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Un altro modo di celebrare la Giornata della Donna

Un altro modo di celebrare la Giornata della Donna

di ANNA MARIA VENTURALa giornata internazionale dei diritti della donna quest’anno ha mirato al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. Ancora oggi molte donne continuano ad essere vittime di violenze, soprusi e discriminazioni.

Le iniziative italiane per questa giornata sono state tante: dalla presentazione di libri presso le varie Sale della Camera dei Deputati alle mostre fotografiche nel Corridoio dei Busti e ad incontri nelle Piazze e nelle Botteghe Altromercato aderenti al tema dei diritti: tutte iniziative il cui fine ultimo è una più pronunciata consapevolezza democratica nella comunità nazionale.

Altre iniziative sono annunciate per la ricorrenza dei 75 anni della nostra Costituzione, entrata in vigore l’1 gennaio del 1948.

All’interno di tale quadro l’AIParC di Cosenza e il Convegno di Cultura “M. Cristina” di Savoia di Cosenza hanno inteso celebrare la giornata della donna in modo diverso, proponendo uno studio su alcune donne della Chiesa che hanno contribuito a cambiare il corso della storia con la forza delle loro idee e la determinazione con cui le hanno perseguite. Il risultato è una pubblicazione dal titolo Sante che hanno cambiato la storia, contenente scritti di Wanda Lombardi e Marilù Sprovieri. Sante che si possono definire rivoluzionarie perché hanno sconvolto schemi di vita, hanno aperto la strada a impostazioni nuove e hanno segnato l’inizio di nuovi percorsi. Sono state donne semplici che si sono imposte con la forza delle idee e la validità dei progetti.

Donne straordinarie, rimaste nella storia della Chiesa e dell’umanità perché pietre miliari, modelli di vita e punti di riferimento. Il libro inizia con una donna, la Vergine Maria, che ha portato la più grande rivoluzione, quella dell’amore, con l’obbedienza ad un disegno superiore. “Sia fatta la tua volontà” disse all’Angelo che le annunziava la sua maternità. E la rivoluzione dell’amore portò allo scardinamento di un sistema di vita, perché dichiarò tutti gli uomini liberi e uguali. L’elencazione delle donne rivoluzionarie continua con una cavalcata intelligente attraverso i secoli con il ricordo di donne che si sono imposte con le loro idee in momenti difficili, rivoluzionando sistemi e modelli consolidati.

Sante che hanno coniugato la santità con le esigenze del quotidiano, intendendo la santità non come forma astratta di contemplazione, ma come azione concreta per aiutare il prossimo sofferente e creare condizioni di vita dignitose. Tutte le donne di questa piccola rassegna hanno aperto rivoluzioni in tal senso. L’ elenco si chiude con il ricordo di Armida Barelli, una donna del secolo scorso, dichiarata beata, che ha operato la rivoluzione nel mondo delle donne senza sangue e senza clamori, usando solo l’arma potente dell’istruzione religiosa. La Gioventù Femminile dell’Azione Cattolica da lei fondata sulla scia della Rerum Novarum di Leone XIII portò le donne fuori dalle chiese e dalle case aprendo un mondo nuovo cui si poteva accedere attraverso l’istruzione. Le donne presero coscienza del loro diritti e dei loro doveri ed entrarono da protagoniste nella vita del Paese.

Il libro Sante che hanno cambiato la storia è stato presentato il 9 marzo 2023 a Cosenza, nella Sala Convegni della Chiesa di Sant’Aniello in un incontro-dibattito denso di cultura e spiritualità, organizzato da AIParC Cosenza e dal Convegno di Cultura “Maria Cristina” di Savoia di Cosenza. In un’atmosfera di attenta partecipazione si sono susseguiti gli interventi che hanno avuto al centro la presentazione del libro. Ha aperto i lavori Don Salvatore Fuscaldo, assistente spirituale del Convegno “Maria Cristina” di Savoia di Cosenza. Egli si è soffermato sulla considerazione in cui Gesù teneva le donne, presentate nei vangeli come coloro che per prime hanno saputo accogliere e comprendere il Signore: dalla madre, grande non perché ha dato alla luce Gesù, ma perché è saputa diventare discepola del figlio, a Maria di Magdala, prima testimone e annunciatrice della risurrezione del Cristo. 

A tal proposito mi piace sottolineare che nella lingua ebraica non si conosceva un termine per indicare discepola, che esisteva solo al maschile, e al tempo di Gesù la tradizione insegnava che “un discepolo dei saggi non deve parlare con una donna per strada neanche se è sua moglie, sua figlia, sua sorella”. Ma per Gesù non “c’è più né maschio né femmina” (Gal 3,28), c’è la persona umana, che come tale merita rispetto e dignità indipendentemente dalla sua identità sessuale. Per questo, contravvenendo tradizione e morale, Gesù associa al suo gruppo anche “alcune donne che erano state guarite da spiriti cattivi e da infermità” (Lc 8,1), e nei vangeli sono le donne le privilegiate protagoniste delle azioni del Signore.

La prima persona alla quale Gesù si manifesterà come il Messia atteso sarà una samaritana, essere umano che come donna, adultera e impura era il meno credibile cui affidare l’importante rivelazione. Ugualmente l’unico fatto che il Signore chiede espressamente venga fatto conoscere ovunque è l’unzione compiuta su di lui da una donna: “In verità io vi dico: dovunque sarà predicato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che essa ha fatto” (Mc 14,9).

Se i discepoli maschi scomparvero di scena al momento della crocifissione, le uniche testimoni della sua morte “erano alcune donne, che osservavano da lontano, tra le quali Maria di Magdala, Maria madre di Giacomo il minore e di Ioses, e Salome, le quali quando era in Galilea, lo seguivano e lo servivano, e molte altre che erano salite con lui a Gerusalemme” (Mc 15,40-41). Gli evangelisti affermano che le donne oltre che seguire Gesù lo servono. Di nessun discepolo è detto questo. Nella concezione religiosa del tempo Dio abitava in una “luce inaccessibile” (1 Tm 6,16). Gli esseri che gli erano più vicini erano gli angeli del servizio, gli unici che stavano sempre davanti al Signore per servirlo.

Nei vangeli gli unici esseri che servono Gesù sono gli angeli (“e gli angeli lo servivano”, Mc 1,13) e le donne. Per gli evangelisti le donne non solo sono uguali agli uomini, ma svolgono un ruolo superiore, lo stesso degli angeli. L’azione di “annunziare”, esclusiva prerogativa degli angeli, i nunzi di Dio, è infatti nei vangeli compito privilegiato delle donne. Per questo solo le donne sono incaricate dall’Angelo del Signore di annunciare la risurrezione di Gesù: “Presto, andate a dire ai suoi discepoli: «È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete. Ecco, io ve l’ho detto». Abbandonato in fretta il sepolcro, con timore e gioia grande, corsero a dare l’annunzio ai suoi discepoli” (Mt 28,7-8). E proprio la donna, che la Bibbia definiva responsabile della morte (“Dalla donna ha avuto inizio il peccato, per causa sua tutti moriamo”, Sir 25,24), sarà la prima testimone della vita: “Maria di Magdala andò subito ad annunziare ai discepoli: «Ho visto il Signore!»” (Gv 20,18).

Ritornando all’evento, la Presidente AIParC Cosenza Tania Frisone, dopo i saluti di rito, ha spiegato le ragioni che hanno indotto AIParC Csenza a festeggiare la giornata internazionale dei diritti della donna con la pubblicazione di questo piccolo ma grande libro dedicato a figure di donne, che senza clamore e nella spiritualità non solo hanno lasciato tracce incancellabili delle loro esistenze, ma hanno contribuito a cambiare in meglio la storia dell’umanità. 

Ha ringraziato poi le autrici Wanda Lombardi e Marilù Sprovieri che con i loro studi appassionati hanno dato la possibilità di portare all’attenzione figure ed esempi di spiritualità che hanno contribuito a migliorare la vita della Chiesa e del mondo. “Ricordare queste Donne Sante nella ricorrenza dell’8 marzo”, ha continuato la Presidente Frisone, “significa concedersi un momento di riflessione nel turbinìo di un legittimo giorno  di festa, che ci indurrà a considerare le conquiste sociali realizzate dalle donne e quelle che ancora attendono di essere realizzate”.

È intervenuta, poi, Francesca Rizzuti, Vice Presidente del Convegno di Cultura “Maria Cristina” di Savoia, che ha porto i saluti della Presidente Maria Pia Galasso, assente per motivi familiari. Si è soffermata sul contenuto del libro, rivoluzionario nel tracciare la biografia di Donne Grandi nella loro santità. Come rivoluzionarie sono tante donne, che nella quotidianità svolgono il lavoro di medico, ingegnere, infermiere, assistente sociale o altri lavori al servizio della collettività. Ha letto poi la prefazione al libro scritta dalla Presidente Galasso.

«Abbiamo accettato volentieri e anche con grande spirito di partecipazione l’invito dell’AIParC di Cosenza di pubblicare insieme uno studio fatto da due socie Wanda Lombardi e Marilù Sprovieri su alcune donne della Cristianità che hanno lasciato segni tangibili di avanzamenti sulla via della Santità, operando in modo rivoluzionario in tanti ambiti della società…” “…L’importanza della donna nella società inizia con la maternità – carnale o spirituale – e si può irradiare in tanti modi, tutt’altro che marginali, in ogni sfera della vita sociale…».

«…In quanto donne, in quanto cristiane, sentiamo il dovere di farci carico delle sofferenze degli altri, di “sporcarci le mani”, di vivere il servizio nella dimensione della carità operosa, sempre alla luce del Vangelo…».

Ha fatto seguito l’intervento di Antonella Doninelli, Docente presso l’Istituto Teologico cosentino, sul tema “La specificità della donna nella spiritualità cristiana”.

La trattazione appassionata, l’eloquio chiaro e avvincente, la competenza in materia teologica e filosofica hanno trascinato il pubblico lungo un percorso di filosofia e di fede, coniugate  in una sintesi mirabile. 

Fra a le Sante del libro ha scelto di parlare di Santa Teresa Benedetta Della Croce, al secolo Edith Stein. Nata a Breslavia, capitale della Slesia prussiana, il 12 ottobre 1891, da una famiglia ebrea di ceppo tedesco, fu allevata nei valori della religione israelitica. A 14 anni abbandona la fede dei padri divenendo agnostica. Studia filosofia a Gottinga, diventando discepola di Edmund Husserl, il fondatore della scuola fenomenologica. Diventa brillante filosofa. Nel 1921 si converte al cattolicesimo, ricevendo il Battesimo nel 1922. Insegna per otto anni a Speyer (dal 1923 al 1931). Nel 1932 viene chiamata a insegnare all’Istituto pedagogico di Münster, in Westfalia, ma la sua attività viene sospesa dopo circa un anno a causa delle leggi razziali.

Nel 1933, assecondando un desiderio lungamente accarezzato, entra come postulante al Carmelo di Colonia. Assume il nome di suor Teresa Benedetta della Croce. Il 2 agosto 1942 viene prelevata dalla Gestapo e deportata nel campo di sterminio di Auschwitz-Birkenau dove il 9 agosto muore nella camera a gas. Nel 1987 viene proclamata Beata, è canonizzata da Giovanni Paolo II l’11 ottobre 1998. Nel 1999 viene dichiarata, con S. Brigida di Svezia e S. Caterina da Siena, Compatrona dell’Europa.

La Doninelli ha precisato che la riflessione sul ruolo e sulla vocazione specificamente femminile occupa gran parte della ricerca filosofica di Edith Stein. Per Edith Stein la femminilità è la chiave per comprendere la capacità dell’umanità di amare e di connettersi col Creatore. Nelle sue ricerche sulla specificità dell’uomo e della donna, e sui loro rispettivi destini, l’uomo e la donna sono votati a riempire in un modo proprio la loro duplice missione. La quale consiste da una parte nell’essere a somiglianza di Dio, dall’altra nell’educare una posterità.

Per Edith Stein, la donna è chiamata a «cercare il sentiero che porta da Eva a Maria». Ella si vede assegnare la missione particolare di ristabilire «la natura femminile nella sua purità», il cui “archetipo” è la Vergine Maria. I pilastri della femminilità secondo la Stein trovano tutta la loro essenza nella più alta delle virtù, l’amore. Ogni donna che vive nella luce dell’eternità può rispondere alla propria vocazione, poco importa che ciò avvenga nel matrimonio, in una comunità religiosa o in un mestiere secolare. Per lei, tutte le donne che si lasciano guidare da Dio compiono il significato profondo della femminilità perché le donne sono particolarmente intuitive in fatto di scoperta di come amare.

Essere donne non è rispondere a tutto un insieme di attese o di ideali arbitrari. Significa che ovunque la vita ci conduca, ogni situazione può essere nobilitata e resa degna mediante l’amore. La filosofa tedesca pensa che tutte le donne sentano il bisogno fisico di diventare madri. Eppure ella stessa non ebbe figli. Però credeva che tutte le donne possiedano un istinto materno. Secondo lei le donne cercano per natura di abbracciare ciò che è vivente e personale Accudire, proteggere, nutrire ed educare  è tutto un desiderio naturale e materno. In altri termini, le donne danno la vita e la nutrono per natura. L’amore femminile è un impulso naturale capace non soltanto di mettere al mondo dei bambini, ma anche di rendere possibili i sogni e di aiutare così alla crescita degli altri. Edith Stein mostra così il cammino di una femminilità che ritrova la propria dignità. Ella riconosce il valore insostituibile della donna e riscopre la propria particolare maniera di apportare amore al mondo. Veramente appassionante e coinvogente è stata quella che si può definire la “lectio magistralis” di Antonella Doninelli.

Protagoniste dell’incontro sono state anche le autrici Wanda Lombardi e Marilù Sprovieri. 

Wanda Lombardi è autrice della prima parte del libro che contiene le biografie della Vergine Maria, di Ildegarda di Bingen. Santa Caterina da Siena, Santa Teresa D’Avila, Santa Rosa da Lima, Santa Teresita di Lisieux, Santa Teresa Benedetta della Croce, Santa Giovanna Beretta Mollo, Madre Teresa di Calcutta, Armida Barelli.

«C’è chi sostiene che le donne non abbiano un ruolo importante all’interno della Chiesa cattolica. Tuttavia, sin dagli albori del Cristianesimo fino ai nostri giorni, Dio ha ispirato grandi spiriti femminili che riuscirono a guidare la Chiesa nei tempi più bui della storia del Cristianesimo arrivando addirittura a condizionare alcune scelte del Papato. Ognuna di loro, nell’umiltà e nella fraternità, si impegnò per il riscatto e la valorizzazione della donna non solo nella Chiesa, ma nella società e nella famiglia. Le “donne rivoluzionarie della Chiesa” hanno tracciato la strada per altre migliaia di donne desiderose di vivere una intensa “comunione” con la Chiesa». Questo il suo pensiero.

Marilù Sprovieri nella seconda parte del libro tratta le Sante Protettrici: Santa Chiara,  Santa Lucia, Sant’Agnese, Santa Francesca Saverio Cabrini, Santa Veronica, Santa Cecilia, Santa Geltrude, Santa Dorotea,  Santa Marta, Sant’Agata. Nel suo brillante intervento l’autrice ha motivato il criterio della scelta delle Sante Protettrici, di cui ha parlato nel libro: rallegrare il lettore spiegando il perché da alcune Sante è richiesta una speciale protezione.

Ha aggiunto che spesso le nostre informazioni sono da attribuirsi a consuetudini, a voci popolari, mentre ci sono altre motivazioni che giustificano il loro patronato. Ha ricordato poi le persone morte nel mare di Cutro con la lettura della preghiera a Santa Francesca Cabrini, Protettrice degli emigranti. Commovente, a conclusione dell’evento culturale, la storia narrata dalla Sprovieri di Teresa Gullace, calabrese di Cittanova, uccisa da un soldato tedesco durante l’occupazione di Roma mentre tentava di parlare al marito prigioniero. La sua morte ebbe una notevole eco nella città e la sua figura divenne ben presto un simbolo della resistenza romana. Il luogo dove fu uccisa fu inondato di mimose dalle donne de popolo. La sua vicenda venne inoltre ripresa e resa celebre dal regista Roberto Rossellini, che prenderà spunto dalla Gullace per il personaggio della Sora Pina, interpretata da Anna Magnani nel film Roma città aperta.

Insomma un pomeriggio intenso di emozioni, un modo altro di vivere la festa della donna! (amv)