L'AFFONDO DEL GIORNALISTA E SCRITTORE PINO APRILE SUL DISEGNO DI LEGGE IN DISCUSSIONE ALLA CAMERA;
IL SUD TRADITO DAI SUOI PARLAMENTARI: PER L'AUTONOMIA LA LOTTA SARÀ LUNGA

IL SUD TRADITO DAI SUOI PARLAMENTARI
PER L’AUTONOMIA LA LOTTA SARÀ LUNGA

di PINO APRILE – La trappola in cui il Paese si è messo da solo, il progetto scellerato dell’Autonomia differenziata, è approdato alla Camera dei deputati, dopo aver incassato l’approvazione del Senato, grazie alla quinta colonna terrona nella maggioranza di governo, che ha votato contro il Sud. Non uno di loro ha avuto un residuo conato di dignità che gli permettesse di ricordare in nome e per conto di chi siede su quei banchi (e se poi il partito lo punisce non ricandidandolo, chi glieli ridà ventimila euro al mese?). Se dei parlamentari del Sud dovessero sostenere (ce ne sono) di aver votato contro la loro gente “secondo coscienza”, stessero attenti, che se uno speleologo riuscisse a rintracciarla, la coscienza, potrebbe denunciarli per diffamazione.

E non c’è da aspettarsi sorprese positive dai deputati meridionali di maggioranza. Né avveniva qualcosa di diverso, quando la maggioranza era un’altra: il più acceso pro Autonomia differenziata era il presidente dell’Emilia Romagna, Stefano Bonaccini e, nel suo Pd, chi azzardava distinguo, era di fatto messo a tacere; l’allora segretario nazionale Letta prometteva ai veneti più Autonomia differenziata della Lega.

Cchiù pila (‘a pila, in Calabria, sono i soldi) p’ tutti! E poi Fassino, e tanti altri. In tutti i partiti (pure qualcuno nella Lega) c’è la consapevolezza che l’Autonomia differenziata sfascerà definitivamente il Paese, creerà tali e tanti scontri, che sarà impossibile continuare a tenerlo unito, sia pur così fintamente e malamente come è stato finora. Il folle disegno di legge di Calderoli (noto produttore di porcate, come lui stesso ammise, per la riforma elettorale; esternatore di bordate razziste contro i meridionali; autore di gesti clowneschi, come il falò delle leggi inutili a cui furono costretti, perché lui ministro, incolpevoli vigili del fuoco), quel folle disegno, dicevo, porterà alle stelle, nel nostro Paese, le disuguaglianze. Gli studiosi di questa branca dell’economia mostrano che, non importa con quali regimi, quando il livello delle disuguaglianze supera quota 40 nella scala del coefficiente di Gini (che le misura), è la violenza a ridurle: terrorismo, sommosse, colpi di stato, rivolte, guerre civili, rivoluzioni. Esagero? Il terrorismo lo abbiamo già avuto e stagioni di grandi disordini (vedi la lunga battaglia per le terre usurpate) pure.

E l’Italia è già il Paese, con Stati Uniti, Gran Bretagna, in cima alla classifica per disuguaglianze (ci ho scritto un libro su: Tu non sai quanto è ingiusto questo Paese). L’Autonomia differenziata porterà le disuguaglianze fuori controllo. E cosa avverrà dopo è immaginabile. Chiudere gli occhi, liquidare il rischio con un giudizio di timori eccessivi sventolati da chi non vuole la delittuosa riforma (perché clamorosamente incostituzionale), è gettarsi la questione alle spalle, per non affrontarla. Ma pur di imbarcare i voti tossici della Lega (dai cinquestelle a Draghi, con dentro pure il Pd, e ora Meloni), le si è consentito di portare avanti questo scempio, con il retropensiero di farlo arenare prima o poi (lo stesso Salvini sospettato di questo, nel partito) e adesso ci si rende conto che si è superato il punto di non ritorno e ci si trova con una bomba con la miccia accesa fra gambe. Persino molti dei peggiori sostenitori di questa porcheria sanno che sarà un disastro o, nella migliore delle ipotesi, un salto nel buio. Ma hanno promesso troppo, per troppo tempo, e non possono tornare indietro, devono tenere il piede sull’acceleratore, pur sapendo che si va contro un muro.

L’Autonomia differenziata è una mossa disperata del Nord: si sono venduti tutto, pure le squadre di calcio e reggono il livello di vita saccheggiando le casse statali con ogni scusa, Expo, Olimpiadi invernali, autostrade inutili o dannose (dalla Brebemi alle Pedemontane lombarda e veneta) e opere pubbliche che hanno il solo compito di continuare a succhiare soldi (vedi il Mose), pure le avversità atmosferiche, dalla siccità, se non piove per tre giorni, all’alluvione, se piove per tre giorni. Ora fanno pure pagare il biglietto per entrare a Venezia, dove l’acqua alta porta indennizzi milionari (le inondazioni a Sud, solo danni). Il gioco di far rimbalzare a Nord i soldi nazionali ed europei destinati al Mezzogiorno, non regge più, perché è stato così esasperato, che i terroni hanno mangiato la foglia della “spesa storica” e ora si vuol rendere il furto “costituzionale”. Come legalizzare le rapine, se i rapinatori sono scoperti. La fregatura è incartata bene con la parola “Autonomia”, tanto da far dimenticare quella che segue: “differenziata”. Che tradotto è: ognuno fa i cavoli suoi, ma non alla pari, a me sempre più, quasi tutto, e a te sempre meno, quasi niente.

I colonizzati mentali del Sud, persino qualcuno in buona fede (il che spiace), dicono che il Sud, con l’Autonomia, potrà giocare la sua partita. Ma “differenziata”, vuol dire che le Regioni più ricche (con i soldi di tutti) scendono in campo in 33 contro 11 (forse), l’arbitro e i segnalinee comprati, e poi “Vinca il migliore”. La posta in gioco però resta quella: la cassa comune. Le Regioni più ricche vi infileranno le mani prima, con l’Autonomia differenziata, e porteranno via gran parte del malloppo “legalmente” (oggi, per fotterne meno, devono ricorrere a trucchi vari). E non lasceranno manco gli occhi per piangere. I complici meridionali in Parlamento (fatti salvi pochi in buona fede, ma la fede par di capire sia l’unica cosa buona, se ci credono) ripetono a pappagallo le puttanate che la Lega spaccia da decenni: “Così anche il Sud dovrà darsi una classe dirigente più responsabile”.

Sì, e sarà tre volte Natale. Da dove spunterebbero ‘sti dirigenti miracolosamente pronti grazie a un ulteriore furto di risorse meridionali? E come sarebbero: come Roberto Formigoni o Giancarlo Galan e quindi vedremo pure loro in galera? O come i dirigenti leghisti che mirano al Guiness dei primati di condannati e inquisiti e hanno fatto sparire 49 milioni persino dalla cassa del partito? O come il presidente della Lombardia, Attilio Fontana, e il suo ex assessore alla Sanità che hanno gestito così bene la pandemia, da fare della loro regione la peggiore al mondo, nella circostanza? Ma di che parlano? “Gestiremo le nostre risorse”, si illudono.

Già, perché fanno tutto ‘sto casino per rubartele e poi te le lasciano? Succederà come già avviene per l’energia, il petrolio: quello che è del Sud diventerà “nazionale” (magari pure le spiagge, i beni archeologici, la mozzarella di bufala se la sono quasi presa e così via sino alle orecchiette e cime di rapa) e quello che è del Nord, è del Nord. Contrattare con questi razzisti e loro complici, per poi vantarci di aver ottenuto che la catena che ci mettono al collo è più lunga e quindi siamo più liberi? E farci dire, quando la bestialità di un apartheid all’italiana mostrerà i suoi effetti: “Ma c’eravate anche voi, lo abbiamo deciso insieme!”.

Sullo scempio di questa legge hanno lanciato i loro allarmi l’Unione europea, la Corte dei Conti, i maggiori costituzionalisti, la Banca d’Italia, l’Ufficio parlamentare del Bilancio, Confindustria, Ordini professionali come quello dei medici, sindacati e dirigenti della scuola, l’Associazione dei sindaci del Sud, la Svimez, le maggiori università, la Conferenza episcopale… Eh, ma Calderoli dice… Ah, be’, allora, se l’ha detto lui, sotto processo per razzismo, esponente del partito che ha il segretario nazionale condannato per razzismo contro i napoletani, che invia “governatori” leghisti a tenere per le redini i pur proni dirigenti terroni e quando dei giovani leghisti lucani (Padre perdona loro. O falli neri, ch’è meglio) osarono obiettare qualcosa, il gauleiter padano in terra infidelorum minacciò: «Vi piscio in faccia». Contenti loro: “la pioggia dorata”.

Ricordate il detto: “E gli alberi votarono per l’ascia, perché aveva il manico di legno”? Da lunedì 29, alla Camera, è cominciata la discussione sull’Autonomia differenziata. Ci si aspetta che l’opposizione si opponga. Sotto osservazione, quindi, ci saranno i parlamentari meridionali della maggioranza. Racconteremo ai loro elettori cosa faranno (hanno già votato un ordine del giorno per far pagare meno gli insegnanti al Sud). Se volete fare le porcherie, metteteci la faccia. E se non lo fate voi, lo faremo noi del Movimento Equità Territoriale (Met), perché chi vi ha eletto, sappia. Dovreste esser contenti che si sappia, se convinti di aver fatto bene. In caso contrario, perché non vorreste: ve ne vergognate? Magari!, sarebbe un bel segno. Pur se molti di voi sembrano aver perso, da mo’!, la capacità di farlo. (pa)