Il Tar ha annullato gli atti del commissario Longo

Il Tar della Calabria ha, in parte, annullato due atti emanati dal commissario ad Acta Guido Longo, quando a marzo aveva fissato i tetti di spesa per le aziende sanitarie provinciali calabresi per l’acquisto di prestazioni di assistenza ospedaliera e specialistica ambulatoriale dal privato accreditato.

È quanto riporta LacNews24, in un articolo firmato da Luana Costa, spiegando che il ricorso è stato presentato dalla casa di Cura “Villa Sant’Anna” di Reggio Calabria, che «ha impugnato dinnanzi al Tribunale amministrativo i due decreti: il 49 e il 50 del 2021».

«In particolare – prosegue l’articolo – con il primo il commissario aveva fissato il budget per l’assistenza ospedaliera per un valore di 186 milioni e 513mila euro, includendovi però anche 11 milioni e 368mila euro inerenti alle prestazioni ambulatoriali (apa) e per i pacchetti ambulatoriali complessi (pac), in virtù di una sentenza del Consiglio di Stato. Con il secondo decreto aveva invece fissato in 66 milioni e 754mila euro il valore delle prestazioni ambulatoriali acquistabili dal privato.

«La seconda sezione del Tar – continua ancora l’articolo – ha accolto in parte il ricorso riconoscendo l’errato trasferimento dei fondi. Nei fatti, il commissario ha lasciato invariati i tetti di spesa (oltre 186 milioni per l’assistenza ospedaliera e oltre 66 milioni per la specialistica ambulatoriale) ma indebitamente decurtando le risorse destinate al settore ospedaliero per un valore di 11 milioni e 368mila euro a vantaggio della specialistica ambulatoriale».

«In conclusione – annotano i giudici amministrativi – l’erronea imputazione del costo di Apa e Pac, da un lato, riduce proporzionalmente la remunerabilità di altre prestazioni prettamente ospedaliere, compromettendone l’efficace erogazione rispetto agli obiettivi della programmazione triennale, e, dall’altro lato, realizza un extra-budget per la specialistica ambulatoriale rispetto a quanto effettivamente stanziato nel Programma operativo 2019 e 2020». Infatti, il mantenimento del tetto di spesa invariato rispetto alla quantità di prestazioni da erogare ha comportato un danno per le cliniche che operano nell’assistenza ospedaliera (con meno liquidità e più prestazioni) e un vantaggio per la specialistica ambulatoriale (con più liquidità e meno prestazioni da erogare).

Sulla sentenza del tar, è intervenuto il commissario provinciale di Fratelli d’Italia di Reggio Calabria, Denis Nesci, sottolineando come la sentenza del Tar è «l’ennesima riprova che il sistema del controllo da parte dello Stato, così com’è, non funziona».

«E – ha continuato – se il profilo di uno uomo che ha servito il Paese con quello del dott. Longo, è di tutto rispetto per quanto concerne la carriera prefettizia e delle forze di polizia; è altrettanto vero e dimostrabile, che per guidare e coordinare la sanità in Calabria occorrono management e scelte politiche che vadano nella direzione della risoluzione dei problemi e che non generino dei corto-circuiti come quello provocato dalla pronuncia del Tar Calabria che ha in parte annullato due d.c.a. emanati dal commissario».

«Si tratta di provvedimenti – ha proseguito – che avevano fissato i tetti di spesa per le aziende sanitarie provinciali calabresi per l’acquisto di prestazioni di assistenza ospedaliera e specialistica ambulatoriale dal privato accreditato. Ma il Tribunale amministrativo regionale ha accolto in parte il ricorso di una Casa di cura di Reggio Calabria, riconoscendo un errato trasferimento dei fondi».

«Il commissario secondo quanto riportato dai media – e non smentito dall’interessato – ‘ha lasciato invariati i tetti di spesa (oltre 186 milioni per l’assistenza ospedaliera e oltre 66 milioni per la specialistica ambulatoriale) ma decurtando indebitamente le risorse destinate al settore ospedaliero per un valore di 11 milioni e 368mila euro a vantaggio della specialistica ambulatoriale’».

«Un concorso di colpe – ha concluso Nesci – tra i responsabili dei famigerati ‘Decreti Calabria’ con i quali l’allora Presidente del Consiglio Conte ed il Ministro della Salute, hanno ben pensato di affidare un comparto da risanare come la Sanità in Calabria, ad un poliziotto, piuttosto che a un manager dalla comprovate capacità ed esperienze sul campo». (rrm)

Molinaro (Lega): Il commissario Longo va rimosso perché non rispetta piano vaccinale e regionale

Il consigliere regionale della LegaPietro Molinaro, ha riferito di aver chiesto al presidente del Consiglio, Mario Draghi e al generale Figliuolo di rimuovere dall’incarico il commissario ad acta Guido Longo, in quanto non rispetta il piano vaccinale regionale e nazionale.

«È di dominio pubblico – ha detto Molinaro – e facilmente reperibile su internet, la scena avvenuta ieri corridoi nel palazzo della Giunta regionale della Calabria. Nella scena si assiste alla protesta di alcuni dipendenti della Regione, nei confronti del Commissario Longo, per contestare la vaccinazione anti-covid somministrata solo ai dipendenti regionali in servizio presso il Dipartimento Salute, in spregio a tutte le regole nazionali e regionali. La reazione di Longo alla protesta è stata illegale, immorale ed intollerabile. L’incaricato del Governo, non solo ha tentato di difendere la sua scelta illegittima di vaccinare il personale che lavora negli uffici del Dipartimento Salute, ma si è preso l’impegno di far vaccinare contro il covid, tutti i dipendenti della Regione Calabria».

«Entrambe le decisioni – ha aggiunto – costituiscono una palese violazione delle regole in materia di vaccinazioni anti-covid. Non risulta in nessun documento della Repubblica Italiana che i dipendenti che lavorano negli uffici di un’amministrazione regionale, abbiano una qualche priorità di vaccinazione in questa fase. Non risulta nel Decreto dello stesso Longo, il n° 55 del 2 aprile 2021, con il quale è stato approvato il Piano vaccinale calabrese e non risulta nell’Ordinanza n° 6 del generale Figliuolo, Commissario nazionale per l’emergenza Covid».

«Se hanno un valore gli elogi al nostro Presidente della Repubblica – ha proseguito il consigliere regionale – che si è messo in fila per farsi vaccinare, perché i calabresi devono tollerare Longo che calpesta i diritti degli ottantenni, delle persone fragili e delle categorie realmente prioritarie? Quanto il Commissario Longo sia inadeguato per il ruolo che gli ha affidato il Governo risulta anche dai tristi numeri delle vaccinazioni in Calabria. La sanità calabrese, guidata da Longo, ha utilizzato solo il 76,9 % dei vaccini disponibili, rispetto alla media italiana dell’87,7%, e nessuna regione italiana è riuscita mai a fare peggio della Calabria».

«Longo – ha concluso – non ha colpe sulle gestioni fallimentari dei commissariamenti precedenti, ma ha la grave responsabilità di non avere, né arrestato, né rallentato, né invertito, in nessun modo, la rotta della sanità calabrese che è allo sbando. Longo va rimosso subito, e sostituito con un professionista adeguato all’incarico ed adeguatamente supportato». (rcz)

LA SOLITUDINE DEL “COMMISSARIO SANITÀ”
IL GOVERNO IGNORA IL PREFETTO LONGO

di SANTO STRATI – L’ottimistica affermazione del gen. Figliuolo, nuovo Commissario per l’emergenza, dopo la veloce visita in Calabria “Va tutto bene” purtroppo non solo non rassicura nessuno, ma rischia di buttare benzina sul fuoco delle polemiche scoppiate intorno a questa inaccettabile “passerella” del responsabile anticovid. Questa visita del tipo toccata e fuga (come si usava una volta per i ministri per i quali si preparavano scenografie umane di consenso e le piazze venivano messe a lucido alla bisogna) non è piaciuta a nessuno, o quasi, perché facilmente si presta a una maliziosa interpretazione “politica”. Il generale – è voce comune – è stato malconsigliato e utilizzato (questa volta davvero a sua insaputa) a fare propaganda elettorale alla Lega: due indizi incontrovertibili inducono a pensar male (si fa peccato – diceva Andreotti – ma spesso ci s’azzecca) non foss’altro perché Taurianova, seconda tappa del “sopralluogo” non solo è la città del presidente ff Nino Spirlì ma è anche l’unica città calabrese governata da un sindaco leghista (Roy Biasi). La mancata convocazione del sindaco della Città Metropolitana di Reggio Giuseppe Falcomatà non è soltanto un brutto episodio di maleducazione istituzionale (noi preferiremmo parlare di sgarbo), ma lascia immaginare scenari di complotto che non riescono nemmeno a far sorridere per quanto sono ridicoli. La verità, però, è che la fotografia della Calabria – che da domani – ricordiamolo – precipita in zona rossa) che è stata presentata al generale Figliuolo sembra ritoccata al photoshop, via le rughe, un po’ di ombre sugli zigomi, un ritocchino agli occhi e la racchia di turno (senza offesa per il genere femminile, scusate) riesce a diventare persino bella. La ricognizione “guidata” è sembrata troppo guidata e l’aver snobbato i sindaci e l’area metropolitana, oltre che aver rifiutato qualsiasi contatto diretto con i giornalisti (inclusi alcuni censurabili episodi di identificazione per i cronisti che facevano il loro lavoro) autorizzano un coro di grande insoddisfazione a tutti i livelli: sia tra il personale medico, sia tra gli amministratori locali, sia tra la stampa, sia tra l’opinione pubblica.

E se a tutto ciò si aggiunge la continua solitudine (forse il termine esatto sarebbe sconforto) del prefetto Guido Longo chiamato a gestire in regime commissariale la sanità calabrese s’intuisce che il quadro non è sicuramente brillante. Il commissario Longo, ottimo poliziotto, integerrimo uomo di Stato, ha accettato per spirito di servizio una “rogna” che chiunque avrebbe avuto mille ragioni di rifiutare. La sua fedeltà di servitore dello Stato non ha trovato, però, analoga rispondenza da parte del Governo: gli erano state promesse risorse e collaboratori competenti (25), gliene hanno mandati a malapena quattro (altri due sono in arrivo) e ancora aspetta la nomina dei subcommissari.

Facile comprendere l’amarezza di un funzionario dello Stato che si sente abbandonato dallo stesso Stato. Però, qui, sorge inevitabile la domanda: ma la vastissima esperienza nell’apparato statale non gli ha insegnato che a volte bisogna mettersi a urlare per farsi ascoltare? Bisogna gridare per superare i vincoli di una burocrazia che annienta anche il più robusto dei nuovi eroi del Terzo Millennio. E il prefetto Longo che, per carattere, usa toni pacati, cela la rassegnazione con una speranzosa illusione di rinnovamento. Aspetta, è uno che sa attendere, non strepita, non manda messaggi trasversali. Attende, peggio dei due del beckettiano Godot che non sarebbe arrivato mai. E qui – se ci è permessa una riflessione – sbaglia: dovrebbe lanciare urla che da Germaneto arrivino direttamente a Palazzo Chigi, senza annunciare o minacciare le dimissioni, semplicemente lasciando capire che non c’è trippa per gatti. O gli danno gli strumenti (le risorse, il personale) per operare e fare ciò che gli è stato chiesto, o saluta tutti e se ne va. D’altro canto, chi può risanare una sanità affogata da debiti ultradecennali, quando le risorse a disposizione devono compensare le voci debitorie e, solo in piccola parte, sopperire alle necessità di rinnovamento di strumentazione, di assunzione di personale, di acquisto di materiale sanitario? Nessuno potrà mai risanare la sanità se deve preoccuparsi di tappare i buchi dei debiti che i vari commissari mandati dallo Stato hanno moltiplicato anziché dimezzare. E qui, ritorna il solito refrain dell’azzeramento del debito, adesso cavalcato da Spirlì.

Sbaglia – a nostro modesto avviso – chi reputa immorale già la sola idea di un condono tombale che risani il debito dei calabresi, ma, attenzione, i debiti non li hanno fatti i calabresi che hanno subito una sanità indegna di un Paese civile: sarebbe il giusto risarcimento di uno Stato che non ha saputo controllare i suoi controllori che non hanno controllato un bel niente. Scusate il pasticcio di parole, ma rende appunto l’idea: è un brutto pasticcio dove ci sarebbe persino da ridere – se non fosse così drammatica la situazione – ascoltando la frase detta con assoluta serietà “c’era una contabilità orale”. E undici anni di commissariamento hanno prodotto una media di 300 milioni l’anno di spese mediche per ricoveri fuori della regione (senza contare i costi aggiuntivi sostenuti dai familiari per trasferte, vitto, soggiorni, etc) per l’impossibilità di avere un intervento chirurgico o una diagnostica in tempi “umani” nella propria terra. Una terra dove ci sono eccellenze non solo tra alcuni istituti privati (che sono all’avanguardia come tecnologia) ma anche negli ospedali pubblici: ci sono tante eccellenze tra medici e specialisti in Calabria, è il contorno che non funziona. Manca il personale, la strumentazione non è stata aggiornata, sostituita o quanto meno rinnovata, manca un’idea di sanità dalla parte delle gente comune. Di chi crede di poter avere gli stessi diritti di chi è nato nell’ “altra” Italia, quella che va veloce e sprizza efficienza (salvo le figuracce e la tragedia quotidiana a proposito del covid). Ecco, prefetto Longo, dovrebbe gridare, anche se non è il suo stile e non può annuire al generale Figliuolo che dice che in “Calabria va tutto bene”.

«Se il generale Figliuolo – ha detto il segretario regionale della Cgil Angelo Sposato – avesse incontrato anche qualsiasi categoria sociale o il sindacato invece di farsi accompagnare solo dal facente funzioni avrebbe visto altre realtà e magari qualcuno gli avrebbe ricordato che ci sono in giro per la Calabria 80.000 vaccini che non vengono somministrati perché mancano i punti vaccinali, mancano le terapie intensive e i posti letto Covid, mancano i medici, non si sa come sono stati spesi i fondi anti Covid e le strutture sanitarie hanno le file nei pronto soccorso”. Lo afferma il segretario generale della Cgil Calabria Angelo Sposato. «Dire “tranquilli va tutto bene” – prosegue Sposato – e la sera sentire il governo che annuncia da lunedì la zona rossa ha il sapore della beffa. Se avesse solo chiesto gli avremmo indicato anche la Calabria reale, quella che cammina ogni giorno sulle macerie sotto i bombardamenti».

In Calabria, parliamoci chiaro, non va niente bene: non andava bene la sanità prima, non va adesso con il Covid, nonostante lo straordinario e mai sufficientemente lodato impegno di medici, personale sanitario, tecnici, che passano intere giornate in ospedale per salvare vite umane, per prestare assistenza. Il piano vaccinazioni (che di fatto non c’è) non ha funzionato e va ancora messo a punto. Ma perché con tante professionalità medico-scientifiche disponibili in Calabria, capaci, competenti, aspetta il prefetto Longo che il Governo gli mandi l’equivalente di due squadre di calcio, quando potrebbe imporre le sue determinazioni? Se non è in grado di esprimerle o, peggio, non gli permettono di deciderle, allora sta perdendo tempo e sta facendo danni ai una regione per la quale ha dichiarato, in più occasioni, un sincero amore, come fosse quella che gli ha dato i natali. È antipatico, rude, come discorso, ma è verità. Si abbia il coraggio di riconoscerlo.

E, tornando alla “ricognizione” del Commissario Figliuolo non si possono non far proprie le parole di un incazzato (istituzionalmnte parlando) sindaco Falcomata: «Più che un aspetto istituzionale, questa visita sembra avere avuto un aspetto squisitamente politico. Sarebbe mortificante se la salute dei calabresi venisse messa sul piatto della imminente competizione delle elezioni regionali». Falcomatà ha sparato ad alzo zero: «Al generale Figliuolo  – ha detto Falcomatà – avremmo voluto porre tantissime domande. A che punto è il piano vaccinazione? Le dosi di vaccino arrivate nella nostra Città metropolitana sono mediamente di cinquemila alla settimana. Di questo passo ci vorranno due anni per vaccinare tutta la popolazione. Non possiamo permettercelo, anche in vista della prossima stagione estiva. Questa è una terra che vive di turismo. Dove saranno collocati gli hub per le vaccinazioni? Noi sindaci non lo sappiamo, il sindaco metropolitano non sa qual è l’individuazione del territorio sull’hub». Tutto il resto è fuffa. Come le mancate risposte ai giornalisti, messi ai margini, senza il minimo rispetto – ha scritto l’Unione cronisti calabresi – “per il ruolo delicato e di mediazione che l’informazione calabrese sta effettuando in un contesto preoccupante per i cittadini della regione».

Ahimé, inutile aspettarsi risposte che s’intuiscono facilmente. Le guerre le fanno i generali, ma se manca la truppa e gli ufficiali a guidarla, c’è solo la disfatta. Dovrebbe saperlo bene il generale degli alpini, pluridecorato Francesco Paolo Figliuolo, che dovrà faticare non poco per cancellare questa brutta visita calabrese e la totale caduta di stile che – siamo convinti – non gli appartiene. (s)


Tante le prese di posizione sulla visita-lampo calabrese del generale Figliuolo.

«Non sappiamo – si legge in una nota del Partito Democratico di Cittanova – da chi si sia fatto consigliare il commissario Figliuolo nella sua visita nella provincia reggina, a limitarsi ad una breve toccata e fuga spot al centro di vaccinazione di Largo Buzzurro a Taurianova, concedendosi alle foto opportunity con gli amministratori comunali del luogo, leghisti come l’accompagnatore unico del generale, Spirlì, ma non alle sacrosante domande dei giornalisti presenti, qualcuno dei quali, anzi, è stato inopportunamente sottoposto ad identificazione. La cosa certa è che in questa occasione è stata scritta una brutta pagina, commettendo un forte sgarbo istituzionale sia nei riguardi dei rappresentanti dei sindaci della Piana, del tutto ignorati e non invitati, che degli altri vertici istituzionali della Città Metropolitana. D’altro canto, è proprio dai sindaci pianigiani e del territorio metropolitano, in prima linea nella propria collaborazione alle deficitarie autorità sanitarie per favorire la campagna di vaccinazione, che il commissario Figliuolo avrebbe potuto apprendere il reale stato delle cose nella provincia reggina.
Tutto ciò è avvenuto mentre la pressione sulle strutture ospedaliere, ormai vicine alla soglia del rischio, diventa sempre più preoccupante e la Calabria si trova drammaticamente indietro con la campagna di vaccinazione, accumulando allarmanti ritardi riguardo all’immunizzazione di una categoria particolarmente fragile come gli over 80, vaccinati solo per il 13%, mentre 82 mila dosi di vaccino rimangono fermi nei frigoriferi. Evidenziando l’incapacità e il pressappochismo della Giunta regionale di centro destra che non ha saputo contenere i contagi, con il Presidente facente funzioni Spirlì che, tra una diretta facebook, una comparsata televisiva e dichiarazioni lunari ed autopromozionali, manda la Calabria in zona rossa per almeno due settimane, con un ulteriore colpo al già devastato tessuto economico calabrese.

Tra l’altro, a fronte di un diritto alla salute spesso negato nel nostro territorio, è di pochi giorni fa l’ennesima meritoria operazione delle forze dell’ordine e della Magistratura reggina che ha fatto emergere, ancora una volta, il livello di penetrazione delle organizzazioni della ‘ndrangheta anche nel settore sanitario pubblico, con arresti che hanno riguardato, tra gli altri, funzionari dell’Asp e un medico candidato della Lega alle scorse elezioni regionali, poi nominato da quel partito responsabile provinciale della sanità. Evidenziando con forza la necessità di una profonda azione di bonifica per recidere qualsiasi legame e collusione tra interessi criminali e quanti lucrano sulla pelle della salute dei cittadini, penalizzando anche quanti in questo settore, sia nel pubblico che nel privato, lavorano invece onestamente. Oramai, le parole non bastano più. Il vivo auspicio è che le promesse fatte dal commissario Figliuolo vengano tradotte rapidamente in fatti, cambiando decisamente passo ed accelerando la campagna di vaccinazione, attraverso il funzionamento di molti più punti vaccinali, un sistema di prenotazione adeguato, il potenziamento di personale e sufficienti dosi di vaccino disponibili per tempo, ovviando così alle palesi deficienze messe in mostra dalla Giunta regionale calabrese. Altrimenti la sensazione sarà quella di avere assistito ad una inutile vuota passerella (pro domo Lega?) senza aver fornito le tante attese risposte che i cittadini della Piana e della Calabria si aspettano».

Molinaro (Lega): Il commissario Longo è inadeguato per la sanità calabrese, venga sostituito

Il consigliere regionale della LegaPietro Molinaro, ha dichiarato che il commissario ad acta, Guido Longo, «è inadeguato per la sanità calabrese» e che «deve essere sostituto con un professionista qualificato, a cui deve essere affiancato un contingente di forze appropriato».

«Non metto in dubbio – ha spiegato – le qualità di corretto servitore dello Stato del Commissario Longo, ma il suo approccio all’enorme problema della Sanità calabrese è inconcludente e la Calabria non se lo può permettere. Dagli inesistenti risultati in merito al piano Covid ed al piano vaccini, e dall’incapacità di fornire risposte appropriate alle legittime richieste di attivazione di servizi sanitari sul territorio, emerge tutta l’impreparazione del Commissario Longo rispetto all’incarico che gli è stato affidato».

«Ogni giorno, nel mio costante ascolto dei cittadini – ha proseguito Molinaro – raccolgo storie che dipingono un quadro drammatico della situazione e che va molto al di là di quello che raccontano i dati ufficiali. C’è in Calabria, un disorientamento generale del quale lo Stato deve farsi carico. Il nuovo Governo Draghi deve compiere un vero atto d’amore per la Calabria, riprendere in mano il dossier relativo al Commissario Sanità Calabria e rimediare con urgenza alla scelta del Governo precedente».

«Una valutazione lucida ed obiettiva della situazione calabrese – ha detto ancora – impone di prendere atto che la sola scelta di un nuovo Commissario non sarà sufficiente, ma sarà necessario affiancarlo, fin dal giorno della nomina, con risorse umane professionalmente qualificate ed adeguate. Alla Calabria serve un contingente straordinario di risorse umane, guidate da un Commissario competente ed autorevole. Solo se si arriverà a questo risultato, le professionalità presenti nella sanità calabresi potranno esprimere tutte le loro capacità».

«Ogni giorno in più che trascorre – ha concluso – determina il peggioramento della situazione per cui serve agire al più presto. Da parte mia farò giungere al Governo, ed in particolare ai componenti espressi dalla Lega, una forte sollecitazione, per un intervento tempestivo ed efficace. Nell’interesse della Calabria e dell’Italia intera». (rcz)

A Vibo la grave decisione del Commissario Longo di sottrarre i vaccini all’Asp

È gravissima la decisione del commissario ad acta Guido Longo, che ha notificato al commissario dell’Asp di Vibo Valentia, Maria Pompea Bernardi, di restituire tutti i vaccini che ha in dotazione.

Una scelta che non ha lasciato indifferente il sindaco di Vibo, Maria Limardo che, informata della situazione, ha convocato «con fascia tricolore, in via d’urgenza per un’Assemblea dei Sindaci da tenersi, innanzi alla sede dell’azienda Sanitaria Provinciale».

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Il sindaco Maria Limardo

Il primo cittadino, inoltre, ha reso noto che ha già «dato informazione e comunicazione al Prefetto» e che si sarebbe recata in Regione per richiedere «una revoca di autotutela del provvedimento».

«Trovo assurda – ha dichiarato il primo cittadino – questa decisione da parte del Commissario straordinario per la sanità che ,invece, di accelerare nella campagna di vaccinazione in questo territorio ha pensato di sottrarre i vaccini a beneficio delle altre province calabresi».

«A tutto questo mi opporrò con determinazione e fermezza – ha concluso – perché i cittadini di questa provincia hanno uguali diritti degli altri calabresi e sino ad oggi hanno pagato un prezzo altissimo in tema di disservizi sul fronte sanitario».

Il consigliere regionale del Gruppo MistoFrancesco Pitaro, ha dichiarato che «è urgente, prima che la polemica s’inasprisca, un incontro tra la presidente della Conferenza dei sindaci del Vibonese Maria Limardo, il Presidente della Regione e il Commissario per la sanità».

«Nessuno s’illudeva che, di punto di in bianco – ha aggiunto – la lacunosa sanità calabrese, di fronte all’emergenza Covid-19, potesse recuperare efficienza e razionalità nell’assumere provvedimenti incidenti sulla vita delle persone. Ma giungere a scatenare una polemica al calor bianco tra territori, come sta accadendo con le mille dosi (prima e altre in itinere) di vaccino trasferite o da trasferire da Vibo Valentia in altri territori, è davvero troppo».

«Mentre sorprende l’esecuzione di un provvedimento così discutibile da parte del Commissario dell’Asp di Vibo – ha aggiunto – si chiede che il Commissario Longo riveda tempestivamente la sua decisione e riscontri positivamente, in base a semplici considerazioni di buon senso ed equità, le legittime istanze dei sindaci del Vibonese alla cui riunione di oggi pomeriggio convocata dal presidente della Conferenza dei sindaci Maria Limardo, non potrò esserci perché impegnato a Catanzaro a sostegno della vertenza del Sant’Anna-Hospital».

«Il nemico è il virus – ha concluso Pitaro – a cui non dobbiamo offrire varchi di alcun genere. Anzi, dobbiamo sconfiggerlo tutti assieme e con una programmazione vaccinale intelligente e aliena da scelte approssimative e al limite della discriminazione che mortificano i territori». (rvv)

Spirlì chiarisce il rapporto col commissario Longo: Tra noi grande collaborazione

Il presidente f.f. della Regione Calabria Nino Spirlì, ha voluto chiarire il suo rapporto con il commissario ad acta, Guido Longo, a seguito delle speculazioni giornaliste secondo cui sarebbero in conflitto.

«Non è così e i fatti lo dimostrano» ha detto Spirlì, aggiungendo che «i soliti avvelenatori di pozzi proseguono nel deleterio esercizio di mistificare la realtà delle cose, fino al punto di postulare inesistenti contrasti con il commissario. È solo il caso di ricordare che, non più tardi di un mese fa, la Giunta regionale, su mia proposta, ha messo a disposizione di Longo un intero dipartimento, laddove il Decreto Calabria imponeva la messa in disponibilità di soli 25 dipendenti. Basta solo questa decisione – del tutto inedita, in Calabria – per far crollare tutti i falsi retroscena di queste ultime settimane».

«La verità – ha concluso Spirlì – è che con il commissario Longo si è instaurato fin da subito un rapporto di grande collaborazione, all’insegna del reciproco riconoscimento istituzionale. Dalle vaccinazioni alla gestione generale dell’emergenza Covid, dall’organizzazione del settore sanitario alla erogazione dei servizi, questi primi mesi di confronto e coabitazione hanno prodotto solo buoni risultati. Abbiamo intenzione di non fermarci, nella speranza che certo falso giornalismo e certi falsi scoop cessino di esistere».

«Non ho mai pensato di gettare la spugna e di lasciare il mio incarico: resterò al mio posto fino alla fine del mandato governativo» ha dichiarato il commissario Longo, aggiungendo che «di criticità  ce ne sono in abbondanza, ma le ho accettate nel momento stesso in cui ho deciso di assumere questo incarico. Sono certo che, dopo questo difficile periodo di transizione, contrassegnato, peraltro, dall’assenza di un Governo nazionale nel pieno delle sue funzioni, la struttura commissariale che ho l’onore di guidare verrà dotata di tutte le risorse necessarie per il suo funzionamento».

«Servirà del tempo – ha concluso – ma ritengo che – anche grazie alla collaborazione del presidente Spirlì e della Giunta regionale – riusciremo a migliorare tutto il sistema». (rcz)

Saccomanno (Lega): «Commissario Longo prosegua la sua azione di ‘bonifica’ del sistema»

Giacomo Saccomanno, commissario regionale della Lega, in merito alle voci sulle possibili dimissioni del commissario ad acta Guido Longo, ha chiesto a quest’ultimo di «proseguire la sua importante azione di “bonifica” del sistema, confermando il pieno appoggio e la vicinanza al suo lavoro, e ogni sostegno che dovesse essere necessario o richiesto».

«Abbandonare, oggi – ha detto – sarebbe come lasciare la nave in mezzo al mare e senza il suo valido ed insostituibile capitano. Comprendiamo che la situazione è difficile, e che il Commissario si sente solo, ma non è così. Tutte le persone per bene ed oneste sono al suo fianco, e la Lega è a completa disposizione dello stesso per qualsiasi possibile necessità. Un sostegno concreto e reale e non certamente di sola facciata».

«In questo momento – ha concluso – di forte pandemia la Calabria ha bisogno di una guida certa e sicura, affidata a persona di altissimo valore umano e professionale». (rrm)

Giannetta (FI): Si faccia chiarezza sul piano vaccinale in Calabria

Il consigliere regionale di Forza ItaliaDomenico Giannetta, ha ribadito che in Calabria, ancora, «non si riesce a vedere la luce perché, ancora una volta, manca un piano scritto».

«Il Governo nazionale – ha detto il Consigliere – ha elaborato un programma generale su cui il soggetto attuatore di ogni Regione, che in Calabria è il Commissario ad acta, deve redigere un piano operativo che dettagli chi, come e quando debba vaccinarsi e chi come e quando debba occuparsi di espletare le funzioni necessarie alla campagna di vaccinazione». 

«Nonostante il Gom di Reggio Calabria e il Pugliese di Catanzaro – ha proseguito Giannetta – abbiano fatto un lavoro encomiabile, completando la somministrazione delle prime dosi, la Calabria è ancora in fondo alle classifiche. Non solo: le Asp e le Aziende Ospedaliere chiedono chiarezza, i medici di famiglia, gli operatori del 118 e gli specialisti ambulatoriali non sanno ancora quando toccherà il loro turno, le assistenze alle disabilità chiedono di rientrare nel piano, le rappresentanze scolastiche chiedono di anticipare i tempi di vaccinazione. Tante domande restano ancora senza risposta e non possiamo cedere il passo all’improvvisazione».

«Ci auguriamo – ha aggiunto Giannetta – che il Commissario ad acta, Guido Longo, provveda al più presto, anche per non incorrere, nuovamente, nelle decisioni romane con ulteriori Dpcm restrittivi della libertà dei calabresi per deficit organizzativi». 

«D’altronde – ha concluso il consigliere forzista – con il rinnovo del Decreto Calabria, la macchina della sanità calabrese dovrebbe correre e non procedere così a rilento e dovrebbe dare manforte al nostro personale sanitario, che ha dimostrato, ancora una volta, grande generosità e abnegazione». (rrc)

PRIME GRANE PER IL COMMISSARIO LONGO
GAFFE FA INFURIARE I MEDICI CALABRESI

Scivolone per il commissario ad acta della Sanità calabrese Guido Longo, per una sua gaffe avvenuta nel corso di una diretta a Radio Capital, che si è lasciato scappare che la bassa percentuale di vaccinazione in Calabria (5,4%) è dovuta ai «medici che non aderiscono».

Il Commissario, infatti, ha commentato i dati forniti dal Governo per quanto riguarda la somministrazione del vaccino anticovid-19, che posiziona la Calabria tra le ultime regioni, dichiarando, ai microfoni di Radio Capital, che dipende dal fatto che il vaccino «non è obbligatorio, è facoltativo e volontario, per chi se lo vuole fare».

«Colpa di una bassa adesione del personale medico? Evidentemente sì, perché le dosi ci sono e il personale che vaccina c’è» ha detto ancora il commissario Longo a cui, però, i conti non tornano: «Il 5%? Non lo so, io questi dati non ce li ho».

Per Longo, infatti, «tutto procede normalmente, speriamo che la gente aderisca perché il vaccino è salutare, è l’unica arma contro il covid e bisognerebbe che lo facessero tutti».

Dichiarazioni che, tuttavia, hanno scatenato la reazione dei cinque ordini dei medici provinciali, che, in una nota a firma di Vincenzo Ciconte per l’Ordine di Catanzaro, Enrico Ciliberto per quello di Crotone, Eugenio Corcioni per Cosenza, Antonino Maglia per Vibo Valentia e Pasquale Veneziano per Reggio Calabria, hanno espresso «stupore e rammarico» per le affermazioni di Longo, ritenute «infondate» e, soprattutto, «offensive per una categoria che fin dall’inizio della pandemia è stata ed è in prima fila nella lotta al virus – scrivono -, adoperandosi con coraggio, abnegazione e spirito di sacrificio, anche mettendo a repentaglio la propria incolumità fisica (non le saranno sfuggiti i tanti colleghi morti nell’adempimento del proprio dovere)».

Ciconte, Ciliberto, Corcioni, Maglia e Veneziano, nella nota hanno sottolineato che «la Categoria si è resa oltremodo disponibile a proporsi da medici vaccinatori, in modo da poter eseguire postazioni vaccinali ulteriori per tutti gli iscritti agli ordini (libero professionisti, medici ed odontoiatri ecc). Tutto ciò, nonostante le “inefficienze” (ad essere buoni) del Ssr e l’incapacità dei suoi vertici di assicurare ai calabresi i dovuti servizi essenziali, mettendo a disposizione degli operatori strutture ed organigrammi adeguati e sufficienti. A questo proposito è di oggi la notizia che la Calabria continua ad essere ultima tra le Regioni per i Lea assicurati ai propri cittadini. Lea che, addirittura, risultano in decremento rispetto all’ultima rilevazione».

«Crediamo – si legge ancora nella nota – che di questo Ella si debba prioritariamente preoccupare, unitamente a vigilare e usare i Suoi poteri per efficientare le strutture e i servizi necessarie ad affrontare la crisi epidemica in corso, come ci si aspetta da una Regione di una grande democrazia Europea e come i medici e cittadini calabresi meritano ed hanno diritto». Dunque, l’invito a Longo a ritirare o rettificare le sue affermazioni e l’auspicio di incontrarlo per poter discutere delle «tante e gravi criticità che investono la sanità calabrese, con senso di responsabilità istituzionale, nella speranza di avviare una fattiva e proficua collaborazione».

Anche la Federazione Italiana Medici Pediatri non ci sta alle parole di Longo: «Dopo il caos sui tamponi – hanno denunciato i pediatri – che perdura ancora oggi in quanto, eccetto pochissime eccezioni legate essenzialmente alla buona volontà degli operatori coinvolti, non siamo riusciti a organizzare un sistema di tracciamento omogeneo in tutta la Regione, ora è la volta del caos vaccinazioni anti-Covid».

A «creare ulteriore confusione» è arrivata poi «la dichiarazione del Commissario Straordinario dott. Longo – hanno scritto i pediatri calabresi – che, per giustificare il fatto che la Calabria si è trovata subito all’ultimo posto tra le regioni per numero di soggetti vaccinati al Covid 19, ha dichiarato che ciò era dovuto ad una mancata adesione dei medici alla vaccinazione. Dichiarazione, parzialmente rettificata dopo la dura presa di posizione dei presidenti degli Ordini dei Medici della Regione. Ma, ormai, la notizia era stata ormai diffusa su tutti i media locali e nazionali creando confusione e dubbi nella popolazione generale che si è cominciata a chiedere perché i medici dovrebbero rifiutare questa vaccinazione».

«Come Pediatri di Famiglia – si legge nella nota – contestiamo non solo questo tipo di affermazioni, ma tutto questo modo di procedere. Infatti, vedendo la sostanziale immobilità della regione e delle ASP su questo argomento, nonostante a livello nazionale si stesse programmando già da diverse settimane la distribuzione delle dosi di vaccino necessarie ad ogni Regione, abbiamo provveduto noi stessi, già da qualche settimana, a raccogliere le adesioni dei colleghi e ad inviarle ai distretti per facilitare l’organizzazione degli appuntamenti per eseguire la vaccinazione. E, con dati alla mano, possiamo affermare di avere avuto un’adesione abbondantemente superiore al 90% e in qualche distretto addirittura del 100%. Pertanto, non abbiamo motivo di ritenere che tutti gli altri colleghi che lavorano ogni giorno rischiando di essere contagiati e di essere fonte di contagio loro stessi, possano avere un comportamento diverso dal nostro».

«Per cui – continua ancora la nota – queste dichiarazioni sono completamente prive di fondamento ed elusive del vero problema che è rappresentato dalla mancanza di un Piano Vaccinale Regionale anti-Covid. Come qualche mese fa, abbiamo dovuto scoprire, per mezzo di una trasmissione televisiva, che la Calabria non aveva un piano anti-covid, ora scopriamo che ancora che non abbiamo un piano di vaccinazione. Per cui in ogni Asp si innesca il rimpallo tra servizi di prevenzione e distretti su chi è la competenza ad organizzare la vaccinazione. Una cosa scandalosa che, in questo caso, per la drammaticità del momento, rischia di avere delle ripercussioni anche di livello penale che molti di coloro che hanno responsabilità gestionali non hanno ancora capito».

La richiesta dei pediatri è, quindi, che la Calabria si doti immediatamente di un “Piano Regionale di Vaccinazione Anti-Covid” che permetta di raggiungere la popolazione target il più presto possibile dando indirizzi a tutte le Asp sui centri vaccinali previsti, le priorità di effettuazione della vaccinazione, le modalità di prenotazione, i tempi entro cui devono essere completate e il personale necessario per rispettare il cronoprogramma».

I pediatri si dicono disponibili non solo a vaccinarsi, ma anche a «contribuire all’efficienza del processo effettuando le vaccinazioni ai nostri assistiti a supporto delle strutture vaccinali, qualora lo si ritenesse necessario. In un momento drammatico come questo, non possono essere accettate diserzioni da parte di alcuno, ma deve essere richiesto il contributo di tutti. Ed i pediatri di famiglia calabresi, lo ricordiamo ancora, lo stanno danno da dieci mesi, anche in assenza del Piano Regionale Anti-Covid».

«Infine – conclude la nota – ci sentiamo di raccomandare al Commissario Straordinario per il Piano di Rientro, di scegliersi dei collaboratori affidabili per evitare di cadere in grossolani scivoloni come questo sull’adesione di medici alla vaccinazione. Se poi questi collaboratori, sono per lo più gli stessi che ricoprono cariche dirigenziali e decisionali da decenni, non c’è proprio da attendersi niente di diverso, essendo essi stessi, a nostro parere, corresponsabili della scellerata gestione della sanità nella nostra Regione da diversi anni a questa parte».

Gennaro De Nardo, segretario generale della Federazione Italiana Medici di Famiglia di Catanzaro ha espresso profonda delusione «di alle dichiarazioni infondate rilasciate a Radio Capital dal Commissario ad Acta della Sanità in Calabria Guido Longo e riportate da alcuni organi di informazione».

«Le dichiarazioni rilasciate dal Commissario Longo, secondo le quali – ha aggiunto il dott. De Nardo – le cause dei pochi vaccini fatti in Calabria andrebbero ricercate nella “bassa adesione del personale medico” alla campagna di vaccinazione, sono inesatte e prive di ogni fondamento, in quanto non supportate dai fatti. Inoltre, gettano ombre sulla credibilità di una categoria che si è invece contraddistinta per impegno, disponibilità e spirito di servizio, sopperendo spesso alle carenze strutturali ed organizzative del sistema sanitario. La scomparsa recente del validissimo medico di medicina generale Annibale Battaglia testimonia l’impegno dei medici in questa emergenza pandemica e, per tali ragioni, non accettiamo le dichiarazioni del Commissario Longo che ci auguriamo, soprattutto nel rispetto di chi ha sacrificato la propria vita, vengano presto rettificate dall’interessato».

«L’insuccesso della campagna vaccinale – ha aggiunto – che vede la Calabria all’ultimo posto tra le regioni italiane per dosi somministrate (circa il 6%), non è dovuto certamente al fatto che i medici si sarebbero sottratti alle vaccinazioni, come asserito dal Commissario Longo. I risultati negativi sono invece ascrivibili, alle difficoltà riscontrate dalle strutture aziendali proposte».

«Tengo a precisare – ha proseguito il dott. De Nardo – che i medici di medicina generale si sarebbero vaccinati spontaneamente già da tempo, in quanto ritenevano doveroso assurgere quale modello di riferimento per i propri assistiti in termini di adesione alla vaccinazione. Siamo disponibili ad auto-vaccinarci, se ci dessero l’opportunità di farlo, e a contribuire, inoltre, allo svolgimento della campagna di vaccinazione, sopperendo alle negligenze di una macchina organizzativa che ancora il neo Commissario stenta a far decollare».

«Tale proposta – ha detto ancora – è realizzabile se si considera che i vaccini attualmente in uso, una volta portati a temperature comprese tra due e otto gradi centigradi mantengono stabilità ed efficacia fino a cinque giorni. La Fimmg, rivolgendosi alla triade Commissariale dell’Asp di Catanzaro richiede la istituzione in tempi brevi di una cabina di regia per l’organizzazione efficiente della vaccinazione. Una cabina di regia coordinata dalla direzione sanitaria, e composta dalle seguenti figure professionali: un medico di sanità pubblica, un medico di medicina generale, un farmacista aziendale, un medico competente aziendale, un referente dell’ordine provinciale dei medici e infine un referente della protezione civile».

«Invitiamo anche il Commissario Longo – ha concluso il segretario provinciale Fimmg – ad utilizzate i suoi poteri per efficientare il sistema sanitario calabrese dotandolo di strutture e servizi necessari non solo per affrontare l’attuale emergenza, ma anche per costruire un futuro più solido per la sanità calabrese».

Anche la Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu ritiene gravissime le  affermazioni del commissario Guido Longo contro i medici per i ritardi nella campagna vaccinale contro il Covid19 in Calabria.

Il segretario nazionale, Francesco Esposito, ha dichiarato che «i commissari sono un terno al lotto in Calabria, con una costante, quella dell’approssimazione. In questo caso Longo sembra da un lato lo smemorato di Collegno,  o uno che passa quasi per caso nella nostra regione, dall’altro sembra come un difensore di una squadra di calcio che di fronte al pericolo butta il pallone in tribuna: come si fa, infatti, a scaricare maldestramente sui medici i problemi relativi alla cattiva organizzazione della campagna addebitandoli alla loro scarsa adesione alla vaccinazione. È gravissimo ed è falso!».

«Il commissario forse ignora, il che è una aggravante – ha aggiunto – che ancora  numerosi medici non sono stati neppure invitati ad aderire, che non esistono neppure i calendari. Il commissario non ha sentito neanche l’esigenza di coinvolgere i sindacati medici nel processo di vaccinazione, grottesca la mancanza di un serio piano vaccinale. Sembra quasi di rivedere il replay delle ‘amnesie’ di Saverio Cotticelli (altro smemorato) che non sapeva di dover fare il piano anti pandemia. Invece di cercare facili capri espiatori, in questo caso i medici, rivolgiamo una domanda al Commissario: anche in questo frangente a chi tocca fare il piano vaccini?».

«Noi abbiamo una idea chiara delle responsabilità – ha concluso – ma siamo già in grave ritardo. È urgente cambiare rotta, intervenire».

Il presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, invece, prende le parti del capo della Sanità, assicurando che «avrò modo di incontrare il commissario e di chiarire quello che appare come uno spiacevole incidente tra persone perbene, che hanno a cuore la tutela della salute della gente di Calabria».

Spirlì, infatti, ha preso atto «con dispiacere, della polemica avviata dai presidenti degli Ordini dei medici della Calabria contro il commissario ad acta della Sanità regionale, Guido Longo, in merito a una sua recente dichiarazione sulla campagna di vaccinazione».

«Per quel che mi riguarda – ha concluso – sono al suo fianco: incontro il commissario ogni giorno e posso dire che, fin dal suo insediamento, ha messo in atto un’accanita difesa dei medici e di tutto il personale sanitario calabrese. Questo piccolo incidente è una delle tante prove di come, durante un’intervista, si possa fraintendere un buon proposito e trasformarlo in una accusa inesistente».

In merito alla vicenda è intervenuto anche il consigliere regionale del Gruppo Misto Francesco Pitaro, sottolineando che «non è certo dovuto alla mancata disponibilità dei medici a farsi vaccinare al Covid-19 il basso numero di somministrazioni nella nostra regione».

«La falsa notizia – ha aggiunto – veicolata dopo l’intervista al Commissario della sanità, induce a ribadire piena solidarietà ai medici e al personale sanitario senza il cui apporto – considerati i disastri nella sanità e l’incapacità dei suoi vertici di garantire servizi efficaci ed efficienti – la Calabria avrebbe conosciuto guai più pesanti. E a raccomandare a coloro che svolgono funzioni amministrative apicali nella sanità di trattare con meno leggerezza informazioni così delicate».

«Piuttosto – ha proseguito – come ha sollecitato il portavoce di ‘Comunità Competente’ Rubens Curia, è necessario chiarire perché mai la Calabria non disponga ancora ‘di un modello organizzativo standard per vaccinare la popolazione target nel più breve tempo possibile’. Questa è la fase della responsabilità, non più delle asserzioni di principio. Delle scelte forti, per garantire che le vaccinazioni siano eseguite senza improvvisazioni, per mettere ordine dove imperversano confusioni e inefficienze e per difendere, con atti formali e concretamente, ciò che funziona come il Sant’Anna Hospital: una struttura d’eccellenza finita nella tenaglia della burocrazia Asp di Catanzaro – Dipartimento Sanità della Regione che rischia di stritolarlo, avvilendo oltre 300 professionalità e provocando svantaggi enormi ai calabresi». (rcz)

 

DECRETO SANITÀ APPROVATO DAL SENATO
CALABRIA COMMISSARIATA PER DUE ANNI

Con 149 voti favorevoli e 117 contrari, il Decreto Calabria è diventato legge. Questo significa che la Calabria sarà commissariata per altri due anni, sotto la ‘guida’ del Commissario ad acta Guido Longo, che sarà affiancato da sub-commissari. Non è un bel giorno per la Calabria, anche se, grazie all’emendamento dell’on. Roberto Occhiuto, il debito della sanità calabrese potrà essere spalmato in trent’anni, consentendo nuove spese e soprattutto nuovi investimenti e assunzioni di personale medico e paramedico prima impediti dalla criticità della situazione economica e finanziaria,

Diversi i commenti prima, durante e dopo l’approvazione. Il viceministro alla Salute Pierpaolo Sileri nel corso della seduta al Senato ha rimarcato che: «La Calabria ha bisogno di normalità». Il che significa – ha detto Sileri – «trovare un ospedale vicino casa aperto, non chiuso, come purtroppo si vede in molte parti d’Italia e soprattutto in Calabria; significa trovare un medico vicino; significa trovare qualcuno che ti ascolta. I calabresi hanno bisogno di questa normalità, che tutti auspichiamo».

«Il provvedimento che ci apprestiamo a votare oggi – ha detto ancora Sileri – rappresenta il mezzo verso questa normalità che, ognuno di noi deve volere, perché siamo italiani, ma siamo anche tutti calabresi. Trovo francamente ingiusto per due motivi, il fatto che una persona calabrese e la sua famiglia debbano spostarsi dalla Calabria verso Napoli, Roma o Milano, perché non riescono a trovare una cura. In primo luogo, perché democrazia significa poter avere cure adeguate ovunque, anche vicino casa. In secondo luogo, è un’ingiustizia anche per il personale sanitario che vive, lavora e si sacrifica in Calabria. Vi garantisco che, avendo visitato diverse strutture in Calabria, la qualità sanitaria c’è. Il provvedimento che ci apprestiamo a votare deve anche rappresentare il mezzo per dare fiducia ai calabresi per quello che hanno nel loro territorio».

Tra gli interventi dei senatori contrari al Dl Calabria, ci sono quelli di Marco Siclari di Forza Italia, che ha ricordato al Governo nazionale «in Calabria lo Stato ha fallito per 11 anni per il tramite dei suoi commissari. Ho anche aggiunto – ha scritto su Facebook – che con l’approvazione di questo decreto, lo Stato certifica che i calabresi vengono considerati figli di un Dio minore. Al governo è mancato persino l’amore per la parte più debole del Paese, e lo dimostra questa scelta del Governo che ripropone di commissariare, di altri due anni, la sanità dopo aver riconosciuto i fallimenti registrati in 11 anni».

«Fallimenti – ha continuato Siclari – che hanno comportato, persino, la zona rossa alla Calabria per l’impossibilità della sanità calabrese di curare i malati di Covid, frutto dell’incapacità del Commissario di migliorare, in questi ultimi due anni, il Decreto Calabria, l’assistenza sanitaria».

«Ho concluso – ha detto Siclari – invitando il Governo, che ha certificato un’assistenza sanitaria inadeguata per la Calabria, di dare priorità ai calabresi nel piano vaccinale».

La senatrice forzista Fulvia Michela Caligiuri, nel corso della seduta, ha illustrato la proposta di non passare all’esame degli articoli del dl Calabria che prevede la proroga del commissariamento della Sanità calabrese. «Il decreto – ha spiegato – che proroga il commissariamento della Sanità calabrese, per ulteriori due anni viola apertamente diversi principi costituzionali, in primo luogo quello che prevede la leale collaborazione tra enti territoriali e lo Stato e la sussidarietà. La Regione, invece, viene privata di svolgere la sua funzione ed i suoi legittimi poteri. Inoltre, il commissariamento è finalizzato al mero rientro del debito, senza tenere in alcun conto la necessità di garantire le cure, ed una sanità all’altezza ai calabresi sul loro territorio. Dopo i fallimenti di ben undici anni di commissariamento – ha aggiunto la sen. Caligiuri – l’unico provvedimento da fare d’intesa con tutte le forze politiche era la restituzione della gestione della sanità alla Regione».

Anche Ernesto Magorno, senatore di Italia Viva, ha dichiarato il suo ‘no’ al Dl Calabria: «Non posso che sentirmi mortificato e deluso da un Governo che, di fatto, sembra aver dimenticato e abbandonato la Calabria. Una Calabria considerata sempre di più Cenerentola d’Italia. Noi sindaci – ha aggiunto Magorno – misuriamo, con piccoli e grandi problemi della nostra gente, ascoltiamo la loro disperazione, cerchiamo di rielaborarla in soluzioni e, soprattutto, non ci voltiamo mai dall’altra parte. Era questo il senso e il motivo del mio emendamento al Decreto Calabria, in cui proponevo di istituire, all’interno della struttura commissariale della sanità, un organo formato dai sindaci, con poteri di controllo e di proposta. Ma, allo stato dei fatti, quell’emendamento, non solo mio ma dei sindaci della Calabria e stato stravolto».

Tra i favorevoli, invece, la sen.  Bianca Laura Granato del Movimento 5 Stelle, che ha ricordato che «da oltre tre 10 anni, la Calabria è sottoposta a piano di rientro sanitario. Tanti cittadini non riescono ad usufruire del diritto costituzionale alla cura, e sono costretti alla migrazione sanitaria. La vigilanza dello Stato sui sistemi sanitari regionali è indispensabile così come è importante che le dirigenze sanitarie vengano assunte non dalla politica ma in base a concorso pubblico in base a criteri meritocratici e non di affiliazione politica».

«Fondamentale – ha aggiunto – è anche rivedere i parametri di assegnazione dei fondi per il finanziamento dei servizi sanitari regionali, sulla base non della popolazione pesata ma anche in funzione delle co-morbilità che, sicuramente, comportano costi di gestione più elevati».

«Non tutti sapranno – ha proseguito – che i bilanci di 4 anni dell’Asp di Reggio Calabria sono spariti, e sono stati sostituiti da bilanci orali, non tutti sapranno che il commissariamento governativo ha riguardato solo l’aspetto economico-finanziario, ma quello gestionale è sempre rimasto nelle mani della Regione Calabria, i cui governatori che si sono susseguiti hanno sempre confermato le stesse persone alla guida delle Asp e hanno confermato sempre premialità per tutti i dirigenti che dopo numerosi anni di questa gestione hanno portato l’indice dei Lea a 136, ovvero ben 24 punti al di sotto delle soglie di accettabilità. Quali sono le principali cause del dissesto? Il rapporto “malato” pubblico-privato, per il quale si faceva ricorso a continui sforamenti del budget destinato alle strutture private convenzionate, con conseguente contenzioso e nuovi oneri per il bilancio delle Asp, le forniture spesso inutili o obsolete pagate fuori dai listini di mercato liquidate, anche più volte, assunzioni clientelari da parte dei politici di turno. Tutto ciò ha subìto una inevitabile battuta di arresto con il commissariamento governativo, ma ha anche comportato delle restrizioni non indifferenti sul diritto alla cura dei calabresi che si sono visti improvvisamente aumentare il costo delle prestazioni, della diagnostica, imporre limitazioni nelle prescrizioni, ma è fondamentale sempre distinguere le cause dagli effetti: le cause sono riconducibili alla cattiva gestione della sanità da parte della regione Calabria».

«Oggi, per la seconda volta – ha detto ancora – votiamo un decreto per la sanità calabrese. Abbiamo reso la struttura commissariale più incisiva anche nel merito della gestione del servizio sanitario calabrese, grazie ad un suo potenziamento sotto il profilo amministrativo e sanitario. Le precedenti strutture commissariali hanno sempre operato in una sorta di deserto istituzionale, private di qualsiasi supporto da parte del dipartimento della salute della Regione Calabria, pertanto un solo commissario, anche quando, col precedente decreto Calabria supportato tecnicamente da un sub Commissario, non è mai stato sufficiente a portare soccorso al disastrato sistema sanitario calabrese anche perché ci si deve muovere nel perimetro costituzionale modificato a favore delle autonomie regionali attraverso la riforma del Titolo V realizzata nel 2001».

«Per il piano di rientro sono stati stanziati altri altri 180 milioni per i debiti certificati – ha aggiunto la senatrice Granato –. Non sappiamo a quanto ammonti il debito non certificato proprio per i bilanci di anni mancanti. Speriamo che l’attuale struttura possa venire a capo di questo groviglio che appare inestricabile. È fondamentale, che il sistema sanitario nazionale possa essere sostenuto attraverso l’impiego di strutture pubbliche a copertura di tutto il fabbisogno. Le strutture private che hanno gestito male le risorse, che rischiano la chiusura, perché hanno operato gonfiando le spese a carico del servizio sanitario regionale, se attualmente indispensabili a garantire la continuità del servizio per alcune prestazioni sanitarie devono essere pubblicizzate».

«È questa – ha concluso – la ricetta per uscire dalla drammatica situazione in cui oggi si trova la sanità calabrese e quella di tutte le regioni d’Italia». (rrm)