LA RIFLESSIONE / Nunzio Belcaro: È giusto pretendere scuole belle

di NUNZIO BELCARO – Inizia la scuola. Ed è come se l’anno, per chiunque, nel suo incedere ordinario, prendesse davvero vita da questo momento.  Come se la campanella suonasse l’inizio per tutti. Come a dire che adesso si fa per davvero. Per me segna l’inizio di un cammino di grande responsabilità.

In queste poche settimane ho avuto modo di conoscere dettagliatamente le tantissime criticità degli oltre cinquanta plessi della nostra città, dove con le poche risorse a disposizione, gli uffici tecnici provano a fare miracoli, rincorrendo con fatica gl’interventi di manutenzione.

Le nostre scuole sembrano tanti pianeti diversi, operano in contesti sociali differenti, raccontano pezzi di storia della città complementari l’una con l’altra, contrastanti. C’è quella che nasce in nuovi quartieri residenziali, nel verde, circondata da villette e c’è quella presa a sassate, dove ci viene chiesto di mettere grate alle finestre, dove un angolo del cortile lasciato al buio può significare un potenziale luogo di degradante bivacco o, peggio, di spaccio.

È giusto pretendere scuole belle. E penso sia ancora più giusto pretenderle nei quartieri dove la scuola spesso rappresenta l’unico pezzo di Stato presente.

Ed è giusto soprattutto che a pretenderlo sia quell’esercito di maestre e maestri che, come diceva Sciascia, rappresentano l’unica vera arma possibile che abbiamo per vincere la battaglia contro l’illegalità.

L’Italia investe meno risorse in istruzione rispetto alla media europea, ed è al di sotto di tutte le principali nazioni del continente.  Questo si traduce in meno risorse per garantire il diritto allo studio nelle scuole pubbliche, meno soldi per le mense e il tempo prolungato, meno soldi per i bisogni speciali, per il sostegno e ovviamente per le strutture scolastiche.

In questo quadro operano gli enti locali, i dirigenti e tutto il personale scolastico.

Il lavoro da fare è tantissimo, di resistenza, passione e coraggio, con uno sguardo inserito in un dibattito ampio, che comunichi e si confronti con le tantissime realtà del nostro Paese.

L’energia per questa sfida è facile trovarla, basta concentrarsi sull’anima profonda della scuola che è ancora in piedi. Perché è costruita su una magia inscalfibile, quella dell’aula, dove s’incontrano insegnanti e bambini. La scuola è l’aula, e dentro ci sta tutta una città, guardandola troviamo tutti i suoi bisogni, le sue ferite, ma anche le opportunità, i sogni, il futuro.

Immaginiamola aperta quell’aula, che venga amplificata la sua energia, protetta, presidiata, che intorno ad essa possa nascere un ragionamento educativo che non riguardi solo i più piccoli ma anche gli adulti.

L’aula come modello, come una mano tesa verso un mondo che fa sempre più fatica ad offrire punti di riferimento e comprensione. Provino i genitori a sospendere abitudini di natura competitiva, l’assillo del confronto fra ragazzi, della comparazione dei voti, smarrendo di fatto il principio che ognuno di loro è unico, con talenti diversi e soprattutto tempi di crescita diversi.

Abbiamo bisogno che la naturale curiosità dei più piccoli contamini il mondo degli adulti e non che l’ansia di quest’ultimi freni la loro immaginazione e il loro essere, ognuno a suo modo, unico e speciale.

Ho il desiderio d’occuparmi di tutto questo e non vedo l’ora di passare fra i corridoi e sentirla decine e decine di volte quella campanella.

Buona scuola, Catanzaro! (nb)

[Nunzio Belcaro è assessore alla Pubblica Istruzione del Comune di Catanzaro]

Inizio anno scolastico, il messaggio del sindaco di CZ Nicola Fiorita

Alle ragazze e ai ragazzi, alle bambine e ai bambini che frequentano le scuole della nostra Città, auguro un gioioso ritorno tra i banchi, l’inizio di un percorso che durerà un anno e che darà loro nuove conoscenze e nuove opportunità.
Rivolgo un augurio di buon lavoro a tutti gli operatori della conoscenza, i dirigenti scolastici, i docenti, il personale ATA, a cui è affidato un compito fondamentale e insostituibile, quello della formazione e della crescita delle nuove generazioni.
Ma c’è un altro compito, non meno importante: quello di assicurare l’eguaglianza e le stesse condizioni di partenza a tutti gli studenti, di fornire loro gli strumenti per realizzare la libertà e l’autonomia. Se c’è un luogo dove si può e si deve realizzare l’eguaglianza è la scuola.
Ogni studente e ogni scolaro di Catanzaro deve potere avere le stesse opportunità e dobbiamo concorrere tutti perché ciò avvenga.
E’ per tale motivo che guardo con forte preoccupazione ipotesi di “regionalizzazione” della scuola pubblica che potrebbero generare inaccettabili discriminazioni e una frantumazione del sistema scolastico italiano.
La scuola, per quanto mi riguarda, deve rimanere nazionale, una materia in cui lo Stato deve esercitare una supremazia, combattendo gli egoismi di chi si sente più forte e più ricco.
Dobbiamo fare in modo che tutti i bambini e i ragazzi frequentino con profitto la scuola pubblica, soprattutto quelli dei quartieri difficili e complicati, dove il fenomeno della dispersione scolastica è ancora troppo forte. Sono molto perplesso sulle soluzioni contenute nel cosiddetto “decreto Caivano” perché la repressione, da sola, non basta a combattere degrado e dispersione. Più che arrestare i genitori che non mandano i bambini a scuola, dobbiamo convincerli a dare ai loro figli un futuro migliore attraverso l’istruzione. Maggiori risorse ai Comuni per interventi sociali nei quartieri sarebbero state più utili.
Dicevo che ognuno deve fare la sua parte. Qui non serve la propaganda. Preferisco rendere conto alla Città e alle famiglie dello sforzo che stiamo compiendo per migliorare un sistema scolastico cittadino vetusto, arretrato, malandato, fatto di edifici vecchi e malfunzionanti. Non potevamo fare miracoli in appena un anno, ma crediamo di avere operato un investimento forte sulla logistica scolastica.
Spenderemo 11 milioni di euro in 9 anni su 52 plessi scolastici per la riduzione degli sprechi energetici e per la massima efficienza degli impianti, con nuove caldaie, nuovi corpi illuminanti e sofisticati sistemi di controllo. Siamo la prima grance città del sud a varare questo programma che ci consentirà a regime di risparmiare quasi un milione e mezzo di euro che reinvestiremo sempre nel sistema scolastico.
Con un milione e 400mila euro interverremo sulle palestre e le aree gioco di quattro istituti scolastici: Istituto Comprensivo Manzoni Nord-Est; Istituto Comprensivo Pascoli Aldisio; Istituto Comprensivo Vivaldi; Istituto Comprensivo Patari-Rodari.
Abbiamo approvato il progetto di fattibilità tecnico economica relativo alla demolizione e ricostruzione del Plesso scolastico Piano Casa, che ci permetterà di realizzare un centro di servizi educativi per la prima infanzia destinato a 42 bambini. Lavori in corso e progetti già approvati riguardano varie scuole cittadine, come la Patari/Rodari, Santo Janni, via Molise, Aranceto. Abbiamo cercato di stabilizzare servizi essenziali, come le mense.
Non basta, ovviamente. Quando si parla di scuola, occorre sempre fare di più. Posso dire che non tralasceremo alcuna possibilità per migliorare e potenziare l’assetto logistico delle nostre scuole, coniugando sempre la conoscenza con le tematiche ambientali.
La chiudo qui e mi concedo un piccolo spazio finale alla retorica. C’è un bellissimo film americano sul mondo della scuola, pellicola del 1989 che tutti conoscono, anche le nuove generazioni, L’Attimo fuggente. Narra del rapporto speciale che si crea tra un professore e i suoi studenti. E’ celebre la battuta con cui i ragazzi salutano il prof: “O Capitano, mio capitano”: Ai nostri ragazzi auguro buon viaggio con i loro coraggiosi “capitani”, i loro meravigliosi docenti e i loro impareggiabili genitori. (rcz)

Il presidente Mancuso: Puntare sulla qualità della formazione

«Bisogna puntare sulla qualità della scuola di ogni ordine e grado e delle nostre Università, per rafforzare il capitale umano della Calabria, uno dei principali fattori di crescita e innovazione». È quanto ha dichiarato il presidente del Consiglio regionale, Filippo Mancuso, augurando buon anno scolastico agli studenti.

«L’incuria educativa e l’impoverimento del capitale umano costituiscono un ostacolo per qualsivoglia progettualità di sviluppo che le Istituzioni di ogni livello debbono aggredire con ogni mezzo e strumento», ha detto Mancuso, sottolineando la necessità di «cooperare, come sta facendo la Regione Calabria, per fare in modo di avvicinare, preservandone le peculiarità, le scuole in difficoltà a quelle migliori del Paese».

«Fermando tutto ciò che non premia il merito, nella logica dell’articolo 34 della Costituzione che assicura ai ‘capaci e meritevoli, anche se privi di mezzi, il diritto di raggiungere i gradi più alti degli studi’ – ha proseguito –. Il Governo,  l’attuale Ministro e la Regione hanno le idee chiare sul da farsi, per rimuovere i divari Nord-Sud all’interno del sistema scolastico e le annose  criticità,  come il degrado di parte dell’edilizia e la dispersione scolastica. Senza tralasciare l’esigenza di  prestare attenzione allo status giuridico ed economico degli insegnanti, tra i meno retribuiti (il 22% in meno) dei colleghi dell’Unione Europea». (rrc)

DOMANI RIPARTE LA SCUOLA IN CALABRIA
SIA “PALESTRA” PER IL FUTURO DEI GIOVANI

di FRANCESCO RAODomani ricomincia la scuola anche in Calabria, tra difficoltà e ritardi. Un anno che inizia, anche, all’insegna del dimensionamento scolastico, che vuole tagliare 900 autonomie scolastiche – di cui 79 in Calabria – entro il prossimo anno.

Una situazione a cui la Regione sta cercando, insieme ai presidenti delle cinque Province e Metrocity, a trovare una soluzione volta a garantire ai nostri studenti il diritto allo studio e alla formazione che meritano, oltre che avere la possibilità di crescere in una palestra importante come quella della scuola. A tal proposito, mi è stato detto: «impara il significato delle parole e vedrai che la tua vita si trasformerà in una occasione di costante crescita. Anche dalle difficoltà potranno essere tratti insegnamenti importanti ma è necessario che da ogni esperienza sia sempre individuato almeno un motivo che inspiegabilmente darà la forza per rialzarsi e andare avanti». La persona che molti anni addietro pronunciò queste parole, guardandomi dritto negli occhi, non c’è più.

Oggi come allora le ricordo, le ripeto nella mia mente e molto spesso le condivido con i miei studenti.  In occasione dell’avvio dell’Anno Scolastico, immagino l’emotività dei nostri ragazzi, ma anche le trepidazioni nutrite dai rispettivi genitori ai quali si accosta lo straordinario impegno riposto da quanti appartengono all’Amministrazione dello Stato chiamata ad animare le nostre Comunità scolastiche, ponendosi nel rispetto dei rispettivi ruoli al servizio dei nostri ragazzi per offrire loro non solo l’istruzione ma anche gli strumenti indispensabili per poter essere Cittadini protagonisti e non spettatori passivi. 

La complessità di questa fase storica e la comunicazione pervasiva, oltre ad essere due indicatori di una modernità velocissima, rischiano di trasformarsi in uno tsunami destinato a travolgere nel mare del fallimento sociale non solo i nostri giovani ma anche molte famiglie, inibendo loro la realizzazione del percorso formativo al quale si accede da infanti e poi, per tutta la vita,  ognuno sarà chiamato ad apprendere sempre, considerando funzionale alla crescita personale e alla realizzazione professionale l’idea che gli esami non finiscono mai.

La scuola va vissuta intensamente, mettendo da parte il crescente peso di quel relativismo per il quale ognuno crede di poter vantare su tutti le proprie ragioni, dimenticando il valore del confronto come ulteriore opportunità di crescita. Imporre sentimenti di sopraffazione, spesse volte dettate dalla disperazione e dal profondo senso di solitudine, non è una soluzione ma un problema destinato ad acuirsi.

La scuola, oltre ad essere il luogo dell’apprendimento, è un microcosmo animato dalla bellezza della scoperta nel quale ogni giorno continuerà ad esserci l’occasione per portare a casa una nuova esperienza, arricchendo di volta in volta quel senso di curiosità, sentimento ultimamente affievolito a causa di una vita trascorsa nell’etere e sempre più privata dalla creatività, indispensabile per non cadere nella pericolosa trappola dell’abitudine.

Il perimetro della scuola, contrariamente a quanti pensano sia chiuso e quindi limitato, oltre ad essere aperto, quotidianamente assume nuove prospettive poste in funzione alla qualità e alla quantità di empatia messa in campo per comprendere come scorre la vita di chi è seduto accanto, di quanti condividono la stessa classe o l’intero plesso scolastico e di quanti, grazie allo studio, accedono alle opportunità occupazionali presenti in un mercato del lavoro che per tanti appare esausto a causa del crescente fenomeno di una disoccupazione che dovremmo iniziare a chiamare obsolescenza professionale e non mancanza di lavoro.

I docenti, dal canto loro, svolgendo quotidianamente un complesso compito nel quale il tempo li porterà ad essere anche facilitatori di processi formativi, grazie alla loro passione e alla preparazione culturale, sosterranno il percorso di studi nel quale ogni studente e ogni studentessa faranno bene a dedicarsi con impegno, curiosità e interesse ogni giorno non tanto per essere in regola con i programmi o per fare il piacere ai genitori ma per essere pronti ad affrontare la vita con competenza e responsabilità.  Anche nel corrente Anno Scolastico saranno in agguato alcune tentazioni, frutto di quella parte della società nella quale viviamo, particolarmente concentrata sul consumismo e sull’apparenza e poco incline sui valori che nel tempo hanno reso possibile, indistintamente a tutti, di poter accedere all’ascensore sociale per eccellenza chiamato scuola.

Riconoscere tale valore come il punto cruciale nel quale i padri costituenti hanno riposto particolare attenzione, rendendo l’istruzione obbligatoria ed aperta a tutti, con l’intento di preparare le future classi dirigenti giorno per giorno. Vi saranno anche altre tipologie di sfide per le quali oltre a superare il pensiero unico sarà indispensabile metabolizzare la responsabilità di quanti hanno ormai intrapreso la strada della violenza come sistemica via d’uscita dalla noia. Quest’ultima sarà la madre delle sfide da cogliere al fine di poter governare le scelte di quanti pensano sia possibile avere tanti amici praticando la sopraffazione, gli atti di bullismo o di cyberbullismo oppure, sostenendo di essere stati presi di mira dal docente, coinvolgere i genitori per superare le insufficienze ottenute per mancanza del dovuto impegno attraverso denunce, ricorsi, litigi o trasferimenti di classe o di scuola.

La scuola non è violenza, perché in essa abita il sapere e ogni discente, avvertendo la bellezza del sapere, è chiamato a tutelare la scuola attraverso il dirompente meccanismo del confronto tra coetanei teso a far comprendere l’importanza delle scelte e soprattutto il senso autentico dell’adolescenza.

Nell’augurare ai giovani Calabresi ed a tutto il personale docente e non docente buon Anno Scolastico, vorrei sperare che la sottoscrizione del patto di corresponsabilità, possa divenire la sottoscrizione di una alleanza educativa tesa a coinvolgere in un grande progetto di rinascita i giovani, le famiglie e la scuola con l’intento di rendere alla nostra Calabria quel valore aggiunto sempre più indispensabile per poter realizzare domani anche i sogni più impensabili in questa terra. (fr)

[Francesco Rao è sociologo e docente a contratto Università “Tor Vergata” – Roma]

L’OPINIONE / Maria Elena Senese: Si riparte con le scuole insicure di sempre, nonostante le tante risorse del Pnrr

di MARIA ELENA SENESE – Sono diverse le problematiche riguardanti le condizioni strutturali degli istituti scolastici con problemi che vanno dalla staticità, alla sicurezza antisismica fino all’efficientamento energetico.

Una situazione  estremamente preoccupante, nonostante la mole di risorse stanziate con il Pnrr, ben12,4 miliardi a cui si sommano 914,4 milioni provenienti da altre fonti di finanziamento.

La maggior parte dei 40.293 edifici scolastici italiani è fatiscente ma soprattutto insicura. Il 57,9% delle strutture è addirittura priva del certificato di agibilità e il 54,92%, del certificato di prevenzione incendi. Il 41,4% dei plessi scolastici è privo di collaudo statico.

Tra le regioni con la percentuale più elevata di edifici non in regola la Calabria è in pole position con il 18,75%, superata solo dalla Sardegna (22,81%). Sono sei le misure del Pnrr destinate alle scuole, con investimenti complessivi per 13,4 miliardi: 12,4 dal Pnrr e 914,4 milioni da altri fondi.

Le Regioni con più progetti approvati sono la Lombardia (5.173 progetti per 1,6 miliardi); la Campania (4.773, 1,6 miliardi); la Sicilia (3.786, un miliardo); il Lazio (3.493, 962,6 milioni); la Puglia (3.143, 992,8 milioni); l’Emilia-Romagna (2.784, un miliardo) e il Veneto (2.845, 998,9 milioni).

Sono 216 le nuove scuole finanziate con le risorse del Pnrr, rispetto alle 195 inizialmente previste, grazie ad un aumento dei fondi che ha portato lo stanziamento da 800 milioni a un miliardo di euro. Al Mezzogiorno andrà il 42,4% dei fondi.

Davanti a queste ingenti risorse il quadro attuale è però decisamente allarmante: la spesa effettiva delle risorse complessivamente stanziate, ad oggi è ferma al 22,19% a fronte di una spesa prevista che doveva raggiungere il 55,46% entro fine settembre

È evidente che, in una situazione del genere, il timore che le risorse possano essere revocate è estremamente alto.

Il Ministero dell’Istruzione e del merito ha di recente pubblicato l’elenco di 399 interventi di edilizia scolastica indicati dalle Regioni a seguito dello stanziamento di risorse aggiuntive avvenuto con decreto del Ministro del 7 dicembre 2022 e finanziati con circa 936 milioni di risorse proprio nell’ambito del Pnrr, che Comuni e Province potranno immediatamente attuare. Il 40% dei finanziamenti, ricordiamolo, è stato destinato al Mezzogiorno.

Gli interventi sono dedicati alla messa in sicurezza degli istituti, riqualificazione, adeguamento sismico e antincendio ed eliminazione delle barriere architettoniche.

Dando un’occhiata al sito dedicato del ministero dell’Istruzione e del merito, infatti, emerge come gli interventi per l’adeguamento antisismico e il risparmio energetico degli istituti sono in totale 21 per una spesa di 43 milioni di euro. A fare la parte del leone è la provincia di Cosenza con 15 progetti finanziati. Il Catanzarese si ferma a quota 4, per Crotone non ci sono finanziamenti previsti, mentre a Reggio Calabria e Vibo Valentia sono solo due i progetti ammessi a finanziamento.

Il rispetto delle scadenze europee avrebbe consentito, in moltissimi casi, una ripresa dell’anno scolastico in condizioni migliori. Oggi, pero, è importante procedere con la massima sollecitudine per recuperare, nei limiti del possibile, il tempo perduto fino ad oggi.

Il degrado dei quartieri e i fenomeni di devianza giovanile si contrastano anche, se non soprattutto, partendo da questi interventi. La scuola in Calabria deve essere una delle priorità assolute perché è la chiave di volta della costruzione della società del futuro. La sicurezza, la riqualificazione e l’efficienza energetica degli edifici scolastici costituiscono necessità improrogabili che non possono continuare a tradursi in promesse non mantenute. (mes)

[Maria Elena Senese è segretaria generale di Fenealuil Calabria]

DIMENSIONAMENTO SCOLASTICO, REGIONE
NON SI DIMENTICHI DELLE AREE INTERNE

di GUIDO LEONE – Nei giorni scorsi la vicepresidente della giunta regionale con delega all’istruzione ha scritto ai presidenti delle Province e alla Città metropolitana di Reggio Calabria perché provvedano ad approvare, entro il 30 settembre 2023, il Piano di dimensionamento della rete scolastica e l’offerta formativa 2024/25, previa costituzione di appositi tavoli tecnici per ogni realtà provinciale con le rappresentanze di tutte le componenti interessate.

Ora in una fase di accresciuta complessità dei compiti attribuiti alle scuole, a partire dall’attuazione delle riforme previste dal Pnrr, la scelta di accorpare gli istituti aumentando il numero complessivo degli alunni per plesso non è certo la soluzione più indicata per dare centralità alla scuola, migliorare la qualità dei processi formativi e combattere la dispersione, obiettivi che il ministro Valditara proclama di voler conseguire.

Negli ultimi anni la provincia di Reggio Calabria, come il resto della regione, ha scontato la miopia con cui si è agito, la logica spesso campanilistica o semplicemente politica delle scelte in questi ultimi anni effettuate. I piani di dimensionamento della rete scolastica spesso sono stati frutto non di un percorso condiviso tra tutti i soggetti interessati – dirigenti, scuole, docenti, famiglie, istituzioni – né trasparente e, di conseguenza, equi nelle scelte, laddove invece gli stessi piani dovevano e devono essere il risultato di una attività conoscitiva e valutativa dei bisogni dell’utenza che va garantita nel suo pieno diritto all’istruzione e al successo formativo con uguali opportunità per tutti gli allievi.

La nuova politica scolastica, invece, sembra ritenere che le scuole dei piccoli centri aspromontani e preaspromontani siano dei rami secchi da tagliare, che contraddice peraltro le tanto insistite politiche della famiglia. Fino ai dodici anni il diritto alla scuola nel luogo dove si abita dovrebbe essere un diritto inalienabile. Fra l’altro la politica europea che tende a ripopolare le zone di montagna e i paesini dell’entroterra cozza contro questa preoccupazione tutta economica di chiudere ciò che a occhi miopi risulta non produttivo. Sto parlando della provincia reggina montana dove sono state chiuse o ridimensionate anno dopo anno le scuole con l’argomento che a servirsene sono in pochi. Questa ossessione del risparmio che si esercita sui più deboli, sui più piccoli, a me pare insensata.

Ho già avuto modo di ribadire in più circostanze che, in particolare, in questa provincia una buona metà della popolazione scolastica superiore non gode della piena offerta formativa che la scuola propone perché tagliata fuori dalla indisponibilità del trasporto pubblico negli orari pomeridiani e serali che impedisce agli allievi provenienti dall’entroterra di rientrare nei loro paesi.

Sicché le attività complementari che la scuola svolge, compresa l’attività di recupero e le altre iniziative mirate a rafforzare la frequenza scolastica e quindi ad impedire la dispersione scolastica, non possono essere fruite.

Per non parlare, poi, delle strutture e delle infrastrutture scolastiche, dei laboratori, delle equipe medico-psico-pedagogiche (ci attendiamo molto in tal senso dai comuni e dalle aziende sanitarie locali), che, se adeguate e presenti consentirebbero alla stessa scuola di essere veramente un centro di comunità educante permanente aperta a tutte le fasce sociali con programmi di iniziative flessibili con una ben chiara doppia valenza: prevenzione, socializzazione e integrazione con la formazione scolastica.

Fa bene, a questo punto, la vicepresidente Princi a porre l’attenzione sulla salvaguardia delle aree interne della regione per il contrasto della dispersione e dell’insuccesso scolastico anche se credo che i margini di manovra sono più che ristretti dai parametri ministeriali.

Certo, ci saremmo attesi che la Regione Calabria si fosse unita alle altre regioni meridionali nel ricorrere alla Corte Costituzionale avverso l’ultima legge di bilancio nella parte relativa al dimensionamento scolastico a partire dall’anno scolastico 2024 /2025.

Atteso, peraltro, che la stessa Regione Calabria dal provvedimento risulta essere dopo la Basilicata la più penalizzata in termini di riduzione percentuale delle autonomie scolastiche con il 23,3%.

Mi auguro che i prossimi tavoli tecnici nei prossimi giorni attivati per il nuovo piano dimensionamento operino con una visione innovativa prevedendo plessi polivalenti in grado di seguire il processo formativo dalle scuole dell’infanzia alla media di primo grado. Innovazione significa ripensare la scuola non più come singolo edificio ma come il nodo di una rete di formazione che si estende non solo alla singola comunità, ma ad aree intercomunali.

È indispensabile un progetto integrato d’area del territorio per realizzare azioni comuni tra le diverse istituzioni sulla base di una regia organica rivolta a sostenere l’innovazione nei processi formativi e nelle strategie d’accoglienza agli studenti.

Quanto detto significa che il sistema educativo deve essere costruito a livello culturale – educativo, ma anche a livello politico e organizzativo.

A livello politico l’ente locale deve ancor più rappresentare il promotore del raccordo tra le risorse educative presenti nel territorio rivestendo il ruolo di promotore nella costruzione del sistema educativo integrato.

Bisogna passare dal Pof della singola scuola alla elaborazione di un Pof territoriale come proposta educativa di un territorio e nello spirito di una istituzione scolastica intesa come comunità educativa permanente.

Certo il banco di prova sarà costituito dalla capacità di integrare tra Comuni viciniori strutture e servizi, secondo le prospettive delle intese e degli accordi di programma nei settori strategici del sistema formativo (infanzia, post-obbligo- istruzione professionale, orientamento, handicap, centri di risorse, ecc.) con l’esigenza di un preciso quadro di riferimento e di riscontri sul piano dei risultati.

Mi rendo conto che il panorama che si intravede all’orizzonte dal punto di vista economico imporrà dei sacrifici e delle scelte, ma proprio per questo occorre prepararsi a fronteggiare tali ristrettezze lavorando insieme enti locali e amministrazione scolastica nella individuazione delle scelte.

Si pone, tuttavia, il problema di una nuova governance, che valorizzi il ruolo intelligente delle periferie, di forme orizzontali di responsabile autogoverno, non singole scuole, velleitariamente autarchiche e in competizione isolata, ma un sistema di scuole autonome che interagiscono tra di loro e con la comunità di riferimento, capaci di costruire un vero e proprio “patto educativo territoriale” che coinvolga in genere i Comuni (singoli o associati) e le scuole (associate in rete) su scala cittadina e/o su base comprensoriale.

Sono convinto che la linea culturale vincente è quella che tende ad un rapporto nuovo scuola-territorio, all’uso didattico del territorio.

Si tratta di piegare a dimensione etica e pedagogica l’economico, il politico, il sociale, l’amministrativo, il culturale con consapevolezze e responsabilità diverse. (gl)

(Il professor Guido Leone è stato dirigente tecnico Usr Calabria)

L’OPINIONE / Lucia Anita Nucera: Calabria maglia nera su bonus per materiale didattico

Di LUCIA ANITA NUCERA –Il caro scuola sempre più grave e le istituzioni regionali purtroppo sempre più inadeguate a programmare il necessario supporto alle famiglie che si apprestano ad avviare il nuovo anno scolastico. Recenti comparazioni pubblicate da organi di stampa regionali indicano la Calabria come la regione che applica la soglia isee più bassa per l’erogazione del bonus per l’acquisto di materiale per la scuola. Nella nostra regione potranno accedere al bonus, attraverso il bando in scadenza il prossimo 9 settembre, esclusivamente le famiglie che non raggiungono i 6mila euro di isee, mentre in altre regioni la soglia isee varia dai 10mila ai 15mila euro. Una circostanza quindi molto limitante ed oggettivamente inspiegabile per una regione come la nostra dove è alta la soglia del bisogno e le famiglie vanno incontro in queste settimane a veri e propri salassi per l’acquisto del materiale didattico.

Non capiamo quindi la ratio che sta dietro una soglia isee così bassa, che di fatto costituisce un ingiustificato sbarramento per migliaia di famiglie calabresi, che in questo modo non avranno facoltà di accesso al bonus per l’acquisto di materiale didattico. A fronte di un aumento complessivo del 4% per l’acquisto dei libri di testo, che va di pari passo con un generale aumento dei costi per tutto il materiale scolastico, la Calabria è tra le poche regioni, se non l’unica, ad andare addirittura indietro, negando di fatto a tante famiglie in difficoltà, con redditi superiori ai 6mila euro, di accedere al bonus ministeriale. Cosa che non avviene in regioni come Lazio, Toscana, Campania o Sicilia, dove la soglia per l’accesso al bonus è in alcuni casi quasi il triplo di quella calabrese.

E se la politica regionale alla guida della Cittadella non sembra accorgersi di quest’assurda circostanza, a segnalare l’illogicità del parametro ci stanno pensando in queste ore tante famiglie che fanno notare l’esiguità della soglia.

Il Governatore Occhiuto e la Vicepresidente Princi si ravvedano e modifichino il grossolano errore commesso. Le famiglie calabresi meritano gli stessi diritti di quelle delle altre regioni. Altrimenti dovremmo pensare che i vertici della Cittadella stiano già applicando nei fatti, almeno nel campo della scuola, quel regionalismo differenziato che sarebbe un colpo mortale all’intero tessuto sociale calabrese e che lo stesso Occhiuto ha avallato non più di qualche mese fa. (lan)

Il 14 settembre ricomincia la Scuola

Il 14 settembre, in Calabria, ricomincia la Scuola. La vice presidente con delega all’istruzione, Giusi Princi, nell’augurare un buon inizio di anno scolastico ai dirigenti scolastici e al personale docente ed Ata che dalL’1 settembre saranno chiamati a programmare le attività che caratterizzeranno il nuovo anno, ricorda che la Regione Calabria, con decreto n. 40 del 31 maggio 2023, a firma del presidente Roberto Occhiuto, ha ufficializzato il calendario per l’anno 2023-2024 che riguarderà tutte le istituzioni scolastiche di ogni ordine e grado della regione.

Le lezioni, poi, termineranno sabato 8 giugno 2024 nelle scuole primarie (elementari), secondarie di primo grado (medie) e secondarie di secondo grado (superiori); sabato 29 giugno nella scuola dell’infanzia.

Le vacanze natalizie saranno dal 23 dicembre 2023 al 5 gennaio 2024, quelle pasquali dal 28 marzo al 2 aprile 2024.

In totale saranno 203 i giorni di lezione. Per quanto riguarda i giorni riconosciuti come festività nazionali, la Regione Calabria ha stabilito che non si effettuino lezioni nelle seguenti date: giovedì 2 novembre 2023 – commemorazione dei defunti; sabato 9 dicembre 2023 – interfestivo; lunedì 12 e martedì 13 febbraio 2024 – Carnevale; venerdì 26 e sabato 27 aprile 2024 – interfestivi.

«Ovviamente – chiarisce al termine la vicepresidente Princi – le istituzioni scolastiche, nell’ambito della propria autonomia, potranno adattare il calendario in relazione alle esigenze che derivano dal Piano dell’offerta formativa, garantendo, però, il rispetto del numero dei giorni, indicati dal calendario scolastico (2023), e le date di inizio e di fine anno fissate dalla Regione».

«Pertanto – sottolinea inoltre Princi – le date del 14 settembre e dell’8 giugno, fissate dalla Regione, hanno carattere vincolate. Pertanto, tutte le giornate di sospensione delle attività didattiche individuate dalle istituzioni scolastiche nell’ambito della loro autonomia dovranno essere recuperate, garantendo il raggiungimento dei 203 giorni previsti dal calendario regionale». (rcz)

Cuzzupi (Ugl): «La scuola sia il primo argine contro la violenza»

«Le drammatiche recenti notizie che giungono in merito ad episodi di allucinante violenza impongono delle riflessioni e delle prese di responsabilità. Occorre che, oltre le parole di circostanza e i buoni intendimenti, si operi concretamente nel tessuto sociale per fermare una marea che sembra sollevarsi sempre più forte. Ed è solo quello di cui veniamo a coscienza! Quanti casi sono nascosti sotto la polvere dell’omertà e della paura? Quante violenze sui minori e non solo sono oscurate da vetri spessi fatti di orrore e vergogna? Ecco, ci rivolgiamo al Ministro Valditara che in queste ore sta approntando un progetto affinché la scuola diventi veramente un baluardo contro la violenza. Per fare ciò occorre una totale condivisione di obiettivi e, soprattutto, una seria sinergia tra strumenti di educazione, conoscenza e, laddove necessario, denuncia».

Le parole del segretario nazionale Ugl Scuola, Ornella Cuzzupi, sono velate di rabbia e puntano al cuore del problema.

«Sono importantissimi gli approcci di tipo educativo, fondamentali alla crescita dell’individuo, ma accanto ad essi occorre che vi siano azioni concrete e definite. Pensiamo ad esempio a quanto è importante il ruolo dei docenti che sono i primi a confrontarsi con i ragazzi e a inquadrare eventuali anomalie comportamentali. Utilizzando questa opportunità, quello che già gli insegnanti fanno di propria sponte (spesso sono proprio questi ultimi ad accorgersi di problematiche serie) potrebbe trovare un alveo naturale in uno strutturato organismo scolastico interno agli istituti che ponga specifica attenzione a tali fenomeni. Non pensiamo a stravaganti soluzioni ma a una semplice struttura collegiale coordinata dal dirigente che, periodicamente faccia il punto della situazione segnalando eventuali sentori di criticità agli organi competenti. In tal modo anche le “sensazioni” che spesso arrivano ai docenti possono trovare un terreno di confronto che può condurre alla decodificazione di precisi comportamenti».

Il segretario nazionale non si sottrae alle difficoltà che possono essere riscontrate: «So bene come sia arduo e complesso rendere tutto ciò operativamente concreto, ma “approfittando” di un Ministro che dichiara e opera cercando il giusto riconoscimento del ruolo e del lavoro svolto nelle scuole, sarebbe una drammatica occasione persa quella di non perseguire certi obiettivi. Il primo, e non può essere altrimenti, è quello di creare un vero argine alla violenza facendo uscir fuori tutte le situazioni nascoste operando in modo che le vittime non sentano ulteriormente la solitudine della disperazione. Sarebbe un qualcosa di meraviglioso se la scuola riuscisse ad accompagnarle queste persone verso un futuro che non sia angoscia e terrore. Da parte nostra siamo pronti ad affrontare ogni tavolo per stabilire linee e normative che diano un senso a questa speranza e alla costruzione di una scuola sempre più pronta alle sfide che i tempi impongono». (rrm)

Caro scuola, il Forum famiglie Calabria riconosce il gran lavoro della Princi

A poche settimane dall’avvio del nuovo anno scolastico le famiglie si trovano, ancora una volta, alle prese con il caro scuola. A trovarsi in difficoltà sono soprattutto gli studenti della Scuola Secondaria di II grado, per i quali si stima, in media, una spesa di 1.100€ a ragazzo per libri e corredo scolastico. Non è un problema nuovo: già per l’A.S. 2022/2023 il Forum delle Associazioni Familiari ha supportato diverse famiglie nell’acquisto dei libri di testo grazie al progetto “Un euro a famiglia”. L’ulteriore rincaro previsto, però, impone una riflessione.

Molte famiglie, infatti, non possono sostenere quei costi o, quando possono, riescono con enormi difficoltà. La conseguenza, spesso, è la dispersione, quando non l’abbandono scolastico di ragazzi tra i 16 e i 18 anni. Un fenomeno che riguarda la nostra regione. È una evidente negazione del diritto allo studio previsto dalla nostra Costituzione, oltre che un’ipoteca sul futuro che ha bisogno che i giovani abbiano un’istruzione di qualità. Come sempre, le famiglie si stanno ingegnando, ricorrendo sempre di più al mercato dell’usato o allo scambio/regalo, prassi utile a risparmiare, ma che diventa sempre più difficile, anche a causa dei libri di testo cambiati troppo in fretta. In Calabria, si registrano buone prassi all’interno delle scuole e la Regione ha in essere un provvedimento legato all’Isee (fino a seimila euro) che spesso risulta ingiusto per delineare le condizioni economiche delle famiglie.

Il Forum riconosce alla vicepresidente della Regione Giusy Princi, con delega all’istruzione una grande attenzione a questi temi e chiede di fare di più. Diverse altre regioni, prevedono un Iste più elevato fino a 15.748,78 €uro per gli studenti della scuola superiore delle agevolazioni per l’acquisto dei libri di testo o del materiale scolastico. Si tratta, tuttavia, di iniziative a macchia di leopardo, ma importanti anche per fare fronte a divari territoriali nel sistema di istruzione dei quali, periodicamente, si torna a parlare. Investire sulla scuola vuol dire credere nel futuro dei territori e della Regione. Supportare le famiglie perché possano consentire ai figli di seguire le proprie aspirazioni, frequentando il corso di studi più adatto a loro, è un compito inderogabile e ancora più urgente nel contesto sociale attuale. (rcz)