Gennaro Cosentino, nuovo capo dell’informazione Rai in Basilicata

Volto Rai noto e amato dai calabresi, il giornalista Gennaro Cosentino, attualmente vice del caporedattore di Rai Calabria Pasqualino Pandullo, è stato nominato caporedattore della sede Rai di Potenza. In pratica, diventa il capo dell’informazione regionale Rai della Basilicata. Un incarico importante e meritato, dopo anni di gavetta e tantissimi di professionismo di alta classe.

Cosentino, è originario di Aieta, in provincia di Cosenza, un paesino al confine tra Calabria e Basilicata. Appena diciassettenne comincia la collaborazione a quotidiani e periodici, avviando, così, un’attività che diventerà professione dopo la laurea in Scienze Politiche, conseguita presso l’Università di Messina e dopo l’esame di abilitazione seguito ad una parentesi lavorativa presso la pubblica amministrazione, che chiude volontariamente per assecondare la passione per il giornalismo, pur essendo risultato primo assoluto in un concorso per la carriera direttiva. 

Arriva alla Rai dopo un lungo periodo di precariato e dopo una vasta esperienza nelle televisioni private e nella carta stampata. Tra il 1990 e il 2002 pubblica una decina di libri, a cominciare da Calabria ri-flessa, a cui seguirà I primi dell’ultima (un profilo di personaggi col metodo dell’intervista).

I primi significativi riconoscimenti arrivano con Mucho Gusto – viaggio di un giornalista nell’Uruguay del corazón (un racconto sui calabresi nel mondo che ha avuto successo in Italia ed in Sud America ed è stato adottato per anni nelle scuole), poi L’articolo di giornale (manuale per il giornalismo); I rifugi dell’anima-Luoghi di culto nel Parco del Pollino; Sapori e Memoria- Cibo, letteratura, tradizioni, cultura alimentare in Calabria. 

Appassionato di glottologia, ha collaborato ad alcune opere del celebre filologo tedesco Gerhard Rohlfs. Ma è con la pubblicazione de La voci lu cori che si fa conoscere come poeta dialettale e studioso di lingua e tradizioni popolari e, con una silloge omonima, risulta vincitore del primo Concorso Nazionale “Figlinepoesia”.

Nel corso degli anni gli vengono conferiti alcuni riconoscimenti tra cui il Premio “Omaggio alla Cultura” 1998 e il “Cilea” nel 2001 per la saggistica, successivamente il Premio Solidarietà per i servizi su temi sociali e il Città di Scalea per il giornalismo.

A Cosentino sono pervenute le congratulazioni e il benvenuto del presidente della Regione Basilicata Vito Bardi e del Presidente del Consiglio regionale lucano Carmine Cicala.

«Sono certo – ha detto Bardi – che, con la sua lunga esperienza professionale e nel segno della continuità, saprà garantire ai lucani un’informazione pubblica di qualità. Viviamo tempi in cui il ruolo dei giornalisti è sempre più importante, un ruolo “sociale” per dare ai cittadini il sacrosanto diritto a essere informati, un diritto sempre più prezioso. Il servizio pubblico è uno strumento importante sia per tenere unita la Basilicata, data la diffusione capillare, e perchè garantisce la corretta informazione non solo sull’attività amministrativa della Regione, ma anche di tutti i Comuni lucani, uniti nelle loro diversità. Il TGR è dunque un elemento di democrazia, pluralismo e rappresentanza del nostro territorio».

«È chiamato –– ha detto il presidente Cicala – a guidare la redazione lucana della Tgr Rai in un momento in cui ancor più fondamentale è il ruolo del servizio pubblico radiotelevisivo. Sono certo che, con la sua passione per la scrittura, saprà raccontare al meglio la nostra regione, una terra geograficamente piccola ma piena di eccellenze umane, culturali e ambientali. Il nostro Tg pubblico regionale rappresenta da sempre un punto di riferimento fondamentale per la nostra comunità, un presidio di informazione libera e attenta alla vita della nostra regione e delle sue istituzioni democratiche e questo grazie al lavoro dei giornalisti tutti e degli altri lavoratori della sede Rai Basilicata. A Gennaro Cosentino il benvenuto nella nostra amata Basilicata». 

Il reggino Massimo Fedele nuovo Direttore sede Rai Calabria

È il reggino Massimo Fedele il nuovo direttore della sede Rai Calabria. Sarà operativo nel pieno delle sue finzioni dal prossimo 1° febbraio e prende il posto dell’Ing. Demetrio Crucitti da mesi ormai in pensione per limiti di età.

Curriculum da primo della classe quello del nuovo Direttore di Sede della RAI in Calabria, grande esperto di innovazione tecnologica e di sistemi complessi di trasmissione moderna. Cinquant’anni compiuti, nato a Reggio Calabria il 17 giugno 1972, studente del Liceo Scientifico Leonardo Da Vinci, si laurea in Scienze Politiche all’Università di Messina nel 1996 e viene assunto in Rai nel 1998. Primo incarico legato alla sua qualificazione professionale a Roma, in Direzione Amministrazione Finanza e Controllo della sede di Via Teulada, sede storica dell’a TV di Stato. Dopo aver svolto diversi altri incarichi, sempre a Roma, prima in Rai- fino al 2000, e poi in Rai Way dal 1° febbraio del 2000 viene assegnato alla Direzione Marketing.  Arriva in Calabria, nella sede Rai di Cosenza nell’ aprile del 2004, e viene assegnato presso la sede regionale di Rai Way di Cosenza, dove ricopre il ruolo di funzionario responsabile di zona a partire dal 2011 fino ad oggi.

Uno degli aspetti forse più qualificanti della sua esperienza professionale – dicono quelli che lo conoscono bene e da tanti anni- è innanzitutto aver ricoperto il ruolo di P.M.O. Gruppo “Spinoff” per atto di Conferimento Rai – Rai Way del 29.02.2000 per gli impianti di Trasmissione e Diffusione, ruolo abbastanza delicato e di eccellenza tecnica, e successivamente l’aver coordinato in Calabria nel 2012 lo Switch OFF per il passaggio al digitale terrestre della regione, anche questo impegno di non poco conto e di alta responsabilità manageriale. Attualmente ricopre il ruolo di responsabile per il refarming digitale in Calabria, processo che avverrà in primavera di quest’anno. Dal primo febbraio invece entrerà nel pieno delle sue funzioni come nuovo Direttore della Sede Regionale della RAI calabrese.

Al neodirettore della Sede RAI calabrese gli auguri della direzione e della redazione di Calabria Live. (pn)

Rai Calabria: il saluto a Demetrio Crucitti, ex direttore da oggi in pensione

Grande festa in Calabria per il saluto ufficiale di Demetrio Crucitti Direttore della Sede Rai della Calabria per quasi dieci anni, e che oggi va definitivamente in pensione lasciandosi dietro un’azienda matura e piena di energie e di soggetti positivi.Un bilancio per lui degno di un dirigente di grande tradizione aziendale e che oggi dice Grazie alla Rai”.

Erano in tantissimi ieri sera a salutare Demetrio Crucitti, che dopo dieci anni alla guida della Sede Rai della Calabria va oggi definitivamente in pensione. Sono venuti in tantissimi a salutarlo, e soprattutto a ringraziarlo per il metodo e lo stile da lui usato per “parlare ai calabresi”, un dirigente che oggi magari si preparara ad altri traguardi, magari più prestigiosi, ma che lascia ai calabrese il segno e la testimonianza di un uomo al servizio della regione.

Del resto, la tradizione della sede RAI della Calabria è una tradizione illustre di rango, a cui lo stesso direttore Demetrio crucitti ha rivolto il suo paluso e il suo grazie. Crucitti ha raccontato questi suoi dieci anni di esperienza calabrese, lui veniva dai ranghi tecnici di Viale Mazzini, ma in Calabria- dice “ho trovato una squadra meravigliosa, fatta di tecnici, impiegati, amministrativi, e soprattutto giornalisti di grande qualità.

Grazie a questa squadra siamo riusciti a realizzare cose importanti che ora rimarranno pietra miliare di questa azienda.Dopo aver ricordato uno per uno tutti i suoi collaboratori, la sua segreteria, il suo staff, la struttura tecnica, il mondo della produzione, la redazione giornalistica e i capiredattori che in tutti questi anni si sono succeduti, Crucitti ha augurato alla Calabria “grande fortuna e grandi orizzonti”, perché- ha aggiunto- “quando tanti anni fa mi chiesero di tornare nella mia terra di origine non esitai un solo momento a farlo, perché sapevo che in qualche modo avrei poturo contribuire alla crescita della mia terra e della mia gente, e di questo sono fiero”.

Alla fine champagne per tutti, in una festa corale che difficilmente la Rai Calabrese potrà dimenticare. Intanto è già scattato il toto-nomine sulla sua successione, ma non è questo il momento di anticipare nomi e situazioni che potrebbero alla fine nuocere ai diretti interessati. Importante – ripete Demetrio Crucitti con questo suo sorriso disarmante- è che vinca il migliore. Mai come in questo momento la Calabria ha bisogno di numeri uno.

Attestazione di amicizia e di saluto sono arrivati al direttore Crucitti da ogni parte della regione da parte delle massime autorità istituzionali calabresi come segno di riconoscimento dell’impegno e del lavoro da lui profuso in favore della crescita generale della sede Rai della Calabria. Crucitti ha ringraziato tutti uno per uno, rivolgendo poi un saluto cordiale al Capo della redazione giornalistica della sede calabrese Pasqualino Pandullo per il lavoro e il percorso affrontato isieme.

[courtesy PrimaPaginaNews]

Il Tg regionale diventa inclusivo: Nell’edizione del mattino ‘parlerà’ la lingua dei segni

«Finalmente siamo all’inclusione totale, all’inclusione di tutti i calabresi» ha dichiarato il presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, nel corso della presentazione del progetto per il servizio di traduzione nella lingua dei segni del notiziario mattutino inserito nel programma Buongiorno Regione, in onda su Raitre.

All’evento sono intervenuti anche il direttore della sede regionale della Rai, Demetrio Crucitti, e il presidente regionale dell’associazione Ente nazionale sordi, Antonio Mirijello.

L’affidamento del servizio di interpretariato della lingua dei segni italiana sarà affidato all’interprete Teresa Colonna, per il periodo che va dal 25 gennaio al 25 giugno 2021, come da palinsesto Rai. L’obiettivo del progetto, realizzato in seguito a numerose interlocuzioni tra l’Ente nazionale per la protezione e l’assistenza dei sordi, la Regione e la sede Rai della Calabria, è favorire l’accesso ai servizi pubblici per promuovere conoscenze allargate e approfondite sui temi di rilevante interesse pubblico e sociale, consentendo la massima diffusione delle informazioni regionali a tutta la popolazione calabrese.

«È una iniziativa molto importante – ha detto Spirlì – perché essere informati significa essere presenti, esistere, esserci. Tengo particolarmente a questo progetto, che è solo l’inizio di un lunghissimo percorso che faremo insieme alle persone non udenti. È necessario che siano inserite al 100% nel godimento di tutta la Calabria: dall’informazione, ai luoghi della cultura, a quelli dello sport. Le persone sorde devono essere aiutate e non devono mancare di nulla, allo stesso modo di chi possiede quella presunta normodotazione sulla quale, veramente, ho seri dubbi. Per me tutte le persone sono normodotate, credo nell’uguaglianza nella differenza».

«Oggi – ha commentato il direttore Crucitti – è una giornata importantissima, da ricordare, perché finalmente si mette in pratica il diritto costituzionale all’informazione per tutti, previsto dall’articolo 21. Con questa iniziativa abbattiamo le barriere della comunicazione, tra i principi fondamentali del servizio pubblico. Una regione che ha questa attenzione è il posto dove voglio vivere».

Grande soddisfazione è stata espressa anche dal presidente Mirijello: «Si tratta di un progetto inclusivo, per il quale ringraziamo fortemente il presidente Spirlì, che ha voluto appoggiare l’iniziativa. Erano nove anni che attendevamo un segnale preciso in questa direzione».

«La Regione Calabria – ha aggiunto – consentirà a tanti suoi concittadini non udenti di poter aprire una finestra nella partecipazione, elemento fondamentale di un percorso di integrazione. Andiamo verso un’inclusione sociale delle persone sorde che, per tanti anni, non hanno avuto l’occasione di essere presenti nell’informazione e che, da oggi, possono contare su un contributo prezioso per il loro vivere quotidiano». (rcz)

Rai Calabria: il doc sull’Eparchia di Lungro nella versione in lingua arbëreshë

Da non perdere, domattina, sabato 9 gennaio, alle 7.30, su Rai Calabria il bellissimo documentario sul centenario dell’Eparchia di Lungro, che per la prima volta viene riproposto in lingua arbëreshë. È un esperimento rivoluzionario, nell’ottica della valorizzazione delle tre minoranze linguistiche presenti in Calabria, che apre il campo a molteplici utilizzi del mezzo televisivo in ambito regionale e delle straordinarie risorse presenti nelle teche di Rai Calabria.

La Calabria diventa una regione pilota per un percorso ancora più incisivo del servizio pubblico: per la seconda volta nel giro di un mese i vertici della Sede Rai calabrese (l’ing. Demetrio Crucitti, direttore di Sede, e Pasqualino Pandullo, Caporedattore Responsabile della Tgr) fanno sì che la Rai possa trasmettere uno “speciale televisivo” di grande interesse sociale proprio nella lingua originale arberesch.

Un esperimento tutto calabrese, di grande interesse e fascino culturale, che oggi ripropone e rilancia, e mai come in questa occasione, il ruolo strategico della comunicazione e dell’approfondimento storico e antropologico in una regione così spesso lontana dal resto del mondo. «Una vera e propria conquista aziendale – afferma il direttore Crucitti, che da anni, instancabilmente, ha dato un grande impulso alle potenzialità della sede di Cosenza, anche aprendo alle minoranze linguistiche al fine di valorizzarne tradizioni e cultura –. Lo speciale che mandiamo in onda sabato in lingua originale è un omaggio che Rai Calabria ha voluto dedicare al Centenario dell’Eparchia di Lungro,  scritto e tradotto in lingua arbëreschë». Il documentario è stato realizzato in collaborazione con la direzione della Tgr, del Centro Televisivo Vaticano, di Rai Quirinale, di Rai Vaticano e della struttura di produzione della stessa Sede Rai calabrese. «La nostra Sede – aggiunge ancora l’ing. Crucitti – ha dedicato mesi e mesi di preparazione e di lavoro per questo docufilm interamente dedicato alla storia degli italo albanesi di Calabria».

La voce narrante dello speciale in lingua italiana era di Francesca Pecora. I testi del documentario sono firmati da Brunella Eugenii e dal Vicario dell’Eparchia di Lungro mons. Pietro Lanza.
Per la versione in lingua albanese è stata invece scelta una delle interpreti più moderne e più affidabili della lingua albanese, Saverina Bavasso, arbëreshë doc, e che lo scorso anno era già stata l’interprete ufficiale della comunità albanese allo storico incontro tra il Presidente della Repubblica Italiana Sergio Mattarella e il Presidente dell’Albania Ilir Meta a San Demetrio Corone.

Responsabile della produzione tv/rf della Sede Antonio Gatto. Il Coordinamento tecnico e la regia dello speciale sono di Andrea Recchia. Le immagini sono invece firmate da Emanuele Franzese, Carlo Spadafora, Massimiliano De Lio, Antonio Vacante, Gianluca Fazio, Pietro Bianco, Specializzati di ripresa Pino Manzo, Franco De Cario, e Aldo Morrone. Tecnico della produzione Mauro Tedesco. Fondamentale è stata invece la ricerca d’archivio, e nessuno meglio di Giuseppe Nocito, memoria storica della Rai calabrese di questi ultimi 40 anni, avrebbe potuto farlo meglio.

Lo speciale spiega con grande chiarezza – aggiunge il Direttore Demetrio Crucitti – come siano passati ormai cento anni dalla istituzione dell’Eparchia di Lungro e «oggi essa è più che mai impegnata nella grande questione della ricomposizione dell’unità dei cristiani e nella salvaguardia del principio della legittima diversità nell’unità della fede».

Il docu-film ricostruisce il lungo processo storico che è stato necessario per arrivare alla istituzione della Eparchia di Lungro, oltre quattrocento anni dal momento in cui gli albanesi giunsero in Calabria, Basilicata, Puglia e in Sicilia. Lo speciale ripropone infine anche le tante cerimonie solenni celebrate per il Centenario della nascita dell’Eparchia, partendo dalla delegazione ricevuta ufficialmente il 24 maggio 2019 dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella al Quirinale. Il pomeriggio di quello stesso giorno – ricordiamo – una folta rappresentanza di pellegrini provenienti da tutti i paesi dell’Eparchia ha poi partecipato alla Divina Liturgia, celebrata all’Altare della Cattedra della Basilica di San Pietro dall’eparca mons. Donato Oliverio.

La speranza è che ora questo programma in lingua originale arbëreschë possa finire da domani in poi sulla piattaforma di Rai Play come è accaduto in passato per la versione in lingua italiana. (Pino Nano) 

Il ritorno in Calabria dell’artista Franco Azzinari: ad Altomonte i colori d’Amazzonia

di FRANCO BARTUCCI – L’artista Franco Azzinari ritorna in Calabria con l’esposizione di un nuovo progetto dedicato all’Amazzonia e ai suoi ragazzi. Definito il grande “pittore del vento” dal compianto Sergio Zavoli, Azzinari si appresta a dare lustro al suo lavoro degli ultimi tempi, in giro per il mondo, alla ricerca di sempre nuovi stimoli per la sua arte dedicata in fondo alla bellezza della natura e degli uomini, che appartengono all’universalismo del patrimonio culturale ed antropologico. Le sue mete, oltre alle nostre meravigliose regioni, paesi come la Francia, Germania, Russia, Svizzera, Grecia, Albania, Cuba,  Stati Uniti, Africa in Kenia, Amazzonia in Brasile ed altri ancora, per appropriarsi di radici e culture tali da farne oggetto di progetti e lavori esplicativi.

Lavorare su progetto è stata la caratteristica di Franco Azzinari per entrare nella storia e nella conoscenza degli uomini per meditare sulle loro peculiarità e dimensione sociale e culturale dentro un contesto ambientale. Vale la pena ricordarne alcuni: Venti anni con la natura calabrese, I luoghi del mito, Cuba, Cercando Hemingway, Gabriel Garcia Marquez, Fidel Castro, Il pittore del vento, ed ecco il prossimo dedicato ai bambini indios dell’Amazonia, che verrà alla luce a giorni.

Infatti il prossimo 25  gennaio Franco Azzinari  presenterà ad Altomonte  il lavoro del suo ultimo progetto iniziato all’incirca due anni fa. Sarà una  grande Rassegna Internazionale dedicata ai “Bimbi Indios dell’Amazzonia”, con il titolo “Eyes in Color” o meglio “Gli occhi nel colore”, ovvero il racconto dei bambini dell’Amazzonia, e ancora di più: l’Amazzonia vista attraverso i ritratti dei bambini indios.

Una rassegna internazionale patrocinata dalla Sede RAI della Calabria, grazie all’impegno personale del suo Direttore Demetrio Crucitti. Un lavoro che il grande paesaggista italiano dedica oggi a Papa Francesco e all’Unicef per il lavoro che l’Unicef svolge da sempre al servizio dell’infanzia nel mondo.

Questa mostra di Azzinari coincide quest’anno con il suo settantaduesimo compleanno e per certi aspetti festeggia il suo rientro in Calabria dopo alcuni anni di vita trascorsi in America.  Avrà come madrina d’eccezione una icona della poesia mondiale, Marcia Theòfilo,  antropologa, nata a Fortaleza in Brasile, famosissima poetessa Indios candidata al Premio Nobel del 2005,  che ha di fatto “cantato” l’Amazzonia in ogni parte del mondo.  Attualmente rappresenta l’Unione Brasiliana di Scittori in Italia, una intellettuale brasiliana che ha pubblicato decine di poemi dedicati all’Amazzonia, tradotti in varie lingue fra cui si segnalano alcune edizioni italiane, con note di poeti come Rafael Alberti e Mario Luzi.

La RAI ha concesso, invece, il suo patrocinio morale per l’alto valore culturale della manifestazione, che dal 25 gennaio sarà ospitata nel Museo dell’Alimentazione di Altomonte. Poi da qui, in giro per il mondo, questa l’intenzione espressa dall’autore.

Il Maestro Franco Azzinari, per lunghissimi anni ritrattista ufficiale di Gabriel Garcia Marquez, Premio Nobel per la Letteratura, e amico personale di Fidel Castro, a cui ha dedicato una delle sue rassegne più belle della storia dei ritratti in bianco e nero, torna dunque ora in Italia ad Altomonte  con una rassegna interamente dedicata ai “Bambini dell’Amazzonia” .  Lo fa in uno dei borghi più suggestivi della Calabria settentrionale, e che per il grande paesaggista è una sorta anche di “paese ombra”, perché Altomonte – dice il sindaco Giampiero Coppola- in tutti questi anni ha adottato Franco Azzinari come fosse figlio naturale di questa comunità.

Per il “Pittore del Vento”, così lo chiamava e lo raccontava il grande Sergio Zavoli, sarà dunque un rientro trionfale in patria, a casa sua, perché Altomonte è a due passi soltanto dal paese dove Franco Azzinari è nato, San Demetrio Corone, e da dove poi poverissimo e ancora adolescente è partito in giro per il mondo per ritornarci solo dopo essere diventato un protagonista famoso della storia dell’arte moderna.

Bambini dell’Amazzonia for ever”. Questa rassegna di Franzo Azzinari è un inno meraviglioso a questa terra dove le foreste devastate dall’uomo sono forse il segno più evidente della violenza dei tempi moderni, della industrializzazione a tutti  i costi, della rapina sistematica del territorio, della modernità, e dove i bambini sono ancora i testimoni privilegiati dei colori dell’Amazzonia, e delle meraviglie paesaggistiche di questa lingua di terra ai margini del mondo.

Un lavoro che Franco Azzinari ha avviato ispirato dalle parole di Papa Francesco, attraverso i suoi tanti messaggi dedicati ai bambini dell’Amazzonia, ultimi del mondo. Lo hanno  convinto ad  affrontare un lungo viaggio in queste lande inesplorate alla ricerca di nuove emozioni oltre che di colori. E qui, nel cuore dell’America Latina, Azzinari ha preso casa, ha imparato a vivere sulle barche, ai margini della foresta, lungo i fiumi, sotto le sequoie, dove ha condiviso per lunghissimi mesi la sua vita con quella degli indios, ha sposato la loro causa, e alla fine ha scelto di dipingere i volti dei bambini indios per farne un manifesto-denuncia sulla fame nel mondo, manifesto simbolico della immensa miseria dell’Amazzonia, dove il senso della ribellione e della protesta contro il resto del mondo civile lo si coglie nella luce e negli sguardi di questi bambini ritratti dal grande artista italiano.

«Il mio primo grazie va alla RAI – dice oggi Azzinari – va al Direttore della Sede RAI della Calabria Demetrio Crucitti, per aver fortemente creduto nel mio “manifesto in difesa dell’Amazzonia”, e va al sindaco di Altomonte Giampiero Coppola che ha sposato il mio progetto, e che dopo Altomonte approderà poi nelle grandi capitali straniere. Perché il tema dell’Amazzonia che muore è un tema di interesse mondiale.

«Spero – aggiunge Azzinari – che i bambini da me ritratti possano col tempo diventare anche un manifesto ufficiale dell’UNICEF, a cui non chiederò nulla in cambio, se non di divulgare le facce sorridenti di questi piccoli eroi della foresta, che nascono in mezzo ai colori più disparati della natura e che da grandi muoiono, senza mai aver conosciuto il grigio. È questa la cosa che arrivato in Amazzonia mi ha fatto di più impazzire. C’è un popolo nel mondo, che non conosce cosa sia il grigio, tanti sono i colori accecanti e bellissimi che sono la loro casa e il loro mondo naturale» (fb)

 

 

 

Calabria 80: su Rai Calabria domattina la seconda parte del reportage di Tonino Perna

Seconda parte dell’inchiesta-reportage di Tonino Perna Calabria ’80. Un’iniziativa della sede Rai di Cosenza che intende proseguire nell’intento di attingere al vastissimo patrimonio delle teche regionali per finalità di divulgazione e informazione. Sono documenti d’epoca che acquistano un grande valore visti con gli occhi dell’oggi. Bisogna riconoscere a Rai Calabria e al suo direttore ing. Demetrio Crucitti l’incessante impegno per valorizzare il preziosissimo materiale custodito in archivio e da cui è possibile ricostruire una storia della regione con contributi ai più misconosciuti o dimenticati. L’inchiesta era originariamente di sette puntate ed è stata realizzata nel 1980 dal prof. Tonino Perna, apprezzato sociologo, oggi vicesindaco di Reggio Calabria, con la regia di Annarosa Macrì e la fotografia di Tonino Arena. Rai Calabria ne ripropone due: la prima è andata in onda il 26 dicembre scorso, l’altra andrà in onda sempre alle 7.30 domani 2 gennaio. (rcs)

Calabria 80: l’inchiesta di Tonino Perna riproposta stamattina da Rai Calabria

Da non perdere, nonostante l’ora infausta (7.30) stamattina sulla rete regionale Rai la riproposizione dell’inchiesta-reportage di Tonino Perna Calabria ’80. Un’iniziativa della sede Rai di Cosenza che intende proseguire nell’intento di attingere al vastissimo patrimonio delle teche regionali per finalità di divulgazione e informazione. Sono documenti d’epoca che acquistano un grande valore visti con gli occhi dell’oggi. Bisogna riconoscere a Rai Calabria e al suo direttore ing. Demetrio Crucitti l’incessante impegno per valorizzare il preziosissimo materiale custodito in archivio e da cui è possibile ricostruire una storia della regione con contributi ai più misconosciuti o dimenticati. L’inchiesta (in due puntate, la seconda andrà in onda sempre alle 7.30 il prossimo 2 gennaio) porta la firma del prof. Tonino Perna, apprezzato sociologo, oggi vicesindaco di Reggio Calabria. (rrm)

Annarosa Macrì: Calabria ’80, on the road per quattro mesi, una storia di ripartenze

di ANNAROSA MACRÍ – Avete presente quando di un allievo che “si applica ma non rende” si dice è volenteroso, ma non ha le basi? Ecco, le sette puntate di Calabria ’80, ne (ri)vedrete due, di mezz’ora ciascu­na su Raitre il 26 dicembre e il 2 gennaio alle 7 ,30, rappresentaro­no per me le “basi di conoscenza e di analisi del territorio che mi furo­ no indispensabili, nei quarant’an­ni successivi, per raccontare la Ca­labria, enigmatica e complessa com’è. Ebbi il privilegio di avere accan­to un compagno di avventure fu­nambolico e rigoroso come Toni­no Perna, economista e sociologo, che di quel programma fu l’auto­re (io ne curai la regia), così quei quattro mesi di sopralluoghi, ri­prese, incontri e interviste on the road per la regione, dal Pollino al­l’Aspromonte, dal Tirreno allo Jo­nio, e poi i tre mesi in moviola che seguirono (il programma fu gira­to in pellicola da un maestro della fotografia che troppo presto ci la­sciò, Tonino Arena), furono la mia seconda università, che mi laureò, davvero!, in “Calabriolo­gia”. Nessuno prima di noi, e prima di Calabria ’80 (e nessuno dopo, devo dire) aveva realizzato una ri­cognizione per immagini così at­tenta e capillare del mondo pro­duttivo calabrese, in un momento topico della storia di questa regio­ne, quando erano passati venti anni dal boom economico (dalle nostre parti, in realtà, niente di più che un’eco fievole se n’era sen­tita) e dieci anni da quel “Pacchet­to Colombo” che c’era piovuto ad­dosso per provare a riempire il ba­ratro di ribellione e disperazione che si era aperto coi fatti di Reg­gio, e che già manifestava incon­gruenze, sprechi e fallimenti.

Girammo chilometri di strade, paesi, città e campagne, girammo chilometri di pellicola e realiz­zammo sette puntate di mezzz’ora. Due dedicate all’Industria – un po’ di manufatturiero e di agroali­mentare anoora “tirava”, in mezzo ad un cimitero, già!, di deserti e di cattedrali -, due all’Agricoltura – sospesa tra eroica primitività e pionieristica innovazione -, due al Turismo – quello “indigeno” all’e­poca appena balbettante, più in­vasivo, invece, quello dei villaggi turistici e grandi gruppi coloniz­zatori – e una al Terzo Settore, che cominciava, proprio in quegli an­ni, a coprire, come poteva, vuoti ed emergenze sociali. Più imparavo – paesaggi, perso­ne, manufatti, belli, brutti o così così – più li sentivo parte della mia storia e del mio vissuto, roba che mi apparteneva, di cui dovevo far­mi carico, perché aveva attraver­sato le speranze, le sofferenze, le sconfitte e la fatica della mia gen­te.

La Calabria, dove ero nata, ma dove, anche nell’infanzia, avevo vissuto pochissimo, e che avevo lasciato per andare a studiare a Milano, prima di Calabria ’80, co­me quasi tutti quelli della mia ge­nerazione, praticamente non la conoscevo. Non era allora il luogo “circola­re” che è oggi, grazie anche alle università, che hanno rimescola­to saperi, amori ed esistenze, ma, assai più di oggi, era arroccato, e frammentato, nei paesi e nei par­ticolarismi, nelle città e nei cam­panilismi, che si guardavano, a distanza, – anche ora accade, figu­rarsi quasi mezzo secolo fa – con diffidenza circospetta se non con malcelato razzismo. Chi viveva a Reggio, per dire, andava più facilmente a Roma (o a Messina) per studio o per compe­re, piuttosto che a Catanzaro o a Cosenza, e un catanzarese magari andava a teatro al San Carlo di Na­poli, ma non al Rendano di Cosen­za o al Cilea di Reggio. Imparai a conoscerla scopren­dola, questa regione, con lo sguardo sorpreso della neofita, che, devo dire, non mi ha più ab­bandonato; scoprendola, imparai ad amarla, e, dopo quarant’anni, di più la amo. Non solo le sue cose e le sue persone belle (quelle son bravi tutti ad amarle); io m’inna­morai pure di quelle brutte e di quelle così così. E, amandola, im­parai a raccontarla. Ché, senza amore, non si può.

All’inizio degli anni Ottanta, il clima culturale del Paese era quello, irripetibile, della riscoperta delle identità locali, delle tradizio­ne e dei dialetti, contro la società di massa. Il regionalismo ammi­nistrativo era ancora bambino e quello culturale era frammentato in mille Calabrie, quando la Rai decise di riaccendere le lucciole periferiche che Pasolini piangeva spente per sempre, una per ogni regione, e nacque la Terza Rete decentrata; investì un bel po’ di ri­sorse sui territori e, dal nulla o quasi, impiantò, anche in Cala­bria, un piccolo centro di produ­zione, che non solo realizzava e metteva in onda i primi telegior­nali, ma anche inchieste, docu­mentari, talk-show, fiction.

A Cosenza fu reclutato un pic­colo esercito di operatori dell’in­formazione ( e io tra di loro, e, con molti di loro, rientrai “dal Nord”): giornalisti, registi, operatori di ripresa, tecnici, autisti, elettrici­sti. Quasi cento ragazzi, età me­dia 25 anni, competenze certe, concorsi “veri”, assunzioni a tem­po indeterminato. Ci era richiesta una grande preparazione cultu­rale, ma nessuno di noi aveva mai visto una telecamera, così impa­rammo a fare la televisione “fa­cendola”, come un bambino impa­ra ad usare nn giocattolo giocan­doci; l’entusiasmo era alle stelle, alimentato dalla consapevolezza di essere dei pionieri e dalla acco­glienza straordinaria dei Calabre­si, specialmente quelli delle aree interne: era una festa quando ar­rivava “la Televisione” in luoghi così “lontani” e dimenticati, in cui magari non c’era neanche il se­gnale di trasmissione, e che veni­vano raccontati per la prima vol­ta: persone senza voce che diventavano importanti, luoghi dimenticati a cui si restituiva la memo­ria…

Calabria ’80 nacque in que­sto irripetibile clima e, rivederne adesso due mezz’ore (grazie alla pervicacia del Direttore della Sede di Cosenza Demetrio Crucitti) vuol dire ripercorrere un pezzo fondamentale della storia di que­sta regione, quando tutto pareva dover (ri)nascere, la Regione, l’U­niversità, l’economia…

Il ritmo lentissimo del montag­gio (“allora” per percepire un fer­mo-immagine avevamo bisogno, da telespettatori, di un “tempo”, quattro secondi!, eterno per gli standard frenetici di oggi) vi darà il senso, guardando Calabria ’80, dell’andamento pigro di una sto­ria che, con fatica, con brusche frenate e affannate ripartenze, nonostante tutto, andava allora e ancora, fiaccamente, va. Buona lenta visione. (anm)

[courtesy il Quotidiano del Sud]

Tonino Perna: il ricordo di un’inchiesta straordinaria per scoprire la Calabria degli anni 80

di TONINO PERNA – Nel febbraio del 1980 iniziai a girare, in lungo e largo, nella nostra regione con un team di Rai 3 per realizzare un programma che si intitolava Calabria ’80 ed ave­va l’obiettivo di indagare sulle attività economiche, sociali e culturali della nostra Regione. Soprattutto di guar­dare al presente puntando alle pro­spettive future di questa terra, già al­lora considerata come irrecuperabile da una buona parte della stampa na­zionale. Da nord a sud, da est ad ovest, incontrammo piccoli e medi impren­ditori, aziende localizzate in borghi antichi e sconosciuti, monumenti sto­rici e siti archeologici abbandonati (uno per tutti il castello di Roccella do­ve pascolavano le pecore), scoprimmo attività impensabili (come la coltiva­zione del riso a Sibari, o la nascita di una azienda “Internet” a Piano Lago), e i primi timidi tentativi di attrarre i turisti in Calabria.

Girammo per cin­que mesi da febbraio a maggio, con l’occhio attento di Tonino Arena, indimenticabile fotografo e prezioso ci­neoperatore, producendo decine di chilometri di pellicola che poi, con la regia di Annarosa Macrì, montammo nel mese di agosto in una piccola stan­za della Rai di Cosenza. Ricordo ancora la quantità di granite che prendevo ogni giorno per vincere un caldo in­fernale, e lo stress nel decidere i tagli con la forbice della pellicola, il punto giusto, con la paura di sbagliare e per­dere un fotogramma definitivamen­te. Grazie alla competenza, intelligen­za e granitica costanza di Annarosa portammo a termine l’operazione in quattro giorni.

Alla fine ne ricavam­mo sette puntate che andarono in on­da tra ottobre e novembre del 1980: due dedicate all’industria, due all’agricoltura, una al turismo, una alle cooperative del Terzo Settore, last but not least alla cultura. Oggi, dopo quarant’anni, rivede­re queste immagini può risultare un utile esercizio per capire cosa è cambiato e cosa è rimasto, dove ci so­no stati miglioramenti e dove invece abbiamo solo rimpianti. Una cosa è certa: prenderemo coscienza che la storia non viaggia in linea retta, che il cambiamento c’è stato, in chiaro scuro, con netti miglioramenti in di­versi campi, industria-agricoltura­-turismo, e peggioramenti nel pae­saggio che scriteriate colate di ce­mento hanno deturpato e nelle rela­zioni umane, dove si è persa quella gratuità che ci caratterizzava in passato. Forse, da questa comparazione ne ricaveremo una iniezione di fiducia in noi stessi, in un momento come questo in cui ne abbiamo tanto biso­gno. Questo è l’augurio che faccio ai calabresi e a me stesso. (tp)

[courtesy il Quotidiano del Sud]