L’OPINIONE / Maria Elena Senese: Servono proposte e atti concreti per sicurezza sui luoghi di lavoro

di MARIA ELENA SENESEProposte e non parole, atti concreti e non approcci filosofici, è questo quello che serve in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro. 

Per questo il nostro Segretario generale Pierpaolo Bombardieri ha chiesto al Governo: lo stop al lavoro povero; una procura speciale per gli infortuni sul lavoro; l’istituzione del reato di omicidio sul lavoro; più formazione per le imprese; lo stop agli appalti pubblici per le aziende che subiscono infortuni; l’assunzione di più ispettori; più potere agli Rls per attività ispettiva. 

E ancora lo stop ai subappalti a cascata; la patente a punti per le imprese e la denuncia immediata di ogni incidente attraverso gli sportelli di patronato Ital Uil. Occorrono urgentemente ispettori dedicati ai settori maggiormente colpiti da infortuni mortali.

Non possiamo pretendere che un ispettore possa controllare con pari competenza un’azienda agricola, un’industria chimica, un cantiere edile o una centrale elettrica.

Occorre potenziare con urgenza l’organico delle Asp e coordinare i vari organi ispettivi: Itl, Asp, Inail e Inps, perché ciascuno deve fare il suo compito nel contesto di un unico intervento ispettivo, in cui l’Asl controlla la sicurezza sanitaria, l’ispettore del lavoro i contratti, l’Inps la previdenza e l’Inail le coperture assicurative.

Siamo convinti, poi, che per provare a ridurre il rischio correlato ai subappalti a cascata sia necessario tenere nella debita considerazione la figura del Coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione. In capo a questa figura, prevista dall’articolo 90 del Decreto legislativo numero 81 del 2008, spetta il coordinamento delle attività delle diverse imprese impegnate nell’esecuzione dei lavori al fine di ridurre i rischi per la sicurezza dei lavoratori. 

Avere questa figura operativa sui cantieri è un obbligo per il datore di lavoro, potrebbe diminuire il rischio di incidenti ed aumentare i controlli su tutta la filiera. Il Coordinatore della sicurezza in fase di esecuzione governa l’area del cantiere, la sua organizzazione e le sue interferenze.

Siamo persuasi, anche, che la sicurezza non è soltanto la sommatoria di norme, è anche il modo con cui vengono applicate e sanzionate, perché come tutte le norme anche queste si prestano a essere eluse, aggirate, ma questo dipende dall’etica dell’impresa. Parliamo tanto di etica del lavoro ma troppo poco di etica di impresa.

I lavoratori pagano con la loro vita il veleno dei subappalti perché è lì che si annida il lavoro nero, perché il subappaltatore deve risparmiare il più possibile per conseguire la commessa e poi ricavare il proprio profitto, ma questo lo può fare risparmiando essenzialmente su due cose: sul costo della sicurezza e sulla qualità dei materiali.

Profitto mortale che miete vittime che ancora aspettano giustizia. Non c’è stato neanche il rinvio a giudizio per la strage di Brandizzo, dove sono morti 5 operai edili, e si sta ancora cercando di fare chiarezza su quanto accaduto nel cantiere di Esselunga a Firenze (altri 5 morti) e nella centrale Enel di Bologna (7 morti) che arriva la notizia dell’ennesimo gravissimo infortunio sul lavoro.

Altri 5 operai edili sono morti e 4 sono rimasti intossicati a Casteldaccia mentre eseguivano lavori sulla rete fognaria, vittime delle esalazioni di gas tossici. Siamo davanti all’ennesima strage multipla di operai!

Basta con la retorica del dolore è il momento della responsabilità. Morire in fabbrica, nei campi, in qualsiasi luogo di lavoro è uno scandalo inaccettabile per un Paese civile,  soprattutto quando dietro agli incidenti si scopre la non applicazione di norme in materia di sicurezza.

Incidenti mortali plurimi, infine, che confermano il fatto che la colpa ricade nella gestione ed organizzazione del lavoro. (mes)

[Miaria Elena Senese è segretaria generale di Uil Calabria]

La Cgil Calabria in Piazza a Roma per la salute e la sicurezza sui luoghi di lavoro

Ci sarà anche la Cgil Calabria alla manifestazione di domani a Roma promossa da Cgil e Uil sui temi della salute e sicurezza sui luoghi di lavoro, per la difesa e il rafforzamento della sanità pubblica, per una riforma fiscale e la tutela dei salari.

In tanti partiranno da tutta la regione per il corteo che si concluderà a piazzale Ostiense seguendo La Via Maestra, il percorso avviato dallo scorso anno che punta a dire con chiarezza il nostro “No” alle politiche distruttive di questo governo.

«Il nostro contributo – si legge in una nota – arriverà anche dal palco con l’intervento di una Tirocinante di Inclusione Sociale (Tis) del Comune di Villa San Giovanni che rappresenterà una delle nostre vertenze più importanti e che riguarda in Calabria 4 mila lavoratori senza tutele come contributi, tredicesima o Tfr, e che ricoprono incarichi nelle pubbliche amministrazioni calabresi senza certezza del futuro. Se non ci fossero si andrebbe incontro ad una paralisi del sistema, eppure vengono trattati come l’ultima ruota del carro, spesso lasciati anche senza i dovuti dispositivi di protezione e sicurezza».

«Protestiamo per il diritto alla Salute e alla Sicurezza sui luoghi di lavoro – continua la nota – perché il conteggio delle vittime si fermi e non si creino, ad esempio come con il subappalto a cascata, condizioni che deresponsabilizzano i datori di lavoro, scaricando tutti i rischi sui lavoratori. Chiediamo una Sanità Pubblica e Universale contro politiche che hanno spogliato lo Stato Sociale e che tramite l’Autonomia Differenziata renderanno il diritto alla cura un privilegio e il ricorso alla sanità privata una scelta dovuta. Il tutto mentre in Calabria la percentuale di persone che rinunciano a curarsi è altissima, la rete ospedaliera monca, le liste di attesa superano spesso l’anno, l’area diagnostica è carente nelle attrezzature».

«Saremo in piazza – si legge ancora – anche per una giusta Riforma Fiscale che attinga lì dove le risorse ci sono per finanziare sanità, istruzione, non autosufficienza, diritti sociali e investimenti pubblici. Per una riforma che valorizzi chi produce ricchezza. Al contrario, la riforma dell’esecutivo continua a tassare lavoro e pensioni più dei profitti, del lavoro autonomo benestante; non tassa gli extraprofitti e premia l’evasione, che sottrae 90 miliardi di euro ogni anno alle politiche sociali e di sviluppo del Paese».

«Chiediamo la Tutela dei Salari tramite la contrattazione collettiva settoriale – conclude la nota del sindacato – il rinnovo dei contratti alle scadenze naturali, l’abolizione della precarietà, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di retribuzione, la promozione di azioni per una reale parità e per il superamento del gap salariale tra donne e uomini».

ADESSO BASTA LAVORO INSICURO E POVERO
INVESTIRE SU SICUREZZA E PREVENZIONE

di ANGELO SPOSATO – Lavoro impoverito e insicuro, fisco solo sulle spalle di lavoratori e pensionati, sanità al collasso. Adesso basta! Oggi torneremo in piazza XI settembre a Cosenza, alle 10, aderendo allo sciopero nazionale di 4 ore proclamato per tutti i lavoratori del settore privato.

La mobilitazione di Cgil e Uil continua perché continuiamo a sostenere che: “Adesso Basta!”, questo Paese ha bisogno di risposte concrete su grandi questioni che impattano in maniera rilevante sul mondo del lavoro e quindi sul nostro sistema Paese.

Primo tra tutti il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro. Ogni giorno assistiamo inermi alla strage silenziosa che si consuma sui luoghi di lavoro, più di mille morti l’anno e oltre cinquecentomila infortuni, una guerra civile davanti alla quale la politica fa finta di non vedere.
È ora, invece, di azioni incisive e non più rimandabili. Il Paese ha bisogno di importanti investimenti in sicurezza e prevenzione, di cui tanto si parla, ma le cui pratiche poco si attuano concretamente. È necessario cancellare da subito leggi che nel corso degli anni hanno reso il lavoro precario e frammentato, contribuendo così a realizzare un ambiente lavorativo insicuro.
Servono misure forti contro i sub-appalti “criminali”, consumati sulla pelle dei lavoratori, che rappresentano vecchie, ma sempre attuali, forme di sfruttamento della manodopera in settori come edilizia, agricoltura e turismo, in cui ancora oggi il valore della vita è subordinato al bisogno di lavorare per sopravvivere.
Bisogna potenziare i controlli con un piano straordinario di assunzioni nell’Ispettorato del Lavoro e nelle Aziende Sanitarie Locali ad oggi paurosamente a corto di organici. Le aziende che non rispettano le norme sulla sicurezza vanno fermate, per questo motivo bisogna introdurre una vera patente a punti e condizionare l’erogazione di finanziamenti o incentivi pubblici alle sole aziende che rispettano le norme sulla sicurezza.
Il Paese ha bisogno di riportare l’attenzione sui temi del lavoro, rinnovando e incentivando la contrattazione nazionale promuovendo anche una legge sulla rappresentanza che limiti i contratti “pirata”. Per finanziare la sanità, l’istruzione, le infrastrutture e garantire a tutto il Paese diritti sociali e civili, occorre prendere le risorse dove sono.
L’evasione fiscale complessiva continua ad essere ogni anno sopra i 90 miliardi, mentre intere categorie economiche continuano a non pagare le imposte, lavoratori dipendenti e pensionati, garantiscono oltre il 90% dell’intero gettito IRPEF.
La delega fiscale che dovrebbe cambiare la prospettiva, riducendo le tasse su salari e pensioni, attraverso la lotta all’evasione fiscale, in realtà peggiora la situazione introducendo nuove sanatorie, condoni e concordati, cancellando la progressività dell’imposizione fiscale e tutelando le rendite finanziarie.
Servono misure coraggiose, come la tassazione degli extra profitti delle multinazionali e delle banche per il rilancio dell’economia e per contribuire a ridurre le diseguaglianze che in questo paese diventano sempre più insostenibili.
Per questo motivo saremo in piazza auspicando una partecipazione ampia e trasversale, per continuare a far sentire la nostra voce, la voce di lavoratori e pensionati, la voce di un Paese che soffre e che pretende risposte. (as)
[Angelo Sposato è segretario generale Cgil Calabria]

L’OPINIONE / Maria Elena Senese: Sicurezza sui luoghi di lavoro è una materia delicata e complessa

di MARIA ELENA SENESE – La sicurezza sui luoghi di lavoro è una materia delicata e complessa. Per realizzare l’auspicato azzeramento delle morti bianche è necessaria la massima sinergia fra le istituzioni interessate. C’è bisogno che il Governo faccia la sua parte, accettando le proposto che il Sindacato ha avanzato in maniera unitaria.

Così come c’è bisogno che la Regione riconosca la necessità di un non più rinviabile potenziamento della pianta organica degli ispettori in forza alle Aziende sanitarie provinciali. Le Asp, infatti, svolgono un ruolo importante nel garantire il rispetto di queste normative, in particolare per quanto riguarda la sicurezza e la salute dei lavoratori.

In collaborazione con l’Ispettorato del lavoro anche le Asp, in particolare con i servizi di prevenzione e sicurezza sui luoghi di lavoro, possono condurre controlli, ispezioni e indagini sui luoghi di lavoro al fine di verificare il rispetto delle normative vigenti.

Procedere al potenziamento di queste strutture periferiche, come è facilmente intuibile, vorrebbe dire allargare la platea ci colo i quali possono verificare il corretto andamento di un cantiere, aumentare il numero delle ispezioni e limitare gli incidenti.

In questa materia, noi abbiamo le idee chiare e le nostre proposte le abbiamo già messe nero su bianco e girate a chi ci governa. Oggi vogliamo ribadirle.

È necessario, poi, rafforzare gli organi ispettivi ma occorre un ispettore dedicato al settore edile; così come è fondamentale la condivisione di una banca dati delle notifiche preliminari tra Cassa edile, Ispettorato e Asp e proprio sugli ispettori delle Asp chiediamo alla Regione di potenziare gli organici attuali.

Riteniamo indispensabile procedere alla tracciabilità della formazione su piattaforma telematica per facilitare i compiti degli ispettori e porre un freno ai certificati falsi.

E’ necessario, infine, anche agire sulla prevenzione, e lo si può fare sensibilizzando Ance a facilitare le visite tecniche in cantiere, predisposte dai nostri Enti edili. Queste ultime consentirebbero all’imprenditore edile di avere a disposizione, gratuitamente, un tecnico che potrà coadiuvarlo nell’individuare eventuali situazioni di rischio e predisporre le relative misure di prevenzione e protezione utili a tutelare la sicurezza fisica dei propri dipendenti e a evitare eventuali sanzioni a suo carico nonché probabili infortuni. (mes)

[Maria Elena Senese è segretaria generale di Fenealuil Calabria]

Fenealuil e Fillea Cgil Calabria presentano lo sciopero per riaccendere i riflettori sulle morti sui luoghi di lavoro

Due ore di sciopero a fine turno per riaccendere i riflettori sull’importanza della sicurezza sul lavoro. È la proposta avanzata dai segretari generali di FenealUil Calabria, Maria Elena Senese e della Fillea Cgil Calabria, Simone Celebre, nel corso di una conferenza stampa svoltasi nella Sala Conferenze della Uil Calabria a Lamezia, per fermare la «strage senza fine delle morti sui luoghi di lavoro».

Presenti anche i Segretari generali della Fiom Cgil calabrese, Umberto Calabrone e della Uilm Calabria, Antonio Laurendi.

«La sicurezza sul lavoro – ha ricordato Senese – è una responsabilità comune e oggi più che mai bisogna iniziare a dare alle cose il nome giusto: bisogna parlare di strage e non di tragedia e di omicidi e non di decessi».

«È fondamentale fare sinergia fra le istituzioni interessate – ha ribadito –. Noi abbiamo le idee chiare e le nostre proposte le abbiamo già messe nero su bianco e girate a chi ci governa. Partiamo dall’introduzione della patente a punti per le imprese previsto dal Decreto Legislativo 81/2008. E’ necessario, poi, rafforzare gli organi ispettivi ma occorre un ispettore dedicato al settore edile; così come è fondamentale la condivisione di una banca dati delle notifiche preliminari tra Cassa edile, Ispettorato e Asl e proprio sugli ispettori delle Asl chiediamo alla Regione di potenziare gli organici attuali». 

«Riteniamo indispensabile – ha concluso Maria Elena Senese – l’inasprimento delle pene, la previsione del reato di omicidio sul lavoro e l’istituzione di una Procura nazionale dedicata. Ma anche procedere alla tracciabilità della formazione. È necessario anche agire sulla prevenzione, facendo progetti per visite specializzate in cantiere per sensibilizzare i tecnici preposti e contrastare il fenomeno del dumping contrattuale in edilizia». 

Per il Segretario generale della Fillea Cgil, Simone Celebre, «manca la volontà politica di intervenire con urgenza e determinazione aprendo un confronto serio con le organizzazioni sindacali. Ormai è provato che più lunga è la catena degli appalti più si risparmia sulla sicurezza e sul salario dei lavoratori: solo chi non è stato mai in un cantiere può affermare il contrario».

«L’ultimo subappaltatore dell’appaltatore principale, che ha contrattualizzato l’opera già con un forte ribasso per produrre un minimo di profitto – ha aggiunto – non potrà che tagliare sulla sicurezza, sui controlli e sul salario dei lavoratori, fino al vero e proprio sfruttamento».

«Abbiamo una carenza di organi ispettivi – ha chiarito Celebre – da primato negativo in Europa. Carenza che determina un sistema di controlli insufficiente e del tutto inefficace. Basti pensare che gli ispettori controllano in media un’azienda una volta ogni 14 anni. E in questo scenario si è calata la riforma del codice dei contratti voluta da Salvini, che ha introdotto la “ follia” del cosiddetto subappalto a cascata».

Durante la conferenza stampa sono intervenuti anche i Segretari generali di Uilm e Fiom Calabria, che partecipano allo sciopero di due ore nei cantieri edili, in quei cantieri in cui, per l’effetto distorto del dumping contrattuale, sono sempre di più gli operai a cui viene applicato il contratto metalmeccanico piuttosto che quello edile.

«Oggi – ha detto Antonio Laurendi – è una giornata triste. Dovremmo parlare di rinnovi contrattuali, di miglioramento delle condizioni di vita delle lavoratrici e dei lavoratori e, invece, ci troviamo costretti a parlare di morti sui luoghi di lavoro. La media di tre morti al giorno in Italia è il sintomo di qualcosa che non funziona e che ci obbliga a mettere in campo ogni strumento utile ad invertire la rotta».

«Oggi è fondamentale – ha ribadito – mettere in campo e far funzionare tutti quegli strumenti normativi che già esistono e potrebbero rendere più sicuro il mondo del lavoro».

«Oggi scioperano i metalmeccanici e gli edili – ha concluso Umberto Calabrone, segretario generale della Fiom Cgil Calabria – ma la sicurezza riguarda tutto il mondo del lavoro sempre più precario e senza diritti. Servono azioni forti che vedano il rafforzamento del sistema di controlli, il governo investa nella sicurezza, non servono “condoni” sulla sicurezza, basta con i subappalti a cascata. La sicurezza non è un costo ma un investimento per garantire il futuro ai lavoratori». (rcz)

L’OPINIONE / Graziella Secreti e Alessandra Baldari: Manca cultura della prevenzione e della legalità del lavoro

di GRAZIELLA SECRETI E ALESSANDRA BALDARI – Per garantire Salute e Sicurezza servono più risorse, più controlli e assunzioni che rafforzino e rendano davvero efficiente l’intero sistema pubblico di vigilanza sul quale invece incidono politiche di risparmio che ne indeboliscono la capacità di intervento.

Le morti sul lavoro non sono disgrazie, ma sono la grave responsabilità di un sistema lavoro che spinge le imprese a competere sull’abbattimento dei costi e sul continuo ribasso e non sulla qualità dell’opera e la sicurezza sul lavoro.

Soprattutto nei grandi cantieri, l’esigenza di massimizzare i profitti è perseguita con lo spezzettamento dell’opera in una miriade di subappalti che consentono l’ingresso di aziende che, per avere margini di profitto, annullano i costi sulla sicurezza e spesso si avvalgono di personale non assunto, non formato, non addestrato o inquadrato in modo difforme da quanto previsto dai Ccnl.

Non c’è un’adeguata valutazione della idoneità tecnico professionale dell’azienda affidataria, cui ci si rivolge non perché specializza ma perché economica, a basso costo e quindi a grave rischio infortunio. La mancata formazione, il ritmo incalzante degli orari di lavoro, il mancato rispetto dei contratti, i dispositivi di protezione inadeguati sono ciò su cui si risparmia per essere competitivi.

Servirebbe invece un sistema di competizione sulla qualità, con forme di incentivazione e premialità delle aziende che rispettano gli standard di sicurezza e la radicale espulsione dal mercato di quelle che invece ricorrono all’elusione della normativa in materia. E quindi serve una politica che metta al centro la qualità dell’opera e del lavoro e che investa risorse economiche su formazione pubblica, ammodernamento dei siti produttivi a rischio, sicurezza sul lavoro e sistema di vigilanza efficienti e in grado di incidere realmente sulla prevenzione degli infortuni. E invece sulla vigilanza non si investe. Le difficoltà in cui operano gli organi di vigilanza sono l’esatta misura dello scarso valore che si dà al lavoro sicuro in Italia.

Gli ispettori del lavoro hanno dovuto scioperare per ben tre volte per vedersi riconosciuta la perequazione retributiva; nonostante i concorsi attivati dal precedente Ministro del lavoro Orlando, soffrono ancora di gravissime carenze di organico pari ad almeno 1000 unità, date le alte rinunce per inadeguatezza delle retribuzioni. Circa 4000 ispettori devono controllare oltre 4 milioni di imprese, evadere denunce, deleghe di indagine ed espletare incombenze interne.

L’Ispettorato nazionale del lavoro è nato con una riforma a costo zero, su cui non si sono mai investiti fondi per dotarlo di risorse e strumenti adeguati al compito; mancano vigilanze coordinate con gli altri enti, banche dati accessibili che consentano di intercettare subito i siti a rischio; manca formazione, risorse, mezzi investigativi e forme di controllo preventivo che rendano effettivamente incisiva la vigilanza laddove si annida il rischio.

Manca la cultura della prevenzione e della legalità del lavoro. La pluralità di contratti atipici e precari, il lavoro povero, la contrattazione pirata sono elementi che hanno destrutturato la dignità del lavoro e che hanno indebolito anche le condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro. Il numero degli infortuni, dati al netto delle malattie professionali e degli incidenti non conteggiati nelle statistiche, sono allarmanti in tutta Italia e ancor più in Calabria, dove la condizione di precarietà lavorativa è ancora più intensa e la mancanza dei presidi di legalità determinano impatti devastanti sulle fragilità di questo territorio, già devastato nei suoli servizi pubblici essenziali. (gs e ab)

[Graziella Secreti e Alessandra Baldari sono rispettivamente coordinatrice Fp Cgil Calabria Ispettorato del Lavoro e segretaria generale Fp Cgil Calabria]

L’OPINIONE / Maria Elena Senese: La sicurezza sul lavoro è una responsabilità comune

di MARIA ELENA SENESE – In merito a quanto è successo in Toscana e, a distanza di poche ore, a Castrovillari sentiamo parlare di tragedia e di decessi, ma oggi più che mai bisogna iniziare a dare alle cose il nome giusto: bisogna parlare di strage e non di tragedia e di omicidi e non di decessi. Si tratta di una differenza sostanziale! E non solo di semantica.

La strage di Firenze è la conferma di ciò che come Uil diciamo da anni, ma che il Governo continua a non voler ascoltare.

I cantieri edili si realizzano grazie a una serie di subappalti che rispondono solo a logiche di produzioni serrate e di grandi profitti.

Più vi è distribuzione del lavoro in tante piccole imprese, infatti, più si annida il lavoro sommerso, più c’è spazio al dumping contrattuale e maggiore è il risparmio proprio sui costi della sicurezza.

La sicurezza sul lavoro è una responsabilità comune. Serve l’impegno di tutti gli attori interessati, va migliorato il coordinamento tra i vari soggetti della filiera sicurezza: Regione, Asl, Inail, Itl, Inps, Rlst.

Questi devono saper parlare fra di loro, incrociare i dati a disposizione, monitorare le specificità del territorio. Solo così, tutti insieme possiamo raggiungere l’obiettivo di Zero morti sul lavoro!

Noi abbiamo le idee chiare in questa materia e le nostre proposte le abbiamo già messe nero su bianco e girate a chi ci governa.

Partiamo dall’introduzione della Patente a punti previsto dal Decreto Legislativo 81/2008 e, poi, fermatosi per strada per la mancanza del decreto attuativo. Bisogna premiare le imprese più serie e virtuose e sanzionare, anche nell’accesso agli appalti pubblici e alle agevolazioni, chi è stato condannato per infortuni sul lavoro.

È necessario, poi, rafforzare gli organi ispettivi ma occorre un ispettore dedicato al settore edile; così come è fondamentale la condivisione di una Banca dati delle notifiche preliminari tra Cassa edile, Ispettorato e Asl.

Riteniamo, ancora, indispensabile procedere alla tracciabilità della formazione. In questo senso, occorrerebbe rendere operativo un portale della formazione in modo che l’attestato possa essere caricato online.

È necessario anche agire sulla prevenzione, facendo progetti per visite specializzate in cantiere per sensibilizzare i tecnici preposti e contrastare il fenomeno del dumping contrattuale in edilizia, argomento quest’ultimo che oggi possiamo perseguire con più facilità attraverso la congruità.

Alla Regione Calabria, poi, chiamiamo di istituire un Osservatorio regionale sulla sicurezza che coinvolga: Enti bilaterali, Inail, Asp e Ispettorato del lavoro e con esso occorre prevedere l’istituzione di un tavolo di monitoraggio continuo

Occorre, anche, rendere obbligatorio sin dalla fabbricazione l’uso di tecnologie e sensorialistica, coordinate tra loro digitalmente, specifica per i macchinari e mezzi di cantiere, con il fermo automatico dei mezzi in caso di rischio.

Il rinnovo del contratto punta a qualificare il settore, attraverso una valorizzazione dei lavoratori e, quindi, delle stesse imprese. La sfida delle qualità e dell’innovazione può essere vinta unicamente attraverso la formazione e la sicurezza.

Non può esserci una vera ripresa senza una decisa inversione di rotta degli incidenti sul lavoro.

La collaborazione tra tutti i soggetti che ruotano intorno al settore edile è essenziale se si vuole porre fine a questa strage di esseri umani.

Bisogna rafforzare, infine, l’idea che dietro un mercato del lavoro competitivo e concorrenziale, in grado di garantire crescita e sostenibilità, è necessario un lavoro regolare delle giuste tutele in termini di formazione, salute e sicurezza per i lavoratori. (mes)

[Maria Elena Senese è segretaria generale di Fenealuil Calabria]

La Uil Calabria presenta “La tua sicurezza non è uno yoyo”

Una nuova campagna della Uil contro i rischi che si possono correre sul posto del lavoro. La campagna “La tua sicurezza non è uno yoyo – Dopo un infortunio non si può tornare indietro”, dal 22 al 26 gennaio prossimo venturo, approderà presso la sede della Uil Calabria di piazza Matteotti 6 a Catanzaro.

Per presentare l’iniziativa, alle ore 10.30 del 22 gennaio 2024, si terrà un punto stampa cui prenderanno parte il segretario confederale della Uil, Santo Biondo; il coordinatore regionale della Uil Artigianato, Benedetto Cassala; il presidente dell’Ebac Calabria, Paolo D’Errico; il vice presidente dell’Ebac Calabria, Luigi Veraldi e il presidente di Opra Calabria, Michele Gigliotti.

In questa occasione, anche grazie alla presenza di un gazebo che ospiterà gli Rlst ed Rsb dell’artigianato saranno sperimentati “I laboratori giovanili per un welfare di successo nell’artigianato” dove gli studenti delle scuole superiori, prossimi alla vita lavorativa, potranno conoscere il mondo della bilateralità artigiana e avranno anche l’occasione di offrire una loro idea di sviluppo della cultura sicurezza nei luoghi di lavoro.

Gli Rlst della Uil artigianato somministreranno un primo questionario che consentirà agli studenti di esprimere le loro idee sulle prestazioni di welfare, al termine della compilazione verrà regalato loro uno yoyo (che richiama l’iniziativa).

Mentre un secondo questionario sarà consegnato ad ogni studente che avrà qualche giorno di tempo per esprimere, attraverso la compilazione, una propria idea utile a divulgare la cultura della sicurezza nei luoghi di lavoro.

All’esito tutte le idee saranno valutate da una commissione composta da un delegato Uil, uno Ebac, unitamente ad un delegato degli Rlst che ha distribuito i questionari. L’idea vincente sarà premiata con un monopattino elettrico Xiaomi. (rcz)

Sicurezza sul lavoro, siglata intesa fra Confindustria Cosenza, Ance Cosenza e Asp

Un innovativo protocollo teso ad avviare forme di collaborazione finalizzate ad intensificare le iniziative e le attività per l’innalzamento degli standard relativi alla tutela della salute e sicurezza nel lavoro.

È stato sottoscritto, presso la sede degli Industriali Cosentini da Giovan Battista Perciaccante, presidente di Confindustria Cosenza, Giuseppe Galiano, presidente f.f. di Ance Cosenza e Maria Teresa Marrapodi, direttore ufficio Spisal (Prevenzione Igiene, Sicurezza, Ambienti di Lavoro) dell’Asp di Cosenza.

Obiettivo dell’intesa è attuare iniziative divulgative, informative e formative che possano portare alla concreta realizzazione dei cosiddetti Piani Mirati di Prevenzione. Si tratta di un percorso, il primo in Calabria, che si inserisce nell’ambito degli obiettivi del Piano Regionale di Prevenzione 2020/2025, definito a livello regionale d’intesa con il Dipartimento Salute competente.

«Attraverso il protocollo – sottolinea il presidente Perciaccante – si intendono sviluppare forme di interscambio attivo utili a conseguire un efficace sviluppo di attività ed iniziative nell’ambito dei reciproci scopi formativi ed informativi».

«L’obiettivo – prosegue il presidente facente funzioni di Ance Cosenza Galiano – è quello di rafforzare i processi di concertazione interistituzionale ricercando ed ottimizzando partnership con gli attori pubblici impegnati quotidianamente nel comparto della sicurezza sul lavoro».

Soddisfazione è stata espressa dal direttore dello Spisal dell’Asp di Cosenza, Maria Teresa Marrapodi che evidenzia come «con la sottoscrizione di questo protocollo, prima iniziativa del suo genere sul territorio, si svilupperanno attività divulgative e formative in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro nei confronti delle aziende e dei lavoratori, anche attraverso un progressivo coinvolgimento del sistema della bilateralità e di altri soggetti istituzionali, rivolgendosi innanzitutto a quelle figure centrali nell’ambito dei processi relativi alla sicurezza sul lavoro, quali, ad esempio, quella del preposto».

Le parti si attiveranno, in maniera sinergica, per la concreta realizzazione di tutte quelle progettualità tese a favorire lo sviluppo delle conoscenze e delle competenze dei lavoratori e delle imprese nel sistema produttivo e della tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. Le prime iniziative congiunte saranno poste in essere già nelle prossime settimane. (rcs)

Sicurezza sul lavoro, Fillea Cgil Calabria: Scelta allarmante tagliare ore di formazione

Simone Celebre, segretario generale della Fillea Cgil Calabria, ha definito «allarmante» la scelta del Governo di tagliare le ore di formazione sulla sicurezza e sulla salute.

«I 559 morti sul lavoro – ha spiegato Celebre – registrati nei primi sette mesi del 2023 e 1090, in media tre a giorno, comprese le domeniche, Natale, Pasqua e tutte le alte festività, registrati nel 2022, sembra che non abbiano insegnato nulla», dato che il Governo Meloni ha realizzato «una bozza di provvedimento che, oltre al taglio delle ore di formazione per i settori ad alto rischio e medio rischio – ha aggiunto – permette a enti, con scarsa o nessuna esperienza, di poter gestire ed erogare la formazione. Novità che, se confermate avrebbero dell’incredibile».

«Secondo la bozza che è stata anticipata in questi giorni – ha proseguito – infatti, le ore di formazione dovrebbero essere dieci (10) per tutti i lavoratori. Quindi, oltre alle quattro ore base ci saranno altre sei ore per tutti senza differenziare tra settori a rischio basso, medio e alto».

«Oggi, invece, sono previste, oltre alle quattro ore base – ha detto ancora –, quattro ore per i settori a basso rischio, otto per quelli a rischio medio e 12 per quelli a rischio alto. Per il settore ad alto rischio il numero totale delle ore di formazione rischia di scendere, quindi, da 16 a 10 e per quelli a rischio medio da 12 a 10 mentre per quelli a rischio basso si avrebbe un aumento da otto a 10. La bozza predisposta dal ministro Calderone prevede, altresì, criteri più facili per l’accreditamento degli enti che possono erogare la formazione, non tenendo per niente conto dell’esperienza maturata sul campo. Pure incomprensibile è che, nella bozza, si ignori la necessità della formazione per conoscere e tutelarsi dai forti rischi per salute e sicurezza legati al caldo eccessivo e ai mutamenti climatici».

«E come si può, dopo la strage di Brandizzo – ha continuato – prevedere che il modulo specifico “Cantiere”,pensato per il dirigente o il datore di lavoro nei cantieri temporanei e mobili, riguardi solo l’impresa affidataria e non l’impresa che effettivamente opera in quei cantieri? Non si è ancora capito, o si va finta di non capire, che è proprio nella catena dei subappalti che si annida il rischio maggiore di incidenti sul lavoro».

«La bozza “Calderone”, per noi della Fillea – è stato sottolineato dal segretario – è un vero attacco alla già debole sicurezza sui luoghi di lavoro. Invece di pensare al potenziamento della formazione dei lavoratori in tema di sicurezza, all’istituzione della “patente a punti” per le imprese che rispettano le norme sulla sicurezza o all’ “omicidio colposo” per le morti nei cantieri, il governo Meloni e il suo ministro al Lavoro Calderone pensa alla riduzione delle ore da dedicare alla formazione e come allargare il perimetro degli enti di formazione senza tenere conto della loro reale esperienza».

«La causa degli incidenti sul lavoro – ha continuato – è anche frutto di una giustizia penale che in tema di sicurezza sul lavoro non fa più paura a nessuno, perché quei processi per omicidio colposo o lesioni personali colpose finiscono con la prescrizione».

«Come Fillea Cgil Calabria – ha ribadito – intendiamo richiamare l’attenzione degli organi preposti anche sulla delicata questione dell’orario di lavoro e del continuo e illegale ricorso allo straordinario, anche questo è sicurezza. Temi sui quali come Fillea abbiamo già fatto numerose denunce e segnalazioni agli organi abilitati. Il contratto nazionale prevede al massimo otto ore più due di straordinario al giorno con un riposo di almeno 12 ore e un massimale annuale di ore di straordinario fissato a 250 ore. Ci sono lavoratori che ci parlano di 200 ore lavorate al mese. Per aggirare le norme e pagare meno tasse, le aziende inseriscono in busta paga strane voci come trasferta Italia o vari extra che permettono loro di non assumere altro personale, risparmiando ulteriormente sul costo del lavoro».

«Ma in questo modo i lavoratori sono spremuti al massimo su cantieri pericolosi. Ed anche per questi motivi e non solo, in questi giorni, siamo impegnati nell’organizzazione in tutti i luoghi di lavoro assemblee in vista della manifestazione nazionale “La via Maestra” del prossimo  7 ottobre a Roma, in piazza San Giovanni, per il lavoro sicuro – ha concluso – per una sanità uguale per tutti, per un paese che non sia divisibile in tanti piccoli Stati, per l’introduzione del salario minimo orario e per difendere la Costituzione dagli attacchi che mirano a indebolirne la struttura sui principi cardine, quali l’uguaglianza e parità di diritti tra cittadini». (rcz)