IN SETTIMANA SARÀ INAUGURATA LA NUOVA SEDE DELLA RIESUMATA SOCIETÀ DEL PONTE CHIUSA DA MONTI;
Maurizio Landini

PONTE, ANCHE LANDINI È UN BENALTRISTA,
INTANTO RIPARTE LA ‘STRETTO DI MESSINA’

di SANTO STRATI – Ci mancava anche il “benaltrismo” del segretario nazionale della Cgil Maurizio Landini come ciliegina sulla torta degli “antagonisti” a 360 gradi del Ponte sullo Stretto. Sono 50 anni che tutti parlano di “priorita” che devono avere la precedenza sul Ponte, opere pubbliche di cui si parla ma non si realizzano, e prevale la logica che “ci vuole ben altro”. Senza che nessuno abbia il minimo senso di vergogna per le tante parole spese al vento, pur di contrastare un’opera che non serve solo ai calabresi e ai siciliani, ma è utile al Mezzogiorno e soprattutto all’Europa. E allora sorge spontanea la domanda: ma dove erano tutti questi strenui oppositori del Ponte che in nome di un benaltrismo di facciata in questi ultimi 50 anni sono rimasti a guardare (e parlare)? E dove sono adesso?

Accanto a discutibili posizioni (nel rispetto, ovviamente, delle singole idee, purché suffragate da dati scientifici e non da ambientalismo di facciata o da strategia politica) arriva, per fortuna, una notizia buona per chi aspetta (e spera) che sia giunta l’ora giusta per il Ponte. Questa settimana, all’Anas, si (ri)aprono gli uffici della riesumata società Stretto di Messina, nata nel 1981 per progettare, realizzare e gestire il collegamento stabile tra le due sponde dello Stretto e – inopinatamente – messa in liquidazione il 15 aprile 2013. È un segnale forte di un cambiamento di rotta e, probabilmente, sempre questa settimana il ministro delle Infrastrutture e vicepremier Matteo Salvini convocherà i sindaci metropolitani di Reggio e Messina per concordare il coinvolgimento degli enti locali nel progetto destinato (?) a stravolgere, in termini positivi, i territori di Calabria e Sicilia.

L’uscita – infelice, permettetecelo – di Landini non aiuta certo a rasserenare gli animi, anzi alimenta un evitabile dissidio tra i no-ponte (che continuano a portare avanti pretestuose e infondate motivazioni, prive di qualunque fondamento scientifico) e la maggior parte della popolazione calabrese e siciliana che, invece, vede nel Ponte un’occasione di riscatto, di crescita e sviluppo del territorio.

Si sono dette e si continuano a dire cose inesatte sul Ponte e i suoi costi (ultima la somma dei dati progressivi delle spese già affrontate che fornisce un dato falso e fuorviante) e sarebbe opportuno che tra i primi impegni del ministro Salvini (che ha detto, convinto, che si metterà mano al Ponte nel corso di questa legislatura) ci sia quello di avviare una campagna di comunicazione seria e onesta che spazzi via ridicoli dubbi su venti, correnti, pericolo sismico e quant’altro, in modo tale che non possano esserci ulteriori alibi per i no-ponte e, soprattutto, per i politici che oscillano – pericolosamente – tra atteggiamenti a favore o contro.

È sicuramente un momento favorevole: il Governo sta dando indicazioni chiare sulla volontà di mettere mano al Ponte e le dichiarazioni d’intenti, a partire dalla premier Meloni, indurrebbero a un moderato ottimismo. Il condizionale è d’obbligo, visti i precedenti.

Ma la compattezza della coalizione al Governo nei confronti dell’attraversamento stabile dello Stretto dovrebbe giocare a favore della realizzabilità dell’Opera.

Intanto, con grande sollievo, si sono risparmiati i 50 milioni di nuovi studi che avventatamente l’ex Ministro Giovannini aveva stanziato con l’evidente obiettivo di rinviare ogni decisione. Ed è già un buon risultato sulla gestione del denaro pubblico. Poi c’è da registrare l’idea di Salvini di rimettere in piedi tutti i contratti “congelati”, incluso quello dell’assegnazione al general contractor Eurolink (oggi WeBuild di Pietro Salini), in modo da interrompere ogni controversia giudiziale che avrebbe – sicuramente – visto soccombere lo Stato al pagamento di penali ultramilionarie (quasi 800 milioni). E, soprattutto, la riattivazione dei contratti in essere facilita e accelera l’adeguamento del progetto esistente (approvato nel 2010 e poi fermato dal Governo Monti nel 2011) in modo che i progettisti che saranno individuati per le necessarie modifiche dei costi e dei materiali (in questi ultimi 12 anni la tecnologia ha fatto passi da gigante nel campo delle costruzioni) non debbano partire da zero.

Cos’ha detto Landini a Messina? «Il Sud e la Sicilia non possono perdere il treno del Pnrr e il lavoro deve essere al centro di nuove politiche. Il governo Meloni ha però iniziato male, introducendo di nuovo i voucher e non combattendo il precariato. Il Ponte sullo Stretto? Non è una priorità, mentre i trasporti, penso alla lentezza dei treni, e l’emergenza occupazionale lo sono». Benaltrismo sul modello ormai diffuso da tempo per tutte le grandi opere del Paese.

Al leader sindacale ha replicato subito il senatore leghista Nino Germanà: «Per Landini la ricetta sarebbe ‘no al Ponte, sì al Reddito di cittadinanza’? Si occupasse dei lavoratori».

Sul Ponte si è, quasi contemporaneamente, espresso su Instagram lo stesso Berlusconi, non facendo mancare un pesante attacco ai no-ponte ispirati dai 5 Stelle: «I nostri governi di centrodestra hanno certamente reso l’Italia più moderna ed efficiente. All’ambientalismo ideologico della sinistra, ai propositi di decrescita infelice del Movimento 5 Stelle, che avrebbe voluto un’Italia solo agricola, senza più industria, abbiamo risposto con progetti e opere che oggi consentono ai nostri cittadini di viaggiare comodamente e rapidamente da una parte all’altra del Paese, consentono a milioni di turisti di visitare il nostro Paese ogni anno, consentono alle nostre imprese di trasportare e consegnare i loro prodotti in poche ore». Ottimisticamente, il leader di Forza Italia parla addirittura di mesi per l’avvio dei lavori: «Abbiamo creato le condizioni per realizzare una grande opera necessaria, il Ponte sullo Stretto di Messina, che, però, è stata poi fermata dei governi della sinistra. Oggi, finalmente, si sono convinti tutti della bontà della nostra intuizione: apriremo finalmente i cantieri nei prossimi mesi».

Gli ha fatto eco la sottosegretaria ai Trasporti Matilde Siracusano: «Le parole del presidente Silvio Berlusconi rappresentano un’ulteriore conferma della volontà politica del centrodestra di riavviare il progetto per la realizzazione del Ponte sullo Stretto di Messina. La costruzione di questa infrastruttura rappresenta una battaglia storica di Forza Italia. I governi guidati dal nostro leader hanno più volte dato il via libera a questa grande opera, ma l’ideologia della sinistra, dei 5 Stelle, ed errori tragici fatti da passati esecutivi tecnici, hanno sempre stoppato l’apertura dei cantieri. Per il centrodestra le infrastrutture sono la colonna portante attorno alla quale si può creare lavoro, sviluppo e crescita, sono un fattore indispensabile per attrarre imprese e con esse investimenti: al Sud più che in altre zone del Paese. Per queste ragioni siamo convinti che la realizzazione del Ponte sullo Stretto non sia più rinviabile, anche in virtù del ruolo strategico che sta sempre più assumendo l’area del Mediterraneo. La Sicilia e il Mezzogiorno non possono perdere questa grande occasione. L’impegno del premier Meloni, del ministro Salvini e del presidente Berlusconi va nella giusta direzione».

Pare evidente, dunque, che ci siano le condizioni “politiche” per un’Opera che l’Europa ci chiede. Le altre opere pubbliche, di cui in tanti si sgolano in nome delle “priorità”, hanno un senso specifico in presenza del Ponte: occorre quindi ragionare in termini di visione complessiva sulla mobilità del Mezzogiorno e la necessità di infrastrutturare adeguatamente tutto il Sud. A partire dalla vergognosa realtà della Statale 106, la famigerata strada della morte, per finire ai collegamenti stradali interni che in Calabria penalizzano oltre ogni ragionevole misura chi vive nei piccoli centri.

Un discorso a parte merita l’Alta Velocità ferroviaria in Calabria, il cui suicida progetto che allunga i tempi di percorrenza, per fortuna non è ancora stato approvato. Ma l’Alta Velocità – ammesso che veda finalmente la luce – a cosa serve se poi si ferma a Villa San Giovanni con la strozzatura dell’attraversamento a mezzo traghetti? I siciliani (che sognano ugualmente l’AV) si fermerebbero al molo di Messina. Il Ponte non è un capriccio, ma una effettiva e provata necessità, con buona pace  di quanti remano contro. ν