L’OPINIONE / Saccomanno: Mentre gli altri parlano Salvini opera per il bene della Calabria

di GIACOMO SACCOMANNOTante chiacchiere, tante polemiche, tante discussioni inutili: questa è l’attuale politica di chi vive da anni sulle spalle dei cittadini. Tanti attacchi al Ministro Salvini su migranti, sul presunto mancato intervento della Guardia Costiera, sulle ONG, su qualsiasi cosa che possa anche sfiorare il suo operato.

Eppure, Salvini è uno dei pochi ministri che sta lavorando alacremente, che sta veramente correndo, che sta bruciando le tappe, che sta operando in modo concreto. Il ponte dello Stretto ha ripreso la sua corsa, la 106 ha già avuto ingenti finanziamenti, la trasversale delle Serre ha riaperto i cantieri, lo svincolo dell’Autostrada a Rosarno è stata finanziato e sono partiti gli espropri, ecc. Ma, come si può dire che la Lega non guarda al Sud?

Ed, ora anche, il finanziamento di 13 milioni per l’aeroporto di Crotone che consentirà di garantire ai cittadini di quell’area di poter raggiungere Roma velocemente. Anni di battaglie che non avevano portato a nulla. In poche settimane si sono sbloccate opere ferme da decenni, pur essendoci stati per circa 10 anni Governi di sinistra!

A questo punto una domanda è d’obbligo: troppo bravo Salvini o inermi gli altri? Sta di fatto, comunque, che grazie alla Lega ed al Ministro Salvini la Calabria ha ripreso a correre ed a sperare che qualcosa possa cambiare. Un plauso forte al nostro Matteo Salvini. (gs)

«E VOGLIONO PURE IL PONTE»: PREVALGONO
INCOMPETENZA, IGNORANZA E MALAFEDE

di PIETRO MASSIMO BUSETTAPuò essere che Gentiloni non abbia una visione d’insieme? Può essere che dal suo osservatorio privilegi alcuni indirizzi e perda di vista la proiezione di sviluppo complessiva? La sua affermazione circa l’esigenza di concentrarsi sul Pnrr piuttosto che sul ponte sullo stretto di Messina o sulla flax tax dà la sensazione di una mancanza di visione globale.

«In Italia riusciamo a dare enorme attenzione a molti problemi che talvolta non sono dietro l’angolo, come il Ponte sullo Stretto e la flat tax, ma c’è un tema di enorme importanza come il Pnrr, che non mi sembra sufficientemente al centro delle attenzioni», sono state le sue parole. A parte la considerazione che il ponte sullo stretto è diventato ormai la pietra di paragone di qualunque affermazione, stupisce che anche un commissario europeo, che di visione ampia dovrebbe vivere, si muova come un qualunque e improvvisato commentatore, che di fronte ad ogni problematica non sa fare altro che dire: “e vogliono il ponte sullo stretto”. 

Se c’è un terremoto, dopo qualche secondo che la notizie viene diffusa dalle agenzie, il commento sui social di dichiarazioni avvertite dicono: “e vogliono il ponte sullo stretto”. 

Se c’è un’alluvione o le case a Ischia o nel messinese vengono sommerse da una  frana,  dopo qualche minuto, la frase di rito è sempre la stessa. 

E che tutto questo possa essere patrimonio dei commentatori della domenica ci può stare, ma che è un Commissario all’economia dell’Unione, rispetto ai ritardi che si stanno accumulando sul PNRR, ma che arrivano da lontano dalle impostazioni generali del piano di ripresa e resilienza che la stessa Unione Europea ha approvato, possa dire “e volete la flax tax o volete il ponte” dimostra o un’insufficienza ed una inadeguatezza non sospettabile oppure che da commissario super partes il nostro, già Presidente del Consiglio, si sia iscritto al partito del no  e abbia perso un’occasione di stare zitto. 

Era facile rispettare i termini che l’Unione aveva dato per incassare le prime tranches del Pnrr, ma mano che il tempo passa e che le scadenze si cumulano ovviamente sarà sempre più difficile rispettare la tempificazione voluta dall’Unione, soprattutto in considerazione del fatto che molte delle amministrazioni locali, che devono essere il motore per la richiesta e la spesa delle risorse messe a disposizione, soprattutto nel Sud, sono assolutamente inadeguate, poiché da anni continuano per problemi di risorse disponibili a depauperare il proprio patrimonio di capitale umano a disposizione, per cui spesso non esiste nemmeno un ufficio tecnico ma un ingegnere capo che presta la sua attività, contemporaneamente, per più comuni. Nel frattempo a mò di corvi, molti da Sala a Toti si dichiarano disponibili ad utilizzare le risorse che il Sud non riesce a spendere, come era ampiamente prevedibile. 

Invece di offrirsi in aiuto ai sistemi più periferici e che si dimostrano inadeguati all’effettuazione degli investimenti necessari si candidano a lanciarsi sui cadaveri accumulati per sbranare le carni già deboli. 

Il coro si amplia con lo stesso De Benedetti che, dalla sua residenza Svizzera e forte del suo quotidiano, fondato recentemente seguendo la strada di quella impresa provinciale italiana che pretende di avere una sua voce, che poi spaccia come indipendente ed autonoma, dichiara: «D’altra parte, abbiamo un ministro delle Infrastrutture che vagheggia le mirabolanti potenzialità del ponte sullo Stretto di Messina, mentre non abbiamo i soldi per farlo e non serve a nessuno, se non alle mafie per arricchirsi sugli appalti. Le cosiddette «grandi opere» sono fumo negli occhi, un insulto all’intelligenza del popolo che si pretende di impressionare con sfoggi di presunta potenza edificatrice»,  dimostrando di non aver capito nulla della geopolitica dei prossimi anni che vede nell’Africa e nei rapporti con l’Estremo e il Medioriente la chiave di volta per diventare quella piattaforma logistica che naturalmente siamo, ma che la miopia di una classe dirigente nazionale si è fatta sfuggire di mano, regalandola agli improbabili frugali olandesi piuttosto che a Tangermed o al Pireo. 

A Gentiloni risponde a muso duro Matteo Salvini: «Da un commissario europeo mi aspetto aiuti e proposte, non polemiche. Oltretutto rivolte al suo Paese, dichiara il leader leghista. Perché tagliare le tasse e fare piccole e grandi opere è quello per cui mi pagano ed è il futuro del Paese. Da un commissario europeo mi aspetto consigli, suggerimenti su come non perdere neanche un euro di questo Pnrr, magari rivedendo tempi e modalità di spesa».  

Per fortuna al di là delle esternazioni di un commissario europeo che scivola su un’affermazione che riguarda il Sud, ma anche il Paese, tanto con i parenti poveri ci si può consentire di tutto anche di dar loro qualche schiaffo ogni tanto, vi sono a supporto di un Matteo Salvini, dichiarazioni di altri componenti la maggioranza. 

Egli intanto sta spendendo sul ponte tutta la sua credibilità, per cui dobbiamo assolutamente supportare questa sua determinazione, perché gli alberi si riconoscono dai frutti che danno e se il frutto è quello del ponte sullo stretto è certamente un frutto buono per il Mezzogiorno e per il Paese. Arriva infatti un assist della senatrice Ronzulli che riprendendo l’idea sempre sostenuta da Berlusconi che in verità aveva fatto partire l’opera afferma che  «il Ponte sullo stretto rappresenta un’infrastruttura fondamentale per il futuro dell’Italia, per unire il Mediterraneo all’Europa» e quindi «ora è opportuno adottare procedure, se necessario commissariali, che superino i vincoli burocratici e la stratificazione normativa che rallentano o bloccano la realizzazione delle opere pubbliche».       

Purtroppo quello che è incomprensibile e che viene in qualche modo sostenuto da molti e l’idea che ci debba essere una presa di posizione da parte di tutti su quello che risulta soltanto un collegamento necessario per consentire che l’alta velocità arrivi da Milano a Palermo, che vi sia una sana competizione tra aria e ferro in maniera da evitare lo scandalo dei prezzi dei biglietti da pagare per arrivare a Roma, equivalente  il Palermo Roma ormai a quello che serve per fare il Roma New York. 

Pensi il nostro Commissario Europeo a far si che parte delle opere necessarie per il ponte, perlomeno quelle a terra si possano finanziare col Pnrr, invece di abbandonarsi a dichiarazioni fuori tempo e fuori luogo.Sperando che il Governo non torni indietro sulle sue decisioni utilizzando quel “salvo intese” molto pericoloso, e che le voci delle correzioni del DL, circolate, riguardino soltanto piccoli aggiustamenti. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

RISORGE LA SOCIETÀ STRETTO DI MESSINA
È IL PRIMO PASSO CONCRETO PER IL PONTE

di SANTO STRATI – Non è come l’araba fenice che risorge dalle sue ceneri, ma poco ci manca: la Società Stretto di Messina mandata “al macero” nel 2008 da Prodi e riportata a galla da Salvini è il primo significativo passo verso la realizzazione del Ponte sullo Stretto. È un segnale evidente che, forse, stavolta si fa sul serio ma, al di là delle inevitabili polemiche sui soldi sprecati da una Società ideata nel 1971, nata nel 1981 e rimasta a “galleggiare” per anni dopo la la decisione di cancellarla, non si può fare a meno di pensare a quanto tempo sprecato. Se dieci anni fa ci fosse stata la volontà politica, oggi il Ponte sarebbe una realtà e siciliani e calabresi avrebbero potuto raccontare un’altra storia per quanto riguarda i costi dell’insularità e i collegamenti (reali) dell’Alta Velocità. Ecco perché, pur con le dovute cautele del caso, non si può che essere felici di un provvedimento che esprime coesione tra le forze politiche di governo e rappresenta, come detto prima un punto di partenza.

Intanto perché si potrà cominciare a far piazza pulita del cosiddetto benaltrismo («ci sono altre priorità…») di personaggi che parlano senza cognizione e competenza: è un modo – diciamolo – di riconquistare la scena (irrimediabilmente perduta) e di farsi notare. L’argomento Ponte è sempre stato non solo un punto di attrito, ma soprattutto un elemento di distinzione (tra i pro e i contro) per acchiappare consenso, a seconda di come soffiava il vento. Nei giorni scorsi una seria organizzazione ambientale, FareAmbiente, per bocca del suo presidente ha fatto chiarezza sui dubbi di inquinamento e sui rischi di insostenibilità ambientale: il Mezzogiorno, il Paese, l’Europa, tutti hanno bisogno del Ponte e non si può continuare a pensare (sic) che l’ombra possa disturbare i pesci o i piloni fare strage di uccelli migratori. Il territorio calabrese e siciliano scontano un’arretratezza non solo imbarazzante (per la classe politica degli ultimi 50 anni) ma anche non più sopportabile. E il Ponte rappresenta il volano di una crescita, di uno sviluppo che permetterà, finalmente, di parlare di futuro.

Fino a oggi è mancata, vergognosamente, una visione di futuro e le opere immaginate, progettate e, spesso, mai completate costituivano un contentino per la popolazione e un’opportunità di “visibilità” per il politico di turno. Tutot questo deve finire, i calabresi e i siciliani non sono solo studi, ma sono decisamente incazzati. E il Ponte rappresenta – con buona pace dei quattro gatti che si strappano le vesti in nome dell’«ambiente violato», il “grimaldello” per aprire una cassaforte di proprietà, che in tanti sono riusciti a tenere sigillata, quando si è trattato di investimenti destinati al Sud.

Bisogna dare atto a Matteo Salvini che, una volta tanto, non ha fatto promesse da marinaio. ha detto, anticipato e presentato il suo provvedimento che rilancia l’opera più straordinaria del mondo. Pensate all’attrattiva turistica che potrà costituire, se realizzato:verrebbero da ogni parte del mondo per vederlo, per riempirsi gli. occhi dei colori dello Stretto, ammirare di persona i meravigliosi Bronzi di Riace al Museo di Reggio, scoprire gli incanti di Calabria e Sicilia sotto ogni punto di vista. artistico, culturale, paesaggistico e, non da ultimo, eno-gastronomico. Il Ponte, oltretutto, è anche opportunità di lavoro e occupazione per tutta la durata dei lavori (dai muratori ai progettisti, dai tecnici agli ingegneri, dai ristoratori e albergatori a professionisti specializzati. SI prevede, a spanne che serviranno 25mila addetti nel suo complesso: immaginate cosa significa in termini di indotto per il territorio. E C’è un prima, un durante e un dopo.

Secondo il Presidente Occhiuto, che aveva incontrato col Presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, il ministro delle Infrastrutture Salvini prima della presentazione del decreto sulla Società Stretto di Messina, «Il Ponte sarà una grande occasione per il Sud del Paese e un grande attrattore di investimenti infrastrutturali, ma occorrerà parallelamente lavorare per sviluppare al meglio le opere complementari indispensabili per raggiungerlo agevolmente». E l’occasione del decreto ha offerto l’opportunità di evidenziare al ministro «l’urgenza di realizzare una variante di circa 26 km dell’autostrada A2, nel tratto tra Cosenza e Altilia. L’Anas – ha detto Occhiuto – ha già avviato uno studio preliminare, che prevede lotti funzionali per l’avanzamento dell’opera.
Servono dunque stanziamenti da parte del governo nazionale per iniziare i lavori. In tutto occorrono 2,6 miliardi di euro: 400 sono già nelle disponibilità di Anas, sarebbero dunque necessari altri 2,2 miliardi – da reperire nell’Accordo di programma con Anas – per poter procedere alla realizzazione dell’opera.
«Con il ministro Salvini – ha detto ancora Occhiuto – ho parlato anche della Strada Statale 106. Nella scorsa legge di bilancio l’esecutivo ha stanziato 3 miliardi di euro, per la tratta da Sibari a Catanzaro Lido. Occorre adesso avere dei nuovi finanziamenti per il completamento della parte Nord della Ss Jonica e per proseguire a Sud, fino a Reggio Calabria. Ho chiesto, inoltre, al ministro di velocizzare l’impiego delle risorse per alcuni tratti della SS106, per i quali c’è già la progettazione definitiva. Il ministro mi ha assicurato che entro il 31 marzo Anas bandirà il segmento della Strada Statale 106 tra Cutro e Catanzaro».

Ecco cosa significa il decreto varato ieri: si rimette in moto non solo il “sogno” del Ponte ma ripartono le opere infrastrutturali che serviranno a dare massima funzionalità all’opera. E Salvini, giustamente, ha rivendicato il suo impegno. Secondo il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti il decreto «consente l’immediato riavvio del percorso di progettazione e realizzazione dell’opera». La “riesumazione” della Società Stretto di Messina lascia immaginare che si ripartirà dal progetto del 2011 che però deve essere adeguato adeguato alle nuove norme tecniche, di sicurezza e ambientali. E il nuovo iter autorizzativo – spiegano al Ministero – dovrà bollinare il ponte strallato più lungo del mondo (3,2 km) «che rappresenterà il fiore all’occhietto dell’arte ingegneristica italiana».

Salvini non ha nascosto l’entusiasmo unito all’orgoglio di avere portato al Consiglio dei Ministri (che l’ha approvato) il decreto di realizzazione del Ponte: «Una giornata storica – ha detto il vicepremier leghista – non solo per la Sicilia e la Calabria ma per tutta l’Italia: dopo 50 anni di chiacchiere questo consiglio dei ministri approva il ponte che unisce la Sicilia al resto d’Italia e all’Europa». Grazie all’opera – ha sottolineato verrà dato «lavoro vero per decine di migliaia di persone per tanti anni». Un’opera «fortemente green» e “sicura”, che verrà certificata dai più qualificati ingegneri delle  migliori università italiane e straniere: L’Italia vanta una competenza ingegneristica che il mondo ci invidia: il Ponte sarà la conferma di una capacità di costruzione che fa scuola a livello internazionale.

Certo, non entusiasmiamoci per un “semplice” decreto: l’approvazione del progetto esecutivo richiede tempo (8si parla di luglio 2024 per far partire i lavori), ma ribadiamo è un importante segnale che sta cambiando l’aria. Il decreto revoca. lo stato di liquidazione della Società Stretto di Messina e la rimette in pista consentendo, soprattutto, di chiudere il pesante contenzione con l’ex Impregilo (oggi Webuild) e la Parson per  le penali scaturite dall’annullamento della realizzazione dell’opera. Il nuovo Consiglio di Amministrazione sarà composto da cinque membri, di cui due designati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) d’intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT), a cui spetterà rispettivamente la carica di presidente e di amministratore delegato, un membro designato dalla Regione Calabria, un membro designato dalla Regione Sicilia e un membro designato da Rfi Spa e Anas Spa. Il Collegio sindacale è composto da cinque membri, di cui tre membri effettivi e due supplenti. Un CDA così composto, con la solida partecipazione di Mef e Mit, è la conferma che il Governo attribuisce una importanza strategica all’opera: il nuovo Consiglio della Stretto di Messina avrà un bel daffare per riprendere da dove si era tutto fermato. Sia chiaro: non è una tiepida speranza, potrebbe davvero essere una magnifica (e monumentale) realtà. (s)

Il sindaco di Cariati Greco chiede un incontro a Salvini: Portare avanti progetto originario della SS 106

«Portare avanti l’idea originaria di realizzazione della nuova SS 106». È quanto ha chiesto il sindaco di Cariati, Filomena Greco, in una lettera inviata al vicepresidente del Consiglio e ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini.

Ma non solo questo: «non vogliamo – si legge – l’allargamento della 106 esistente ma una nuova strada a 4 corsie a monte che possa dare respiro anche alle popolazioni montane e mantenere il tratto esistente per gli spostamenti slow, come avviene per esempio in Liguria. Collocare la nuova strada in collina, lontana dalle aree produttive agricole e turistiche/archeologiche. Non si può tornare indietro rispetto agli investimenti fatti in questi anni. In alcuni punti del tracciato della 106, come nel caso di Cariati, vi è la concreta impossibilità di procedere al suo allargamento».

Per accelerare la realizzazione del progetto il Consiglio Comunale di Cariati ha approvato la deroga alla procedura di dibattito pubblico per il tratto tra l’aeroporto Pitagora di Crotone e Sibari all’innesto SS 534 nel comune di Cassano allo Jonio, ma solo ed esclusivamente così come previsto nel progetto del megalotto 9: con una strada di tipo B (due carreggiate e 4 corsie, con spartitraffico centrale).

«Con la sua cittadella fortificata bizantina, tra i marcatori identitari della Calabria, Cariati rappresenta una destinazione tra le più attrattive e turisticamente competitivi della regione – ha sottolineato il primo cittadino – raggiungibile però o percorrendo la Strada Statale 106, viaggiando alla velocità media inferiore ai 50 Km/h, oppure per mezzo della linea ferroviari percorsa da vecchie littorine diesel in quanto non ancora elettrificata».

«Certo – ha proseguito la Greco – abbiamo anche un porto e quindi il mare ma, diciamo che, anche questo per motivi di insabbiamento e di erosione costiera non consente una utilizzazione piena per la mobilità. È facile intuire i disagi e le difficoltà che i cittadini sono costretti ad affrontare giornalmente. Ciò agevola lo spopolamento e la riduzione del Pil regionale, costruito quest’ultimo sul turismo e sui prodotti di eccellenza che nel primo caso difficilmente riescono a raggiungerci e nel secondo difficilmente riescono ad uscire per raggiungere i mercati nazionale ed internazionale con le conseguenze economiche e sociali che Lei sicuramente riuscirà ad immaginare».

«Quali progetti si stanno portando avanti per la realizzazione dell’importante nuova SS 106?», è l’interrogativo posto al Ministro Salvini.

«Quanto richiesto dal territorio –  ha detto ancora la sindaca – è la realizzazione del progetto che sta alla base del Magalotto 9. Questa volontà è stata espressa più volte e negli anni dalle varie amministrazioni che si sono succedute, con delibere di Consiglio Comunale. Questo significa che nonostante i sindaci non vengano tenuti in debita considerazione, questa è la volontà del territorio».

«La valenza progettuale del tracciato a monte – ha concluso la Greco – è stata vagliata e apprezzata fin dall’origine. Per raggiungere un tale obiettivo molte risorse sono state spese direttamente ed indirettamente, in quanto la programmazione futura dei territori si sono basate considerando la futura SS 106 posta a monte». (rcs)

L’ALTA VELOCITÀ SI È FERMATA… A EBOLI
E IN CALABRIA SI CONTINUA AD ASPETTARE

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Sull’Alta velocità in Calabria è tutto fermo. Un immobilismo che lascia attoniti, considerando quanto sia fondamentale questa infrastruttura per il rilancio della Calabria e per tutto il Sud. Un silenzio che fa comprendere come, da parte delle istituzioni, siano state spese solo belle parole e di concreto non è stato fatto granché. Nonostante in ballo ci sia anche il finanziamento del Pnrr.

Una situazione che fa preoccupare, soprattutto dalle recenti dichiarazioni del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini che, nel corso nella seduta della Commissione Ambiente e della Commissione Trasporti, ha dichiarato che l’alta velocità in Calabria è ferma».

«Arrivo al ministero credendo di trovare tutto pronto, e invece per la tratta dell’Alta velocità in Calabria non ci sono né fondi né progetti», ha detto Salvini, sottolineando come «sull’Alta velocità Salerno-Reggio Calabria non è stato ancora definito con i territori il tracciato del percorso».

Sulla questione è intervenuta la senatrice della Lega Tilde Minasi, sottolineando che ciò «non deve scoraggiare le popolazioni di Calabria e Sicilia».

«L’Alta velocità al Sud – ha ricordato – è una delle priorità che lo stesso Salvini e la Lega si sono poste fin dall’inizio e tale resta, soprattutto in quanto snodo fondamentale per il Ponte sullo Stretto, che ha valenza e benefici per l’intera Italia e l’Europa solo se collegato con il resto del Paese attraverso Infrastrutture moderne ed efficienti. È, dunque, questo l’obiettivo che intendiamo centrare, dando seguito all’impegno preso già in campagna elettorale con i nostri elettori e con gli italiani».

La senatrice, ha assicurato che «il ministro è, infatti, intenzionato a ripartire proprio dall’inerzia delle precedenti compagini governative per dare nuovo impulso, in tempi celeri, a ogni attività e procedura necessaria per colmare i ritardi accumulati».

«Primo passo – ha dichiarato – sarà naturalmente il progetto della linea AV, che va elaborato al più presto scegliendo il tracciato più razionale e conveniente (in questo senso, non sembra essere idoneo l’ultimo ipotizzato, che prevede un “rientro” della linea ferroviaria verso l’interno per poi proseguire parallelamente all’autostrada)».

«È mia ferma intenzione – ha annunciato la senatrice – recuperare personalmente e sottoporre al Ministero gli studi di fattibilità, già condotti qualche anno fa, su un tracciato in grado di ridurre sensibilmente i tempi di percorrenza tra Roma e Reggio Calabria. Nei prossimi giorni mi attiverò in questo senso, andando poi a consultare man mano i territori per trovare le soluzioni migliori».

«Purché – sia ben chiaro – siano lontane da campanilismi – ha concluso – c’è in gioco il rilancio di due Regioni, Calabria e Sicilia – sottolinea Minasi – e l’opportunità di ottenere, finalmente, quel salto di qualità infrastrutturale indispensabile per colmare ogni gap con il resto del Paese e creare vero sviluppo».

Eppure, se si va a leggere sul sito di Ferrovie dello Stato, viene ribadito come «la nuova linea Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria costituisce un itinerario strategico passeggeri e merci per la connessione tra il Sud e il Nord della penisola, asse principale del Paese».

Concetto che è stato ribadito anche nei Dibattiti pubblici organizzati proprio su questa infrastruttura che «consentirà di incrementare i livelli di accessibilità alla rete AV per diverse zone a elevata valenza territoriale quali il Cilento e il Vallo di Diano, la costa Jonica, l’alto e il basso Cosentino, l’area del Porto di Gioia Tauro e il Reggino, oltre che velocizzare anche collegamenti verso Potenza, verso la Sicilia, verso i territori della Calabria sul Mar Jonio (Sibari, Crotone) e verso Cosenza e, allo stesso tempo, contribuirà in maniera significativa al potenziamento dell’itinerario merci Gioia Tauro – Paola – Bari (corridoio Adriatico)».

Con la sua realizzazione, viene spiegato sempre nel Dibattito pubblico, «il Sud viene ad essere sempre più vicino al resto d’Italia; permetterà di sviluppare l’economia e frenare l’emigrazione». Ma non è tutto. La vera e propria rivoluzione sta nei tempi: 1 ora e 20 minuti sull’itinerario Roma-Reggio Calabria, passando da 5 ore nello scenario esistente a 3 ore e 40 minuti (nello scenario post realizzazione); 1 ora e 32 minuti sull’itinerario Roma-Cosenza, passando da 4 ore a 2 ore e 28 minuti (nello scenario post realizzazione). E ancora, nella tratta Roma-Sibari, si passerebbe a 2 ore e 44 minuti dalle 4 ore e 11 minuti che ci vogliono; nella tratta Roma-Lamezia si passerebbe a 2 ore e 42 minuti.

Tempistiche che aiuterebbe sicuramente il turismo, perché con delle infrastrutture funzionanti, le persone saranno incentivate a venire in Calabria. Secondo il Dibattito pubblico, «all’anno 2035, il territorio potrà beneficiare di 51.055 presenze turistiche addizionali e 50 milioni di euro di spesa dei turisti addizionali».

Una visione che potrebbe non essere così tanto irrealistica, considerando che la nostra regione con il mare, la montagna e i suoi borghi può accontentare ogni tipo di “palato”.

Ma parliamo degli investimenti. Grazie al Pnrr, «gli investimenti previsti – si legge sul sito di Ferrovie dello Stato – per gli interventi prioritari dell’AV Salerno-Reggio Calabria sono complessivamente 11,2 miliardi di euro, di cui 1,8 miliardi di euro per l’intervento del lotto 1a Battipaglia-Romagnano, finanziato con i fondi del Pnrr; 9,4 miliardi di euro, finanziati con fondi complementari, per il completamento del lotto 1, per il lotto 2 e per la realizzazione del raddoppio Cosenza-Paola/S.Lucido (circa 1,4 miliardi di euro, di cui circa 1,2 miliardi per la galleria Santomarco)».

«Sono, inoltre – si legge ancora – previsti 400 milioni di euro per gli interventi prioritari sulla Battipaglia-Potenza-Metaponto-Taranto, tra i quali rientra l’interconnessione tra il lotto 1a e la linea esistente Battipaglia-Potenza (fondi Pnrr). La conclusione dei lavori del lotto 1a e dell’interconnessione è prevista per il 2026 in linea con gli obiettivi del PNRR; del Raddoppio Cosenza-Paola/S.Lucido (galleria Santomarco) è prevista per il 2030».

Un’ottima notizia, potremmo dire. Se non fosse che il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, abbia denunciato che «non ce n’è una, in Calabria, delle opere strategiche finanziate con il Pnrr», nel corso del suo intervento alla manifestazione della Fondazione Magna Gracia svoltasi a Roma.

«Nel Piano c’è 1 miliardo e 800 milioni per l’Alta Velocità ma si ferma al confine con la Calabria. Ci sono altre risorse nel Fondo Complementare – ha continuato –, però non bastano per completarla fino a Reggio Calabria. Io sono molto preoccupato, perché non c’è un solo investimento infrastrutturale importante per lo sviluppo della Calabria».

«Nel Pnrr non c’è nessuna attenzione per le regioni che devono svilupparsi attraverso le infrastrutture», ha denunciato il Governatore, ricordando che «al Sud parliamo sempre di Alta Velocità anche perché c’è una distanza abissale tra la qualità offerta dalle Frecce e il servizio degli intercity. I servizi ferroviari locali vanno riqualificati. È giusto parlare di Alta Velocità, ma ci dimentichiamo che in Calabria ci sono tratte che non sono neanche collegate alla linea elettrica» .

«La Regione ha destinato delle risorse dei Fondi per lo Sviluppo e la Coesione per elettrificare questa parte della tratta – ha concluso Occhiuto –. Ci vorrebbe un po’ di celerità, che fino ad oggi non ho visto». (ams)

Comitato Ponte Subito: Salvini è riuscito dove per 11 anni gli altri avevano fallito

Il Comitato Ponte Subito ha evidenziato come «in soli 30 giorni, da Ministro, Salvini è riuscito lì dove per 11 anni tutti gli altri avevano fallito con le loro politiche del “no” o, nella migliore delle ipotesi, con quelle delle illusorie promesse a cui mai sono seguiti fatti concreti».

«Il Governo ha approvato, nel Consiglio dei Ministri concluso la scorsa notte – si legge in una nota del Comitato – la riattivazione della Società Stretto di Messina Spa, concessionaria dello Stato per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina: siamo estremamente soddisfatti, al punto che sembra quasi di vivere un sogno. Negli ultimi undici anni, infatti, avevamo pensato che questo momento non sarebbe mai arrivato: dopo lo stop ai lavori posto dal governo Monti nel 2011 e i successivi ‘no’ alla realizzazione della grande opera da parte dei vari Governi che si sono succeduti, le prospettive di crescita e sviluppo del Sud si erano fermate».

«La riattivazione della società Stretto di Messina Spa – viene evidenziato – è il primo passo necessario per riattivare l’iter con tutte le procedure per l’aggiornamento del progetto già approvato in via definitiva nel 2011 e quindi passare alla fase esecutiva. Il ministro Salvini lo aveva annunciato la scorsa proprio all’Università di Messina, nel webinar “Ponte sullo Stretto, si riparte” che abbiamo organizzato come Comitato nei locali del Dipartimento di Economia dell’ateneo peloritano».

«Nel primo mese del nuovo Governo, invece, il Ministro Salvini – viene ricordato – ha creato un tavolo permanente con le due Regioni, l’Anas ed Rfi, ha riattivato la Società Stretto di Messina e continua, con il prezioso sostegno del suo vice Rixi, a ribadire quotidianamente l’importanza della realizzazione del Ponte sullo Stretto che vede il forte impegno anche delle due Regioni Calabria e Sicilia guidate da Occhiuto e Schifani, altrettanto convinti della bontà di realizzazione dell’opera».

«Ci sono condizioni ideali e irripetibili affinché il grande sogno del Ponte diventi realtà – concludono gli esponenti del Comitato –. “Lo stimolo è quello di continuare con questo ritmo perché il Sud ha bisogno di recuperare il troppo tempo perduto in oltre un decennio di abbandono». (rrc)

PONTE, SI RIPARTE DA MESSINA: INCONTRO
SICILIA-CALABRIA COL MINISTRO SALVINI

Di ROBERTO DI MARIA – “Si riparte”: è tutto un programma il titolo della tavola rotonda in programma oggi a Messina, al Dipartimento di Economia dell’Università. Ovviamente si parla del Ponte sullo Stretto e si discuterà dell’iter progettuale e del ruolo delle infrastrutture per la competitività al Sud, mettendo insieme non solo alte professionalità e competenze specifiche, ma anche i due governatori di Calabria e Sicilia, Roberto Occhiuto e Renato Schifani a confronto con il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini. È una premessa o una promessa quella del titolo? Il convegno servirà proprio a chiarire se finalmente si può passare dalle parole ai fatti, mettendo una volta per tutti a tacere presunti esperti e “abituali incompetenti” che sul Ponte hanno detto e continuano a dire tutto e il contrario di tutto.

La tavola rotonda (ore 14) sarà coordinata dal direttore di StrettoWeb, il giornalista Peppe Caridi, e vedrà la partecipazione del sottosegretario Matilde Siracusano, del vicepresidente della Regione Calabria Giusy Princi, del prof. Daniele Schilirò, dell’avv. Giuseppe Giuffrè, dei professori Michele Limosani, Claudio Borrì, Piero D’Asdia, Giuseppe Muscolino e Alberto Prestininzi, dell’ing. Fabrizio Averardi Ripari, dell’architetto Anna Carulli, del vicesindaco di Messina arch. Salvatore Mondello e dell’ing. Mimma Catalfamo. Introduce il prof. Bruno S. Sergi, concluderà i lavori il prof. Enzo Siviero, rettore dell’Università eCampus, che con l’architetto Patrizia Bernadette Berardi anticiperà l’uscita del numero speciale della rivista Galileo dedicato al Ponte.

Da questa tavola rotonda potrebbe, forse, venir fuori un protocollo programmatico che possa dare esecuzione al progetto approvato nel 2001 e, realisticamente, immediatamente cantierabile. Chiunque conosca il progetto del Ponte sullo Stretto e gli studi allegati, che occupano un volume di circa 10 metri cubi, sa che gli studi geologici in esso contenuto hanno già analizzato oltre 20 anni fa tutta l’aera dello stretto. Hanno praticamente rivoltato come un calzino tutti il territorio compreso tra Sicilia e Calabria, ricostruendo, nei minimi dettagli, i complessi movimenti reciproci fra le due sponde sin da diverse decine di milioni di anni fa. È grazie a questo studio che sono state individuate le cause del sisma del 1908, tracciando una mappa estremamente precisa delle faglie sui fondali dello Stretto e sulla terraferma. E da questi studi deriva il posizionamento dei piloni del Ponte a campata unica, individuato in due aree prive di faglie e relativamente stabili.

Ad ogni modo, come sa anche il più svogliato degli studenti di qualsiasi corso di Scienza delle costruzioni, quello del sisma, per un ponte sospeso, è un problema del tutto secondario: un ponte sospeso, normalmente, è il luogo più sicuro dove trovarsi in caso di sisma. Proprio la tipologia della struttura dell’impalcato, libera da vincoli appoggiati direttamente al terreno, la rende capace di assorbire il più distruttivo dei movimenti sismici. Per quanto concerne i piloni, una robusta fondazione ed un baricentro relativamente basso sono requisiti più che sufficienti a garantirne l’incolumità dalle scosse sismiche: per quanto concerne il Ponte sullo Stretto, la struttura è stata progettata in maniera tale da non subire alcun danno neanche se si verificasse un terremoto di magnitudo 8.5 sulla scala Richter, di gran lunga più potente di quello verificatosi nel dicembre del 1908.

D’altronde, non mancano al mondo esempi di ponti sospesi realizzati in aree ben più problematiche dello Stretto, per quanto riguarda la sismicità: si pensi al Giappone, che conta decine di ponti simili, fra cui l’Akashi-Kaikyo, lungo 3.911 metri, con campata centrale di quasi 2 km,  che ha resistito a un terremoto di intensità 6,8 della scala Richter.

Per quanto concerne l’ipotesi del ponte a tre campate, tirata fuori dalla Commissione di esperti nominata nell’agosto del 2021 dall’allora ministra alle Infrastrutture De Micheli, che ha giustificato la scelta affermando che “costerebbe presumibilmente meno”, verrebbe da sorridere, se non ci fossero in ballo diversi miliardi di euro ed il futuro di una parte consistente d’Italia.

Ancor più ridicolo è il riferimento alle “antenne” da piantare in pieno Stretto di Messina: non si sono mai viste “antenne” in mare con fondazioni grandi come un campo di calcio, e per giunta a 150 metri di profondità. Queste sarebbero, infatti, le caratteristiche dei piloni in mare di un eventuale ponte a più campate, improvvidamente chiamati “antenne”.

Se consideriamo che le fondazioni in alveo più profonde ad oggi realizzate sono quelle del ponte Rion Antirion in Grecia, possiamo comprendere come queste “antenne” siano del tutto particolari… E come l’affermazione della commissione De Micheli sui costi di un ponte a più campate debba “presumibilmente” essere riconsiderata.

L’ultima precisazione riguarda il “un nuovo studio di fattibilità” che sarebbe stato affidato alle Ferrovie dello Stato. Uno studio non soltanto inesistente, ma che, a quanto sembra, non è mai stato affidato a chicchessia. Smentendo clamorosamente una fonte piuttosto autorevole: l’ex ministro Giovannini. Fu proprio lui ad affermare l’intenzione di affidare lo studio ad FS lo scorso anno, garantendone la presentazione entro la primavera del corrente 2022, come riporta la Gazzetta del sud del 5 agosto 2021. Tutto saltato, a quanto pare, a causa delle lungaggini burocratiche che non hanno consentito neanche la formalizzazione del finanziamento dello “studio” per la modica cifra di 50 milioni di euro.

Poco male, potremmo dire. Il nuovo governo, senza dover revocare alcun atto, avrà modo di sgomberare finalmente il campo dall’idea, a dir poco balzana, di allungare con un altro inutile studio di fattibilità la lunga serie di atti relativi al Ponte sullo Stretto. Il quale, anche se molti sembrano esserselo dimenticato, è dotato di un progetto definitivo: un corposissimo ed esaustivo elaborato, frutto di una scelta già fatta nei primi anni Novanta, proprio a favore del ponte a campata unica.

 

ORA DIVENUTI TUTTI ESPERTI DEL PONTE
MA SERVONO FATTI, NON PAROLE INUTILI

di PIETRO MASSIMO BUSETTA – Quando si parla di Ponte sullo Stretto si scatenano tutti. “Ed un Marcel diventa ogni villa anche passeggiando viene”, come diceva il sommo poeta. 

Che Eni investa miliardi per il metanodotto che porta il metano dalla Libia a Gela, o Terna, che ha  come maggior azionista Cassa Depositi e Prestiti Reti con il 29 8%, investa 8,9 miliardi per lo sviluppo delle reti non è argomento di dibattito. Che le ferrovie dello Stato investano decine di miliardi nell’alta velocità ferroviaria e tutto questo si decida in un consiglio di amministrazione composto 3-5 elementi non interessa nessuno. Ma se si riparla del Ponte sullo stretto di Messina che dovrebbe costare attorno ai tre 4 miliardi più le opere a terra allora si scatenano tutti.

Dal disoccupato al professionista, dal notaio al giurista tutti diventano immediatamente competenti per dire il loro parere sull’opportunità che quest’opera venga fatta.

Eppure giustamente Dario Franceschini, già ministro della cultura e certamente un protagonista del PD, aveva dichiarato che se vogliamo che l’alta velocità arrivi fino ad Augusta è necessario che i fiumi e gli stretti vengano superati con dei ponti. Così come è normale che le montagne vengano scavate con dei tunnel. 

Ma mentre se buchiamo le Alpi come fossero un formaggio groviera pochi, tranne coloro che abitano le vallate che sono interessate, come nel caso della Tav, esprimono il loro parere, quando si tratta del Ponte sullo stretto dai comici ai ministri, dagli ambientalisti all’ultimo sindaco di periferia diventano tutti pianificatori economici, come quando l’Italia gioca i campionati del mondo di calcio diventano tutti coach. 

È bastato che il ministro delle infrastrutture Matteo Salvini, che farebbe bene a mandare avanti sottotraccia se vuole veramente arrivare all’obiettivo, dichiarasse di voler dare una tempificazione alla ripresa del progetto, che era stato già appaltato a Impregilo, che aveva vinto una gara internazionale, e che inopinatamente con grande leggerezza Mario Monti cancellò per spostare le risorse destinate ad esso ad investimenti in Liguria, per far scatenare la clack degli oppositori.

Essi si distinguono in tante tipologie: in prima linea  gli ideologi, coloro che per partito preso non vogliono che questa opera si faccia, in genere si tratta della sinistra del PD che si trova in buona compagnia con molti  dei cinque stelle, che sulla scia del loro fondatore ritengono che lo stretto vada attraversato a nuoto. 

Poi ci sono gli ambientalisti e, i difensori del l’equilibrio eco ambientale dello stretto, che si preoccupano degli uccelli migratori piuttosto che dell’ombra dei piloni che potrebbe dare fastidio agli eventuali  cetacei che passano dal Tirreno allo Ionio. E poi una gran massa di benaltristi; coloro che si accorgono adesso che Sicilia e Calabria hanno bisogno di tante cose, e che con i soldi del ponte vogliono fare le fogne del paesino di periferia, piuttosto che i marciapiedi di tante città, tappare le buche delle autostrade esistenti insomma tutto quello che serve. 

C’è ben altro che il ponte di cui abbisogna  la Sicilia e il Paese dice con la sua solita verve Fiorello trasformatosi in attento gestore delle risorse pubbliche secondo una visione di una casalinga. Poi ci sono la massa di aspiranti ingegneri che di fronte ad un progetto validato da un gruppo di esperti internazionali e immaginato in 10 anni di studi e ricerche, con verifiche in tunnel del vento d’avanguardia,  sostengono che siccome non si è mai costruito un ponte sospeso di 3 km non si possa fare.

E poi che le faglie dello stretto si allontanano e quindi il ponte crollerebbe inevitabilmente. Oppure che sarebbe chiuso per metà dell’anno per il vento. O  ancora che è stato progettato non per la ferrovia ma soltanto per auto, pedoni e ciclisti.

Insomma quello che ha detto in migliaia di pagine in anni di studio la comunità scientifica internazionale che ha adottato il sistema “bridge of Messina” come un esempio virtuoso del progresso scientifico nel campo dei degli attraversamenti stabili, peraltro realizzato in scala minore in Turchia, viene ritenuto cartastraccia. Giochi che sono serviti a spendere una cifra importante, all’incirca 300 milioni, per far divertire un po’ di professori universitari, grandi società internazionali esperti nella costruzione di ponti, la nostra Impregilo, adesso We Build, che costruisce ponti in tutto il mondo. 

Poi ci sono quelli che non serve: da Vittorio Feltri, che dice che lui in Sicilia viene in in aereo e quindi non ha bisogno del ponte, alla Loretta Forelli imprenditrice di Brescia che sostiene che oggi gli imprenditori hanno bisogno dell’aiuto per i costi dell’energia e che non ci possiamo permettere questo impegno così gravoso in un momento così difficile.

E poi i giornaloni, la grande stampa nazionale, che un giorno si è un giorno no cerca di demolire l’ipotesi ponte, che dà spazio a improvvisati ricercatori che dicono e dimostrano perché l’unico ponte costruibile ecologico e per veicoli elettrici o che le tre campate sono più belle. Per finire con Sgarbi che che dichiara «il ponte sullo stretto non si farà, è un miraggio».

Che il centrodestra continui a sostenere questo progetto diventa non complicato ma anche rischioso, perché il fuoco di fila scatenato contro potrà far cambiare idea a chiunque voglia razionalmente approcciare il tema. 

Il fatto per cui il Ponte è utile perché collega Hong Kong a Berlino, perché mette a regime un porto come quello di Augusta che è frontaliero di Suez e dovrebbe evitare che le navi porta container facciano il giro di tutto il Mediterraneo e poi dell’Atlantico per arrivare a Rotterdam con un carico di emissione di CO2 incredibile, che i porti del Nord Africa come Tangermed in Marocco ma porti anche in Tunisia si stanno attrezzando per attrarre il traffico che arriva da Suez ininfluente.

Che diminuirebbe moltissimo l’inquinamento nell’area dello stretto per cui come dice Salvini il ponte diventerebbe l’opera più green che ci possa essere, che l’alta velocità in Sicilia non può arrivare se non c’è il ponte, che solo collegare 5 milioni di abitanti è una buona ragione per farlo, che la Regione siciliana spende 6 miliardi e mezzo ogni anno per la mancanza del collegamento come sostenuto in un studio di Prometeia e dall’assessorato all’economia della regione siciliana, che la Sicilia è l’unica isola nel mondo con un numero di abitanti cosi elevato così vicina ad un continente non collegata stabilmente, che puntare sullo stivale come piattaforma logistica è un un’opportunità che il Paese deve sfruttare, che si creerebbero 120.000 posti di lavoro, non c’è nulla che può convincere questa massa rumorosa ma poco numerosa di contrari a farsene una ragione. (pmb)

QUEL FILM GIÀ VISTO «PONTE SÌ-PONTE NO»
2 PESI E 2 MISURE DEI GOVERNI PER IL SUD

di MIMMO NUNNARI – Non, per non voler credere a Salvini («Il ponte si farà»), o credere a Sgarbi («Il ponte non si farà mai»), ma il “ritornello” di fiamma, per la costruzione del Ponte sullo Stretto, è un film già visto, come rileggere una vecchia favola, di quelle che cominciano col “c’era una volta”. 

Di collegare la costa siciliana a quella calabrese se ne parla da oltre un secolo, anzi, stando ad una vecchia simpatica leggenda già nel 251 a.C. un console romano di nome Cecilio Metello ci provò. Fece unire una lunga fila di botti legate l’una all’altra e coperte da grandi zattere. Lo scopo del console era portare sul continente gli elefanti abbandonati nell’isola dai Cartaginesi sconfitti. Purtroppo, l’opera, per quanto ingegnosa, non resse ad una terribile tempesta che arrivò in corso d’opera e fu distrutta. Da allora, non si fece più nessun tentativo di unire Messina con i territori del Reggino, almeno fino al 1870 quando fu redatto il primo progetto scientifico firmato dall’ingegnere genovese Carlo Alberto Navone, che discusse la sua idea geniale al famoso Politecnico di Torino, immaginando, però, di realizzare un tunnel sottomarino. 

Sarebbe lungo, fare la storia dei progetti e delle idee successive: il punto vero, da sempre, non è il fatto tecnico (gli italiani nel mondo hanno realizzato grandissime e ineguagliabili opere ingegneristiche), ma la volontà politica; che c’è, non c’è, c’è poco, c’è quasi zero, secondo i periodi. 

Il motivo, più che tecnico, o di valutazione economica è il solito – e vale per tutte le opere infrastrutturali del Meridione – : al Sud, non vale la pena di fare niente. Poi, c’è la Grande Ipocrisia di chi dice di volerlo realizzare, e poi si rimangia le sue stesse parole. 

Tra i tanti, del prima si e dei poi no, troviamo il professor Romano Prodi, e ci dispiace dirlo, poiché personalmente lo stimiamo molto e ci ricordiamo l’affettuosa espressione che pronunciò da presidente del Consiglio dei Ministri, sorprendendoci: «La Calabria è la figlia prediletta». Comunque, per la storia, fu lui quand’era presidente dell’Iri nel 1985 alla domanda di un giornalista di Panorama – “Quando avverrà la posa della prima pietra del ponte sullo stretto? – a rispondere – «Al più presto». E fu sempre lui, con la legge 24 novembre 2006, quand’era capo del Governo, a decretare lo stop alla costruzione dell’opera, non considerandola una “priorità” nel programma di governo, dirottando, per giunta, i fondi previsti, verso altri lidi. 

Ecco, un’altra parola magica: Priorità. L’abbiamo sentita anche l’altra sera nella trasmissione di Barbara Palombelli sulla bocca di una distinta signora, industriale di Brescia: “Si, va bene il Ponte, ma non è una priorità”. Appunto, la favola. Sono in molti a dire da sempre che sono altre le priorità del Sud, dimenticando, tuttavia, che le priorità (che sino ritardi, ingiustizie e diritti negati) appartengono all’elenco lunghissimo delle cose che il Meridione attende da oltre un secolo e mezzo, e che non sono mai state realizzate, poiché i Governi – tutti – hanno  usato due pesi e due misure nei confronti del Sud. 

A sfogliare vecchi giornali, in date non molto lontane nel tempo, il ponte dovrebbe essere già stato costruito da un pezzo: “Entro gli anni 70 la Sicilia non sarà più un’isola”, titolava nel luglio 1971 “Famiglia Cristiana”, che essendo un settimanale cattolico ci credeva, era ottimista e parlava di “ottava meraviglia del mondo”. E non erano di meno, in quel periodo, altri importanti giornali: “La Sicilia non sarà più un’Isola” (La Stampa), “Una lunghissima campata e la Sicilia sarà continente” (Il Messaggero), “Il ponte dei sospiri” (Avvenire). Pure il Corriere della Sera e Il Sole 24 ore, se ne occuparono molto. Si snocciolavano date per l’inaugurazione, e un ministro dei Trasporti determinato, che ci credeva seriamente, il socialista pugliese Claudio Signorile, nel settembre 1985, arrivò a dire: «Siamo ad un passo, il progetto c’è, i soldi si trovano, quello che manca è la scelta politica». Con quelle parole di Signorile (scelta politica) si toccò il nervo scoperto della questione ponte: la volontà di farlo davvero. Ogni volta che sembra di essere vicini alla realizzazione, tutto, come in un sogno, come nelle favole, svanisce. Anche chi ci crede nel ponte, non si entusiasma più: troppe sono state le delusioni tanto da pensare che il ponte lo si può vedere solo in cartolina, o sulla copertina di qualche giornale, come fece La Domenica del Corriere nel 1965, quando pubblicò una tavola illustrata dello Stretto con disegnati il ponte e un carretto siciliano che ci passava sopra. 

In cartolina è stato visto davvero il ponte. Accade negli anni Sessanta quando il titolare di una rivendita di tabacchi e giornali di Messina mise in commercio, al prezzo di cinque lire, una cartolina in bianco e nero che riproduceva un disegno dell’ingegnere italo americano Mario Palmieri. La cartolina andò a ruba in Italia e all’estero. La ricevettero inviata da parenti e amici tanti emigrati siciliani in America. Era il 1956, e qualcuno, tra gli stranieri, o tra gli emigrati che scendendo giù, dalle parte dello Stretto, venendo dall’America, dove appunto la cartolina era molto diffusa, rimaneva deluso scoprendo che nella foto aveva visto soltanto un disegno. Anche zio Paperone ha sognato di costruire il ponte sullo Stretto. La storia è apparsa in uno storico numero di Topolino, nell’ottobre 1982, scritta da Elisa Penna e Giorgio Pezzin e disegnata dal bravo fumettista Giorgio Cavazzano. Non finì bene, per il riccastro Paperone, perché l’acerrimo nemico Rockerduck gli rubò l’idea. 

 La storia, tuttavia, non fece finir bene il progetto.  non andò bene neppure a lui. Insomma, neanche con una striscia fumettistica si è riusciti a fare il ponte. Ora se ne parla di nuovo, ed è giusto, legittimo, avere una posizione favorevole o contraria, senza pregiudizi. Quello che non è sopportabile è continuare a dire ipocritamente che sono altre le priorità, o fare proclami sapendo che sono bugie o falsità.  Quali siano le priorità calabresi e siciliani lo sanno da un pezzo, e bisognerebbe darsi una mossa, a prescindere dal ponte si o ponte no. 

Bene ha fatto il presidente della Regione Calabria Roberto Occhiuto nel dichiararsi favorevole alla costruzione del ponte a pragmaticamente ricordare quel che si può e si deve fare subito: per esempio  il completamento della strada statale ionica 106, la strada della morte, dove i calabresi misurano da decenni l’assenza vergognosa dello Stato, e le falsità dei ministri di turno. 

Sorvoliamo infine, sulle scemenze di chi dice che il ponte  servirebbe a collegare due cosche più che due coste. Idiozie. L’alibi della mafia è un congegno a orologeria che scatta al bisogno. (mnu)

Occhiuto: Chiederò a Salvini di investire anche sulla SS 106

«Chiederò al ministro Salvini di investire anche sulla Statale Jonica, la SS 106, che è definita purtroppo da vent’anni la strada della morte. Credo che in un Paese civile non ci possa essere una strada che viene definita così», ha dichiarato il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, a Buongiorno Regione.

Nel suo intervento, Occhiuto ha ricordato di governare una «regione nella quale insiste un porto, quello di Gioia Tauro, che è diventato il primo in Italia, con una movimentazione di 3,6 milioni di container all’anno: un numero superiore a quello che fanno i porti di Genova, Savona e Trieste, sommati tra loro. Questo significa che il Mediterraneo è diventato davvero il luogo centrale degli scambi commerciali».

«Il Mezzogiorno e in particolare la Calabria e la Sicilia – ha ricordato – possono essere l’hub dell’Italia e dell’Europa sul Mediterraneo, per cui credo che realizzare infrastrutture strategiche come il Ponte sullo Stretto dimostrerebbe la volontà del governo di investire in questa parte dell’Italia che può divenire una risorsa per tutto il Paese».

«Io sono assai favorevole alla realizzazione di quest’opera – ha concluso – ma è del tutto evidente che insieme al Ponte, vanno fatte anche le altre infrastrutture. In Calabria, ad esempio, abbiamo una sola strada di collegamento con le altre Regioni, l’autostrada A2, e non ho altre direttrici ridondanti». (rrm)