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Vinicio Capossela

L’incanto di Vinicio Capossela conquista Catanzaro

di BRUNELLA GIACOBBE – Oratorio dei folli e santi innocenti” è l’inedito concerto che Vinicio Capossela ha dedicato il 28 dicembre alla città di Catanzaro, nel solenne scenario della Basilica dell’Immacolata, in occasione della rassegna A farla amare comincia tu diretta artisticamente da Antonio Pascuzzo.

La rassegna che in questo Natale 2022 brinda alla sua terza edizione, dopo quelle del 2015 e del 2016, e che accompagnerà fino al 30 gennaio le festività catanzaresi con concerti nel centro storico e nei luoghi di culto della città, offrendo una serie di selezionati concerti ed eventi gratuiti. 

Dall’introduzione di Antonio Pascuzzo si apprende che “il 28 dicembre in tanti posti di lingua ispanica si festeggia la particolarissima Festa dei Santi Innocenti”. Ulteriore prova, se ce ne fosse bisogno, della contaminazione di musiche diverse per genere, strumenti e continenti che il cantautore opera continuamente su di sé e di conseguenza sulla propria offerta musicale al pubblico. La musica del cantautore nato in Germania, ma proveniente dall’Irpinia, arriva con un’armonia di suoni, di strumenti antichi e moderni, nonché di melodie che insieme alle poetiche parole riesce a comporre scenari interiori altamente suggestivi, perché un continuo gentile invito a guardarsi dentro per guardarsi meglio intorno. Non stupisce che il pubblico che in occasione del gustoso concerto era lì in prossimità di Piazza Prefettura già a partire dal pomeriggio e che alle 20 circa avrebbe raggiunto una fila di alcune centinaia di persone, tutte con ingresso gratuito su prenotazione, che attendevano l’apertura dei cancelli.

Con la partecipazione in alcuni brani dei Totarella – gruppo che ricerca e propone i suoni della musica tradizionale popolare, al completo comprende sette musicisti originari di Terranova di Pollino (Pz), Alessandria del Carretto (Cs) e Canna (Cs) – Vinicio Capossela ha saputo emozionare, far ridere e sorridere, riflettere e commuovere con gran disinvoltura. 

«Con il termine di “Feste dei Folli” – spiega Capossela – si designa un insieme di celebrazioni che si svolgevano nei giorni successivi al Natale (come Santo Stefano, il 26 Dicembre, San Giovanni Apostolo, il 27 Dicembre, o i Santi Innocenti, il 28 Dicembre), a carattere burlesco e canzonatorio, che si configuravano come una vera e propria anticipazione del periodo carnevalesco. Il 28 Dicembre, per chi festeggia i Santi Innocenti, è il giorno delle burle e del sovvertimento dell’ordine. Una antica tradizione che parte dai Saturnali romani ne faceva nel medioevo, il giorno della Festa dei folli, o festa asinaria. L’asino si introduceva in chiesa e veniva fatto re, e il bambino che gli stava in groppa proclamato Vescovo”. 

I Totarella hanno suonato anche uno “strumento” di antica tradizione, come omaggio alla creatura, vale a dire ossa di asino del Pollino, più precisamente le mascelle d’asino erano percossa da altre ossa producendo un suono che viene dalla terra e che tocca corde profonde.

«Sempre i riferimento alle feste dei folli “musica e baccanale – aggiunge Capossela – accompagnavano questa specie di anticipazione del carnevale, in tempo di Natale. 

Così faremo noi onorando l’invito del festival “A Farla Amare comincia tu” nella Basilica dell’Immacolata, con questo concerto inedito che ha visto oltre alla presenza di insigni musicisti di musica antica quali Giovannangelo De Gennaro alla voce, viella, bombarda, aulofoni e zampogna, Raffele Tiseo al violino e viola d’amore, Vincenzo Vasi alle diavolerie elettromagnetiche e tamburo, Andrea Lamacchia al contrabbasso».

E menziona anche gli innovativamente radicati musicisti e le straordinarie voci dei Totarella (Paolo Napoli, Saverio Marino e Rocco Adduci), che hanno portato la grande tradizione del Pollino a mezzo di quell’antico strumento che è la zampogna. Difatti Totarella, detta anche ciaramella, è il nome di uno strumento che nelle zone montane al confine fra Calabria e Basilicata accompagna le tipiche zampogne a chiave del territorio. 

Gira voce tra i pastori del vallo di Diano che “quando il Patraterno e il Diavolo si affrontarono, il primo si prese la zampogna e il secondo il tamburo”. Come da intenti condivisi con lo staff di produzione e l’ufficio stampa della rassegna Capossela ha portanto nel religioso contesto della Basilica dell’Immacolata entrambi, sia Dio che il Diavolo – «in una data che rimanda a una ritualità antica, in quel non-tempo che era chiamato delle “dodici notti”, tempo di prodigi, di sospensione dell’ordine temporale e della divisione tra uomo e animale, tra vivi e morti. Il repertorio offerto, e quindi “offertorio”, sarà scelto tra quei brani più adatti al passaggio di stato e di tempo. E che la Follia che dilaga sulla terra, (e ne fa un mondo al rovescio), per una sera, abbia la sana voce dell’infanzia del mondo, che è in fondo il fascino ultimo del Natale».

In una Basilica? Sì perché non c’è offesa e non c’è blasfemia. Al contrario ogni pezzo è un omaggio a colui che per i cattolici è il Creatore di tutto e di ogni cosa, un inno a Dio ed un frequente menzionar suo figlio, un omaggio al coraggio di quell’uomo che si è sacrificato per l’Uomo.