Il Comitato Civico Piazza De Nava incontra il Comune: Brunetti d’accordo che si deve modificare il progetto

di VICENZO VITALE – Non è andato tanto male, anche se non si è ottenuto ciò che si era chiesto ovvero la revoca del parere positivo da parte del Comune o quantomeno la sua sospensione in attesa della chiusura delle indagini da parte della Procura.

Il Sindaco f.f. è d’accordo che il progetto vada modificato in senso rispettoso della piazza così com’è, ovvero con l’accoglimento di tutte le proposte di modifica progettuale avanzate dalla Fondazione Mediterranea.
È già un buon risultato, e comunque l’inizio degli eventuali lavori non avverrà prima di agosto, 50° dei Bronzi, quindi non prima di ottobre.
In questi giorni il Sindaco Brunetti si incontrerà con il Soprintendente in modo informale e ci relazionerà: il contatto per una mediazione, quindi, è attivato. Ed è già abbastanza. Nel frattempo noi continueremo la lotta, dura e senza esclusione di colpi, legittimi ed etici, per come fatto fin ora, comunque tenendo informato il Sindaco, vista la sua disponibilità e apertura.
Vediamo cosa produrrà questa collaborazione con il Comune, che peraltro ha indetto un Consiglio Comunale aperto per il 31 gennaio. Da segnalare negativamente il terrore che incute la Soprintendenza all’Amministrazione, a mio avviso un po’ troppo succube. Si è potuto toccare con mano il potere di questa articolazione territoriale dello Stato, superiore a qualsiasi altro.
Una vergogna, che può essere bloccata solo un altra articolazione statale, la magistratura. Ed è su questo registro che dovremo agire con decisione e fermezza, non dimenticando comunque la via gerarchica e referendaria. La strada per la via della civiltà e della cultura sembra in salita, ripida ma non inaccessibile. Ci proveremo. (ev)

Brogli elettorali a Reggio, il 31 gennaio convocato il Consiglio comunale aperto

Il presidente del Consiglio comunale di Reggio, Vincenzo Marra, ha convocato per una seduta straordinaria, per il 31 gennaio, alle 9, il Consiglio comunale aperto dove si discuterà della vicenda dei brogli elettorali.

Inoltre, si discuterà sul nulla osta dei lavori di demolizione e ricostruzione di Piazza De Nava.

Le richieste di intervento da parte dei cittadini, enti ed associazioni interessati devono essere preventivamente prenotate attraverso l’invio di pec aI seguente indirizzo: presidente.consiglio@pec.reggiocal.it entro le ore 12.00 del 15.01.2022, con I’indicazione delle generalità dei richiedenti (persone fisiche o giuridiche). (rrc)

Enzo Vitale al soprintendente Sudano sul progetto “demolitivo” di Piazza De Nava

Enzo Vitale, presidente della Fondazione Mediterranea, ha rivolto dieci e più domande al Soprintendente Fabrizio Sudano, in merito all’iter progettuale demolitivo di Piazza De Nava di Reggio Calabria.

«Le domande – ha spiegato Vitale – si pongono partendo da dati oggettivi e documentati oltre che citando le fonti. Ci si aspetta una risposta chiara e inequivoca anche per porre rimedio al grave vulnus democratico fin ora generato».

1. Ai sensi del d.l. 490/99 già legge 1497/39, Piazza De Nava è soggetta a vincolo paesaggistico-ambientale. Così si legge in certificazioni del Comune di Reggio Calabria. Quale valore attribuire a questo vincolo? È compatibile con la progettualità demolitiva approvata in Conferenza dei Servizi?

2. Nel rendering del progetto definitivo si nota un palo di illuminazione che quasi supera in altezza l’edificio museale. Gli scavi per la sua erezione saranno compatibili con i vincoli derivanti dalla sottostante necropoli, la cui esistenza è stata più volte ricordata dalla stessa Soprintendenza?

3. Sempre nel progetto approvato in Conferenza dei Servizi, all’angolo inferiore lato sud è presente una grande fontana a zampilli. La sua presenza è compatibile con il mantenimento dei pilastrini che, secondo quanto dichiarato, dovrebbero essere smontati, restaurati e ricollocati in situ?

4. Il rendering progettuale mostra la totale demolizione (termine ripreso dal progetto) dell’impianto storico della piazza mentre in altra sede si afferma non esservi demolizione ma addirittura un rafforzamento dell’identità dei luoghi. Potrebbe spiegare questa oggettiva contraddizione?

5. Nella piazza abbiamo la convivenza di tre stili: l’umbertino, il liberty e il razionalista. Come contempera la mission ministeriale della Soprintendenza sulla tutela e conservazione della memoria storica dei luoghi con la distruzione di questa particolarità tipica della piazza?

6. Nel rendering, da diverse prospettive, si nota la mutilazione del basamento della statua, peraltro descritta nel progetto, con l’eliminazione delle fontane liberty a conchiglia. Questa evidenza fotografica è stata più volte in altre sedi negata. Come giustifica queste false affermazioni?

7. L’attuale pavimentazione della piazza, pur di materiale non di pregio, è storica ed identitaria in quanto uguale a quella dei marciapiedi di tutta la città. La decisione, sempre ribadita, di eliminarla è in linea con la mission della Sovrintendenza di salvaguardia delle pavimentazioni storiche?

8. Nella piazza sono presenti specie arboree di pregio, come evidenziato dalle associazioni ambientaliste, che nel progetto sono eliminate. È in grado di spiegare questa scelta progettuale che collide con attuali orientamenti architettonici d’arredo urbano?

9. Alle obiezioni della cittadinanza, che quasi all’unanimità non vuole la demolizione della piazza (98 per cento degli interventi registrati sui social), l’ufficio stampa del Mic ha risposto sui social con una nota infarcita di imprecisioni e lesiva dell’onorabilità di chi poneva le critiche. Ritiene che sia questa la modalità più corretta con cui un’importante articolazione territoriale dello Stato debba interloquire con la cittadinanza?

10. In dichiarazioni sulla stampa, ultima quella del 18 dicembre, sembra che alcune richieste di modifica progettuale fatte dalla Fondazione Mediterranea siano state accolte. Ma nulla è controllabile perché l’accesso agli atti le è stato negato. Ritiene che questo rifiuto sia conforme al dovere di trasparenza degli atti amministrativi?

11. Il progetto nasce all’interno della Soprintendenza e viene da questa gestito, senza controlli esterni. Ritiene che, in presenza di interessi personali, pur legittimi e garantiti dalla legge, le decisioni che si assumono abbiano la correttezza e l’imparzialità che dovrebbero avere?

12. Nell’audizione avuta in Conferenza dei servizi da parte della Commissione Regionale Beni Culturali, si afferma che il materiale lapideo dei pilastrini demoliti non andrà in discarica ma verrà riutilizzato per la pavimentazione della piazza, salvaguardando così la memoria storica dei luoghi. Questa oggettiva amenità (non saprei come altro definirla) è stata approvata dalla Commissione. Vuole spiegare come ciò è potuto accadere?

13. Nella stessa audizione si afferma che l’Università ha avallato il progetto. È un’affermazione falsa e, inoltre, alcune raccomandazioni dell’Università sul deflusso delle acque meteoriche sono state disattese. Può chiarire questo imbarazzante particolare?

14. Nei primi anni Duemila il Comune di Reggio ha avanzato un progetto di qualificazione conservativa della piazza, che comportava il rifacimento della pavimentazione, per un importo di duecentomila euro. La Soprintendenza ha posto tanti e tali di quei vincoli che il progetto è abortito. Oggi con una spesa di 30 volte superiore e con un progetto tutto interno alla Soprintendenza, questi stringenti vincoli non ci sono più. Può spiegare questa inversione di 180 gradi di giudizio e valutazione, in modo da sgombrare definitivamente il campo dalle circolanti voci di un interesse, pur legittimo, della Soprintendenza a effettuare i lavori?. (rrc)

L’OPINIONE/ Enzo Vitale: I due pesi e due misure della Soprintendenza: Restauro per il Lido, demolizione per Piazza De Nava

di ENZO VITALE – Cosa ci si aspetta da un’articolazione periferica dello Stato? Passati ormai i tempi dei canuti e severi funzionari pubblici, ci si aspetta quantomeno una linea certa e inequivocabile, un rispetto della mission ministeriale che non faccia eccezioni di sorta. In altri termini, pur prescindendo dalla valenza professionale dei travet della Soprintendenza, sotto alcuni aspetti discutibile, il minimo che si chiede loro è di essere coerenti, almeno con sé stessi.

Invece a Reggio accade esattamente il contrario. Un giorno si decreta che le vecchie cabine del lido comunale, fatiscenti e inutilizzabili e probabilmente irrecuperabili, sono un bene storico e architettonico da tutelare e da salvaguardare con un “restauro conservativo”, nonostante che siano state edificate negli anni Settanta.

Il giorno dopo si decreta che la storica piazza De Nava, simbolo della ricostruzione reggina dopo il sisma del 1908, uno pochi esempi di sincretismo architettonico con presenza di ben tre stili (umbertino eclettico, liberty floreale, razionalista italiano), non sia di nessun valore né artistico né storico e che, pertanto, si debba radere al suolo per edificarvi al suo posto uno “spazio ampio” in cui tenere “mostre, esposizioni ed eventi folkloristici” (testuale dal progetto della Soprintendenza).

Destini incrociati, quindi, ma accomunati da un insieme di atti amministrativi stiracchiati e improbabili con ampie zone razionalmente incomprensibili, che lasciano intravedere la possibilità che la Soprintendenza abbia una visione e un atteggiamento che collide con il maggiore interesse della collettività, in ossequio a interessi pur legittimi ma diversi e distanti.

Basta osservare il tortuoso iter della progettualità del Lido: una ditta ricorre perché nel bando non era esplicitata chiaramente la possibilità della demolizione; la Soprintendenza decreta he le cabine lato nord sono un bene storico perché risalenti agli anni Trenta; la stessa viene sbugiardata perché le cabine sono costruite nel dopoguerra; l’Ente rilancia riuscendo a trovare attestazioni che le cabile lato sud sono “opera artistica”; la ditta ricorrente, che ha presentato il progetto di restauro,  vince la tenzone grazie all’intervento della Soprintendenza; quest’ultima opera in ambiti che sensu stricto non le competerebbero; nelle compagini proprietarie di ditte coinvolte, sembra vi possano essere soggetti vicini a persone in familiarità con Palazzo san Giorgio.

Tutto legale, o almeno così sembra, ma certamente non eccessivamente lineare.

Fatto sta che il lido si trova ancora nelle condizioni in cui lo osserviamo e la maggiore colpa è proprio della Soprintendenza con le sue prescrizioni. Ripetiamo, fatte nel rispetto della legge ma certamente non funzionali al maggiore interesse della collettività. (ev)

[Enzo Vitale è presidente della Fondazione Mediterranea]

L’OPINIONE/ La Calabria e quel bisogno “assoluto” di competenze

di SANDRO DATTILO – Da molto tempo registro continue lamentele sull’inefficienza delle strutture a cui è demandato il compito di conservare mantenere il patrimonio culturale del nostro territorio. Aldilà dell’attuale oggetto in discussione, il rifacimento di Piazza De Nava, vi siete mai chiesti il motivo di questa inefficienza? Quale sia la reale mission della Soprintendenza? Chi governa l’ufficio? Quali siano le competenze tecniche culturali che governano?
Se vi siete posti questi interrogativi e avete dato le giuste risposte dovreste rivolgere i vostri appelli (nel caso specifico a mio parere corretti) alla buona politica, non quella dell’amico ma quella delle competenze. E già perché una regione come la Calabria, ricca non di beni ma di veri tesori culturali, deve pretendere Soprintendenti capaci, che conoscono il territorio, lo difendano dagli attacchi dei novelli Attila, che sappiano indirizzarne ogni iniziativa di sviluppo; non c’è bisogno di Soprintendenti che operino una cristallizzazione dello stato di fatto ma un’armonica crescita nel rispetto delle peculiarità culturali e ambientali della nostra Terra.
Sono circa vent’anni che la Calabria è stata abbandonata dal Ministero già dei Beni Culturali che, distratto nel perseguire una serie infinita di modifiche regolamentari e norme, ha tralasciato di interessarsi della qualità e capacità del proprio personale, tecnici che sono la cerniera con il mondo reale, vero motore dell’intero sistema. Si potrà allestire il più bel ristorante del mondo ma senza il cuoco…
Per chi scrive sarebbe facile dire “ve lo avevo detto”, avendo preannunciato il disastro: piuttosto che rinvangare il passato, rinnovo un fortissimo appello alla classe dirigente reggina, e aggiungerei quella regionale, insieme ai politici di centrodestra e di centrosinistra che hanno il potere di incidere in questo vortice che sta distruggendo quello che rimane delle migliori risorse ambientali/culturali calabresi.

Vanno allontanati i mercanti dal Tempio, va richiesto un Soprintendente capace che sappia innanzitutto distinguere, tra i tanti che incontrerà, i farisei e i sadducei. (sd)

La Fondazione Mediterranea risponde al Mic su Piazza De Nava

La Fondazione Mediterranea contesta la lunga nota del Segretariato Regionale del MIC, firmata da Angelina De Salvo, responsabile ufficio stampa MIC, riguardante la progettata demolizione, chiamata “restauro”, di piazza De Nava cui si oppone la Fondazione Mediterranea e il Comitato Civico per la tutela e valorizzazione di Piazza De Nava.

Per la Fondazione, infatti, la «suddetta nota – si legge – presenta inesattezze e imprecisioni oltre ad affermazioni palesemente non vere».

«È evidente che la nota, pur non facendo nomi – si legge – si riferisce alla Fondazione Mediterranea, che da un semestre porta avanti un’informazione puntuale e corretta. La si vuole delegittimare accusandola di falso, infangando così il nome e la professionalità dei cittadini e delle associazioni che democraticamente, tramite la Fondazione, si oppongono al progetto».

In merito alla questione – dichiarata falsa dal Segretariato – della ditta che si è aggiudicata la progettazione che eseguirà i lavori, la Fondazione ha sottolineato come si tratti di un «particolare assolutamente ininfluente, anche se fosse vero. La nostra “denuncia” ha riguardato il fatto che un unico Ente: esegue il progetto preliminare; assegna il compito di redigere il progetto definitivo, che risulta un copia e incolla di quello preliminare; gestisce la conferenza dei servizi; assegna con gara l’esecuzione dei lavori; esprime il RUP; e, dulcis in fundo, designa anche chi avrà la direzione dei lavori. Il tutto valutato da una commissione beni culturali composta dai vertici dello stesso Ente. Un accentramento di poteri senz’alcuna possibilità di controllo esterno, antidemocratico soprattutto perché riguarda lo stravolgimento dell’assetto urbanistico di un tratto centrale della città».

Per quanto riguarda la questione che riguarda la prof.ssa che ha svolto «la propria gratuita consulenza è la stessa che poi si è espressa pubblicamente a favore del progetto» e che il Segretariato ha dichiarato falso, la Fondazione ha, invece, dichiarato che si tratta di una affermazione falsa.

«La direttrice del dipartimento Pau dell’Università Mediterranea, prof.ssa Francesca Martorano– spiega la Fondazione – contrariamente a quanto affermato dal RUP in audizione alla Commissione Beni Culturali, non ha mai approvato il progetto, limitandosi a un’analisi dello stato attuale dal punto di vista storico e urbanistico e, nelle conclusioni, ponendo alcune raccomandazioni, peraltro non accolte, sul deflusso delle acque meteoriche».

«Quindi è stata l’arch. Filocamo che ha affermato quanto riferito dalla De Salvo, non certo noi – ha spiegato ancora la Fondazione – che non abbiamo mai interloquito con la prof.ssa Martorano. Cosa che invece abbiamo fatto con la prof.ssa Marisa Cagliostro, sostenitrice del progetto, in un acceso confronto a distanza sulla stampa. Abbiamo sì parlato di conflitto di interessi, non di tipo economico ma narcisistico/amicale, per i pochi che si sono espressi positivamente sul progetto. Affermazioni che, dimostrate nella sostanza, ribadiamo. L’affermazione della De Salvo, quindi, è falsa, ambigua, tendenziosa e soprattutto sconnessa nei suoi contenuti, mescolando fatti diversi avvenuti in tempi diversi. Una vera fake news».

Altra questione su cui è stata fatta chiarezza, riguarda i compensi, dove la Fondazione ha ribadito che «Abbiamo semplicemente riportato i dati estrapolati dal bando che così dicono: importo cinque milioni, di cui 1.200.000 per Iva al 10%, direzione lavori e progettazione. Il compenso per la progettazione è di euro 270.000. Mai si è detto che questa cifra andasse nelle tasche dell’arch. Giuseppina Vitetta, estensore del progetto preliminare. Le percentuali sui lavori per i progettisti interni all’amministrazione, peraltro, sono regolamentate per legge. Un’altra fake news della dott.ssa De Salvo. Dalle fake stiano tracimando nella diffamazione».

«Nel progetto è prevista la mutilazione del basamento della statua con l’eliminazione delle conchiglie – spiega la Fondazione –. Si nega perfino l’evidenza: finanche l’immagine tratta dal progetto, e posta a corredo della nota pubblicata su CalabriaPost, ritrae la statua mutilata delle conchiglie. Grande scivolone del Mic, che non controlla le foto a corredo. Il bugiardo, si diceva, deve avere buona memoria: nel nostro caso deve stare più attento».

Altra questione, riguarda gli spazi che si ricaveranno da questo “restyling”, dove la Fondazione riporta quanto scritto nelle carte progettuali; «spazio ampio in cui tenere fiere, esposizioni ed eventi folkloristici».
«Anche stavolta si nega l’evidenza. La finalità dichiarata dei progettisti è indiscutibilmente anche questa. Mai parlato di mercati rionali, come “maliziosamente riportato nelle fake news” da parte della dott.ssa De Salvo» ha proseguito la Fondazione,  che ha ricordato come le Associazioni che  di sono opposte al progetto sono quelle presenti sul territorio, a partire dal Fai «per continuare con Amici del Museo, Legambiente, Soroptmist, Fidapa, Lions, ecc. ecc.)».
«Le conclusioni della nota, da noi definite bla bla a ragion veduta – continua la Fondazione – si arrampicano sugli specchi e fanno comunque anche riferimento ad eventuali modifiche progettuali operate dopo la chiusura della conferenza dei servizi. Non le possiamo confutare perché ci sono state negate le documentazioni che avevamo formalmente chiesto. Ma lo stile del bla bla è molto simile a quello usato dall’arch. Vitetta che, in audizione alla Commissione Beni Culturali ebbe a dire che l’identità della piazza, pur demolita, si sarebbe mantenuta riutilizzando il materiale lapideo di pregio residuale della demolizione dell’impianto storico per la pavimentazione della nuova piazza».
«Concludiamo le nostre note con le appena citate affermazioni della dott.ssa Vitetta – conclude la nota – paradigmatiche di tutto il progetto, poste in audizione alla Commissione Beni Culturali. Costituita da chi? Sempre dai soliti dirigenti della Segreteria Regionale del Mic. Sempre solo loro, inattingibili e ingiudicabili, che si audiscono tra di loro e pretendono di imporre i loro progetti demolitivi, a nostro avviso in contrasto con la mission ministeriale, senza un democratico confronto con la cittadinanza». (rrc)

Partita la petizione per ‘Salvare Piazza De Nava dalla demolizione’

Salviamo Piazza De Nava dalla demolizione. È così che si chiama la petizione lanciata dalla Fondazione Mediterranea e dal Comitato Civico Piazza De Nava, con cui si chiede di «bloccare questo progetto demolitivo della storia cittadina, della memoria collettiva e dell’identità dei luoghi» e indirizzata al sindaco di Reggio, Giuseppe Falcomatà e al ministro della Cultura, Dario Franceschini.

«La Soprintendenza ai Beni Architettonici di Reggio Calabria – si legge nel testo della petizione – ha approvato un progetto di completa demolizione della storica e centrale Piazza De Nava, antistante al Museo Nazionale Archeologico della Magna Graecia, edificata nel 1918».

«La Soprintendenza – prosegue il testo – vuole distruggere questo raccolto ed elegante salotto cittadino, altamente identitario e carico di storia, simbolo della ricostruzione post-terremoto 1908, e mutilare il monumento all’on. Giuseppe De Nava, artefice della ricostruzione, per costruirvi un banalissimo “vasto spazio” in cui sarà possibile tenere “mostre, esposizioni ed eventi folkloristici” (testuale dal progetto definitivo)». (rrc)

Link per firmare la petizione.

È nato il Comitato Civico per tutela e valorizzazione di Piazza De Nava di Reggio

A Reggio Calabria è nato un Comitato Civico per tutelare e valorizzare Piazza De Nava di Reggio Calabria, promosso dalla Fondazione Mediterranea e intitolato al compianto prof. Vincenzo Pamnuccio.

L’obiettivo del Comitato, che sarà guidato dai rappresentanti delle associazioni culturali reggine che si sono apertamente schierate contro il progetto della Soprintendenza, è quello di «operare, con responsabile senso civico e ponendo in essere tutte le legittime attività che si riterranno opportune, a favore della tutela e della valorizzazione della storica piazza reggina intitolata a Giuseppe De Nava, in un’ottica di maggiore comune interesse cittadino».

Il Comitato, infatti, è nato dall’esigenza, da parte della cittadinanza, «di far sentire la sua voce in merito a decisioni che stravolgono il loro vissuto di consapevoli cittadini, ovvero sul progetto di totale demolizione della storica piazza De Nava per edificarvi uno “spazio aperto” in cui tenere anche “fiere, mercati ed esposizioni”».

«Va ricordato – si legge in una nota – che il progetto demolitivo ha origine al di dentro della Soprintendenza reggina per i beni architettonici e paesaggistici ovvero intra moenia alla struttura amministrativa che per sua specifica mission avrebbe dovuto tutelare la memoria cittadina e l’identità dei luoghi. Un plateale quanto incomprensibile abbandono della mission ministeriale, fino a poco tempo prima ribadita con ferrea determinazione a proposito del Lido Comunale, sottoposto a tutela con i risultati di vergognoso degrado che tutti abbiamo sotto gli occhi».

«La cittadinanza, che non può avere più fiducia in un’articolazione dello Stato – continua la nota – che non ha più un indirizzo univoco e coerente ma che inverte totalmente giudizi e metodi a distanza di pochi anni, dopo essersi espressa quasi all’unanimità sui social contro la demolizione della piazza e la mutilazione del monumento, si costituisce ora in Comitato per attuare tutte quelle misure, anche di piazza, che saranno ritenute necessarie a impedire lo scempio della storia cittadina».

«In via estensiva – si legge ancora – tale mission si intende diretta anche a favore di tutto il patrimonio urbanistico storico-archeologico di Reggio Calabria e della Città Metropolitana».

«I termini politici, nel senso alto e nobile del termine – prosegue ancora la nota – la nascita di questo Comitato non va sottovalutata: un movimento civico spontaneo che democraticamente intende delegittimare l’operato di un’articolazione dello Stato sul territorio. La Soprintendenza rappresenta oggi un grumo di potere apparentemente inscalfibile, che incute timore a cittadini e amministratori».

«Lo dimostra – conclude la nota – la posizione ancillare e servente assunta dai dirigenti comunali che hanno dato il consenso alla demolizione di uno storico exemplum razionalista italiano della ricostruzione senza il più banale straccio di commento: un pavido “si” a una richiesta cui non si poteva rispondere negativamente. Ma cittadini liberi e con la schiena dritta non si piegano ai ricatti del potere». (rrc)

L’OPINIONE/ Francesco Arillotta: È tempo di stendere la coltre dell’oblio sul “Progetto Vitetta”

di FRANCESCO ARILlOTTADa due circostanziati ‘servizi’ apparsi sulla stampa (quando avremo comunicati ufficiali?), si è appreso che il Segretariato Regionale per la Calabria del Mibac e la Soprintendenza Abap, a seguito di non meglio precisate “prescrizioni” “pregnanti”, avrebbero incaricato un Gruppo Tecnico, interno alla Soprintendenza stessa, di rielaborare il cosiddetto Progetto Vitetta, riguardante l’ormai molto noto intervento sulla storica Piazza Giuseppe de Nava di Reggio Calabria.

Il tutto, sembra, allo scopo di garantire il mantenimento della sua ‘identità’ (forse si sono letta l’ordinanza sovrintendentizia del 2007). Una prima osservazione: se ciò rispondesse a verità – e la serietà professionale dell’articolista lo garantisce – gli organi statali sopra indicati, promotori e sostenitori di quel progetto, avrebbero finalmente riconosciuto che esso non garantiva la tutela della preziosa ‘identità’ della Piazza, per come da sempre sostenuto da chi, come noi, avversa quel progetto, e avrebbero deciso di intervenire, accogliendo, implicitamente, le contestazioni piovute   loro addosso da tutte le parti. Seconda osservazione: quali sono le fonti ed i contenuti di queste prescrizioni addirittura “pregnanti” (sic)?

Chi scrive, nella qualità di Presidente dell’Associazione “Amici del Museo di Reggio Calabria”, ha chiesto formalmente agli organismi interessati, ai sensi dell’art. 9 della legge 241\90, in quanto “associazione portatrice di interessi diffusi ”, di essere opportunamente e doverosamente informato; ma, ad oggi, nessuna risposta è pervenuta.

Sempre dai “servizi” in questione, queste modifiche consisterebbero nel fatto che le due fontane marmoree a conchiglia che ornano i lati del gruppo monumentale dedicato al fu ministro Giuseppe de Nava, che nel progetto venivano, incomprensibilmente eliminate e sostituite con due vaschette buone per i pediluvi dei turisti accaldati, resterebbero al loro posto. Ed anche il monumento non verrebbe spostato. Pure questo è un adeguarsi alle proteste sollevate da ogni dove.

Però, sembra che ciò fatto, il resto del progetto resterebbe integro. Infatti, si parla di smontaggio dei pilastrini in pietra locale, che, insieme alle balaustre tubolari, costituiscono la caratteristica artistica della piazza e la sua datazione stilistica. Verrebbe rifatta la pavimentazione, sostituiti gli attuali lampioni e data una  una rimodulazione alla flora esistente. In più si procederebbe alla eliminazione del manto di asfalto sulle quattro brevi strade che circondano la piazza. 

Ultima osservazione: ma veramente, per smontare 29 pilastrini, per mandare in discarica 36 tubi metallici, per  cambiare 250-300 metri quadrati di pavimento, per sostituire una dozzina di alberi, per asportare poco più di 200 metri lineari di asfalto (con grande sollazzo degli automobilisti reggini, che male direbbero in eterno l’autore di una così brillante idea!), per cambiare quattro lampioni, si dovrebbero impegnare 5 milioni di euro, cioè 10 miliardi delle vecchie lire? Ci sarebbe di che far intervenire la Corte dei Conti. Oppure c’è qualcosa del Progetto Vitetta (ancora lo spianamento totale della piazza) che in questa fase si preferisce non far emergere?

Cosa possono significare questi ballon d’essai, che sembrano lanciati per tenere buona l’opinione pubblica reggina? Potrebbero essere segnale di un disagio che il Segretariato Regionale e la Soprintendenza Abap (incarichi che, per una grave anomalia funzionale, coincidono nella stessa persona) avvertono? Forse ci si rende conto di essersi cacciati in un ginepraio, dal quale non si sa come uscire senza perdere la faccia? Pur “in modo rispettoso di ruoli e competenze”, come dice il mio amico Enzo Vitale di Fondazione Mediterranea, potremmo suggerire, a chi tocca, di rifarsi ai saggi, antichi comportamenti della Curia Romana, la quale, nei secoli andati, risolveva problemi di questo genere facendo scendere sulla spinosa vicenda la cortina del silenzio, stendendo una spessa coltre di oblio sul tutto.

Nel 2013, Reggio Calabria fu agitata dall’ipotesi del cosiddetto Progetto Di Battista, elaborato manco a dirlo dal Segretariato Regionale per la Calabria, che prevedeva un scavo profondo 12 metri su tutto il fronte del palazzo del Museo Nazionale, 103 trivellazioni in piena area archeologica e 3 cabine di sollevamento ascensori alte 4 metri sul marciapiede antistante proprio Piazza de Nava (che all’epoca, evidentemente, il Segretariato Regionale per la Calabria non considerava “l’anticamera del Museo”, come proclama ad alta voce oggi…).

Questa Associazione chiamò a raccolta tutte le forze culturali della città, per una decisa opposizione a tanto delirante scempio. Seguirono momenti di grande impegno civico ed alla fine, sulla base anche di un mio dossier articolato e documentato predisposto su incarico del Presidente, prof. Vincenzo Panuccio, il Ministero dei Beni e delle Attività culturali decise che non si procedesse ad ulteriori fasi di realizzazione del progetto stesso. E così la pace tornò in città, l’area Nord del centro urbano non venne rovinata, così come si vorrebbe fare oggi e, quasi nessuno ricorda più il pericolo che la Città aveva corso. Non ci sono altre soluzioni, più o meno pasticciate: la Città non lo sopporterebbe. Bisogna accantonare definitivamente il Progetto Vitetta; che non se ne parli più!

Passato tutto nel dimenticatoio, si potrà fare una seria valutazione di come utilizzare le somme disponibili (in proposito, va ricordato che lo stanziamento iniziale legato al “Progetto Di Battista”, di cui la somma investita nel Progetto Vitetta è derivazione, era di 10 milioni di euro; con quali criteri, e per quali interventi sono stati utilizzati i primi 5 milioni?), per arricchire e meglio valorizzare il patrimonio archeologico di Reggio Calabria. (fa)

L’OPINIONE/ Enzo Vitale: La debole difesa della Soprintendenza su Piazza De Nava

di ENZO VITALE – Dispiace dover pubblicamente stigmatizzare la nota della Segreteria Regionale del Mic ma, avendo riscontrato inesattezze e imprecisioni, ovvero affermazioni per nulla suffragate da fatti e documenti, si è obbligati in tal senso.

Procederemo in modo rispettoso di ruoli e competenze, rifacendoci sempre e comunque a quei fatti e documenti che dimostrano in modo inoppugnabile che le affermazioni della Segreteria Regionale sono solo parole senza valida documentazione a loro sostegno.

Queste parole non hanno alcuna corrispondenza, né con il progetto preliminare né con quello definitivo, approvato in sede di Conferenza dei Servizi. I progetti, infatti, prevedono la demolizione completa dell’esistente e la mutilazione del complesso monumentale. Questi sono fatti, non parole, e collidono in maniera plateale, senza se e senza ma, con le affermazioni della Segreteria Regionale.

Vero è che la Segreteria parla al futuro. Dovremmo crederle? La cittadinanza, di fronte a un progetto di demolizione e mutilazione dovrebbe starsene tranquilla, sperando che si mantenga la parola data sulle colonne di un quotidiano? Dovremmo credere che i progetti di cui sopra verranno rimodulati?

La Segreteria afferma che la demolizione sarà parziale, che non vi sarà la programmata mutilazione, e che così si farà “tornare la piazza alla sua originaria identità”. Ma come si possono fare queste affermazioni? Davvero a Catanzaro credono che la cittadinanza reggina abbia gli anelli al naso e aspetti in dono perline e specchietti? O che la cittadinanza sia analfabeta, tanto da non leggere nel progetto che si vuole creare uno “spazio aperto in cui tenere “fiere e mercati”? È questa idea di “identità” che ha in mente la Segreteria Regionale? Con quale animo i reggini possono ancora credere alle promesse che provengono da uffici catanzaresi?

Si afferma che le associazioni sono state in contraddizione fra di loro. Anche questo non corrisponde al vero. Tranne qualche isolata voce, in palese conflitto di interessi, e un Club che ha perorato la causa della piazzetta Alvaro, all’unisono il coro è stato contrario al progetto demolitivo. Non viene affatto citata la Fondazione Mediterranea, a fronte delle cui motivatissime obiezioni è slittato il primo termine di chiusura della Conferenza dei servizi, per far sì che la Commissione Cultura ascoltasse l’arch. Vitetta.

Come è andata a finire? Che la citata ha avuto l’idea di affermare che la pietra di Lazzaro, derivante delle previste demolizioni delle tracce di architettura razionalista italiana, coeve al Tempio della Vittoria e Piazza del Popolo oltre che caratteristiche della ricostruzione reggina, sarebbero state riutilizzate per la pavimentazione della nuova piazza. Questo è bastato per ottenere il placet anche dalla Commissione Cultura.

Lasciamo ai lettori la valutazione: giusto per fare un esempio è come se si deliberasse, mutatis mutandis, di abbattere il Colosseo per fare uno stadio e di mantenerne la sua memoria riutilizzandone le pietre.

La Segreteria Regionale, per giustificare la demolizione e la mutilazione, ha fatto sua questa idea. Non mi sembra di dover di aggiungere altro, in questa sede, tranne che sottolineare l’assoluta debolezza delle affermazioni a difesa di un progetto che viene rigettato dalla quasi totalità della cittadinanza (97%), e stigmatizzato con venature diversificate dagli esperti consultati, tra cui l’ex rettore della Mediterranea prof. Alessandro Bianchi e il presidente del Comitato Scientifico del Louvre, prof. Salvatore Settis.

Per concludere, pur nel rispetto di ruoli e competenze, si deve ribadire che le affermazioni fatte su queste colonne dalla Segreteria Regionale del Mic non hanno corrispondenza né con il progetto preliminare né con quello definitivo. Se non vi sono altri progetti, di cui non si ha conoscenza, quanto accaduto è un fatto di una assoluta gravità: chi ha una funzione pubblica ha l’ineludibile dovere di essere parte terza e oggettiva, nel comune interesse della cittadinanza, mentre quella che ci è stata proposta è una difesa, per nulla riuscita, di una progettualità che mortifica la storia cittadina e la memoria collettiva e l’identità dei luoghi. (rv)

[Enzo Vitale è il presidente della Fondazione Mediterranea]