oltre che per cercare soluzioni. La Calabria, come altre regioni del Mezzogiorno, soffre ancora di una preoccupante carenza di impianti per i rifiuti, ma in alcuni casi resta ancora molto da fare per quanto riguarda i piani di ambito e i modelli di raccolta. Iniziative come questa vanno sostenute e promosse, perché sempre più realtà regionali possano seguire gli esempi virtuosi di Comuni come Catanzaro, che non ha niente da invidiare a molte realtà del Settentrione, e perché non solo le amministrazioni ma anche i cittadini siano incentivati a impegnarsi nella corretta differenziazione dei rifiuti, tutelando il pianeta e contribuendo agli sforzi nazionali per raggiungere risultati di riciclo sempre migliori».

Durante gli incontri è stato proiettato un video contro l’abbandono dei rifiuti nell’ambiente e per rimarcare la necessità di una corretta raccolta differenziata ai fini del riciclo realizzato nei vari dialetti delle province calabresi nonché un video specifico sui pneumatici fuori uso curato da Andrea Azzinnaro, presidente del circolo Legambiente Serre cosentine. 

Le conclusioni dell’incontro all’Umg di Catanzaro sono state tratte da Andrea Minutolo, responsabile scientifico di Legambiente nazionale mentre le conclusioni degli incontri all’Unical ed all’Università Mediterranea, sono state affidate a Laura Brambilla, responsabile nazionale Comuni ricicloni di Legambiente che ha sottolineato come «Questi due importanti appuntamenti di confronto hanno visto istituzioni, mondo universitario e associazionismo uniti nel chiedere alla regione Calabria di passare dalla fase del dire, alla fase del fare. Questa regione ha dimostrato che l’economia circolare è fattibile e che, nonostante tutto, ospita alcune eccellenze. Per questo motivo chiediamo di lavorare insieme per intraprendere la tanto attesa svolta. Ognuno dovrà fare la propria parte». (fc)