Klaus Davi (5mila voti), commenta le elezioni di Reggio. L’intervista di Spotandweb

Klaus Davi “vincitore morale” di questa consultazione elettorale ha rilasciato un’intervista al sito Spot and Web, raccolta da Mario Modica. Eccola.

«Oggi si saprà chi, a Reggio Calabria vincerà il ballottaggio tra il sindaco uscente Giuseppe Falcomatà e Nino Minicuci candidato del centro destra. Una sfida aperta che decreterà chi dei due ‘vincitori’ del primo turno svoltosi 15 giorni fa,  guiderà la città dello Stretto di Messina (250 mila abitanti)  per i prossimi cinque anni. Una competizione  importante visto che la città che diede i natali a Gianni Versace intercetterà cospicui fondi destinati alla città metropolitana. Ma per gli osservatori la competizione ha già un vincitore morale : il giornalista e massmediologo Klaus Davi titolare delle omonima agenzia di comunicazione. Da solo ha messo in piedi una lista di sole 25 persone ( erano all’origine in 33 ma in otto hanno dato forfait poche ora prima della chiusura della presentazione dei candidati) dichiaratamente civica e anti Ndrangheta in una terra in cui oltre 30 famiglie considerate multinazionali del narcotraffico,  controllano ogni lembo del territorio. Per avere una idea : il centro destra e il centro sinistra avevano schierato  rispettivamente 12 liste  civetta e più di   900 candidati.

D: Klaus Davi, uno svizzero del cantone di Berna, che vive e lavora a Milano,  che si presenta a Reggio Calabria e porta a casa il 5% dei voti. Un bel risultato

R: Assolutamente . In pochissimi ci credevano. Ma abbiamo fatto un miracolo. Un risultato importante se si considera che abbiamo preso più voti della Lega a Reggio che esprime il candidato sindaco del centro destra  e dei M5s.

D: Una spiegazione?

R: Ho fatto il consulente per molte campagne elettorali e per quasi tutti i partiti. Pur avendo pochissimo  tempo perché siamo partiti a luglio , potevo contare su una certa esperienza tecnica.

D: Si ma la Calabria è un territorio difficilissimo. Il voto d’opinione è marginale.

R: Abbiamo intercettato il vento che cambiava. Il mio lavoro per le aziende consiste nella capacità di registrare gli umori dei consumatori e di tarare le strategie di comunicazione di conseguenza. Ho capito che la gente non ne poteva più del malaffare e della prepotenza mafiosa e ho formulato proposte in positivo per liberare il territorio dai condizionamenti mafiosi.

D: Quale è stata la mossa vincente?

R: Non limitarsi ai social. E’ un grave errore. Nel nostro paese contano molto gli  over sessantenni  e con loro ci parli solo andando in giro. Nico Pangallo, un autorevole  criminologo che lavora con le più importanti procure, ha messo insieme  con me  la lista dei candidati ,   e mi ha  subito  avvertito :  “qui la politica da salotto non paga. Vai in giro solo cosi prenderai voti.” Aggiungo che anche le donne io contatto diretto è determinante.

D: Detto fatto…

R:  Ho fatto di tutto : attaccato i manifesti, distribuito i volantini, bazzicato mercati, vissuto in  quartieri off limits, incontrato la società civile. Quello che deve fare un politico che si candida a interpretare le esigenze del territorio. E anche i miei 25 candidati si sono dati altrettanto da fare con il massimo impegno . Per loro la sfida era ancora più complessa perché li ci vivono.

D: Nel corso della campagna elettorale alcune testate dubitavano del successo ?

R: Carlo Valentini di ‘Italia Oggi’ ha definito la nostra impresa ‘disperata’. Tommaso Labate sul suo blog  le nostre campagne ‘stupide’, Gianfranco Turano sull’Espresso ci ha descritto come votati  al  fallimento. Sono state critiche utili per migliorare,  che abbiamo accolto  con il massimo  interesse e attenzione.

D: Critiche ma anche incoraggiamenti?

R: Paolo Liguori in primis . Se questa lista ha preso vita è indirettamente anche merito suo   perché ha sempre creduto nel lavoro che faccio. E’ un giornalista che viene dalla gavetta e giudica le cose completamente privo di pregiudizi. Non risparmia critiche ma non sono mai pregiudiziali. La stampa locale,  in primis la ‘Gazzetta del Sud’, ha seguito  con interesse vigile  le nostre iniziative.

D: Lei ha preso cinquemila voti  sfiorando  il 5% ma per entrare in consiglio comunale la Lista dovrà  superare lo sbarramento del   3%….

R: Era la partita più ardua, ancora non c’è la conferma ufficiale ma ce le stiamo battendo.  A seguito di una pessima gestione delle schede da parte  di molti presidenti del seggio la Prefettura di  Reggio Calabria  non ha ancora comunicato i dati ufficiali e sono passate due settimane. Peggio delle elezioni Usa del 2000.

D: Lettere aperte contro i boss, una tenda brandizzata nei quartieri difficili, le sue  azioni di viral marketing sono comunque servite….

R : Si. Abbiamo fatto una campagna che può tranquillamente entrare nei libri di testo.  Abbiamo dimostrato che anche nelle terre belle ma   complesse come la Calabria  gli elettori anche più riottosi possono reagire agli stimoli giusti. Resto sempre, nell’animo,  un uomo di comunicazione aziendale. E il giornalista che è sempre vivo in me mi ha reso aperto, curioso, partecipe delle richieste della gente.

D: Tradotto ?

R: A differenza di sinistra e ‘radical chic’ che si parlano addosso , so ancora  ascoltare.

D: Ora cosa farà?

R: La vita di sempre, solo ancora più movimentata. Ho rinnovato il mio contratto con Mediaset, a breve uscirà il mio libro per le edizioni Piemme (Mondadori).

D: Tema ?

R: Top secret. Ma non sarà un libro tranquillizzante….»

[Courtesy Spot and Web / Klaus Davi]

Reggio: il confronto mancato con il sindaco Falcomatà, Minicuci non partecipa

Poteva essere un confronto a due, importante per gli elettori, per chiarirsi le idee in vista del ballottaggio tra i due aspiranti sindaci, l’uscente Giuseppe Falcomatà (centrosinistra) e lo sfidante Nino Minicuci (centrodestra). Ma quest’ultimo, adducendo altri impegni («non ho tempo da perdere») ha disertato l’invito rivolto – in tempi adeguati – dal giornalista Luigi Palamara (L’Arciere) per un incontro con il nostro giornale Calabria.Live e l’emittente televisiva Telemia. Due testate autorevoli nel panorama regionale e, soprattutto, indipendenti, che hanno dedicato e stanno dedicando con assoluta imparzialità l’adeguata informazione sul voto reggino.

L’avv. Minicuci, probabilmente, ha idee un po’ particolari sul rapporto con la stampa, visto che domenica, nella segreteria politica di Forza Italia, ha testualmente dichiarato di essere disponibile al confronto con Falcomatà previo accordo con lo stesso, riservandosi di scegliere la data, la testata e i giornalisti. In democrazia, nei confronti, non si scelgono i giornalisti con cui discutere, ma si accetta di ricevere domande dalla stampa – di qualunque testata – alle quali si dovrebbe essere tenuti a rispondere. Nella trasparenza assoluta e nel rispetto totale di chi ascolta, ovvero degli elettori che hanno diritto della mediazione della stampa per parlare ai candidati e ascoltare i loro programmi.

Minicuci, dispiace dirlo, ha sbagliato e ha perso un’opportunità importante per far sentire, in libertà, le sue idee e rispondere alle domande sicuramente non concordate prima (!) di tre professionisti dell’informazione. Accanto a Luigi Palamara, in streaming, c’erano il direttore di Calabria.Live Santo Strati e il direttore di Telemia Giuseppe Mazzaferro. E dall’altra parte il sindaco Falcomatà che, con la correttezza che gli è da sempre riconosciuta, non ha rifiutato il fuoco di domande al quale l’hanno sottoposto i tre giornalisti.

Falcomatà dimostra di essere un politico, Minicuci sta studiando forse per diventarlo, ma dovrebbe cominciare a capire come funziona il confronto dialettico mediato dalla stampa: i giornalisti non sono al servizio di alcun candidato o di alcun partito (salvo a dichiararlo espressamente e agire di conseguenza) ma soprattutto non si scelgono. È andata male al presidente Trump che ha cercato di far allontanare una cronista “scomoda” da una sua conferenza stampa, figurarsi come andrà peggio (figurativamente parlando) al candidato Minicuci. La “malafigura” – come dicono a Reggio – avrebbe potuto risparmiarsela. (s)

Di seguito la registrazione dell’incontro con il sindaco uscente Falcomatà, trasmesso in streaming via Facebook:

Ballottaggi: nessun apparentamento, ma soltanto promesse di voto

Scaduto il termine per presentare eventuali apparentamenti di lista con i candidati al ballottaggio, sia a Reggio che a Crotone nessuno ha voluto percorrere questa strada. La cosa incredibile è che il rifiuto è venuto proprio dalle liste piccole che, in caso di vittoria del candidato sostenuto, avrebbero potuto allargare la presenza in Consiglio comunale.

A Crotone la sfida è, come per Reggio, all’ultimo voto, tra il candidato di centrodestra Antonio Manica (che al primo turno era supportato da dieci liste e ha preso 13.787 voti – il 41,60%) e il candidato delle liste civiche Vincenzo Voce (12.003 preferenze, con il supporto di quattro liste, al 36,22%). Su quest’ultimo si sono espressi con una dichiarazione d’impegno i parlamentari Cinque Stelle Elisabetta Barbuto (Camera) e Margherita Corrado (Senato) che hanno scritto: «Farà gli interessi veri della città e del territorio e non quello delle lobby che come avvoltoi stanno tirando fuori i loro artyigli per spolpare quel poco che rimane nella fase di transizione tra un feudatario occulto e un alto». Secondo le due parlamentari grilline, il candidato del centrodestra Antonio Manica «è lo specchietto per le allodole di un’armata Brancaleone». Nessuna dichiarazione di voto, invece è venuta dalle quattro liste di sinistra che sostenevano il candidato sindaco Danilo Giuseppe Arcuri (5.722 voti, 17,27%). Per la cronaca il M5S ha preso col candidato Andrea Correggia 1.626 voti, il 4,91 % ed entrerà in Consiglio comunale.

Altra aria a Reggio, dove in assenza di apparentamenti di liste, si sono registrate le dichiarazioni di Irene Calabrò (lista a Testa Alta-Psi) e di Saverio Pazzano (La Strada e Riabitare Reggio). La prima ha espresso l’auspicio che le forze di sinistra convergano tutte su Falcomatà. «È la squadra che vince non il singolo! – ha detto l’assessore Calabrò – Il risultato individuale di questa competizione elettorale non può e non deve essere argomento di dibattito. In gioco c’è il futuro della nostra Città! Indipendentemente dal risultato finale sento la necessità in questo momento di indirizzare ogni sforzo ed attenzione ad una partita molto più importante: sostenere Giuseppe Falcomatà al ballottaggio e confermarne la sua elezione. Quello che conta adesso è concentrare l’impegno di tutti al valore di una scelta che determinerà le sorti di Reggio Calabria, in termini di visione e di politica cittadina. Nessuno deve sentirsi esautorato dall’impegno diretto di concorrere a determinare il futuro della propria Città. Sosterrò in prima persona, e con il mio partito, il Sindaco Falcomatà e chiedo a tutti coloro che mi hanno dato fiducia di continuare a sostenere il percorso che abbiamo intrapreso, un progetto di normalità che deve vederci protagonisti e mai spettatori».

Saverio Pazzano de La Strada (4,32% di voti di lista) ha scelto, ovviamente, di stare dalla parte di Falcomatà che ha subito apprezzato. «Siamo davanti a un aut aut – ha dichiarato Pazzano –. Una scelta che abbiamo cercato in ogni modo di evitare, per questo candidandoci in modo indipendente con un progetto politico chiaro, coerente e schierato nel campo progressista e di sinistra. Adesso non possiamo fare finta di nulla e sottrarci alla verità che viene fuori dalla prima tornata elettorale: la cittadinanza ha scelto un ballottaggio tra i due grandi gruppi di centrodestra e di centrosinistra. L’elettorato ci ha premiato – e di questo ringraziamo profondamente –, ma non abbastanza da segnare da subito un cambiamento radicale in città. Si tratta di costruire con coerenza ed è proprio quello che faremo, con la nostra solita determinazione. Però adesso la legge elettorale impone questo aut aut. Cambia la domanda, che non è più “volete cambiare davvero tutto?”, bensì “quale dei due schieramenti storici volete che amministri la città per i prossimi cinque anni?”. Potremmo fare finta di nulla, farci da parte e lasciare che sia quel che sia. Ma abbiamo detto che questo è il tempo del coraggio, non possiamo sottrarci adesso e non ci nasconderemo per paura di perdere una parte di consenso. Chi ci ha scelti lo ha fatto perché siamo sempre estremamente chiari, senza infingimenti. Dobbiamo dire da che parte stiamo, e lo diciamo: sosteniamo il campo del centrosinistra e a questo ballottaggio invitiamo a votare in tal senso».

Pazzano ha specificato che «Non abbiamo pacchetti di voti e sappiamo che liberamente siamo stati votati, per cui l’elettorato sceglierà liberamente anche questa volta, ma ugualmente esprimiamo pubblicamente il nostro orientamento. Centrosinistra al ballottaggio. Restano sul tavolo tutte le considerazioni critiche fatte dal nostro movimento in questi anni verso l’amministrazione uscente, per cui – lo precisiamo – in caso di vittoria (come auspichiamo) del centrosinistra non accetteremo comunque alcun ruolo in giunta né altri incarichi dalla nuova maggioranza. Ci collocheremo in consiglio in posizione autonoma e di minoranza, così come hanno scelto gli elettori, per essere la spina nel fianco rispetto a temi e contenuti e aspetti programmatici fino ad oggi inevasi. Rimarchiamo che la nostra proposta politica rimane nei termini dell’alternativa radicale rispetto a quanto rappresentato da una classe dirigente che non si è affatto rinnovata».

Il leader del movimento La Strada anzi rilancia le sue proposte: «Sottoponiamo al centrosinistra da subito – dice Pazzano – alcuni punti per noi dirimenti che hanno segnato e continueranno a segnare il nostro agire dentro e fuori Palazzo San Giorgio.

  1. Chiediamo un audit pubblico sul debito, una operazione verità che Reggio attende da anni, per avere contezza precisa della natura del debito, per capire chi e in che termini siano i creditori ed individuare eventuali “debiti ingiusti”
  2. Vogliamo una posizione chiara e netta di contrarietà alla realizzazione del Ponte sullo Stretto, ipotesi che, se si concretizzasse, determinerebbe ricadute devastanti sull’area dello Stretto in termini ambientali e paesaggistici. Tale contrarietà dovrà concretizzarsi con azioni specifiche in tutte le sedi istituzionali (dal Consiglio comunale sino ai tavoli con il Governo).
  3. Vogliamo l’avvio immediato di tutti gli strumenti di democrazia partecipata previsti dallo Statuto e l’avvio di una procedura straordinaria per concertare insieme alla cittadinanza i contenuti specifici di una proposta di Recovery Plan cittadino ecologista e che ponga al centro il benessere delle persone, in vista dell’arrivo delle risorse previste dal Recovery Fund.
  4. Non vogliamo più pagare tariffe illegittime alla Sorical, così come sancito dalla Corte Costituzionale con sentenza del 2009; chiediamo quindi che il Comune di Reggio Calabria faccia valere tale sentenza al fine di recuperare i milioni di euro che, ingiustamente, sono stati addebitati ai reggini. Contestualmente vogliamo che venga sancito formalmente il principio che l’acqua è un bene comune che deve restare pubblico.
  5. Vogliamo l’apertura di un tavolo con Enti del Terzo Settore, mondo del volontariato e società civile per una radicale riorganizzazione degli interventi e dei servizi sociali che ponga al centro i bisogni delle persone e con un approccio organico ed integrato rispetto alle risorse di finanziamento.

Questi sono solo i primi cinque punti sui quali chiediamo un riscontro immediato, ma siamo pronti a confrontarci su molti altri temi oltre che proposte, su una strategia nuova di gestione dei rifiuti, sull’esigenza di rendere balneabile il mare del nostro litorale, sulla compilazione del dossier per la candidatura di Reggio Calabria a Capitale italiana della cultura e su tutte le misure volte a promuovere la crescita economica e sociale della nostra città. Confrontarci, lo ripetiamo, da minoranza indipendente».

Da parte del centrodestra non sono, ovviamente, mancate le risposte agli endorsement pro Falcolmatà: «Ai soliti trucchetti della peggior politica – si legge in una nota del coordinamento provinciale di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia – non ci si abitua mai. Capita di assistere cosi, dopo mesi di campagna elettorale dai toni forti e decisi, all’amorosa ‘unione di sensi’
tra Saverio Pazzano e Giuseppe Falcomatà. Come se gli attacchi, le critiche, le promesse di indipendenza e di non affiancarsi mai all’amministrazione uscente, si fossero verificate in un altro pianeta, o nel mondo dei sogni, ecco la piroetta improvvisa. Con l’imbarazzante scusa di contrastare ‘le destre’, o forse di combattere gli ormai celeberrimi invasori e colonizzatori provenienti dal nord (immagine fantascientifica esistente solo nella fervida immaginazione di chi le sta provando tutte pur di rimanere attaccato con le unghie alle poltrone) ecco che Pazzano dimentica quanto affermato fino a pochi giorni fa. ‘La Strada’, per citare la lista riferita al candidato sindaco Pazzano, è sempre la stessa. Dopo essere andati a caccia di facili consensi, dopo aver rassicurato gli elettori sul fatto che Falcomatà rappresentava un nemico da vincere, Pazzano fa dietrofront e annuncia (non in prima persona, probabilmente per la vergogna) che al ballottaggio sosterrà il sindaco uscente».
«Si tratta – dice ancora la nota – del miglior spot elettorale per la coalizione di centrodestra. Le false promesse e le bugie che hanno caratterizzato sei anni di pessima amministrazione Falcomatà si palesano nuovamente, in modo plastico, con l’inciucio rivoltante perpetrato sulla pelle dei reggini. Credevamo che i cittadini fossero stati offesi a sufficienza in questi anni, privati di servizi essenziali e della dignità. Invece al peggio non c’è mai fine».

E La Marcianò? Verso chi orienteranno i propri voti gli elettori della candidata “indipendente”? Nessuna dichiarazione da parte della docente universitaria che, ricordiamolo, ha conquistato il 13,88 % dei consensi. Una percentuale in grado di cambiare radicalmente il risultato del ballottaggio. Nino Minicuci, nella conferenza stampa di domenica, ha lanciato un timido appello. Troppo poco per conquistare il “cuore politico” della professoressa Angela. Bisognerà vedere cosa succederà in questi quattro giorni di fuoco, prima del ballottaggio. (rp)

 

A REGGIO, FALCOMATÀ VERSO LA VITTORIA
SALVO UN COLPO DI CORAGGIO DI MINICUCI

di SANTO STRATI – Reggio è una città divisa a metà. Facile ricavarlo e intuirlo dai risultati del primo turno delle Comunali: i tre punti di distacco di Falcomatà da Minicuci non indicano un fossato invalicabile, anzi potrebbero persino indurre a qualche ottimistica ripresa da parte del centro-destra. Ma non è così. Molti, tanti reggini hanno già deciso di riconfermare la fiducia al figlio di Italo, il sindaco della primavera reggina, di concedergli quel “secondo tempo” che Giuseppe Falcomatà ha chiesto con convinzione e con un po’ di spavalderia che lo ha sempre caratterizzato.

La controparte, l’avv. Antonio Minicuci, familiarmente chiamato da tutti Nino, sconta un peccato originale da cui è difficile mondarsi: per gran parte dei reggini è «l’uomo di Salvini», quindi votarlo significa aprire le porte, anzi spalancarle, a una Lega (non più Nord) ma per questo non meno insidiosa e pericolosa per tutto il Meridione, visti i principi ispiratori. In realtà, Minicuci ha tentato in tutti i modi di chiarire che la sua è stata una scelta fatta in nome di competenze e capacità (il sindaco di Genova Bucci – dove Minicuci era segretario generale del Comune – si è sperticato in elogi) e ha rivendicato la sua “non appartenenza” alla Lega. Conosce molto bene Salvini che lo apprezza tanto da averlo indicato, anzi imposto, agli alleati come «l’uomo giusto per Reggio», ma lui non si dichiara leghista, né tantomeno – dice – ha mai «preso la tessera del partito».

È stato facile, per Falcomatà – che ieri ha incassato un appello a suo favore di intellettuali e professionisti reggini, alcuni lontani da anni da Reggio, che chiamano alla mobilitazione contro la Lega – è stato un gioco da ragazzi cavalcare questo leit-motiv contro Minicuci.

E dire che, in genere, qualsiasi sfidante ha dalla sua il vantaggio di non avere nulla da farsi rimproverare, al contrario di chi ha amministrato – nel bene o nel male – una città. Ma è stato un vantaggio che Minicuci non ha saputo sfruttare e, onestamente, non sarebbero mancati gli argomenti su cui sfidare in un pubblico confronto (che a tutt’oggi non c’è mai stato) il sindaco uscente.

Falcomatà ha ereditato una città in pre-dissesto, questo bisogna riconoscerlo, e in diverse occasioni ha fatto miracoli per non dichiarare il crack, ma sono molte le cose che dovrebbe farsi perdonare, impegnandosi, prima ancora del voto finale del 4 e 5 ottobre – di portare a termine situazioni che richiedono spalle forti e capacità decisionale: l’aeroporto, il turismo, il lido comunale, i depuratori, il PalaGiustizia, senza dimenticare la piaga numero uno di Reggio, i rifiuti. Non basterà palleggiare le responsabilità di una città sporchissima al limite del rischio epidemia con la Regione o terzi corresponsabili, servono misure urgenti e radicali, di cui – per la verità – non si vede traccia nel programma. Poi dovrebbe, Falcomatà (ma anche Minicuci) presentare subito la squadra di governo che ciascuno ha in mente: lo abbiamo scritto qualche giorno fa, la Giunta che convincerà di più i reggini determinerà la vittoria di uno dei due sfidanti. E persino l’arcivescovo Giuseppe Fiorini Morosini ha ripreso l’argomento, senza voler dare indicazioni di natiura politica, riconoscendo la necessità per i cittadini di conoscere in anticipo i nomi della futura Giunta che ciascuno dei candidati ha in mente di formare, in modo da poter scegliere con obiettività e convinzione.

Ma nessuno dei due sfidanti pare disposto a cogliere tale appello. Sembra che la Giunta sia l’ultimo dei problemi, in questa cattivissima campagna elettorale dove si è visto di tutto, con prevalenza di scambio di insulti e contumelie tra i vari candidati, senza uno straccio di discussione sulle idee dell’una e dell’altra parte.

Quindi, a furor di popolo, Falcomatà riceverà il secondo mandato, vincendo facilmente su un centro-destra che, lo scorso dicembre, sembrava avere la vittoria a tavolino. Troppi errori di una coalizione che ancora non ha deciso cosa farà da grande, là dove – comunque vada – l’opposizione è il sale della democrazia e non una maledizione, come qualcuno incredibilmente arriva a pensare.

Falcomatà ha giocato da professionista le sue carte, con diverse mosse ad effetto e annunci forse troppo ottimistici sul dissesto che si allontana, ma non ha avuto dall’altra parte un avversario in grado di fronteggiarlo in modo adeguato.

L’uomo sbagliato nel posto sbagliato? Non è proprio così, Minicuci non è il diavolo, ma un uomo di apparato che conosce bene la macchina amministrativa e sa farla funzionare: è stato il metodo della sua candidatura che ha fatto saltare i nervi ai reggini, abituati a tutto e spesso indulgenti anche di fronte a gravi lacune di competenza e capacità, ma inesorabili a rifiutare imposizioni dall’alto. Figurarsi poi da Salvini.

Il Capitano, da quando ha mollato l’anno scorso in agosto il Governo gialloverde, a quanto pare continua a non azzeccarne una: ha deciso di “imporre” il suo candidato in una città che sconosce la Lega (alle comunali ha preso meno di Klaus Davi, appena il 4%) e che pur avendo molte simpatie a destra si è sparigliata sul personaggio.

Persino Cicico Cannizzaro, grande mago delle preferenze di Forza Italia non solo a Reggio ma in buona parte della Regione, in un primo tempo, si era schierato contro Minicuci, salvo poi a ritrattare tutto e farlo diventare – a un tratto – «l’uomo giusto per Reggio», con buona pace dei consiglieri comunali di Forza Italia che avevano annunciato il ritiro in caso di conferma della candidatura.

Ma Minicuci è un uomo della Lega? La domanda non è leziosa, perché – a sentire i sottovoce che circolano a Reggio –  avrebbe una via d’uscita da questa sconfitta imminente. Ma serve coraggio, tanto coraggio. Minicuci deve trovare la forza di dire a Salvini che la Lega a Reggio non esiste e difficilmente avrà progressi futuri, quindi occorre rinunciare a qualsiasi mira espansionistica a Sud, perché, comunque l’aria dello Stretto non fa per lui. E comunicargli – convintamente – che l’unica via di uscita da questa situazione sarebbe quella di proporre una Giunta con elementi esterni, provenienti dalla società civile. Tanto per fare nomi e cognomi: Angela Marcianò vicesindaco, Eduardo Lamberti Castronuovo assessore a Cultura e Legalità (incarico portato egregiamente a termine nella passata Amministrazione Provinciale), Klaus Davi assessore a Turismo e Reputazione. Tre personaggi in grado si sdoganarlo dalla Lega e liberarlo dall’immagine di “uomo di Salvini”. Tre personaggi apprezzati in città e garanzia di correttezza e legalità. Con il bagaglio di voti (escludendo Lamberti che non era candidato) sufficienti a garantire un’ampia vittoria.

Ma è un’ipotesi suggestiva, quanto irrealizzabile per una serie di motivi. La Marcianò ha scritto una lettera ai reggini per ringraziarli e rassicurarli che non accetterebbe mai di entrare in Giunta con Minicuci, per seguire il progetto politico Impegno per Reggio al quale intende dare seguito sulla scorta dei 13.165 voti ricevuti.

Rispettando al massimo le scelte della Marcianò, non si può non notare come questa – pur suggestiva – ipotesi in realtà sarebbe la legittimazione di “nuovo corso” per la città. La Marcianò sottovaluta il significato di un ruolo che avrebbe un grande rilievo proprio per la sue capacità e competenze. Senza contare che, accettando di fare il vicesindaco, avrebbe liberato un posto a una sua lista in Consiglio comunale soffocando i mugugni di candidati che si sono sentiti abbandonati dopo l’appello al voto disgiunto, personale e non di lista.

Sempre, nel campo della suggestioni, viene da pensare che con tre indipendenti in Giunta col cavolo viene fuori la trazione leghista di una qualsiasi amministrazione locale. A guadagnarne è semmai la città che recupera forze capaci e intelligenti per amministrare. E se Klaus Davi non escluderebbe questa via, il dott. Lamberti Castronuovo – convitato di pietra di queste elezioni – è rimasto a guardare, intuendo già che una mossa anti-Salvini, il mite Minicuci non la farebbe mai. Anche perché gli manca il coraggio di rompere con la Lega e di affrontare il fuoco (amico) degli alleati sulle scelte future della Giunta.

Bastano queste ragioni per far dormire sonni tranquilli a Falcomatà e fargli stravincere il ballottaggio. Con l’augurio che le promesse di questi giorni (non quelle della campagna elettorale) trovino realizzazione, con soddisfazione di quanti gli rinnoveranno la fiducia, ma anche per far pentire quanti gliela negheranno.

La città deve ripartire da zero: servono intelligenza, capacità e competenze. Le prime due Falcomatà ha mostrato di averle, per le competenze basta saper scegliere la squadra giusta ad amministrare una città difficile e piena di contraddizioni come Reggio. (s)

Reggio: Angela Marcianò analisi di un fenomeno mancato. E il suo messaggio ai reggini

Angela Marcianò entra in Consiglio comunale a Reggio per appena 270 voti: effetto della ricerca esasperata del voto disgiunto. Ecco l’analisi di Calabria.Live di un fenomeno mancato.

La chiave di lettura sta tutta in un post pubblicato da Angela Marcianò sulla sua pagina facebook mercoledì 16 settembre alle 12,47, dal titolo “Il voto disgiunto”, accompagnato da un video di 52” che spiegava come votare una lista di uno schieramento avverso e nello stesso tempo votare come sindaco la “professoressa terribile”.

Con quel post, la Marcianò ha lanciato un messaggio ambiguo a coloro che la seguono su fb, nei fatti ha mollato le proprie liste e puntato esclusivamente su un consenso personale che è puntualmente arrivato, anche se non nelle proporzioni che il suo staff si aspettava, tanto da favoleggiare addirittura un’entrata al  ballottaggio.

Il risultato è sotto gli occhi di tutti. Angela Marcianò è stata votata da 13.165 reggini, quasi il 14%, una percentuale enorme per una candidata che ha sciolto le riserve solo poche settimane prima della presentazione delle liste. Il problema è che le sue quattro liste si sono fermate ad un deludente 6,51%, qualcosa come più di 7.000 voti in meno della candidata a sindaco. Solo per un soffio, appena 270 voti, una delle liste collegata alla Marcianò ha superato lo sbarramento del 3%, consentendo alla candidata sindaco non eletta di entrare in Consiglio comunale.

Con quel post ambiguo – e certamente non gradito ai suoi stessi candidati – la “prof” ha rischiato seriamente di non entrare in Consiglio comunale, dilapidando il consenso e l’entusiasmo che pure è riuscita a suscitare attorno alla sua persona.

Anche un candidato alle prime armi non avrebbe commesso questo grossolano errore. Avrebbe semmai dovuto chiedere un voto per le sue liste e per i suoi candidati, dando il senso della squadra, del “noi” anziché dell’”io”.

La Marcianò, alla quale dobbiamo dare atto di avere intercettato la delusione e l’insofferenza dei reggini rispetto al sistema politico locale, non solo non ha preso atto di tale errore, ma lo ha addirittura aggravato con il post di ringraziamento pubblicato nella mattinata del 26 settembre (che riportiamo di seguito), nel passaggio in cui si lamenta che il video sul voto disgiunto non è stato sufficientemente divulgato dalle televisioni locali. Ammette in un certo senso che la ricerca del voto disgiunto è stata una precisa strategia e non frutto di ingenuità o scarsa esperienza politica.

Alla “prof” non mancano coraggio e passione politica. Ha sfidato tutti ed ha subito anche inaccettabili offese e oltraggi durante questa brutta campagna elettorale. Rischia però di essere un fenomeno politico passeggero. Con questi presupposti sarà difficile per la Marcianò costruire l’annunciato movimento per dare un seguito alla sua esperienza elettorale. Il sacrificio dei suoi candidati l’ha portata in Consiglio dove, evidentemente, farà valere le sue indiscusse qualità di docente e di politica. Ma per essere leader davvero c’è bisogno di altro. Il fenomeno, almeno per il momento, sembra evaporato. La sua giovane età le permetterà quasi certamente di avere un’altra occasione. Provaci ancora prof, come recita la fiction Rai. Ma sostituisca all’”io”, il “noi”. (dr)

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«Siamo noi il primo partito»

Ecco il messaggio ai reggini diffuso da Angela Marcianò sui social questa mattina (sabato 26 settembre).

Mia cara REGGIO è stato bellissimo battersi per Te !

L’ho fatto per i Tuoi figli migliori, per le mamme, per i bambini, per gli anziani, per quelli che, pur amandoTi, hanno dovuto lasciarti.

La nostra campagna elettorale per la Città ha profumato di fierezza e di orgoglio all’insegna della vera identità Reggina.

Ma, come ho sempre fatto, oggi più che mai devo ribadire quanto ho affermato in tutte le sedi pubbliche, senza arretrare di un passo davanti a niente e nessuno, anche quando il mio scomodo impegno mi ha comportato lo scotto di pesanti e ingiuste conseguenze personali.

‘Ndrangheta e Massoneria deviata continuano a determinare le sorti della Città, ma stavolta, come mai prima è successo nella storia di Reggio, noi da soli, con il nostro solitario coraggio di persone isolate, le abbiamo svilite e umiliate, anche se ci è mancata la forza per sconfiggerle.

Abbiamo ridicolizzato tutti coloro che hanno cercato di sminuire la forza dirompente del nostro messaggio di libertà e di indipendenza.

Adesso, a campagna elettorale finita, non posso che “ ringraziare” tutti coloro che hanno censurato ogni singola quotidiana iniziativa volta a far emergere un’alternativa per il bene della Città.

Siamo stati circondati dall’ostilità e dall’ostracismo, non è stato pubblicato né mandato in onda nulla che ci riguardasse e divulgasse le nostre idee, se non e soltanto le offese volgari e gratuite che altri strumentalmente ci hanno rivolto!

Non una parola è stata spesa o scritta sul nostro programma, sulle nostre iniziative nulla è stato reso noto alla collettività, la strategia del silenzio è stata lo scenario utilizzato per vanificare a nostra eroica battaglia !

Non nascondo la mia delusione nei confronti di chi si è prestato (e ringrazio i pochissimi che non lo hanno fatto) a certe bassezze elettorali, rendendo un pessimo servizio alla Città, e se non li scuso perché hanno tradito la loro deontologia, comprendo senza poterla giustificare, la loro condizione di sudditanza ai “poteri” politici forti che non li rende liberi.

Rispondo poi con un sorriso di compatimento ai tentativi di vario tipo di sminuire la mia credibilità, assegnandomi, secondo la convenienza, etichette improbabili, di volta in volta, da parte della coalizione di centrodestra, di comunista organica al PD e, da parte della coalizione di centrosinistra, di fascista. Per il ballottaggio invece andrei benissimo ad entrambe le coalizioni !

Come dimenticare le persone che hanno fatto battaglie per me, e poi si sono prostituite e messe al servizio dell’attuale Sindaco, impinguandone la rozza brigata, per la promessa di qualche briciola di pane, poveri mendicanti inginocchiati al tavolo di Epulone.

Comprendo pure che, non potendo scontentare i padroncini di turno, sedicenti femministe e pseudocomitati per le pari opportunità (con esclusione di qualche voce singola) hanno “dimenticato” di porgermi doverosa solidarietà, anche in un semplice comunicato, dopo l’attacco pornografico alla mia persona.

Allo stesso modo in cui garanti dei minori, tali diventati senza nemmeno sapere di esserlo, ovviamente appena nominati, sono stati utilizzati per dire che la Marcianò sfrutta il suo bambino in campagna elettorale, e tanto perchè era raffigurato in una foto, sorridente tra le mie braccia, quando indossava una maglietta reclamizzata, che era il dono spiritoso di miei parenti!

Miserie morali di gente senza dignità che si illude o meglio finge di avere vinto !

I manifesti che pubblicizzavano le mie iniziative sono stati puntualmente staccati appena affissi, sono state strappate centinaia di locandine per impedire che la gente venisse ad ascoltarmi, perché nessuno spazio doveva esserci per la Marcianò, “qui non vi dovete presentare” hanno detto o lasciato detto gli amici degli amici.

Pure il video sul voto disgiunto è stato ignorato dai mezzi di informazione telematici locali e ciò ha portato alla conseguenza che migliaia di schede sono state annullate ed altrettanti voti alla mia persona non mi sono stati attribuiti per presunte irregolarità solo formali, in seggi elettorali composti da nuclei familiari indicati dagli attuali consiglieri comunali.

Il risultato che gli avversari ostentano con orgogliosa sicurezza è stato soltanto il report di una solenne pessima figura di una accozzaglia malassortita di gente impaurita da una giovane donna che le ha riso in faccia con eleganza in ogni occasione e che l’ ha ammutolita in ogni confronto.

I leaders politici nazionali, tali solo per caso, che sono arrivati a Reggio a spese dei partiti per sostenerli e sponsorizzarli sono gli stessi che, a buona ragione, prima hanno sparlato di loro in mia presenza, anche in sedi pubbliche, sottolineandone le conclamate incapacità.

I capetti locali dei partiti sia di destra che di sinistra, quelli che adesso dichiarano coram populo di essere soddisfatti e contano sul pallottoliere il loro “pacchetto” di voti, dicono di credere o meglio vogliono far credere alla gente di essere stati confermati dal consenso popolare, pur confessando implicitamente di essere gregge senza pastore, e non risparmiano il loro disprezzo al loro candidato a Sindaco.

Ma, se non ci è mancato il coraggio, purtroppo non abbiamo avuto il tempo e le risorse umane ed economiche per far pervenire a tutti il nostro messaggio. Se solo tanta gente fosse stata affrancata dalla necessità di un posto di lavoro, che ancora i neo eletti promettono senza provarne vergogna, tutto il vecchio establishment sarebbe stato polverizzato. Basta leggere i nomi dei candidati per constatare quanti di questi sono stati assunti o sono in attesa di assunzione o di qualche altro beneficio.

Una voce girava in tutti gli ambienti, che cioè votare Marcianò era inutile perché al massimo sarebbe arrivata al 3 per cento dei voti; la Città ha risposto ben diversamente, assegnandomi oltre 13.000 preferenze, quando concorrevo con quattro liste di supporto che nell’insieme, erano composte da appena un centinaio di candidati, ossia un sesto delle altre truppe cammellate, che schieravano più di seicento candidati.

Ed allora è facile rilevare che il partito, che non era neanche tale, che ha ottenuto più voti non è ne Forza Italia ne il PD, ma è il movimento ideale, senza ideologie, alla cui guida c’è una donna libera che si chiama Angela Marcianò.

Ora che è finito il primo turno, memore delle esperienze passate, non cadrò di nuovo in errore, e resisterò ad ogni lusinga, rifiutando deleghe o assessorati, perché l’esperienza mi insegna che non mi verrebbe garantita la necessaria autonomia per poter cambiare questo apparato corrotto ed inefficiente. Da Sindaco eletto avrei rivoluzionato il “ sistema“ incancrenito, in qualunque altra veste credo che la mia battaglia verrebbe vanificata. Non mi fido e non voglio perciò espormi ad una nuova estromissione in corso di mandato, come è già successo ad opera del Sindaco Falcomatà, solo perché ero animata da reale volontà di cambiamento e di ripristino della legalità.

Per queste ragioni rifiuto ogni possibilità di apparentamento, a qualunque condizione.

Confermo con questa scelta, se mai qualcuno ancora ne dubitasse, che non ho mai cercato benefici personali durante la mia passata esperienza di amministratrice. Volevo invece il riscatto della mia Città, che la passata gestione ha già dimostrato ampiamente di non volere né potere garantire.

Un disastro amministrativo e sociale assoluto durato ben sei anni, caratterizzato solo da inefficienze e da un favoritismo impudente che non ha precedenti. Dall’altra parte politica era necessaria una scelta coraggiosa e dirompente per risanare il tessuto così brutalmente lacerato. Prevale ancora il trasformismo e l’ipocrisia, che emergono dal dato inoppugnabile della evidente discrasìa numerica tra le preferenze date ai candidati consiglieri e quelle più basse per la designazione del Sindaco, in entrambi gli schieramenti.

Per chiarezza, in questi ultimi giorni pur avendo ricevuto diverse richieste in tal senso, non ho volutamente incontrato nessuno per qualsivoglia trattativa o accordo di nessun tipo ! Se ho ritardato a scrivere è solo ed esclusivamente perché ho ripreso a lavorare immediatamente ed i miei studenti mi aspettavano per fare esami.

Per comprendere fino in fondo il sentimento che mi sta pervadendo nello scrivere queste parole, Vi invito per un solo istante a guardare il video del mio comizio finale a Piazza Duomo, una piazza affollata di gente meravigliosa e autenticamente libera e non truppe richiamate perentoriamente all’adunata come anonimi soldati senza dignità.

Da noi e tra noi c’era solo gente felice, che ha pianto di commozione e di orgoglio, che ha pregato perché si realizzasse il sogno della rinascita della Città e non per pietire un’opportunità per il proprio portafogli !

Su quel palco sono arrivata di corsa, quasi volando, perché mi sono sentita libera, leggera e felice di aver potuto dare un volto, un motivo e una speranza a tantissime persone per bene che hanno con convinzione dato la loro preferenza sul mio nome.

13.165 volte grazie e grazie anche alle migliaia di elettori che hanno sbagliato, per inesperienza, il voto disgiunto; quel voto per me vale comunque, perché é un voto per Reggio .

I voti a me dati sono voti di stima, di cuore, senza clientela, senza voto di scambio, senza ricatti, senza sponsor, con la censura di quasi tutti gli organi di stampa e soprattutto senza massondrangheta a fare da regia.

Noi abbiamo già vinto e ringrazio affettuosamente la mia squadra e il mio gruppo di lavoro, perché solo grazie a noi la Città per la prima volta nella sua storia recente ha avuto ed ha scelto un’ alternativa, e almeno al primo turno ha fermato il “sistema”, mettendolo decisamente in crisi.

Si è conclusa un’esperienza elettorale ma si apre un’avventura politica

con un Impegno per Reggio di cui annuncio la nascita e che, in queste settimane, ha trovato la culla sicura in una comunità palpitante all’unisono e desiderosa di null’altro se non di intraprendere un percorso aperto e sciolto da sconvenienti compagni di viaggio. Resta adesso l’impegno consiliare, e su questo assumo l’obbligo di essere una sentinella vigile ed instancabile in consiglio comunale. Il nostro progetto politico andrà avanti principalmente fuori dalle mura di Palazzo San Giorgio, forte del Potere della Libertà e dell’ Audacia dell’Indipendenza. (Angela Marcianò)

LA VERGOGNA DELLE SEZIONI “SCOMPARSE”
SCRUTINI FINITI A TARDA SERA A REGGIO

Ma ci sarà davvero il ballottaggio a Reggio Calabria il 4 e il 5 ottobre? Questa domanda è qualcosa di più di una provocazione. Tutti sanno che ci sarà, ma ufficialmente non è così, perché a più di 72 ore dalla chiusura dei seggi lo spoglio generale si è concluso solo a tarda sera e al momento in cui scriviamo non sono ancora stati proclamati ufficialmente i risultati del primo turno. Una situazione kafkiana che giustamente ha fatto dire al massmediologo Klaus Davi che cose del genere non accadono nemmeno nella Teheran degli Ayatollah.

Quattro sezioni a vario titolo non chiuse che hanno inchiodato anche il sito del Ministero dell’Interno, Eligendo, che ha continuato fino a. tarda sera a pubblicare il dato riferito a 215 sezioni su 218. Ma anche questo è un errore poiché in realtà le sezioni contestate erano quattro: la 34 (Scuola elementare S. Caterina, in via Italia), la 36 e la 38 (Scuola Ceravolo, viale Europa), e la 125 (vicino al Ponte di S. Anna, a Sbarre). A questo caos si aggiunge il giallo della sezione 205 (presso la Scuola Media Larizza, in Vico Botteghelle, a Reggio Sud) di cui non si trovava il verbale finale. Nell’elenco dei voti riportati nella sezione era assegnato a tutti i candidati un vistoso zero: un’inedita formula per non dichiarare che non ci sono più i verbali. Per fortuna, tutto si è definito con grande sollievo di tutti.

Ai due candidati che si sfideranno, Giuseppe Falcomatà e Nino Minicuci, questa situazione ha sottratto ben due giorni di campagna elettorale e di possibilità di stringere accordi di apparentamento (il termine stabilito dalla legge per queste operazioni scade lunedì mattina).

Non c’è dubbio che questo ritardo record, che purtroppo provoca una gran brutta immagine della città, ha leso direttamente il sacrosanto diritto dei due sfidanti ad organizzare la campagna elettorale in maniera serena e garantita. Si pensi, tanto per fare un esempio, anche al risultato finale delle singole liste che risulta in parte modificato dallo scrutinio delle sezioni “fantasma” e diventare tema di discussione politica in fase di ballottaggio. Intanto, anche se non è ufficiale, sembra che la lista di Klaus Davi ha superato il 3,02&, quindi entra di diritto in Consiglio comunale.

Sul piano puramente matematico, le quattro sezioni – dove erano in gioco poco più di 1600 schede elettorali – non possono modificare il risultato generale sui candidati sindaco, che è abbastanza consolidato. Ma qui intervengono questioni giuridiche, di rispetto delle leggi, che in un caso analogo, nel 2016, in un Municipio di Roma videro a forte rischio la celebrazione del ballottaggio.

Sicuramente, la mancata chiusura in termini fisiologici dello spoglio costituisce una macchia per questo ballottaggio. C’è materiale, evidentemente, per giuristi ed esperti di leggi e regolamenti elettorali. Sicuramente è una somma di incompetenze con presidenti e scrutatori per nulla informati e formati per l’incarico assunto. Basti pensare a quanto è accaduto alla sezione 34 dove il presidente del seggio ha annullato 41 schede marcandole con la propria firma e una X: è venuto fuori che solo dieci, effettivamente, potevano essere annullate. Quanto accaduto a questa competizione elettorale a Reggio non è certamente tollerabile, senza pensare a malafede e ingiustificabili prese di posizione a favore dell’una o dell’altra lista, c’è da constatare che sarebbe bastato consultare il vademecum fornito a tutti i presidenti di seggio dove sono illustrate (con immagini) tutte le situazioni di possibile criticità. In questi casi si cerca di rispettare la volontà dell’elettore e, per fortuna, è quanto è capitato in molte sezioni a proposito di schede contestate dai vari rappresentanti di lista. Il presidente della commissione elettorale del Tribunale, dott. Campana, che è dovuto intervenire a causa del ritardo negli scrutini (la legge impone che dopo 12 ore i plichi vanno sequestrati dalle forze dell’ordine e se ne deve occupare la commissione elettorale) s’è trovato con un lavoro immane (errori nei conteggi, verbali sbagliati, etc), con l’obiettivo di chiudere al più presto. Ma alle 21 di ieri sera ancora risultava una sezione non chiusa (la 125, a Viale Europa, Scuola Ceravolo), mentre è diventato un caso lo scrutinio della sezione 205 (presso la Scuola Media Larizza, in Vico Botteghelle) da cui erano scomparsi i verbali. Ora, considerando che ogni sezione in media ha da scrutinare circa 400 schede, possibile che per esaminare questa esigua quantità sia stato necessario un tempo interminabile? Qualcuno, prima o poi, dovrà pur dare qualche spiegazione e se ci sono responsabilità penali andranno perseguite senza indugio e con la massima pubblicità.

Si respira, insomma, una brutta aria di contestazione, ma, secondo la legge, le schede chiuse, in caso di contestazioni, possono essere ricontrollate solo in caso di un ricorso al Tar (costo medio 10mila euro) che probabilmente nessuno delle piccole liste (quelle più danneggiate da questa incredibile situazione) deciderà di presentare. Il caso più evidente è quella della lista di Klaus Davi che rischiava di essere esclusa dalla ripartizione dei seggi per appena una manciata di voti, che – evidentemente – sono usciti da queste quattro sezioni.

Certamente resterà un brutto esempio di disorganizzazione e incompetenza: peccato che a livello nazionale la cosa sembra non interessare alcuno. Nessuna testata nazionale, né stampa né tv ha fatto minimamente cenno del caso elettorale che si è registrato a Reggio. Dopo 72 ore lo scrutinio definitivo e stato consegnato alla città e i due sfidanti per Palazzo San Giorgio entro domenica dovranno dichiarare eventuali apparentamenti, mentre – come abbiamo suggerito ieri – gli elettori attendono di conoscere in anticipo la squadra di governo che ciascuno dei candidati ha in mente. Chi fa prima e soprattuto presenta una squadra affidabile, siamo pronti a scommettere, vince a colpo sicuro. (rp)

La fotografia della copertina è di Luigi Palamara.

ELEZIONI REGGIO / Analisi del voto disgiunto: battaglia sul fil di lana

Mai lettura del voto disgiunto è stata così semplice e scientifica come a Reggio Calabria. Il che può aiutare per capire i flussi che prevedibilmente si verificheranno nel ballottaggio, esperienza peraltro assolutamente inedita in riva allo Stretto.

Il “fenomeno Marcianò”, che ha preso il 7,41% in più delle sue liste, ha colpito inesorabilmente i due principali contendenti, ma non nello stesso modo. La “professoressa terribile” ha fatto più male a Nino Minicuci che non a Giuseppe Falcomatà. L’andamento del voto disgiunto è talmente plastico che non si presta a dubbi interpretativi. D’altronde, la presenza di una lista di estrema destra, come Fiamma Tricolore, nella coalizione della Marcianò, la dice lunga sulla sua caratterizzazione alternativa alla sinistra.

Facciamo un po’ di conti. Nino Minicuci perde, rispetto alle sue fortissime liste, il 7,41%, qualcosa come più di 5.000 voti. Giuseppe Falcomatà perde il 4,27%, tradotto in voti quasi 3.000 preferenze.

Poiché il candidato-bandiera della sinistra, Saverio Pazzano, ha preso l’1,45% più delle sue liste, è presumibile che questo dato sia stato eroso al consenso di Falcomatà. Il restante 2,61% di scostamento del sindaco uscente è stato assorbito da Angela Marcianò.

Il restante 4,80% di voto disgiunto in quota Marcianò ha invece colpito Nino Minicuci che, in aggiunta, ha prevedibilmente perso più di 1 punto e mezzo a favore del giornalista Klaus Davi, non sgradito all’elettorato di destra, che ha registrato poco meno di 2.000 voti in più della sua lista.

Quasi ininfluenti i minimi scostamenti, dell’ordine di decimali, nel voto disgiunto dei candidati Foti dei Cinquestelle, Tortorella, Putortì e Siclari.

I flussi che registriamo non fanno pensare ad un voto disgiunto organizzato, ad un “fuoco amico” che ha colpito Falcomatà e Minicuci, piuttosto ad un fisiologico spostamento di opinione pubblica rispetto a due candidati evidentemente non pienamente graditi dalle rispettive coalizioni. Ciò riguarda maggiormente il candidato del centrodestra Minicuci, il che è spiegabile con le polemiche che hanno accompagnato la sua indicazione e con il fatto che non è stato percepito come “reggino doc”.

I flussi da noi analizzati saranno decisivi per capire l’andamento del complicato ed incerto ballottaggio, al netto di possibili accordi o apparentamenti.

Possiamo intanto dire che alle urne del ballottaggio ci sarà una flessione di votanti  di almeno il 30%, secondo una tendenza che si è registrata in tutte le esperienze similari in Italia e in Calabria. Vale a dire prevedibilmente che si recheranno a votare per Falcomatà o Minicuci tra i 60.000 e i 70.000 reggini.

L’astensionismo colpirà entrambi i candidati, ma probabilmente non nella stessa maniera. E questo sarà un elemento decisivo. I due “eserciti”, costituiti dai candidati delle rispettive liste, si muoveranno per portare al seggio quanti più elettori possibile, anche perché la vittoria porterà in dote il premio di maggioranza e scatteranno 8 consiglieri in più. L’organizzazione sarà fondamentale.

Passiamo ai flussi, a prescindere da eventuali apparentamenti.

Su Falcomatà, è assai prevedibile che convergeranno gli elettori dei Cinquestelle, di Pazzano e Siclari, candidati sindaci della “sinistra-sinistra”, potenzialmente un 10% e solo una piccola parte dell’elettorato della Marcianò (1-2%).

Su Minicuci potrebbe confluire il consenso della maggior parte dell’elettorato della Marcianò (9-10%) e in parte quella del massmediologo Klaus Davi (2-3%).

Se consideriamo che al primo turno la differenza tra i due contendenti è stata di appena 3 punti, si comprenderà che il ballottaggio, sulla carta ovviamente, è incertissimo e si giocherà probabilmente sul filo delle percentuali. A meno che uno dei due contendenti non troverà la “chiave” per fare pendere la bilancia nettamente a suo favore, magari con un colpo di teatro come potrebbe essere la presentazione in anticipo della squadra, cioè della Giunta. (dr)

 

ELEZIONI REGGIO / Le dichiarazioni dei due candidati al ballottaggio

Nella serata di ieri Giuseppe Falcomatà e Nino Minucuci hanno incontrato, ciascuno nel suo quartier generale, i giornalisti per una dichiarazione. Luigi Palamara ha raccolto per Calabria.Live le due dichiarazioni, intervistando anche il sindaco uscente Falcomatà.

FALCOMATÀ

https://m.facebook.com/story.php?story_fbid=10216920222177960&id=1237628419

MINICUCI

Alle 20.30 diretta con Antonino MinicuciReggio Calabria 22 settembre 2020

Posted by Luigi Palamara on Tuesday, 22 September 2020

HA VINTO IL SÍ, È PREVALSO IL POPULISMO
EXIT-POLL: PARITÀ FALCOMATÀ E MINICUCI

di SANTO STRATI – I numeri la dicono tutta: hanno vinto Di Maio & Company, puntando tutto sull’odio anti-casta e la poco mascherata delegittimazione del Parlamento che gli italiani non hanno ben compreso. Ha vinto Zingaretti con un pareggio, nelle regionali, che non era per niente scontato, ha vinto il Governo che riceve, alla fine, una spintarella alla stabilità che sembrava in pericolo. In realtà, a proposito di quest’ultima considerazione, sarebbe invece opportuno pensare che, ora, si apre ancor di più il dilemma di posizioni tra dem e cinquestelle. Zingaretti potrebbe passare all’incasso cercando di ottenere il via libera fino ad oggi a vario titolo negato, ma l’obiettiva crisi interna dei grillini non renderà le cose facili e anzi i problemi si accentueranno. Il Pd deve a questo punto capire quanto vale l’alleanza mortifera con i grillini (ha vinto dove non era in tandem) e decidere se avviare finalmente il processo di riforme di cui l’Italia non può più fare a meno. Di fatto, le tante anime all’interno del Partito democratico, più divisive che mai, guardano a un congresso che tra una scusa e l’altra continua a non trovare una data. Mancava e manca tuttora un progetto politico che riesca a mettere insieme la sinistra che chiede di essere rifondata, nel rispetto delle diverse aspettative, ma con uno spirito riformista serio e cogente.

Un segnale evidente di come la gente non stia solo a guardare è l’inaspettata affluenza al voto del referendum: 45,21 % in Calabria, 53,84% in Italia. I fautori del No dovranno espiare a vita l’errore di comunicazione nell’impostazione della campagna: non c’è stato l’impegno necessario per spiegare, illustrare i contenuti dell’intera legge, pensando – come al solito – che l’intellighentia al potere avrebbe supplito all’insensatezza del . Del resto, data la percentuale bulgara di votanti a favore quando il provvedimento è passato in Parlamento, quanti hanno immaginato che sarebbe stato imbarazzante ex post dichiarare di aver sbagliato ad approvarlo? Resta, comunque, un buon segnale: in tempi di covid nessuno si sarebbe aspettato un’affluenza così alta. E chi pensava che la Calabria avrebbe votato No ha avuto sbattute in faccia le percentuali più alte d’Italia di a Crotone (81,9 %) e Cosenza (80,97), che hanno fatto diventare la regione la seconda in Italia in termini di adesione al(dietro al Molise).

La gente ha mostrato che ci tiene a votare, che vuole manifestare le proprie idee e vuole essere coinvolta dalla politica. È un controsenso, visto che il voto favorevole registrato segna il trionfo dell’antipolitica e del populismo anti-casta, ma è un indicatore ben preciso che i partiti – ormai in crisi profonda – dovrebbero tenere a mente. Soprattutto nella nostra regione dove si registra l’esempio più evidente della grande crisi della sinistra e del pd.

Si guardi a Crotone, dove è persino mancato il simbolo dem per una becera bega interna e la percentuale (ancora di stima) ottenuta dal candidato di sinistra fa immaginare di essere finiti in un’altra città, in un’altra regione, senza storia passata. Crotone, con la sua tradizione popolare e di sinistra, la rossa Crotone andrà a finire in un ballottaggio difficile tra liste civiche e centrodestra. I numeri delle proiezioni sono impietosi e, se verranno confermati, indicano la caduta libera della sinistra che ha perso se stessa, oltre che la speranza di tornare protagonista.

Anche a Reggio non si scherza. La destra che aveva la vittoria in pugno, con i troppi tentennamenti di Ciccio Cannizzaro e soci, è arrivata lacerata a pochi giorni dall’appuntamento con le urne, con un candidato “imposto” da Salvini e mal gradito dalla città. Un “burocrate” – secondo la voce popolare – che però sa perfettamente come funziona la macchina comunale (le esternazioni del sindaco di Genova Bucci a suo favore qualificano competenza e capacità) e rischia di restare fuori per un ballottaggio su cui nessuno è disposto a scommettere un centesimo. Nino Minicuci dovrà compattare la coalizione e modificare – a nostro modesto avviso – strategia di comunicazione: programmi e progetti vanno bene, autoincensamenti (lauree e affini) non portano voti. La scommessa sarà su quanti torneranno alle urne il 5 ottobre. La forte percentuale di votanti in città mostra la voglia dei reggini di tornare ad essere protagonisti della politica, ma bisognerà convincerli a tornare alle urne e indicare che strada vogliono intraprendere, se vogliono un’amministrazione di destra o una di sinistra.

La partita a tre, come previsto, ha finito per lasciare a terra l’elemento più debole della competizione. Angela Marcianò – terzo incomodo in questa cattivissima contesa comunale – sconta due errori gravissimi: il primo, aver aspettato troppo a lanciarsi nella competizione elettorale, rinunciando a tempo prezioso per inseguire e convincere la piazza. Chi è andata ad ascoltarla nei suoi comizi è rimasto ammaliato: ha grazia, mostra capacità, riesce a convincere chi le presta attenzione. Avrebbe avuto bisogno di altri due mesi almeno di campagna elettorale e sarebbe diventata una seria antagonista per il ballottaggio. Il secondo errore, che tradisce un’imperdonabile ingenuità politica, è aver accettato l’appoggio di Fiamma Tricolore-Msi, che ha permesso ai suoi detrattori di dipingerla come candidata dei “fascisti”. In verità, restiamo convinti che l’appoggio della Fiamma le abbia sottratto voti, senza portarle alcun vantaggio. Se la lista si fosse, astutamente, chiamata, per esempio, Reggio Tricolore (senza fiamme e orpelli di evidente ispirazione nostalgica) probabilmente nessuno avrebbe avuto da ridire. Ora si tratta di vedere dove andrà il probabile 12% di voti della candidata civica. Difficile o, meglio, pressoché impossibile che possano convergere sul sindaco uscente, ma non è scontato nemmeno che finiscano per favorire Minicuci. Il quale, però intelligentemente potrebbe chiamare a vicesindaco proprio la Marcianò, mettendola in seria crisi d’identità. Ottima scelta, ma andatelo a spiegare a quanti hanno difeso la totale autonomia della candidata dalle lusinghe destrorse. Un brutto impiccio comunque si guardi la situazione. È, comunque, un pacchetto di voti che può decidere il risultato del ballottaggio, soprattutto a favore di Minicuci.

Ballottaggio che per Giuseppe Falcomatà, invece, sembra non costituire una seria preoccupazione. Il sindaco uscente gioca la carta dell’«usato sicuro» che a Reggio ha sempre funzionato e potrebbe, oltrettutto, trainare i voti de La Strada di Saverio Pazzano che – secondo gli exit-poll – supererà abbondantemente il quorum minimo per portare a casa consiglieri comunali. Il giovane Falcomatà ha dalla sua liste forti, con candidati che hanno in dote una montagna di voti, quindi potrebbe prevalere su Minicuci senza affanno. Sempre che vengano confermati i dati dell’exit-poll che danno i due antagonisti incredibilmente appaiati (31-35%). Se invece ci sarà, come probabile, dallo spoglio uno scostamento da parte o dall’altra, andranno totalmente ripensate le strategie per conquistare l’elettorato reggino. E non sarà una passeggiata. (s)

I PRIMI EXIT-POLL SU REGGIO: confermate le previsioni del 27 agosto di Calabria.Live

Il primo exit poll sulle elezioni di Reggio Calabria conferma in pieno – salvo fisiologiche oscillazioni – le tendenze che Calabria.Live aveva fotografato già il 27 agosto, pubblicando uno studio riservatissimo basato su una serie di dati storicizzati e sulla composizione delle liste.

Ebbene – consentiteci questa punta di orgoglio – quello studio ha centrato sia lo scenario del ballottaggio (per la prima volta nella storia istituzionale e politica di Reggio Calabria) sia la forbice di consenso dei tre principali candidati a sindaco.

Infatti, l’exit poll Consorzio OpinioRAI ha assegnato una forbice tra il 31 e 35% per il sindaco uscente Giuseppe Falcomatà, praticamente identica a quella disegnata dalle nostre previsioni il 27 agosto (31-35%).

Leggermente sfalsate, ma non di molto, le previsioni sul risultato di Nino Minicuci che OpinioRAI colloca tra il 31-35%, mentre il nostro studio individuava la forbice tra il 40 e il 44%.

Assolutamente sovrapponibile anche la tendenza sull’outsider Angela Marcianò che sia OpinioRAI che il nostro studio riservato collocava tra il 10 e il 12 per cento.

Occorrerà attendere lo spoglio, ovviamente, per ragionare sui risultati veri e sullo scostamento dei vari candidati dalle loro liste. È bene ricordare che nel nostro studio, la coalizione di centrodestra era accreditata di una fornice tra il 41 e il 45%, quella di centrosinistra del 34-38%, quella civica della Marcianò tra il 5 e il 7%.