PILLOLE DI PREVIDENZA / Ugo Bianco: L’ecocert Inps

di UGO BIANCOL’Ecocert è un estratto conto contributivo rilasciato dall’Inps, con valore di certificato, ai sensi dell’art. 54 legge 9 marzo 1989, n° 88. In esso è indicato il totale dei contributi previdenziali validi per le varie tipologie di pensione, tranne i versamenti confluiti nella gestione separata. Quando si desidera controllare semplicemente la posizione assicurativa è sufficiente visionare un estratto conto assicurativo (mod. ECO) Figura 1, accedendo alla sezione dedicata del sito Inps. Tuttavia, quando si è vicini alla pensione, è consigliato richiedere un Ecocert, con valore legale e controllato dall’operatore, prima di essere rilasciato. All’interno del modello sono riportati i dati anagrafici del lavoratore, i versamenti contributivi suddivisi in periodo di riferimento, la tipologia dei contributi, se da lavoro dipendente o da lavoro autonomo, il servizio militare, la contribuzione figurativa, per malattia o disoccupazione. Con messaggio Inps n° 1727/2023, questo documento è stato esteso, in via sperimentale, ai dipendenti delle pubbliche amministrazioni. Per intenderci, gli (ex-Inpdap), delle sedi territoriali Asti, Ravenna, Macerata, Avellino e Messina. Successivamente, è stato istituito per tutti il territorio delle direzioni regionali di Piemonte, Emilia-Romagna, Marche, Campania e Sicilia.

estratto conto assicurativo

Come ottenere il proprio Ecocert? 

Innanzitutto si rilascia su domanda dell’assicurato, formalizzata attraverso due modi diversi. Mediante il canale dedicato nel portale Inps, a cui si accede con il proprio spid o la carta d’identità elettronica (CIE) oppure recandosi presso gli Enti di Patronato. (Figura 2 e 3)  

 

Egocert

In quanto tempi si ottiene?

Entro trenta giorni lavorativi, dalla data dell’istanza, si ottiene la certificazione. Nel caso trascorre più tempo è preferibile prendere contatti con la sede Inps di competenza e verificarne lo stato di lavorazione.

Com’è fatto il modello Ecocert?

È suddiviso in due parti. La prima, dal riepilogo della contribuzione da lavoro dipendente, autonomo, figurativa, per malattia e disoccupazione. Calcolati ai fini della pensione di vecchiaia o anticipata, e riferiti ad una data stabilita. (Figura 4)

contributi

La seconda, da un riepilogo dei periodi coperti da contribuzione con l’indicazione delle settimane valide per il diritto e la misura della pensione, la retribuzione e le note. (Figura 5)

Ecocert

 

L’Ecocert è di grande utilità quando si vuole attingere a informazioni non rilevabili dal semplice estratto contributivo. Per esempio, in caso di contribuzione agricola dipendente, espressa in giorni, l’istituto opera una trasformazione in settimane, facilitandone la correttamente lettura nel totale dei contributi utili per la pensione. (Figura 4). (ub)

[Ugo Bianco è presidente dell’Associazione Nazionale Sociologi – Dipartimento Calabria]

PILLOLE DI PREVIDENZA / Ugo Bianco: L’indennità di accompagnamento per gli invalidi civili

di UGO BIANCOL’indennità di accompagnamento concessa agli invalidi civili è una prestazione economica che rappresenta la principale risposta dello Stato ai bisogni di chi è affetto da gravi patologie fisiche o mentali. Istituita con la legge n. 18 del 1980 e modificata con la legge 508/1988, spetta a tutti i cittadini che possiedono i requisiti sanitari, riconosciuti dalla commissione medicolegale dell’Inps, sulla base di una richiesta formulata dal minorato.

Ispirata dal principio dell’assistenza sociale e non dalle condizioni economiche, viene erogata a prescindere dall’età e del reddito personale del percettore. Ne possono fruire non solo gli anziani, ma anche ai minori e tutti colori che hanno ottenuto un’invalidità civile totale (100 %), a condizione che la minorazione sia così grave da compromettere la deambulazione o le azioni quotidiane della vita.

Quali sono i requisiti?

  • Il riconoscimento di una totale inabilità (100 %) derivata da menomazioni fisiche o psichiche;
  • L’impossibilità di deambulare senza l’aiuto permanente di un accompagnatore oppure non riuscire a compiere gli atti quotidiani della vita, ad esempio mangiare, bere, lavarsi e vestirsi;
  • La residenza stabile e abituale sul territorio nazionale;
  • La cittadinanza italiana;
  • Per i cittadini stranieri comunitari: l’iscrizione all’anagrafe del comune di residenza;
  • Per i cittadini stranieri extracomunitari: il permesso di soggiorno di almeno un anno (art. 41 TU immigrazione).

 

A chi non spetta?

L’indennità di accompagnamento non viene erogata agli invalidi che:

  • Sono ricoverati gratuitamente in istituti per un periodo superiore a 30 giorni;
  • Percepiscono un’analoga indennità per invalidità derivata per cause di guerra, di lavoro o di servizio. Ovviamente si può optare per il trattamento più favorevole.

La circolare Inps n° 135 del 22 dicembre 2022 ha stabilito che per l’anno in corso l’importo mensile della prestazione è pari a € 527,16, concesso per 12 mensilità. Decorre dal primo giorno del mese successivo alla presentazione della domanda amministrativa. Non è reversibile ai superstiti e non è soggetto a ritenute Irpef. Per inoltrare la richiesta è obbligatorio il rilascio del certificato medico on line (Mod. C) redatto dal medico certificatore. 

In conclusione di questa breve scheda tecnica dell’indennità di accompagnamento vorrei fare una riflessione sulla sua importante utilità. Credo sia giunto il momento che il legislatore debba prendere atto che è necessario un incremento delle risorse da destinare aumento mensile dell’assegno. Proprio in questo periodo storico assistiamo ad un incremento generalizzato dei prezzi che rende insostenibile le spese quotidiane del minorato. Ed allora bisogna pensare che ogni euro destinato a lui incoraggia le famiglie a farsene carico, evitando il ricovero in istituti e cliniche di assistenza che farebbero lievitare la spesa sociale. Occorre maggiore consapevolezza che l’accudimento familiare, in questo caso, rappresenta un risparmio per lo Stato e per tutti i cittadini.  (ub)

[Ugo Bianco è Presidente dell’Associazione Nazionale Sociologi – Dipartimento Calabria]

RENDE (CS) – Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico presenta il suo libro all’Unical

Domani mattina, alle 11.30, nell’Aula Caldora dell’Università della Calabria, è in programma la presentazione del libro Il lavoro di oggi la pensione di domani di Pasquale Tridico (presidente dell’Inps) con Enrico Marro (Corriere della Sera).

Occupazione, lavoro, povertà, salario minimo, produttività, dinamiche demografiche, diseguaglianze sociali, pensioni, sostenibilità del sistema previdenziale. Sono questi gli argomenti di cui si discuterà domani.

«Lavoro e pensioni sono due facce della stessa medaglia», dichiara Pasquale Tridico, presidente dell’Inps. «La precarietà e i bassi salari – continua Tridico – determinano il futuro previdenziale dei giovani: un lavoro povero frutterà una pensione povera». L’implicazione è di puntare sulla quantità e la qualità dell’occupazione, poiché solo in tal modo eviteremo di avere in futuro «una massa di anziani da assistere – conclude Tridico . Tanto più in un quadro di preoccupante declino demografico».

Questo scenario poco rassicurante è confermato anche da Francesco Aiello, docente di Politica economica dell’UniCal e presidente di Open Calabria: «Se è vero, com’è vero – dichiara Aiello – che la rendita pensionistica dipende dalla retribuzione oraria, dai contratti di lavoro e dall’anzianità lavorativa, le previsioni sulla previdenza futura peggiorano soprattutto per le generazioni di giovani che vivono nelle regioni più povere del paese, come la Calabria». «Se non avremo una duratura e sostenuta crescita economica – continua Aiello – nei prossimi anni assisteremo ad un’ulteriore emigrazione di calabresi in età lavorativa (giovani, in particolare), con il risultato che saremo sempre più dipendenti dai trasferimenti di reddito, tra cui pensioni e assistenza di variegata natura».

Aiello riporta alcuni dati sulla già elevata rilevanza delle pensioni in Calabria: «Nella nostra regione le prestazioni pensionistiche sono circa 750 mila, ossia 40.1 pensioni ogni 100 abitanti (la media italiana è 37,64). «La rendita media per pensionato è di poco superiore a 11mila euro, equivalente al 67% del PIL pro capite, ossia quasi 20 punti percentuali in più del dato nazionale (48,52%) – continua Aiello -. La spesa pensionistica è pari al 27,1% del PIL calabrese, un valore maggiore di 8,5 punti percentuali della media nazionale (18,6%) e ben 11 punti percentuali in più del 16% che si registra nelle regioni settentrionali». «Se non si interverrà subito – conclude Aiello – questi dati tenderanno a peggiorare nei prossimi anni sia per dinamiche demografiche sia assenza di occupazione».

La presentazione del libro di Tridico è anche un’occasione per riflettere sulle prospettive del paese e della nostra regione. Dopo i saluti istituzionali del prof. Massimo Costabile, – direttore del Dipartimento di Economia, Statistica e Finanza “Giovanni Anania”, assieme all’autore del libro, interverranno Francesco Aiello (prof. di Politica economica, UniCal), Aldo Ferrara (presidente di Unindustria Calabria), Roberto Occhiuto (presidente della Regione Calabria), Valeria Pupo (docente di Economia industriale, UniCal) e Angelo Sposato (segretario generale Cgil Calabria). Il dibattito sarà moderato da Marco Innocente Furina (giornalista Rai). Sebbene la partecipazione all’evento sia libera, l’ingresso sarà consentito fino alle 11.20. (rcs)

Pasquale Tridico: «Da 125 anni Inps al servizio del Paese»

Di PINO NANOC’è il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla cerimonia di apertura delle celebrazioni per i 125 anni dalla fondazione dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale. Il Presidente dell’Inps, Pasquale Tridico tiene una vera e propria lezione magistrale di Welfare.

Alla cerimonia sono presenti fra gli altri la Presidente della Corte Costituzionale Silvana Sciarra, il Vice Presidente del Senato Gian Marco Centinaio, in rappresentanza del Parlamento il  Questore della Camera dei deputati Filippo Scerra, e il Ministro del Lavoro e delle Politiche Social Marina Elvira Calderone.

Manifestazione solenne come nella migliore tradizione Inps, e a cui quest’anno il Presidente Prof. Pasquale Tridico ha voluto riconoscere un valore simbolico aggiuntivo e molto speciale, sottolineando nel suo intervento il ruolo storico che da 125 anni svolge l’istituto che dirige.

«La storia dell’Inps – spiega il professor Tridico – coincide con la storia dello Stato sociale in Italia. È una storia che ha accompagnato le più importanti trasformazioni del mondo del lavoro, del fare impresa e delle famiglie. È una storia che conferma l’indissolubile legame tra welfare e lavoro. E che scandisce l’espansione delle scelte di solidarietà del Paese».

Per nulla rituale la relazione del Presidente, anzi un intervento condito di storia e di dati economici che trasformano la sua relazione di rito in una vera e propria lezione accademica, da economista raffinato ed educato ai consessi internazionali più esclusivi.

«Veniamo da lontano – esordisce il Presidente Tridico – eravamo in piena rivoluzione industriale quando nasce anche in Italia, nel 1898, la previdenza sociale, con l’istituzione di una assicurazione privata obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e con la fondazione della Cassa Nazionale di previdenza per l’invalidità e per la vecchiaia degli operai, secondo il principio di una «previdenza libera sussidiata e facoltativa».

«Nel 1919, l’assicurazione diventa obbligatoria per i dipendenti dell’industria e gli agricoltori e vi si aggiunge una assicurazione obbligatoria contro la disoccupazione involontaria. Così come qualche anno prima, nel 1910, si era avuta l’introduzione dell’assicurazione obbligatoria della maternità».

Il grande economista diventa per un momento anche costituzionalista, e spiega che nasce così il moderno Stato Sociale italiano che avrebbe accompagnato i cittadini in quei successivi trent’anni di straordinario sviluppo industriale del Paese, trent’anni caratterizzati dall’aumento demografico e da una forte espansione economica.

«L’Italia decise di abbracciare un’idea di stato sociale che permettesse a tutti migliori condizioni di vita, costruendo progressivamente una sanità pubblica, un reddito assicurato per malati e indigenti, istruzione pubblica gratuita, servizi per l’impiego e servizi abitativi».

Il “Professore” va ancora oltre: «La missione dell’Istituto Nazionale di Previdenza Sociale – ripete – si inserisce in questo solco valoriale, scandito chiaramente negli articoli 1, 3, 4 e 38 della Costituzione, che mira a principi di welfare universalistico e alla promozione del “lavoro buono”, capace di garantire le giuste tutele e lo sviluppo umano». 

Poi, dagli anni ’90 in poi, la globalizzazione e il calo demografico impongono una riflessione e ha inizio un lungo processo di riforma che riguarda sia il mercato del lavoro che l’ambito delle pensioni, dell’assistenza e del sostegno al reddito. Anche questo processo ha visto INPS al centro di cambiamenti importanti e di una profonda modernizzazione.

«Da una parte – spiega Pasquale Tridico –, l’aumento delle disuguaglianze, e la crescente flessibilità del lavoro, che troppo spesso è diventata precarietà, hanno portato a aumentare le prestazioni a sostegno del reddito. Dall’altra, la crisi demografica ha spinto verso maggiori sostegni alla famiglia e per i figli. Infine, le due grandi crisi del nuovo secolo, quella finanziaria del 2008 e la pandemia, hanno generato un welfare sempre più universale e meno categoriale, rivolto a tutti i lavoratori e non solo ai lavoratori subordinati, con l’estensione dell’indennità di disoccupazione e con l’introduzione del reddito minimo, in linea con gli indirizzi comunitari».

Non ha nessun dubbio il Professore: “L’Inps è una grande azienda pubblica efficiente al servizio del Paese e del suo cambiamento. Solo 20 anni fa, l’Istituto offriva prestazioni e servizi nell’ordine di qualche decina. Oggi ne gestisce oltre 400. Per volontà dei Governi e Parlamenti che si sono succeduti, Inps ha incrementato il numero e la varietà delle prestazioni sociali e accorpato a sé altri enti previdenziali, diventando una vera e propria “Agenzia Nazionale del Welfare” con missioni e obiettivi sempre più ampi per rispondere alle crescenti esigenze della società italiana».

Il Presidente Tridico tratta l’Inps come se fosse il fiore all’occhiello del sistema-Paese, forse ha anche ragione lui, ma ci sono pezzi della sua lezione davanti al Capo dello Stato da cui viene fuori un senso di fierezza e di appartenenza che difficilmente di solito l’uomo tradisce in pubblico.

Circa 42 milioni di utenti, tra lavoratori, pensionati, famiglie e aziende, l’Istituto gestisce 386 miliardi di euro di entrate, di cui 145 miliardi di trasferimenti pubblici, e 384 miliardi di euro di uscite, assicurando la sostenibilità del sistema e agendo come snodo per la coesione sociale.

«Tutto questo – conclude Tridico – rappresenta l’Inps, un “motore” sempre acceso, l’ente di welfare più grande d’Europa».

Ma a questo il Professore aggiunge anche quello che è ormai diventato il suo mantra preferito: «Solo se nessuno viene lasciato indietro, lo sguardo di tutti può volgersi in avanti».

E chiude con un monito al Paese, ma è anche un riconoscimento formale alla missione che il Presidente Mattarella ha appena vissuto in prima persona in Calabria, che è la terra di origine del Presidente Tridico: «La mancanza di prospettive e di solidarietà è la più grande sconfitta che un popolo possa affrontare».

«È ciò che costringe i giovani ed intere famiglie ad allontanarsi dalla propria terra di origine e ad affrontare gravi incertezze, con conseguenze anche tragiche. Negli occhi e nei pensieri oggi portiamo il peso del terribile naufragio di Crotone. Sta a noi, con ogni tipo di strumento che scegliamo di porre in campo, mantenere la promessa che abbiamo sottoscritto attraverso la Costituzione: di crescere come collettività attraverso il lavoro e il sostegno al pieno sviluppo di ogni individuo, a partire dagli ultimi e dai più fragili». 

Chi vuole intendere intenda, please. (pn)

A Roma si presenta il libro “Il lavoro di oggi” di Pasquale Tridico

di PINO NANO – Domani a Roma, alla Dante Alighieri, Palazzo Firenze, verrà presentato il nuovo saggio del Presidente dell’Inps Pasquale Tridico, Il lavoro di oggi la pensione di domani. Perché il futuro del Paese passa dall’Inps (Solferino Libri 2023).

Assieme all’autore anche il Presidente della Società Dante Alighieri Andrea Riccardi, il Presidente della Conferenza Episcopale Italiana Cardinale Matteo Maria Zuppi, il Viceministro del Lavoro e delle Politiche Sociali Maria Teresa Bellucci. Modera la giornalista Paola Severini Melograni.

Il giudizio del mondo politico ed economico italiano è già unanime, parliamo di un saggio moderno di economia reale che tutti dovrebbero avere sul comodino e questo dibattito organizzato da Andrea Riccardi alla Dante Alighieri si preannuncia come uno di quegli eventi pubblici destinati a segnare in qualche modo la storia economica del Paese.

Un saggio di Economia Politica in cui Pasquale Tridico spiega per la prima volta come sono nati il decreto Dignità e il Reddito di cittadinanza e risponde a domande che affliggono migliaia di italiani, dai giovani che si chiedono se vedranno mai la pensione, alla gestione della precarietà, passando per l’esplosione della spesa dovuta al Covid fino alle baby pensioni di cui ancora paghiamo il prezzo. 

Un libro scritto a quattro mani con il giornalista Enrico Marro una delle firme di riferimento sui temi economici del «Corriere della Sera», dove lavora dal 1989, e ci riserva un dato a dir poco “significativo” che è questo: «C’è un problema strutturale che una riforma del sistema pensionistico dovrebbe affrontare: quello della differenziazione delle età di pensionamento in base al lavoro svolto. Partiamo da un fatto, confermato dai dati: i poveri muoiono prima dei ricchi».

I giovani vedranno mai la pensione? Come evitare che la precarietà si trasformi in una trappola?

Pasquale Tridico ed Enrico Marro mettono in piedi un sorta di vero e proprio “vademecum del mondo della previdenza in Italia” e ci spiegano con un linguaggio moderno scorrevole semplicissimo e a tratti anche avvolgente le mille dinamiche sociali in cui si muove la nostra economia. 

Eccole le due facce della stessa medaglia: il lavoro e la pensione. La precarietà e i bassi salari che colpiscono i giovani – spiega Pasquale Tridico – determinano anche il loro futuro previdenziale: un lavoro povero frutterà una pensione povera. 

«C’è un collegamento divenuto più stretto con l’introduzione del sistema contributivo, dobbiamo migliorare la quantità e la qualità dell’occupazione – sottolinea questo grande economista chiamato nel 2019 alla guida dell’Inps – per evitare domani di avere una massa di anziani da assistere. Tanto più in un quadro di preoccupante declino demografico».

Al Presidente dell’Inps va riconosciuto oggi il grande merito di avere finalmente “aperto” le porte del suo Istituto, di aver reso assolutamente trasparente la politica previdenziale in Italia, e soprattutto di aver trovato il coraggio di denunciarne limiti e storture che per anni hanno in parte anche paralizzato il futuro di intere generazioni.

Ci sono pagine di questo suo ultimo saggio a dir poco esplosive. Perché le baby pensioni sono uno scandalo di cui ancora paghiamo il prezzo? Quota 103, il salario minimo e il Reddito di cittadinanza sono le risposte giuste? Cosa è successo con l’esplosione della spesa dovuta al Covid? 

Pasquale Tridico, “Il professore”  – anche qui all’Inps sono in pochi a chiamarlo “Presidente” forse per via di questo suo carisma debordante che gli proviene da un cursus accademico di assoluto prestigio internazionale- spiega a che punto è oggi l’Inps, un gigante che gestisce quasi la metà della spesa pubblica ma del quale sappiamo poco, e soprattutto perché il futuro passa necessariamente da un nuovo Stato sociale. Un viaggio insomma tra passato, presente e futuro dell’economia del Paese che riguarda ogni cittadino, e che dà di Pasquale Tridico l’immagine solenne e austera di un “Uomo di Stato”. A 360 gradi. (pn)

I DATI DELL’INPS: IL 13% DEI CALABRESI
PERCEPISCE IL REDDITO DI CITTADINANZA

di ANTONIETTA MARIA STRATI – Reddito di Cittadinanza e calo demografico sono due questioni importanti con cui la Calabria deve fare i conti. La prima, la misura voluta dal M5S di Giuseppe Conte, è ampiamente diffusa nella nostra regione; la seconda, un triste dato di fatto.

Secondo i dati del Bilancio sociale di Inps Calabria, presentato nei giorni scorsi, «il 13 per cento della popolazione in Calabria è percettore di reddito (di cittadinanza) con una media di 563 euro a persona». Un dato che conferma quelli forniti a novembre da Open Calabria, in cui veniva evidenziato un record nazionale della nostra regione: stando ai dati di settembre 2022, i percettori del Reddito di cittadinanza sono 99mila (contro i 103 mila del 2021) e che le persone coinvolte sono 224 mila contro i 240 mila nel 2021.

Si tratta di dati che, per il presidente del Comitato Regionale Inps Gianfranco Trotta, fanno comprendere come il Reddito di Cittadinanza «vada riformato, vada rivisto ma non eliminato senza alternative, altrimenti una parte della popolazione sarebbe in povertà assoluta».

Dello stesso parere il presidente della Regione, Roberto Occhiuto, che ha partecipato all’evento e ha sottolineato l’esigenza di una rapida riforma del provvedimento di cui evidentemente non si può fare a meno, salvo a far crescere situazioni di disagio nei nuclei familiari senza reddito.

Ma non è solo il tema del Reddito di Cittadinanza a destare preoccupazione. C’è anche il dato che conferma la Calabria come una regione che conta sempre più anziani. I pensionati «rappresentano il 62,08% (738.337 in aumento rispetto al 2020 che erano 735.699) rispetto alla popolazione attiva 14-64 anni (1.189.374 in diminuzione si registra, infatti, – 37.139 rispetto all’anno 2020) – si legge nei dati Inps –. Le pensioni erogate dall’Istituto in Calabria sono 738.337 di cui 620.415 relative alla gestione privata con un importo medio mensile di € 628.07; per la gestione pubblica, invece, le pensioni erogate sono 117.922 il cui importo medio è pari a € 1.884.37. Le pensioni destinate alle donne, esclusa la gestione dipendenti pubblici, risultano con un assegno medio di € 541.04 pari al 48.38% dell’intero ammontare delle pensioni liquidate anche se rappresentano il 56% dei percettori di pensioni».

«Questo dato conferma, ancora una volta – viene evidenziato – la disparità di trattamento economico e di carriere tra uomini e donne nel percorso lavorativo. I pensionati gestione privata titolari di un reddito pensionistico lordo inferiore a 1000€ sono circa l’87,68%». 

Nel corso della presentazione del Bilancio, a cui hanno preso parte il presidente Civ nazionale Inps, Roberto Ghiselli, il direttore Inps Calabria Giuseppe Greco e il presidente Trotta, è stato evidenziato come «le performance dell’Inps calabrese vedono l’istituto tra quelli con le prestazioni migliori in ambito sociale».

«I dati rappresentati dimostrano una ripresa rispetto all’anno tragico del 2020 – ha commentato il direttore Inps Calabria, Giuseppe Greco – . Evidentemente non poteva che essere così, però si traccia un trend che fa anche ben sperare e auspichiamo in una corsa nel 2023. Questo anche grazie all’impegno delle nostre lavoratrici e dei lavoratori dell’Inps che sono però in numero sempre più risicato. I risultati in termini di performance sono frutto anche di un rapporto assolutamente consolidato e ben funzionante con i cosiddetti stakeholders e i patronati senza i quali indubbiamente l’istituto non potrebbe vantare dati di questo livello».

Il presidente Trotta, poi, ha snocciolato i dati, presentando una novità del bilancio, ossia i ricorsi per rapporti di lavoro disconosciuti. Un ambito, ha affermato Trotta, nel quale «c’è un esercizio vario della fantasia che davvero alcune volte ci lascia interdetti». Il ricorso ad assunzioni fittizie per “accaparrarsi” le misure di sostegno al reddito, oppure per “aggiungere” punti ad una graduatoria, ha aggiunto Trotta «mortificano le migliaia di lavoratrici e lavoratori che con molti sacrifici si recano al lavoro ogni giorno e che, loro malgrado, sono costretti a fare ricorso agli ammortizzatori sociali perché licenziati oppure per le sospensioni del lavoro stesso. Oltre al lavoro nero, al lavoro precario e sottopagato esiste una nuova o vecchia categoria che è il lavoro fittizio finalizzato ad attingere dai sussidi statali».

Secondo la campagna di Customer Experience,  l’attività dell’Inps Calabria ha avuto una valutazione partecipativa 2021 con un punteggio di soddisfazione pari a 3,81 in linea con la media nazionale di 3,94. Diminuisce inesorabilmente il personale, una costante degli ultimi anni, ma che nel 2021 ha toccato la quota di 80 unità in meno rispetto all’anno precedente. 

Le lavoratrici e i lavoratori dipendenti nella nostra Regione nell’anno 2021 sono 495.185 in aumento rispetto al 2020, aumentano i lavoratori del settore privato del 6.8% per un totale di 263.563 e diminuiscono i lavoratori del settore pubblico dell’1.8%, infatti, si attestano a 109.255, unica categoria che diminuisce mentre sono in aumento i lavoratori autonomi dell’1.2%, così come aumentano anche i lavoratori parasubordinati del 5.5%, arrivando, quindi, a 13.834.

Rispetto al 2020 aumenta l’occupazione femminile in tutti i settori. Continua inesorabilmente il drammatico calo demografico, così come diminuisce la popolazione residente soprattutto nelle aree interne. Altro dato preoccupante si conferma il saldo negativo dei processi migratori con un -8.568 di iscrizioni nonostante un saldo positivo dei processi migratori con l’estero di + 1.247.

Nel 2021 le prestazioni di sostegno al reddito per cessazione di lavoro accolte sono state 147.686 in aumento + 3.2% (NASpI, anticipazione NASpI, DISCOLL, D.S. Agricola) con una forte diminuzione delle DIS-COLL pari al 14,62 ed un aumento delle NASpI del 4% circa e delle Anticipazioni NASpI del 26.27 in aumento anche la D.S. Agricola del 2.86% rispetto al 2020.

Per quanto riguarda le misure relative alle sospensioni del rapporto di lavoro nel 2021 le ore autorizzate sono state 40.630.639 concentrate soprattutto nei Fondi Solidarietà F.I.S. 38%, Cassa Integrazione Guadagni in Deroga 34.3%, nel 2020 le ore autorizzate furono 51.297.872.

I sussidi erogati nell’anno 2021 di competenza della Regione Calabria ed erogati dall’INPS sulla base di apposite convenzioni per interventi di politiche attive per il lavoro e tirocini hanno riguardato 6.203 beneficiari, per una spesa totale di 18.375.000 euro. 

Le indennità Covid-19 previste nei vari decreti-legge sono state erogate, le domande definite 241.298 recuperando anche la giacenza relativa al 2020. 

Per quanto riguarda l’Invalidità Civile anche nel 2021 è proseguita l’attività in convenzione con la Regione Calabria con l’affidamento all’Istituto delle funzioni relative all’accertamento dei requisiti per l’ottenimento della pensione che ha, nei fatti, accorciato notevolmente i tempi di attesa e di erogazione della prestazione. Si conferma il trend negativo degli scorsi anni rispetto alle pensioni di invalidità erogate. 

Quelli presentati dall’Inps, dunque, sono dati che – come ha evidenziato Occhiuto – «dovrebbero essere alla base delle decisioni politiche». (ams)

Filcams Cgil contro l’Inps: Vergognosa situazione per circa 30 famiglie calabresi lasciate alla fame.

Giuseppe Valentino, segretario generale Filmcams Cgil Calabria e Andrea Ferrone, segretario generale Filcams Cgil Pollino, hanno denunciato come da circa un anno circa 30 lavoratori calabresi non ricevono un soldo dallo Stato «nonostante l’approvazione del decreto di cassa integrazione».

«Totalmente abbandonati dallo Stato – hanno spiegato Valentino e Ferrone – che li ha esclusi ingiustamente da una procedura di stabilizzazione dopo anni di lavoro precario al servizio della Pubblica Istruzione.  Assistiamo attoniti da un mese circa ad un balletto fastidioso e cinico da parte delle sede INPS di Reggio Calabria, che si ostina a non pagare la Cig, in sprezzo alla condizione sociale ed umana di queste persone».

«Ricordiamo – hanno proseguito – che si tratta di lavoratori in età avanzata, ex LSU pulizie nelle istituti scolastici che non sono stati ricompresi dall’ondata di stabilizzazioni presso il Ministero dell’Istruzione (circa 1000 persone in Italia) e che da Gennaio 2023, se le cose non cambieranno, per colpa della cecità e indifferenza di Governi e politica, saranno sbattuti in mezzo alla strada senza reddito e senza futuro».

«Costoro dopo un accordo nazionale tra il Miur e le OO.SS. Cgil Cisl e Uil, siglato presso il Ministero del Lavoro, in Roma – hanno ricordato – e decretato in luglio u.s. dallo stesso ministero, sono beneficiari per tutto l’anno 2022 di copertura con ammortizzatore sociale che devono pagare le relative Inps regionali. Ebbene, solo 22 lavoratori in Calabria, la maggior parte dei quali sulla provincia di Cosenza e Catanzaro, dipendenti ancora dell’azienda Team service di Roma, ad oggi non hanno ricevuto le spettanze, mentre, paradosso dei paradossi, i loro colleghi del Lazio (Inps Frosinone) e Basilicata (Inps Potenza) stanno regolarmente ricevendo la Cassa Integrazione».

«Quindi, per come dice il detto, i lavoratori calabresi sono “cornuti e mazziati”! – conclude la nota –. Questa situazione è insostenibile quanto vergognosa, alcuni di essi non riescono più ad acquistare beni alimentari e medicinali per la sussistenza loro e delle loro famiglie. Pertanto, stufi di questa situazione incredibile, stiamo procedendo ad interessare la Prefettura calabrese ed il relativo Questore in quanto, se a breve non riceveremo risposte in merito, ci vedremo costretti ad organizzare forme di mobilitazione, anche aspre, nel tentativo di dare risposte ed evitare ulteriore drammi sociali ed umani». (rcz)

LAVORO AL SUD: LA SOLUZIONE NON STA
NEL REDDITO DI CITTADINANZA COSÌ COM’È

di FRANCESCO AIELLO – Il reddito di cittadinanza rischia di diventare in modo strutturale un mero strumento di sostegno dei consumi. È una strategia fallimentare per lo sviluppo del Mezzogiorno già sperimentata nel corso degli ultimi 60 anni, perché non crea sviluppo, ma alimenta dipendenza.

Alla fine del processo di revisione dell’aiuto al reddito di cui si parla molto in questi giorni, molti degli attuali percettori del reddito di cittadinanza potranno rimanere senza lavoro. Dipenderà sia dall’efficacia delle politiche attive che saranno adottate, ma questo richiede sforzi immani in un paese in cui i Centri per l’Impiego hanno vincoli organizzativi non banali e le agenzie private hanno poco spazio di azione, sia dalle prospettive economiche dell’Italia.

Uno scenario verosimile che potrà manifestarsi nei prossimi due-tre anni è che per garantire “pace sociale”, si dovrà pensare a forme di sostegno del reddito alle persone che rimarranno senza sostegno e senza lavoro. La soluzione più immediata, ma molto rischiosa, è di perpetuare meri trasferimenti di reddito. Ecco perché la riforma del reddito di cittadinanza diventa una nuova sfida del paese, perché oltre ad azioni finalizzate ad aumentare l’occupabilità dei beneficiari dell’income support, è necessario che aumenti la domanda di lavoro delle imprese, ossia che l’Italia inizi a crescere dopo quasi tre decenni di stagnazione. È complicato immaginare la creazione di nuova occupazione se il paese non riprende a crescere.

È importante anche capire cosa succederà nella fase di transizione. Se l’attuale aiuto diventa temporaneo – le ipotesi al vaglio sono 6 mesi, o un anno – ed è pensato solo per chi cerca lavoro, la platea di beneficiari non cambia rispetto allo scenario attuale, perché tutti cercheranno lavoro e aderiranno al Patto per il Lavoro o similari (che diventa condizione di accesso al sostegno). Alcuni troveranno lavoro e, al fine di rendere capillare questa circostanza, è cruciale aumentare il differenziale tra il sussidio e la retribuzione. Tanto maggiore è questa differenza tanto più attrattivo sarà il lavoro.

La questione della congruità dei salari da parte del settore privato è di difficile risoluzione, ma la differenza deve essere sostanziale, di almeno il 30%, affinché chi rinuncia all’aiuto possa essere sanzionato con la revoca del sostegno. È complicato applicare sanzioni se il mercato del lavoro non remunera con salari congrui. L’effetto sarà anche di ridurre il lavoro in nero, se parallelamente si riduce l’onere contributivo a carico delle imprese.

In alternativa, in questa fase di modifiche, gli attuali percettori non lavoratori riceveranno un sussidio per la formazione: l’ammontare della spesa per gli occupabili non cambierà, ma cambierà la fonte del finanziamento. Per esempio, la proposta del presidente del consiglio, Giorgia Meloni, è di utilizzare per la formazione dei percettori del reddito di cittadinanza il canale dei fondi europei. Alla fine del periodo di formazione, si può trovare occupazione o no. Per coloro che rimarranno non occupati – molti a Sud – l’alternativa può essere di irrobustire il terzo settore o l’impiego obbligatorio in servizi di pubblica utilità gestiti dai comuni.

È un percorso tortuoso, con rischi ed opportunità sia per i lavoratori che per il Paese. La natura «tortuosa» di questo percorso dipende non solo dalle caratteristiche individuali dei percettori del sostegno, ma anche dal funzionamento dei Centri per l’Impiego, dalla diffusione della cultura del lavoro e soprattutto dal fatto che il sistema Italia riesca ad uscire dalla bassa crescita che si osserva da almeno 25 anni.

Il rischio da annullare, a Sud, è che l’income support diventi un nuovo canale di finanziamento dei consumi interni dei meridionali. È un’ipotesi che bisogna evitare perché, in modo analogo all’occupazione non necessaria nella pubblica amministrazione degli anni ‘70 e ‘80 o a tutte le forme di trasferimento e di sussidi incondizionati di cui hanno goduto le regioni del Sud, non aiuta lo sviluppo, ma alimenta la dipendenza. (fa)

Francesco Aiello è ordinario di Politica Economica dell’Unical e presidente del think tank OpenCalabria]

IL PROGETTO INPS DEDICATO AGLI ULTIMI
SALARIO MINIMO E L’AIUTO AI PIÙ DEBOLI

di SANTO STRATI – È un progetto partito nel 2019, prima che scoppiasse la pandemia: l’INPS, guidata dal calabrese Pasquale Tridico si è data l’obiettivo di occuparsi di chi ha più bisogno, i cosiddetti “ultimi”, generalmente dimenticati, ma soprattutto trascurati. Ovvero, quelli che, per tante ragioni, non sanno nemmeno di poter contare sulle prestazioni e i servizi che l’Istituto di Previdenza è in grado di offrire loro. È un bellissimo progetto, diciamolo subito, perché se nell’immaginario collettivo l’INPS è quello che paga le pensioni e trattiene i contributi dallo stipendio, in realtà pochi sanno delle finalità sociali dell’Istituto. Che, ovviamente, si regge dalla raccolta dei contributi previsti dalla legge dovuti dal datore di lavoro (a fini di previdenza e assistenza) e in piccola parte dal lavoratore, ma eroga servizi che sono essenziali per il welfare dei cittadini. Dalle pensioni di qualunque genere (lavoro, vecchiaia, invalidità, etc) fino al reddito di cittadinanza e al sostegno al reddito a chi ne ha bisogno.

Paradossalmente, sono proprio gli “ultimi”, quelli che hanno più bisogno, che, in passato, non solo non accedevano ai servizi INPS, ma soprattutto non erano nemmeno a conoscenza delle opportunità di sostegno ad essi riservate.

Il progetto, che si chiama “INPS per tutti” è stato avviato tre anni fa, coinvolgendo le molte realtà del Terzo settore che già operano con grande impegno e dedizione a favore delle persone più svantaggiate e, naturalmente, le diocesi. La Chiesa, da sempre, svolge un’intensa opera di carità e assistenza e diventa uno strumento essenziale di collegamento con i servizi che possono essere offerti ai bisognosi dall’Istituto di Previdenza.

L’iniziativa è partita dalle grandi città, dove maggiore è la presenza di senzatetto e di persone bisognose di aiuto e assistenza (Roma, Milano, Torino, Bologna e al Sud a Napoli, Bari e Palermo), ma il progetto prevede di estendere a tutto il Paese questo servizio di assistenza. Per fare un esempio, a Roma, alcuni funzionari Inps sono andati con i computer portatili a incontrare nelle comunità persone bisognose, controllando in tempo reale se avessero diritto a qualche prestazione. In buona sostanza, non è il cittadino (fragile e bisognoso) che va a cercare aiuto all’Inps, ma è l’Istituto che cerca di individuare chi è in una condizione di disagio per offrirgli assistenza e servizi: ci sono pensionati con cifre mensili ridicole che non riescono a mettere insieme il pranzo con la cena e molti che hanno perso il lavoro e non sanno come mandare avanti la famiglia. In questo campo, utile si è rivelata la collaborazione con i Patronati e anche i CAF che hanno un quadro abbastanza preciso di situazioni di indigenza dovute a disoccupazione, perdita di lavoro, pensione sociale troppo bassa.

Il progetto “Inps per tutti” è stato avviato anche in Calabria già da due anni a Cosenza (ci fu un incontro con tutti i Vescovi del Cosentino a Lorica per coinvolgere le diocesi) e sta dando buoni risultati anche nella Città Metropolitana di Reggio e presto coinvolgerà anche le altre sedi provinciali. A dimostrazione che la sede calabrese dell’Istituto, diretta da Pino Greco, ha colto con grande entusiasmo e spirito di collaborazione il progetto per fornire assistenza a quanti si trovano in stato di assoluta povertà, senzatetto, senza dimora (quanti – separati – sono costretti a dormire in una macchina?), ma anche a quei cittadini che vivono in territori lontani dalle sedi Inps di competenza: l’obiettivo, come già detto, è quello di raggiungere gli utenti, non farsi raggiungere, contattare chi ha bisogno, non aspettare di ricevere richieste d’aiuto. Intervenire preliminarmente, quando è possibile, al fine di alleviare disagi e risolvere, compatibilmente con gli indirizzi che si è dato in questo campo l’Istituto, i problemi delle fasce più deboli della popolazione. È una scelta maturata con l’introduzione del reddito di cittadinanza che dal 2019 è risultato uno strumento efficace di contrasto alla povertà, anche se andrebbero completamente riviste le sue caratteristiche che hanno favorito soprusi e godimenti non dovuti, a sfavore di chi, invece, ha veramente bisogno di un sostegno contro il carovita.

Incontro a SOverato con Pasquale Tridico

Quando venne introdotto il reddito di cittadinanza, c’erano schedati tre milioni e mezzo di disoccupati e pensionati che hanno potuto usufruire del sostegno finanziario previsto, ma emerse l’altra realtà, quella dei cosiddetti “sconosciuti totali” di cui l’Istituto ignora l’esistenza. È stata una scelta meritoria, di grande coraggio, quella di occuparsi di questa fascia anonima di popolazione: centinaia, migliaia di disperati, ai quali non si può e deve negare il diritto a una vita decorosa.

Accanto a questa iniziativa di cui poco si è scritto e che pochi conoscono, c’è da mettere in evidenza l’obiettivo del salario minimo, utilizzando la direttiva europea che indica la soglia sotto la quale emerge una situazione di precarietà, anzi, chiamiamola col suo vero nome, povertà. E tra la pandemia, l’inflazione galoppante dovuta alla crisi Ucraina e all’inutile conflitto portato avanti dalla Russia, cresce continuamente il numero dei nuovi poveri, ovvero quelli che pur avendo un lavoro sono in difficoltà con le bollette, gli affitti, le spese generali e di sostentamento familiare. Una marea di persone alla quale occorrerà provvedere con iniziative che non possono esaurirsi con l’introduzione del salario minimo. Tra l’altro, la direttiva europea lascia agli Stati membri di decidere come applicare la norma: sarà frutto di contrattazioni collettive, o di una norma di legge?

Secondo una valutazione dell’INPS, se il salario minimo fosse individuato in 9 euro (lordi) ne trarrebbero vantaggio quattro milioni e mezzo di lavoratori, oggi sottopagati o, peggio, sfruttati da imprenditori non degni di questa qualifica. Sarà uno dei temi che affronteremo oggi nell’incontro pubblico di Soverato promosso dall’Associazione Calabrolombarda presieduta da Salvatore Tolomeo con la partecipazione del Comune. Il presidente Tridico, calabrese doc (è cosentino di Scala Coeli) risponderà alla “Calabria che domanda”. (s)

DIAMANTE (CS) – Incontro con il presidente dell’Inps Pasquale Tridico

Domani sera, a Diamante, nella terrazza di Largo Savonarola, è in programma l’importante incontro con Pasquale Tridico, presidente dell’Inps – Istituto Nazionale di Previdenza Sociale e col prof. Elbano De Nuccio, presidente del Consiglio Nazionale Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili.

Si parte con i saluti di Ernesto Magorno, sindaco di Diamante, del dott. Fernando Caldiero, Presidente dell’Ordine Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili di Paola, dell’avv. Mario Pace, Presidente dell’Ordine degli Avvocati di Paola.

Interverranno, inoltre, Aldo Campo e Antonio Repaci, Consiglieri Nazionali dell’Ordine Dottori Commercialisti ed Esperti Contabili. A moderare l’incontro la giornalista Francesca Lagoteta di LcNews 24.

Il Presidente dell’INPS, il prof. Pasquale Tridico, lunedì 1° agosto, è atteso da un altro importante appuntamento: l’inaugurazione del Centro Medico INPS di Diamante, in Via Adolfo De Luna.
«Con l’incontro di domenica – ha detto il sindaco Magorno – Diamante si conferma luogo di confronto e dibattito sui grandi temi che riguardano i cittadini. Voglio per questo ringraziare tutti gli autorevoli relatori che interverranno. Così come voglio rinnovare la mia gratitudine al Prof. Tridico per avere voluto essere presente ancora una volta nella nostra Città anche per inaugurare un importante servizio per tutti i cittadini del territorio». (rcs)