La Calabria è, tra le innumerevoli e migliaia di cose, anche custode di un tesoro inestimabile, costituito da una grande quantità di Parchi e Aree archeologiche. Un patrimonio archeologico, quello calabrese, che principalmente è raccolto nei quattro grandi Parchi Archeologici di Locri, Capo Colonna, Roccelletta di Borgia e Sibari, «dove si sovrappongono , unico caso nel Mediterraneo, tre epoche diverse».
Una testimonianza che deve essere prima di tutto tutelata, mantenuta poi valorizzata. E proprio sulla scia di questo, che la Regione Calabria ha rinnovato, anche per il 2021, il protocollo per la valorizzazione e manutenzione di 59 parchi e aree archeologiche in Calabria, sottoscritta da Salvatore Patamia, direttore del Segretariato regionale per la Calabria del ministero della Cultura, e da Giuseppe Oliva, commissario straordinario di Calabria verde, con l’adesione dei Comuni interessati.
«Attraverso l’iniziativa assunta – viene spiegato in una nota – sarà consentita una puntuale opera di manutenzione, indispensabile per la fruizione, da parte del pubblico e degli operatori culturali, degli insediamenti interessati. In particolare, nell’elenco dei siti interessati rientrano, tra gli altri, il Parco archeologico e l’antica città di Hipponion, in provincia di Vibo Valentia, con i suoi resti di grandiose mura, e il Parco archeologico di Acherentia, in provincia di Crotone; il circuito grecanico dell’antica sinagoga e l’area archeologica di Bova Marina; il Parco di Kaulon a Monasterace; il Parco archeologico della Villa Romana del Naniglio di Gioiosa Ionica; la Villa Romana di Casignana (uno dei più grandi complessi di mosaici pavimentali di epoca romana del Sud Italia).
«E poi – si sottolinea – Forte Siacci, che fa parte del sistema di fortificazioni dello Stretto a Campo Calabro e il circuito delle aree archeologiche urbane di Reggio Calabria; il parco archeologico di Scolacium, immerso in un uliveto secolare; la Grangia di Montauro in provincia di Catanzaro. Interessati anche il parco archeologico di Sibari, che è uno dei siti più estesi ed importanti del Mediterraneo di età arcaica e classica, e quello di Punta Cirella insieme ai ruderi di Cirella».
«E ancora – conclude la nota – l’antichissimo ponte di Annibale sul fiume Savuto a Scigliano; il Parco archeologico di Blanda a Tortora e il Parco archeologico Torre del Mordillo, in provincia di Cosenza».
«Un’iniziativa – ha commentato l’assessore regionale all’Agricoltura Gianluca Gallo –per la quale la Regione ha ritenuto di dover confermare il proprio sostegno, attraverso l’azienda Calabria Verde, nell’ottica di una leale e proficua collaborazione istituzionale con il Mic e il Segretariato generale per la Calabria: un lavoro di squadra a testimoniare la comune volontà di valorizzare l’eredità e la storia del patrimonio archeologico calabrese, per favorire lo sviluppo del settore turistico e culturale e la conseguente crescita economica, offrendo altresì un riscontro concreto alle legittime e condivisibili aspettative di comunità e Comuni coinvolti».
L’idea, dunque, sembrerebbe essere quella di puntare su un turismo che non si limita solo al mare o alla montagna, ma al patrimonio archeologico di cui la Calabria è ricca e di cui, magari, non si conosce abbastanza. Sicuramente, oltre ai Comuni, sarà fondamentale il sostegno e la collaborazione di Pro Loco e Associazioni, quegli Enti che non solo vivono il territorio, ma vivono, letteralmente, la cultura. Basti pensare alla Pro Loco Brancaleone, impegnata da anni a valorizzare e a far conoscere la splendida cittadina di Brancaleone tra iniziative, escursioni e diversi articoli sul proprio sito; o ancora, l’Associazione Mistery Hunters, che è attiva sul territorio proponendo e facendo scoprire luoghi, storia, cultura e curiosità della Calabria.
E come loro ce ne sono a migliaia, pronte a dare una svolta importante al turismo, che non deve puntare più solo sugli 800 km di costa o sulle belle montagne, ma anche sui nostri beni culturali che, spesso, sono più suggestivi di una bella spiaggia o di un panorama mozzafiato. (rrm)