Occhiuto da Salvini per parlare di infrastrutture

Non solo Ponte, ma anche e soprattutto i lavori per la statale 106 e il definitivo completamento dell’Autostrada Mediterranea (A2). L’incontro tra il presidente della Regione Roberto Occhiuto con il ministro delle Infrastrutture e Trasporti Matteo Salvini è stato proficuo ed è servito per fare il punto dell’agenda politica sulle opere necessarie e ormai improrogabili per la Calabria.

Dopo l’incontro con il Presidente della Regione Sicilia Schifani, il ministro Salvini ha voluto incontarre il governatore calabrese per delineare un programma operativo di massima di quelle che sono le prosisme scadenze che vedranno coinvolto il suo dicastero.

Stranamente, non si è parlato dell’Alta Velocità, oggi al centro di una forte disputa sul tracciato originario, quello modificato e quello che, alla fine, dovrà essere il definitivo. Com’è noto, l’attuale linea (tradizionale) è di 393 km tra Reggio e Battipaglia e, secondo la stima più diffusa dovrebbe diventare di 350 km se si seguisse la linea retta Battipaglia-Reggio. Invece, a seguire l’ultimo tracciato proposto, con la deviazione Praia-Tarsia-Cosenza-Lamezia, si arriverebbe a 440 km. In pratica, un aumento dei tempi di percorrenza in controtendenza all’Alta Velocità che ha l’obiettivo di ridurli. 

Peraltro Salvini è convinto – e lo ha ribadito in più occasioni che – l’Alta Velocità ferroviaria è direttamente collegata al Ponte.

Oggetto dell’incontro è stata invece la statale 106 per la quale è prossima l’apertura dei cantieri, già finanziati dalla legge di Bilancio 2023 con 3 miliardi di euro per l’asse Sibari-Catanzaro. Il Presidnete Occhiuto ha sollecitato il ministro a indire le gare già ai primi mesi del 2024. Si è parlato anche dell’Autostrada Mediterranea che continua a essere un’incompiuta: una delle priorità è la variante Altilia-Grimaldi – Cosenza ( è di competenza Anas) e dell’elettrificazione della linea ferroviaria jonica.

Per Salvini tutte opere necessarie per poter rispettare l’apertura dei cantieri del Ponte nell’estate del 2024. Del resto, in assenza dell’Alta Velocità e dell’ammodernamento delle strade in Calabria e Siciliail Ponte servirebbe a poco. Forse è la volta buona che i calabresi e i siciliani vedranno njuovi cantieri destinati a non fermarsi a metà dell’opera, ma a completare i progetti nell’ambito di un grande piano infrastrutturale che l’Europa ci chiede e non è più rinviabile(rrm)

PONTE: NON ESISTE UN “CASO PRESTININZI”
MA SOLO DISINFORMAZIONE O MALAFEDE

di SANTO STRATI – Ormai, la lotta politica ha raggiunto una virulenza senza limiti: ogni pretesto è buono con attaccare e contrastare l’avversario, con ogni mezzo, mettendo in piedi, quando possibile, una poderosa macchina del fango appoggiata da aggressive campagne mediatiche. Campagne che è facile sospettare pilotate, da una parte o dall’altra, con risultati che sfiorano l’indecenza, tra disinformazione, malafede e falsità.

L’ultima campagna di disinformazione e di offese gratuite riguarda il Ponte, su cui – risulta chiaro – si sta per giocare una partita estremamente importante per i futuri scenari del Paese.  La nuova “vittima” della campagna diffamatoria orchestrata da Cinque Stelle e diversi esponenti della sinistra è uno stimatissimo ex docente della Sapienza, geologo e scienziato della Terra, appena scelto nel Comitato Tecnico Scientifico che dovrà vagliare tutti gli aspetti della progettazione e realizzazione della colossale opera. Nominato nel CTS è stato indicato dal ministro Salvini coordinatore dello stesso CTS, e subito sono partiti gli strali contro uno scienziato il cui curriculum parla da solo: il prof. Alberto Prestininzi, originario di Caulonia, a Roma da una vita, con alle spalle decine di pubblicazioni (tra cui quelli dedicati alla Calabria nella collana L’Italia e le sue regioni edita da Treccani) e pubblici (nonché meritati) attestati di stima da tutto il mondo, oltre a prestigiosi riconoscimenti come il premio Roma dedicato ad Aurelio Peccei.

Se solo si avesse la pazienza o la voglia di leggere la sua introduzione al documentatissimo volume Dialoghi sul clima edito da Rubbettino curato dal prof. Prestininzi, si capirebbe subito che è ingeneroso e mistificatorio parlare di “negazionismo” del mutamento climatico. Prestininzi (che comunque è stato chiamato da geologo a valutare la qualità della progettazione e non per occuparsi di clima per il Ponte) scrive nell’introduzione al volume: “Il solenne impegno costituzionale che abbiamo assunto con il Paese, come Professori Universitari, di favorire sempre la diffusione e i contenuti della conoscenza, rappresenta l’elemento che ci spinge a rendere possibile la nascita di questo volume. Il dovere costituzioonale di parlare chiaro, facendo della Parresia (un termine che va ben oltre il diritto di parola e di critica) ma che entrando nel vivo della coscienza rappresenta l’espressione non priva di sofferenza di dover proporre in termini chiari e comprensibili quali sono i modelli scientifici rappresentativi delle diverse realtà fenomeniche. Dire la ‘verità scientifica’, ovvero esporre i fatti,cosa assai diversa ‘dal dire sempre di sì’ e, certamente, comporta il rischio di uno scontro tra poteri, grandi o piccoli che siano. Assumere questo impegno appartiene dunque al ruolo che è stato assegnato al Professore universitario, soprattutto quando svolge la sua attività in un Paese che ha bisogno di nutrire la democrazia attraverso dialoghi e confronti ‘veri’ su tutti i temi e, nella fattispecie, su quelli che hanno una matrice scientifica e sono detsinati a produrre garndi impattui sul piano sociale ed economico. Questo esercizio è fondamentale perché svolge, tra l’altro, la funzione di educare i giovani alpensiero critico attraverso il confronto, libero e plurale”.

Questa posizione chiara del massimo rispetto alla scienza e del rifiuto totale di narrazioni catastrofiste che nascondono (spesso) interessi molto opachi (di multinazionali e società energetiche), ha procurato al prof. Prestininzi insulti gratuiti, frutto di ignoranza e malafede. Anche al bella manifestazione di Florindo Rubbettino (Sciabacà) in corso a Soveria Mannelli a cura dell’omonima Casa editrice, non sono mancate le critiche al professore di Caulonia (che da una vita vive a Roma). Non uno scontro nel senso proprio del termine con Giuseppe Caporale (autore, sempre per Rubbettino, di Ecoshock) ma un confronto un po’ rude viste le posizioni antitetiche: il prof. Prestininzi ha ribadito, dati alla mano, che il riscaldamento globale non sia da ascrivere agli effetti dell’inquinamento bensì a una naturale evoluzione del nostro pianeta; Caporale invece, che nel suo libro riporta il parere di numerosi scienziati, ha sostenuto che sebbene non si possa negare che certi cambiamenti ci siano sempre stati, quelli in atto rivestono una forma di eccezionalità e, soprattutto, si deve constatare come dietro a questi ci sia senz’altro l’azione profonda dell’uomo.

Ma che c’entra il clima con il Ponte sullo Stretto? Il pretesto di usare il presunto negazionismo di Prestininzi (che non esiste, sia chiaro) era troppo ghiotto perché i no-ponte e parte di Verdi, Cinque Stelle e sinistra non lo sfruttassero per attaccare il governo e nello specifico Matteo Salvini, ministro delle Infrastrutture, il principale sostenitore della necessità di realizzare il Ponte.

Salvini si sta giocando la faccia e il futuro politico con il Ponte e, pur mantenendo i meridionali qualche perplessità nei suoi confronti, il lavoro che sta facendo gli dà ragione. Per un semplice motivo: al di là degli interessi politico-partitici che la realizzazione del collegamento stabile tra Calabria e Sicilia sottintende,  c’è un’evidenza che nessuno può contestare. Il Ponte è il volano per una profonda revisione dell’impegno infrastrutturale del Paese nel Mezzogiorno: non avrebb e senso costruire il Ponte se insieme non si realizza l’Alta Velocità ferroviaria (ad Alta Capacità, in grado davvero di ridurre le distanze), non si realizza il completamento della SS 106 (che dovrà diventare un’altra autostrada se si vuole lo sviluppo del territorio ionico) e non si riatttiva in maniera seria la totale funzionalità dell’Aeroporto dello Stretto.

L’area dello Stretto, che include necessariamente, anche il Porto di Gioia Tauro, è strategica per le opportunità che all’Italia offre il Mediterraneo. Il Ponte è un’opera di valore mondiale, dove le competenze e le capacità dei progettisti italiani hanno modo di mostrare la loro eccellenza a tutto il Pianeta.

Le voci dissonanti contro l’Opera che trasformerà gli scenari del Mezzogiorno (ma anche dell’intero Paese) continuano a disegnare apocalittiche visioni mettendo insieme ambiente e territorio “violati”, irrealizzabilità del Ponte sospeso, disturbo a uccelli e pesci, e mille altre corbellerie che una persona con un poco di sale in testa dovrebbe facilmente respingere se non altro per una ottima ragione: parlano tutti senza avere alcuna competenza. Si viaggia a ruota libera se si deve “demolire” l’idea del Ponte e qualsiasi occasione si presta a mantenere e sostenere l macchina del fango, il cui meccanismo – misterioso – rimane sempre inarrestabile, grazie anche a una stampa compiacente e sfacciatamente di parte.

La macchina del fango questa volta è andare a colpire un’altra persona per bene (l’elenco cresce continuamente) e il prof. Prestininzi (che, peraltro, aveva già fatto parte del precedente Comitato Tecnico Scientifico poi disciolto nel 2011 dal Governo Monti insieme con la cancellazione del Progetto e della società Stretto di Messina) s’è trovato suo malgrado una patente (immeritata) di “negazionista del clima”.

La cosa che più colpisce è l’accaimento che un giornale nazionale importante e serio come La Stampa di Torino, non perde occasione per attaccare tutto ciò che ha a che fare con il Ponte. Lo aveva fatto molti mesi addietro pubblicando un servizio contestato da scienziati, ingegneri e costruttori di ponti.  Protesta inutile, visto che non sono state ospitate le opinioni che smontavano le tesi farlocche del giornalista (pubblicate però da Calabria.Live). E lo stesso ha fatto con il presunto “caso Prestininzi” dicendo che il prof è “sostenitore di tesi antiscientifiche” e affibbiandogli l’etichetta di “noto negazionista del cambiamento climatico”. Stupisce che un attacco del genere arrivi da un quotidiano solitamente rigoroso e attento, ma tant’è. Se bisogna attaccare il Ponte e tutti quelli che ci hanno a che fare, ogni mezzo è lecito. Tutto è permesso, anche se si offende l’intelligenza del lettore e si condiziona in maniera evidente l’opinione pubblica sciorinando dati privi di qualunque contenuto scientifico.

Il problema del Ponte è anche questo: la disinformazione che accompagna qualsiasi iniziativa. I nomi del Comitato tecnico Scientifico rappresentano il meglio delle competenze italiane nell’ambito delle grandi infrastrutture. Qualcuno su Facebook sta facendo circolare un’immagine della prima Autostrada del Sole: non la voleva nessuno, oggi chi può farne a meno?

Allora, sarebbe opportuno che si rispondesse con elementi scientifici e numeri certi alle bufale sul Ponte. Che si contrastassero, con garbo ma irrinunciabile fermezza, tutte le sciocchezze che ogni giorno media (giornali, tv, testate online, web) pubblicano come se fossero unici detentori della “verità”.

Non importa se ci sono migliaia di documenti scientifici realizzati prima che l’insensato atto di Mario Monti cancellasse con un semplice tratto di penna un progetto eccezionale (a quest’ora viaggeremmo sul Ponte già da qualche anno), non importa se le aziende che dovranno realizzarlo hanno firmato e realizzano opere infrastrutturali ammirate e apprezzate in tutto il mondo, non importa se l’Italia ha i migliori progettisti a livello internazionale: valgono le miracolistiche (e funeree)  previsioni di nuove Cassandre in cerca soltanto di quel piccolo quarto d’ora di notorietà (copyright Andy Warhol) che non si nega (ahimè) a nessuno.

Se ci sono le condizioni (e sembra che ci siano tutte) il Ponte andrà fatto. Ma smettendo di insultare pretestuosamente professionisti di alto livello. Prestininzi è il primo, vorremmo non dover riferire di nuovi attacchi gratuiti a progettisti e scienziati chiamati a realizzare l’opera più incredibile e straordinari che il mondo aspetta di vedere.  (s)

L’Area integrata dello Stretto diventa realtà: oggi il primo tavolo operativo

L’Area integrata dello Stretto diventa realtà. Con decreto del Ministro Matteo Salvini è stato riattivato il tavolo tecnico per i trasporti nell’area dello Stretto.

Una nota informa che la prima riunione è stata prevista per oggi, martedì 8 agosto, alle ore 11.30, all’Università di Messina.

«L’iniziativa – spiega il ministero – si inserisce nell’ambito delle attività avviate dal ministero per pervenire in tempi rapidi alla realizzazione del Ponte» con l’obiettivo di promuovere iniziative finalizzate allo sviluppo dell’intermodalità in ambito ferroviario, aeroportuale e marittimo nell’area.

Il tavolo è coordinato dall’ammiraglio ispettore Nunzio Martello, vice comandante generale della Guardia di finanza.

Vi partecipano tecnici ed esperti del Ministero, delle due Regioni (Calabria e Sicilia), dell’Autorità portuale dello Stretto, delle Città metropolitane di Reggio Calabria e Messina e delle rispettive Università.
«Il tavolo, oltre a servire da luogo di coordinamento delle strategie e delle iniziative tra i soggetti istituzionali coinvolti, si pone l’obiettivo di elaborare delle proposte volte alla definizione di un sistema unitario, anche dal punto di vista tariffario, dei collegamenti marittimi nello Stretto di Messina e dei servizi di trasporto pubblico locale a terra, assicurando integrazione funzionale delle reti, accessibilità, qualità, flessibilità adeguate alle esigenze di mobilità attuali e future», si legge nel testo.

Inoltre il tavolo si propone di assicurare «massima attenzione e qualità al sistema di infrastrutture e trasporti esistenti, per preparare al meglio la realizzazione del collegamento stabile». (rrc)

L’OPINIONE / Saccomanno: Mentre gli altri parlano Salvini opera per il bene della Calabria

di GIACOMO SACCOMANNOTante chiacchiere, tante polemiche, tante discussioni inutili: questa è l’attuale politica di chi vive da anni sulle spalle dei cittadini. Tanti attacchi al Ministro Salvini su migranti, sul presunto mancato intervento della Guardia Costiera, sulle ONG, su qualsiasi cosa che possa anche sfiorare il suo operato.

Eppure, Salvini è uno dei pochi ministri che sta lavorando alacremente, che sta veramente correndo, che sta bruciando le tappe, che sta operando in modo concreto. Il ponte dello Stretto ha ripreso la sua corsa, la 106 ha già avuto ingenti finanziamenti, la trasversale delle Serre ha riaperto i cantieri, lo svincolo dell’Autostrada a Rosarno è stata finanziato e sono partiti gli espropri, ecc. Ma, come si può dire che la Lega non guarda al Sud?

Ed, ora anche, il finanziamento di 13 milioni per l’aeroporto di Crotone che consentirà di garantire ai cittadini di quell’area di poter raggiungere Roma velocemente. Anni di battaglie che non avevano portato a nulla. In poche settimane si sono sbloccate opere ferme da decenni, pur essendoci stati per circa 10 anni Governi di sinistra!

A questo punto una domanda è d’obbligo: troppo bravo Salvini o inermi gli altri? Sta di fatto, comunque, che grazie alla Lega ed al Ministro Salvini la Calabria ha ripreso a correre ed a sperare che qualcosa possa cambiare. Un plauso forte al nostro Matteo Salvini. (gs)

«E VOGLIONO PURE IL PONTE»: PREVALGONO
INCOMPETENZA, IGNORANZA E MALAFEDE

di PIETRO MASSIMO BUSETTAPuò essere che Gentiloni non abbia una visione d’insieme? Può essere che dal suo osservatorio privilegi alcuni indirizzi e perda di vista la proiezione di sviluppo complessiva? La sua affermazione circa l’esigenza di concentrarsi sul Pnrr piuttosto che sul ponte sullo stretto di Messina o sulla flax tax dà la sensazione di una mancanza di visione globale.

«In Italia riusciamo a dare enorme attenzione a molti problemi che talvolta non sono dietro l’angolo, come il Ponte sullo Stretto e la flat tax, ma c’è un tema di enorme importanza come il Pnrr, che non mi sembra sufficientemente al centro delle attenzioni», sono state le sue parole. A parte la considerazione che il ponte sullo stretto è diventato ormai la pietra di paragone di qualunque affermazione, stupisce che anche un commissario europeo, che di visione ampia dovrebbe vivere, si muova come un qualunque e improvvisato commentatore, che di fronte ad ogni problematica non sa fare altro che dire: “e vogliono il ponte sullo stretto”. 

Se c’è un terremoto, dopo qualche secondo che la notizie viene diffusa dalle agenzie, il commento sui social di dichiarazioni avvertite dicono: “e vogliono il ponte sullo stretto”. 

Se c’è un’alluvione o le case a Ischia o nel messinese vengono sommerse da una  frana,  dopo qualche minuto, la frase di rito è sempre la stessa. 

E che tutto questo possa essere patrimonio dei commentatori della domenica ci può stare, ma che è un Commissario all’economia dell’Unione, rispetto ai ritardi che si stanno accumulando sul PNRR, ma che arrivano da lontano dalle impostazioni generali del piano di ripresa e resilienza che la stessa Unione Europea ha approvato, possa dire “e volete la flax tax o volete il ponte” dimostra o un’insufficienza ed una inadeguatezza non sospettabile oppure che da commissario super partes il nostro, già Presidente del Consiglio, si sia iscritto al partito del no  e abbia perso un’occasione di stare zitto. 

Era facile rispettare i termini che l’Unione aveva dato per incassare le prime tranches del Pnrr, ma mano che il tempo passa e che le scadenze si cumulano ovviamente sarà sempre più difficile rispettare la tempificazione voluta dall’Unione, soprattutto in considerazione del fatto che molte delle amministrazioni locali, che devono essere il motore per la richiesta e la spesa delle risorse messe a disposizione, soprattutto nel Sud, sono assolutamente inadeguate, poiché da anni continuano per problemi di risorse disponibili a depauperare il proprio patrimonio di capitale umano a disposizione, per cui spesso non esiste nemmeno un ufficio tecnico ma un ingegnere capo che presta la sua attività, contemporaneamente, per più comuni. Nel frattempo a mò di corvi, molti da Sala a Toti si dichiarano disponibili ad utilizzare le risorse che il Sud non riesce a spendere, come era ampiamente prevedibile. 

Invece di offrirsi in aiuto ai sistemi più periferici e che si dimostrano inadeguati all’effettuazione degli investimenti necessari si candidano a lanciarsi sui cadaveri accumulati per sbranare le carni già deboli. 

Il coro si amplia con lo stesso De Benedetti che, dalla sua residenza Svizzera e forte del suo quotidiano, fondato recentemente seguendo la strada di quella impresa provinciale italiana che pretende di avere una sua voce, che poi spaccia come indipendente ed autonoma, dichiara: «D’altra parte, abbiamo un ministro delle Infrastrutture che vagheggia le mirabolanti potenzialità del ponte sullo Stretto di Messina, mentre non abbiamo i soldi per farlo e non serve a nessuno, se non alle mafie per arricchirsi sugli appalti. Le cosiddette «grandi opere» sono fumo negli occhi, un insulto all’intelligenza del popolo che si pretende di impressionare con sfoggi di presunta potenza edificatrice»,  dimostrando di non aver capito nulla della geopolitica dei prossimi anni che vede nell’Africa e nei rapporti con l’Estremo e il Medioriente la chiave di volta per diventare quella piattaforma logistica che naturalmente siamo, ma che la miopia di una classe dirigente nazionale si è fatta sfuggire di mano, regalandola agli improbabili frugali olandesi piuttosto che a Tangermed o al Pireo. 

A Gentiloni risponde a muso duro Matteo Salvini: «Da un commissario europeo mi aspetto aiuti e proposte, non polemiche. Oltretutto rivolte al suo Paese, dichiara il leader leghista. Perché tagliare le tasse e fare piccole e grandi opere è quello per cui mi pagano ed è il futuro del Paese. Da un commissario europeo mi aspetto consigli, suggerimenti su come non perdere neanche un euro di questo Pnrr, magari rivedendo tempi e modalità di spesa».  

Per fortuna al di là delle esternazioni di un commissario europeo che scivola su un’affermazione che riguarda il Sud, ma anche il Paese, tanto con i parenti poveri ci si può consentire di tutto anche di dar loro qualche schiaffo ogni tanto, vi sono a supporto di un Matteo Salvini, dichiarazioni di altri componenti la maggioranza. 

Egli intanto sta spendendo sul ponte tutta la sua credibilità, per cui dobbiamo assolutamente supportare questa sua determinazione, perché gli alberi si riconoscono dai frutti che danno e se il frutto è quello del ponte sullo stretto è certamente un frutto buono per il Mezzogiorno e per il Paese. Arriva infatti un assist della senatrice Ronzulli che riprendendo l’idea sempre sostenuta da Berlusconi che in verità aveva fatto partire l’opera afferma che  «il Ponte sullo stretto rappresenta un’infrastruttura fondamentale per il futuro dell’Italia, per unire il Mediterraneo all’Europa» e quindi «ora è opportuno adottare procedure, se necessario commissariali, che superino i vincoli burocratici e la stratificazione normativa che rallentano o bloccano la realizzazione delle opere pubbliche».       

Purtroppo quello che è incomprensibile e che viene in qualche modo sostenuto da molti e l’idea che ci debba essere una presa di posizione da parte di tutti su quello che risulta soltanto un collegamento necessario per consentire che l’alta velocità arrivi da Milano a Palermo, che vi sia una sana competizione tra aria e ferro in maniera da evitare lo scandalo dei prezzi dei biglietti da pagare per arrivare a Roma, equivalente  il Palermo Roma ormai a quello che serve per fare il Roma New York. 

Pensi il nostro Commissario Europeo a far si che parte delle opere necessarie per il ponte, perlomeno quelle a terra si possano finanziare col Pnrr, invece di abbandonarsi a dichiarazioni fuori tempo e fuori luogo.Sperando che il Governo non torni indietro sulle sue decisioni utilizzando quel “salvo intese” molto pericoloso, e che le voci delle correzioni del DL, circolate, riguardino soltanto piccoli aggiustamenti. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

RISORGE LA SOCIETÀ STRETTO DI MESSINA
È IL PRIMO PASSO CONCRETO PER IL PONTE

di SANTO STRATI – Non è come l’araba fenice che risorge dalle sue ceneri, ma poco ci manca: la Società Stretto di Messina mandata “al macero” nel 2008 da Prodi e riportata a galla da Salvini è il primo significativo passo verso la realizzazione del Ponte sullo Stretto. È un segnale evidente che, forse, stavolta si fa sul serio ma, al di là delle inevitabili polemiche sui soldi sprecati da una Società ideata nel 1971, nata nel 1981 e rimasta a “galleggiare” per anni dopo la la decisione di cancellarla, non si può fare a meno di pensare a quanto tempo sprecato. Se dieci anni fa ci fosse stata la volontà politica, oggi il Ponte sarebbe una realtà e siciliani e calabresi avrebbero potuto raccontare un’altra storia per quanto riguarda i costi dell’insularità e i collegamenti (reali) dell’Alta Velocità. Ecco perché, pur con le dovute cautele del caso, non si può che essere felici di un provvedimento che esprime coesione tra le forze politiche di governo e rappresenta, come detto prima un punto di partenza.

Intanto perché si potrà cominciare a far piazza pulita del cosiddetto benaltrismo («ci sono altre priorità…») di personaggi che parlano senza cognizione e competenza: è un modo – diciamolo – di riconquistare la scena (irrimediabilmente perduta) e di farsi notare. L’argomento Ponte è sempre stato non solo un punto di attrito, ma soprattutto un elemento di distinzione (tra i pro e i contro) per acchiappare consenso, a seconda di come soffiava il vento. Nei giorni scorsi una seria organizzazione ambientale, FareAmbiente, per bocca del suo presidente ha fatto chiarezza sui dubbi di inquinamento e sui rischi di insostenibilità ambientale: il Mezzogiorno, il Paese, l’Europa, tutti hanno bisogno del Ponte e non si può continuare a pensare (sic) che l’ombra possa disturbare i pesci o i piloni fare strage di uccelli migratori. Il territorio calabrese e siciliano scontano un’arretratezza non solo imbarazzante (per la classe politica degli ultimi 50 anni) ma anche non più sopportabile. E il Ponte rappresenta il volano di una crescita, di uno sviluppo che permetterà, finalmente, di parlare di futuro.

Fino a oggi è mancata, vergognosamente, una visione di futuro e le opere immaginate, progettate e, spesso, mai completate costituivano un contentino per la popolazione e un’opportunità di “visibilità” per il politico di turno. Tutot questo deve finire, i calabresi e i siciliani non sono solo studi, ma sono decisamente incazzati. E il Ponte rappresenta – con buona pace dei quattro gatti che si strappano le vesti in nome dell’«ambiente violato», il “grimaldello” per aprire una cassaforte di proprietà, che in tanti sono riusciti a tenere sigillata, quando si è trattato di investimenti destinati al Sud.

Bisogna dare atto a Matteo Salvini che, una volta tanto, non ha fatto promesse da marinaio. ha detto, anticipato e presentato il suo provvedimento che rilancia l’opera più straordinaria del mondo. Pensate all’attrattiva turistica che potrà costituire, se realizzato:verrebbero da ogni parte del mondo per vederlo, per riempirsi gli. occhi dei colori dello Stretto, ammirare di persona i meravigliosi Bronzi di Riace al Museo di Reggio, scoprire gli incanti di Calabria e Sicilia sotto ogni punto di vista. artistico, culturale, paesaggistico e, non da ultimo, eno-gastronomico. Il Ponte, oltretutto, è anche opportunità di lavoro e occupazione per tutta la durata dei lavori (dai muratori ai progettisti, dai tecnici agli ingegneri, dai ristoratori e albergatori a professionisti specializzati. SI prevede, a spanne che serviranno 25mila addetti nel suo complesso: immaginate cosa significa in termini di indotto per il territorio. E C’è un prima, un durante e un dopo.

Secondo il Presidente Occhiuto, che aveva incontrato col Presidente della Regione Siciliana Renato Schifani, il ministro delle Infrastrutture Salvini prima della presentazione del decreto sulla Società Stretto di Messina, «Il Ponte sarà una grande occasione per il Sud del Paese e un grande attrattore di investimenti infrastrutturali, ma occorrerà parallelamente lavorare per sviluppare al meglio le opere complementari indispensabili per raggiungerlo agevolmente». E l’occasione del decreto ha offerto l’opportunità di evidenziare al ministro «l’urgenza di realizzare una variante di circa 26 km dell’autostrada A2, nel tratto tra Cosenza e Altilia. L’Anas – ha detto Occhiuto – ha già avviato uno studio preliminare, che prevede lotti funzionali per l’avanzamento dell’opera.
Servono dunque stanziamenti da parte del governo nazionale per iniziare i lavori. In tutto occorrono 2,6 miliardi di euro: 400 sono già nelle disponibilità di Anas, sarebbero dunque necessari altri 2,2 miliardi – da reperire nell’Accordo di programma con Anas – per poter procedere alla realizzazione dell’opera.
«Con il ministro Salvini – ha detto ancora Occhiuto – ho parlato anche della Strada Statale 106. Nella scorsa legge di bilancio l’esecutivo ha stanziato 3 miliardi di euro, per la tratta da Sibari a Catanzaro Lido. Occorre adesso avere dei nuovi finanziamenti per il completamento della parte Nord della Ss Jonica e per proseguire a Sud, fino a Reggio Calabria. Ho chiesto, inoltre, al ministro di velocizzare l’impiego delle risorse per alcuni tratti della SS106, per i quali c’è già la progettazione definitiva. Il ministro mi ha assicurato che entro il 31 marzo Anas bandirà il segmento della Strada Statale 106 tra Cutro e Catanzaro».

Ecco cosa significa il decreto varato ieri: si rimette in moto non solo il “sogno” del Ponte ma ripartono le opere infrastrutturali che serviranno a dare massima funzionalità all’opera. E Salvini, giustamente, ha rivendicato il suo impegno. Secondo il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti il decreto «consente l’immediato riavvio del percorso di progettazione e realizzazione dell’opera». La “riesumazione” della Società Stretto di Messina lascia immaginare che si ripartirà dal progetto del 2011 che però deve essere adeguato adeguato alle nuove norme tecniche, di sicurezza e ambientali. E il nuovo iter autorizzativo – spiegano al Ministero – dovrà bollinare il ponte strallato più lungo del mondo (3,2 km) «che rappresenterà il fiore all’occhietto dell’arte ingegneristica italiana».

Salvini non ha nascosto l’entusiasmo unito all’orgoglio di avere portato al Consiglio dei Ministri (che l’ha approvato) il decreto di realizzazione del Ponte: «Una giornata storica – ha detto il vicepremier leghista – non solo per la Sicilia e la Calabria ma per tutta l’Italia: dopo 50 anni di chiacchiere questo consiglio dei ministri approva il ponte che unisce la Sicilia al resto d’Italia e all’Europa». Grazie all’opera – ha sottolineato verrà dato «lavoro vero per decine di migliaia di persone per tanti anni». Un’opera «fortemente green» e “sicura”, che verrà certificata dai più qualificati ingegneri delle  migliori università italiane e straniere: L’Italia vanta una competenza ingegneristica che il mondo ci invidia: il Ponte sarà la conferma di una capacità di costruzione che fa scuola a livello internazionale.

Certo, non entusiasmiamoci per un “semplice” decreto: l’approvazione del progetto esecutivo richiede tempo (8si parla di luglio 2024 per far partire i lavori), ma ribadiamo è un importante segnale che sta cambiando l’aria. Il decreto revoca. lo stato di liquidazione della Società Stretto di Messina e la rimette in pista consentendo, soprattutto, di chiudere il pesante contenzione con l’ex Impregilo (oggi Webuild) e la Parson per  le penali scaturite dall’annullamento della realizzazione dell’opera. Il nuovo Consiglio di Amministrazione sarà composto da cinque membri, di cui due designati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF) d’intesa con il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti (MIT), a cui spetterà rispettivamente la carica di presidente e di amministratore delegato, un membro designato dalla Regione Calabria, un membro designato dalla Regione Sicilia e un membro designato da Rfi Spa e Anas Spa. Il Collegio sindacale è composto da cinque membri, di cui tre membri effettivi e due supplenti. Un CDA così composto, con la solida partecipazione di Mef e Mit, è la conferma che il Governo attribuisce una importanza strategica all’opera: il nuovo Consiglio della Stretto di Messina avrà un bel daffare per riprendere da dove si era tutto fermato. Sia chiaro: non è una tiepida speranza, potrebbe davvero essere una magnifica (e monumentale) realtà. (s)

Il sindaco di Cariati Greco chiede un incontro a Salvini: Portare avanti progetto originario della SS 106

«Portare avanti l’idea originaria di realizzazione della nuova SS 106». È quanto ha chiesto il sindaco di Cariati, Filomena Greco, in una lettera inviata al vicepresidente del Consiglio e ministro delle infrastrutture, Matteo Salvini.

Ma non solo questo: «non vogliamo – si legge – l’allargamento della 106 esistente ma una nuova strada a 4 corsie a monte che possa dare respiro anche alle popolazioni montane e mantenere il tratto esistente per gli spostamenti slow, come avviene per esempio in Liguria. Collocare la nuova strada in collina, lontana dalle aree produttive agricole e turistiche/archeologiche. Non si può tornare indietro rispetto agli investimenti fatti in questi anni. In alcuni punti del tracciato della 106, come nel caso di Cariati, vi è la concreta impossibilità di procedere al suo allargamento».

Per accelerare la realizzazione del progetto il Consiglio Comunale di Cariati ha approvato la deroga alla procedura di dibattito pubblico per il tratto tra l’aeroporto Pitagora di Crotone e Sibari all’innesto SS 534 nel comune di Cassano allo Jonio, ma solo ed esclusivamente così come previsto nel progetto del megalotto 9: con una strada di tipo B (due carreggiate e 4 corsie, con spartitraffico centrale).

«Con la sua cittadella fortificata bizantina, tra i marcatori identitari della Calabria, Cariati rappresenta una destinazione tra le più attrattive e turisticamente competitivi della regione – ha sottolineato il primo cittadino – raggiungibile però o percorrendo la Strada Statale 106, viaggiando alla velocità media inferiore ai 50 Km/h, oppure per mezzo della linea ferroviari percorsa da vecchie littorine diesel in quanto non ancora elettrificata».

«Certo – ha proseguito la Greco – abbiamo anche un porto e quindi il mare ma, diciamo che, anche questo per motivi di insabbiamento e di erosione costiera non consente una utilizzazione piena per la mobilità. È facile intuire i disagi e le difficoltà che i cittadini sono costretti ad affrontare giornalmente. Ciò agevola lo spopolamento e la riduzione del Pil regionale, costruito quest’ultimo sul turismo e sui prodotti di eccellenza che nel primo caso difficilmente riescono a raggiungerci e nel secondo difficilmente riescono ad uscire per raggiungere i mercati nazionale ed internazionale con le conseguenze economiche e sociali che Lei sicuramente riuscirà ad immaginare».

«Quali progetti si stanno portando avanti per la realizzazione dell’importante nuova SS 106?», è l’interrogativo posto al Ministro Salvini.

«Quanto richiesto dal territorio –  ha detto ancora la sindaca – è la realizzazione del progetto che sta alla base del Magalotto 9. Questa volontà è stata espressa più volte e negli anni dalle varie amministrazioni che si sono succedute, con delibere di Consiglio Comunale. Questo significa che nonostante i sindaci non vengano tenuti in debita considerazione, questa è la volontà del territorio».

«La valenza progettuale del tracciato a monte – ha concluso la Greco – è stata vagliata e apprezzata fin dall’origine. Per raggiungere un tale obiettivo molte risorse sono state spese direttamente ed indirettamente, in quanto la programmazione futura dei territori si sono basate considerando la futura SS 106 posta a monte». (rcs)

L’ALTA VELOCITÀ SI È FERMATA… A EBOLI
E IN CALABRIA SI CONTINUA AD ASPETTARE

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Sull’Alta velocità in Calabria è tutto fermo. Un immobilismo che lascia attoniti, considerando quanto sia fondamentale questa infrastruttura per il rilancio della Calabria e per tutto il Sud. Un silenzio che fa comprendere come, da parte delle istituzioni, siano state spese solo belle parole e di concreto non è stato fatto granché. Nonostante in ballo ci sia anche il finanziamento del Pnrr.

Una situazione che fa preoccupare, soprattutto dalle recenti dichiarazioni del ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini che, nel corso nella seduta della Commissione Ambiente e della Commissione Trasporti, ha dichiarato che l’alta velocità in Calabria è ferma».

«Arrivo al ministero credendo di trovare tutto pronto, e invece per la tratta dell’Alta velocità in Calabria non ci sono né fondi né progetti», ha detto Salvini, sottolineando come «sull’Alta velocità Salerno-Reggio Calabria non è stato ancora definito con i territori il tracciato del percorso».

Sulla questione è intervenuta la senatrice della Lega Tilde Minasi, sottolineando che ciò «non deve scoraggiare le popolazioni di Calabria e Sicilia».

«L’Alta velocità al Sud – ha ricordato – è una delle priorità che lo stesso Salvini e la Lega si sono poste fin dall’inizio e tale resta, soprattutto in quanto snodo fondamentale per il Ponte sullo Stretto, che ha valenza e benefici per l’intera Italia e l’Europa solo se collegato con il resto del Paese attraverso Infrastrutture moderne ed efficienti. È, dunque, questo l’obiettivo che intendiamo centrare, dando seguito all’impegno preso già in campagna elettorale con i nostri elettori e con gli italiani».

La senatrice, ha assicurato che «il ministro è, infatti, intenzionato a ripartire proprio dall’inerzia delle precedenti compagini governative per dare nuovo impulso, in tempi celeri, a ogni attività e procedura necessaria per colmare i ritardi accumulati».

«Primo passo – ha dichiarato – sarà naturalmente il progetto della linea AV, che va elaborato al più presto scegliendo il tracciato più razionale e conveniente (in questo senso, non sembra essere idoneo l’ultimo ipotizzato, che prevede un “rientro” della linea ferroviaria verso l’interno per poi proseguire parallelamente all’autostrada)».

«È mia ferma intenzione – ha annunciato la senatrice – recuperare personalmente e sottoporre al Ministero gli studi di fattibilità, già condotti qualche anno fa, su un tracciato in grado di ridurre sensibilmente i tempi di percorrenza tra Roma e Reggio Calabria. Nei prossimi giorni mi attiverò in questo senso, andando poi a consultare man mano i territori per trovare le soluzioni migliori».

«Purché – sia ben chiaro – siano lontane da campanilismi – ha concluso – c’è in gioco il rilancio di due Regioni, Calabria e Sicilia – sottolinea Minasi – e l’opportunità di ottenere, finalmente, quel salto di qualità infrastrutturale indispensabile per colmare ogni gap con il resto del Paese e creare vero sviluppo».

Eppure, se si va a leggere sul sito di Ferrovie dello Stato, viene ribadito come «la nuova linea Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria costituisce un itinerario strategico passeggeri e merci per la connessione tra il Sud e il Nord della penisola, asse principale del Paese».

Concetto che è stato ribadito anche nei Dibattiti pubblici organizzati proprio su questa infrastruttura che «consentirà di incrementare i livelli di accessibilità alla rete AV per diverse zone a elevata valenza territoriale quali il Cilento e il Vallo di Diano, la costa Jonica, l’alto e il basso Cosentino, l’area del Porto di Gioia Tauro e il Reggino, oltre che velocizzare anche collegamenti verso Potenza, verso la Sicilia, verso i territori della Calabria sul Mar Jonio (Sibari, Crotone) e verso Cosenza e, allo stesso tempo, contribuirà in maniera significativa al potenziamento dell’itinerario merci Gioia Tauro – Paola – Bari (corridoio Adriatico)».

Con la sua realizzazione, viene spiegato sempre nel Dibattito pubblico, «il Sud viene ad essere sempre più vicino al resto d’Italia; permetterà di sviluppare l’economia e frenare l’emigrazione». Ma non è tutto. La vera e propria rivoluzione sta nei tempi: 1 ora e 20 minuti sull’itinerario Roma-Reggio Calabria, passando da 5 ore nello scenario esistente a 3 ore e 40 minuti (nello scenario post realizzazione); 1 ora e 32 minuti sull’itinerario Roma-Cosenza, passando da 4 ore a 2 ore e 28 minuti (nello scenario post realizzazione). E ancora, nella tratta Roma-Sibari, si passerebbe a 2 ore e 44 minuti dalle 4 ore e 11 minuti che ci vogliono; nella tratta Roma-Lamezia si passerebbe a 2 ore e 42 minuti.

Tempistiche che aiuterebbe sicuramente il turismo, perché con delle infrastrutture funzionanti, le persone saranno incentivate a venire in Calabria. Secondo il Dibattito pubblico, «all’anno 2035, il territorio potrà beneficiare di 51.055 presenze turistiche addizionali e 50 milioni di euro di spesa dei turisti addizionali».

Una visione che potrebbe non essere così tanto irrealistica, considerando che la nostra regione con il mare, la montagna e i suoi borghi può accontentare ogni tipo di “palato”.

Ma parliamo degli investimenti. Grazie al Pnrr, «gli investimenti previsti – si legge sul sito di Ferrovie dello Stato – per gli interventi prioritari dell’AV Salerno-Reggio Calabria sono complessivamente 11,2 miliardi di euro, di cui 1,8 miliardi di euro per l’intervento del lotto 1a Battipaglia-Romagnano, finanziato con i fondi del Pnrr; 9,4 miliardi di euro, finanziati con fondi complementari, per il completamento del lotto 1, per il lotto 2 e per la realizzazione del raddoppio Cosenza-Paola/S.Lucido (circa 1,4 miliardi di euro, di cui circa 1,2 miliardi per la galleria Santomarco)».

«Sono, inoltre – si legge ancora – previsti 400 milioni di euro per gli interventi prioritari sulla Battipaglia-Potenza-Metaponto-Taranto, tra i quali rientra l’interconnessione tra il lotto 1a e la linea esistente Battipaglia-Potenza (fondi Pnrr). La conclusione dei lavori del lotto 1a e dell’interconnessione è prevista per il 2026 in linea con gli obiettivi del PNRR; del Raddoppio Cosenza-Paola/S.Lucido (galleria Santomarco) è prevista per il 2030».

Un’ottima notizia, potremmo dire. Se non fosse che il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, abbia denunciato che «non ce n’è una, in Calabria, delle opere strategiche finanziate con il Pnrr», nel corso del suo intervento alla manifestazione della Fondazione Magna Gracia svoltasi a Roma.

«Nel Piano c’è 1 miliardo e 800 milioni per l’Alta Velocità ma si ferma al confine con la Calabria. Ci sono altre risorse nel Fondo Complementare – ha continuato –, però non bastano per completarla fino a Reggio Calabria. Io sono molto preoccupato, perché non c’è un solo investimento infrastrutturale importante per lo sviluppo della Calabria».

«Nel Pnrr non c’è nessuna attenzione per le regioni che devono svilupparsi attraverso le infrastrutture», ha denunciato il Governatore, ricordando che «al Sud parliamo sempre di Alta Velocità anche perché c’è una distanza abissale tra la qualità offerta dalle Frecce e il servizio degli intercity. I servizi ferroviari locali vanno riqualificati. È giusto parlare di Alta Velocità, ma ci dimentichiamo che in Calabria ci sono tratte che non sono neanche collegate alla linea elettrica» .

«La Regione ha destinato delle risorse dei Fondi per lo Sviluppo e la Coesione per elettrificare questa parte della tratta – ha concluso Occhiuto –. Ci vorrebbe un po’ di celerità, che fino ad oggi non ho visto». (ams)

Comitato Ponte Subito: Salvini è riuscito dove per 11 anni gli altri avevano fallito

Il Comitato Ponte Subito ha evidenziato come «in soli 30 giorni, da Ministro, Salvini è riuscito lì dove per 11 anni tutti gli altri avevano fallito con le loro politiche del “no” o, nella migliore delle ipotesi, con quelle delle illusorie promesse a cui mai sono seguiti fatti concreti».

«Il Governo ha approvato, nel Consiglio dei Ministri concluso la scorsa notte – si legge in una nota del Comitato – la riattivazione della Società Stretto di Messina Spa, concessionaria dello Stato per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina: siamo estremamente soddisfatti, al punto che sembra quasi di vivere un sogno. Negli ultimi undici anni, infatti, avevamo pensato che questo momento non sarebbe mai arrivato: dopo lo stop ai lavori posto dal governo Monti nel 2011 e i successivi ‘no’ alla realizzazione della grande opera da parte dei vari Governi che si sono succeduti, le prospettive di crescita e sviluppo del Sud si erano fermate».

«La riattivazione della società Stretto di Messina Spa – viene evidenziato – è il primo passo necessario per riattivare l’iter con tutte le procedure per l’aggiornamento del progetto già approvato in via definitiva nel 2011 e quindi passare alla fase esecutiva. Il ministro Salvini lo aveva annunciato la scorsa proprio all’Università di Messina, nel webinar “Ponte sullo Stretto, si riparte” che abbiamo organizzato come Comitato nei locali del Dipartimento di Economia dell’ateneo peloritano».

«Nel primo mese del nuovo Governo, invece, il Ministro Salvini – viene ricordato – ha creato un tavolo permanente con le due Regioni, l’Anas ed Rfi, ha riattivato la Società Stretto di Messina e continua, con il prezioso sostegno del suo vice Rixi, a ribadire quotidianamente l’importanza della realizzazione del Ponte sullo Stretto che vede il forte impegno anche delle due Regioni Calabria e Sicilia guidate da Occhiuto e Schifani, altrettanto convinti della bontà di realizzazione dell’opera».

«Ci sono condizioni ideali e irripetibili affinché il grande sogno del Ponte diventi realtà – concludono gli esponenti del Comitato –. “Lo stimolo è quello di continuare con questo ritmo perché il Sud ha bisogno di recuperare il troppo tempo perduto in oltre un decennio di abbandono». (rrc)

PONTE, SI RIPARTE DA MESSINA: INCONTRO
SICILIA-CALABRIA COL MINISTRO SALVINI

Di ROBERTO DI MARIA – “Si riparte”: è tutto un programma il titolo della tavola rotonda in programma oggi a Messina, al Dipartimento di Economia dell’Università. Ovviamente si parla del Ponte sullo Stretto e si discuterà dell’iter progettuale e del ruolo delle infrastrutture per la competitività al Sud, mettendo insieme non solo alte professionalità e competenze specifiche, ma anche i due governatori di Calabria e Sicilia, Roberto Occhiuto e Renato Schifani a confronto con il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini. È una premessa o una promessa quella del titolo? Il convegno servirà proprio a chiarire se finalmente si può passare dalle parole ai fatti, mettendo una volta per tutti a tacere presunti esperti e “abituali incompetenti” che sul Ponte hanno detto e continuano a dire tutto e il contrario di tutto.

La tavola rotonda (ore 14) sarà coordinata dal direttore di StrettoWeb, il giornalista Peppe Caridi, e vedrà la partecipazione del sottosegretario Matilde Siracusano, del vicepresidente della Regione Calabria Giusy Princi, del prof. Daniele Schilirò, dell’avv. Giuseppe Giuffrè, dei professori Michele Limosani, Claudio Borrì, Piero D’Asdia, Giuseppe Muscolino e Alberto Prestininzi, dell’ing. Fabrizio Averardi Ripari, dell’architetto Anna Carulli, del vicesindaco di Messina arch. Salvatore Mondello e dell’ing. Mimma Catalfamo. Introduce il prof. Bruno S. Sergi, concluderà i lavori il prof. Enzo Siviero, rettore dell’Università eCampus, che con l’architetto Patrizia Bernadette Berardi anticiperà l’uscita del numero speciale della rivista Galileo dedicato al Ponte.

Da questa tavola rotonda potrebbe, forse, venir fuori un protocollo programmatico che possa dare esecuzione al progetto approvato nel 2001 e, realisticamente, immediatamente cantierabile. Chiunque conosca il progetto del Ponte sullo Stretto e gli studi allegati, che occupano un volume di circa 10 metri cubi, sa che gli studi geologici in esso contenuto hanno già analizzato oltre 20 anni fa tutta l’aera dello stretto. Hanno praticamente rivoltato come un calzino tutti il territorio compreso tra Sicilia e Calabria, ricostruendo, nei minimi dettagli, i complessi movimenti reciproci fra le due sponde sin da diverse decine di milioni di anni fa. È grazie a questo studio che sono state individuate le cause del sisma del 1908, tracciando una mappa estremamente precisa delle faglie sui fondali dello Stretto e sulla terraferma. E da questi studi deriva il posizionamento dei piloni del Ponte a campata unica, individuato in due aree prive di faglie e relativamente stabili.

Ad ogni modo, come sa anche il più svogliato degli studenti di qualsiasi corso di Scienza delle costruzioni, quello del sisma, per un ponte sospeso, è un problema del tutto secondario: un ponte sospeso, normalmente, è il luogo più sicuro dove trovarsi in caso di sisma. Proprio la tipologia della struttura dell’impalcato, libera da vincoli appoggiati direttamente al terreno, la rende capace di assorbire il più distruttivo dei movimenti sismici. Per quanto concerne i piloni, una robusta fondazione ed un baricentro relativamente basso sono requisiti più che sufficienti a garantirne l’incolumità dalle scosse sismiche: per quanto concerne il Ponte sullo Stretto, la struttura è stata progettata in maniera tale da non subire alcun danno neanche se si verificasse un terremoto di magnitudo 8.5 sulla scala Richter, di gran lunga più potente di quello verificatosi nel dicembre del 1908.

D’altronde, non mancano al mondo esempi di ponti sospesi realizzati in aree ben più problematiche dello Stretto, per quanto riguarda la sismicità: si pensi al Giappone, che conta decine di ponti simili, fra cui l’Akashi-Kaikyo, lungo 3.911 metri, con campata centrale di quasi 2 km,  che ha resistito a un terremoto di intensità 6,8 della scala Richter.

Per quanto concerne l’ipotesi del ponte a tre campate, tirata fuori dalla Commissione di esperti nominata nell’agosto del 2021 dall’allora ministra alle Infrastrutture De Micheli, che ha giustificato la scelta affermando che “costerebbe presumibilmente meno”, verrebbe da sorridere, se non ci fossero in ballo diversi miliardi di euro ed il futuro di una parte consistente d’Italia.

Ancor più ridicolo è il riferimento alle “antenne” da piantare in pieno Stretto di Messina: non si sono mai viste “antenne” in mare con fondazioni grandi come un campo di calcio, e per giunta a 150 metri di profondità. Queste sarebbero, infatti, le caratteristiche dei piloni in mare di un eventuale ponte a più campate, improvvidamente chiamati “antenne”.

Se consideriamo che le fondazioni in alveo più profonde ad oggi realizzate sono quelle del ponte Rion Antirion in Grecia, possiamo comprendere come queste “antenne” siano del tutto particolari… E come l’affermazione della commissione De Micheli sui costi di un ponte a più campate debba “presumibilmente” essere riconsiderata.

L’ultima precisazione riguarda il “un nuovo studio di fattibilità” che sarebbe stato affidato alle Ferrovie dello Stato. Uno studio non soltanto inesistente, ma che, a quanto sembra, non è mai stato affidato a chicchessia. Smentendo clamorosamente una fonte piuttosto autorevole: l’ex ministro Giovannini. Fu proprio lui ad affermare l’intenzione di affidare lo studio ad FS lo scorso anno, garantendone la presentazione entro la primavera del corrente 2022, come riporta la Gazzetta del sud del 5 agosto 2021. Tutto saltato, a quanto pare, a causa delle lungaggini burocratiche che non hanno consentito neanche la formalizzazione del finanziamento dello “studio” per la modica cifra di 50 milioni di euro.

Poco male, potremmo dire. Il nuovo governo, senza dover revocare alcun atto, avrà modo di sgomberare finalmente il campo dall’idea, a dir poco balzana, di allungare con un altro inutile studio di fattibilità la lunga serie di atti relativi al Ponte sullo Stretto. Il quale, anche se molti sembrano esserselo dimenticato, è dotato di un progetto definitivo: un corposissimo ed esaustivo elaborato, frutto di una scelta già fatta nei primi anni Novanta, proprio a favore del ponte a campata unica.