LE PROPOSTE DELL'EX PRESIDENTE DEGLI INDUSTRIALI REGGINI GIUSEPPE NUCERA A TALARICO E ALLA SANTELLI;
Crisi di liquidità

Soldi veri subito alle imprese: contro il virus
difese sanitarie, ma va salvato anche il lavoro

di SANTO STRATI – Soldi veri alle imprese, subito e senza burocrazia: la Calabria rischia di pagare più degli altri anche l’emergenza finanziaria. Non servono crediti d’imposta o promesse di rinvio delle scadenze che non aiutano a pagare stipendi, affitti e utenze. Serve immettere liquidità. Lo aveva detto a chiare lettere anche Mario Draghi una settimana fa: «soccorso alle imprese, saltando la burocrazia», ma non è stato ascoltato, visto che ancora si sta traccheggiando sul da farsi e non ci sono indicazioni agli istituti di credito su come affrontare l’emergenza credito. Se si esclude il miserabile aiuto di 600 euro (che col decreto di aprile dovrebbero diventare 800) ai professionisti e agli autonomi, che da quasi un mese sono fermi, senza entrate, non s’intravvedono rapide soluzioni. Fatta salva la proposta del sottosegretario siciliano all’Economia Alessio Villarosa (M5S) sul “prestito condiviso”, ovvero un’anticipazione di 10mila euro alle famiglie e 100mila euro alle aziende in crisi, da restituire in 20-30 anni con garanzia totale dello Stato. Certo con i soli 500 milioni per la liquidità previsti dal dl Cura Italia difficile pensare che un’idea così intelligente (la famiglia restituirebbe i 10mila euro di prestito con poco meno di 42 euro al mese) possa trovare rapida accoglienza…

Dunque, oltre all’enorme gravità della situazione sanitaria, c’è l’impatto sociale della crisi che non può e non deve essere trascurato. Sono migliaia le aziende allo stremo, inattive da oltre 20 giorni, con le serrande abbassate e le attività sospese, il personale in cassa integrazione (quando possibile) o in ferie forzate, ma con tutti gli adempimenti finanziari attivi: affitti, utenze, pagamenti a fornitori, rate di mutui, stipendi (chi è in ferie va pagato regolarmente) e quant’altro costituisce un costo fisso per qualsiasi attività. Quante aziende non saranno in grado di riprendersi, quante non riapriranno più? Purtroppo, se da un lato il governo ha preso seri provvedimenti per contrastare e fermare il contagio, dall’altro sta continuando a trascurare l’emergenza economica che metterà sul lastrico non solo aziende e imprenditori, ma lavoratori e famiglie. Sembra che nessuno dei nostri governanti si renda conto cosa significa l’attesa, anche di pochi giorni, per un’azienda se potrà contare su un qualsiasi aiuto. E le banche? Aspettano istruzioni. Quello che è successo in varie parti d’Italia è vergognoso ma significativo di come molti direttori di filiale non hanno ancora capito che è in atto un’emergenza senza precedenti: in una situazione d’emergenza si sono sentiti in dovere di chiedere agli imprenditori che supplicavano credito gli «ultimi due bilanci, dichiarazione di regolarità contributiva (durc) e situazione patrimoniale aggiornata». Magari pensando pure di applicare sopra le spese di istruttoria…

No, così non va. Le banche o cambiano immediatamente atteggiamento (anche, è chiaro, su precise indicazioni – meglio ordini! – del governo per garanzie e modalità di azione) o saranno responsabili del più immane disastro economico della storia recente: andranno a rotoli imprenditori delle regioni ricche (quelle che spingevano all’autonomia diferenziata), ma coleranno definitivamente a picco aziende e operatori del Mezzogiorno dove la crisi economica è stata sempre una costante fissa. Tentare di avere credito in Calabria per chi ne ha avuto bisogno è stato abitualmente perdere tempo e tornare a casa cornuti e mazziati, con le richieste di garanzie più assurde e la negazione persino del più modesto aiuto per operare, lavorare, avviare un’impresa e così creare occupazione. No, la logica delle banche chiuse a difendere il tesoretto dei risparmiatori, investendolo in finanza creativa (più redditizia) al posto di destinare aiuti alle imprese – indipendentemente che fossero meritevoli o meno di credito – rimane la stessa, anche in tempi di coronavirus. «Faccia la domanda, le faremo sapere» è quanto si sono sentiti rispondere tanti imprenditori calabresi, quando qualcuno dalle banche si è degnato di rispondere. Non c’è bisogno di fare nomi e cognomi, gli istituti di credito calabresi sono gli stessi di tutt’Italia. E molti funzionari conservano l’ottusità di non vedere oltre la propria scrivania, neanche in tempi di emergenza.

Per questa ragione non ci possiamo permettere come Paese, come Mezzogiorno, come Calabria, di perdere ancora tempo per superare la crisid di liquidità. L’assessore al Bilancio Franco Talarico sta studiando alcune misure per immettere risorse regionali nel sistema economico calabrese che rischia di fermarsi inesorabilmente, in assenza di interventi. A questo proposito, l’ex presidente degli industriali reggini Giuseppe Nucera, che guida il movimento La Calabria che vogliamo, ha inviato a Talarico e alla presidente Santelli un promemoria  di idee per fronteggiare l’aspetto sociale della crisi. Secondo Nucera occorre pensare a una Conferenza  Programmatica di alto livello, chiamando attorno a un tavolo il mondo imprenditoriale del Nord e il capo del Governo Nazionale, con i ministri  economici. «È il momento perché il Governo Centrale dia priorità alle infrastrutture e agli investimenti produttivi nel Mezzogiorno. I meridionali negli anni ’60 hanno creato il boom economico del Paese.  Adesso, che il coronavirus ha colpito le aeree maggiormente industrializzate, è il momento di rivedere le scelte degli investimenti e la loro localizzazione. Quindi, bisogna attrezzare le aree industriali che sono prive dei servizi essenziali quali la  banda larga e la logistica. Mettere a disposizione degli imprenditori i capannoni abbandonati  e i terreni a costo zero. Offrire agli imprenditori che già operano nelle aree  industriali una sanatoria per chiudere le vertenze che si trascinano da anni. E nella futura programmazione del Por prevedere risorse sufficienti per consentire agli Enti Locali l’acquisto delle case abbandonate per darle in comodato d’uso gratuito ai giovani talenti calabresi in giro per il mondo che vogliano tornare nella propria terra, agli stranieri (il lavoro a distanza sarà prevalente) e alle imprese che decidono di delocalizzare le attività».

«I Borghi – afferma Nucera – vanno visti come delle Tecnology Innovation Hub, che valorizzano le  tradizioni locali. Ogni Borgo potrà diventare un Hub su un tema specifico (programmatori, machine learning, big data, ecc.), e dovrà essere in rete, fornendo servizi di digital trasformation alle aziende, alla sanità, al turismo e all’agricoltura. Una Calabria nuova e produttiva che esalterà la sua reputazione nel mondo. Gli effetti sull’economia saranno importanti non solo per il ritorno di cervelli calabresi e per l’attrazione di cervelli da tutto il mondo ma anche per la spinta di innovazione che tutto il sistema economico della Calabria riceverà. Questa crisi globale ci consente di ripartire su scenari nuovi e sperimentare percorsi che faranno della Calabria la Silicon Valley d’Europa».

Nucera, da imprenditore turistico ma soprattutto profondo conoscitore della realtà economica calabrese, chiede anche risorse immediate per sostenere le aziende e l’occupazione. Calabria.Live lo ha intervistato.

«Situazione di grande emergenza, provvedimenti di forte straordinarietà: è quello che il mondo economico calabrese e le famiglie oggi chiedono alla politica e alle istituzioni. Io credo che la Calabria debba andare oltre alle misure messe in campo. Sono apprezzabili le iniziative di sospensione dei pagamenti dell’ingegneria finanziaria attraverso la Fincalabra (fino a settembre sono state sospese le rate), ma oltre questo bisogna mettere da subito mano ad altri canali, mettere risorse nel sistema economico e produttivo. Gli strumenti ci sono. Il Mediocredito centrale è una garanzia fondamentale per il mondo economico calabrese: costo zero per le imprese, rischio zero per le banche. Già la Regione aveva stanziato delle risorse, ma oggi sono insignificanti. Bisogna immettere subito in questo canale di garanzia e di supporto all’azione delle banche almeno 100 milioni di euro. Un fondo per garantire le operazioni creditizie. A tasso zero».

– Dove si trovano questi soldi?

«Noi abbiamo in Calabria tante risorse non spese: dal Por, in primis. Il precedente governo calabrese aveva impegnato gli importi, ma le relative somme non sono mai state spese. Oggi queste somme devono essere messe a disposizione del sistema produttivo, del sistema bancario, della finanza, in modo tale che le imprese possano attingervi avendo la garanzia e il supporto del Mediocredito centrale. È uno strumento che garantisce le banche al 100% che quindi non corrono alcun rischio e possono facilmente erogare questi finanziamenti. Il Por va rimodulato, è vero, ma in assenza di nuove leve di spesa immediata, questa è una linea da seguire per affrontare l’emergenza».

– Quali misure necessarie per il lavoro e il welfare delle famiglie?

«Lo stesso discorso vale per la gente, le famiglie. Chi non ha avuto mai un lavoro, chi ha vissuto di precarietà, tutti quelli che hanno fatto o fanno lavori in nero e che, quindi, oggi non sono garantiti devono sopravvivere. C’è gente che non ha il pane, non ha modo come affrontare la spesa quotidiana. Anche qui, la Regione deve urgentemente destinare almeno 10 milioni di euro per queste famiglie, inviando a tutti i comuni in rapporto alla popolazione queste risorse, in aggiunta a quelle stanziate dal Governo, in modo tale che i comuni facciano arrivare gli aiuti a chi ne ha urgente bisogno. Ci sono tante famiglie, tanta gente, povera gente, che non gode del reddito di cittadinanza e occorre pensare anche a loro. L’altra misura che la Regione deve da subito mettere in cantiere è la rimodulazione del Por e quindi spostare altre risorse su canali di spesa e quindi dare la possibilità alle aziende che devono investire e devono ripartire di presentare nuovi progetti di spesa».

– E il credito? Perché le banche non concedono aiuti?

«Il sistema bancario, assieme alla politica, deve consentire alla Calabria di ripartire. Le banche, però, devono andare oltre: devono aprire le linee di credito agli imprenditori, ai correntisti. È questo uno dei sistemi per far ripartire l’economia da subito, eliminando le lungaggini burocratiche che rischiano di vanificare qualsiasi intervento urgente. La Regione – e la Santelli ha mostrato determinazione e coraggio – deve incoraggiare il sistema bancario, con tutte le garanzie che si possono mettere in campo. In questo senso, il dott. Pietro Speranza segretario dell’Abi calabrese ha concordato, in uno scambio di idee che abbiamo avuto in questi giorni, che è l’unica strada ottimale: la Calabria riparte solo se ripartono gli imprenditori, che oggi rischiano di fermarsi. Una ripresa fondamentale non solo per la nostra regione, ma un momento anche di attenzione verso il Nord che è in ginocchio. E quindi far capire che qui in Calabria si può fare impresa in tranquillità, senza pericoli. La crisi offre l’opportunità di rivedere la politica che il governo centrale ha fatto non a favore del Sud. Un Sud, quindi, che ritorna e può essere il motore di ripresa del Paese. Un Sud e un Mezzogiorno che possono diventare la locomotiva della rinascita dell’Italia. Un’Italia che si ritrova compatta col senso patriottico che in questi giorni si è manifestato a tutti i livelli.

– Cosa sta facendo la Regione?

«Con l’assessore Fausto Orsomarso la Giunta ha attuato subito l’accordo con i sindacati per la cassa integrazione in deroga: questa misura va finanziata con almeno 20 milioni perché le risorse disponibili sono poche e bisogna mettere in questo fondo ulteriori risorse per permettere alle banche di anticipare alle aziende, ai lavoratori, i soldi della cassa integrazione. La presidente ha istituito una task force, un comitato dove sono rappresentate tutte le associazioni datoriali e i sindacati: questo organismo può essere il volano di sviluppo e di coordinamento di iniziative per la ripresa della nostra regione. Vanno chiamati a coordinare, a supportare quest’azione chi ha esperienza, chi può dare un contributo di competenze e può determinare una svolta economica per la regione. Dalla crisi si esce con coraggio e con determinazione. Misure straordinarie a supporto di chi ancora ci crede e vuole rilanciare questa bellissima regione nel sistema economico e produttivo del nostro Paese». (s)