di PINO NANO – La notizia è di quelle che emozionano e che ti lasciano di stucco, soprattutto perché conosco Nuccio Ordine da almeno 40 anni, io appena arrivato alla Rai di Cosenza e lui incominciava a tenere le sue prime lezioni all’Università della Calabria.
È un lancio dell’Ansa del 5 maggio scorso, la più importante Agenzia Giornalistica Italiana e oggi tra le più accreditate d’Europa. Arriva da Madrid, e riguarda la vita e la storia di un grande intellettuale calabrese.
La riprendo in maniera testuale: «Il professore, filosofo e scrittore Nuccio Ordine, considerato uno dei massimi esperti sulla figura di Giordano Bruno, così come più in generale sul pensiero e della letteratura del periodo rinascimentale, ha ottenuto in Spagna il Premio Principessa delle Asturie 2023 nella categoria Comunicazione e Discipline umanistiche. La giuria dei Premi Principessa delle Asturie, uno dei riconoscimenti più prestigiosi tra quelli consegnati annualmente in Spagna, ha scelto Nuccio Ordine come vincitore di quest’anno da una rosa di 45 candidati. Al professore e filosofo calabrese è stato riconosciuto il merito della «difesa delle discipline umanistiche» e «l’impegno per l’istruzione e i valori radicati nel pensiero europeo più universale».
La cerimonia di consegna dei Premi Principessa delle Asturie, intitolati in onore dell’attuale erede al trono di Spagna Leonor, si terrà a ottobre prossimo, in presenza dei reali, nella città di Oviedo e sarà ripresa integralmente dalla prima rete televisiva spagnola. Per ognuna delle otto categorie di assegnazione, il premio è associato a una ricompensa di 50.000 euro.
Parliamo insomma di uno dei Premi “alla carriera” più prestigiosi del mondo, che dal 1981, anno in cui il Premio è nato, ha visto sulla ribalta spagnola il gotha dell’Accademia Internazionale, il fior fiore dei ricercatori e degli intellettuali che in ogni parte del mondo con il loro lavoro e il loro impegno hanno segnato la storia del mondo in tutte le discipline possibili.
Il premio assegnato al prof. Nuccio Ordine, per la sezione Comunicazione ed Umanistica costituisce dunque un evento accademico di primissimo ordine, e non solo per la categoria dei premiati ma anche per la composizione della giuria. Nei fatti per la Spagna è una sorta di premio Nobel di casa spagnola.
Prima di Nuccio Ordine questo solenne riconoscimento alla carriera era già toccato ad altri tre italiani, il grande musicista Ennio Morricone nel 2020, il maestro Riccardo Muti nel 2011, e l’attore Vittorio Gasmann nel 1997. Le decisioni dei giurati, uno per ogni premio, iniziano nel mese di maggio e continuano fino al mese di settembre, quando poi si definisce il premio per lo sport. Le riunioni dei giurati si tengono all’Hotel de la Riconquista, nel centro della capitale asturiana secondo una tradizione e un rito quasi sacro che si ripete uguale negli anni da 40 anni a questa parte. Il secondo giorno della riunione, il presidente della giuria rende pubblica la decisione.
I premi si consegnano al Teatro Campoamor durante una cerimonia presieduta fino all’anno 2014 dal principe Felipe, e dal 2004 anche dalla principessa Letizia, ed in seguito presieduta da sua altezza reale doña Leonor di Borbone-Spagna, principessa delle Asturie. Nel 2006 la Fundación Príncipe de Asturias ha celebrato il XXV anniversario dei Premi con un intenso programma di attività alle quali hanno partecipato personalità ed istituzioni che erano state premiate durante quegli anni. Le sculture che vengono consegnate sono state create dal grande Joan Miró.
Nuccio Ordine è ormai così famoso che persino la famosa Enciclopedia Treccani gli dedica una pagina biografica completa. “Ordine, Nuccio. – Filosofo italiano (nato a Diamante 1958)”. Ma c’è un dettaglio che la Treccani non racconta, e cioè che il professore non ha mai lasciato la sua casa sul mare di Diamante, e che a Diamante lui continua ostinatamente a vivere e a rientrare dai mille viaggi che da anni lo vedono impegnato in tutto il mondo.
«Mi interessano i valori universali, la giustizia, la solidarietà, il bene comune. I valori solidi della cultura. Mi scaglio – racconta lo studioso – contro quelle che Tocqueville chiamava le “bellezze facili”, che non richiedono sforzi né perdite di tempo. Non è un caso che abbandoniamo il greco e il latino, lingue che ingenuamente pensiamo ormai inutili, come non è un caso che le grandi case editrici stiano chiudendo le collane dei classici. I miei saggi, ricchi di citazioni, nascono anche da uno sforzo di umiltà, dall’esigenza di ridare la parola ai grandi del passato».
Personaggio di grande fascino, di immensa cultura, di profonda umanità, Nuccio Ordine ha una caratteristica che gli viene ormai riconosciuta nelle Università di mezzo mondo: la semplicità, il suo modo di essere sempre ed eternamente ragazzo di provincia, con questa sua consapevolezza del radicamento alle origini e del valore dei sentimenti e della memoria, grande pedagogo e straordinario interprete e testimone del suo tempo.L’uomo dal sorriso facile, dalla battuta sempre pronta, dalla stretta di mano poderosa, uomini d’altri tempi, impastati di rispetto e di senso della famiglia e dello Stato. Professori come pochi, che considerano gli studenti “cosa sacra”.
Professore, a chi dedica oggi questo ennesimo Premio alla Carriera?
«Non potrei non dedicarlo al mio mondo, che è il mondo degli studenti, a cui io dò l’anima e tutto me stesso, perché li considero i miei figli, alla stregua dei miei libri e delle mie ricerche. Senza i miei studenti, non avrebbe senso la mia vita, e senza di loro, senza i loro stimoli, la loro voglia di capire e di apprendere, io non sarei mai cresciuto per come poi credo sia accaduto».
Che rapporto reale ha lei con i suoi studenti?
«Quello che potrei avere con i miei figli se li avessi, e con la famiglia che invece non ho mai costruito, ma con la vita che faccio e con gli obbiettivi che mi ero prefissato da giovane sapevo che sarei stato un pessimo padre, un pessimo marito e forse anche un pessimo capofamiglia. Sapevo che la mia casa sarebbe stata in giro per il mondo, che le mie ricerche mi avrebbero portato lontano dalla Calabria e poi mi avrebbero riportato a casa, ma nei lunghi viaggi di lavoro e di studio c’è poco spazio per tutto il resto».
Uno come lei avrebbe potuto rimanere a Yale, o a Parigi dove l’adorano, o a Berlino dove l’hanno inseguita per anni, e invece lei è tornato al Campus dove si era laureato?
«Lo avevo giurato a me stesso, appena laureato. Qualunque cosa mi avrebbero offerto fuori e lontano dalla Calabria l’avrei rifiutata a priori. Perché dovevo restituire alla mia terra e alla mia Università quello che i miei maestri del tempo mi avevano trasferito e donato. Sentivo di avere un dovere morale da adempiere con i calabresi, che era quello di ricambiare quello che io avevo avuto da questo Campus. Se non ci fosse stata l’Università della Calabria io probabilmente non mi sarei neanche laureato, non avrei potuto andare fuori a studiare, e invece sono stato fortunato, sono rimasto qui ad Arcavacata dove ho trovato professori che mi hanno preso per mano e mi hanno indicato la strada da percorrere. Questo mi ha legato al Campus calabrese più di ogni altra cosa al mondo. Ecco perché sono ancora qui, e qui resterò per sempre. Fino alla fine”.
Al giornalista Emiliano Morrone spiega la sua filosofia di vita in questo modo: «Nel mondo intero, l’istruzione, la scuola e l’università sono state piegate verso il mercato. Oggi i giovani sono spinti a credere che debbano studiare per imparare un mestiere e guadagnare tanti soldi, sempre di più con le nuove tecnologie. Noi non stiamo formando dei cittadini colti, al contrario delle università e delle scuole del passato. No, stiamo formando consumatori passivi, cioè consumatori abituati, anche a scuola, ad usare la tecnologia, quindi a diventarne sempre più schiavi. Con molta chiarezza, Foucault ci diceva che per essere sorvegliato dovevi stare in un carcere, dovevi stare in un ospedale psichiatrico. Oggi, invece, tu sei controllato 24 ore su 24 da strumenti tipo smartphone, Gps eccetera. Allora non vedi le sbarre della prigione; non vedi l’occhio del “Grande Fratello” che ti controlla; non vedi e quindi sei felice di usare uno strumento che in realtà è la tua prigione. Questo stiamo facendo nelle scuole e nelle università: abbiamo abbassato il livello culturale».
Presidente del Centro Internazionale di Studi Telesiani, Bruniani e Campanelliani, le sue opere sono tradotte oggi in 24 lingue (33 paesi), tra cui cinese, giapponese e russo. Ma nonostante questo Nuccio Ordine è uno di quegli intellettuali italiani che non si è mai montato la testa, che ha incontrato e conosciuto gli scrittori e i filosofi più famosi del mondo, con cui ha condiviso ricerche e metodi di analisi, e a cui ha insegnato che in fondo allo stivale italiano c’è un paese bellissimo che si chiama Diamante, e un mare sublime che è il Tirreno e che la sua terra di origine, che si chiama Calabria, è così bella e affascinante che non ha nulla da invidiare a nessun altro paese al mondo.
«La cultura ci insegna che la Verità non si possiede ma si cerca. Coloro che pensano di possedere la verità diventano ignoranti, violenti, intolleranti. Cercare la verità significa essere umili e misurare non quel poco che sappiamo ma quell’immenso sapere che ci sfugge e che non potremo mai abbracciare per intero».
Accademico di altissimo profilo internazionale, Nuccio Ordine è Visiting professor nei più importanti atenei statunitensi ed europei, dal 2001 professore ordinario di Teoria della letteratura presso l’Università della Calabria e dal 2005 di Letteratura italiana nel medesimo ateneo, è tra i massimi studiosi del Rinascimento e di Giordano Bruno, cui ha dedicato tra gli altri i saggi, tradotti in varie lingue, La cabala dell’asino: asinità e conoscenza in Giordano Bruno (1987), La soglia dell’ombra: letteratura, filosofia e pittura in Giordano Bruno (2003) e Contro il Vangelo armato: Giordano Bruno, Ronsard e la religione (2007). Tra i temi centrali dei suoi studi occorre citare quelli sul dialogo e la novella cinquecenteschi (Teoria e situazione del dialogo nel Cinquecento, 1987; Teoria del riso e teoria della novella nel Cinquecento, 1996) e quelli sulle relazioni tra i saperi del Rinascimento (Le rendez-vous des savoir. Littérature, philosophie et diplomatie à la Renaissance, 1999).
Insignito in Francia dei titoli di cavaliere (2009) e di commendatore (2014) dell’Ordre des palmes académiques, oltreché della Légion d’honneur (2012), Nuccio Ordine è inoltre membro d’onore dell’Istituto di filosofia dell’Accademia russa delle scienze (2010), curatore di prestigiose collane editoriali nazionali ed estere e collaboratore del Corriere della sera. Tra i suoi lavori più recenti vanno citato i saggi L’utilité de l’inutile: manifeste ( 2013) in cui ribadisce la necessarietà di quei saperi il cui valore essenziale è totalmente scevro da finalità utilitaristiche, Tre corone per un re. L’impresa di Enrico III e i suoi misteri (2015), serrata indagine sulla politica attuata dal sovrano francese per porre fine ai fanatismi e alle guerre di religione, Classici per la vita. Una piccola biblioteca ideale (2016), illuminante invito alla lettura dei testi fondamentali della letteratura mondiale, Gli uomini non sono isole. I classici ci aiutano a vivere (2018), un inno ai classici e a ciò che nella società viene considerato ingiustamente inutile perché non produce profitto, e George Steiner. L’ospite scomodo (2022), testimonianza dell’amicizia personale e intellettuale con il critico.
In bocca al lupo allora, professore…
«Ma non ci davano del tu una volta».
Sì, ma allora eravamo ancora tutti e due molto giovani, e lei non era ancora una stella della cultura internazionale.
«Ti prego, riportiamo tutto a quando ci siamo lasciati. È più bella così la vita, non credi?». (pn)