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Piazza De Nava RC

L’OPINIONE/ Francesco Arillotta: È tempo di stendere la coltre dell’oblio sul “Progetto Vitetta”

di FRANCESCO ARILlOTTADa due circostanziati ‘servizi’ apparsi sulla stampa (quando avremo comunicati ufficiali?), si è appreso che il Segretariato Regionale per la Calabria del Mibac e la Soprintendenza Abap, a seguito di non meglio precisate “prescrizioni” “pregnanti”, avrebbero incaricato un Gruppo Tecnico, interno alla Soprintendenza stessa, di rielaborare il cosiddetto Progetto Vitetta, riguardante l’ormai molto noto intervento sulla storica Piazza Giuseppe de Nava di Reggio Calabria.

Il tutto, sembra, allo scopo di garantire il mantenimento della sua ‘identità’ (forse si sono letta l’ordinanza sovrintendentizia del 2007). Una prima osservazione: se ciò rispondesse a verità – e la serietà professionale dell’articolista lo garantisce – gli organi statali sopra indicati, promotori e sostenitori di quel progetto, avrebbero finalmente riconosciuto che esso non garantiva la tutela della preziosa ‘identità’ della Piazza, per come da sempre sostenuto da chi, come noi, avversa quel progetto, e avrebbero deciso di intervenire, accogliendo, implicitamente, le contestazioni piovute   loro addosso da tutte le parti. Seconda osservazione: quali sono le fonti ed i contenuti di queste prescrizioni addirittura “pregnanti” (sic)?

Chi scrive, nella qualità di Presidente dell’Associazione “Amici del Museo di Reggio Calabria”, ha chiesto formalmente agli organismi interessati, ai sensi dell’art. 9 della legge 241\90, in quanto “associazione portatrice di interessi diffusi ”, di essere opportunamente e doverosamente informato; ma, ad oggi, nessuna risposta è pervenuta.

Sempre dai “servizi” in questione, queste modifiche consisterebbero nel fatto che le due fontane marmoree a conchiglia che ornano i lati del gruppo monumentale dedicato al fu ministro Giuseppe de Nava, che nel progetto venivano, incomprensibilmente eliminate e sostituite con due vaschette buone per i pediluvi dei turisti accaldati, resterebbero al loro posto. Ed anche il monumento non verrebbe spostato. Pure questo è un adeguarsi alle proteste sollevate da ogni dove.

Però, sembra che ciò fatto, il resto del progetto resterebbe integro. Infatti, si parla di smontaggio dei pilastrini in pietra locale, che, insieme alle balaustre tubolari, costituiscono la caratteristica artistica della piazza e la sua datazione stilistica. Verrebbe rifatta la pavimentazione, sostituiti gli attuali lampioni e data una  una rimodulazione alla flora esistente. In più si procederebbe alla eliminazione del manto di asfalto sulle quattro brevi strade che circondano la piazza. 

Ultima osservazione: ma veramente, per smontare 29 pilastrini, per mandare in discarica 36 tubi metallici, per  cambiare 250-300 metri quadrati di pavimento, per sostituire una dozzina di alberi, per asportare poco più di 200 metri lineari di asfalto (con grande sollazzo degli automobilisti reggini, che male direbbero in eterno l’autore di una così brillante idea!), per cambiare quattro lampioni, si dovrebbero impegnare 5 milioni di euro, cioè 10 miliardi delle vecchie lire? Ci sarebbe di che far intervenire la Corte dei Conti. Oppure c’è qualcosa del Progetto Vitetta (ancora lo spianamento totale della piazza) che in questa fase si preferisce non far emergere?

Cosa possono significare questi ballon d’essai, che sembrano lanciati per tenere buona l’opinione pubblica reggina? Potrebbero essere segnale di un disagio che il Segretariato Regionale e la Soprintendenza Abap (incarichi che, per una grave anomalia funzionale, coincidono nella stessa persona) avvertono? Forse ci si rende conto di essersi cacciati in un ginepraio, dal quale non si sa come uscire senza perdere la faccia? Pur “in modo rispettoso di ruoli e competenze”, come dice il mio amico Enzo Vitale di Fondazione Mediterranea, potremmo suggerire, a chi tocca, di rifarsi ai saggi, antichi comportamenti della Curia Romana, la quale, nei secoli andati, risolveva problemi di questo genere facendo scendere sulla spinosa vicenda la cortina del silenzio, stendendo una spessa coltre di oblio sul tutto.

Nel 2013, Reggio Calabria fu agitata dall’ipotesi del cosiddetto Progetto Di Battista, elaborato manco a dirlo dal Segretariato Regionale per la Calabria, che prevedeva un scavo profondo 12 metri su tutto il fronte del palazzo del Museo Nazionale, 103 trivellazioni in piena area archeologica e 3 cabine di sollevamento ascensori alte 4 metri sul marciapiede antistante proprio Piazza de Nava (che all’epoca, evidentemente, il Segretariato Regionale per la Calabria non considerava “l’anticamera del Museo”, come proclama ad alta voce oggi…).

Questa Associazione chiamò a raccolta tutte le forze culturali della città, per una decisa opposizione a tanto delirante scempio. Seguirono momenti di grande impegno civico ed alla fine, sulla base anche di un mio dossier articolato e documentato predisposto su incarico del Presidente, prof. Vincenzo Panuccio, il Ministero dei Beni e delle Attività culturali decise che non si procedesse ad ulteriori fasi di realizzazione del progetto stesso. E così la pace tornò in città, l’area Nord del centro urbano non venne rovinata, così come si vorrebbe fare oggi e, quasi nessuno ricorda più il pericolo che la Città aveva corso. Non ci sono altre soluzioni, più o meno pasticciate: la Città non lo sopporterebbe. Bisogna accantonare definitivamente il Progetto Vitetta; che non se ne parli più!

Passato tutto nel dimenticatoio, si potrà fare una seria valutazione di come utilizzare le somme disponibili (in proposito, va ricordato che lo stanziamento iniziale legato al “Progetto Di Battista”, di cui la somma investita nel Progetto Vitetta è derivazione, era di 10 milioni di euro; con quali criteri, e per quali interventi sono stati utilizzati i primi 5 milioni?), per arricchire e meglio valorizzare il patrimonio archeologico di Reggio Calabria. (fa)