Un'OPPORTUNITÀ DA COGLIERE PER I TANTI PICCOLI CENTRI ABBANDONATI PROPRIO DAI NOSTRI EMIGRANTI;
Locride: testimonianza della cultura magno-greca

L’OCCASIONE DEL TURISMO DELLE RADICI
TROVA IL TERRENO IDEALE NELLA LOCRIDE

di ARISTIDE BAVATurismo delle radici: una grande occasione per i territori come questo della Locride, ricco di piccoli centri interni in gran parte abbandonati proprio dai migranti di prima generazione. La riscoperta dei luoghi di origine, della cultura, dei modi di essere,  dell’enogastronomia, delle tradizioni sono, infatti, gli elementi giusti capaci di incidere in modo significativo sul tessuto sociale ed economico delle piccole comunità della Calabria.

Ormai è chiaro che il turismo delle radici si porta appresso una forte nicchia di mercato, e certamente un territorio come quello calabrese, ha tutte le carte in regola per porsi come punto di riferimento di questo settore. Non a caso ci si è accorti dell’importanza di questo tipo di turismo. L’anno 2024, infatti, è stato dichiarato proprio l’anno del turismo delle radici, ovvero quel tipo di turismo per cui gli italiani emigrati nel mondo e i loro discendenti (circa 60/70 milioni di persone) vogliono tornare a visitare i luoghi natii.

Per i piccoli comuni della Calabria, e per la provincia reggina e la Locride in particolare, è certamente molto importante approfittare di questa occasione e cercare di promuovere quanto più è possibile questi luoghi ancora pieni di fascino. Luoghi che possono, adesso, diventare parte integrante del turismo moderno. Sono moltissimi gli emigrati, o i loro discendenti, che vogliono scoprire o riscoprire i luoghi nativi dei loro antenati. Secondo un apposito studio fatto dagli esperti del settore le tipologie delle persone che appartengono a questo particolare tipo di turismo sono, principalmente, quattro. 

Si parte dal cosiddetto “nostalgico”, ovvero un migrante di prima generazione che ha un legame molto stretto con il suo luogo d’origine e con il territorio circostante. Parla bene l’italiano, o più spesso il dialetto, e si sente il classico  italiano all’estero. Per lui il turismo delle radici è un desiderio di condividere con la famiglia la propria storia. Nel suo viaggio riesce ad essere anche una buona guida e ancora sa dove andare e come muoversi. C’è, poi, chi viene spesso in Italia per motivi lavorativi. Si sente italiano. Organizza da solo i propri viaggi anche con la famiglia. È una persona che ha una buona influenza nella propria comunità di adozione e che è un vero e proprio testimonial di italianità all’estero. Poi c’è l’ Italiano di seconda generazione, che non si definisce solo italiano ma italo-americano, o italo-argentino, o italo-brasiliano, o spesso, soprattutto in Calabria, e nella Locride in particolare, è anche Italo-canadese.

Questo tipo di turista approfondisce le sue radici come ricerca di identità. Il viaggio in Italia significa rivedere i luoghi di origine, i borghi, le case, i cimiteri dove sono sepolti i propri antenati. Questo turista ha bisogno di percorsi programmati e di vivere esperienze di italianità. Infine c’è l’italiano nato all’estero che desidera venire in Italia per fare esperienze immersive non necessariamente legate alla volontà di riscoprire le proprie radici genealogiche. Fa parte di un gruppo con un profilo più turistico, che non si sente italiano, ma che desidera fare esperienza di italianità a lui veicolate, spesso, tramite filmografia e, più recentemente attraverso i social.

Anche per questo, il territorio calabrese dovrebbe organizzarsi seriamente per questo tipo di turismo. Un turismo  che dovrebbe  puntare, soprattutto,  all’investimento nei borghi antichi di cui il territorio e ricco e dove si possono proporre un vasto raggio di offerte turistiche mirate soprattutto al coinvolgimento del grande numero  di oriundi italiani sparsi nel mondo.

E chi, meglio della Locride, ad esempio, che ha vissuto in maniera fortemente “pesante” il dramma dell’emigrazione negli anni del dopoguerra può vantare numeri molto rilevanti di emigrati o loro discendenti, dislocati in tanti Paesi, che sarebbero molto propensi a riscoprire i luoghi delle loro origini o dei propri avi?

È chiaro, però, che bisogna dire basta all’improvvisazione e attivare una seria programmazione progettuale che con tutti gli accorgimenti necessari. Ciò potrebbe essere veramente dirompente per il territorio e diventare  un potenziale incredibile per la qualificazione e la riscoperta degli stessi borghi antichi perché si porterebbe appresso effetti positivi a cascata in diversi comparti. E con essi economia e occupazione. (ab)