Mercoledì il leader della Lega, Matteo Salvini sarà in Calabria

Mercoledì 3 agosto, il leader della LegaMatteo Salvini, sarà in Calabria per incontrare il partito e iniziare la campagna elettorale, che toccherà le città di Cosenza, Catanzaro e Reggio Calabria.

«Un momento di riflessione per una campagna elettorale molto importante – si legge in una nota – e che determinerà chi, finalmente, dovrà governare in Italia e chi sarà il prossimo premier. Gli ultimi sondaggi di Affari Italiani, primo quotidiano digitale, in relazione al possibile premier, danno Giorgia Meloni al 21,9%, Enrico Letta al 21,8%, Matteo Salvini al 21,3% e Carlo Calenda al 16,6%. Un recupero eccezionale del segretario nazionale della Lega, che, in appena una settimana, ha recuperato il divario che lo distanziava dagli altri contendenti».

«Sarà, quindi – continua la nota – una campagna elettorale intensa che dovrà occuparsi di temi concreti ed importanti per superare un momento di gravissima difficoltà per le famiglie, le imprese e il paese intero. In Calabria, così come in tutte le altre regioni, al fine di raccordare al meglio la campagna elettorale, è stato nominato un responsabile che curerà, appunto, tutti gli eventi».

«Un rafforzamento per il partito e per il commissario Giacomo Saccomanno – si legge ancora – che ha condiviso la nomina con i vertici, e che, quindi, potrà contare sulla esperienza, sulla conoscenza dei territori e sulla moderatezza dell’on. Domenico Furgiuele, leghista convinto, che ha costruito il partito in Calabria, in tempi, veramente, difficili. Una collaborazione forte che, certamente, consentirà alla Lega di poter ottenere, indubbiamente, risultati inaspettati e che proietterà Matteo Salvini ad essere il premier del prossimo governo di centrodestra». (rrm)        

Quirinale: lo scivolone di Salvini/Casellati inguaia il centro-destra

di SANTO STRATI – A voler essere generosi, si può affermare che Matteo Salvini, dopo la grande cavolata del Papeete, sembra abbia preso gusto a non azzeccarne manco una. Sarà la rivalità, fin troppo evidente con la Meloni per la primazia sull’area di centrodestra, sarà l’ansia da prestazione, ma è un disastro totale, uno dopo l’altro. Lo scivolone istituzionale “imposto” alla Presidente del Senato Elisabetta Alberti Casellati (la seconda carica dello Stato) non solo si poteva e doveva evitare, ma – a nostro avviso – incrina ulteriormente la finta “unità” del centrodestra e apre una seria ipoteca sullo stesso Salvini. 

Chi comanda a destra? Ma c’è ancora una “destra” compatta e coesa? No, sicuramente non più e la stessa posizione di Giorgia Meloni – l’unica che sta uscendo in qualche modo “vincente” da questo osceno teatrino della politica – alla fine non ricaverà sostanziosi vantaggi alla sua leadership. La Casellati doveva – e poteva – largamente immaginare che sul suo nome si sarebbero scatenati i franchi tiratori  della sua stessa parte politica. Un gioco al massacro, al quale, astutamente, si è sottratta la sinistra che, però, non può portare alcun vanto da questa impensabile (ma immaginabile) situazione).

È una palese guerra di veti contro voti e, alla faccia del popolo italiano che li ha mandati in Parlamento o ai Consigli regionali, l’attuale classe politica italiana (ovvero i 1009 grandi elettori) sta mostrando la sua becera e insulsa cialtronaggine istituzionale. È una guerra di posizione di cui gli italiani avrebbero volentieri fatto a meno e che, crediamo, non sono più disposti a subire.

Possibile, si chiede la gente per strada, che una maggioranza di governo che conta all’incirca 900 voti su 1009 non riesca a mettersi intorno a un tavolo e convergere su un nome, tenendo conto dell’onorabilità del ruolo, dell’esigenza di una personalità non divisiva, del bisogno da parte del popolo italiano di poter riconoscere nel nuovo Capo dello Stato il continuum del settennato di Mattarella? 

I 1009 grandi elettori non sono stati convocati d’improvviso, da tempo era evidente la scadenza naturale del mandato di Sergio Mattarella e già da agosto erano cominciati i rumours sui quirinabili. E sono arrivati – tutti impreparati – il 24 gennaio a guardarsi in cagnesco, senza il minimo indizio di un’idea, senza alcuna indicazione se non il risibile obbligo di fottere l’avversario mettendolo all’angolo.

Non ne esce alcuno bene da questa terribile esperienza quirinalizia che dopo sei inutili votazioni non trova di meglio che ricominciare da Mattarella, oppure “ripiegare” sull’idea di una donna al Colle (che sarebbe una cosa magnifica ma non frutto di una via d’usita in meno miserevole possibile)

A momenti è sembrato che fosse in corso un casting per un talent televisivo (ops, politico!) dove naturalemente non contavavano nè capacità, nè competenza, né tanto meno onorabilità e autorevolezza. Eppure, non mancano queste doti in tante personalità che hanno reso – e rendono ancora – tanto lustro al Paese con il proprio impegno quotidiano, con la loro storia, la serietà e la specchiata onestà, non solo intellettuale. Basta un nome per tutti, Gianni Letta, gran cerimoniere di Stato, che Berlusconi poteva indicare spiazzando tutti sapendo di incontrare un consenso trasversale e soprattutto di non trovare alcun tipo di veto.

Berlusconi, in ospedale “ufficialmente” per un controllo (ma temiamo che la cosa sia molto più seria) ha rinunciato alla candidatura, rinunciando persino a fare il king maker, ruolo lasciato in mano al “pasticcione” Salvini che non l’ha saputo svolgere nella maniera adeguata.

A tarda sera le dichiarazioni “domani avremo il Presidente” si sono susseguite (ma nessuno ha spiegato a quale domani si riferisse) e le quotazioni dell’attuale “capa” degli 007 nostrani – Elisabetta Belloni – sono salite alle stelle, soprattutto dopo il tweet di Beppe Grillo (“Benvenuta signora Italia, ti aspettavamo”). Con tutta la stima per la dott.ssa Belloni che ha un curriculum eccezionale, è il metodo che svilisce l’istituzione e dileggia la sacralità del voto per il nuovo Capo dello Stato. Dove sono i leader o presunti tali?  Conte mostra di non essere in grado di guidare se non pochi “smarriti” in cerca di un’identità mai veramente avuta; Enrico Letta rivela la sua incapacità di gestire un partito con una storia gigantesca alle spalle e si “prostra” ai grillini (presunti, ex, e via dicendo) senza essere in grado di individuare, proporre e – perché no? – imporre una personalità di area, non viziata da partigianerie partitiche. E infine, Matteo Renzi, ex enfant prodige del 42% finito a percentuali ridicole, tradisce una debolezza che non trova alcun “ricostituente” in grado di ridare brio e forza a qualche buona idea politica. 

In questo scenario, forse oggi avremo la prima donna al Colle (auguri anticipati dott.ssa Belloni!), ma non mi fiderei. Neanche all’evidenza di una soluzione di compromesso maldigerita a tutte le latitudini, ci sarà chi porrà questioni di opportunità sul mandare al Quirinale il responsabile dell’Intelligence, pur di seminare nuova zizzania e mantenere il caos. A quale fine, lo scopriremo solo vivendo. Ricordiamoci, però, che sono a rischio la governabilità e soprattutto la reputazione del nostro Paese. 

Elezioni / Salvini: Vittoria che va oltre le aspettative

Il leader della LegaMatteo Salvini, ha definito all’L’Altro Corriere TV quella di Roberto Occhiuto come «una vittoria che va oltre le aspettative e ci da qualche responsabilità in più. Anche perché dobbiamo parlare al 50% e più di calabresi che non ha votato. Si può far festa ma solo per una notte».

«Si deve lavorare  – ha spiegato – per recuperare il gap tra cittadini e politica e si può fare soltanto concentrandosi per portare a casa risultati sulle infrastrutture, come la statale 106 e le ferrovie che non ci sono, e poi sull’acqua, i rifiuti e il lavoro». (rrm)

Elezioni regionali e amministrative, Matteo Salvini è in Calabria

Oggi e domani, il leader della LegaMatteo Salvini, sarà in Calabria per le prossime elezioni regionali e amministrative.

Nella giornata di oggi, il leader della Lega sarà prima a Catanzaro, alle 16, al Teatro Casalinuovo, per la presentazione dei candidati regionali, per poi spostarsi, alle 19, a Cosenza, al Teatro Rendano, per la presentazione dei candidati alle amministrative di Cosenza.

Domani, giovedì 9 settembre, alle 9.15 sarà a Villapiana, sul Lungomare, e alle 11 a Castrovillari, a Corso Garibaldi. (rcz)

Salvini in Calabria: va sostenuta la nascita del Dulbecco Institute a Lamezia

Nel suo recente tour in Calabria, dopo la visita in Aspromonte, il segretario della Lega, Matteo Salvini, che ha alternato una breve vacanza a incontri istituzionali e con la popolazione, è stato ospite del sindaco di Cardinale, nelle Serre, invitato dal vicesindaco Marco Maiolo a inaugurare una sede della Lega. In quest’occasione ha incontrato il prof. Giuseppe Nisticò, già presidente della Regione Calabria e farmacologo di fama internazionale, che gli ha illustrato il progetto del nascente Renato Dulbecco Institute a Lamezia Terme, di cui è Commissario.

Del progetto, di cui conosce per tramite del presidente ff Nino Spirlì, le linee essenziali, Salvini si è detto doppiamente entusiasta, sia per le finalità scientifiche dell’iniziativa destinata a sperimentare e realizzare nuovi prodotti biotecnologi per la salute dell’uomo, sia per le opportunità che il nuovo centro di ricerca potrà offrire a centinaia di ricercatori e laureati delle università calabresi. Salvini ha condiviso l’esigenza di realizzare presto il Dulbecco Institute e far sviluppare intorno ad esso un parco di biotecnologie avanzate sul modello di quello già presente all’Aquila, in Abruzzo.

Il prof. Nisticò che è originario di Cardinale ha fatto omaggio a Salvini e alla sua compagna della nuova edizione del suo libro Da un piccolo villaggio della Calabria alla scoperta del mondo. Nisticò ha fatto presente di essere nato nel palazzo accanto al Comune, dove un tempo c’era la scuola elementare e dove egli ha frequentato la primina. Poi, come tanti calabresi è stato costretto ad andare a studiare all’università fuori regione e poi a formarsi in vari istituti d’eccellenza nel mondo.

Giuseppe Nisticò, Nino Spirlì e Roberto Crea
Giuseppe Nisticò, Nino Spirlì e Roberto Crea alla firma del protocollo d’intesa con la Regione per il Dulbecco Institute

«È l’ora – ha detto Salvini – di frenare la fuga dei cervelli all’estero o in altre regioni anche grazie all’università o centri di ricerca di eccellenza come il nascente Renato Dulbecco Institute che consentirà di offrire lavoro qualificato ai giovani diplomati e laureati calabresi oltre che contribuire a importanti scoperte di nuovi farmaci e molecole utili a prevenire e curare particolari patologie, alcune oggi ancora incurabili. Il progetto – ha rimarcato Salvini  – deve avere il pieno sostegno della Regione e la direzione scientifica del prof. Roberto Crea, uno scienziato di chiara fama, un cervello di ritorno in Calabria dopo 40 anni passati a San Francisco a mietere successi scientifici internazionali».

Da Cardinale – ha ricordato Nisticò  – è nata l’idea e quindi la realizzazione della facoltà di Farmacia di Catanzaro di cui egli stesso è stato presidente del Comitato Tecnico Ordinatore e in cui i primi ricercatori e tecnici erano giovani di Cardinale, come pure il primo preside è stato il prof. Rotiroti, anch’egli di Cardinale, che è rimasto in carica per circa a 20 anni.

Salvini si è anche interessato della coltura delle nocciole che è un prodotto tipico di Cardinale, insieme con altre specialità agroalimentari – negli anni 40 il peperoncino partì da qui alla conquista dell’intera regione – e ha dato il proprio impegno per la loro valorizzazione attraverso ricerche specifiche di nutraceutica in collaborazione con Università e qualificati centri di ricerca scientifica. (rcz)

Domani Salvini a Gambarie d’Aspromonte per constatare i danni del fuoco

Domani pomeriggio il leader del Carroccio Matteo Salvini – attualmente in vacanza in Calabria – si recherà a Gambarie d’Aspromonte per visitare i luoghi del disastro e della distruzione di migliaia di ettari di bosco. Con l’occasione Salvini incontrerà i soccorritori, le forze dell’ordine, uomini dell’esercito e della protezione civile quanti hanno contribuito a limitare i danni dal micidiale fuoco ed
evitare una catastrofe.

«Un momento di vicinanza e di cordoglio per le famiglie che hanno
perduto i propri cari e per coloro che hanno visto la distruzione delle proprie aziende, delle
proprie abitazioni e beni – ha dichiarato il coordinatore regionale della Lega Giacomo Francesco Saccomanno –. Visitare i luoghi del disastro per meglio comprendere cosa è
accaduto e per poter sostenere quelle legittime richieste dei calabresi che hanno perso tutto
e, in particolare, un patrimonio secolare che tutto il mondo ci invidiava. Valutare quanto
accaduto ed assumere quelle iniziative indispensabili per la ripresa delle attività e per
predisporre tutte quelle azioni necessarie per il nuovo ripopolamento dei boschi.

«Certo è, comunque, che Matteo Salvini il 15 agosto del 2018 era a San Luca e ora sarà il 16 a
Gambarie. Un evidente amore per la Calabria che allontana sempre più quel maldestro
tentativo di mischiare un passato che non appartiene più alla Lega, che mira, invece, a
ricostruire il mezzogiorno ed a renderlo veramente competitivo per far crescere ancor più la nostra Italia».

Elezioni regionali, Matteo Salvini da lunedì è in Calabria

Lunedì 12 luglio, il leader della LegaMatteo Salvini, arriverà in Calabria per un tour elettorale composta da quattro tappe, in vista delle elezioni regionali.

Salvini arriverà a Lamezia Terme dove, alle 14.30, al Lido “La Marinella”, terrà una conferenza stampa, per poi spostarsi a Gizzeria. Si prosegue, poi, a Cosenza, con l’inaugurazione della sede della Lega in piazza 11 Settembre-Corso Mazzini, alle 16,30. Anche qui il leader della Lega terrà una conferenza stampa ed incontrerà i simpatizzanti in un gazebo allestito in zona.

Subito dopo, l’ex ministro si recherà a Trebisacce dove, alle 18,30, incontrerà ad uno stand realizzato nella cittadina jonica i simpatizzanti. Sempre nella stessa cittadina, alle 19 Salvini parteciperà alla sottoscrizione del protocollo tra il Consorzio e la Sorical e seguirà poi l’incontro stampa al Consorzio di Bonifica Integrale dei Bacini Meridionali dello Jonio Cosentino, Via XXV Aprile S.S. 106. (rrm)

REGIONE, SALVINI SMONTA I SOGNI DI SPIRLÍ
E IRTO RIMETTE IN GIOCO LA CANDIDATURA

di SANTO STRATI – I sogni muoiono all’alba? No, un po’ più tardi, in quel di Zambrone agli Stati generali della Lega, quando Matteo Salvini spiazza gli entusiasmi registrati l’altro ieri con l’indicazione di Nino Spirlì “candidato ideale” a presidente della Regione. Salvini – che sta preparando il “trappolone” della fusione a Berlusconi – non ci ha pensato due volte a spegnere il sogno di Spirlì che si è affezionato all’ottavo piano di Germaneto: «l’indicazione del candidato presidente della Calabria spetta a Forza Italia», secco secco il segretario della Lega salvaguarda così il tentativo di intesa per far un partito unico Salvini-Berlusconi che sta facendo inorridire gran parte degli azzurri. È facile trovare un riferimento preciso a quando Berlusconi fagogitò la destra di Fini, assorbendola nel Partito della Libertà, per poi farla scomparire. A Salvini pesa il crescente consenso che Giorgia e i suoi Fratelli stanno continuando a mietere senza nemmeno tanta fatica. E la Meloni lo sa benissimo, tanto che ha liquidato l’ipotesi di centrodestra “unico” con un tranchant «sono fatti loro». Del resto come può Salvini tendere le braccia Berlusconi (un abbraccio probabilmente assai mortale) e poi mettere in discussione la priorità acquisita dagli azzurri sulla scelta del presidente regionale? Quindi tanti elogi a Spirlì, «orgoglioso del suo lavoro – dice Salvini –, ma il candidato lo sceglie Forza Italia». Spiegando le ragioni della bocciatura: «Ho proposto una federazione dove si valorizzino le identità e si mettano insieme i valori comuni perché il mio avversario non è in casa ma è la sinistra, la sinistra delle tasse, a Reggio Calabria come a Roma, come a Milano. Ragioneremo intorno ad un tavolo».

Queste elezioni, lo abbiamo detto già troppe volte, non smetteranno di offrire colpi di scena o presunti tali, con annunci a effetto, ritiri di candidature, disponibilità non richieste, e via discorrendo. C’è una gran confusione sotto il cielo elettorale calabrese: Nicola Irto, forte delle sue 12.568 preferenze (il 26 gennaio 2020) ha ritirato la candidatura per poi rimettersi in gioco dopo le assicurazioni di Francesco Boccia mandato a ricucire un partito a pezzi. «La mia candidatura alla presidenza della Regione – ha dichiarato ieri all’Ansa – è e resta condizionata all’impegno che a livello nazionale si avrà sulla Calabria». Boccia gli ha organizzato – su sua esplicita richiesta – un tavolo romano con Enrico Letta e Giuseppe Conte dove si dovrebbe discutere del futuro della Calabria. «Ho posto delle questioni nazionali al mio partito sul tema della Calabria e sul ruolo del Pd nel Mezzogiorno e in questa regione. Problemi molti dei quali rimangono tutti e per intero sul tavolo, che, attenzione, non deve essere chiuso a una logica della tattica, a una logica dei nomi. O c’è un governo concreto, oppure, per quanto mi riguarda, sarà una battaglia politica che si farà, e nessuno dica che le decisioni passano sopra la testa dei calabresi. Come si è dimostrato con la venuta di Boccia qui, in Calabria decidono i calabresi. In Calabria decide una classe dirigente calabrese che deve e si può assumere le sue responsabilità – ha detto Irto –. Sembra che della Calabria non interessi niente a nessuno. Da qualche giorno abbiamo riportato la discussione al centro del dibattito politico nazionale. Mi è stato chiesto di fare questo percorso. Lo farò a nome del Pd calabrese ed a nome di quel centrosinistra che mi ha chiesto di mettere in campo un progetto di cambiamento. Ribadisco, io misurerò il mio impegno diretto solo ed esclusivamente rispetto agli impegni che il tavolo porterà sulla Calabria, non sui tatticismi, sulle sigle, sulle candidature e le questioni autoreferenziali. Serve un impegno serio sulla Calabria».

Certo, non è passata inosservata la pesante lettera di Mario Oliverio al segretario Letta: l’ex presidente contesta l’assenza di attenzione sul territorio e, di fatto, fa da sponda alle richieste di Irto, ma non è detto che – improvvisamente – svaniscano come per incanto i risentimenti e le divisioni. Tre anni di commissariamento del partito in Calabria hanno certamente provocato dei guasti difficilmente sanabili sono con le buone intenzioni. Né può bastare il ragionamento che occorre fare fronte comune per impedire alla destra di rivincere, perché il problema riguarda proprio il “fronte comune”. quale? La lite – facilmente prevista per tempo – tra Luigi De Magistris e Carlo Tansi non aiuta a ricompattare la sinistra “civica” che non pare intenzionata a lasciarsi lusingare da una probabile unione Pd-5Stelle. Conte ha i suoi grattacapi, ma da buon politico (ha imparato in fretta!) ha capito che una eventuale questione Calabria non farebbe che accentuare lo scollamento in corso tra gli ortodossi del Movimento che fu e le nuove leve del Movimento che sarà. L’intesa, probabile, con partito democratico potrebbe portare a qualche vantaggio a livello nazionale, soprattutto, in alcune consultazioni amministrative (Milano, Torino, Roma, Napoli) dove i giochi sono largamente aperti. Che la Calabria diventi il gioco di risulta di decisioni “romane” per patteggiare numeri e consensi non può, però, essere accettato dai calabresi che hanno già spalancato gli occhi e non resteranno inermi.

Indubbiamente, la mancanza di leader pesa non poco là dove il consenso non segue sempre pedissequamente le indicazioni dei partiti: a sinistra l’unico leader spendibile è Nicola Irto e le sue chances di successo dipendono dalla capacità di neutralizzare lo “straniero”: De Magistris sta facendo una buona campagna elettorale e raccoglie consensi, soprattutto a sinistra. Non toglie voti alla destra ma li sottrae all’ala progressista di cui si dice portavoce “unico”. In realtà, i numeri sono più modesti di quanto venga dichiarato, però potrebbero essere determinanti, soprattutto se da qui a settembre la destra e il centro continuano a cercare il modo migliore per perdere.

Anche a destra non è che ci sia affollamento di leader e Roberto Occhiuto, con la sua attuale carica di presidente dei deputati azzurri mostra quanto meno una rispettabilissima posizione politica: se riuscisse a non farsi condizionare da interessi di bottega di larghe frange della coalizione, potrebbe essere un ottimo presidente con una visione strategica di grande respiro. Ma il fuoco cova sotto la cenere: l’assessore Fausto Orsomarso (Fratelli d’Italia) ha puntualizzato che il suo partito rispetta i patti ma ha lanciato una frecciatina al veleno: «Noi abbiamo un grande candidato presidente perché c’è una donna, Wanda Ferro, che potrebbe essere in continuità, ma non facciamo a cazzotti nel senso che ci sarà un tavolo nazionale. La sintesi è mettere in campo gli uomini e le donne migliori. Se sarà Forza Italia a indicare il nome saremo in campo con la sintesi di Forza Italia, ma se mi si pone la domanda dico che fino a quando non si decide Wanda c’è, in continuità con la compianta Jole Santelli, se dovessi decidere io sarebbe la scelta migliore». Orsomarso ha ribadito che «il nome di Roberto Occhiuto è un’altra ipotesi autorevole. Visto che ancora non si è chiuso, ognuno rivendica le proprie posizioni, e noi abbiamo una figura che è una delle scelte migliori che può essere messa in campo in Calabria. Non è una liturgia il tavolo romano, non è inutile, è una sintesi della sensibilità diverse, ma noi riteniamo che Fratelli d’Italia con la leader Meloni oggi abbia una marcia in più: comune alla fine noi crediamo nei valori del centrodestra unito. Il tavolo romano è la migliore sintesi per tenere tutto in equilibrio. Speriamo che nella prossima settimana si chiuda».

E la Ferro che dice? «Se dovessi essere chiamata io – mette in chiaro la deputata meloniana – ovviamente non mi tirerei indietro, perché si può togliere un calabrese dalla Calabria ma non la Calabria da un calabrese. Lo farei con grande piacere, ovviamente con una richiesta unica: quella di avere carta bianca nelle scelte. Sono convinta che la risposta ci sarebbe anche perché l’affetto dei calabresi non è mai venuto meno soprattutto perché a Wanda Ferro qualche piccola ingiustizia dalla politica è stata fatta».

Di Salvini e del sogno sfumato del presidente ff Nino Spirlì di tornare a Germaneto con piene funzioni si è detto prima. Ma se l’ipotesi del partito unico Lega-Forza Italia – com’è immaginabile – non dovesse trovare seguito, potete scommettere che ci sarà un altro giro di giostra. Anzi, tanti altri giri di giostra, nonostante i calabresi siano stufi di accordi sulla loro testa, a destra, a sinistra, al centro. Lo hanno capito tutti, tranne i politici di mestiere: ma qualcuno che tenti di spiegarglielo una buona volta? (s)

A TAURIANOVA VINCE L’UOMO NON LA LEGA
SALVINI SCONSOLATO E SINISTRA CONFUSA

di SANTO STRATI – La medaglia di cartone che il leader della Lega Matteo Salvini è corso a ritirare a Taurianova è l’unica consolazione per la Lega che esce con le ossa rotte dalla mancata “conquista” della Calabria, avamposto di una ingloriosa quanto impossibile avanzata sudista. Ma in realtà anche la “vittoria” (4.000 voti !) di Taurianova non è merito della Lega né del suo impegno a conquistare le simpatie del Mezzogiorno: il voto ha premiato l’uomo e il suo territorio. Il nuovo sindaco Roy Biasi, ex Forza Italia ora neoleghista, conosce la sua città e, soprattutto, è conosciuto dalla sua città. Ed è un segnale che tutti i partiti, in Calabria, dovrebbero tenere a mente: non si deve e non si può trascurare il territorio se si vuole recuperare la gente alla politica. Purtroppo, passate le elezioni tutto torna come prima e ci si dimentica di promesse e mancate attenzioni, almeno fino al successivo ritorno alle urne.

A Taurianova è avvenuto il contrario di quanto successo a Reggio con l’«uomo del ponte» Minicuci, voluto a ogni costo da Salvini, che lo ha imposto alla città e agli alleati senza curarsi dell’appeal che il candidato avrebbe suscitato. La “batosta” calabrese (non dimentichiamoci della clamorosa vittoria del civico Vincenzo Voce a Crotone) indica che il “modello Salvini” non funziona. Il leader non ne sta azzeccando una, dall’agosto dello scorso anno al Papeete, quando aprì la crisi al buio con l’uscita dal Governo.

Un’elezione comunale non può avere il parametro del voto nazionale: contano la persona e il territorio. Contano la conoscenza l’uno dell’altro e viceversa. Salvini non ne ha tenuto conto e la sua smargiassata è riuscita in un colpo solo non soltanto a spegnere ogni velleità leghista sullo Stretto (ma questo sarebbe il meno) ma anche a lacerare un centrodestra reggino (calabrese) già logorato da continue crisi di nervi. Anche le intemperanze del vicepresidente regionale, Nino Spirlì – scelto anche in questo caso direttamente da Salvini –, giocano in senso contrario, provocando imbarazzi e giustificate preoccupazioni sulla sua compatibilità con una carica istituzionale così rappresentativa. La Lega, sia ben chiaro, possiede personaggi di elevata intelligenza e provata cultura politica: non si capisce perché il vertice lasci annaspare il Capitano in mezzo ai marosi di una politica che gli sta presentando il conto. Ovvero, la spiegazione – politica – ci sarebbe ma nessuno ha voglia di svelare le trame del Palazzo verde con i due protagonisti che aspettano soltanto che si completi il suicidio politico di Salvini. Bobo Maroni punta a raccogliere il testimone con occhio a Palazzo Chigi – in vista di un’improbabile sterzata destro-leghista alla prossime elezioni politiche, con il trionfatore del Veneto Luca Zaia, nelle azzeccate vesti di un facondissimo Richelieu. Per quale ragione non dovrebbero permettere a Salvini di scavarsi la fossa politica da solo con le sue cazzate?

Parliamo di Lega e dell’insuccesso calabrese di tutta la coalizione di centrodestra,  ma non è che la contrapposta parte politica abbia molto da scialare (e non solo in Calabria). Il timore dei cittadini di sinistra è che i “vincitori” si rilassino, credendo di aver vinto tutto, e che venga meno quella sana dialettica destra-sinistra da cui – volendo – possono anche venire importanti riforme e iniziative importanti per il bene della regione. I calabresi hanno mostrato con la loro partecipazione al voto – alta quanto inattesa – che vogliono partecipare alla politica, vogliono essere protagonisti e non pedine che qualche parlamentare pensa di avere a disposizione per spostare voti. La sinistra calabrese è in una peggiore situazione della coalizione di centrodestra: sconfitta clamorosamente alle regionali, ad arginare il disastro crotonese, c’è oggi il significativo risultato reggino che, però, non deve ingannare. I voti di Falcomatà non sono voti della sinistra, sono la risposta – ovvia e scontata dei reggini – di fronte alla paventata “invasione” leghista (al 4%, roba da far ridere i polli). Però, la strategia ha funzionato e, soprattutto, ha permesso di mettere in evidenza che in Calabria – in particolar modo a Reggio – la sinistra è sì in gran parte sonnnecchiosa e divisiva, ma riesce a reagire. Non va allora sprecata questa opportunità di portare avanti personaggi che vanno valorizzati. In vista di un congresso ormai non più rinviabile per un Partito democratico che non riesce nemmeno a presentare il simbolo a Crotone e che in Calabria è immeritatamente commissariato da troppo tempo.

Giuseppe Falcomatà e Antonino Minicuci
Il sindaco Falcomatà riceve a piazza Italia gli auguri dello sfidante Minicuci

Tutte queste cose le sanno benissimo Falcomatà e i suoi compagni di viaggio che hanno riconquistato Palazzo San Giorgio, ma, capita spesso, che dopo l’euforia della vittoria ci si dimentichi del territorio e delle istanze dei cittadini. Reggio chiede un secondo tempo anche per la politica, svillaneggiata, mercificata, svenduta in nome di interessi particolari (e a volte personali): occorre che destra e sinistra ripensino il percorso che – nel parallelismo dei rispettivi ruoli e diversi obiettivi – la città, ma diremmo meglio la Regione, chiedono con ansia e profonda convinzione. Ci vuole il coraggio da parte dei politici locali di individuare prima il bene comune, poi attuare quelle politiche di coesione il cui peso si valuta di fronte alle urne.

Lo stesso Governo regionale ha subito, senza discutere, imposizioni e suggerimenti di Salvini, in un’epoca (sono appena trascorsi otto mesi) che pare assai lontana, accettando posizioni non più sostenibili. Il caso di Spirlì – sul quale è stato chiesto un confronto in Consiglio regionale – è la cartina di tornasole per la presidente Santelli che deve smettere di pagare “cambiali” elettorali agli alleati. La posizione del vicepresidente – che sta ridicolizzando la Calabria e facendo passare un messaggio sbagliato di intolleranza, quando è proprio tutto il contrario – va definita e chiarita non con un sorriso e un’alzatina di spalle come ha fatto la presidente Jole. Il vicepresidente, da libero pensatore, intellettuale e cittadino italiano, è libero di esprimere dovunque e comunque le sue personali opinioni, anche quando siano politicamente incorrette. Che, però, diventano istituzionalmente inaccettabili quando si ricopre una carica pubblica. Poiché “il signor Spirlì” (come si firma nel suo profilo facebook) insiste, l’unica via non sono le dimissioni (che non darebbe mai) ma il ritiro della nomina e delle deleghe. Presidente Jole, un ingrato compito che tocca solo a lei. (s)

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Il video della manifestazione leghista di Taurianova: https://www.facebook.com/avvroybiasi/videos/333968577868994

Il video di Luigi Palamara della proclamazione di Giuseppe Falcomatà a Reggio: https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10217014400772366&id=1237628419

Salvini ricompatta la destra reggina e spinge il candidato sindaco Minicuci

Con le spalle allo Stretto, tutti stretti intorno a Matteo Salvini, per dare certezza del sostegno al candidato “unico”, Nino Minicuci, aspirante sindaco della Lega, con l’appoggio della coalizione di centro-destra formata da Forza Italia e Fratelli d’Italia. Una serata che ricompatta la destra confusa e lacerata, a Reggio, dopo settimane di tirammolla sulla scelta del candidato.

Ad accogliere Salvini tutto lo stato maggiore della destra calabrese, capitanata dalla presidente Jole Santelli  e scortata dalla coordinatrice di Fratelli d’Italia Wanda Ferro. Poi ci sono praticamente tutti: l’on. Ciccio Cannizzaro, le deputata Maria Tripodi e Giusy Versace, l’uomo di Salvini in Calabria, Cristian Invernizzi, già commissario della Lega per il territorio regionale, e poi consiglieri regionali, aspiranti consiglieri comunali, una ressa incredibile di giornalisti, telecamere, telefonini, microfoni.

Introduce la serata la giornalista Giancarla Rondinelli, ma non ci sarà contraddittorio con la stampa. Giusto qualche frase strappata all’ingresso del Lido, a nessun giornalista è stato permesso di fare domande. Più che un incontro con la stampa per presentare il candidato “unico” si è trattata di una affollata convention del tributo obbligato. Salvini, reduce di una mattinata a Crotone e un pomeriggio a Catanzaro Lido, ha fatto un discorso pacato, da sovrano appena giubilato, che ha vinto l’opposizione interna e si sente regista di una apparentemente facile vittoria. Lo sarebbe stata sicuramente due mesi fa, se non ci fosse stato il tentennamento continuo di tutto il centro destra sulla scelta del/della candidato/candidata: oggi sembra ugualmente facile viste le evidenti defaillances di Falcomatà. Facile attaccare il sindaco uscente (anche dopo su la7 durante il programma In Onda), sulla spazzatura che, indegnamente “sporca” l’immagine (e no solo quella) della città o sull’acqua: il candidato Minicuci fa un discorso che affascina e conquista l’uditorio, parlando di imposte inique e perdite d’acqua, e finalmente parla di cassonetti “intelligenti per controllare chi scarica i rifiuti ma non paga la relativa tassa, immaginando un sistema di riciclaggio diverso per valorizzare i rifiuti. Poi, Minicuci, punta sull’orgoglio della Calabria: parla dei 50mila calabresi che vivono a Genova, e confessa il suo amore per Reggio e per tutta la Calabria: «guardate che i più innamorati di Reggio sono le persone che stanno fuori, quando siamo qui ci rode l’invidia – come diceva un poeta reggino (Giunta). Quando ci troviamo fuori facciamo le associazioni dei calabresi: io ne ho fondata una ad Ascoli Piceno e a Genova quella dei calabresi della Liguria, dove abbiamo fatto cose bellissime, come un corso per aiutare i ragazzi a partecipare ai concorsi pubblici, che io regalerò ai giovani di Reggio».

Salvini a Reggio Calabria

Salvini mantiene un profilo basso, accoglie i consigli di non apparire il nuovo Anassila agli occhi dei reggini, e ascolta come un ragazzo preparato a sostenere un esame e non vuole strafare. Gioca anche lui sui sentimenti d’orgoglio calabrese, poco ci manca che si metta a ballare la tarantella per professare la sua gioia di stare in riva allo Stretto, ma sa bene che non sarà una passeggiata. Gli inguaribili ottimisti parlano di vittoria al primo turno, Salvini, invece, ci va cauto, sarebbe bello – dice – ma non dà niente per scontato. E ha capito che il centro-destra da vittoria certa a tavolino stava per restare fuori dello stadio. Lo hanno capito soprattutto le varie anime della destra reggina che hanno, per incanto, capito che solo uniti possono vincere, senza stravincere.

Salvini ha confessato che quando ha preso in mano la Lega non immaginava che sarebbe arrivato in Calabria: ringrazia i calabresi che sono intorno a lui, che rappresentano la realizzazione d’un sogno «perché non bisogna porsi limiti nella vita»: spiega di essere arrivato in ritardo perché è andato a vedere la muraglia di spazzatura di Ciccarello. «Non chiedo a Nino i miracoli – dice – ma chiedo di restituire ai reggini l’onore e la normalità quotidiana: strade pulite e acqua che esce dai rubinetti, per cominciare». Rilancia la palla agli elettori del centro-destra: il destino di Reggio è in mano a voi, io metto una piccolissima matt0nella in  quella casa che dovete costruire voi». Applausi, e selfie a volontà per chiudere la serata reggina. Lo slogan di chiusura è: lavoro, sicurezza e bellezza. Domani è un altro giorno, la campagna elettorale è appena iniziata. (s)