GIOIA TAURO E CALABRIA: MEDITERRANEO
LA CARTA STRATEGICA PER LO SVILUPPO

di FRANCESCO CANGEMIIl ruolo del Mediterraneo va consolidandosi sempre di più nonostante le diversità che caratterizzano i vari Paesi bagnati da questo mare. La Calabria, in questo contesto, ha una enorme possibilità: quella di assumere un importante ruolo strategico con le sue coste e, in particolare, con il porto di Gioia Tauro che sembra essere in perenne rampa di lancio verso lo sviluppo definitivo.

Sarà il porto di Gioia Tauro, ma non solo, al centro del dibattito internazionale che si terrà da domani a Gizzeria Lido per analizzare le prospettive che il Mediterraneo può sviluppare e quali sinergie possono essere utili per lo sviluppo della Calabria sia da un punto di vista economico che turistico, aspetto su cui la regione può puntare molto.

Dal 24 al 26 marzo, a Gizzeria Lido appunto, si terrà la seconda edizione degli Stati generali del Mediterraneo organizzati dall’Ufficio del Commissario straordinario di Governo della Zes Calabria, Giosy Romano, in collaborazione con la Regione Calabria, Unindustria Calabria e la Confederazione italiana per lo sviluppo economico (Cise).

Il primo giorno, alle ore 10, è previsto l’intervento introduttivo del presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto e un indirizzo di saluto del presidente di Confindustria, Carlo Bonomi e del Ministro Adolfo Urso.

Un incontro che vede insieme istituzioni e imprenditori perché mira proprio a capire quanti e quali prospettive di sviluppo ci possono essere per questa area e le zone che la compongono. Un’occasione imperdibile per la Calabria, e per il porto di Gioia Tauro in particolare, che vuole e deve essere protagonista dell’area del Mediterraneo.

Tante sono le possibilità di sviluppo che si analizzeranno a Gizzeria Lido, molte le possibilità di finanziamento che si possono intercettare e realizzare progetti che possono fare della regione Calabria un faro per il Mediterraneo.

Sul porto di Gioia Tauro possono, infatti, convergere le intenzioni del mondo industriale non solo italiano ma di tutta l’area che sarà al centro del dibattito. Sviluppo è la parola d’ordine, è quasi un dovere quello di ampliare il raggio d’azione del grande porto calabrese al fine di portare nuove opportunità economiche in un territorio che ha fame di nuovi mercati.

Calabria centro del Mediterraneo, quindi, non solo come vuoto spot da ripetere nelle varie campagne elettorali ma un impegno concreto da realizzare da qui ai prossimi anni.

Nella tre giorni sono previste sessioni di lavoro tra esponenti istituzionali italiani e dei paesi ospiti (Egitto, Tunisia, Libia, Algeria, Iraq), imprenditori italiani ed esteri, rappresentanti del sistema bancario.

Prevista la presenza del vice presidente di Confindustria, Vito Grassi, del sottosegretario all’Interno, Wanda Ferro, e di Maria Tripodi sottosegretario agli Esteri, dell’assessore allo Sviluppo economico della Regione Calabria, Rosario Varì, del presidente di Confapi Calabria, Francesco Napoli, del responsabile del marketing strategico internazionale di Leonardo Spa, Corrado Falco, del responsabile Sud di Unicredit, Ferdinando Natali.

Dai paesi ospiti arrivano: Ramadan Aboujanah, vicepresidente del Consiglio e Ministro della Sanità (Libia), Reham Mohamed Fahmy Abdelgawwad, Presidente del Consiglio delle donne d’affari egiziane (Egitto), Moustafa Ali Moussa, Ceo Connect International, Walid Gamal Al Din, Charmain General Authority Economic Zone Suez Canal (Egitto), Ibrahim Ashmawy, Viceministro per le forniture e il commercio (Egitto), Mohamed Badi Klibi, Ceo Bizerta Free Zone (Tunisia), Nejia Ben Hella Presidente Associazione UNFT (Tunisia), di Nuri Ali Mohamed Gatati, Viceministro dell’Economia e Commercio (Libia), Waleid Gamal El Dien, Charmain of Suez Canal (Egitto), Emad Khalil, membro del Parlamento (Egitto), Laura Mazza, Segretario Generale del Parlamento del Mediterraneo, Nermin Sharif, Responsabile Porti Bengasi e Tripoli (Libia), Mohamed Salah, Ministro governo locale con delega allo sviluppo (Libia), Ahmed Samir, Ministro del Commercio e dell’Industria (Egitto), Ibrahim Taha, CEO Express Porto di Alessandria d’Egitto, Fawzi Hmed Saad Wadi, Sottosegretario Ministro Economia (Libia)

L’obiettivo è creare un ponte di dialogo, in un momento cruciale ma strategico per l’area del Mediterraneo, tra decisori pubblici e mondo delle imprese per facilitare i rapporti imprenditoriali in corso e incentivarne di nuovi.

In questo contesto la regione Calabria, per la sua posizione, gioca un ruolo fondamentale. Nell’ambito delle facilitazioni previste per le Zone franche e per la Zes, saranno attivati percorsi di intervento e valorizzazione del sistema delle imprese delle due sponde del bacino dell’area Sud con appositi protocolli, con un focus sulle risorse destinate al sostegno industriale, alle infrastrutture, al rapporto finanza/impresa, alle opportunità dell’intermodalità logistica, per accrescere il valore di un Mediterraneo allargato. (fc)

Al Porto di Gioia Tauro sorpasso di due super portacontainer

Al Porto di Gioia Tauro è stato registrato uno straordinario record: per la prima volta, due giganti del mare hanno effettuato, lungo il canale portuale, la manovra di sorpasso.

Si tratta della MSC Amelia e della MSC Isabella, due portacontainer dai numeri importanti: tra le più grandi al mondo, entrambe hanno una larghezza di 61,5 metri, lunghe 400 metri e capaci di trasportare 24mila teus. 

Un traguardo raggiunto attraverso un quotidiano gioco di squadra, animato dalla continua sinergia tra l’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio, la Capitaneria di Porto di Gioia Tauro e i Servizi tecnico-nautici, che garantiscono, 24 ore su 24, la sicurezza della navigazione lungo il canale portuale.  

Unico in Italia capace di ricevere e lavorare tre grandi navi in contemporanea, ora è possibile compiere, in sicurezza, una delicata manovra di sorpasso, che ha visto operare quattro rimorchiatori, supportati dall’alta professionalità dei servizi di pilotaggio, sotto il costante e attento coordinamento, anche preparatorio, della Capitaneria di porto di Gioia Tauro. Un’operazione che offre l’immagine della piena efficienza di uno scalo portuale che continua ad inanellare primati e record di ormeggi. 

Tra gli elementi che contribuiscono a segnare i successi di Gioia Tauro la sua alta infrastrutturazione, che rappresenta un elemento strategico nella distribuzione globale delle tratte internazionali delle merci. Lo scalo calabrese è, infatti, uno dei principali punti di riferimento del transhipment mondiale grazie, anche, alla sua posizione baricentrica nel bacino del Mediterraneo, alla profondità dei suoi fondali (18 metri), per i quali sono attualmente in corso i lavori di livellamento, mirati a mantenere costante profondità e sicurezza del canale portuale, che ha una larghezza di ben 250 metri. (rrc)

Accordo tra Porto di Gioia Tauro e Automar per sviluppo del terminal autovetture

Sviluppare il terminal autovetture al Porto di Gioia Tauro. È questo l’accordo di programma sottoscritto tra l’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio e la società Automar Spa, nel corso del Let Expo di Verona.

A sottoscrivere l’accordo, il presidente dell’Autorità Portuale, Andrea Agostinelli e il presidente della società, Costantino Baldissara, commercial, logistics & operations Director Grimaldi Group.

Si tratta di un percorso di crescita, già confermato dai risultati ottenuti nel corso del 2022, quando i volumi di traffico diretti verso il terminal in concessione ad Automar spa hanno registrato un incremento del 243%. 

Un risultato importante collegato, nei fatti, ad un organico programma di interventi, inseriti in un progetto di pieno sviluppo dell’intermodalità e della sostenibilità ambientale, già descritti al presidente Andrea Agostinelli, ed ai rappresentanti dell’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio, nel corso di un incontro, che si è tenuto a Roma lo scorso 26 gennaio, dal management di Automar. 

In quella occasione sono state illustrate le direttrici di sviluppo relative alla maggiore presenza del terminalista, che gestisce la movimentazione delle autovetture nello scalo calabrese, reputate necessarie per accompagnare lo straordinario incremento dei volumi di traffico in corso e in divenire. 

In particolare, per lo sviluppo della propria attività, la società Automar avrà bisogno, nel breve periodo, di ampliare la propria area demaniale, da richiedere attraverso apposita istanza di concessione, per ottenere un complessivo incremento delle proprie superfici, che includeranno 25 mila metri quadrati, poste nelle immediate adiacenze del terminal esistente (lato nord dello scalo), finalizzati allo stoccaggio degli autoveicoli; ulteriori 40 mila metri quadrati, ubicati presso il cosiddetto “Interporto di Gioia Tauro”, da adibire a sosta di autoveicoli. A questi si aggiungeranno altri 65 mila metri quadrati, adiacenti all’immobile dell’Ex Isotta Fraschini, che saranno destinati alle attività di fumigazione per mezzo di calore. 

Infine, saranno richieste altre aree da adibire a manipolazione e successivo stoccaggio degli autoveicoli, in un distretto portuale posto lungo il confine con il terminal Mct, sulle quali l’Ente si riserva una più ampia valutazione, poiché oggetto di un importante intervento di riqualificazione infrastrutturale finanziato con fondi del Pnrr.

Complessivamente, si tratta di un’implementazione importante della propria attività, che determinerà un consistente aumento dei volumi con relativa diversificazione delle operazioni e una vistosa ricaduta occupazionale di ben 50 unità lavorative. 

Per poter raggiungere l’obiettivo, Automar sarà sostenuta dall’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio, che punta a sviluppare e diversificare i servizi portuali offerti dallo scalo portuale di Gioia Tauro. 

Nello specifico, l’Ente avvierà una serie di lavori infrastrutturali, relativi alla viabilità con annesso impianto di illuminazione stradale, raccolta acque bianche e sottoservizi di allaccio alle reti primarie lungo i lotti delimitati dalla viabilità stradale, finanziati con fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza per l’importo di 10 milioni di euro, a cui si aggiungeranno, anche, i lavori di completamento dell’asta ferroviaria di manovra per ulteriori 20 milioni di euro. Infrastruttura, quest’ultima, particolarmente utilizzata dal terminal Autormar che, dopo aver, a fine anno, realizzato e inaugurato la propria asta ferroviaria, ha incrementato il passaggio in ferro dei propri traffici con il raccordo diretto alla rete nazionale.

Ad ulteriore sostegno dell’attività del terminalista autovetture, l’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio, nel proprio Bilancio di previsione del 2023, ha già stanziato 7 milioni di euro per il completo rifacimento degli ormeggi commerciali delle banchine nord del bacino portuale, in modo tale da consentire l’accosto in sicurezza di tutte le classi delle navi Grimaldi, fra cui le navi ibride, le car carriers di vecchia e nuova generazioni e gli Eurocargo.

Considerato, inoltre, che l’area di interesse rientra in quelle interne alla Zona Economica Speciale della Calabria, sarà assicurato lo snellimento delle procedure burocratiche attraverso un dimezzamento dei termini procedimentali come previsto dalla normativa Zes. (rrm)

 

PORTO GIOIA TAURO, GIGANTE IN CRESCITA
DOVRÀ PUNTARE SULL’AREA RETROPORTO

di PIETRO MASSIMO BUSETTA«La capitaneria di porto di Gioia Tauro è l’unico ufficio marittimo nazionale che è nelle condizioni di poter autorizzare l’ingresso e l’ormeggio delle più grandi navi porta container esistenti al mondo. Si tratta delle cosiddette ULCS (Ultra Large Container Ships), veri e propri giganti del mare che con i numeri che le contraddistinguono – 235.000 tonnellate di stazza lorda, 400 metri di lunghezza (un campo di calcio é lungo 100 metri) e 61,5 di larghezza-testimoniano più di ogni parola il successo dello scalo di Gioia Tauro». 

Così il comandante della capitaneria di porto Vincenzo Zagarolo, nella prefazione del bel volume di Giuseppe SorieroAndata in porto, Gioia Tauro la sfida vincente

La costruzione del porto di Gioia Tauro ha avuto inizio cinquant’anni fa, nella prima metà degli anni ’70, nell’ambito del progetto speciale per la realizzazione delle infrastrutture sul territorio della provincia di Reggio Calabria.

All’inizio degli anni ’80 si è arrestato il programma dei lavori ufficialmente per la crisi del comparto siderurgico. Lo scalo è stato quindi riconvertito da porto industriale a polifunzionale con l’esigenza di rimodulare i programmi di infrastrutturazione, l’assetto operativo ed i piani di sviluppo.

La prevalenza della tipologia del traffico container, che si è affermata alla fine degli anni ’80, deriva dalla sua posizione geografica. Infatti frontaliero di Suez e baricentrico nel mar Mediterraneo, ha recuperato la sua caratterizzazione quale scalo di transhipment di contenitori e merci  in genere. 

L’attività operativa ha avuto inizio nel 1995 e si è sviluppata a ritmo elevato fino a far assumere allo scalo il primato nel settore del transhipment che ad oggi lo contraddistingue.

I dati che lo riguardano sono tutti da primato: la circoscrizione portuale ha una superficie complessiva di ettari 440, esclusi gli spazi acquei. L’imboccatura ha una larghezza di circa 300 metri ed è ad essa contiguo un bacino di evoluzione del diametro di 750 m.

In direzione nord si sviluppa il canale portuale della lunghezza di circa 3 Km e larghezza minima di 200 m, ampliato a 250 metri nel tratto iniziale. Il porto è un gigante, si pensi all’area di 440 ettari che lo contraddistingue, che il nostro Paese ha lasciato dormiente per anni, forse per non disturbare l’attività di Genova e Trieste

L’ha lasciato praticamente nella sua impossibilità di muoversi considerato che i collegamenti ferroviari con il resto del Paese, come in tutta la Calabria, in realtà  da Napoli in giù, sono praticamente fermi alle linee del 1860. 

Il tema è sempre analogo grandi progetti, individuazione di drivers importanti per lo sviluppo del Mezzogiorno, lasciati in sospeso, senza completare l’ultimo miglio. Anche la lotta alla criminalità organizzata, che poteva essere condotta con molta determinazione, considerato che l’area è relativamente contenuta, non è stata portata a termine con la determinazione dovuta e il gigante è rimasto bloccato a terra a vegetare, mentre i giovani calabri continuavano ad emigrare non avendo prospettive di lavoro adeguate nella loro terra. Il sistema ha registrato più contraddizioni che soluzioni politiche tecniche.

Un progetto di sicuro rilievo internazionale, che mai è stato fatto proprio dai governi italiani, tanto da non investire nell’alta capacità del trasporto ferroviario per collegarlo. Addirittura, dopo lo stop del ponte sullo stretto di Messina, deciso in Parlamento col decreto legge numero 93 del 2008, si sono impantanati finanziamenti prima destinati agli svincoli e raccordi che avrebbero potuto velocizzare la rete ferroviaria fino alla Calabria ed alla Sicilia, sottintendendo un progetto Paese di tagliare lo stivale e farlo affondare da solo.

Le opere da realizzare, indicate meticolosamente in due distinti accordi del governo per un importo di 1 miliardo e 363 milioni di euro vengono stoppati. E tali finanziamenti sono dirottati, accentuando il dualismo ferroviario ben messo in evidenza dal grafico riportato nel 2022 dalla Svimez, con la figura che mette in evidenza l’assoluta mancanza di collegamenti nel Mezzogiorno d’Italia. 

Così Giuseppe Soriero, nel suo recente volume sul porto, denuncia lo stop di qualunque ipotesi di investimento serio. Adesso che il gigante malato si sta lentamente rialzando, anche se i maggiori investimenti continuano ad essere programmati prevalentemente per i porti di Genova e Trieste, malgrado tutti i limiti denunciati per quello di Genova, con progetti faraonici difficilmente realizzabili, bisogna fare il passo decisivo. 

Un porto nel Sud ha senso in una doppia logica: quella di avere uno scalo frontaliero di Suez, missione alla quale può rispondere ancor di più Augusta, se il collegamento ferroviario raggiungerà, con il ponte sullo stretto costruito, le ultime lande siciliane, ormai centrali rispetto alla proiezione euro mediterranea,  ma anche quella di creare quei posti di lavoro indispensabili per raggiungere quel rapporto 2 a 1 tra popolazione ed occupati, tipico delle realtà a sviluppo compiuto. 

Condizione  necessaria per evitare lo spopolamento e l’emigrazione che caratterizza tali aree, oltre che per combattere la criminalità organizzata e consentire la crescita sociale di una parte importante del Paese. 

Ma non è il solo transhipment che porta a tali risultati, in quanto ormai i porti, come quello di Rotterdam, sono talmente meccanizzati che assorbono una quantità di occupazione, interessante ma non di grandi numeri. 

Che invece provengono dalla lavorazione dei semilavorati nei retroporti attrezzati, che consentono al porto olandese di occupare tra diretti ed indiretti quasi 700 mila lavoratori. Questa era la vocazione di Gioia Tauro, per la quale il porto é stato creato nella visione che uno dei driver importanti per lo sviluppo del Sud dovesse essere quello della logistica. 

Adesso peraltro, entrato nella area Zes, questa vocazione potrebbe essere esaltata. Occhiuto ha chiesto che nell’area vada avanti il progetto del rigassificatore, ma tale realizzazione, strumentale anche per realizzare una catena importante del freddo per i prodotti agricoli, non va messa nei ricavi ma nei costi, che possono essere affrontati per dare energia al Paese solo se in cambio vi é la creazione di un’area manifatturiera che crei quei 300-400 mila posti di lavoro complessivi che risolvano l’esigenze di occupazione della Calabria.  Un progetto che preveda una sistematicità negli interventi, che riguardino la infrastrutturazione, la lotta alla criminalità organizzata, un cuneo fiscale azzerato, una tassazione degli utili molto contenuta per i primi dieci anni di insediamento e una semplificazione amministrativa che faccia partire le iniziative in tempi reali.  Ma in fondo serve una volontà vera di far partire la seconda locomotiva. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

Presentato a Roma “Andata in Porto”, la storia di Gioia Tauro raccontata da Pino Soriero

Sul Porto di Gioia Tauro la pubblicistica sui media è gigantesca: passare da isola infelice e destinata a morire a 15° Porto del mondo ha dato il pretesto a migliaia di articoli che hanno raccontato vita morte e miracoli di un’infrastruttura portuale che oggi rappresenta il fiore all’occhiello del Paese nel e per il Mediterraneo. E anche i libri si sono sprecati, ma fino a oggi nessuno si era lanciato a raccontare con competenza, passione e orgoglio calabrese la storia del Porto di Gioia Tauro. Ci ha pensato l’arch. Pino Soriero, oggi presidente dell’Accademia di Belle Arti di Roma e del Consiglio delle Accademie d’Italia, un passato di politico di primo piano con una parentesi – molto positiva – di sottosegretario ai Trasporti e alla Navigazione col Governo Prodi. Un profondo conoscitore della materia (25 anni fa fu lui a inaugurare la Capitaneria di Porto istituita a Gioia Tauro) e insieme uno studioso con gusto dell’indagine e della scoperta.

Andata in porto è il felice titolo del suo libro presentato ieri alla sede prestigiosa di Confitarma a Roma, dove a festeggiare l’anteprima del volume edito da Rubbettino, sono arrivati politici, ex ministri, economisti, personalità del mondo imprenditoriale. Non solo per la chiara stima nei confronti di Soriero, ma per sottolineare l’importanza che il Porto di Gioia Tauro sta acquisendo per il futuro del Paese. La Calabria diventa “utile” all’Italia e lo sarà sempre di più con le potenzialità – ancora inespresse – del Porto di Gioia con la sua gigantesca area di 848 km quadrati e un retroporto che potrebbe ospitare imprese, aziende di trasformazione, attività legate ai semilavorati in arrivo nella Piana attraverso il Porto.

E il racconto, soave ma certamente appassionato, di Soriero aiuta non poco a capire quale potrà essere il futuro del Porto di Gioia e con esso il futuro non solo della Calabria e del Mezzogiorno, ma di tutto il Paese.

Soriero fa tesoro delle esperienze personali (insegna all’Università Catanzaro Storia dell’intervento pubblico nel Mezzogiorno ed è consigliere della Svimez) ma raccoglie una messe straordinaria di dati e materiali che saranno di grande utilità all’attuale classe politica, troppo distratta da piccole cose, per poter costruire – finalmente – una visione che abbia al centro la vocazione marittima del Paese.

I porti – ha fatto notare Luca Sisto direttore generale di Confitarma , la federazione nazionale degli armatori, sono un’invenzione del mare: ci sono i porti se ci sono le navi e un porto senza navi non è un porto. E allora bisogna fare pace col mare e cogliere l’opportunità di Gioia Tauro su cui nessuno avrebbe scommesso un centesimo e che invece sta facendo notare a tutti che anche le sfide più difficili, soprattutto al Sud, sono possibili e si possono vincere.

No shipping? No shopping!: ha sintetizzato con una battuta il presidente di Confitarma Mario Mattioli, per sottolineare come l’attività marittima è – ma deve diventarlo sempre di più – una ricchezza del Paese.

Il giornalista Francesco Verderami, notista politico del Corriere della Sera, è nato a Gioia Tauro e ha la Piana nel cuore: c’è stato uno sfregio alla bellezza degli uliveti, degli agrumeti, distrutti per un Centro Siderurgico che non è mai nato, ma a cui è succeduto il miracolo del Porto: allora bisogna conciliare il territorio con questo Porto, serve una riconciliazione culturale per ricostruire il rapporto dei calabresi con il bello che non è deturpato, ma offre chances di occupazione, lavoro e futuro per i giovani.

Presenti all’evento il presidente della Svimez Adriano Giannola, l’ex ministro Alessandro Bianchi, il presidente dell’Autorità portuale di Gioia (Mari Tirreno meridionale e Jonio) ammiraglio Andrea Agostinelli, il nuovo Capo Dipartimento per la programmazione strategica del MIT Enrico Maria Pujia, l’on. Luciano Violante, il comandante generale delle Capitanerie di Porto Nicola Carlone, l’editore Florindo Rubbettino, il comandante del Porto di Gioia Vincenzo Zagarola, e tanti politici di lungo corso.

Accoglienza calorosa e meritata  a un libro che disvela il miracolo meridionale cui nessuno voleva credere. (s)

PIATTAFORMA ENERGETICA PER L’EUROPA
LA CALABRIA GUARDA AL RIGASSIFICATORE

di PIETRO MASSIMO BUSETTAProporsi di diventare piattaforma energetica dell’Europa è una idea importante che Meloni sta portando avanti. Adesso anche Adolfo Urso, ministro delle imprese e del Made in Italy, ne ha parlato e sembra che il progetto stia entrando nella fase operativa. Ha nel Mezzogiorno e nel Nord Africa la sua base, ma tutto il Paese é coinvolto, come è giusto che sia. 

Le fonti che devono essere usate sono il gas con i collegamenti stabili, come gli impianti che collegheranno la Sicilia e il Nord Africa. Ma a fianco ad essi, per utilizzare anche lo stesso gas proveniente da più lontano, trasportato dalle navi gasiere, sono necessari i rigassificatori che trasformino il gas da liquido in gassoso. E Ravenna e Piombino sono già pronti ad entrare in funzione.                       

In realtà ne servono anche altri e la Calabria del presidente Occhiuto si è dichiarata pronta ad ospitarne uno fisso nella piana di Gioia Tauro. Fra l’altro in quell’aerea il freddo che proviene dal procedimento potrebbe essere usato per una catena per i prodotti agricoli della zona.        In realtà l’Enel ne vorrebbe costruire uno anche a Porto Empedocle. Ma tale impianto è molto contestato dalla popolazione locale che ritiene inconcepibile che si possa localizzare un rigassificatore a poche centinaia di metri dalla Valle dei Templi, il più grande ed interessante sito archeologico, complesso della Magna Grecia, esistente in Italia e nel Mondo. Utilizzando Porto Empedocle, che ha una vocazione turistica importante perché ai margini della Valle ma anche frontaliera delle isole Pelagie. Arcipelago che comprende Lampedusa, Linosa e la disabitata Lampione.     

D’altra parte considerato che vi é Gela , Pozzallo e anche Augusta, con vocazione prevalente  industriale, pensare di cambiare indirizzo ad una zona che oltre alla Valle possiede anche Punta Bianca é una forzatura inaccettabile. L’altro combustibile fossile  che fornisce energia é il petrolio, che trova nelle raffinerie presenti sopratutto in Sicilia  un complesso industriale importante, ma che nel tempo, per attuare la transizione ecologica, dovrà essere chiuso. Gli impianti eolici pare che possano trovare collocazione solo nel Sud, considerato che la Pianura Padana ha poco vento e che le Alpi si vogliono preservare dall’inquinamento estetico, oltre che acustico, che inevitabilmente esse portano, in una difesa inaccettabile che deturpa solo alcune parti.  

Vi é un grande investimento al largo delle Eolie, che ha  trovato l’approvazione della Lega Ambiente, ma é contrastato dai pescatori e dalle comunità locali. Vi sono tentativi di incanalare l’energia proveniente dal moto ondoso,  con un impianto sperimentale a Pantelleria di grande interesse. Ad agosto 2019 è stato ufficialmente inaugurato il, primo dispositivo italiano in scala 1:1 per la produzione di energia elettrica dal moto ondoso: il prototipo, ormeggiato a 800 m dalla costa dell’isola di Pantelleria e a 35 m di profondità, è il frutto del lavoro decennale sviluppato da Politecnico di Torino con il supporto di Enea e Iamc-Cnr.

Poi vi sono gli impianti che catturano l’energia solare che hanno due filoni. Il primo riguarda la possibilità di utilizzare grandi estensioni di campi e le superfici dei tetti per collocarvi pannelli solari. Questo sta avvenendo in modo massiccio e certamente daranno un contributo decisivo alla autonomia energetica del nostro Paese. In Europa le possibilità sono limitate dalla insufficiente insolazione. 

Per supportare tali impianti Enel Green Power ha aperte uno stabilimento a Catania che ha iniziato la produzione del pannello bifacciale nel sito del modulo 5, contribuendo alla costruzione di quel sistema virtuoso che remuneri il Sud per la disponibilità dei propri territori con impianti ad intensità di manodopera.

Il secondo riguarda la costruzione di cavi elettrici da posare sul fondo del mare per trasportare l’energia dalla sponda sud del mare nostrum. I cavi tra Europa ed Africa passeranno da Castelvetrano, in Sicilia. La Terna, società a prevalenza pubblica, sta investendo miliardi di euro per un collegamento con la Sardegna che poi arrivi con collegamenti stabili in Toscana. Inoltre con la Tyrrhenian Link, l’interconnessione sottomarina che collegherà Campania, Sicilia e Sardegna,

Pochi riferimenti all’energia proveniente dalle centrali nucleari, che la Francia saggiamente non ha mai abbandonato e invece altri Paesi stanno considerando seriamente, dopo la sbornia dell’abbandono degli anni 80, che tanto danno ha fatto, grazie  all’opera di ambientalisti improvvisati. Ma che ha il suo grande problema nello smaltimento delle scorie non ancora risolto. Problema che però hanno anche le raffinerie da dismettere come i pannelli solari e che hanno meno le pale eoliche. 

Il progetto di porsi come piattaforma energetica europea é nelle cose, dopo che si sono chiusi, probabilmente per sempre, gli approvvigionamenti dalla Federazione Russa. Ma evidentemente, cosi come il Sud pretende di avere dei ritorni dalla disponibilità del proprio territorio, anche l’Italia vuole che tale disponibilità abbia un ritorno da parte dell’Europa.

Per il Sud dovrebbe essere rappresentato  dalle localizzazioni di impianti manifatturieri, che utilizzino la grande quantità di capitale umano formato disponibile, senza costringerlo all’emigrazione  forzata, come avviene dalla fine della seconda guerra mondiale. Il passo dell’Enel con lo stabilimento di Catania va in tale direzione, ma rappresenta una goccia rispetto a quello che serve. 

Nei confronti dell’Europa quello che va chiesto attiene alla contribuzione agli investimenti strutturali necessari, con risorse a fondo perduto da destinare sia alla realizzazione dei collegamenti stabili necessari ma anche degli impianti. I destinatari dovrebbero essere le aziende pubbliche o private che intraprendono tale iniziative. Il rapporto dell’Italia dovrebbe capovolgersi e da predatorio diventare collaborativo rispetto alle aree del Nord Africa ed anche del Mezzogiorno. 

Così come l’Europa dovrebbe contribuire, come in parte sta facendo, con fondi straordinari nei confronti della infrastrutturazione e dell’industrializzazione del Sud, magari intervenendo con risorse importanti nella costruzione del ponte sullo stretto di Messina, dell’alta velocità ferroviaria, della messa regime dei porti dirimpettai di Suez come quelli di Gela, Augusta e Pozzallo. Credo che questa sia l’obiettivo e per la realizzazione di tale progetto conviene battersi. (pmb)

[Courtesy Il Quotidiano del Sud – L’Altravoce dell’Italia]

Al Porto di Gioia Tauro sono arrivate “mega” gru dalla Cina

Al Porto di Gioia Tauro sono arrivate tre mega gru dalla Cina. Sono partite dal porto di Yangshan lo scorso 14 dicembre a bordo della nave Zhen Hua23, e hanno dovuto circumnavigare l’Africa, perché troppo alte per poter attraversare il canale di Suez. 

Di proprietà della cinese Shanghai Zhenhua Heavy Industry & Co (ZPMC), sono state acquistate dal terminalista MedCenter Container Terminal lo scorso anno. 

Si tratta della tipologia di gru a cavalletto tra le più grandi al mondo, capaci di lavorare navi da 24 mila teus con uno sbraccio d’estensione di 72 metri e un’altezza di sollevamento di 54 metri, capaci di coprire ben 24 file di containers. 

Appena giunta in porto la nave Zhen Hua23 è attraccata a dritta al centro della banchina ed ha occupato circa 375 metri. 

Le mega gru, posizionate tra le altre tre gantry cranes cinesi, sono dotate di equipaggiamenti di ultima generazione, tecnologicamente avanzate, che rispondono ai più elevati standard di mercato, in grado di operare le Ulcs – Ultra large container ships. 

 Sono entrate nel porto di Gioia Tauro grazie ad un’operazione sinergica messa in atto tra la Corporazione dei Piloti dello Stretto di Messina, tutti i rimorchiatori in flotta nello scalo portuale calabrese sotto il coordinamento della Capitaneria del porto di Gioia Tauro. 

Una volta giunte nello scalo portuale, le complesse fasi di sbarco richiederanno una decina di giorni circa di lavoro e saranno seguite da una fase di test che durerà alcune settimane. 

Soddisfazione è stata manifestata dal presidente dell’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno meridionale e Ionio, Andrea Agostinelli, che ha evidenziato quanto «l’equipment sia fondamentale per lo sviluppo dell’operatività portuale. Il terminalista MCT – ha aggiunto Agostinelli – sta rispettando il piano di investimenti presentato in occasione del suo insediamento».

«Oggi, con l’arrivo di altre tre gantry cranes – ha aggiunto – vediamo concretizzarsi l’attenzione che la MedCenter Container Terminal ha rivolto e continua a rivolgere al nostro porto. Gioia Tauro è uno scalo portuale perfettamente attrezzato e infrastrutturato, ora, necessariamente e insieme agli sforzi già fatti per ammodernamento dell’equipment, in pieno accordo coi due terminalisti del porto (MCT e Automar spa), sarà rivolta grande attenzione al capitale umano e alla forza lavoro, attraverso mirate iniziative che daranno centralità alla sicurezza delle operazioni portuali». 

«Allo stesso tempo, noi crediamo – ha concluso il presidente dell’Adsp dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio – che i futuri sforzi, di concerto con il commissario Zes, Giuseppe Romano, debbano essere, altresì, rivolti allo sviluppo concreto della Zona Economica Speciale della Calabria, per permettere la tanto attesa apertura dei contenitori nelle aree retroportuali, attraverso l’insediamento di imprese commerciali di settore».  (rrc)

Andata in Porto: a Roma mercoledì il libro su Gioia Tauro di Pino Soriero

Il boom del porto di Gioia Tauro (3,5 milioni di container movimentati, + 7% terminal MCT, + 260 % terminal Automar nel 2022) raccontato da chi è stato protagonista in prima persona di alcune decisive fasi di questo lungo e appassionante percorso. Gioia Tauro rappresenta per la Calabria e per il nostro Paese una sfida vincente. Che va appunto raccontata, analizzata, illustrata.

È questo l’obiettivo dell’ultimo libro di Giuseppe Soriero,Andata in porto. Gioia Tauro, la sfida vincente (Rubbettino) che sarà presentato a Roma, in anteprima nazionale, mercoledì 15 febbraio nella sede di Confitarma, l’associazione che raggruppa le imprese di navigazione e gruppi armatoriali italiani.

Un libro destinato a riaprire un grande dibattito in Italia e ovviamente in Calabria sulle straordinarie prospettive di un porto che nell’arco di 25 anni (da quando cioè è stata istituita la Capitaneria di Porto) è riuscito ad affermarsi come scalo innovativo, tecnologico e intermodale (gateway), raggiungendo l’ambizioso traguardo dei 3 milioni e mezzo di Teu.

Soriero, oggi presidente dell’Accademia di Belle Arti di Roma, è stato sottosegretario di Stato ai trasporti nel governo Prodi (1996-1998) e poi dal 1997 al 2000 presidente del Comitato Interministeriale per l’Area di Gioia Tauro. E proprio in quegli anni si gettano le basi per il “miracolo Gioia Tauro” con l’istituzione della capitaneria di Porto e la redazione di un ambizioso master plan.

La presentazione avverrà a conclusione del Consiglio Nazionale di Confitarma a testimonianza della straordinaria importanza che il porto di Gioia Tauro riveste nelle strategie di sviluppo del sistema del trasporto marittimo. Con l’autore si confronteranno il direttore di Confitarma Luca Sisto, l’ammiraglio Nicola Carlone e il giornalista del Corriere della Sera Francesco Verderami.

Il volume è completato dalla prefazione del comandante del porto Vincenzo Zagarola, dall’introduzione del giornalista Michele Albanese, dagli interventi di alcuni esponenti direttamente impegnati:  l’ammiraglio Andrea Agostinelli, presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirreno meridionale e Jonio; Aldo Alessio, sindaco di Gioia Tauro; Antonio Testi, amministratore delegato di MCT; Manuel Grimaldi, presidente del Gruppo Grimaldi; Mario Mattioli, presidente di Confitarma; dalla postfazione di Adriano Giannola e Luca Bianchi, presidente e direttore generale di Svimez. (rrm)

Licenziamento politico-sindacale al Porto di Gioia, Orsa dichiara lo sciopero

L’Organizzazione Sindacati Autonomi Base ha dichiarato lo sciopero di 24 ore a seguito del licenziamento politico-sindacali del segretario nazionale di Orsa Porti, Domenico Macrì, al Porto di Gioia Tauro.

«A nulla è valsa – viene spiegato nella nota – la tentata mediazione della Segreteria Generale dell’Orsa con la nuova proprietà della  Medcenter Container Terminal S.p.A. operante nel porto di Gioia Tauro, azienda per cui Domenico Macrì  lavora da oltre vent’anni con serietà e professionalità, sempre in prima linea per la difesa dei diritti dei  lavoratori». 

«Il management della MCT S.p.A – si legge ancora – avvezzo a scegliersi la controparte sindacale, non ha mai fatto mistero  dell’insofferenza nei confronti del Sindacato di Base che non accetta la concertazione a perdere e si pone a  testa alta per la difesa dei diritti, delle tutele e dei salari continuamente minacciati dall’atteggiamento  padronale che la direzione della MCT S.p.A. ha mostrato sin dal primo momento.  Bisognava arrestare l’avanzata dell’Orsa che nell’azienda vanta una significativa rappresentanza ed ha ristabilito il senso della dignità operaia, era necessaria un’azione esemplare per mettere il bavaglio al  Sindacato di Base, colpirne uno per educarne cento! A pagare le conseguenze del disegno autoritario aziendale il Segretario Nazionale dell’ORSA, licenziato dopo mesi di provocazioni e vessazioni, con  motivazioni che nelle sedi legali dimostreremo essere pretestuose e finalizzate a ottenere un fronte sindacale  accondiscendente a danno dei lavoratori». 

«Sorprende – viene evidenziato – il silenzio delle Organizzazioni Sindacali sedute al tavolo delle trattative, al netto delle diversità di  vedute, di fronte all’arroganza padronale il sindacato dovrebbe compattarsi a prescindere in difesa delle  libertà sindacali, se si consente l’escalation dell’’autoritarismo prima o poi toccherà a tutti passare dalle  forche caudine. Difenderemo Domenico Macrì in tutte le sedi e con tutti gli strumenti sindacali e legali a disposizione, fino a  ristabilire giustizia, democrazia e libertà sindacali nel Porto di Gioia Tauro». 

«Una prima azione di sciopero di 24 ore – conclude la nota – che coinvolgerà i dipendenti della MCT S.p.A. è programmata per il  prossimo 20 febbraio, azioni di denuncia e di protesta saranno organizzate dall’Orsa in tutto il territorio  nazionale. Invitiamo le lavoratrici e i lavoratori con la cultura dei diritti e della dignità a partecipare  massicciamente ad ogni azione di protesta per evitare un licenziamento ingiusto che, se resta impunito, sarà  l’incentivo per successive arroganze padronali che in tempi di liberismo osceno possono essere arginate solo  con la lotta unitaria dei lavoratori». (rrc)

Da Gioia Tauro è partito il primo treno con autovetture elettriche

Dal Porto di Gioia Tauro è partito il primo treno carico di autovetture elettriche, provenienti dalla Cina e destinate al mercato del centro – Nord Italia.

Si tratta di un carico di 208 veicoli diretti a Cassino, per poi essere trasferito via bisarca presso la sede della “DR Auto Groupe” a Macchia d’Isernia. 

Contrariamento al solito, le navi sono giunte dal mercato internazionale del Fair East. Si sdogana, così, il consueto traffico nazionale, che ha visto, fino a questo momento, giungere al porto di Gioia Tauro le autovetture prodotte da Stellantis nelle sue sedi italiane di produzione. 

«È una notizia molto positiva – ha dichiarato il presidente dell’Autorità di Sistema portuale dei Mari Tirreno Meridionale e Ionio, Andrea Agostinelli – in quanto i treni diretti verso il nord con un carico pagante sono un evento importantissimo perché contribuiscono al buon andamento dell’intermodalità portuale di Gioia Tauro. Del resto, fino ad oggi – continua Agostinelli – siamo stati abituati ai carichi che giungevano da Melfi, Cassino, dalle fabbriche di Stellantis per poi essere trasportati oltreoceano. Mentre, con questa nuova partenza, il terminalista Automar Spa ha inaugurato il primo di una lunga serie di treni che porteranno le macchine a settentrione verso il resto d’Italia». 

Si tratta di elementi che confermano l’alta attenzione che il Terminalista, partecipato al 40% da Grimaldi Group, ha rivolto e continua a rivolgere allo scalo portuale di Gioia Tauro, mettendo in atto una politica aziendale animata da continui traguardi segnati. 

Dopo aver, infatti, realizzato e inaugurato a fine anno una propria asta ferroviaria all’interno del piazzale autovetture e chiuso il 2022 con oltre il 243% di crescita dei traffici, adesso sta lavorando per avviare due tracce ferroviarie settimanali, previste nei giorni di lunedì e venerdì, che movimenteranno commesse di 40 mila auto. (rrc)