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In Consiglio regionale si è discusso di Autonomia differenziata

In Consiglio regionale si è discusso di Autonomia differenziata

È stata lunga e accesa la seduta di venerdì del Consiglio regionale della Calabria. Tra i punti all’ordine del giorno, il dibattito sull’autonomia differenziata. Tra l’altro, nel corso dell’Assemblea c’è stato, anche, l’insediamento di Antonio Billari, del Pd, subentrato a Giovanni Muraca a seguito della sospensione per il processo Miramare.

L’Assemblea è iniziata con un minuto di silenzio per i migranti morti a Steccato di Cutro. Poi, l’approvazione dei vari ordini del giorno, fino ad arrivare al dibattito sull’autonomia, concluso con l’intervento del presidente della Regione, Roberto Occhiuto.

Il capogruppo in Consiglio regionale del Pd, Mimmo Bevacqua, ha evidenziato come «il presidente Occhiuto, al termine del dibattito in Consiglio regionale da noi richiesto, ha giustificato il suo voto favorevole per l’Autonomia Differenziata in Conferenza Stato-Regioni in maniera davvero particolare».

«Praticamente – ha spiegato –Occhiuto ha affermato che si tratterebbe di uno scherzo, perché in realtà non ci sarebbero le risorse per realizzarla. Adesso il presidente Occhiuto deve soltanto dirlo a Calderoli».

«È chiaro a tutti – ha spiegato ancora – che la proposta Calderoli è divisiva, rischia di aumentare le distanze tra Nord e Sud del Paese e sicuramente non può rappresentare una priorità per l’agenda politica nazionale. Ci sono ben altre emergenze da affrontare in Italia e in Calabria, a cominciare dall’utilizzo delle risorse del Pnrr, ultima occasione che abbiamo per dare una speranza di sviluppo al Sud e migliorare servizi essenziali come sanità, istruzione e trasporti. Su questi temi dovrebbe essere concentrata la politica e su questo dovremmo unire le nostre forze».

«Attualmente – ha proseguito – un cittadino del Nord costa allo Stato 17mila euro all’anno, in termini di spesa pubblica per servizi, mentre un cittadino del Sud13mila euro. Soltanto per riequilibrare la spesa pubblica nazionale servirebbero 78 miliardi di euro. Altro che autonomia differenziata. Occhiuto, se davvero vuole tutelare gli interessi e i diritti della Regione che governa, deve impegnarsi per trovare una soluzione di mediazione tra le esigenze della Calabria e la volontà del governo nazionale».  

«Non possiamo certo permettere – ha detto ancora Bevacqua – che le deleghe, o ancor peggio le risorse, siano stabilite tramite una trattativa privata tra governo e le Regioni, con il Parlamento a fare da spettatore o, al massimo, ad esprimere semplici pareri. Trattandosi di una proposta indifendibile in Calabria, il presidente Occhiuto, che pure l’ha votata, ha provato ieri a depotenziarne l’impatto mediatico».

«Francamente, ci attendevamo motivazioni più convincenti – ha spiegato – a sostegno della sua posizione politica e una difesa dei diritti della Calabra e delle Regioni meridionali, all’interno delle quali cresce lo stato di tensione attorno a quella che viene vista come un’ennesima penalizzazione. In ogni caso – conclude Bevacqua – noi continueremo a opporci a questo scempio legislativo e sociale in tutte le sedi per evitare ripercussioni gravissime sulla vita dei cittadini e delle famiglie del Sud. E non pensiamo proprio che il ministro Calderoli e la Lega stiano scherzando». 

Il consigliere regionale Ernesto Alecci, si è detto addolorato per il voto favorevole di Occhiuto all’autonomia differenziata, senza una discussione preliminare in questa Assemblea, svilendo di fatto il ruolo stesso del Consiglio».

«Ci sono una serie di motivi per cui opporsi convintamente, di varia natura – ha spiegato il consigliere –.  Innanzitutto una valutazione di carattere geopolitico. In uno scenario come quello attuale, caratterizzato dalla situazione post pandemica, dalla guerra in Ucraina, dalla crisi energetica e dall’aumento dell’inflazione, lo Stato dovrebbe semmai assumere il ruolo sempre più importante di guida unitaria, nella definizione di accordi e strategie sovranazionali, con ricadute poi nei vari territori. Poi ci sono valutazioni di tipo normativo. Così come prospettata la riforma svuota il Parlamento di tutta la centralità e i poteri che i padri Costituenti hanno ampiamente e diffusamente inserito nella Costituzione».

Il nuovo assetto, per Alecci, «qualora introdotto, tenderà a penalizzare in maniera sempre più gravosa le regioni meridionali.  Garantire i Lep, infatti, vuol dire garantire la sopravvivenza di una comunità, ma non prevede in alcun modo lo sviluppo di un territorio. Dopo aver garantito il livello minimo di prestazioni all’interno delle “regioni più povere”, le altre potranno comunque investire il surplus generato dalla loro fiscalità, aumentando la qualità di tutti i loro servizi in maniera sempre crescente, divenendo sempre più attrattive».

Un no, quello del dem, che «non è ideologico. Come sancito dalla Costituzione posso essere d’accordo nel dare ad alcune regioni in alcune limitate materie una certa autonomia. Per esempio la Calabria potrebbe godere di una certa autonomia nel turismo, nell’agricoltura, nel recupero dei borghi. Ma ogni bambino, qualunque sia la regione di nascita, deve avere gli stessi servizi, le stesse opportunità, il miglior futuro possibile».

«Sono sempre più convinto che non possa esistere un’Italia forte senza un Sud forte. Il Presidente Occhiuto fin dai primi minuti dopo la sue elezione ha dichiarato di voler fare della Calabria una “regione normale”, pensando prima di tutto a restituire ai calabresi il diritto alla cura nella propria regione, l’opportunità di un lavoro dignitoso, di strade sicure, di una prospettiva della qualità della vita della di un Paese civile, ma questa non mi sembra la strada giusta».

«Chi vuole bene al Sud, alla Calabria e ai calabresi non può essere a favore di questa riforma!», ha concluso Alecci.

Amalia Bruni, del gruppo Misto, ha ribadito come sia «una grave mancanza di rispetto» il sì di Occhiuto all’autonomia in Conferenza-Regioni.

«In Calabria – ha spiegato – c’è un divario enorme tra spesa storica e fabbisogni standard. Non siamo contro l’autonomia ma purché sia un’autonomia unitaria per il Paese, invece dal Ddl Calderoli traspare una deriva secessionista».

Il consigliere Antonio Lo Schiavo (Misto) ha chiesto se «davvero si pensa che dare oggi alle Regioni la possibilità di legiferare su scuola e sanità possa tenere unito il Paese? Penso di no. Il Sud vuole resistere a una partita truccata fin dall’inizio. Chiedo una posizione non di parte ma nell’interesse dei calabresi», mentre Francesco Afflitto (M5S) ha definito «un premeditato raggiro» la proposta di Calderoli. Raffaele Mammoliti (PD) ha espresso preoccupazione per il ddl Calderoli, annunciando a Occhiuto «una dura battaglia», mentre Davide Tavernise (M5S) ha definito la proposta dell’autonomia «solo propaganda».

«iamo tutti d’accordo sul tema della definizione dei Lep e del superamento della spesa storica. Quello che mi preoccupa è che a Roma c’è ancora chi punta alla secessione», ha detto Tavernise, ricordando a Occhiuto che «non è più il capogruppo di Forza Italia alla Camera ma è il presidente di ogni calabrese anche e soprattutto di chi non l’ha votato».

Dal centrodestra, invece, la posizione è più o meno la stessa: accettare la sfida dell’autonomia differenziata.

Giacomo Crinò (Forza Azzurri), ha ribadito che la «Calabria non si batte in ritirata», mentre Giuseppe Graziano (Azione), ha evidenziato come «l’autonomia può essere una opportunità per la Calabria». Giuseppe Gelardi (Lega), ha detto che «il Ddl Calderoli dà corso all’attuazione del titolo V della Costituzione e agli articoli 116 e 117 che sono una grande opportunità per le Regioni», mentre Michele Comito (FI) ha chiesto: «Se non si cambia ora quando si cambia per la Calabria? Il presidente Occhiuto saprà far valere le nostre regioni in tutti i tavoli nazionali. Non c’è nessuna spaccatura dell’Italia. Non vogliamo una Calabria che scappa, vogliamo una Calabria che vuole rinascere».

Un dibattito acceso, insomma, che si è chiuso con l’intervento di Occhiuto, rivolgendosi all’opposizione: «Anche io volevo parlare all’inizio di questo dibattito ma ho rispettato la decisione della Conferenza dei capigruppo. Sono sempre stato disponibile al confronto e ho detto sempre sì al dibattito sull’autonomia differenziata. Ma ho grande rispetto anche delle mie prerogative e alla Conferenza delle Regioni ho esercitato le mie prerogative».

«È ingiusto dire – ha evidenziato – che assumo decisioni in ragione della mia appartenenza politica: in altri contesti ho assunto decisioni in contrasto con il governo nazionale, a esempio dicendo che era un errore tagliare il reddito di cittadinanza senza che ci fosse un’alternativa. Nella tragedia che ha colpito Cutro e la Calabria molti hanno evidenziato che il mio contegno non è stato di parte ma è stato improntato prima alla necessità di essere solidali. Credo – prosegue il governatore – di aver dato dimostrazione in un anno e 4 mesi di aver esercitato il mio ruolo di presidente e della Regione non di dirigente politico. Così è cambiato da novembre? È cambiato il testo, perché il presidente della Regione Calabria ha presentato degli emendamenti facendoli recepire al ministro Calderoli».

«Nel testo di novembre – che non avrei votato – ha spiegato – l’ho detto chiaramente sia a Calderoli sia al mio partito – era scritto che si faceva l’autonomia differenziata, poi c’era un anno per definire i Lep e se in un anno non fossero stati definiti si poteva procedere alle intese con le Regioni facendo ricorso alla spesa storica. Dissi che era un testo profondamente ingiusto e siamo riusciti a fare in modo che gli emendamenti da me presentati venissero recepiti. Mi sembra che qualcuno non abbia letto il nuovo testo: oggi non è più possibile fare le intese con le Regioni se prima non si definiscono i Lep, i diritti sociali e civili, garantiti secondo fabbisogni standard, lo dice chiaramente l’articolo 4 nel nuovo testo. In sostanza non si fa l’autonomia differenziata se prima non si definiscono i Lep, e questo grazie a questi nostri emendamenti che sono un macigno. Se si valuta questo si vede che il piatto della bilancia penderebbe più a favore del Sud».

«Tutto il dibattito oggi è stato incentrato sui divari, che ci sono, ma voglio ricordare che ci sono perché nelle Regioni del Sud i diritti sociali e civili sono stati finanziati secondo la spesa storica – ha ricordato –. La verità è che anche la perequazione in questi anni è stata falsata perché costruita sulla spesa storica e non dei fabbisogni. E allora aver fatto inserire nel testo l’impegno a superare questa ingiustizia è secondo me un grande merito politico e ne sono orgoglioso, e credo di aver dimostrato che oggi la Calabria ha un governo regionale che riesce a farsi valere nel dibattito nazionale. Ho detto più volte che sono stanco di una letteratura che vuole i presidenti delle Regioni del Sud avere solo un approccio lamentoso o rivendicativo, magari minacciando di incatenarsi da qualche parte, ma voglio raccogliere la sfida, questo dicevo quando dicevo che non voglio scappare. Molti di altre Regioni del Nord si lamentano che interi capitoli di provvedimenti approvati in Parlamento riguardano la Calabria e servono spesso a modificare le cose anche per le altre regioni: pensiamo  ai medici cubani, quando abbiamo denunciato le storture delle cooperative, e ora ci seguono in tanti».

«La Calabria ha, dunque – ha continuato – oggi un atteggiamento senza complessi e di questo ne sono orgoglioso, come calabrese più che come presidente. Ecco cos’è cambiato da novembre: il testo è cambiato ed è cambiato perché l’abbiamo fatto cambiare noi dicendo: prima i Lep e poi l’autonomia differenziata. Oggi questo testo probabilmente costa 70-80-90 miliardi allo Stato, risorse che vanno trovate e bisogna vedere se ci sono nel bilancio dello Stato, ma se ci fossero andrebbero soprattutto al Sud perché farebbero sostituire il criterio della spesa storica con il finanziamento dei servizi attraverso i fabbisogni standard. E poi non ho una considerazione così smisurata di me stesse per pensare che il mio voto avrebbe cambiato le cose, ma intanto grazie a noi abbiamo prodotto questi cambiamenti, che sono positivi».

«Sono i calabresi e non io – ha ricordato – che dicono che la Calabria ha macerie, sto cercando di governare per non lasciare altre macerie, lasciando a chi verrà dopo di me una Calabria migliore di quella che mi è stata consegnata. La sanità è già di competenza delle Regioni, ma non mi parlate della sanità in questo contesto. Lo dico da commissario, anche in rapporto conflittuale con i tavoli ministeriali: se penso a come è stata governata dal centro negli anni del commissariamento, allora dico che più autonomia c’è qui meglio è, è la posizione anche di un mio predecessore del Pd, che aveva anche minacciato di incatenarsi per dire basta al commissariamento».

«La questione è – ha concluso – oggi siamo competitivi senza autonomia differenziata? No. Io credo che l’approccio tradizionale di chi ha governato le Regioni del Sud sia stato finora quello di giocare sempre di rimessa e questo approccio ha creato ancora più divari e più sperequazione. Se volete un presidente in linea con questo modo tradizionale di intendere il rapporto tra Regione e comunità nazionale io non sono un presidente in linea, è evidente. Se volete un presidente che vuole essere autorevole nel rapporto con il governo senza complessi, io cerco di essere questo presidente». (rrc)