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L'OPINIONE / Franco Cimino: Perché mi candido a Catanzaro

L’OPINIONE / Franco Cimino: Il 25 aprile è la Festa della Libertà che si libera da sè stessa e con la Costituzione

di FRANCO CIMINO – Abbiamo ritrovato il Venticinque Aprile! Grazie alle brutte polemiche di questi giorni l’Italia si riappropria della data più importante del suo calendario civile. Da molto tempo, infatti, questa festa della Democrazia non si celebra con gli accesi sentimenti e proponimenti che conoscevamo.

Intere generazioni la mia tra queste, si sono formate politicamente e culturalmente anche su questa giornata, sulle piazze che riempite di gente e sui valori in essa contenuti. Nelle sezioni di partito, nelle aule scolastiche e delle università, nelle fabbriche e nelle officine e nei campi, la si attendeva per mesi. E la si preparava per settimane. Ad essa ci si predisponeva per giorni interi. Dibattiti dentro le sezioni di partito a non finire, discussioni vivaci nelle vie e nei bar. Cos’era a quel tempo, e per noi e tutti i giovani e meno giovani e anziani e donne, il Venticinque Aprile al di là della retorica e degli orgogli e tattiche dei partiti? Cos’era al di là delle ideologie e delle stesse antipatiche gare per appropriarsi del primato della lotta partigiana, in cui i comunisti apparivano i più determinati? Era la rappresentazione plastica della corale voglia di partecipazione. Alla Politica, con la maiuscola. E al farsi della Politica da quel momento storico eternizzato.

Era di più: l’orgoglio individuale e collettivo di un’appartenenza. E poi ancora, il sentirsi parte di una storia collettiva, di un cammino di popolo che dalle montagne della Resistenza è sceso, via via gonfiandosi e crescendo a dismisura, per colline e valli e Città. Era di più, ancora: il collo, il proprio, per legarvi, anche idealmente, quel distintivo fazzoletto, celeste o rosso, per sentirsi partigiano due volte. La prima, nella immaginazione di essere tra quei combattenti che liberarono l’Italia, fucile in spalla, parole al cuore, voce di canto al vento. La seconda, nel vivere quotidiano della battaglia che tutti i giorni ciascuno, da solo o con altri, deve compiere a difesa della Libertà. Ché Libertà è più che il primo dei diritti umani. È elemento vitale, fondante l’essere umano, lo spirito stesso che soffia sulla vita. Battersi quotidianamente per la Libertà, difendendone l’esistente ma lavorando per raggiungerla nella sua pienezza ancora non attuata, per fortuna, significa dirci, dire a noi stessi, puntualmente al risveglio e alla sera del dormire: «ecco, io ti riconosco ché sei parte di me. E ti riconosco negli altri, senza alcuna distinzione o condizione, perché, possedendoti naturalmente tutti, tu sei ciò che ci fa uguali nella pregevole individualità, fonte limpida della diversità».

Alla Libertà si parla, come a una persona. Anzi, alla Persona, il luogo in cui essa non dimora ma si muove, si agita, si gratifica. Si esalta. E da lì, quasi come luogo privilegiato, cammina spedita verso l’altro da sé, incontrandosi anche quando quegli ha difficoltà a sentirla, a farla muovere. Ad agitarla fuori e dentro di sé. La Libertà è come l’Amore, non esiste senza la forza che la libera. Libertà è liberazioni continua si sé stessa. Non è immobile. Mai. Come l’Amore, appunto, il quale non avrebbe senso se restasse fermo nell’illusione di esserci e di bastarsi. L’Amore, come la Libertà, si dona senza limiti e prudenze. Amare significa andare, cercare, venirti incontro. Al prezzo della stessa vita. I partigiani tutti, quelli che diedero la propria vita e gli altri che la rischiarono senza arretrare di un metro, prima che allo stesso Paese occupato dalla dittatura e dal nazista straniero, pensarono alla Libertà. La Democrazia, come organizzazione del nuovo Stato e la Repubblica come migliore forma per realizzarla, ne sono stati la naturale conseguenza.

La Costituzione più bella del mondo, la nostra, nasce da lì, da quella lotta partigiana, dove lo scontro non era fra italiani che la pensavano in maniera diversa, ma tra uomini che credevano nella Libertà e uomini che si batterono, al servizio della dittatura, contro la Libertà. Su questa verità inoppugnabile non serve impiegare la retorica della conciliazione per fare pari e patta tra ragioni e torti. Questo è un giochino non solo degli sciocchi revisionisti di bassa maniera, ma dei furbetti che cercano di utilizzare la Democrazia e la Libertà che essa garantisce a tutti, per coprire la propria resistenza ideologica nei confronti dell’inalienabile principio affermato con la vittoriosa lotta della Resistenza. La cosiddetta “pacificazione nazionale” è stata offerta già nel 1947 con la promulgazione della Costituzione. In essa c’è tutto. Anche il superamento delle colpe gravi compiute, anche ideologicamente, dagli avversari della libertà. C’è non solo l’assoluzione laica, ma il perdono per gli errori e le responsabilità pregresse e quelle che ideologicamente si sarebbero portate nel futuro. C’è la comprensione e riconversione. C’è, soprattutto, l’insegnamento più alto, quello che può educarci ininterrottamente non soltanto ad amare la Patria ma la Vita, nella sua integralità, attraverso l’impiego in essa dell’idea che Libertà è bella se, come per la felicità, è Libertà per tutti. Anche per quei paesi che non ce l’hanno e immensamente la desiderano.

Nella Costituzione non c’è la parola Resistenza, o Venticinque Aprile, o antifascismo, o anti qualsiasi cosa. Non può esserci per la semplice ragione che c’è di più. Ci sono due valori per i quali l’Italia non potrebbe più temere alcun fascismo e nessuna forma di dittatura. Anche quella che in diversi paesi già si sta realizzando sotto mentite spoglie, in modo indolore e progressivo, che si rivela sempre più come limitazione della libertà personale e sociale. E politica. Questi valori sono Libertà e Persona. E Amore per la libertà e per la Persona. Amore come forza che li mette in movimento per realizzare la liberazione continua della Libertà e della Persona. E quell’incontro fra persone che realizza, nello spirito più alto di solidarietà, la giustizia e l’eguaglianza. E la Pace, nel Paese e nel mondo. La Nostra Costituzione, infatti, non concede, poco o molto, una o più libertà. Ma riconosce sia la Persona sia la Libertà di essa costitutiva.

Le istituzioni sono il luogo in cui molto di tutto questo continuo divenire “ avviene”. Ed è proprio sul significato di istituzione che oggi facilmente si misura la sensibilità e la sincerità democratica dei cittadini e, in particolare, di quanti occupano cariche istituzionali. Per i democratici le istituzioni sono la casa di tutti e, quando affidate nelle mani degli eletti, sedi provvisorie da curare con molta attenzione affinché esse vengano restituite più salde e pulite di prima del loro avvento. Per i “ fascisti, di tutte le forme, soprattutto se mascherate di perbenismo opportunistico, le istituzioni sono strumenti di potere, da utilizzare, in quanto vincitori delle elezioni, come forza della propria parte se non addirittura come cosa propria. Da casa comune a cosa personale, questa la differenza.

È su questa contrapposizione di valore, ancorché nascosta, che va tenuta alta la vigilanza e operare insieme per evitare che le istituzioni subiscano danni irreparabili, che deformerebbero la Democrazia. La nostra, fondata sulla Libertà. (fc)