IL 16 OTTOBRE CI SARÀ UN FLASHMOB PER ATTIRARE L'ATTENZIONE SUL RISCHIO CHE CORRE L'INFRASTRUTTURA;
IMPEDIRE CHIUSURA DEL PORTO DI GIOIA T. GOVERNO, REGIONI E POLITICA INTERVENGA

IMPEDIRE CHIUSURA DEL PORTO DI GIOIA T.
AGISCANO GOVERNO, REGIONE E POLITICA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Scongiurare la chiusura del Porto di Gioia Tauro. Impedire alla Calabria di perdere una infrastruttura strategica e vitale. È questo l’obiettivo che la stessa Autorità di Sistema Portuale dei Mari Tirrreno Meridionale e Ionio, insieme ai sindacati, Medcenter Container Terminal Spa, il Comune di San Ferdinando, Orsa Mari e Porti, Silpa e l’ing. Antonino De Masi si sono posti, realizzando un manifesto per la difesa del Porto di Gioia Tauro.

Il fine è chiaro: tutta la Calabria si mobiliti per scongiurare la sua chiusura. Che ognuno, nel proprio ruolo, «intensifichi l’impegno per la difesa del porto di Gioia Tauro e per una difesa più organica e credibile dell’ambiente». Questo perché «noi – si legge – davanti a questi scenari apocalittici non possiamo tirarci indietro nel ricercare soluzioni migliori, nel rispetto della transizione energetica, che peraltro non mancano» .

«L’Autorità di Sistema Portuale le ha sommariamente indicate al Governo ed alle Istituzioni europee», viene ricordato nel manifesto: «dare le medesime regole ai porti mediterranei che giocano la medesima partita, avendo la medesima vocazione al transhipment! Oppure la previsione per i porti europei a vocazione transhipment, ma anche per i traghetti di continuità territoriale, di meccanismi di tutela in deroga alla Direttiva che prevedano una detassazione ai settori esposti al rischio di delocalizzazione».

Indicazioni che, tuttavia, non sembrano essere servite, perché la chiusura sembra essere dietro l’angolo.

L’infrastruttura, infatti, rischia di fermarsi a causa della misura della Commissione che impone agli armatori di compensare annualmente le emissioni inquinanti prodotte. Una situazione paradossale, già ampiamente denunciata dallo stesso presidente della Regione, Roberto Occhiuto, sottolineando come «se fosse approvata così come concepita e senza modifiche rischia di far perdere competitività e importanti quote di mercato al porto di Gioia Tauro a partire dal 2024».

«L’Unione europea, con l’obiettivo di abbattere le emissioni – ha spiegato – ha deciso di introdurre una tassa che colpirebbe le grandi navi porta container qualora queste scegliessero, come avviene oggi, di fare scalo nei porti europei che si affacciano sul Mediterraneo prima di raggiungere i grandi porti del nord Europa o quelli americani: la tassa verrebbe pagata al 100% nella tratta tra due porti Ue, al 50% se uno dei due porti (di provenienza o di approdo) è extra Ue, mentre non esisterebbe per una navigazione tra due porti extra Ue: una nave proveniente dall’India e diretta in Usa pagherebbe zero euro se decidesse di fare scalo in un porto nordafricano».

«Quale sarebbe il risultato – si è chiesto – di questa cervellotica trovata? Tanti terminalisti sceglierebbero come porti di trasbordo scali extra Ue, anche aumentando le miglia di navigazione, e dunque producendo più emissioni di Co2 rispetto alle attuali rotte».

«Una misura di questo tipo – ha detto ancora – avrebbe due effetti perversi: da una parte avvantaggerebbe enormemente i porti nordafricani, e dall’altra aumenterebbe l’inquinamento nel mar Mediterraneo: i terminalisti sceglierebbero anche rotte più lunghe pur di non versare centinaia di migliaia di euro di tasse».

Sia il commissario regionale della Lega, Giacomo Saccomanno, che il capogruppo della Lega in Consiglio regionale, Giuseppe Gelardi, hanno ribadito la necessità di trovare una soluzione per impedire la chiusura del Porto di Gioia Tauro.

Per Gelardi, inoltre, «il Governo, insieme alle autorità locali e agli operatori portuali, deve adottare misure efficaci per preservare l’occupazione e l’economia della regione. Allo stesso tempo, è fondamentale promuovere una strategia di sviluppo a lungo termine che renda il porto più competitivo e sostenibile. Solo attraverso una cooperazione internazionale e un impegno comune sarà possibile affrontare le sfide attuali e future legate al settore marittimo», ha ricordato.

Nel manifesto per salvare il porto di Gioia Tauro è palpabile lo sgomento di una situazione definita «paradossale» dai segretari generali di Cgil, Cisl e Uil Calabria, chiedendo, anche loro, un intervento da parte della Regione «perché l’Ue dia alle compagnie marittime il tempo di operare una riconversione del sistema di emissioni. Sono in pericolo migliaia di posti di lavoro ed è in discussione anche il futuro stesso del Porto di Gioia come hub strategico nel Mediterraneo».

«Il pericolo è veramente imminente – si legge nel manifesto – le avvisaglie le stiamo già leggendo sulla stampa di settore e la mancanza di concreta sensibilità su questo tema preoccupa. Il porto di Gioia Tauro, il più grande d’Italia per transhipment che quest’anno si appresterà a segnare il record della movimentazione dei container nella sua storia breve ma intensa, potrebbe ritornare ad essere un deserto, con le gru smontate e le navi dirette verso scali competitors che si trovano nei paesi del Nord Africa, dove la direttiva Ue non verrebbe applicata o si applicherebbe solo in parte, in ogni caso garantendo ai porti extra-europei un vantaggio competitivo notevole».

«Difendere l’ambiente dai cambiamenti climatici in corso è un dovere delle Nazioni e degli uomini – viene ribadito – ma occorre farlo tutti insieme, riavviando il nastro delle azioni da intraprendere con la massima responsabilità. Perché non si possono accettare drastici provvedimenti in Europa per inquinare meno e nessun provvedimento negli scali direttamente concorrenti a quelli europei, ubicati sull’altra sponda del bacino del Mediterraneo. Accettare tutto ciò significherebbe non solo non raggiungere gli obiettivi prefissati in Europa, ma chiudere gli occhi davanti a provvedimenti illogici e irrazionali, con conseguenze devastanti sul piano economico, occupazionale e soprattutto su quello delle potenzialità logistiche dell’Italia e dell’Europa». 

«Quello che rappresenta il porto di Gioia Tauro oggi è sotto gli occhi di tutti – viene evidenziato – quasi 4 mila addetti tra diretto ed indotto, quasi il 50% del Pil privato calabrese, la più grande piattaforma logistica dell’Italia e dell’Europa meridionale, uno dei più grandi hub portuali del Mediterraneo. Penalizzare gravemente un porto in pieno rilancio come Gioia Tauro significherebbe affossare la Calabria ed il Mezzogiorno ed indebolire il Paese intero». 

«E sosteniamo come su questa drammatica prospettiva l’attenzione debba rimanere altissima», continua l’appello, ricordando che quella che rischia la chiusura è «un’infrastruttura strategica per il futuro della Regione, dove si registra la percentuale di disoccupazione più alta d’Italia, con le ferite dell’emigrazione che vede  migliaia di giovani andare via ogni anno da questa terra. Fughe per bisogno e per necessità che impoveriscono la vita e l’esistenza dei nostri territori».

Se si ferma Gioia Tauro, rischia di fermarsi la Calabria. E questo non può essere permesso. (ams)