di SANTO STRATI – Ultima chiamata per l’Aeroporto dello Stretto: finalmente Comune e Città Metropolitana di Reggio hanno deciso di rompere gli indugi e cessata definitivamente ogni interlocuzione con la Sacal, la società di gestione dei tre aeroporti calabresi, la Task Force istituita dal Sindaco Giuseppe Falcomatà sta guidando iniziative che lasciano intravvedere un po’ di luce, dopo tanto buio: costituire una nuova società di gestione e chiedere di ottenere in subconcessione dall’ENAC lo scalo reggino, in deroga alla concessione Sacal.
Senza rischiare di sembrare troppo ottimisti, l’indignazione popolare che cresce ogni giorno di più a Reggio e vede il coinvolgimento di quasi tutte le parti politiche, superando le divergenze di appartenenza, è un buon segnale. La Sacal ha, indubbiamente, operato male nei confronti dell’Aeroporto dello Stretto (ma anche verso quello di Crotone) ed è ora di pensare a una nuova società di gestione. A parole sembra facile, ma sono molti gli impedimenti che sconsigliano un’azione di revoca della concessione trentennale (estesa, causa covid, a 32 anni) che la Sacal ha ottenuto nel 2016. Le stesse ultime dichiarazioni del presidente Giulio De Metrio hanno lasciato largamente perplessi. Il capo della Sacal ha parlato di un milione di passeggeri da prevedere per lo scalo reggino, ovvero 2740 imbarchi/sbarchi al giorno: con quali aerei? con quali vettori? Quando, a oggi, i voli hanno un costo di biglietti a valore transoceanico e orari che penalizzano il traffico. Il volo del mattino per Roma con il rientro alla sera era comodissimo: oltre 200mila passeggeri nel 2019, prima della pandemia, oggi è quasi deserto perché costringe a pernottare o a Roma o a Reggio. Ci vogliono circa 300 euro per un volo Reggio-Roma, mentre un Lamezia-Roma costa anche solo 26 euro: qualcuno dovrebbe spiegare qual è il criterio che assegna orari e tariffe per lo scalo reggino, se non quello di scoraggiarne l’utilizzo a favore di Lamezia.
Del resto, sono anni che il Movimento per l’Aeroporto di Reggio, guidato appassionatamente dal prof. Pasquale Amato e dall’ing. Domenico Gattuso, denuncia il tentativo costante di abbandono dello scalo e, a fronte della proposta di Falcomatà di Consigli “aperti”, suggeriscono di fare prima la costituzione della società che dovrebbe proporsi per una gestione autonoma dello scalo.
L’avv. Salvatore Chindemi, messo a capo della Task Force e braccio operativo del sindaco in questa spinosa vicenda, ha le idee chiare in proposito. «Nessuno dica di uscire dalla Sacal: né la Città di Reggio né il Comune hanno quote della società, quindi è un’affermazione sciocca. Semmai si tratta di individuare un percorso di altro genere per arrivare a gestire in autonomia l’aeroporto, quello di una concessione in deroga, ovvero una subconcessione per la gestione dello scalo dello Stretto».
Si consideri che i due scali di Crotone e Reggio non sono mai risultati, apparentemente, strategici per la Sacal e, a pensar male, si deve dedurre che l’obiettivo (mascherato e non dichiarato) è quello di chiudere i due aeroporti e concentrare, attraverso il collegamento mediante pullman, tutto il traffico aereo della regione su Lamezia. Col risultato – evidente – di incrementare il traffico sullo scalo lametino e, allo stesso tempo, azzerare i costi di gestione di due scali “inutili” (via i dipendenti, via la manutenzione, via gli oneri di decollo/atterraggio, etc).
Per questo da più parti si chiede insistentemente la revoca della concessione. Un’operazione a risultato sicuramente negativo, da evitare assolutamente per una serie di ragioni: il contratto di Sacal della concessione dei tre aeroporti è blindatissimo: la concessione non può essere revocata dall’Enac se non per gravissimi motivi o di sicurezza operativa (disastro o quasi disastro) o in caso di inadempienza economica nei confronti del Ministero delle Infrastrututre e Mobilità Sostenibile o, in ultimo, per gravi fatti di natura giudiziaria che possano pregiudicare la legalità dell’operato della società. In secondo luogo, aprire un contenzioso giudiziario significherebbe, tra ricorsi e controricorsi, consegnare lo scalo ad almeno dieci anni di inoperosità, senza peraltro riuscire a ottenere nemmeno una sospensione temporanea. Il caso del Ponte Morandi di Genova fa scuola: sono passati tre anni e la Società Autostrade – nonostante il disastro colposo – ha ancora in mano la concessione che sta vendendo a condizioni persino vantaggiose a Cassa Depositi e Prestiti.
E allora? La soluzione, ideata dall’avv. Chindemi con altri giuristi, è facilmente percorribile: si può chiedere – come previsto dalla statuto dell’Enac – una subconcessione alla Sacal, per gestire in autonomia lo scalo reggino. Favorisce questa opzione il fatto che Reggio è l’unica città metropolitana a non gestire direttamente lo scalo aeroportuale e ha di fronte un’altra città metropolitana (Messina) che avrebbe tutto l’interesse ad avere un aeroporto attivo ed efficiente.
Tale ipotesi prevede ovviamente una serie di passaggi intermedi: la prima cosa da fare è costituire una nuova società a capitale misto pubblico/privato dove siano presenti inizialmente le Città Metropolitane e i Comuni di Reggio e di Messina, l’Unione degli industriali, le Camere di commercio delle due sponde dello Stretto, l’Autorità portuale, etc. con un capitale di base che potrebbe essere anche di un solo milione (MetroCity Reggio era pronta a investire 2 milioni per comprare quote di minoranza della Sacal) per poi prevedere – a sub concessione ottenuta – un aumento di capitale consistente, in grado di garantire la piena efficienza amministrativa ed economia della gestione.
Solo con una società già costituita si potrà andare all’ENAC a chiedere la subconcessione dello scalo. Dando per scontato che la scelta, in questo caso, sarebbe tutta di natura politica. Il viceministro alle Infrastrutture Alessandro Morelli (leghista) ha sposato le ragioni dell’aeroporto di Reggio e criticato gli interventi previsti da Sacal per spendere i 27,5 milioni disponibili, giudicandoli in gran parte onerosi e pressoché inutili. Anzi, ha fatto di più, ottenendo dal Governo che la scadenza di utilizzo dei fondi, originariamente prevista per il 31 dicembre di quest’anno, venisse prorogata a tutto il 2022. Questo significa che c’è più tempo per mettere mano a qualcosa di utile e significativo per lo scalo reggino.
Il progetto offerto gratuitamente da una società di ingegneria che fa capo all’arch. Pino Falduto (già assessore comunale ai tempi di Italo Falcomatà) piace molto a Morelli e trova, al momento, solo la forte contrapposizione del deputato forzista Francesco Cannizzaro e dell’assessore regionale alle Infrastrutture Domenica Catalfamo. Un progetto che vuole utilizzare parte dei fondi già disponibili (Morelli ha dichiarato che troverà altre risorse) per ricostruire uno scalo di nuovissima concezione che integri i collegamenti terrestri e marittimi con Reggio e Messina, pronto in 18 mesi (senza peraltro interrompere l’operatività dell’aeroporto).
Dunque, serve un’unità di intenti – la coesione e la partecipazione di tutte le forze politiche – perché la richiesta della subconcessione all’ENAC – dopo la costituzione della nuova SpA di gestione – trovi ascolto.
Negli anni d’oro l’Aeroporto dello Stretto era arrivato davvero a sfiorare un milione di passeggeri. La Città Metropolitana e tutta l’Area dello Stretto devono poter tornare ad avere un aeroporto efficiente, in piena attività, che aiuti la mobilità. Bisogna battere i pugni e alzare la voce e incalzare la classe politica calabrese (non solo reggina) perché si realizzino queste condizioni. Lo sviluppo passa anche da un aeroporto moderno e funzionante al 100%. (s)
L’intervista video all’arch. Pino Falduto sul progetto del nuovo Aeroporto dello Stretto