PIETRO CIUCCI: IL PONTE “DELLO” STRETTO
COINVOLGERE LE IMPRESE DEL TERRITORIO

di SANTO STRATI – Il Ponte sullo Stretto è un’infrastruttura essenziale per lo sviluppo del territorio di Reggio e Messina, ma non solo, bensì dell’intero Mezzogiorno, anzi di tutto il Paese: l’affermazione corale viene dall’incontro di mercoledì in Confindustria Reggio Calabria con l’amministratore delegato della Società Stretto di Messina.

Una voce univoca levatasi dai rappresentanti delle categorie professionali, di sindacati, professionisti e ingegneri, riuniti nel quanto mai affollato salone degli industriali reggini, messo a disposizione dal Presidente ing. Domenico Vecchio. Accanto al capo di Confindustria Reggio, l’ing. Giovanni Mòllica che ha coinvolto l’ad Pietro Ciucci nell’incontro di domande e risposte e il commercialista Alberto Porcelli.

L’ad della Stretto di Messina è stato per 75 minuti collegato a disposizione degli intervenuti per rispondere ai tanti quesiti e chiarire ulteriormente la posizione della rinata Società cui è affidata l’esecuzione del progetto del Ponte.

Un’attenzione, quella di Ciucci,  rivolta al territorio che offre una chiara indicazione di come – contro ogni nefasta aspettativa dei no-ponte – questa volta si fa sul serio. Il progetto definitivo è stato approvato lo scorso 15 febbraio dal Comitato Tecnico Scientifico, guidato dal prof. Alberto Prestininzi, e – ragionevolmente – sarà possibile rispettare il cronoprogramma che il Governo, attraverso il ministro Matteo Salvini, si è dato per l’avvio dei lavori.

Chi prefigura un’altra cattedrale nel deserto sarà smentito dall’inizio della prima pietra: se si comincia (è tutto qui il punto) non si potranno lasciare le cose a metà. Per questo appare sempre più concreta la realizzazione dell’attraversamento stabile dello Stretto mediante il Ponte: forse è la volta buona che si farà davvero. Ma non sarà un “semplice” ponte che collega due sponde, c’è da prevedere il rilancio dei territori interessati con tutte le opere complementari necessarie: strade, infrastrutture di collegamento, la SS 106, l’Autostrada del Mediterraneo, e, soprattutto, l’Alta Velocità ferroviaria (quella vera).

Opere senza le quali il Ponte non avrebbe senso. Bisogna essere, insomma, ottimisti e positivi, nonostante il difetto di comunicazione che la Società Stretto di Messina continua a rivelare: occorre spiegare ai cittadini (non solo calabresi e siciliani) cosa significa l’Opera per lo sviluppo dei due territori, ma evidenziare le ricadute eccellenti che da esso possono arrivare al Paese. Il Mediterraneo è la nuova frontiera dello sviluppo con il Porto di Gioia (su cui alcuni media continuano a gongolare gettando fango per il traffico di droga, come se negli altri grandi porti italiani non accade la stessa cosa) e il Ponte sullo Stretto. Quest’Opera costituisce un volano straordinario di investimenti e, soprattutto, produce occupazione diretta e indotta di cui tutto il Mezzogiorno ha un bisogno estremo.

Un particolare merita di essere segnalato: il prof. Ciucci parla di Ponte “dello” Stretto proprio a voler sottolineare l’appartenenza al territorio di un’opera che il mondo intero adesso guarda con curiosità e interesse, ma che poi ci invidierà, con buona ragione. Non dimentichiamoci che i progettisti italiani sono stimati e apprezzati in tutto il mondo e il Ponte rappresenta una stella al merito per le competenze indiscusse dei progettisti e delle società coinvolte nella realizzazione.

Naturalmente, nel corso dell’incontro, si è parlato anche dell’indagine avviata dalla magistratura di Roma sul Ponte dopo l’esposto del centro-sinistra sulla eventuale mancanza di trasparenza, firmato dal verde Bonelli, dalla segretaria del pd Elly Schlein e da Nicola Fratoianni. Ciucci si è detto fiducioso che l’iniziativa si rivelerà un buco nell’acqua, visto che serve solo come ulteriore tentativo di sfiduciare l’Opera e svalorizzare quanti stanno lavorando al progetto.

A dispetto dei pochi irriducibili quattro gatti dei no-ponte che mostrano di parlare e seminare confusione senza citare il minimo dato scientifico (le parole non fermano il progresso, com’è avvenuta quando si trattò di costruire l’Autostrada del Sole), però rendono difficile la vita di chi lavora con correttezza, impegno e tanto entusiasmo.

C’è il rischio che gran parte dei lavori favorisca l’arrivo di imprese del Nord – ha detto l’ing. Mòllica – secondo un’inaccettabile previsione di OpenEconomics che calcola nel 21% la quota di risorse che andranno a beneficio del Pil di Sicilia e Calabria a fronte del 49% che finirà in Lombardia e Lazio.

Bisogna preparare le risorse dei due territori e le imprese reggine – ha messo in evidenza il Presidente Vecchio – sono in grado di dimostrare capacità e competenza. «Siamo convinti – ha detto il capo degli industriali reggini – che se si fa rete, se le aziende si mettono insieme, allora si possono dare risposte sempre più costruttive, sempre più positive, per importanti ricadute sul territorio».

Tra i vari interventi, quello della prof. Francesca Moraci, che ha sottolineato l’esigenza di coinvolgere l’Università Mediterranea, del dott. Porcelli, del geologo Solano, il quale ha messo in evidenza la necessità di una forte attività di comunicazione, e del presidente della Piccola industria Daniele Diano e dell’avv. Domenico Infantino.

Il prof. Ciucci ha ascoltato con attenzione le osservazioni e le richieste di imprenditori, parti sociali, professionisti, senza eludere le domande e rispondendo puntualmente, in maniera esaustiva alle preoccupazioni delle imprese del territorio. Ciucci garantisce la massima attenzione al territorio e il suo personale impegno (sarà di nuovo da queste parti la prossima settimana) a sottolineare che bisogna guardare al territorio.

Dice Ciucci: il Ponte rappresenta appena un terzo dell’investimento complessivo, il resto riguarda le opere accessorie e l’adeguamento delle infrastrutture. Per questa ragione il Ponte rappresenta l’occasione (e il pretesto) per dare una svolta epocale alla mobilità nello Stretto e nelle due regioni. Se si pensa che i costi dell’insularità per la Sicilia ammontano a sei miliardi l’anno, si capisce bene che una volta realizzata l’Opera questa voce di oneri scomparirà e si potranno utilizzare in modo più proficuo i fondi fino ad oggi da essa risucchiati.

Il fantasma di un Monti-bis che improvvisamente cancella tutto quando si sarà a un passo dall’avvio dei lavori, per fortuna non c’è (il Governo non rischia di cadere, nonostante i continui screzi nella coalizione) e quindi si può immaginare il sogno centenario (se ne cominciò a parlare nel 1840, ai tempi di Ferdinando II, quando c’era il regno delle Due Sicilie) ha buone possibilità di trasformarsi in realtà. Rimane un’amarezza: se non si fosse stoppata l’opera nel 2011 con la conseguente liquidazione della Stretto di Messina, oggi i calabresi e i siciliani avrebbero un Ponte in funzione già da qualche anno.

Per costruire la conurbazione della Stretto, un’Area di grande suggestione e di grande impatto economico-sociale. Siamo ancora in tempo. (s)

IL PONTE NON È DI DESTRA O DI SINISTRA
È INVECE OPERA DI INTERESSE NAZIONALE

di SANTO STRATI – I ponti abitualmente servono per unire salvo in un caso, quello dello Stretto di Messina. È davvero singolare la costante disinformazione che accompagna l’opera più significativa di questo millennio, con il risultato di un disorientamento continuo e irrefrenabile da parte dell’opinione pubblica.

Certo, è incredibile il clamore che riescono a suscitare – con argomentazioni di discutibile valore scientifico – i quattro gatti dei No-ponte che trovano sponda in interessi poco trasparenti e, di sicuro, non a vantaggio delle popolazioni calabresi e siciliane. Eppure, questi “quattro gatti” riescono a veicolare messaggi di terrorismo psicologico contro il Ponte col solo fine di dimostrare la loro esistenza in vita.

In verità, un po’ di colpa ce l’hanno il Governo e la Società Stretto di Messina che non hanno dato il giusto peso a una comunicazione corretta e puntuale, destinata a chiarire, una volta per tutte, che i vantaggi per Calabria, Sicilia e per l’intero Paese superano di gran lunga le chiacchiere negative e i pareri (non richiesti e basati sul nulla) dei no-Ponte e dei benaltristi. Categoria quest’ultima che continua a trovare proseliti, non foss’altro per contrastare un’idea balzana: il Ponte non è di orientamento politico-di parte. Questo teorema va ostacolato a tutti i costi.

Non erano benaltristi quando erano al governo i rappresentanti del centro-sinistra e il Ponte trovava accoglienza persino tra i più riluttanti esponenti della sinistra radicale-ambientalista. Oggi, invece, è diventato materia di disputa elettorale e partitica che, decisamente, non aiuta la crescita e lo sviluppo di territori che sognano da tempo immemore di poter cambiare la propria sorte di regioni di un Mezzogiorno dimenticato da Dio e dagli uomini.

Nonostante la meritoria opera di studi e ricerche della Svimez, guidata da Adriano Giannola, che ha indicato e continua a sostenere che il Ponte è sicuramente un volano di sviluppo dell’intero Paese e non solo del Sud.

Il problema di questa insana disputa “politica” è che fa perdere solo tempo e favorisce gli assertori del mantenimento dell’evidente divario Nord-Sud. Ma qualcosa sta cambiando.

Questa sembra davvero la volta buona che il Ponte possa vedere la luce: la tempistica è molto stretta ma, con grande impegno, tutti i soggetti coinvolti stanno cercando di rispettare le “tappe forzate” previste dal D.L: 35/23. Intanto, il Comitato Scientifico ha consegnato alla Società Stretto di Messina il proprio parere sulla Relazione del Progettista, redatta dal General Contractor, che prevede, partendo dal progetto definitivo del 2011, le modalità di aggiornamento nella sua versione di  Progetto Esecutivo (punti a)…f), Art. 3 comma 2 del D.L. 35/2023). Il Consiglio di amministrazione di Stretto di Messina si accinge ad esaminare i risultati del lavoro dell’ampia platea dei soggetti coinvolti (PMC, expert panel, Anas, Rfi, e Italfer, ecc.) e inviare tutto, con propria delibera, al Mit.

Successivamente, lo stesso Mit potrà dare l’avvio alle procedure previste. Ossia Conferenza dei Servizi, approvazione della Valutazione di Impatto Ambientale (Via) e la Valutazione di incidenza (VincA). Quest’ultima serve a definire gli effetti che un piano (o programma, progetto, intervento, attività) può generare su un sito della rete Natura 2000, sia singolarmente sia congiuntamente ad altri progetti, tenuto conto degli obiettivi di conservazione del sito stesso.

Il passaggio successivo sarà la delibera del Cipess (il vecchio Comitato Interministeriale per la Programmazione economica, a cui sono state aggiunte le parole Sviluppo Sostenibile).

Superata questa fase si passerà, attraverso il Progetto Esecutivo, all’inizio dei lavori. Salvini che qualcuno con una forzatura indica come “padre del Ponte” non ha dubbi. L’unico che hanno siciliani e calabresi non riguarda l’inizio dei lavori, bensì il naturale completamento dell’Opera. (s)

Ponte sullo Stretto: via libera al decreto approvato lo scorso 16 marzo

Il decreto varato lo scorso 16 marzo dal Consiglio dei Ministri (salvo intese) per far risorgere la Società Stretto di Messina ha avuto il via libera dal Ministero delle Infrastrututre e dei Trasporti. Gli uffici competenti hanno ultimato le verifiche necessarie e dato parere favorevole. Il testo licenziato dal Consiglio dei Ministri diventa così esecutivo.

Secondo quanto riporta il MIT viene stimato in 10 miliardi  il costo per la realizzazione del Ponte e di tutte le opere ferroviarie e stradali di accesso su entrambe le sponde. Con il completamento dell’alta velocità nelle due regioni e la messa in esercizio del Ponte, si stima un dimezzamento dei tempi di percorrenza da Roma a Palermo, oggi pari a 12 ore, di cui un’ora e mezza per il solo traghettamento dei vagoni. Il Ponte sullo Stretto, secondo il ministero, rappresenta un’opera strategica per il completamento delle reti transeuropee di trasporto e si inserisce nel tracciato del Corridoio multimodale Scandinavo-Mediterraneo.

L’attraversamento stabile sullo Stretto è stato progettato secondo lo schema del ponte sospeso. Il progetto tecnico attualmente disponibile, specifica il Mit, consiste in circa 8.000 elaborati e prevede una lunghezza della campata centrale tra i 3.200 e i 3.300 metri, a fronte di 3.666 metri di lunghezza complessiva comprensiva delle campate laterali, 60,4 metri larghezza dell’impalcato, 399 metri di altezza delle torri, 2 coppie di cavi per il sistema di sospensione, 5.320 metri di lunghezza complessiva dei cavi, 1,26 metri come diametro dei cavi di sospensione, 44.323 fili d’acciaio per ogni cavo di sospensione, 65 metri di altezza di canale navigabile centrale per il transito di grandi navi, con volume dei blocchi d’ancoraggio pari a 533.000 metri-cubi. L’opera è costituita da 6 corsie stradali, 3 per ciascun senso di marcia (2 + 1 emergenza) e 2 binari ferroviari, per una capacità dell’infrastruttura pari a 6.000 veicoli/ora e 200 treni/giorno. Il progetto prevede inoltre l’utilizzo dell’infrastruttura ferroviaria per dare vita ad un servizio di trasporto pubblico locale tra le due città di Messina e Reggio Calabria. Il ponte è stato progettato con una resistenza al sisma pari a 7,1 magnitudo della scala Richter, con un impalcato aerodinamico di “terza generazione” stabile fino a velocità del vento di 270 km/h.

Torna dunque in vita la Società Stretto di Messina (messa in liquidazione circa dieci anni fa) alla quale faranno capo tutte le iniziative per la realizzazione del Ponte. SI tratterà di una società in-house che prevede un assetto societario che vede la partecipazione (al 51 % dei Ministero dell’Economia e delle Finanze, di Rfi, Anas, e delle Regioni Sicilia e Calabria. Le funzioni di indirizzo, controllo e vigilanza tecnica saranno di competenza del MIT. È prevista, altresì, la la costituzione di un Comitato scientifico di consulenza tecnica, supervisione e indirizzo delle attività tecniche progettuali. Il progetto definitivo del ponte dovrà essere integrato e aggiornato secondo le prescrizioni e le normative vigenti. Rivivono,  fa presente il ministero, i contratti già stipulati, previo l’azzeramento del contenzioso in essere con il consorzio Eurolink (ex Impregilo, oggi Webuil) e Parsons.

PONTE, SOLO L’EUROPA LO VUOLE DAVVERO
MENTRE IN ITALIA SI PERDE SOLO TEMPO

di ERCOLE INCALZA – In un Paese industrialmente avanzato, o meglio, in un Paese civile avremmo letto sicuramente, dopo due settimane di mancata ratifica di un Decreto Legge sul Ponte sullo Stretto di Messina, le dichiarazioni che riporto di seguito:

Cgil, Cisl e Uil: «Le Organizzazioni sindacali denunciano la inconcepibile attesa sulla ratifica del Decreto Legge sul Ponte sullo Stretto e non riescono a capire come mai un’opera così essenziale e determinante per la crescita del Mezzogiorno e dell’intero Paese sia ancora schiava delle assurde logiche di potere. Il Governo sa che ogni anno l’assenza di questa opera produce un danno al Prodotto Interno Lordo della Sicilia di oltre 6 miliardi di euro e alla Regione Calabria una quota stimata, sempre sul Pil, pari a circa 2 miliardi di euro. È solo assurdo ed inconcepibile che di fronte a questi dati il Governo perseveri in un comportamento che aveva caratterizzato la intera passata Legislatura».

Confindustria: «La Confindustria dopo una apposita assemblea dell’intero gruppo direttivo denuncia l’assurdo comportamento del Governo nel non dare compiutezza al Decreto Legge sul Ponte. Un comportamento che ancora una volta denuncia una crisi interna all’attuale maggioranza, una crisi che non danneggia due limitate realtà territoriali ma la crescita e lo sviluppo dell’intero Paese. La mancata conclusione dell’iter approvativo della norma mette in crisi il Programma che il Governo ha varato in occasione del suo insediamento».

Le Regioni del Mezzogiorno: «Le Regioni del Mezzogiorno, riunite in Conferenza Stato Regioni, hanno denunciato e definito irresponsabile il comportamento del Governo nella mancata conclusione dell’iter approvativo del Decreto Legge sul Ponte sullo Stretto di Messina. Per questo motivo le Regioni del Mezzogiorno, di intesa con tutte le Regioni del Paese, hanno deciso di non partecipare alle riunioni della Conferenza Stato Regioni fino a quando non sarà portato a compimento l’iter approvativo del Decreto Legge. Questa decisone, precisano le otto Regioni del Sud, mette in crisi l’approvazione del Documento di Economia e Finanza (Def) e di tutti gli atti legati all’attuazione dei Programmi supportati dal Fondo di Sviluppo e Coesione».

Potrei continuare ad elencare i possibili comunicati, le possibili denunce che in un Paese civile avremmo dovuto leggere; potrei continuare ad elencare, ad esempio, i possibili comunicati della Confcommercio, della Conftrasporto, dell’Anci, dell’Upi, dell’Anci, ecc., ma, purtroppo, esclusa la bellissima dichiarazione della Commissaria ai Trasporti della Unione Europea Adina Ioana Valean che ha definito l’infrastruttura un “progetto molto importante non solo per Reggio e Messina, ma per il Nord e il Mediterraneo e che la Commissione Europea sarebbe “onorata” di aiutare concretamente l’Italia nell’avvio del Ponte sullo Stretto”, e le dichiarazioni sia del Presidente della Regione Sicilia Schifani che della Regione Calabria Occhiuto, non ho trovato nulla; in realtà è davvero penoso ma il Ponte, insisto fino alla noia, ormai è voluto solo dalla Unione Europea, è una scelta apprezzata e ritenuta urgente solo, ripeto, dalla Commissaria Adina Ioana Valean.

D’altra parte l’opera fu inserita nelle Reti Trans European Network (Ten – T) solo grazie al convinto riconoscimento da parte del Commissario europeo Karel Van Miert che pronunciò la famosa frase: «Abbiamo collegato Malmö con Copenaghen, abbiamo collegato realtà con 5 milioni di abitanti con realtà con 4 milioni di abitanti e sarebbe assurdo non collegare realtà con 5 milioni di abitanti con una realtà di 55 milioni di abitanti».

E noi italiani, invece, da diretti interessati, continuiamo ormai ad assistere, quanto meno, non a delle tipiche masturbazioni di “tecnici esperti del nulla” ma alla presenza di qualche “manina” ben addestrata che cerca di incrinare ancora una volta una scelta che ormai stava per diventare possibile e concreta.

Il sindacato, la Confindustria, le Regioni se non capiscono questo, se non si rendono conto che il fallimento di una simile decisione produce, automaticamente, un danno all’intero sistema economico e, soprattutto, mettendo in crisi la credibilità del Governo, rende difficile la intera evoluzione programmatica dell’attuale maggioranza.

Lo so noi abbiamo, giustamente, avuto tanta paura della ultima pandemia, forse però abbiamo sottovalutato un’altra pandemia che ha incrinato la nostra intelligenza; l’unica speranza di trovare quanto prima un vaccino capace di evitare che questa grave forma epidemica diventi irreversibile. (ei)

PONTE, ANCHE LANDINI È UN BENALTRISTA,
INTANTO RIPARTE LA ‘STRETTO DI MESSINA’

di SANTO STRATI – Ci mancava anche il “benaltrismo” del segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini come ciliegina sulla torta degli “antagonisti” a 360 gradi del Ponte sullo Stretto. Sono 50 anni che tutti parlano di “priorita” che devono avere la precedenza sul Ponte, opere pubbliche di cui si parla ma non si realizzano, e prevale la logica che “ci vuole ben altro”. Senza che nessuno abbia il minimo senso di vergogna per le tante parole spese al vento, pur di contrastare un’opera che non serve solo ai calabresi e ai siciliani, ma è utile al Mezzogiorno e soprattutto all’Europa. E allora sorge spontanea la domanda: ma dove erano tutti questi strenui oppositori del Ponte che in nome di un benaltrismo di facciata in questi ultimi 50 anni sono rimasti a guardare (e parlare)? E dove sono adesso?

Accanto a discutibili posizioni (nel rispetto, ovviamente, delle singole idee, purché suffragate da dati scientifici e non da ambientalismo di facciata o da strategia politica) arriva, per fortuna, una notizia buona per chi aspetta (e spera) che sia giunta l’ora giusta per il Ponte. Questa settimana, all’Anas, si (ri)aprono gli uffici della riesumata società Stretto di Messina, nata nel 1981 per progettare, realizzare e gestire il collegamento stabile tra le due sponde dello Stretto e – inopinatamente – messa in liquidazione il 15 aprile 2013. È un segnale forte di un cambiamento di rotta e, probabilmente, sempre questa settimana il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini convocherà i sindaci metropolitani di Reggio e Messina per concordare il coinvolgimento degli enti locali nel progetto destinato (?) a stravolgere, in termini positivi, i territori di Calabria e Sicilia.

L’uscita – infelice, permettetecelo – di Landini non aiuta certo a rasserenare gli animi, anzi alimenta un evitabile dissidio tra i no-ponte (che continuano a portare avanti pretestuose e infondate motivazioni, prive di qualunque fondamento scientifico) e la maggior parte della popolazione calabrese e siciliana che, invece, vede nel Ponte un’occasione di riscatto, di crescita e sviluppo del territorio.

Si sono dette e si continuano a dire cose inesatte sul Ponte e i suoi costi (ultima la somma dei dati progressivi delle spese già affrontate che fornisce un dato falso e fuorviante) e sarebbe opportuno che tra i primi impegni del ministro Salvini (che ha detto, convinto, che si metterà mano al Ponte nel corso di questa legislatura) ci sia quello di avviare una campagna di comunicazione seria e onesta che spazzi via ridicoli dubbi su venti, correnti, pericolo sismico e quant’altro, in modo tale che non possano esserci ulteriori alibi per i no-ponte e, soprattutto, per i politici che oscillano – pericolosamente – tra atteggiamenti a favore o contro.

È sicuramente un momento favorevole: il Governo sta dando indicazioni chiare sulla volontà di mettere mano al Ponte e le dichiarazioni d’intenti, a partire dalla premier Meloni, indurrebbero a un moderato ottimismo. Il condizionale è d’obbligo, visti i precedenti.

Ma la compattezza della coalizione al Governo nei confronti dell’attraversamento stabile dello Stretto dovrebbe giocare a favore della realizzabilità dell’Opera.

Intanto, con grande sollievo, si sono risparmiati i 50 milioni di nuovi studi che avventatamente l’ex Ministro Giovannini aveva stanziato con l’evidente obiettivo di rinviare ogni decisione. Ed è già un buon risultato sulla gestione del denaro pubblico. Poi c’è da registrare l’idea di Salvini di rimettere in piedi tutti i contratti “congelati”, incluso quello dell’assegnazione al general contractor Eurolink (oggi WeBuild di Pietro Salini), in modo da interrompere ogni controversia giudiziale che avrebbe – sicuramente – visto soccombere lo Stato al pagamento di penali ultramilionarie (quasi 800 milioni). E, soprattutto, la riattivazione dei contratti in essere facilita e accelera l’adeguamento del progetto esistente (approvato nel 2010 e poi fermato dal Governo Monti nel 2011) in modo che i progettisti che saranno individuati per le necessarie modifiche dei costi e dei materiali (in questi ultimi 12 anni la tecnologia ha fatto passi da gigante nel campo delle costruzioni) non debbano partire da zero.

Cos’ha detto Landini a Messina? «Il Sud e la Sicilia non possono perdere il treno del Pnrr e il lavoro deve essere al centro di nuove politiche. Il governo Meloni ha però iniziato male, introducendo di nuovo i voucher e non combattendo il precariato. Il Ponte sullo Stretto? Non è una priorità, mentre i trasporti, penso alla lentezza dei treni, e l’emergenza occupazionale lo sono». Benaltrismo sul modello ormai diffuso da tempo per tutte le grandi opere del Paese.

Al leader sindacale ha replicato subito il senatore leghista Nino Germanà: «Per Landini la ricetta sarebbe ‘no al Ponte, sì al Reddito di cittadinanza’? Si occupasse dei lavoratori».

Sul Ponte si è, quasi contemporaneamente, espresso su Instagram lo stesso Berlusconi, non facendo mancare un pesante attacco ai no-ponte ispirati dai 5 Stelle: «I nostri governi di centrodestra hanno certamente reso l’Italia più moderna ed efficiente. All’ambientalismo ideologico della sinistra, ai propositi di decrescita infelice del Movimento 5 Stelle, che avrebbe voluto un’Italia solo agricola, senza più industria, abbiamo risposto con progetti e opere che oggi consentono ai nostri cittadini di viaggiare comodamente e rapidamente da una parte all’altra del Paese, consentono a milioni di turisti di visitare il nostro Paese ogni anno, consentono alle nostre imprese di trasportare e consegnare i loro prodotti in poche ore». Ottimisticamente, il leader di Forza Italia parla addirittura di mesi per l’avvio dei lavori: «Abbiamo creato le condizioni per realizzare una grande opera necessaria, il Ponte sullo Stretto di Messina, che, però, è stata poi fermata dei governi della sinistra. Oggi, finalmente, si sono convinti tutti della bontà della nostra intuizione: apriremo finalmente i cantieri nei prossimi mesi».

Gli ha fatto eco la sottosegretaria ai Trasporti Matilde Siracusano: «Le parole del presidente Silvio Berlusconi rappresentano un’ulteriore conferma della volontà politica del centrodestra di riavviare il progetto per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. La costruzione di questa infrastruttura rappresenta una battaglia storica di Forza Italia. I governi guidati dal nostro leader hanno più volte dato il via libera a questa grande opera, ma l’ideologia della sinistra, dei 5 Stelle, ed errori tragici fatti da passati esecutivi tecnici, hanno sempre stoppato l’apertura dei cantieri. Per il centrodestra le infrastrutture sono la colonna portante attorno alla quale si può creare lavoro, sviluppo e crescita, sono un fattore indispensabile per attrarre imprese e con esse investimenti: al Sud più che in altre zone del Paese. Per queste ragioni siamo convinti che la realizzazione del Ponte sullo Stretto non sia più rinviabile, anche in virtù del ruolo strategico che sta sempre più assumendo l’area del Mediterraneo. La Sicilia e il Mezzogiorno non possono perdere questa grande occasione. L’impegno del premier Meloni, del ministro Salvini e del presidente Berlusconi va nella giusta direzione».

Pare evidente, dunque, che ci siano le condizioni “politiche” per un’Opera che l’Europa ci chiede. Le altre opere pubbliche, di cui in tanti si sgolano in nome delle “priorità”, hanno un senso specifico in presenza del Ponte: occorre quindi ragionare in termini di visione complessiva sulla mobilità del Mezzogiorno e la necessità di infrastrutturare adeguatamente tutto il Sud. A partire dalla vergognosa realtà della Statale 106, la famigerata strada della morte, per finire ai collegamenti stradali interni che in Calabria penalizzano oltre ogni ragionevole misura chi vive nei piccoli centri.

Un discorso a parte merita l’Alta Velocità ferroviaria in Calabria, il cui suicida progetto che allunga i tempi di percorrenza, per fortuna non è ancora stato approvato. Ma l’Alta Velocità – ammesso che veda finalmente la luce – a cosa serve se poi si ferma a Villa San Giovanni con la strozzatura dell’attraversamento a mezzo traghetti? I siciliani (che sognano ugualmente l’AV) si fermerebbero al molo di Messina. Il Ponte non è un capriccio, ma una effettiva e provata necessità, con buona pace  di quanti remano contro. ν