La Cgil Calabria in piazza a Roma per il diritto alla salute

Ci sarà anche la Cgil Calabria alla manifestazione in programma sabato 24 giugno a Roma, in difesa del diritto alla salute delle persone e nei luoghi di lavoro,  oltre che per la tutela e il rilancio del servizio sanitario nazionale, pubblico e universale.

Si tratta di temi fondamentali in uno Stato Sociale e sanciti dalla nostra Carta Costituzionale ma che stanno diventando privilegi. Mai come ora il diritto alla cura è in pericolo. Chiediamo e vogliamo che ci sia più personale nelle strutture pubbliche, ma anche che questo abbia contratti e salari adeguati. Chiediamo che ci sia un impegno radicale nel ricostruire pezzo per pezzo un sistema sanitario in via di smantellamento. Ancora di più in una Calabria che da oltre dieci anni paga le conseguenze di una spending review lacrime e sangue.

Nonostante i tanti annunci, proclami e spot dell’attuale commissario ad acta, ossia il presidente della Regione Roberto Occhiuto, nulla è cambiato. Si continua a morire per mancanza di ambulanze e di medici, le liste di attesa sfiorano in alcuni casi i due anni di tempo per potere effettuare una visita o un esame diagnostico, manca personale nei reparti, con un sovraccarico di lavoro importante e continui disservizi.

Si registrano gravi ritardi nella istituzione e operatività delle strutture sanitarie territoriali e nella costruzione dei previsti nuovi ospedali.Sempre di più necessaria l’adeguatezza della rete ospedaliera ma anche una chiara risposta alle aree interne in termini di esigibilità dei servizi di medicina del territorio.

Tanti gli ambulatori che funzionano a singhiozzo, mentre proseguono le chiusure di reparti. Giusto ieri l’annuncio della cessazione del punto nascita di Corigliano Rossano per la mancanza di medici utili a coprire tutti i turni.

La medicina territoriale è pressoché inesistente, così come nei Lea la Calabria è insufficiente in tutti gli ambiti. Così avanza la marcia della privatizzazione della sanità che sta inglobando anche ambiti che prima erano prerogativa esclusiva della sanità pubblica.  Il diritto alla salute è ormai difficile da esigere, una questione riservata ai pochi che possono permettersi di pagare per le prestazioni.

Bisogna smettere di parlarsi addosso, bisogna agire e farlo in fretta! Serve un piano straordinario pluriennale di assunzioni che vada oltre le stabilizzazioni e il turnover, superi la precarietà della cura e di chi cura, garantisca dignità alle persone non autosufficienti.

Serve un cambio di passo che riguardi anche la tutela della salute e sicurezza sul lavoro, rilanciando il ruolo dei servizi della prevenzione, ispettivi e di vigilanza.

Serve uno Stato Sociale! Il 24 giugno saremo in piazza per fare sentire le ragioni di tutti e tutte, per chiedere il rispetto della Costituzione, per un Paese unito e solidale. (rrm)

CROTONE, NECESSARIA BONIFICA DELL’EX
AREA INDUSTRIALE: C’È RISCHIO SANITARIO

di FRANCO BARTUCCIA causa degli elevati livelli di inquinamento risulta tra i 42 siti italiani ad elevato rischio sanitario, classificati come di interesse nazionale (Sin), da sottoporre con urgenza ad interventi di bonifica.  Secondo i dati elaborati dagli epidemiologi, sono proprio i Sin le aree del Paese dove si muore e ci si ammala di più, fin dalla più tenera età.

 Lo studio in oggetto è stato realizzato attraverso un approccio multidisciplinare ad un tema complesso da un team di ricercatori di provenienza eterogenea: Salvatore Procopio, responsabile del laboratorio fisico del Dipartimento provinciale Arpacal di Catanzaro e Filomena Casaburi, responsabile del laboratorio bionaturalistico e Direttore del suddetto laboratorio e Anna Mastroberardino, fisico delle particelle elementari del Dipartimento di Fisica dell’Unical.

La sinergia tra Arpacal e Unical, per lo studio della problematica ambientale del sito di Crotone, è iniziata nel 2018, con l’attivazione del Master “Utilizzo delle radiazioni ionizzanti e radioprotezione all’Unical”. Il suddetto percorso, nato con la finalità di formare professionisti in grado di operare nella valutazione e protezione dal rischio derivante dall’utilizzo delle radiazioni ionizzanti, ha sollevato l’esigenza della creazione di un presidio di competenze professionali in grado di far fronte alle esigenze specifiche del territorio in tema di gestione dei rifiuti radioattivi e bonifica ambientale. 

Ad entrare nel merito della ricerca sull’ex area industriale di Crotone è la prof.ssa Anna Mastroberardino, del dipartimento di Fisica dell’Università della Calabria, che ci fa notare come al Sin si affiancano, in tutto il territorio della provincia di Crotone, altre aree contaminate, a seguito delle pregresse attività industriali, in cui è stata riscontrata nel corso degli ultimi anni, da istituzioni territoriali di controllo, prevenzione e ricerca quali Asl, Arpacal, Unical,  la presenza di materiali e residui contenenti Norm (Naturally Occurring Radioactive Materials).

«Questi scarti di lavorazione delle industrie del fosforo, solo parzialmente smaltiti in discariche per inerti – ci dice la docente dell’UniCal – sono stati riutilizzati a causa delle buone proprietà meccaniche nell’edilizia civile. Rilevanti quantità di rifiuti tossici in concentrazioni sconosciute sono pertanto incorporate nel manto stradale, poi ricoperto dall’asfalto, spesso emergenti a livello superficiale visto lo stato di degrado delle strade, con conseguente alterazione delle caratteristiche del suolo, del sottosuolo e delle acque sotterranee circostanti, a causa della prossimità dei rifiuti tossici all’acquifero. La mappa dei siti contaminati del Crotonese, recentemente realizzata da Arpacal, conferma la presenza di una contaminazione diffusa, sia chimica che radiologica, in vaste aree del territorio a latere del confine industriale, determinando un aumento significativo dei livelli di radioattività ambientale nell’area».

L’attività di un gruppo di studio, da qualche anno impegnato nella tematica ambientale e nelle implicazioni per la salute da varie angolazioni disciplinari, ha portato di recente alla pubblicazione di un articolo dal titolo Toxicity evaluation of the contaminated area of Crotone from biological indicators: a multispecies approch, pubblicato sulla rivista internazionale Environmental Monitoring and Assessment del gruppo Springer Nature

«Nello studio – ci spiega la prof.ssa Anna Mastroberardino – si utilizza per la prima volta la valutazione eco tossicologica per l’analisi del rischio legato ad un fenomeno di trasferimento di inquinanti che rappresenta realmente una sfida scientifica, trattandosi di una miscela di molteplici problematiche e di processi dinamici che si evolvono nel tempo e di lunga durata. L’ecotossicologia ha un ruolo determinante per la comprensione delle traiettorie ambientali dei diversi contaminanti a vari organismi viventi, acquatici e terrestri, considerabili organismi sentinella nella valutazione dell’alterazione dell’habitat contaminato». 

«L’approccio multispecie nell’utilizzo di bioindicatori è anche funzionale alla verifica dello stato di salute della catena alimentare, con effetti sulla salute e sullo sviluppo del territorio, laddove il sistema agroalimentare costituisce l’elemento distintivo di talune produzioni regionali». 

Nello studio in oggetto, per l’esecuzione dei test ecotossicologici, sono stati utilizzati tre diversi indicatori biologici, due acquatici e uno terrestre, appartenenti ai diversi livelli della catena alimentare: produttori, consumatori, decompositori, tra i quali i batteri bioluminescenti della specie Vibrio fischeri, il piccolo crostaceo d’acqua dolce Daphnia magna e i semi di crescione e sorgo. 

«Lo scopo della ricerca – ci ha detto ancora la docente del dipartimento di Fisica– è stato quello di determinare le concentrazioni dei residui fosfatici prelevati nelle aree contaminate alle quali l’effetto tossico è rivelabile e quindi stabilire le “diluizioni di sicurezza” che debbono essere rispettate affinché l’ambiente biologico che ospita le sostanze inquinanti sia salvaguardato nella sua funzionalità. Lo studio ha rivelato una inibizione della funzionalità di tutti i sistemi biologici testati per valori elevati di concentrazione dei contaminanti, al di là della differente sensibilità dei bioindicatori nella valutazione di tossicità nei diversi ecosistemi».

«A questo livello preliminare – ci tiene a precisare la prof.ssa Anna Mastroberardino – i dati indicano un potenziale rischio per gli ecosistemi naturali del luogo, oltre che per la salute umana. Le soglie di tossicità misurate sono, infatti, paragonabili o addirittura inferiori alle concentrazioni dei contaminanti dell’area indagata e gli inquinanti possono entrare direttamente a contatto con i sistemi biologici dell’ambiente circostante, data la particolarità del territorio di ospitare rifiuti pericolosi spesso non coperti da suolo o altro materiale e incorporati nell’asfalto delle strade».

«Entrando direttamente a contatto con l’ambiente circostante, questi inquinanti possono essere trasportati dall’acqua, dall’aria, da specie migratorie e portati lontano da dove sono localizzati, entrando anche nella catena alimentare. Alle problematiche collegate al rischio chimico e a quello radiologico da esposizione e inalazione, si aggiungono, dunque, le molteplici implicazioni associate al possibile passaggio di radioisotopi dall’ambiente all’uomo attraverso la catena degli alimenti».

Di emergenze ambientali e sanitarie come delle figure professionali legate a questi aspetti se n’è discusso molto in un Congresso Nazionale tenutosi a Crotone nel novembre 2019 dal titolo: La protezione ambientale e sanitaria del territorio calabrese. Programmare la rinascita: il caso Crotone. L’evento ha permesso un confronto stimolante tra rappresentanti del mondo scientifico e sanitario, ordini professionali e rappresentanti istituzionali locali, ma non ha visto la partecipazione dell’Assessorato regionale competente della Giunta regionale dell’epoca.

Di queste esperienze di lavoro, ricerca e studio rimangono oggi delle immagini fotografiche che si trovano nel servizio, che mostrano il buon numero di ricercatori, tecnici e studenti interessati a tali problematiche ambientali mostrando preparazione, competenza professionale ed interesse per perseguire risultati per il bene della Calabria.

Conoscere il presente per un rilancio del lavoro di ricerca e disinquinamento dell’ambiente

Prima di entrare nel merito più specifico di questo importante lavoro di ricerca sull’inquinamento dell’ex area industriale di Crotone per conoscerne gli sviluppi rispetto al rapporto con il mondo politico regionale, dopo il periodo pandemico che ha rallentato di molto varie situazioni di gestione dei servizi sanitari, è il caso di approfondire la conoscenza della prof.ssa Anna Mastroberardino, professore associato presso il Dipartimento di Fisica dell’Unical. 

Dal 1998 si occupa di ricerca sperimentale nel campo delle particelle elementari, nei maggiori laboratori europei, Cern a Ginevra e Desy ad Amburgo. Grazie alle collaborazioni internazionali dei fisici dell’Unical, avviate dal Professore Giancarlo Susinno, di cui è stata allieva, ha partecipato alle ricerche che hanno portato, nel luglio 2012, alla scoperta del Bosone di Higgs, Nobel per la Fisica 2013.

Nel 2018 ha diretto il Master Universitario “Utilizzo delle radiazioni ionizzanti e radioprotezione all’Unical”, percorso che ha segnato l’avvio di una nuova attività di ricerca, tecnologica e multidisciplinare, negli ambiti della radioprotezione, delle scienze della vita e del monitoraggio ambientale. È autrice/coautrice di oltre 1200 pubblicazioni su riviste internazionali con referee, per un corrispondente Hirsch factor (H-index) di 127 (fonte Scopus).

«Con l’insediamento della nuova Giunta regionale, guidata dal Presidente, on. Roberto Occhiuto, i rapporti con il mondo della politica regionale sono ripartiti», ci dice la docente universitaria.

«Al di là di ciò che è accaduto nel passato, il piano delle bonifiche avviate nel Crotonese durerà a lungo e sarà accompagnato da molteplici aspetti critici e anche innovativi da considerare. Se, da una parte, la rimozione e movimentazione dei materiali contaminati, con possibile dispersione aerea di materiale radioattivo, rappresenta una situazione di rischio sanitario, da monitorare costantemente, dall’altra offre l’opportunità di un laboratorio a cielo aperto per la valutazione del rischio radiologico in condizioni sperimentali mai verificate e non riproducibili. Questo crea un’opportunità di formazione in campo per nuove figure professionali in grado di esportare l’esperienza, così acquisita, verso simili realtà territoriali afflitte da contaminazione».

«La problematica, oltre che di tipo sociale e sanitario, ha rilevanza anche scientifica. Continuare a ignorare le enormi potenzialità dei processi di bonifica, oltre che privare centinaia di migliaia di persone della possibilità di vivere in ambienti sicuri e salubri – è il pensiero della prof.ssa Anna Mastroberardino – comporta anche sprecare immani risorse a fronte del vantaggio, anche economico, rappresentato dal risanamento  di questi territori, per i quali non esiste, allo stato attuale, una proposta di riqualificazione e riuso». 

«In tutto ciò la ricerca scientifica può giocare un ruolo importante per rendere queste azioni di decontaminazione più mirate ed efficaci; mitigare gli effetti sanitari su popolazioni che continueranno a  vivere per anni in luoghi altamente inquinati e anche per immaginare la riqualificazione delle aree post-bonifica. Il coinvolgimento diretto in questi processi risponderebbe del resto alla missione originaria dell’Unical di attenzione verso un territorio così degradato e fragile».

Occorre creare un centro di ricerca specifico per restituire al patrimonio culturale mondiale uno dei siti storicamente e archeologicamente più rilevanti della Magna Graecia.

Dall’incontro con la prof.ssa Anna Mastroberardino scaturisce l’idea che il sostegno politico è inevitabile quanto necessario per dare incisività a queste ricerche tramite azioni mirate di finanziamento, che consentano l’avvio di attività sistematiche di studio per la sorveglianza epidemiologica nel territorio, verifiche in corso d’opera, diffusione dei risultati, dialogo con la comunità coinvolta e progettazione per il post-bonifica, in un contesto competente e senza conflitti di interesse. È quanto i ricercatori del dipartimento di Fisica dell’UniCal e dell’Arpacal chiedono al Presidente della Regione Calabria, on. Roberto Occhiuto.

«Sarebbe un beneficio collettivo se le operazioni di bonifica in corso – ci dichiara la prof.ssa Anna Mastroberardino – potessero ripartire con il piede giusto anche grazie agli strumenti specialistici messi a punto dai ricercatori del territorio, attraverso la creazione di un centro di alta formazione quale presidio permanente di controllo ambientale, riferimento per tutto il Mezzogiorno come polo di ricerca e di innovazione, nella duplice prospettiva del recupero e della fruizione delle aree disinquinate. È possibile immaginare oggi una ripresa esemplare proprio da queste aree, non a beneficio di chi le ha ridotte in questo stato, bensì per restituire al patrimonio culturale mondiale uno dei siti storicamente e archeologicamente più rilevanti della Magna Graecia». 

«Inserire in queste attività di recupero del territorio la creazione di un centro di ricerca  consentirebbe di rimettere al centro dello sviluppo l’industria culturale, rispettando la vocazione storica locale, così come la generazione di nuove professionalità, calibrate sulle necessità emergenti del settore, facendo della Regione un riferimento formativo per tutto il Sud». (fb)

PER LA TUTELA DI “SALUTE E BENESSERE”
PROGETTO VERDE E BLU DELLA CALABRIA

di ANTONIETTA MARIA STRATI –Promuovere la salute e il benessere attraverso il buon uso degli spazi versi e blu. È questo l’importante e straordinario progetto di cui la Calabria, attraverso l’Arpacal, guidata dal commissario straordinario, Emilio Errigo, è capofila.

Un traguardo non di poco conto per l’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente della Calabria, che è sempre stata in prima fila per quanto riguarda la tutela e la salvaguardia dell’ambiente. Questo importante progetto, di cui l’Arpacal curerà il coordinamento tecnico, è stato avviato lo scorso 19 gennaio, ed è finanziato dal ministero per la Salute, nell’ambito del Piano Nazionale per gli investimenti Complementari (PNC) – E.1 Salute, Ambiente, Biodiversità e Clima 1.4: Promozione e finanziamento di ricerca applicata con approcci multidisciplinari in specifiche aree di intervento salute-ambiente-biodiversità-clima.

Il progetto, della durata di quattro anni (scadenza 31/12/2026), dovrà mettere in atto iniziative di studio, formazione e comunicazione per promuovere l’uso corretto, consapevole e partecipato delle aree verdi e blu, implementando le politiche per la pianificazione, manutenzione, gestione delle aree verdi e blu urbane per migliorare la conoscenza degli effetti associati alla salute. Si focalizza sulla razionalizzazione e l’upgrade delle conoscenze esistenti, l’accessibilità e la funzionalità delle infrastrutture verdi e blu.

Quest’ultime forniscono diversi servizi alla cittadinanza la cui importanza è stata riconosciuta di recente dall’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), tuttavia la realizzazione di nuove aree e la stessa gestione di quelle esistenti non tengono conto dei potenziali impatti positivi e negativi che la vegetazione e le infrastrutture verdi e blu possono avere sul benessere della cittadinanza e sullo stato di salute fisico e/o psichico o sulla comparsa di malattie.

Il progetto, articolato su 4 obiettivi, suggerisce azioni mirate, in aree selezionate come casi studio, per fornire ai decisori e alla cittadinanza informazioni e conoscenze utili per una gestione e fruizione ottimale delle predette infrastrutture. Iniziative pubbliche consentiranno il trasferimento delle esperienze dalle aree studio a tutto il territorio nazionale. Il progetto mira a raggiungere diversi Obiettivi dello sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030: Salute e benessere, Istruzione di qualità, Riduzione delle disuguaglianze, Città e comunità sostenibili, Lotta contro il cambiamento climatico.

Andando più nello specifico, il progetto prevede la mappatura elle aree e delle policy. Integra le informazioni disponibili sui principali servizi ecosistemici erogati dagli spazi verdi e blu, sull’accessibilità e fruibilità anche mediante mobilità sostenibile (ciclo pedonale). Analisi dati Istat sullo stato dell’ambiente e monitoraggio; studi pilota nelle aree definite e attenzione ai biomarkers di esposizioni, effetti e suscettibilità presenti in letteratura scientifica da collegare agli studi epidemiologici esistenti, coinvolgendo MMS e PLS. E ancora, l’implementazione dell’Atlante delle specie e forestazione, realizzare percorsi formativi  e materiale didattico per il coinvolgimento dei diversi attori nello sviluppo e utilizzo di infrastrutture verdi/blu accessibili, sicure e piacevoli. Sarà elaborata una “roadmap” con le best practice e delle linee guida.

Oltre alla Regione Calabria e all’Arpacal, a dare il loro contributo saranno la Regione Emilia Romagna con la sua Agenzia Regionale Prevezione, Ambiente e Energia, il Dipartimento Epidemiliogia del SSR – Asl Roma 1 della Regione Lazio, l’Università Cattolica del Sacro Cuore, il Dipartimento di Scienze Mediche e Chirugiche dell’Università di Bologna, il Consorzio Interuniversitario Nazionale per le Scienze Ambientali, l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambiente, l’Agenzia Regionale per la Tutela Ambientale della Regione Abruzzo.

Attraverso la sinergia di questi Enti, l’auspicio è che si riesca a sviluppare e migliorare la conoscenza «partecipata di tutti gli attori preposti allo sviluppo, il mantenimento e l’utilizzo delle infrastrutture verdi/blu per promuovere il buon uso di queste aree e comprenderne appieno i benefici per il benessere psico-fisico, con particolare riguardo alle fasce di popolazione più vulnerabili come anziani e bambini».

Il commissario Errigo, presente alle due giornate di lavoro del progetto, ha espresso profonda soddisfazione tanto per la pregevole iniziativa voluta dal Presidente della regione Calabria Roberto Occhiuto, quanto per il metodo di lavoro condiviso, «messo in atto sia per raggiungere gli obiettivi progettuali sia per generare una maggiore consapevolezza sociale, elemento indispensabile per rendere il Cittadino protagonista di questa importantissima azione culturale».

«Nello specifico – ha proseguito Errigo – gli obiettivi di questo progetto rappresentano anche un modello di cooperazione concreta tra Enti diversi, impegnati a promuovere la tutela e la salvaguardia dell’ambiente, considerando la salute del Cittadini un bene primario, costituzionalmente garantito».

Un altro esempio di cooperazione tra Enti, sempre volta alla tutela dell’ambiente – e accompagnata alla crescita economica – è quello stretto dall’Arpacal, nel mese di aprile, con la Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia, guidata da Pietro Falbo.

«Assieme ad Arpacal abbiamo in animo di organizzare una serie di iniziative volte a sensibilizzare e coinvolgere gli operatori economici, e non solo, sui temi ambientali», ha detto Falbo, sottolineando come insieme al generale Errigo «abbiamo deciso di stringere una partnership basata sulla promozione dei temi della sostenibilità ambientale e sulle positive ricadute sull’economia regionale. Ritengo strategica l’interazione tra enti e istituzioni che deve essere rivolta alla creazione di un sistema di sostegno alle attività imprenditoriali». (rrm)

 

La garante della Salute Stanganelli incontra il Garante della Lombardia

Importante confronto, in tema di assistenza sanitaria e socio-sanitaria è avvenuta a Milano tra la Garante della Regione Calabria, Anna Maria Stanganelli e il Difensore Regionale della Lombardia, Gianalberico De Vecchi, cui sono attribuite anche le funzioni di Garante della Salute della propria regione.

Nel corso dell’intenso colloquio ci si è confrontati, su punti di forza e criticità del servizio sanitario, sulla base delle segnalazioni pervenute agli uffici, molte delle quali hanno riguardato tempi di attesa troppo lunghi nella prenotazione delle prestazioni, cosi come sono aumentate le doglianze relative alla carenza di medici di medicina generale. 

Tali temi rappresentano oggi più che mai una priorità assoluta da affrontare con la massima compattezza e responsabilità da parte di tutti, soprattutto a livello politico e istituzionale, nell’interesse dei cittadini.

«La dignità di un malato è la dignità dell’Italia e della nostra Calabria», ha concluso Anna Maria Stanganelli. (rrm)

Gli oli calabresi sono un vero e proprio alleato della Salute

Gli oli calabresi in una vetrina nazionale. In occasione della sua presenza a Sol&agrifood – la fiera btob dell’eccellenza agroalimentare che si svolge a Verona dal 2 al 5 aprile in contemporanea con Vinitaly – il Consorzio di tutela e valorizzazione olio di Calabria igo, in collaborazione con la Regione Calabria, organizza un incontro dedicato agli oli extravergine calabresi nel panorama italiano.
L’appuntamento, previsto per lunedì 3 aprile alle ore 15 all’interno dello stand Istituzionale della Regione Calabria, si propone di offrire una fotografia della produzione olivicola calabrese nel contesto italiano e di mettere in luce le innumerevoli proprietà salutistiche dell’olio extravergine di oliva.

Dopo un’introduzione a cura di Massimino Magliocchi, presidente del Consorzio olio di Calabria igp, il tema verrà approfondito attraverso gli interventi di Giacomo Giovinazzo, direttore generale del Dipartimento agricoltura della Regione Calabria, di Francesco Vaia, direttore generale dell’Istituto nazionale malattie infettive Spallanzani, e di Gianluca Gallo, assessore alle Politiche agricole e allo sviluppo agroalimentare della Regione Calabria.

Con 21 milioni di ulivi coltivati su una superficie di 184 mila ettari, il territorio calabrese vanta 50 qualità e 80 varietà di cultivar, un patrimonio che nel 2022 ha portato alla produzione di circa 29mila tonnellate di olio (il 13,5% sul totale prodotto in Italia), per un valore di produzione di 130 milioni di euro.

La tavola rotonda, moderata dal giornalista Claudio Brachino, sarà l’occasione per parlare delle politiche agricole previste a livello regionale per la tutela e la valorizzazione delle produzioni d’eccellenza del territorio e di quanto le Indicazioni geografiche protette, oltre a rappresentare una garanzia di qualità e genuinità, possano tradursi in un vantaggio competitivo determinante.
Durante l’incontro verrà inoltre dedicato ampio spazio alla descrizione delle caratteristiche organolettiche dell’olio calabrese con un focus sul suo prezioso contributo nella prevenzione di malattie cardiovascolari, gastrointestinali, neurologiche e tumorali, per merito delle sue numerose proprietà nutriceutiche.

L’olio extravergine d’oliva può considerarsi di fatto un vero e proprio alleato della salute e l’emblema della cultura, tipicamente italiana, del mangiare sano, che trova la sua massima espressione nella dieta mediterranea.

A Siderno domenica l’incontro per la tutela al Diritto della salute

di ARISTIDE BAVADomenica 29 gennaio, su iniziativa del Comitato difendiamo l’Ospedale, del Comitato Casa della salute “e del Corsecom  avrà luogo, presso la sala del Consiglio comunale di Siderno (ore 9.30) un incontro organizzativo  indirizzato alla rivendicazione del Diritto alla salute.

«Un diritto – recita una nota appositamente diffusa – sancito dalla nostra Costituzione che  non può rimanere solo sulla carta. L’art. 32. La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. I cittadini calabresi sanno che la realtà spesso supera le più nere previsioni. La situazione è sotto gli occhi di tutti e a pagarne le conseguenze sono le fasce sociali meno abbienti, che non possono rivolgersi al privato e rinunciano anche a curarsi».

«Sulle tante criticità presenti – dice la nota – crediamo che non ci sia altro da dire rispetto a tutto quello che è stato già detto: piante organiche ridotte e il blocco delle assunzioni, riduzione dei posti letto, smantellamento di quel poco di servizi presenti sul territorio. Ed anche tutto quello che non è stato fatto, con finanziamenti disponibili da anni e non utilizzati, come quelli per la ristrutturazione dell’Ospedale e della Casa della salute di Siderno, l’ambulatorio di Caulonia, l’Ospedale di Comunità e tutte le Case di Comunità del nostro territorio,  la riorganizzazione della Medicina generale, una risorsa non utilizzata adeguatamente».

Poi la nota aggiunge: «Siamo in una situazione tale che, mentre sono molti i professionisti che non vogliono venire a lavorare nell’Ospedale di Locri, ce ne sono altrettanti che, stanchi e demotivati, non aspettano altro che di poter andare in pensione. La responsabilità ricade su tutti coloro che, per il ruolo istituzionale rivestito, avrebbero potuto fare qualcosa per invertire la rotta di una dequalificazione costante di tutto il sistema. Siamo accanto e a difesa anche del personale sanitario rimasto in servizio, che non può essere lasciato nelle condizioni di criticità in cui si trova da anni, e che, nonostante tutto, continua a fare, con abnegazione e sacrificio, più del proprio dovere, con turni massacranti ed elevato rischio professionale.  I ritardi accumulati negli interventi necessari,  ormai non ci consentono più di aspettare».

«Per il rilancio e la riqualificazione del nostro Ospedale e per il riordino della sanità territoriale serve un intervento straordinario e a sostenerlo con forza dovranno essere le cittadine e cittadini che vorranno mobilitarsi per difendere il diritto alla salute e il diritto alla cura.  Se vogliamo invertire la rotta, c’è necessità di un forte movimento di massa che ponga la rivendicazione del diritto salute come bene collettivo inalienabile della persona umana. Vogliamo essere una comunità capace di  camminare insieme per aiutare chi ha più bisogno. Proviamoci, tutti insieme. Noi ci siamo». Quindi l’appuntamento per domenica.  (ab)

Incontro tra il Garante della Salute della Regione e l’Ordine dei Medici della Provincia di RC

Importante incontro si è svolto tra il Garante della Salute della Regione Calabria, Prof.ssa Anna Maria Stanganelli e il Consiglio Direttivo dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri della Provincia di Reggio Calabria.

All’incontro erano presenti il Presidente dell’Ordine dei Medici, dott. Pasquale Veneziano, il vice Presidente dott. Giuseppe Zampogna, il segretario dott. Vincenzo Nociti, il Tesoriere dott. Bruno Porcino e il Presidente della Commissione Medici Odontoiatri dott. Filippo Frattima

Nel corso dell’incontro, che si è svolto in un clima sereno e di collaborazione reciproca, con scambio di opinioni su alcuni temi rilevanti della sanità calabrese, si è condivisa la necessità di istituire un comitato permanente con gli Ordini dei Medici delle Province calabresi , al fine di lavorare per unità di intenti per valutare assieme possibili soluzioni a livello regionale che possano contribuire a garantire quei modelli di efficacia ed efficienza centrati sul miglior percorso terapeutico ed assistenziale per il paziente, garantendo equità nell’accesso ai servizi e qualità degli stessi nelle diverse aree della regione.

Il Garante della Salute ha assicurato collaborazione massima con gli Ordini dei Medici di tutte le province calabresi, nella certezza che sia necessario lavorare in rete e mettere in condizione il personale medico di svolgere la sua missione in sicurezza e serenità. (rrc)

Sabato la webconference della Regione su assistenza al bambino con diabete

Sabato 4 giugno, alle 10.30, è in programma la webconference sulle tematiche più importanti dell’assistenza al bambino con diabete, organizzata dalla Rete diabetologica pediatrica calabrese.

L’incontro, attraverso diversi interventi, si pone l’obiettivo di presentare una visione complessiva delle varie problematiche e di far conoscere la “rete” dei servizi di diabetologia pediatrica operanti in Calabria.

Verranno presentati i dati epidemiologici di una recente ricerca che evidenziano un trend di crescita della malattia in tutto il territorio regionale; si parlerà dell’importanza della diagnosi precoce per evitare la comparsa della chetoacidosi, la complicanza acuta più temibile della malattia; si discuterà anche delle problematiche per l’individuazione delle varie forme di diabete su base genetica, dell’utilizzo delle nuove tecnologie e di come è cambiata la terapia in questi ultimi anni, di malattie associate al diabete e della gestione delle malattie intercorrenti.

Si evidenzieranno, anche, gli aspetti psicologici e relazionali, i problemi relativi all’alimentazione ed alla pratica sportiva. Verrà dato spazio ai problemi relativi all’inserimento scolastico del bambino con diabete e alla significativa esperienza regionale dei campi scuola. Preziose saranno, poi, le testimonianze dei ragazzi e delle Associazioni dei pazienti che collaborano con i vari centri.

L’incontro si concluderà facendo riferimento alla sfida emergente del diabete di tipo 2, legato all’obesità, presente già in età adolescenziale, ed alle problematiche relative al passaggio del ragazzo dalla diabetologia pediatrica a quella dell’adulto.

Alla webconference interverranno per i Centri di Diabetologia pediatrica: Rosaria De Marco, Vita Cupertino (Cosenza); Filomena Stamati (Castrovillari); Fiorella De Berardinis, Giacomo Santoro (Cetraro – Paola), Mimma Caloiero, Monica Aloe, Raffaele Mancini (Lamezia); Felice Citriniti, Elena Succurro, (Catanzaro); Nicola Lazzaro (Crotone); Romina Toscano (Vibo Valentia); Rosanna Lia (Locri); Domenico Minasi, Marilena Lia, Rita Tutino (Reggio Calabria), Corrado Mammì, Marica Monoriti (Reggio Calabria) Fortunato Lombardo (Messina). (rcz)

L’OPINIONE / Antonio Errigo: Sport e impianti sportivi da riqualificare in Calabria

di ANTONIO ERRIGO – Lo scorso anno, la Giunta Regionale della Regione Calabria – Dipartimento Infrastrutture, Lavori Pubblici , Mobilità (ILPM), con Decreto Dirigenziale n. 9435 del 21.09.2021, che tra le altra cose si occupa di “concessioni di contributi regionali finalizzati alla realizzazione e riqualificazione impianti sportivi”, approvava le istanze ritenute meritevoli di finanziamento pubblico e riteneva non ricevibili e/o non ammissibili,  quelle carenti  dei previsti presupposti amministrativi.

Anni prima  nel 2016, presso la sede del Consiglio Regionale, venivano presentati alla presenza delle pubbliche autorità e rappresentanti delle istituzioni, i risultati di un mirato censimento degli impianti sportivi presenti in Calabria.
Tali  utilissime attività di sostegno finanziario, monitoraggio e censimento, erano stati favoriti e voluti dal Coni, beneficiando di un dedicato contributo della Presidenza del Consiglio dei Ministri.

A quella data ammontavano a n. 2691, gli impianti sportivi censiti in Calabria. Ora non è dato sapere a chi scrive se le risorse umane e finanziarie pubbliche impiegate abbiano raggiunto i risultati attesi e gli obiettivi previsti.

Se e per quello che può ancora valere il pensiero e la convinzione popolare, parrebbe che sono ancora tanti gli impianti sportivi che non vengono ritenuti idonei e sicuri dai cittadini calabresi, per accogliere bambini, giovani e adulti, al fine di praticare le diverse discipline sportive.

Solo per fare un esempio calzante, la scorsa estate meritavano sicuramente più attenzione pubblica il noto impianto di atletica del Coni e il vicino (poco manutenzionato) campo di calcio “Stadio Ciccarello” del rione Modena di Reggio Calabria. E se vogliamo, anche il frequentato campo di calcio di Pellaro non gode di ottima salute infrastrutturale.

Così come abbisognano di più interventi di riqualificazione, tanti altri impianti sportivi pubblici e privati. Forse occorrerebbe una ispezione da parte delle competenti autorità, allo scopo di accertarne lo stato di manutenzione e sicurezza, intervenendo senza altri ingiustificati ritardi, per la messa in sicurezza e fruibilità alla collettività.

È cosa nota a tutti che qualunque disciplina sportiva si intente praticare, genera salute per gli atleti che la praticano e, sono convinto che anche in questo particolare settore, occorre garantire sicurezza pubblica. A pensarci bene, più si favoriscono le attività sportive, meno casi alcolismo giovanile,  stati di tossicodipendenza, devianze minorili e violenze tra giovani si riscontreranno.

Se potessi decidere dove proporre la costruzione di  un impianto sportivo polivalente, campo di calcio con annessa pista di atletica, ne proporrei almeno uno per ogni Comune. Un impianto sportivo ogni cinque chiese e una palestra o un parco giochi attrezzato in ogni scuola dell’infanzia, media e superiore.

Diversamente, in assenza di impianti sportivi  agibili e fruibili, la micro criminalità cresce e incalza negativamente sul tessuto sociale, soprattutto nelle aree territoriali complesse e complicate periferiche e marginali. I benefici psicofisici in chi è impegnato in una costante attività sportiva sono enormi e impensabili.

Sono talmente importanti per la salute le attività sportive che nel 2019 è stata costituita una società in-house interamente partecipata dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, denominata “Sport e Salute SpA”, con a capo un validissimo, sensibile ed efficiente, Presidente e Amministratore Delegato, già Capo Gabinetto del Mise, il dott. Vito Cozzoli.

Per chi volesse saperne di più è sufficiente  leggere gli articoli dello Statuto Sociale, per avere contezza dei compiti e funzioni sociali importanti. Inoltre mi risulta che l’Istituto per il Credito Sportivo, finanzi la costruzione, ristrutturazioni e riqualificazione di impianti e strutture sportive.

Qualche consiglio pratico su come fare e dove intervenire, mi rivolgerei a gente esperta che si è cibata si vita sport: l’indimenticabile assessore allo sport, sostenitore propulsore della Reggina Calcio, già Presidente del Coni Calabria, Mimmo Praticó, nonché (mi si conceda una nota di parte) a chi ha dedicato una vita ed i suoi migliori anni  allo sport  – sia da  noto attaccante che  come allenatore – il mio caro Zio  “Ciccio Errigo”, voce autorevole del calcio calabrese che più si un suggerimento potrebbe offrire per incidere sullo sviluppo dello sport nei nostri territori. Loro si che hanno dimostrato sul campo e in panchina di amare veramente lo Sport e la Calabria!

L’economia dello sport, il diritto e management  dello sport oramai vengono insegnati nelle migliori Università Italiane ed estere, consci che il management e i manager dello sport, siano essenziali sia  nell’organizzazione di eventi sportivi regionali, nazionali e internazionali, sia nella complessa gestione e manutenzione degli impianti dedicati alle innumerevoli attività sportive, estive, primaverili, autunnali e invernali.

Ritengo quindi che in Calabria ci sia tanto bisogno di “Sport e Salute”, per poter favorire una migliore qualità della vita pubblica generale. Sono convinto che il Coni nazionale e regionale, insieme alle competenti strutture amministrative della Regione Calabria, la società “Sport e Salute” e l’Istituto Credito Sportivo, possano fare molto di più per diffondere e far crescere la cultura dello sport in Calabria.

È bene altresì ricordare che lo sport e la gestione degli impianti sportivi in tutte le realtà territoriali, creano un sostanzioso indotto economico e generano occupazione (preparatori atletici, allenatori, personal trainer, manutentori, custodi, personale addetto alle segreterie ecc.).

Un volano di crescita quindi per l’economia, innalzando nel nostro caso, l’asticella del debole Pil regionale della Calabria e il reddito pro capite dei Cittadini Calabresi.

Più sport, dunque, per più benessere. E speriamo che qualcuno si impegni seriamente in questa direzione.  (ae)