Soldi veri subito alle imprese: contro il virus
difese sanitarie, ma va salvato anche il lavoro

di SANTO STRATI – Soldi veri alle imprese, subito e senza burocrazia: la Calabria rischia di pagare più degli altri anche l’emergenza finanziaria. Non servono crediti d’imposta o promesse di rinvio delle scadenze che non aiutano a pagare stipendi, affitti e utenze. Serve immettere liquidità. Lo aveva detto a chiare lettere anche Mario Draghi una settimana fa: «soccorso alle imprese, saltando la burocrazia», ma non è stato ascoltato, visto che ancora si sta traccheggiando sul da farsi e non ci sono indicazioni agli istituti di credito su come affrontare l’emergenza credito. Se si esclude il miserabile aiuto di 600 euro (che col decreto di aprile dovrebbero diventare 800) ai professionisti e agli autonomi, che da quasi un mese sono fermi, senza entrate, non s’intravvedono rapide soluzioni. Fatta salva la proposta del sottosegretario siciliano all’Economia Alessio Villarosa (M5S) sul “prestito condiviso”, ovvero un’anticipazione di 10mila euro alle famiglie e 100mila euro alle aziende in crisi, da restituire in 20-30 anni con garanzia totale dello Stato. Certo con i soli 500 milioni per la liquidità previsti dal dl Cura Italia difficile pensare che un’idea così intelligente (la famiglia restituirebbe i 10mila euro di prestito con poco meno di 42 euro al mese) possa trovare rapida accoglienza…

Dunque, oltre all’enorme gravità della situazione sanitaria, c’è l’impatto sociale della crisi che non può e non deve essere trascurato. Sono migliaia le aziende allo stremo, inattive da oltre 20 giorni, con le serrande abbassate e le attività sospese, il personale in cassa integrazione (quando possibile) o in ferie forzate, ma con tutti gli adempimenti finanziari attivi: affitti, utenze, pagamenti a fornitori, rate di mutui, stipendi (chi è in ferie va pagato regolarmente) e quant’altro costituisce un costo fisso per qualsiasi attività. Quante aziende non saranno in grado di riprendersi, quante non riapriranno più? Purtroppo, se da un lato il governo ha preso seri provvedimenti per contrastare e fermare il contagio, dall’altro sta continuando a trascurare l’emergenza economica che metterà sul lastrico non solo aziende e imprenditori, ma lavoratori e famiglie. Sembra che nessuno dei nostri governanti si renda conto cosa significa l’attesa, anche di pochi giorni, per un’azienda se potrà contare su un qualsiasi aiuto. E le banche? Aspettano istruzioni. Quello che è successo in varie parti d’Italia è vergognoso ma significativo di come molti direttori di filiale non hanno ancora capito che è in atto un’emergenza senza precedenti: in una situazione d’emergenza si sono sentiti in dovere di chiedere agli imprenditori che supplicavano credito gli «ultimi due bilanci, dichiarazione di regolarità contributiva (durc) e situazione patrimoniale aggiornata». Magari pensando pure di applicare sopra le spese di istruttoria…

No, così non va. Le banche o cambiano immediatamente atteggiamento (anche, è chiaro, su precise indicazioni – meglio ordini! – del governo per garanzie e modalità di azione) o saranno responsabili del più immane disastro economico della storia recente: andranno a rotoli imprenditori delle regioni ricche (quelle che spingevano all’autonomia diferenziata), ma coleranno definitivamente a picco aziende e operatori del Mezzogiorno dove la crisi economica è stata sempre una costante fissa. Tentare di avere credito in Calabria per chi ne ha avuto bisogno è stato abitualmente perdere tempo e tornare a casa cornuti e mazziati, con le richieste di garanzie più assurde e la negazione persino del più modesto aiuto per operare, lavorare, avviare un’impresa e così creare occupazione. No, la logica delle banche chiuse a difendere il tesoretto dei risparmiatori, investendolo in finanza creativa (più redditizia) al posto di destinare aiuti alle imprese – indipendentemente che fossero meritevoli o meno di credito – rimane la stessa, anche in tempi di coronavirus. «Faccia la domanda, le faremo sapere» è quanto si sono sentiti rispondere tanti imprenditori calabresi, quando qualcuno dalle banche si è degnato di rispondere. Non c’è bisogno di fare nomi e cognomi, gli istituti di credito calabresi sono gli stessi di tutt’Italia. E molti funzionari conservano l’ottusità di non vedere oltre la propria scrivania, neanche in tempi di emergenza.

Per questa ragione non ci possiamo permettere come Paese, come Mezzogiorno, come Calabria, di perdere ancora tempo per superare la crisid di liquidità. L’assessore al Bilancio Franco Talarico sta studiando alcune misure per immettere risorse regionali nel sistema economico calabrese che rischia di fermarsi inesorabilmente, in assenza di interventi. A questo proposito, l’ex presidente degli industriali reggini Giuseppe Nucera, che guida il movimento La Calabria che vogliamo, ha inviato a Talarico e alla presidente Santelli un promemoria  di idee per fronteggiare l’aspetto sociale della crisi. Secondo Nucera occorre pensare a una Conferenza  Programmatica di alto livello, chiamando attorno a un tavolo il mondo imprenditoriale del Nord e il capo del Governo Nazionale, con i ministri  economici. «È il momento perché il Governo Centrale dia priorità alle infrastrutture e agli investimenti produttivi nel Mezzogiorno. I meridionali negli anni ’60 hanno creato il boom economico del Paese.  Adesso, che il coronavirus ha colpito le aeree maggiormente industrializzate, è il momento di rivedere le scelte degli investimenti e la loro localizzazione. Quindi, bisogna attrezzare le aree industriali che sono prive dei servizi essenziali quali la  banda larga e la logistica. Mettere a disposizione degli imprenditori i capannoni abbandonati  e i terreni a costo zero. Offrire agli imprenditori che già operano nelle aree  industriali una sanatoria per chiudere le vertenze che si trascinano da anni. E nella futura programmazione del Por prevedere risorse sufficienti per consentire agli Enti Locali l’acquisto delle case abbandonate per darle in comodato d’uso gratuito ai giovani talenti calabresi in giro per il mondo che vogliano tornare nella propria terra, agli stranieri (il lavoro a distanza sarà prevalente) e alle imprese che decidono di delocalizzare le attività».

«I Borghi – afferma Nucera – vanno visti come delle Tecnology Innovation Hub, che valorizzano le  tradizioni locali. Ogni Borgo potrà diventare un Hub su un tema specifico (programmatori, machine learning, big data, ecc.), e dovrà essere in rete, fornendo servizi di digital trasformation alle aziende, alla sanità, al turismo e all’agricoltura. Una Calabria nuova e produttiva che esalterà la sua reputazione nel mondo. Gli effetti sull’economia saranno importanti non solo per il ritorno di cervelli calabresi e per l’attrazione di cervelli da tutto il mondo ma anche per la spinta di innovazione che tutto il sistema economico della Calabria riceverà. Questa crisi globale ci consente di ripartire su scenari nuovi e sperimentare percorsi che faranno della Calabria la Silicon Valley d’Europa».

Nucera, da imprenditore turistico ma soprattutto profondo conoscitore della realtà economica calabrese, chiede anche risorse immediate per sostenere le aziende e l’occupazione. Calabria.Live lo ha intervistato.

«Situazione di grande emergenza, provvedimenti di forte straordinarietà: è quello che il mondo economico calabrese e le famiglie oggi chiedono alla politica e alle istituzioni. Io credo che la Calabria debba andare oltre alle misure messe in campo. Sono apprezzabili le iniziative di sospensione dei pagamenti dell’ingegneria finanziaria attraverso la Fincalabra (fino a settembre sono state sospese le rate), ma oltre questo bisogna mettere da subito mano ad altri canali, mettere risorse nel sistema economico e produttivo. Gli strumenti ci sono. Il Mediocredito centrale è una garanzia fondamentale per il mondo economico calabrese: costo zero per le imprese, rischio zero per le banche. Già la Regione aveva stanziato delle risorse, ma oggi sono insignificanti. Bisogna immettere subito in questo canale di garanzia e di supporto all’azione delle banche almeno 100 milioni di euro. Un fondo per garantire le operazioni creditizie. A tasso zero».

– Dove si trovano questi soldi?

«Noi abbiamo in Calabria tante risorse non spese: dal Por, in primis. Il precedente governo calabrese aveva impegnato gli importi, ma le relative somme non sono mai state spese. Oggi queste somme devono essere messe a disposizione del sistema produttivo, del sistema bancario, della finanza, in modo tale che le imprese possano attingervi avendo la garanzia e il supporto del Mediocredito centrale. È uno strumento che garantisce le banche al 100% che quindi non corrono alcun rischio e possono facilmente erogare questi finanziamenti. Il Por va rimodulato, è vero, ma in assenza di nuove leve di spesa immediata, questa è una linea da seguire per affrontare l’emergenza».

– Quali misure necessarie per il lavoro e il welfare delle famiglie?

«Lo stesso discorso vale per la gente, le famiglie. Chi non ha avuto mai un lavoro, chi ha vissuto di precarietà, tutti quelli che hanno fatto o fanno lavori in nero e che, quindi, oggi non sono garantiti devono sopravvivere. C’è gente che non ha il pane, non ha modo come affrontare la spesa quotidiana. Anche qui, la Regione deve urgentemente destinare almeno 10 milioni di euro per queste famiglie, inviando a tutti i comuni in rapporto alla popolazione queste risorse, in aggiunta a quelle stanziate dal Governo, in modo tale che i comuni facciano arrivare gli aiuti a chi ne ha urgente bisogno. Ci sono tante famiglie, tanta gente, povera gente, che non gode del reddito di cittadinanza e occorre pensare anche a loro. L’altra misura che la Regione deve da subito mettere in cantiere è la rimodulazione del Por e quindi spostare altre risorse su canali di spesa e quindi dare la possibilità alle aziende che devono investire e devono ripartire di presentare nuovi progetti di spesa».

– E il credito? Perché le banche non concedono aiuti?

«Il sistema bancario, assieme alla politica, deve consentire alla Calabria di ripartire. Le banche, però, devono andare oltre: devono aprire le linee di credito agli imprenditori, ai correntisti. È questo uno dei sistemi per far ripartire l’economia da subito, eliminando le lungaggini burocratiche che rischiano di vanificare qualsiasi intervento urgente. La Regione – e la Santelli ha mostrato determinazione e coraggio – deve incoraggiare il sistema bancario, con tutte le garanzie che si possono mettere in campo. In questo senso, il dott. Pietro Speranza segretario dell’Abi calabrese ha concordato, in uno scambio di idee che abbiamo avuto in questi giorni, che è l’unica strada ottimale: la Calabria riparte solo se ripartono gli imprenditori, che oggi rischiano di fermarsi. Una ripresa fondamentale non solo per la nostra regione, ma un momento anche di attenzione verso il Nord che è in ginocchio. E quindi far capire che qui in Calabria si può fare impresa in tranquillità, senza pericoli. La crisi offre l’opportunità di rivedere la politica che il governo centrale ha fatto non a favore del Sud. Un Sud, quindi, che ritorna e può essere il motore di ripresa del Paese. Un Sud e un Mezzogiorno che possono diventare la locomotiva della rinascita dell’Italia. Un’Italia che si ritrova compatta col senso patriottico che in questi giorni si è manifestato a tutti i livelli.

– Cosa sta facendo la Regione?

«Con l’assessore Fausto Orsomarso la Giunta ha attuato subito l’accordo con i sindacati per la cassa integrazione in deroga: questa misura va finanziata con almeno 20 milioni perché le risorse disponibili sono poche e bisogna mettere in questo fondo ulteriori risorse per permettere alle banche di anticipare alle aziende, ai lavoratori, i soldi della cassa integrazione. La presidente ha istituito una task force, un comitato dove sono rappresentate tutte le associazioni datoriali e i sindacati: questo organismo può essere il volano di sviluppo e di coordinamento di iniziative per la ripresa della nostra regione. Vanno chiamati a coordinare, a supportare quest’azione chi ha esperienza, chi può dare un contributo di competenze e può determinare una svolta economica per la regione. Dalla crisi si esce con coraggio e con determinazione. Misure straordinarie a supporto di chi ancora ci crede e vuole rilanciare questa bellissima regione nel sistema economico e produttivo del nostro Paese». (s)

La speranza oltre l’emergenza: il positivo messaggio di Nino De Masi

L’industriale antimafia Antonino De Masi, un grande calabrese innamorato della sua terra, ha scritto una lettera aperta ai calabresi. Un messaggio di speranza, oltre l’emergenza e un appello a offrire qualsiasi aiuto possibile, facendo emergere la positività di un popolo che ha sempre saputo affrontare e risolvere grandi calamità. È un invito a riflettere che va colto e non solo dai calabresi.

«Guardando i media internazionali – scrive Nino De Masi – comprendo bene che oggi, tutti noi cittadini del mondo, stiamo vivendo e scrivendo pagine che saranno immortalate nei libri di storia. Mi vengono in mente i racconti dei nostri anziani quando ci rappresentavano i drammi del dopo guerra, mi vengono in mente le immagini storiche di distruzioni e fame. Quel dopoguerra con la relativa ricostruzione sono immortalate non solo nei racconti e non solo come fatti storici, ma nel caso dell’Italia come il “miracolo” del boom economico che dalla ricostruzione, da quelle macerie, è divenuta una delle maggiori potenze economiche mondiali. Immagini e racconti che noi oggi analizziamo e che hanno visto emergere figure eroiche, positive di uomini e donne con grande dignità, così come ci hanno anche lasciato immagini e figure di segno diverso di cui vergognarsi.  La storia ed i ricordi ci hanno impresso da un lato il dramma della distruzione della fame e poi la ricostruzione, la rinascita e con gli uomini che nella loro positività o negatività hanno contrassegnato quei momenti.

«Oggi stiamo riattraversando, con le dovute differenze un periodo del genere, la morte, il male, un nuovo nemico (il virus) ed il cambio della nostra vita quotidiana delle nostre abitudini e stili di vita. Il blocco, il fermo del paese, l’isolamento ed il crollo dell’economia con l’emersione di tante criticità e povertà.  Una crisi economica, sociale ed umana senza precedenti. L’Italia con le sue diversità (Nord e Sud) rischia di uscirne provata e forse in parte distrutta.

«Noi tutti siamo chiamati a fare la nostra parte ad essere attori protagonisti del presente con i suoi drammi e sacrifici e del prossimo futuro con la sperata rinascita. Noi tutti quindi abbiamo ed avremo un rigo, una pagina, nel libro della storia del nostro Paese e delle future generazioni. Dobbiamo solo capire e valutare da quale parte vogliamo stare.

«Abbiamo dei riferimenti storici del passato, vogliamo essere coloro i quali si “girano le maniche” e con dignità sacrificio fanno l’impossibile, come stanno facendo i medici gli infermieri e tanti altri, per lottare e mettere al centro della propria quotidianità il “prossimo”, l’aiuto verso tutti? Vogliamo combattere, lottare e fare la nostra parte, aldilà di quello che gli altri potranno fare per noi?  Oppure vogliamo rivendicare, anche legittimi diritti, e stare a guardare? Vogliamo lamentarci accusando il tizio ed il caio e non fare nulla, avallando anche forme di sciacallaggio del bene e dell’interesse pubblico?

«In questo contesto il nostro ruolo la nostra funzione è determinante, lo è per noi, ma lo sarà per i nostri figli, per quello che lasceremo loro dopo di noi. Possiamo uscirne migliori da questo dramma, ma tutto dipende da noi.

«Facciamo emergere la positività dei calabresi, la dignità dei nostri uomini e donne che con sacrifici, in passato hanno dato lustro alla nostra terra, marginalizziamo ed isoliamo il brutto ed i portatori di male. Abbiamo davanti a noi momenti difficili e certamente non possono ancora essere aggravati dai criminali che già di suo hanno ridotto questa terra alla disperazione. Facciamo ripartire le nostre speranze da questo, ricostruiamo la nostra terra, la nostra civiltà con le nostre mani e con i nostri valori, sconfiggiamo il male, il virus e sconfiggiamo il demonio che si è impossessato degli uomini così detti mafiosi o del disonore, isolandoli e combattendoli.

«Questa è la mia preghiera, stabiliamo da quale parte della storia vogliamo essere, perché in ogni caso questi tempi, questi fatti, questo presente saranno ricordati per le future generazioni.

«Nel 21° secolo non possiamo, noi italiani con la nostra civiltà e la nostra storia, permetterci di lasciare indietro nessuno, non possiamo assolutamente consentire che questo dramma porti nostri concittadini alla fame a non poter garantire la sopravvivenza dei propri figli. Questa è dal mio punto di vista una priorità che non può essere sottovalutata. Bene ha fatto il governo, con rapidità a dare risposte e spero che si possa fare anche di più. Mi permetto sul punto a richiamare la solidarietà di ognuno di noi, oggi forse è prioritario dare il cibo agli affamati a chi ne ha bisogno, rispetto ad altre attività. Prestiamo attenzione se gli interventi del governo non sono sufficienti, facciamo tutti noi la nostra parte per garantire cibo e materiale di prima necessità a tutti; lo dobbiamo a noi stessi ed alla nostra storia.

«Nelle prossime settimane forse si riuscirà a vedere una luce in fondo al tunnel, e si potrà avere la speranza che il sistema paese riparta. In questa speranza però, dal mio punto di vista, emergeranno due realtà, il nord Italia che aveva ed ha un sistema produttivo e sociale, molto performante, era ed è una macchina da corsa che competeva e vinceva nei mercati del mondo e che va tutelata e rafforzata. La crisi del Covid-19 ha fatto sì che la “macchina” produttiva venisse stoppata in attesa di tempi migliori. Appena possibile questa “macchina” sarà avviata e ritornerà ad essere vincente e performante, con gli adeguanti e dovuti interventi dello Stato.

«Il sud Italia e la Calabria in particolare avevano un sistema produttivo che stentava, non in condizione di essere performante ed autosufficiente, era come un “vecchio motore” che sbuffava e che sperava di andare a regime. Una volta fermato questo motore avrà maggiori difficoltà ad essere riavviato ed avrà ancora maggiori difficoltà nell’andare a regime, rischiando che si inceppi e non parta più.

«Da quello che leggo si sta immaginando, così come fatto nella crisi del 1929 in America, di immettere grandi quantità di soldi sul sistema paese per incentivare i consumi e far ripartire l’economia. Certamente questa sarà la giusta chiave per una buona parte del paese, mentre darà meno benefici al sistema produttivo del sud.  Stimolare i consumi significa dare ossigeno alla produzione che per buona parte è al nord Italia, ma come e cosa fare per dare le giuste ricadute all’economia del sud? Economia che si basa su pilastri importanti, il turismo e agricoltura con i suoi indotti, ed in questi contesti certamente per i prossimi 6/12 mesi i flussi turistici saranno azzerati ed il valore dei prodotti agricoli continuerà a non garantire sostegno, cosa fare e come fare quindi?

«Credo sia improcrastinabile il momento di rendere competitivo ed omogeneo tutto il nostro paese, dal Nord al Sud, facendo, ora e subito, quello che su più larga scala hanno fatto altri paesi (la Germania con la coesione tra l’est e l’ovest e la Cina). Certamente abbiamo divorato fiumi di soldi pubblici in passato per questo obbiettivo, dalla cassa per il mezzogiorno in avanti, senza mai riuscire in ciò, ma oggi questa è una priorità del Paese. Non è accettabile avere un pezzo d’Italia che non ha infrastrutture primarie ed un sistema economico e produttivo non all’altezza.

«Certamente il Paese Italia oggi non può più permettersi dispendio e sperpero di soldi pubblici, come non può aspettare decenni per omogenizzare il paese, la forbice economica e sociale, così come avvenuto, si aprirà ancora di più ed in modo irreversibile.

«Io credo che partendo da questa emergenza e dalla necessaria ricostruzione vi possono essere due linee su cui muoversi. La prima è quella di avviare un piano infrastrutturale serio ben definito nei tempi che ha come obbiettivo l’adeguamento infrastrutturale del Sud (credo come ho avuto modo di leggere che il Governo avvierà un massiccio piano di investimenti infrastrutturali in tutto il Paese). La seconda linea che può dare l’innesco rapido ad una crescita economica è “un compensatore fiscale”. Si tratta di consentire a parte del Paese in ritardo di sviluppo di avere un regime fiscale di vantaggio, tale strumento, dal mio punto di vista genererà due ricadute, la prima renderà competitive le aziende, anche in presenza di “gap infrastrutturali” generando anche nuovi insediamenti, figli appunto dalla convenienza fiscale e la seconda opportunità sarà quella dell’emersione dell’economia sommersa.

«Questi elementi con una forte politica di controllo del territorio per garantire legalità e marginalizzare il potere mafioso, certamente potrà innescare al sud quel cambiamento, quella rivoluzione che potrebbe generare un nuovo boom economico.

«Nella mia vita ho sempre combattuto, anche davanti ad ogni forma di aggressione, non mi sono mai arreso e proprio per questa mia determinazione sto cercando di fare la mia parte, per quello che posso e con i miei limiti. Vorrei organizzare su questi temi un momento di incontro di confronto con gli esperti per individuare le giuste soluzione per il bene della mia terra e del mio paese l’Italia». (rrm)

Il giornalista Aldo Mantineo: come difendersi dalle fake news sul coronavirus

di ALDO MANTINEO – Chi avesse avuto modo di leggere qualche altra mia considerazione su queste stesse colonne sa bene quanto consideri strategico, soprattutto in frangenti molto complicati come quelli che stiamo vivendo attualmente, una buona e completa informazione. Quanta ce n’è in giro in questi giorni di buona informazione? Tanta, a mio avviso davvero tanta. Quanta approssimazione, inutile sensazionalismo, superficialità e pressapochismo (quando non aperta violazione di ogni carta etica e, prima ancora, del semplice buon senso e buon gusto…) continua a circolare? Tanta, anche in questo caso davvero tanta? Ma, a mio avviso, qualità a parte, il problema non è mai nella “sola” quantità dell’offerta. E cioè: se la tanta informazione, diciamo così, discutibile che circola viene fruita da una ristretta quantità di persone, il danno prodotto è tutto sommato contenibile. Diverso è, invece, se sono pochi coloro che scelgono di approvvigionarsi di informazione seria, qualificata e – soprattutto – verificata. Qui non funziona la regola dei vasi comunicanti dove, alla fine, in presenza di gravità i livelli si allineano. Qui, semmai, il riempirsi di un vaso svuota inesorabilmente l’altro.

Ecco, dunque, che sul piano mediatico la vera partita di questi giorni di lotta al coronavirus la si gioca non tanto (o meglio, non solo) nella metà campo di chi produce informazione quanto nell’altra parte del rettangolo di gioco, in quella di chi fruisce quotidianamente di notizie (e, purtroppo, anche di tutto ciò che sembra notizia ma in effetti non lo è). Utenti che troppe volte finiscono nel bel mezzo del fuoco incrociato del sensazionalismo – magari in nome di qualche click o di qualche spettatore in più – e del  pregiudizio. Non mi sembra certamente un caso che anche Papa Francesco, nel corso della solenne benedizione urbi et orbi impartita sotto la pioggia battente davanti a una piazza San Pietro deserta, abbia sentito il bisogno nella sua preghiera di invocare la salvezza del Signore anche “dalla cattiva informazione”. E, se vogliamo andare su un terreno svincolato dalla Fede, conferma di quanto sia avvertita l’esigenza di non cadere nella trappola delle fake news la troviamo anche nella decisione, annunciata nel fine settimana dal sottosegretario con delega all’editoria Andrea Martella relativo all’imminente costituzione di una task force istituzionale, che si interfaccerà con le grandi piattaforme dei social media, per contrastare la circolazione di notizie false. Palazzo Chigi darà vita a una struttura apposita, rafforzando inoltre il ruolo della Polizia Postale per individuare le “centrali della disinformazione”. Decisione, questa annunciata dal Governo, che si pone nel solco delle tante iniziative giudiziarie già avviate dalle Procure della Repubblica in diverse parti d’Italia contro i nuovi untori che spandono – alcuni, purtroppo, anche in maniera inconsapevole – false notizie che, specie in momenti simili, finiscono con l’avere un effetto ancora più devastante amplificato, per altro, dalla istantanea diffusione oggi resa possibile dalle nuove tecnologie. Un lavoro capillare al quale anche la Procura di Siracusa sta dando il proprio importante contributo mettendo in campo una “squadra” di investigatori altamente specializzati quali sono quelli del Nit, il Nucleo investigativo telematico.

Lo stesso Governo ha inoltre reso noto di avere allo studio anche l’attivazione di un Osservatorio per studiare il fenomeno della produzione delle fake news, con l’idea di coinvolgere in questo sforzo anche le organizzazioni dei giornalisti.

Ma, in attesa che tutto ciò diventi – si spera davvero in breve – realtà concreta, ciascuno di noi, produttore o fruitore di informazioni che sia, si deve rassegnare ad essere soltanto spettatore? Ovviamente no. E a dare una bella mano all’uomo, anche se in un ambito ancora abbastanza circoscritto, c’è anche l’intelligenza artificiale. On line, infatti, c’è un sito che, proprio a proposito della pandemia da coronavirus,  consente di verificare se una determinata frase sia vera o falsa. Semplicissimo l’uso (anche in lingua italiana): basta raggiungere il sito coronacheck.eurecom.fr e inserire il quesito. In questa fase si possono testare più che altro dati numerici. Come si legge in un servizio di Inpgi notizie, newsletter dell’Istituto nazionale dei giornalisti italiani, “CoronaCheck è in grado di verificare affermazioni inerenti casi confermati di coronavirus, persone guarite, decessi e tassi di mortalità. Per ogni verifica, il sistema mostra un’etichetta vero/falso e una spiegazione di come il sistema di intelligenza artificiale sia giunto a quella conclusione. L’algoritmo, inoltre, dinanzi ad affermazioni che non è in grado verificare, chiede feedback all’utente affinché possa aiutarlo nel processo. In questo modo, il sistema apprende dal feedback degli utenti come gestire nuovi tipi di reclami e su come sfruttare nuovi set di dati”. Insomma, un mezzo che più viene usato più riesce ad implementare le possibilità di rispondere a quesiti via via sempre più articolati.

Un sistema semplice da utilizzare, immediato, gratuito, per forza di cose con un raggio di azione, in questo momento, limitato ma in grado comunque di dare una mano sia a chi si occupa professionalmente di produrre informazione, sia a chi vuol invece verificare l’attendibilità di una notizia. Un esempio di virtuosa alleanza tra intelligenza umana e intelligenza artificiale. Con la prima che, chiaramente, orienta, governa e guida l’altra ribadendo il necessario primato della mente umana su bit e gigabyte.

E questa mi sembra che, già di per sé, sia una gran bella e buona notizia. (am)

(courtesy camminosiracusa.it)

Aldo Mantineo, giornalista e scrittore è stato capo della redazione reggina della Gazzetta del Sud. Ha pubblicato con Media&Books il volume Dire Fare Comunic@re

Anziché parlare di aria fritta e di Terzo settore
aiuti concreti alle imprese: non riapriranno più

di SANTO STRATI – La classica tempesta in un bicchier d’acqua: l’inutile e inoffensivo ordine del giorno votato nella prima riunione del Consiglio regionale sulla riforma del cosiddetto Terzo Settore (servizi sociali e affini) tiene banco e attizza la polemica tra maggioranza e opposizione, mentre ci sono cose più serie di cui parlare. Chiariamo subito che un odg non ha alcun valore legislativo, è una raccomandazione, nulla di più, come dire “se piove, prendi l’ombrello”, eventuali modifiche alla riforma votata lo scorso anno devono in ogni caso passare da Giunta e Consiglio. E quindi di cosa stiamo parlando? Di aria fritta, mentre migliaia di piccole aziende e artigiani sono già alla canna del gas, senza liquidità e con concreto rischio di non alzare più la serranda, quando finirà l’emergenza coronavirus.

Serve ossigeno, ovvero denaro fresco alle imprese, non rassicurazioni e promesse, né elemosine del tipo di sussidio (vergognoso) destinato ai professionisti. 600 euro a chi è stato costretto a interrompere il proprio lavoro (professionisti, operatori, autonomi) mentre a chi non lavora questo Stato (grazie alla logica populista dei 5 Stelle) ne dà 780. E alle imprese sposta di cinque giorni gli adempimenti fiscali. Possibile che nessuno si renda conto dell’enorme bomba sociale che si è innescata a seguito di questa sciagurata epidemia? Con tutto il rispetto dovuto alle vittime e soprattutto alle vittime del lavoro (medici, sanitari, infermieri) e fermo restando l’obbligo dello Stato di garantire la salute ai propri cittadini, qualcuno riesce a valutare cosa significherà in termini economici questo forzato stop alle attività produttive e alle imprese? Se in Italia i danni saranno enormi, in Calabria andrà peggio con una marea di nuovi senza lavoro (perché le aziende non riapriranno) che andranno ad aggiungersi ai tantissimi inoccupati (quelli che un lavoro non l’hanno mai visto nemmeno da lontano). Una crisi spaventosa che richiede interventi immediati: vanno messi i soldi nei conti correnti delle aziende, altro che rinviare le scadenze fiscali. Gli imprenditori che non hanno incassato un euro nel mese di marzo (e soprattutto gli autonomi: professionisti, ristoratori e baristi, artigiani, parrucchieri, estetiste, sarti, calzolai e via discorrendo) che non sanno come pagare già solo gli affitti a fine mese, figurarsi se si pongono il problema di versare con gli F24 tasse e contributi previdenziali.

Dice bene la presidente Jole Santelli che questo Governo sta prendendo in giro gli italiani: «I 4,3 miliardi di trasferimenti annunciati non sono altro che un anticipo delle risorse ordinarie che ogni anno lo Stato trasferisce agli enti locali. Tali risorse non possono essere utilizzate per il sostegno alle persone in difficoltà bensì per le spese di funzionamento dell’Ente come il personale e servizi essenziali. Rispetto all’annuncio roboante di 4,3 miliardi che rischia di ingenerare aspettative dei cittadini nei confronti degli amministratori locali, l’unico trasferimento destinato ai comuni per il sostegno alle fasce più deboli è rappresentato dai 400 milioni che la protezione civile suddividerà per gli 8100 comuni presenti sul territorio». Un’inezia, aggiungiamo noi.

E allora? Di cosa stiamo parlando se il grande carrozzone dell’INPS ha bisogno di trenta giorni (un mese!) per mettere in pagamento la miseria dei 600 euro di sussidio a chi – avendone diritto – ne farà richiesta? Neanche si dovessero compilare a mano le distinte di pagamento. Eppure così va. E le imprese costrette (giustamente, per carità) a chiudere “temporaneamente” che si sono rivolte alle banche hanno avuto la più classica delle risposte della nostra burocratica nazione: attendiamo istruzioni per erogare credito. E magari faranno compilare alle imprese i soliti questionari basati sulle norme di Basilea che non consentono di dare soldi a chi ne ha bisogno.

La Regione ha l’opportunità di mostrare a cosa serve. Può prendere e attuare provvedimenti immediati a favore delle imprese e farle respirare: servono soldi sui conti correnti, lo ripetiamo, non crediti d’imposta o contributi in conto capitale su investimenti. Qui non investe più nessuno se non torna la normalità amministrativa, ovvero si ricreano le condizioni per pagare i dipendenti, affitti e bollette, ordinare merce, e soprattutto vendere: merci, servizi, beni di qualsiasi genere. Ci vuole un blocco totale anche delle spese: zero entrate? zero costi. Questo non è rischio d’impresa, ma emergenza nazionale. Non è l’errore dell’imprenditore che paga col fallimento soluzioni che il consumatore non gradisce o non richiede, ma è il forzato blocco dell’attività per evidenti ragioni di salute pubblica. Non ci sono giri di parole: lo Stato deve intervenire sul territorio e sul territorio ci sono le competenze della Regione che deve affiancare (se non sostituire) i provvedimenti adottati, soprattutto se risultano inadeguati.

In tutto questo, invece, assistiamo all’ennesima sceneggiata dell’ “insanabile conflitto” nel Consiglio regionale appena insediato su un ordine del giorno infilato più per dare certificazione della propria esistenza di consigliere  (Baldo Esposito) che per obiettiva esigenza di chiarezza. Riassumiamo a beneficio di chi non avesse chiaro di cosa stiamo parlando: dopo l’elezione del presidente del Consiglio Mimmo Tallini e l’intervento della Presidente Santelli, il consigliere regionale Esposito chiede di votare un ordine del giorno sulla riforma del Settore delle Politiche sociali. Il presidente uscente Nicola Irto si dissocia, il centrodestra vota compatto. A parte l’irritualità dell’odg in una seduta di insediamento, occorre rilevare che il documento votato è pura fuffa in termini legislativi: non modifica (né può modificare) un bel niente. Tutt’al più – come dice l’assessore alle Politiche sociali Gianluca Gallo – «ha semplicemente fornito un chiaro indirizzo politico alla Giunta: migliorare l’esistente e correggerne le storture». E gli fa eco il consigliere d’opposizione Francesco Pitaro (Io resto in Calabria): «La divergenza di vedute circa l’ordine del giorno approvato dalla maggioranza  in Aula,  pur consapevoli che se un ordine del giorno non ha valenza amministrativa o legislativa tuttavia non è atto irrilevante, può essere volta in positivo, se, come credo, c’è l’intenzione da parte dell’assessore al Welfare Gallo, non di segare la riforma approvata nella scorsa legislatura, ma di agire affinché sia operativa e, ovviamente, perché lo diventi occorrono risorse e un approccio della politica e della burocrazia ai problemi dei cittadini del tutto rovesciato». Una dichiarazione intelligente e responsabile che dovrebbe smontare le polemiche.

Invece, c’è chi ha montato un caso. A cominciare dal commissario Pd in Calabria, Stefano Graziano che ha tuonato: «Arroganti e irresponsabili. La maggioranza di centrodestra ha gettato subito la maschera mettendo in atto un vero e proprio blitz per bloccare il regolamento attuativo della riforma del terzo settore». Per poi stigmatizzare che «La maggioranza Santelli ha paralizzato l’iter di un provvedimento atteso in Calabria da oltre vent’anni». Ma cosa raccontano a Graziano? Quale blocco? Dove sta lo stop? Graziano dice che il centrodestra ha cercato di minimizzare quanto accaduto in aula, ma cosa c’è da minimizzare? L’aria fritta? Anziché partire con uno spirito costruttivo, maggioranza e opposizione ricadono nel più avvilente gioco della politica: qualunque cosa faccia l’avversario va contrastato. I calabresi non sognano l’armonia tra le parti, ma amerebbero, in questo terribile momento, il superamento di stupidi giochetti di ruolo per un comune obiettivo. La presidente Santelli sta mostrando di fare bene sul piano sanitario, adesso pensi a risolvere i problemi di chi lavora. Con l’aiuto di tutti, nel nome dell’emergenza, ma – possibilmente – usando il dialogo e il confronto. Ne abbiamo tutti bisogno. (s)

Editoriale / Eduardo Lamberti Castronuovo:
Reggio come l’antica Troia, tra meriti e colpe

di EDUARDO LAMBERTI CASTRONUOVO – Noi siamo figli dell’antica Grecia. Ce ne vantiamo spesso. Non possiamo non conoscere la storia dell’antica Troia e della preda che fu delle milizie elleniche. Timeo danaos et dona ferèntes (temo i greci ed i doni che portano) sono state le parole di Laocoonte ai Troiani, per convincerli a non introdurre il famoso cavallo di Troia all’interno delle mura della città. Corsi e ricorsi storici, ma con qualche differenza fondamentale, che fa riflettere, e qualche analogia che ci accomuna, ancor di più, alle vestigia antiche. I Troiani ebbero la grande intuizione di comprendere quello che avrebbe potuto rappresentare un dono ma, nonostante gli avvertimenti del veggente, introdussero il cavallo di legno favorendo il piano di Ulisse, e tutti sappiamo come è andata a finire. Reggio, e il Sud in particolare, hanno subìto anch’essi il tranello simil greco, nonostante se ne siano accorti per tempo ed abbiano, coi loro vertici, cercato di arginare l’invasione dei greci, rappresentati questa volta da ignari portatori del virus che sta sconvolgendo il mondo, rei di essere figli di uno stato disorganizzato retto da chi emana un decreto di blocco delle uscite dalla zona infestata, ma lo rende esecutivo tre giorni dopo! Follia. Ma pure un bambino avrebbe evitato questo errore, voluto o meno, non lo sapremo mai. Colpevole comunque. O di stupidità o di predeterminazione. Non poteva non sapere, il primo ministro, quali sarebbero stati gli effetti destruenti di una decisione così assurda ed irrazionale. I giuristi lo chiamano dolo eventuale e lo puniscono. Chi ha pagato e pagherà.? Le famiglie, le persone che sono state bloccate all’uscita e non all’entrata della Calabria, sullo stretto, costretti a rimanere tre giorni a bivaccare in condizioni di disagio e di pericolo. Per tutti. Per loro e per tutti noi.

Quel che non mi è piaciuto è lo scarica barile delle amministrazioni locali e la battaglia a prendersi meriti e ad assegnare colpe. Come al solito.

Cerco di essere sopra le parti, se ci riesco, anche se la rabbia è tanta.

La presidente Santelli ha decretato, subito, il divieto di entrata ed uscita dalla Calabria, di cittadini non autorizzati e controllati. Cosa altro avrebbe dovuto fare di più? Forse è colpevole di non essere scesa sulla strada a bloccare materialmente gli accessi? Siamo seri, non è questo il compito suo. Il sindaco di Messina, lo ha fatto, in maniera plateale, per una forma operettistica di tutela e ne pagherà le conseguenze perché si è arrogato un diritto che non ha. Infatti, è stato denunciato addirittura dal Ministro dell’Interno per vilipendio, Il sindaco di Reggio è rimasto davvero al vento ed alla pioggia a Villa San Giovanni, ma mentre anche lui faceva qualcosa che non era di sua competenza, neppure territoriale, la protezione civile ricoverava presso un albergo reggino, chiuso per decreto, 30 poveri cristi siciliani e allo stesso tempo gridava come Laooconte, che nessuno sarebbe entrato in città! C’è di che sbattere la testa al muro. Non tutti fanno ciò che devono e si affannano ad apparire a tutti i costi. Non va bene così. Il popolo non è stupido. Il problema è stato risolto ai vertici istituzionali, tra la Santelli e la Lamorgese, ministro dell’interno, perché erano le uniche persone titolate a farlo. Non per fatto politico ma per ruolo. Per l’ordinamento italiano e la Legge, nessuno può farsi giustizia da sé. Nel calcio anche il portiere può segnare, ma non è la regola!

Qui bisogna fare, fare, fare. Bisogna gridare al Governo italiano che deve equipaggiare la Calabria tutta, di strutture sanitarie, ricondizionando quelle fatiscenti che ci sono già, inviando respiratori e presidi. Insomma deve metterci in condizioni di costruire un argine forte al pericolo che l’infezione dilaghi. Trincee contro invasioni pericolose quanto prevedibili e trincee contro tutte quelle forme autocelebrative, che fanno commettere a chi ci rappresenta, errori destruenti che, per la voglia frenetica di apparire ora come Achille, ora come Enea o Patroclo, finiscono col danneggiare loro stessi ed il popolo che li ha votati, non certo per fare cose che loro non competono.

Non è facendo i Consiglieri del principe che si aiuta chi amministra. Talvolta un consiglio che non sia da yes men, vale di più. Se si capisce. (elc)

COVID-19 / Allo sciocco sorriso di Di Maio, risponde il calabrese Roberto Occhiuto

di PINO NANO – Forza Italia questa volta non le manda a dire le cose che pensa, e forse proprio per questo Silvio Berlusconi avrà preteso che a parlare in Parlamento a nome del partito fosse questa sera un deputato del Sud, giovane, brillante, aggressivo, quanto mai efficace, padrone della lingua italiana, capace di una analisi a 360 gradi, fiero di far parte del suo Movimento e fortemente indignato per quanto il Presidente Conte ha fatto in tutti questi giorni e in queste settimane da solo. Finalmente in aula si sente dopo mesi di silenzio, a volte compiacente forse, un grido di protesta autentico e pesante.

Bravo questo parlamentare calabrese, che risponde al nome di Roberto Occhiuto, e che non ha nessuna difficoltà a riprendere pubblicamente Luigi Di Maio quando dai banchi del Movimento 5 Stelle si mette a sorridere, un sorriso irridente e irritante insieme: «Onorevole Di Maio non le permetto di sorridere, non c’è nessun motivo per sorridere questa sera qui in aula, dobbiamo semmai pensare al dolore di migliaia di italiani che in queste ore hanno perso un proprio caro».

Le telecamere di Rai Parlamento riprendono per un attimo Luigi Di Maio, che intuisce bene il pericolo che corre, per via di un deputato che qui in aula questa sera dimostra di non avere legacci ideologici di nessun tipo, né tantomeno nessuna forma di sudditanza ai grandi poteri del Paese. Non poteva fare scelta migliore Silvio Berlusconi quando ieri ha deciso che a parlare, al posto del presidente Tajani o del professor Brunetta, dovesse farlo Roberto Occhiuto, un parlamentare completamente “fuori dallo schema” questa sera, che offre pubblicamente al Presidente Conte la disponibilità del partito di Forza Italia nel «difendere le ragioni del Paese», ma che sbatte in faccia, e anche durissimamente, al premier le «mille colpe del suo governo e le mille superficialità commesse nella gestione della crisi».

Il passaggio più forte dell’intervento di Roberto Occhiuto, riguarda le proposte: «Signor Presidente, le abbiamo offerto la nostra capacità di risolvere i problemi degli italiani, e lei ha fatto orecchie da mercante», e allora sappia, Caro Presidente, che le nostre proposte sono molto diverse dalle sue, e «sono certamente migliori delle sue, in grado di affrontare la crisi in maniera più seria e più complessiva». Conte dal suo posto, guarda e riguarda nevroticamente il suo cellulare, è così teso da produrre gesti inconsueti, ad un certo punto copre con dei fogli bianchi il suo telefonino, su cui stava leggendo forse qualche messaggio. Si coglie con mano che non si fida neanche dell’aria che si respira in quest’aula.

Roberto Occhiuto non lo molla neanche un momento e lo riattacca di nuovo frontalmente, spiegandogli che «bene ha fatto il governo ad occuparsi delle regioni forti del Paese, Lombardia in testa, ma malissimo ha fatto a dimenticare ignorare e sottovalutare le richieste dei governatori del Sud». Probabilmente il suo pensiero corre a Jole Santelli, Governatore della sua Regione, la Calabria, o forse a Emiliano, Governatore della Puglia, o forse anche a De Luca, in Campania, o a Nello Musumeci in Sicilia. Naturalmente evita di farne i nomi. «Se al Nord la pandemia ha creato quello che ha creato, al Sud rischia di devastare interi territori, ma Lei signor Presidente sembra non cogliere questo dato importante, anzi appare assolutamente distratto rispetto ai bisogni delle regioni più povere d’Italia».

Un solo applauso Roberto Occhiuto chiede all’aula, e lo fa in nome di Guido Bertolaso, «un uomo che è tornato in Italia, chiamato dal suo paese, per servire il Paese e oggi è in ospedale a lottare contro il virus: a questi uomini va il grazie di Forza Italia e di questo parlamento». Forte il discorso di Roberto Occhiuto, “cazzuto” dall’inizio alla fine, tenuto a braccio con estrema lucidità, e un solo riferimento vero e importante per Roberto Occhiuto, «i dati economici del professor Brunetta, sarebbe utile che anche lei signor Presidente li guardasse e li studiasse». Per un attivo Conte sembra un pugile suonato, alla sbarra, pronto a rinunciare al mach finale, completamente intontito dalle troppe verità di questo giovane leader calabrese, che non esita a rimproverargli un «eccessivo di protagonismo televisivo» e una macchina della comunicazione che fa acqua da tutte le parti. Ma il tempo per Roberto Occhiuto è scaduto, interviene il Presidente Fico «perché concluda la sua replica». Poi tocca a Del Rio, uomo forte del PD, riprendere le fila della difesa del Governo, e ridare a Conte qualche attimo di respiro. «La nostra opinione è che prima finisce l’era Conte, e prima il Paese potrà tornare alla normalità. C’è da sperare ora che lo capisca anche il Capo dello Stato. Non si può annunciare una “Intervento urgente del Presidente del Consiglio”, per giunta a reti unificate per sentire alla fine un freddo e schematico bilancio delle cose già fatte. E il futuro? Quanti morti avremo ancora? Quando arriverà un possibile vaccino? E soprattutto quanto dovremo ancora aspettare per avere le mascherine che il Governo ha promesso agli italiani da almeno dieci giorni? Povera Italia!». «Onorevole Di Maio, non sorrida”», grida con fermezza Roberto Occhiuto. (Courtesy Prima Pagina News)

La Calabria lancia per prima un trattamento per la cura a domicilio

È la Calabria la prima regione che inizierà a trattare i casi sintomatici di Coronavirus a domicilio. La novità di questo protocollo è nel trattamento a domicilio dei pazienti positivi al Coronavirus e sintomatici, con lo scopo di arrestare la malattia nella sua fase iniziale, evitare il suo aggravamento e prevenire, così, il collasso delle strutture sanitarie pubbliche. Qualora le intuizioni dei ricercatori venissero confermate, si avrebbero importanti risvolti nel trattamento precoce e a domicilio di questi pazienti che attualmente sono sottoposti semplicemente a sorveglianza in regime di isolamento, senza alcun trattamento specifico. Il trattamento sarà fondato su recentissime evidenze scientifiche ottenute, però, in un piccolo campione di pazienti con l’uso di idrossiclorochina e azitromicina.

Tale iniziativa è stata resa possibile grazie all’Unità Operativa di Malattie Infettive e Tropicali del Policlinico “Mater Domini” e la Cattedra di Malattie Infettive dell’Università Magna Graecia di Catanzaro, dirette dal prof. Carlo Torti, con la consulenza scientifica di Aldo Quattrone, che hanno steso un protocollo per il trattamento, a domicilio, dei pazienti sintomatici di Coronavirus.

Tali evidenze, che necessitano di conferme ulteriori in una più ampia popolazione, sono anche supportate da osservazioni personali del gruppo di Ricerca coinvolto. Si useranno farmaci a basso costo, somministrabili per via orale e gestibili al domicilio con un carico minimo di esami e di risorse. Il protocollo ha già ricevuto approvazione dal Comitato Etico della Regione Calabria e sarà supportato nel suo sviluppo dalla Regione Calabria, grazie all’interessamento diretto della Presidente Jole Santelli e del Direttore del Dipartimento della Salute Antonio Belcastro. (rcz)

 

Un’app di telemedicina per controllare chi è in isolamento

Le indicazioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità sono chiare: «trova il contagiato, isolalo, testalo, tratta ogni caso e traccia ogni contatto». La tecnologia, dunque, può venire in aiuto in questo momento di emergenza sanitaria. A questo proposito, da segnalare l’interessante proposta, presentata alla Regione Calabria, dalla Medical Line Consulting che, in questo momento di crisi, propone un servizio di telemedicina con app integrata per monitorare, da remoto, i pazienti in quarantena.  Un servizio che potrebbe tornare utile: in Calabria, ad esempio, nel bollettino delle 17.00 della Regione Calabria del 24 marzo, risultano 195 le persone, affette da Coronavirus, in isolamento domiciliare e 6952 in quarantena volontaria.

La gestione del paziente in service proposta da Mlc ha l’obiettivo di facilitare il monitoraggio in remoto dei soggetti in sorveglianza attiva e isolamento fiduciario che hanno contratto l’infezione da Coronavirus. Il monitoraggio avviene attraverso la propria centrale operativa basata su una piattaforma di telemedicina cui è integrata l’app Adilife C-19, in uso al paziente. La piattaforma è fornita da Adilife, partner tecnologico della MLC. Gli operatori sanitari della MLC avranno il compito di monitorare i dati che arriveranno direttamente dai pazienti tramite app e svolgeranno attività di recall nei confronti di tutti i soggetti che presenteranno uno scostamento anomalo dei parametri soglia definiti dalla ASL, per valutarne possibili errori di misurazione. Temperatura, frequenza cardiaca, saturazione d’ossigeno, pressione arteriosa vengono così tenuti tutti sotto controllo in tempo reale. L’operatore della MLC – assegnato al paziente per patologia o area geografica – farà da filtro per tutte le situazioni ritenute “anomale” e attiverà il warning verso l’operatore sanitario di competenza indicato dalla ASL. Il servizio sarà svolto da infermieri h 24×7.

«Grazie alla competenza di centinaia di medici e operatori sanitati liberi professionisti e al nostro servizio di telemedicina – ha spiegato l’amministratore unico di MLC, Lorenzo Bartoletti – la MLC è in grado di seguire direttamente i pazienti in isolamento e in sorveglianza domiciliare. Si potrebbe pensare che con il monitoraggio in remoto il rapporto fra la persona e i sanitari cambi o si annulli. Ma non è così. Quasi tutti pazienti monitorati si sentono presi in carico tramite un percorso che li accompagna nelle fasi della malattia. Il rapporto è rafforzato perché la persona sa da chi è seguita ed ha dei riferimenti concreti. Contro il Covid-19 – conclude l’amministratore unico della MLC – possiamo vincere, lavorando tutti insieme, pubblico e privato, per l’unico bene comune: il paziente». (rrm)

La gravissima situazione di Villa San Giovanni: da sbloccare subito

È gravissima la situazione che si è venuta a creare all’imbarco per la Sicilia a Villa San Giovanni, dove ci sono famiglie con bambini in tenera età bloccati da oltre 24 ore: «È necessario che le autorità competenti assumano iniziative adeguate a risolvere la difficile situazione che si è venuta a verificare a Villa San Giovanni», ha dichiarato Jole Santelli, presidente della Regione Calabria. «Ci sono due ordinanze emanate dai governatori di Calabria e Sicilia – ha proseguito la presidente Santelli – un’ordinanza congiunta del Ministero della Salute e dell’Interno e un decreto del Governo in merito. Occorre assumere le decisioni necessarie perché vengano rispettate e attuate le leggi dello Stato e si ritorni alla normalità».

«Non è accettabile – ha proseguito la presidente Santelli – che una cittadina come Villa San Giovanni subisca momenti di tensione che rischiano di avere effetti più gravi. Mi preme aggiungere che sulla vicenda non vi è alcuna controversia tra la Calabria e la Sicilia. Le persone che in queste ore bloccano i traghettamenti – ha concluso la presidente Santelli – hanno utilizzato il territorio calabrese esclusivamente come zona di transito e quanto accaduto rappresenta un monito affinché vengano intensificati i controlli che, evidentemente, non sono stati fino ad ora adeguati».

Anche il sindaco di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, ha lanciato un appello: «sbloccare immediatamente imbarchi per la Sicilia», in quanto «la situazione è esplosiva, peggiora ogni minuto che passa».

«Ho sentito poco fa – ha proseguito il sindaco Falcomatà – il Ministro Paola De Micheli, che mi ha chiarito come il Governatore della Sicilia, Nello Musmeci, ha il dovere di sbloccare questo assurdo paradosso».

«Sul piazzale del porto – ha aggiunto il sindaco Falcomatà – ci sono centinaia di persone, potenzialmente infette, che vanno accompagnate a destinazione in Sicilia e messe in quarantena vigilata. Questa incredibile situazione sta mettendo a serio rischio la loro salute e quella dei nostri concittadini di Villa San Giovanni, di Reggio Calabria e di tutto il territorio metropolitano».

«Tra loro ci sono anche tanti bambini – ha spiegato ancora il sindaco Falcomatà – non possiamo permetterci che passino un’altra notte in macchina o che si spostino in maniera incontrollata per cercare un posto dove andare a dormire».

«Ma, soprattutto – ha proseguito il sindaco Falcomatà – non possiamo permettere che il sacrificio di migliaia di reggini chiusi in casa da quasi un mese, nel pieno rispetto delle regole, venga vanificato da comportamenti inaccettabili di chi non vuole assumersi le responsabilità che gli competono».

«Quelle persone andavano controllate e fermate prima di arrivare a Villa San Giovanni – ha concluso il sindaco Falcomatà – adesso la salute di ciascuno di noi viene prima di ogni cosa. Bisogna intervenire, ora!».

Anche il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Regione Calabria, Antonio Marziale, e il Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza della Città Metropolitana, Emanuele Mattia, si sono dichiarati «in trepidazione per i minori fermi a Villa San Giovanni, impossibilitati a proseguire il loro viaggio verso la Sicilia e, finanche tornare indietro, in una marcia scriteriata e certamente determinata dai genitori».

«Ci stiamo rapportando con le autorità di riferimento calabresi e siciliane – si legge nella nota dei Garanti Marziale e Mattia – per tentare di trovare una soluzione a vantaggio di più di 20 minori – spiegano – tra i quali una bimba di 11 mesi, una di 5 anni ed una donna incinta. I volontari della Croce Rossa ieri sera hanno somministrato 95 pasti caldi ed entro stasera il sindaco facente funzioni, Maria Grazia Richichi, è chiamata a reperire qualche struttura d’emergenza perché non possono essere lasciati in strada».

Per Marziale e Mattia: «Sarebbe importante sbloccare la situazione e noi immaginiamo anche nella maniera meno costosa possibile, ossia giacché sono tutti siciliani consentir loro di oltrepassare lo Stretto, accoglierli con le dovute verifiche sanitarie, dar loro il tempo di giungere alla proprie abitazioni e incaricare le autorità locali di attivare i protocolli previsti in termini di quarantena domiciliare. Questo eviterebbe ai piccolini ulteriori drammatici disagi».

​«Fidiamo – si legge nella nota dei Garanti Marziale e Mattia – nel buonsenso, oltre che nelle norme – concludono – stigmatizzando l’irresponsabilità degli adulti di riferimento, incapaci di rispettare le disposizioni in un momento cosi drammatico, a scapito delle persone più care e della collettività. Fidiamo nelle istituzioni calabresi e siciliane nel voler agevolare questi ignari ed incolpevoli bambini». (rrm)

OpenCalabria: le proiezioni sul probabile picco del coronavirus

  • Il prof. Francesco Aiello, già candidato a presidente della Regione con il Movimento 5 Stelle e la lista Calabria Civica, docente dell’Unical e direttore del sito OpenCalabria, ha pubblicato un interessante studio sulle proiezioni del probabile picco dell’epidemia in Calabria, che proponiamo ai lettori. 

«In Calabria – scrive il prof. Aiello – il contagio da Covid19 continua ad aumentare: il 22 marzo 2020 i contagiati sono 273. Durante la scorsa settimana si è registrato un significativo ed atteso balzo in avanti del contagio: domenica 15 marzo i contagiati erano 68. In sette giorni, quindi, si è avuto un incremento di 205 casi, che è l’esito degli incrementi che, sebbene in modo irregolare, si sono osservati in ciascun giorno della settimana. Questa dinamica è sintetizzata dalla figura 1, che è nota come la curva del contagio.

Figura 1

Che cosa ci aspettiamo da oggi in poi? Che la crescita del Coronavirus sia di breve durata e che dopo aver raggiunto il punto di massimo (cosiddetto picco), l’effetto tenda rapidamente ad annullarsi. E’ la storia di tutte le epidemie.

La stima del contagio. In Calabria, la fase di espansione del contagio che stiamo osservando in questi giorni può essere approssimata da molte funzioni matematiche. Per comodità espositive ne consideriamo due: la prima è una funzione esponenziale, mentre la seconda è una funzione logistica. Oltre ai contagi reali, la figura 2 presenta i valori dei contagi ottenuti dalla stima econometrica di queste due funzioni.[1]  Sebbene entrambe le stime catturino relativamente bene la crescita dei contagi in Calabria, la funzione logistica mostra un migliore adattamento ai dati: in molti tratti, la funzione logistica si “sovrappone” alla curva di contagi reali e in molti altri casi/giorni l’errore di stima è “piccolo”.  Intuitivamente questo è un risultato che vogliamo che si realizzi perché si spera che la crescita del contagio non sia esponenziale, oppure che lo sia fino ad un certo punto della sua dinamica.

Figura 2

Forse c’è un primo flesso. Non è necessario essere esperti dei metodi di lavoro utilizzati in questa nota per capire che si tratta di un semplice e forse utile esercizio (econometrico) per monitorare ed interpretare i dati del contagio da Covid-19 in Calabria. Solo questo. Quindi, continuiamo a interpretarne i risultati, sebbene sia necessario essere estremamente cauti.

Da questo esercizio (con dati aggiornati al 22 marzo 2020) si ricava un ulteriore elemento di estremo interesse per capire cosa succederà nei prossimi giorni. La curva del contagio reale sembra aver cambiato “curvatura” tra il 19 e il 22 marzo e questa dinamica sembra essere ben colta dalla stima della funzione logistica. Se questo andamento dovesse essere confermato nei prossimi giorni, allora potremmo iniziare a pensare che la curva del contagio sta convergendo verso una crescita giornaliera nulla (il cosiddetto plateau della funzione logistica), prima di cambiare pendenza e tendere a zero contagiati.

Cosa potrà succedere nei prossimi giorni? Le stime ottenute possono essere utilizzate per fare previsioni, che, essendo tali, devono essere interpretate con estrema cura e cautela. Al meglio, leggiamole come implicazioni di un semplice esercizio.

Se ipotizziamo che la struttura del modello che ha generato i dati fino al 22 marzo 2020 dovesse essere confermata nel prossimo futuro, in Calabria il contagio crescerà fino alla fine della prima settimana di aprile e potrebbe raggiungere il picco di 440-450 contagiati (figura 3). Ma, ripeto, è un esercizio che si basa su un’ipotesi statistica molto “forte”. Il perseguimento di questo obiettivo dipenderà da shock esogeni e dai comportamenti individuali (i quali evidentemente determinano la “stabilità” del processo che genera i dati che stiamo studiando).

Figura 3

Stiamo a casa. Fare previsioni non è cosa semplice. È un mestiere difficile. La probabilità di commettere errori è altissima e, oltre alla capacità dell’analista di fare buone stime, spesse volte l’esito dipende da fattori imprevedibili. Se il modello stimato finora per la Calabria dovesse essere confermato nei prossimi giorni, vorrà dire che l’errore di previsione sarà basso. Esistono altri due casi. Il primo caso – pessimista – è che “cambi” in peggio qualcosa che oggi non è prevedibile, oppure che ci stanchiamo del distanziamento fisico e sociale. In tal caso, i dati presentati in questo esercizio sottostimano ciò che si verificherà nelle prossime 2 settimane. Il contagio continuerà a crescere a dismisura. La sanità calabrese sarà sottoposta a pressione. L’economia, già strutturalmente debole, arrancherà ulteriormente. Un tunnel senza luce. Il secondo caso – ottimista – è che la crescita del contagio si arresti subito. Vorrà dire che i nostri comportamenti saranno migliori di quelli di oggi. La lezione piu’ importante da apprendere da questa nota è la seguente: la matematica e l’econometria sono degli strumenti che ci aiutano a capire qualcosa, ma tutto dipenderà dalla nostra capacità e volontà di spezzare la catena del contagio: stiamo a casa». (courtesy OpenCalabria)

[1]  Per dettagli econometrici (equazioni stimate, metodi di stima, robustezza dei parametri, diagnostica) scrivere a francesco.aiello@opencalabria.com