Non riconfermato il meridionalista Peppe Provenzano al Ministero per il Sud

Costituisce sicuramente, per il Mezzogiorno, una profonda delusione la mancata riconferma del ministro per il Sud Peppe Provenzano: al suo posto è stata scelta la vicepresidente della Camera Mara Carfagna, in quota Forza Italia. Provenzano, evidentemente, per il Partito democratico era una figura sacrificabile nel difficile equilibrio che andava raggiunto per mettere insieme questo governissimo dalle improbabili (almeno fino a qualche settimana fa) alleanze.

E la classica conferma che chi lavora bene non viene considerato per quello che ha fatto, ma vale molto di più il suo peso politico all’interno del partito. E Provenzano era un peso leggero, in seno ai dem, e nonostante l’ottimo lavoro svolto non ha trovato la dovuta considerazione che si sarebbe meritata. Il suo Piano per il Sud (100 miliardi in dieci anni) presentato con grande enfasi insieme con il presidente Giuseppe Conte e la ministra dell’istruzione Lucia Azzolina esattamente un anno fa a Gioia Tauro, qualche giorno prima che scoppiasse la pandemia. Un bel progetto, colossale se vogliamo, ma con un impianto serio e buone possibilità di essere svolto con convinzione fino in fondo. Purtroppo il coronavirus ha bloccato tutto e molte cose buone previste nel Piano per il Sud non state nemmeno prese in considerazione nella prima bozza del Recovery Plan. Provenzano proveniva dalla Svimez, dove, con buona probabilità, tornerà a fare il vicedirettore, a occuparsi di Mezzogiorno, salvo che non si riesca a individuare per lui una collocazione da sottosegretario proprio nel Ministero per il Sud.

La Carfagna – che ha guidato con piglio preciso e competenza la Camera quando chiamata a svolgere le funzioni di vicepresidente – ha la buona abitudine di affrontare con la dovuta competenza gli incarichi che le vengono affidati: non butti via le idee fin qui maturate da Provenzano e faccia tesoro delle sue competenze da uomo del Sud. Tutto il Mezzogiorno, siamo certi, le sarebbe riconoscente. (s)

IL TRASFORMISMO, UN MALE ANTICO AL SUD
PROVENZANO: +SVILUPPO, MENO CLIENTELA

Coniugare sviluppo ed equità: il ministro per il Sud e la Coesione sociale Peppe Provenzano, in un’intervista all’Huffington Post, spiega che il meridionalismo è nel dna della sinistra e perché è critico nei confronti del Reddito di Cittadinanza. «Non è e non poteva essere – afferma il ministro una politica per creare lavoro. Anzi, va modificato l’impianto proprio su questo aspetto. Ma quando sento parlare, anche sinistra, “gente pagata per stare sul divano” lo trovo rivelatore di un atteggiamento inaccettabile. A meno che non vuoi fare la “sinistra da salotto”».

Provenzano proviene, com’è noto dalla Direzione della Svimez, l’Associazione per lo Sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno fondata nel 1946 da Pasquale Saraceno, Donato Menichella, Nino Novacco, Francesco Giordani e Rodolfo Morandi. Sono cambiati i tempi, è cambiato il mondo delle relazioni lavoro-industria, ma resta la grande lezione di Saraceno che aveva messo in pratica l’idea di un nuovo meridionalismo sulla scorta del dibattito avviato alcuni anni prima dall’Iri col presidente Alberto Beneduce e il direttore generale Menichella. Il ministro non ha mai fatto velo di essere un meridionalista convinto che però tiene gli occhi bene aperti sulla complessità del momento che l’Italia sta attraversando. Il suo Piano per il Sud (100 miliardi in dieci anni, presentato col presidente del Consiglio Giuseppe Conte a Gioia Tauro a metà febbraio, qualche settimana prima che scoppiasse la pandemia da Covid, è momentaneamente “a bagnomaria” e non potrebbe essere diversamente, ma gli obiettivi di perseguire una politica di riequilibro nel divario nord-sud sono sempre in primo piano.

Con il giornalista Alessandro De Angelis l’Huffington Post, Provenzano parla della crisi del Movimento Cinque Stelle e del futuro dell’accordo di governo: «C’è una discussione al loro interno, che noi rispettiamo. Quel movimento era espressione dell’antipolitica. Ma l’antipolitica, a mio avviso, è arrivata al capolinea. Stanno finalmente emergendo posizioni coraggiose, come quella del Ministro Patuanelli che chiede al movimento “una scelta di campo”. C’era quella frase di Bobbio: “Si interrogano sul loro destino e non hanno capito la loro natura. Capiscano la loro natura e risolveranno il problema del loro destino”. Ecco, il M5S deve sciogliere il nodo della sua natura, da questo dipende anche il destino dell’alleanza».

Un argomento di stretta attualità è l’antipolitica e i numeri che sorreggono il Governo. «La parola voto – ha detto il ministro Provenzano – non può essere mai un tabù in democrazia. Ma nella nostra democrazia la pronuncia il Presidente della Repubblica. Il Governo ha gestito la crisi più difficile dal dopoguerra, guadagnando prestigio e considerazione internazionale e anche tra gli italiani. Ora ha una grande opportunità, grazie alla svolta europea, uscire da questa crisi con più equità e sviluppo. La vita del Governo è legata a mio avviso solo a questo: essere all’altezza di questa sfida, che l’Italia non può sprecare». E su come si sono pronunciati gli italiani sul taglio dei parlamentari: «Quel referendum non era il trionfo, ma il canto del cigno dell’antipolitica. Ecco perché abbiamo fatto bene a non regalare e relegare a quel campo il 70 per cento degli italiani che ha votato Sì. Ho sempre detto che nel No c’era una domanda di buona politica che è nel nostro Dna. Ora dobbiamo raccoglierla nel processo riformatore che, grazie al Pd, mettiamo in campo. Ma sull’antipolitica servirebbe un ragionamento più di fondo».

Dice Provenzano: «L’antipolitica è una malattia cronica dell’Italia, che si riacutizza quando la politica diventa impotente. Ma facciamoci una domanda: quale è la sua radice? La Casta è stata solo un formidabile innesco, ma la polvere era il senso di frustrazione delle persone. Con l’austerità, con il neoliberismo, la politica si era legata le mani. “Non c’è alternativa” è stato il motto con cui si portavano avanti politiche antisociali. Ma se non c’è alternativa, la politica a che serve? Allora è solo un costo. Ora siamo in una fase del tutto nuova. C’è stata una svolta sul terreno economico-sociale, non solo rispetto al governo precedente, ma rispetto a una stagione lunga. Dopo la pandemia, la politica torna a incidere e si è dotata degli strumenti per migliorare la vita delle persone».

Incalzato dal giornalista, Provenzano parla della clientela e del trasformismo della politica a proposito dei risultati delle regionali: «Penso che il trasformismo sia il male antico dell’Italia e soprattutto del Sud. Che si può nascondere dietro il proliferare di liste civiche e personali. Ma il punto politico è che il Sud ha detto No a Salvini. E infatti la destra si sta interrogando. Io mi batto per un Sud libero, anche dal ricatto del bisogno. Le clientele non le batti con il moralismo, ma con lo sviluppo e il lavoro buono. Per questo ora dobbiamo avere al Sud un Pd all’altezza». (rrm)

L’impegno di Giuseppe Provenzano, un anno da ministro per il Sud

Un anno da ministro per il Sud. Meridionalista convinto, Giuseppe Luciano Calogero, meglio conosciuto come Peppe, Provenzano (ex Svimez) è seriamente impegnato per superare il divario Nord-Sud e offrire opportunità di crescita a tutte le regioni del Mezzogiorno, com’è nella mission del suo ministero. Provenzano ha raccolto in un video le tappe di questo laborioso e, spesso fruttuoso, anno di lavoro. Ve lo proponiamo, insieme con le dichiarazioni del ministro.

«Un anno è passato – scrive su Facebook Peppe Provenzano –, a volte mi sembra una vita, altre appena ieri. Sarà per le emozioni e le preoccupazioni, la passione e qualche volta la rabbia, che hanno accompagnato tutti questi giorni senza tregua, e specialmente i momenti più difficili dell’emergenza. Ho provato a essere sempre, come diceva una grande Madre costituente, né al di sopra né al di sotto del ruolo istituzionale ricoperto. Ma le ricorrenze, soprattutto in politica, valgono davvero poco. Contano i fatti. E gli atti, le norme, i numeri che scorrono in queste immagini ci ricordano che forse mancava da decenni un impegno così deciso di Governo a colmare i divari territoriali. Serve ancora molto, lo so. Ma ora abbiamo un’occasione storica che non si può sprecare: idee, progetti, strumenti e risorse per rilanciare il #Sud e i luoghi marginalizzati, perché così l’Italia uscirà dalla crisi con un nuovo sviluppo, con più giustizia sociale e ambientale, con più equità. E oggi tutto questo significa, finalmente, Sud».

https://www.facebook.com/peppeprovenzano82/videos/303335014296853

CALABRIA, LA FISCALITÀ DI VANTAGGIO
RILANCIA INVESTIMENTI E OCCUPAZIONE

Le risorse che arrivano dall’Europa, dopo la pandemia, possono servire a sostenere misure straordinarie per tutto il Mezzogiorno e la Calabria. Per esempio, come propone il ministro per il Sud Peppe Provenzano, a mettere in pratica una cosiddetta fiscalità di vantaggio per il Sud, finalizzata al lavoro, con un – dice il ministro – «abbattimento del 30% dei contributi previdenziali a carico delle imprese e un incentivo specifico per le donne, perché la questione meridionale è femminile». Per creare lavoro la priorità – afferma Provenzano –è il rilancio degli investimenti pubblici e privati. La via è il Piano Sud 2030 che oggi è parte del Piano Nazionale di Riforme, ma la situazione è straordinaria e non possiamo rassegnarci al rischio di una ripresa senza occupazione, per questo servono misure straordinarie».

In una intervista al Corriere della Sera il ministro Provenzano aveva espresso la sua preoccupazione per la situazione economica del Mezzogiorno. «La crisi è senza precedenti – ha dichiarato a Federico Fubini  del Corriere –, l’impatto economico è maggiore al Nord ma quello sociale è peggiore al Sud: la Svimez stima 380 mila posti di lavoro in meno. Rischiamo una voragine occupazionale e poi una ripresa senza creazione di posti». Il giornalista ha fatto presente che una misura del genere costa cinque miliardi l’anno: come si finanzia? «Sulle coperture – ha replicato Provenzano – si può discutere, vanno valutati anche gli effetti fiscali positivi. Per il 2020 si potrebbe coprire con le risorse europee del fondo di React EU destinate alla coesione».

Fubini ha fatto notare che Carlo Bonomi di Confindustria propone di legare i salari alla produttività in azienda, senza scaricare i costi del lavoro sul bilancio pubblico:
«Bisogna guardare alla produttività di tutti i fattori, e per questo il rilancio degli investimenti pubblici e privati è fondamentale. Quel che serve anche alle imprese è recuperare un clima di fiducia, che si fonda anche nell’investire sulle infrastrutture. Incluse quelle sociali, come un ospedale o una scuola, priorità del Piano Sud».

Il progetto di Provenzano – che conta di portarlo a compimento entro agosto, ha trovato largo consenso tra i sindacati. Per il segretario generale di Cisl CalabriaTonino Russo, le proposte su cui sta lavorando il ministro per il Sud e la Coesione Territoriale, Peppe Provenzano, vanno nella giusta direzione: «non un generico taglio delle tasse», ma «una riduzione del costo del lavoro al Sud con un taglio del 30% dei contributi previdenziali a carico delle imprese” perché “la priorità resta il rilancio degli investimenti pubblici e privati».

«La proposta – ha dichiarato il segretario Russo – va nella direzione che la Cisl da tempo auspica: non servono, infatti, forme di assistenzialismo vecchie e nuove che non risolvono i problemi, ma anzi li aggravano. Garantire più incentivi e più agevolazioni fiscali alle imprese che si impegneranno a non licenziare, a quelle che investiranno nel Mezzogiorno e che creeranno nuova occupazione, è una risposta all’altezza di una crisi che rischia di deflagrare come una vera e propria bomba sociale».

«Lanciamo un appello al Governo – ha sottolineato il segretario generale della Cisl calabrese – perché si consideri il Mezzogiorno come grande priorità per tutto il Paese e perché sugli investimenti programmati e da programmare il Governo ascolti i territori, a partire dalle scelte sull’alta velocità che, a parità di investimenti, chiediamo siano riconsiderate nella direzione dell’Alta Velocità Larg, di ultima generazione».

«Così come chiediamo alla Regione – ha proseguito Russo – che il tavolo del partenariato per la programmazione 2021-2027 della spesa dei fondi comunitari insediato nei giorni scorsi sia davvero occasione di ascolto, confronto e condivisione al fine di individuare le priorità per la Calabria. È il momento, infatti, di programmare perché le risorse europee – quelle ordinarie, quelle provenienti del Recovery fund e, lo ribadiamo, anche dal Mes per rimettere in ordine la Sanità calabrese – siano valorizzate al meglio puntando su innovazione, reti digitali, istruzione e formazione, infrastrutture, mobilità sostenibile e alta velocità, tutela dell’ambiente, messa in sicurezza del territorio e difesa del suolo, tutela del mare e depurazione (abbiamo proposto un “Cis mare pulito”), efficienza della pubblica amministrazione, nuova politica industriale, agroalimentare, rilancio dell’artigianato, del turismo e delle politiche sociali, individuando le forme più efficaci per contrastare le infiltrazioni della criminalità».

«Questi temi e, in generale, il piano di sostegno e di rilancio dell’economia – ha concluso Tonino Russo – saranno venerdì 7 agosto, a Lamezia, al centro dei lavori del Comitato esecutivo di Cisl Calabria, al quale parteciperà il Segretario generale aggiunto della Cisl, Gigi Sbarra, per una riflessione comune che sarà senza dubbio di grande interesse». (rrm)

 

ITALIANI ALL’ESTERO: UNA COMMISSIONE
«C’È UNA GRANDE ITALIA OLTRE L’ITALIA»

di SANTO STRATI – Si sta discutendo in questi giorni alla Commissione Esteri della Camera sulla necessità di istituire un’apposita Commissione parlamentare dedicata agli italiani all’estero. È un’esigenza più volte sottolineata dai nostri deputati eletti nelle circoscrizioni estere, come per esempio l’on. Nicola Carè, Eugenio Sangregorio e Mario Borghese o i senatori Adriano Cario e Ricardo Merlo (sono 18 in tutto i parlamentari eletti fuori dall’Italia), perché gli italiani all’estero (e moltissimi sono i calabresi, non dimentichiamolo) costituiscono una grande risorsa per il Paese.

Convocato in audizione alla Camera il ministro per il Sud e la Coesione territoriale Peppe Provenzano non ha avuto esitazioni per confermare la sua convinzione sulla magnifica opportunità che la Commissione può rappresentare: «punto di raccordo stabile tra Parlamento e Governo – ha detto il ministro – per lavorare sulla coesione territoriale, che da punto di debolezza deve diventare punto di forza».

Il ministro Provenzano alla Commissione Esteri della Camera, ha messo in evidenza che «la pandemia ha dimostrato che le istituzioni da sole non ce la fanno e hanno bisogno di costruire alleanze. In questo senso, tutte le associazioni degli italiani all’estero possono offrire un quadro prezioso al nostro Paese. L’istituzione di una Commissione parlamentare per le questioni degli italiani all’estero, secondo il ministro significa offrire «un luogo stabile in cui far convergere analisi e iniziative» e può essere essenziale, anche come «straordinaria occasione per ricollocare l’Italia nel posto che merita sullo scenario globale. C’è una grande Italia oltre l’Italia – ha aggiunto Provenzano –. Non possiamo rinunciare soprattutto all’enorme patrimonio dei giovani: l’idea della Rete dei talenti è stata pensata proprio per contribuire a percorsi di nuova internazionalizzazione del nostro Paese». Il ministro Provenzano ha sottolineato che in Italia il problema «non è che i giovani se ne vanno ma che questa dinamica si inserisce nell’incapacità di attrarre capitale umano. I giovani devono potersene andare ma avere anche la possibilità di poter tornare».

È un discorso ricorrente quello della fuga dei nostri migliori cervelli al Nord o nei Paesi esteri che sanno vaorizzare competenze e capacità: la Calabria – lo ripeteremo fino alla noia – forma e specializza una classe di scienziati che sfiora l’eccellenza e, non a caso, trova immediata collocazione nei centri di ricerca più importanti di tutto il mondo. Sono risorse che vengono adeguatamente  individuate e valorizzate e così, il capitale umano della nostra terra va ad arricchire altri Paesi, altri territori, quando potrebbe (e vorrebbe) trovare vicino casa, vicino agli affetti, alla famiglia, agli amici, al compagno a alla compagna, lo spazio per costruire il proprio futuro. Occorre, dunque, invertire la tendenza, richiamare i nostri giovani scienziati, specializzati, laureati in Calabria, ma emigrati per mancanza di prospettive, offrendo però concrete opportunità di lavoro e di crescita. Immaginate il contributo che una massa di giovani scienziati (e ce ne sono) calabresi che tornano a offrire capacità e competenze al servizio della loro terra: quale migliore occasione di sviluppo per la Calabria che sta, finalmente, guardando al futuro con occhio attento e non più distratto, che sta pianificando e preparando progettualità che permettano di crescere e creare occupazione e lavoro. La ricerca scientifica è una delle carte vincenti nella proiezione di una Calabria destinata a diventare la California d’Europa. È già avvenuto con la Silicon Valley, in California, e guarda caso, è uno scienziato calabrese che tornerà proprio dalla California a sperimentare una sorta di Silicon Valley nell’area di Lamezia Terme con il Renato Dulbecco Institute. Roberto Crea, reggino di Gallico,, da 40 anni vive negli Stati Uniti dov’è diventato un biotecnologo di fama mondiale. Per il progetto ideato dal prof. Pino Nisticò con la Fondazione intitolata al premio Nobel catanzarese Renato Dulbecco, è pronto a tornare in Calabria a condividere competenza e conoscenza con i giovani ricercatori calabresi. Ci sono eccellenze tra i nostri giovani ricercatori che aspettano solo di potersi esprimere e mostrare le proprie capacità.

Il ministro Provenzano, un meridionale che conosce molto bene le criticità e i problemi del Mezzogiorno (ha lavorato per anni nella direzione della Svimez), sa bene di cosa parla. «La perdita del primato demografico – ha detto ai componenti della Commissione Esteri – è un elemento di preoccupazione anche rispetto alle dinamiche sociali ed economiche di medio e lungo periodo. Un fenomeno che non riguarda solo il Sud ma anche il Nordest e il Nordovest, dove si registrano flussi migratori verso l’estero. Il nesso con la dinamica demografica restituisce un Paese sempre meno giovane che incide sull’equilibrio del sistema di welfare e sulla tenuta sociale del Paese. Esiste un paradosso tutto italiano: siamo ancora tra i Paesi più industrializzati al mondo e allo stesso tempo siamo il Paese che ha raggiunto l’ottavo posto nell’incidenza del numero di emigrati verso altri Paesi industrializzati. Questa duplice posizione non dovrebbe esistere e rappresenta un elemento che vincola sviluppo del nostro Paese. È un dato su cui riflettere anche alla luce della dinamica demografica del nostro Paese, caratterizzata da un crollo della natalità, influenzata dai flussi migratori delle nuove generazioni».

Provenzano ha voluto  poi porre l’accento sul tema dell’internazionalizzazione «che nel Mezzogiorno ha delle linee di intervento importanti, a cominciare dalle Zes, rispetto alle quali noi abbiamo anche il dovere di avviare un canale informativo importante». E ha insistito sulle «forti opportunità» del turismo, «principale leva che il Mezzogiorno deve attivare per il suo sviluppo, che ha ampie potenzialità inespresse». Un settore che ha subito «un duro colpo» dalla pandemia di Covid e da dove adesso si può ripartire per la crescita. Da questo punto di vista per il ministro «gli italiani all’estero possono essere un utile alleato» perché «nel corso di questi anni il cosiddetto ‘turismo di ritorno delle origini’ è stato una leva molto importante».

C’è da notare che la proposta dell’istituzione di una Commissone ad hoc per gli italiani all’estero andrebbe a colmare la riduzione dei parlamentari italiani eletti all’estero (che passeranno se il referendum confermerà la legge costituzionale) da 18 a 12.

Secondo l’on. Carè «Tale decisione politica è in totale controtendenza con la massiccia ondata migratoria che sta coinvolgendo i nostri connazionali. La storia del voto si intreccia in maniera indissolubile con quella della nostra Repubblica e delle sue istituzioni democratiche di cui costituisce il più pieno esercizio: operare una più equa ripartizione del voto, consentendo anche ai connazionali all’estero di esprimere la loro opinione sull’orientamento politico del Paese, è stato e deve essere un imperativo categorico delle istituzioni.   (s)

Quasi 43 i milioni per i comuni della Calabria
destinati a iniziative sociali, scuole e comunità

Dei 300 milioni destinati ai Comuni del Mezzogiorno dal Fondo Infrastrutture sociali, ben 42.878.013 andranno alla Calabria: lo ha annunciato il ministro per il Sud e la Coesione Sociale Peppe Provenzano. La somma, ripartita in quattro anni, è stata sbloccata, dopo un confronto con l’Associazione dei Comuni d’Italia (Anci) e con la presa d’atto della Conferenza Stato-Città. Sono risorse destinate a privilegiare le amministrazioni locali del Mezzogiorno e in particolar modo le città piccole e medie. I fondi sono destinati a nuovi interventi, manutenzioni straordinarie, su scuole, strutture e residenze sanitarie, edilizia sociale, beni culturali, impianti sportivi, arredo urbano, verde pubblico e altri ambiti della vita sociale.

Ripartizione fondi sociali Calabria

Le somme sono state ripartire secondo un criterio inversamente proporzionale alla popolazione di riferimento, proprio per avvantaggiare i piccoli comuni. In questo modo viene garantito anche a un comune di 500 abitanti un contributo totale di 32.000 euro (mentre un comune con popolazione maggiore di 250.000 abitanti riceverà un contributo totale pari a 655.000 euro), relativamente maggiore in pro capite. Si abbandona il criterio storico di attribuzione delle risorse e si pone attenzione alle zone deboli del paese per offrire a tutti i cittadini le medesime opportunità.

Soddisfatto il ministro Provenzano, convinto meridionalista (è stato vicedirettore della Svimez), il quale ha voluto sottolineare che «Grazie a questi trecento milioni le amministrazioni locali potranno investire subito per garantire servizi sociali e spazi pubblici, anche con piccoli interventi che contribuiscono a rilanciare, soprattutto dopo la pandemia, l’economia locale e la qualità della vita. Il decreto mette al centro i Comuni, e finalmente riconosce risorse adeguate anche ai piccoli e piccolissimi per prendersi cura delle persone e delle comunità, in ragione delle fragilità troppo spesso ignorate da un’azione pubblica che non deve più fare parti eguali tra diseguali».

Il ministro, in un post, ha sottolineato che «anche il rilancio della Strategia Nazionale Aree interne va avanti, lo dimostrano i 120 milioni di euro stanziati nel dl Rilancio a sostegno delle attività economiche, artigiane e commerciali e la nomina che ho appena firmato di Francesco Monaco coordinatore del Comitato nazionale delle aree interne, che con il suo profilo aiuterà a rinnovare la centralità e l’importanza di un punto di vista attento al protagonismo locale nella governance. Le aree interne, i comuni medi e piccoli sono un’opportunità. Lo abbiamo visto durante la fase più acuta della pandemia, mettiamola ora al centro della ripartenza».

Ha espresso la sua soddisfazione anche il Presidente dell’Anci Antonio Decaro, secondo il quale, «grazie alla collaborazione collaborazione tra il sistema dei Comuni e il governo, questo fondo potrà incidere su territori che hanno maggiori bisogni, come i centri piccoli e medi del Sud, e soprattutto in un settore che, mai come ora, ha esigenza di cure, quello del sociale: scuole, verde pubblico, impianti sportivi, arredo urbano, edilizia sociale potranno godere di interventi piccoli e grandi spesso indispensabili e urgenti. I Comuni sono ottomila centri di spesa diffusi su tutto il territorio. Ogni risorsa che ci viene affidata per realizzare o anche solo apportare migliorie al patrimonio di luoghi in cui si erogano i servizi sociali coglie due obiettivi, entrambi essenziali: migliorare l’aspetto e la fruibilità delle nostre città e paesi e attivare un’immediata circolazione economica a livello locale».

La dotazione più cospicua delle risorse destinate alla Calabria spetta a Cosenza con oltre 16 milioni (150 comuni), seguono Reggio con quasi 10 milioni e mezzo (97 comuni), Catanzaro con poco più di 8 milioni (80 comuni), Vibo Valentia 5 milioni (50 comuni) e ultima Crotone con poco più di 3 milioni (27 comuni). (rp)

E SUI BILANCI COMUNALI CONTE RASSICURA I SINDACI

Il sindaco metropolitano di Reggio Giuseppe Falcomatà. responsabile Mezzogiorno dell’Anci, ha riferito che «Il Presidente Conte ha accettato tutte le priorità sottolineate dai Sindaci e sono convinto che il Governo manterrà la parola data. Ci aspettiamo che al suo impegno personale ora seguano i fatti. Al più presto il Ministero delle Finanze deve individuare norme e risorse per mettere a disposizione i 3 miliardi indispensabili per far fronte ai servizi essenziali per i cittadini, oltre alle norme per mettere in sicurezza i bilanci comunali. Staremo a vedere».

«In queste settimane – ha detto Falcomatà – abbiamo lavorato insieme ai sindaci metropolitani per individuare gli aspetti prioritari per questa fase di rilancio servono più risorse, il doppio di quelle fino ad oggi previste, e strumenti normativi più incisivi per velocizzare le procedure e sburocratizzare i processi su alcuni aspetti fondamentali: le politiche per il sostegno alla famiglie, a partire dal rinnovo dei buoni spesa, il rilancio delle imprese, il trasporto pubblico locale, il turismo, ma anche una maggiore flessibilità finanziaria per i bilanci comunali, la sospensione dei piani di riequilibrio e poteri commissariali per procedure più veloci e meno burocratiche su appalti e lavori pubblici». «Su questi temi abbiamo ricevuto piena condivisione dal Presidente Conte – ha concluso – Ora ci aspettiamo che alle parole seguano velocemente gli atti necessari per dare seguito al piano per la ripresa socioeconomica dei territori». (rrc)

Il candidato governatore Nucera al ministro Provenzano: sostenere l’impresa locale

L’ex presidente degli industriali reggini, Giuseppe Nucera, candidato alla presidenza della Regione per  La Calabria che vogliamo, ha commentato le parole del ministro per il Sud, Giuseppe Provenzano, lanciando un appello per sostenere le imprese locali e l’avvio di nuove attività da parte dei giovani.

«Inutile riempirsi la bocca di belle parole  – dice Nucera – se i conti del Sud non tornano, il colpevole ha un nome e un cognome: investimenti pubblici. Dove sono finiti quelli programmati? Il ministro Provenzano apra un dossier. Sono previsti per le infrastrutture da Salerno in su 58 miliardi. Se Cristo si era fermato ad Eboli, adesso si è fermato a Salerno.  Sono mancate le risorse pubbliche destinate al Sud. Basterebbe analizzare i numeri del grande scippo, quello della spesa pubblica allargata, che ha dirottato più di 60 miliardi di euro dal meridione al Nord. Una frattura profonda che divide il Paese e che allontana i giovani, quasi sempre altamente professionalizzati».

Nel 2018 – secondo l’ultima stima della Svimez – sono stati investiti in opere pubbliche nel Mezzogiorno 102 euro pro capite rispetto a 278 nel Centro-Nord (nel 1970 erano rispettivamente 677 euro e 452 euro pro capite). Sempre secondo la Svimez, gli occupati al Sud negli ultimi due trimestri del 2018 e nel primo del 2019 sono calati complessivamente di 107 mila unità (-1,7%); nel Centro-Nord, invece, nello stesso periodo, sono cresciuti di 48 mila unità (+0,3%).
«Nell’ambito della mia attività come presidente di Confindustria Reggio Calabria avevo istituito lo sportello Lavoro&Imprese, avviando un ambizioso e importante progetto a sostegno dell’impresa locale, con particolare attenzione all’avvio di nuove attività da parte dei giovani del territorio. Servono dal governo proposte concrete perché se fallisce il Mezzogiorno fallisce il Paese». (rp)
Sulla televisione cosentina TEN (TeleEuropa Network) è andata in onda giovedì scorso una lunga intervista di Attilio Sabato a Giuseppe Nucera, che riproponiamo ai nostri lettori: