Elezioni / Roberto Occhiuto: Sanità sarà il primo segnale di cambiamento, seguirò io il dossier

La questione della sanità, in Calabria, è diventata il punto di forza e la priorità per il candidato del centrodestra Roberto Occhiuto che, in una intervista a Il Quotidiano del Sud, ha ribadito che, parlando di cambiamento, la «sanità sarà il primo segnale» e che sarà lui stesso a seguire il dossier.

«La peculiarità della Calabria – ha spiegato – è che è commissariata, quindi non è stato il governo regionale ad occuparsi della sanità. Paghiamo il prezzo di tanti anni di blocco del turn over. Inutile creare posti letto se non hai il personale. È una delle ragioni per cui utilizzerò il mio ruolo di dirigente nazionale di un partito per chiedere che la sanità sia restituita ai calabresi, o attraverso la fine del commissariamento o attraverso l’affidamento del ruolo del commissario al presidente della Regione».

«So bene – ha evidenziato – che il tema della sanità è in cima all’agenda del prossimo governo regionale. Io per questo dico che le elezioni le vinco non il 3 e 4 ottobre ma le vinco dal 5 se do segnali di cambiamento. Il primo segnale deve arrivare dalla sanità. Per realizzarsi è necessario, innanzitutto, riformare il dipartimento della Salute, oggi incapace di coordinare l’attività delle singole aziende sanitarie. Queste sono tante monadi, non c’è coordinamento, non c’è gestione, né controllo di gestione».

«Poi – ha proseguito – bisogna chiedere al governo nazionale che si faccia carico di uno sforzo di perequazione. Mi spiego: In 11 anni di commissariamento, non sono stati fatti investimenti, né assunzioni per il blocco del turn over. Negli altri sistemi sanitari si assumeva e si facevano investimenti».

«I 320 milioni di mobilità passiva – ha spiegato – si generano anche per questo. È ragionevole quindi chiedere al Governo, che ha gestito in questi anni il settore, di avere meno vincoli che altrove e anche un po’ più risorse. Il sistema sanitario non si può riformare senza massiccia introduzione di personale medico e sanitario, non puoi riorganizzare un sistema d’emergenza se non hai possibilità di assumere i medici che servono. L’assurdo è che quando poi vai fuori regione trovi il medico calabrese. Noi non abbiamo quindi un deficit di professionalità».

Spazio, poi, alla questione della qualità del management, «una delle cose che mi preoccupa di più in prospettiva» ha ammesso il candidato, che ha riferito che la sua preoccupazione riguarda non gli assessori, ma «chi farà il dirigente generale dei dipartimenti, delle aziende sanitarie, perché so che la qualità dell’azione amministrativa dipende più dal direttore generale che dall’assessore».

«Questo della qualità del management – ha spiegato – ma anche un problema di organizzazione. Quando ogni azienda è una monade che fa quello che vuole… II cruscotto Agenas è alimentato con dati che qualcuno manda e non so come. Se ci fosse davvero un controllo dei flussi, avremo dati diversi».

«Sui Lea – ha spiegato ancora – abbiamo un livello bassissimo, ma che si desume da dati non verifiicabili. Puoi avere i migliori alla guida delle aziende sanitarie ma se non hai un cervello centrale che è il dipartimento che ne coordina le attività, anche i migliori non riescono a fare quello che dovrebbero fare. C’è un problema di qualità del management, sì, ma soprattutto di organizzazione del sistema. Infine c’è un problema di disponibilità a venire in Calabria».

«Un direttore generale bravo – ha proseguito Occhiuto – che lavora in un’altra regione non ci viene qui perché rischia di perdere quello che ha costruito in termini di rapporti e relazioni. La mia idea è quella di investire in calabresi che non hanno raggiunto posizioni apicali, si portano in Calabria promuovendoli come direttori generali. Ho fatto una campagna elettorale senza incontrare un solo direttore delle Asp, per avere le mani libere di scegliere i migliori».

«Il tema è dove prenderli – ha evidenziato –. Credo sia l’aspetto più difficile. Se noi costruiamo l’organizzazione del dipartimento e poi troviamo management di qualità, poi non dobbiamo inventarci grandi cose, basta replicare le buone prassi che hanno funzionato in altre regioni. Dobbiamo avere però le risorse necessarie per fare la gestione e il controllo di gestione del sistema».

Depurazione e salute del mare, poi, sono un’altro punto sull’agenda del candidato di centrodestra, che ha sottolineato come «se si riesce a intervenire su questo i risultati si vedono subito, e questo garantisce un immediato ritorno politico».

«Sono andato a visitare un bellissimo centro ad Amendolara – ha riferito Occhiuto – retto peraltro da uno che non ha la mia sensibilità politica, visto che è stato assessore con il centrosinistra. Si tratta di Silvio Greco, che è un grande studioso del mare».

«Una delle prime cose che farò – ha detto ancora – è lavorare con questo Centro sulla salute del mare. Creare un sistema per la governance dei depuratori. Anche qui alcuni sono dei Comuni, altri dei consorzi, non c’è un sistema di controllo. Dobbiamo ritarare alcuni depuratori, oggi tarati sulla popolazione invernale, e trovare un sistema per monitorare gli scarichi abusivi. Abbiamo molte case che non sono allacciate alla rete fognaria, arriva l’autospurgo e poi non si sa bene cosa succede».

«Ora – ha concluso – abbiamo persino le slot collegate con l’Agenzia delle Entrate con macchinette che ne rilevano il funzionamento, è così difficile monitorare con gps gli autospurgo?». (rrm)

ROBERTO OCCHIUTO, IL “PREDESTINATO” VITTORIA FACILE, CAMPAGNA MOLTO SOFT

dalla REDAZIONE ROMANA – Un predestinato. Ci arriva con undici anni di ritardo (peraltro costellati di successi in ambito nazionale) all’appuntamento con la presidenza della Regione. Correva il 2010 e l’UdC, all’epoca molto forte in Calabria, veniva tirato dalla giacchetta da destra e sinistra. Per strappare lo scudocrociato all’abbraccio con Peppe Scopelliti (poi eletto), il Partito Democratico offriva su un piatto d’argento la candidatura alla presidenza (e la probabile elezione) al giovane e rampante deputato Roberto Occhiuto, all’epoca quarantenne e pupillo di Pierferdinando Casini.

Era pronto, il PD, a scaricare il presidente uscente, Agazio Loiero, dato perdente dai sondaggi, cosa poi puntualmente avvenuta.

L’UdC calabrese, ago della bilancia retto dai fortissimi colonnelli Franco Talarico e Michele Trematerra, decise invece per l’alleanza con il centrodestra e Occhiuto, molto ossequioso delle scelte del partito, restò disciplinatamente al suo posto.

Per uno stranissimo gioco del destino, colui che doveva e poteva essere il candidato presidente del centrosinistra nel 2010 rischia di essere il presidente della Regione in quota centrodestra nel 2021. Ma cos’è la politica se non lo specchio degli scherzi che la vita riserva?

Dietro quella faccia da bravo ragazzo della porta accanto, si cela un politico molto abile e astuto, allevato in ambiente democristiano, che ama la mediazione e non disdegna affatto l’esercizio del potere.  Possiede quel pizzico di cinismo, ereditato dalla più felice tradizione andreottiana della Dc, che gli permette di centrare gli obiettivi e di sventare le manovre, i tranelli e gli attacchi anche feroci che gli vengono mossi (è di ieri, tra l’altro, la prima pagina del Domani che insinua dubbi sulla sua correttezza).

Nato a Cosenza il 13 maggio del 1969 sotto il segno del Toro, ostenta con orgoglio le radici popolari e la circostanza che il padre “vendeva frutta al mercato”.

È legatissimo alla famiglia d’origine, ai fratelli (in particolare a Mario, architetto di successo e sindaco uscente di Cosenza), alla mamma a cui ha dedicato il 27 luglio un toccante post su facebook (“Mamma è preoccupata, lo sa che governare la Calabria non è facile, conosce i rischi di fare politica qui e teme anche lei che sia una mission impossible. Mà, tranquilla. La Calabria si può cambiare”).

D’altronde, nei giorni difficili alla fine del 2019, quando i veti di Salvini affondarono la candidatura alla presidenza della Regione del fratello Mario (e poi in successione la sua), non ebbe esitazione a dire ai vertici di Forza Italia: «Tra il cognome e l’appartenenza politica, scelgo il primo». Sembrava un annuncio di addio, poi tutto è rientrato, al punto che Roberto è stato ricompensato da Berlusconi con il ruolo prestigioso di capogruppo alla Camera. Politicamente è molto legato ai ministri Renato Brunetta e Mara Carfagna, mantenendo nel contempo buoni rapporti con Antonio Tajani e soprattutto con Licia Ronzulli, la fedelissima del Cavaliere.

Governato da un segno di Terra, Occhiuto ha tutte le caratteristiche del Toro: molto metodico, lento, porta a termine tutti gli scopi che si prefigge. Gli piace ottenere il massimo risultato con il minimo sforzo, come recitano i manuali di astrologia, e questo spiegherebbe una campagna elettorale a fari bassi, senza scossoni, molto sobria.

È stato un enfant prodige della politica cosentina. Consigliere comunale della DC a soli 24 anni, consigliere regionale a 31 anni, deputato a 39 anni. È il più giovane tra i quattro candidati alla presidenza e sottolinea questo aspetto con un look molto informale, capelli cortissimi, in preferenza jeans e camicia bianca, scarpe di tendenza.

Giornalista pubblicista, ha un passato di editore (il network televisivo formato da Ten, Telestars, Rete Alfa) e un futuro da imprenditore agricolo. Ha rilevato nel 2019, assieme a Paolo Posteraro e Valentina Cavaliere, l’azienda “Tenuta del Castello” , situata a Montegiordano tra Calabria e Basilicata, dove produce vini ed olio. I suoi “gioielli” sono i rossi “Soprano dello Jonio” e “Narobio”, il bianco “LePanio” e il rosato “Pian delle Rose”, di cui va ovviamente molto orgoglioso. In un post di Ferragosto, ha pubblicato una foto in cui brinda, felice, con un calice del suo vino “made in Calabria”.

È amante dei social, delle nuove tecnologie, della modernità, consuma almeno due batterie di cellulare al giorno. Non gli manca un filo di autoesaltazione che un po’ guasta il suo profilo sobrio. «Potevo fare il ministro, lascio un ruolo di primissimo piano, i riflettori nazionali, ma ho scelto la Calabria». Tutto si perdona ad un predestinato. (rrm)

> DOMANI IL RITRATTO DI MARIO OLIVERIO

(Il profilo di Amalia Bruni è stato pubblicato martedì 21 settembre, quello di Luigi De Magistris mercoledì 23)

 

IDENTIKIT DEL CANDIDATO ROBERTO OCCHIUTO
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Luogo e data di nascita: Cosenza 13 maggio 1969

Segno zodiacale: Toro

Stato civile: separato, 2 figli

Professione:Deputato, Capogruppo di Forza Italia alla Camera

PUNTI DI FORZA

L’immagine di politico nazionale

La sobrietà della campagna elettorale

Liste molto forti

PUNTI DI DEBOLEZZA

Percepito come politico di lungo corso

Percepito come continuità del vecchio sistema

Il ticket con l’”odiato” Spirlì

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REGGIO – È nato il primo Comitato Donne per Roberto Occhiuto presidente

A Reggio Calabria è nato il primo Comitato Donne in favore di Roberto Occhiuto presidente. Composto da solo donne, il Comitato è nato in occasione della campagna regionale, a sostegno della candidatura di Roberto Occhiuto a Governatore della Calabria, il Comitato vuole porsi come punto di riferimento sul territorio anche dopo il momento elettorale, per tutte coloro che intendono sentirsi coinvolte in un progetto politico “in rosa”.

E così donne di ogni età, casalinghe, imprenditrici, impiegate, studentesse, pensionate, si sono ritrovate faccia a faccia proprio con il Capogruppo della Camera, Roberto Occhiuto, presso il Coordinamento provinciale Forza Italia di Reggio Calabria, trasformando la sede politica quartier generale del deputato Francesco Cannizzaro in un tavolo di confronto e di lavoro, una rete strategica di rapporti, finalizzata alla creazione di sinergie virtuose.

Un’istituzione che il padrone di casa, Cannizzaro, ed il futuro Presidente della Regione, Occhiuto, hanno voluto con forza e salutato con grande favore.

«Sono anni che Forza Italia punta su donne e giovani, un target su cui altri partiti hanno invece spesso deciso di non fare affidamento, proponendo molti soliti noti. Noi invece – hanno affermato i due parlamentari calabresi – abbiamo sempre fatto di questa scelta un vanto, perché donne e giovani rappresentano la componente fondamentale del nostro tessuto economico e spero presto anche del nostro futuro quadro dirigenziale. I tempi ci chiamano a compiere una revisione strutturale della politica. E le donne dovranno essere protagoniste in prima linea».

Diversi i temi all’ordine del giorno trattati nel corso del primo incontro del Comitato, alla presenza di altre due personalità politiche d’eccezione, le deputate forziste Matilde Siracusano e Maria Tripodi: politiche sociali, cultura, sport, lavoro, caso tirocinanti, infrastrutture, legami tra turismo e mobilità, opportunità per l’imprenditoria al femminile. 

Il Comitato Donne Reggine – Occhiuto presidente, dunque, si configura come luogo di confronto con finalità di condivisione, sostegno e valorizzazione del gentil sesso calabrese. Obiettivo: promuovere e attuare in modo organico e concertato un’efficace politica di pari opportunità, contro gli stereotipi che riducono le potenzialità delle donne, a favore della crescita del ruolo delle donne in ruoli pubblici e nel mondo del lavoro in generale. (rrc)

Elezioni / Successo per l’Aperipres con il candidato Occhiuto

«Vi avevo anticipato che non sarebbe stato un comizio o un appuntamento politico vecchio stampo» ha dichiarato il deputato di Forza ItaliaFrancesco Cannizzaro, in merito all’Aperipres, organizzato dallo stesso Cannizzaro, che si è svolto a Reggio, con il candidato alla presidenza della Regione, Roberto Occhiuto.

«Il nostro intento è distinguerci e portare una ventata di rinnovamento – ha aggiunto Cannizzaro – infatti, qui si respirano energia, entusiasmo, semplicità, senso di appartenenza, gioco di squadra: il giusto mix di ingredienti che serve a creare armonia. È questo il nostro spirito! Dobbiamo rivoluzionare la Calabria, iniziando dalla mentalità, dalle idee, dal clima. Dimostreremo a chi dà la nostra Regione per spacciata, che si sbaglia di grosso!».

«Cannizzaro è il mio parlamentare di riferimento, l’energia che dimostra qui a Voi è la stessa che trasmette alla Camera a tutti i colleghi – ha dichiarato Occhiuto al microfono davanti al folto pubblico, palesando il rapporto di totale sintonia che c’è tra i due – Questo effonde un forte senso di identità e attaccamento al territorio».

«Infatti il mio, il nostro obiettivo primario – ha concluso – è dimostrare che essere calabresi può e deve essere solo un orgoglio. Smettiamola di piangerci addosso e pensare che ormai la nostra Regione è destinata ad essere fanalino di coda. Come popolo siamo riconosciuti in tutto il mondo per avere una tenacia incredibile, dobbiamo solo tirarla fuori! INSIEME possiamo farcela. E Reggio sarà il motore di questa rinascita collettiva». (rrc)

IL “CORAGGIO” DI OCCUPARSI DI CALABRIA
LAB POLITICO CON IL MODELLO NORD-EST

di SANTO STRATI – Se nella primavera del 2019, mentre infuriava l’assurda campagna sull’autonomia differenziata da parte di Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna ai danni delle regioni meridionali, qualcuno avesse detto che sarebbe stato un veneziano a portare acqua al mulino della Calabria, l’avrebbero certamente mandato alla neurodeliri.

E invece è successo, succede. E non è – questa è la sensazione – una trovata elettoralistica: il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, leader e fondatore di Coraggio Italia, s’è innamorato della Calabria e l’ha eletto luogo ideale per il laboratorio politico del suo movimento: una sorta di prova generale sul territorio, senza proclami e parole al vento, ma con la sola arma del buonsenso. “Se cresce la Calabria cresce l’Italia” – il suo slogan – detto da un veneto dimostra che, in questo Paese, c’è anche qualcuno che ancora ragiona. C’è un territorio utilizzato all’1 per cento, 800 km di costa bellissima, un capitale umano unico e straordinario, un bacino di consumo strepitoso: non ci vuole una laurea in economia ad Harvard per capire che tutto il Mezzogiorno – se si creano le corrette condizioni di welfare, con lavoro, sicurezza, benessere – è il naturale mercato commerciale di cui le industrie del Nord hanno incredibilmente bisogno, dopo quasi due anni di pandemia.

Lavoro, lavoro e lavoro, che però significa stipendi decorosi, qualità della vita, mobilità e una sanità degna del Paese. E soprattutto la possibilità di sognare un futuro per i giovani, un patrimonio che la Calabria ha stupidamente dilapidato e sta regalando alle regioni ricche, ai Paesi industrializzati, al mondo: a tutti coloro che ne intuiscono competenza e capacità e valorizzano in chiave di merito le risorse migliori, che si sono formate a spese dei calabresi.

Il sindaco Brugnaro è rimasto piacevolmente sorpreso da questa terra. Era venuto convinto di dover fare campagna elettorale a Roberto Occhiuto (che non ne ha apparentemente bisogno) e ha, invece, intuito il potenziale del territorio per sperimentare il laboratorio politico di Coraggio Italia (che non è un’esortazione, ma una convinta affermazione) sulla scia dei tentativi esperiti, forse troppo timidamente, dal sen. Gaetano Quagliarello e da altri. La dicotomia destra-sinistra è realisticamente superata dalla storia: ci sono posizioni riformiste e spinte antieuropeistiche, idee laburiste e grigi conservatorismi, ma tutti insieme – in Calabria oggi, in Italia domani – esprimono la grande voglia di rinnovamento che percorre il Paese. Soprattutto alla luce della straordinaria opportunità del post-covid, Con i miliardi della UE e del Piano di ripresa e resilienza. Serve – è evidente – un approccio diverso della politica nei confronti dei cittadini, dove il territorio sia il vero protagonista di una stagione di riforme e di pacifica rivoluzione industriale e sociale.

Il sindaco Brugnaro ha ipotizzato per la Calabria una crescita che si ispira a quello del Nord Est: da industriale, pragmatico e con idee di sviluppo meritevoli disella massima attenzione, Brugnaro si rivela un personaggio carismatico che sprizza simpatia e raccoglie un inaspettato consenso. Semplicemente perché non fa altro che dire le cose che la gente ripete da anni: la crescita non va fatta a spese dell’uno o dell’altro: l’Italia, il Paese, deve muoversi unito, sfruttando ogni possibile sinergia, ogni occasione di sviluppo. E quale opportunità migliore della Calabria per costruire un percorso di crescita felice che permetta a chi è nato in questa terra di poterci restare, mettere su famiglia, disegnare il proprio futuro? E a chi è dovuto andar via di poter immaginare un ritorno, con occasioni di lavoro e qualità della vita per consegnare ai propri bambini un domani seriamente migliore?

Ecco, la Calabria è questa per il veneziano Brugnaro che si prepara alla “rivoluzione gentile” senza minimamente pensare (ma ne era comunque già al di fuori) al federalismo becero della Lega Nord o alle stupide argomentazioni di chi pretendeva maggiore autonomia amministrativa, sulla scorta di quella miserabile idea della spesa storica che ha condannato tutto il Mezzogiorno e le regioni più povere a vedere allargare il divario tra Nord e Sud.

Con Roberto Occhiuto, candidato presidente della coalizione di centro destra, che veleggia senza ostacoli verso la Cittadella di Germaneto, Brugnaro ha trovato un partner ideale cui offrire idee e competenze per veder germogliare un nuovo modo di intendere la politica. Ci sono imprenditori illuminati in Calabria, abbandonati a loro stessi, ci sono opportunità disattese, opzioni di crescita mai neanche tentate, perché – diciamoci la verità – la politica regionale ha svolto un ruolo servile mai nei confronti del territorio, ma solo agli interessi di parte. Occhiuto, da questo punto di vista, potrebbe rappresentare una grande novità, sia perché sinceramente spinto da uno smisurato amore per la sua terra, sia perché da politico navigato conosce bene i marosi da cui dovrà tenersi lontano.

È questa la vera sfida, contro una sinistra rinunciataria e volutamente perdente, che Occhiuto dovrà affrontare: fare scelte che non gli garantiranno simpatie e vita facile, ma è, diversamente, un’occasione irripetibile per gettare le basi per una nuova Calabria. E, nel caso di Brugnaro e i suoi crescenti sostenitori, di puntare a una nuova Italia, moderna, libera da corruzione, malaffare e soprattuto burocrazia, che, a sua volta, facilita e alimenta la malasanità e la malagiustizia, nonostante non manchino tantissime figure che sono pregevoli modelli di legalità.

Non è in gioco un’elezione regionale, sia ben chiaro: ci stiamo giocando tutti il futuro. Tra le spinte populiste di Luigi De Magistris – che rinuncia a candidarsi anche come consigliere e mette a rischio un posto sicuro a Palazzo Campanella – un centrodestra “scottato” da un’esperienza di governo “provvisorio” non proprio entusiasmante, e un centrosinistra che non è uno ma probabilmente trino, i calabresi devono individuare a chi affidare l’ipotesi di sviluppo che potrebbe cambiare questa terra. Sarà un errore astenersi (si vada comunque al seggio) e sarà un errore farsi incantare da eventuali incantatori di serpenti. Le liste (da presentare entro il 3 settembre) ci diranno qual è l’idea di governo, quale idea di crescita hanno in mente gli aspiranti governatori. Attenzione al deja vu: se manca a il coraggio di cambiare, non ci sarà nemmeno quello di osare. E la Calabria ha bisogno di condottieri motivati, non mercenari in cerca di fortuna. (s)

L’INTERVISTA VIDEO A LUIGI BRUGNARO Sindaco di Venezia e presidente e fondatore di Coraggio Italia

CARO CANDIDATO PRESIDENTE OCCHIUTO
LA SANITÀ DIMENTICATA GRIDA GIUSTIZIA

di FRANCESCO RAO – Appresa la Sua recente dichiarazione, inerente alla questione “sanità in Calabria”, prima di accendere il mio computer e scrivere la presente riflessione, ho scelto di riflettere qualche ora. Vede, quando Lei afferma che i calabresi vorrebbero avere una sanità dignitosa, il suo ragionamento non fa una piega. Identica circostanza vale quanto puntualizza la durata del commissariamento della sanità calabrese.

Le confesso che, spesso, rifletto sulle lungaggini che avvolgono le ali dello sviluppo della nostra Calabria; sinceramente, pensando ai 12 anni intercorsi, penso a quante persone umili sono state costrette a compiere viaggi della speranza, perché puntualmente qualcosa nella nostra sanità pubblica non funzionava. Penso allo stato d’animo del personale medico e paramedico, spesso costretto ad imitare i criceti quando invece avrebbe voluto esprimere tutta la professionalità e tutto l’impegno per curare bene i propri conterranei, mettendo a frutto la bellezza di una professione che in molti hanno scelto come missione di vita.

Penso ad una sanità privata, che nel massimo rispetto delle norme costituzionali, ha gradualmente superato la percentuale di erogazione di servizi drenando a sé i fondi di una sanità pubblica che giorno dopo giorno non poteva erogare servizi per i motivi che Lei conosce molto meglio di me, in quanto l’azione ispettiva di un deputato della Repubblica non è uguale a quella esercitabile da un comune Cittadino a tutti i livelli istituzionali.

Penso al crescente divario tra Nord e Sud, nel quale anche la nostra Calabria ha impegnato ingenti somme per coprire le spese sanitarie convenzionate dei nostri calabresi “costretti” a richiedere ed ottenere prestazioni fuori Regione. Penso alle migliaia di persone anziane calabresi, che per difficoltà economica e per penuria di un servizio odontoiatrico erogato dal Sistema sanitario Nazionale, hanno i lineamenti del viso deformati e ormai oltre a limitarsi a praticare una corretta masticazione dei cibi non esprimono più nemmeno un sorriso, perché nella loro umiltà soffrono a vedersi senza denti.

Penso a migliaia di bambini e adolescenti, figli di nuclei familiari che non riescono a raggiungere la fine del mese in piena serenità, perché i pochi soldi guadagnati a volte non bastano per far fronte al minimo indispensabile e si trascurano per necessità tanto le cure odontoiatriche quanto la famosa indicazione dei medici riferita alla prevenzione. Potrei portare alla Sua cordiale attenzione molte altre circostanze che, probabilmente, farebbero arrossire più Lei che noi calabresi, costretti ad un prendere o lasciare, posto sull’unico piatto a nostra disposizione da un sistema politico-istituzionale ormai concentrato più alle proiezioni delle percentuali che ai problemi reali.

So perfettamente che un deputato, nell’esercizio della propria funzione, secondo quanto stabilito dall’art. 68 della Costituzione, gode della massima autonomia nell’esprimere opinioni. Questo principio costituzione, con deferente rispetto, durante i miei studi lo avevo inteso come un’azione ampliativa resa dal Costituente al Parlamentare, affinché il proprio dire divenisse particolarmente ampio e profondo da consentire la piena percezione di quanto affrontato nelle fasi delle proposte, del confronto e durante le discussioni parlamentari. Con una certa amarezza, sono a confidarLe che nella classe politica odierna, non intravedo quell’azione educativa e quel forte sentimento che i rappresentanti delle Istituzioni dovrebbero trasmettere ai Cittadini come una vera e propria azione pedagogica tesa a rendere la virtù un modello edificante e affrancando la propagazione della mediocrità e della violenza.

Lei, oggi, oltre ad essere un deputato della Repubblica, è il candidato in pectore alla carica di presidente della Regione Calabria. Comprendo benissimo che vuole farsi conoscere ed apprezzare dai calabresi. Comprendo anche i modelli di comunicazione pervasiva, impostati con un timer che intravede nella frase ad effetto una maggiore permeabilità del pensiero manifestato. Vede, io non sono un deputato. Non potrò mai esserlo. Se avessi avuto tale privilegio, non avrei fatto dormire i dirigenti nazionali, regionali, provinciali e locali della sanità calabrese.

Il loro telefono e le loro caselle di posta elettronica le avrei invase di richieste e sulla scorta delle vigenti leggi avrei preteso entro i termini indicati dalla legge risposte certe, nelle quali, oltre ai dati avrei preteso nomi e cognomi dei responsabili unitamente ai nomi e cognomi di chi ha nominato quelle persone e ricoprire specifici ruoli. Potrà considerarmi un populista, ma posso garantirLe che non sono tale perché la mia formazione personale è stata imbastita su quel principio di meritocrazia che intravede nella bandiera tricolore e nelle Istituzioni la bellezza della nostra Repubblica Italiana, retta da una Costituzione che ancora oggi è tra le più lungimiranti ed attuali al mondo.

Come anticipatoLe in premessa, prima di scriverLe questa lettera aperta ho riflettuto a lungo soprattutto su come Lei ha definito i vari commissari giunti in Calabria, su mandato del Governo, per governare la Sanità. Vede, definire gli appartenenti alle forze di Polizia (Carabinieri, Guardia di Finanza e Polizia di Stato) “cani da guardia”, è lesivo dell’immagine e del prestigio delle Istituzioni. Avrà sicuramente diritto ed occasione per entrare nel merito delle attività svolte dai vari Commissari straordinari incaricati a gestire l’emergenza sanitaria in Calabria, utilizzando gli strumenti che la Costituzione assegna ai Parlamentari ossi sottoponendo al ministro competente interrogazioni o interpellanze e, qualora Lei ritenesse il compito svolto non in linea alle indicazioni del governo, e soprattutto utile a garantire cure e prestazioni mediche ai calabresi, la denuncia alle Autorità competenti non dovrà essere un’idea da scartare, ma un’azione da praticare chiedendo il supporto dei Calabresi a sottoscrivere denunce alla Procura di Catanzaro e invitando i 404 sindaci della Calabria a costituirsi parte civile.

Prima di inviarLe i miei più cordiali saluti, Le chiedo scusa per aver dato forma e carattere ai miei sentimenti, alle mie emozioni ed il mio malessere, scrivendoLe questa lettera. Vede, chi ha giurato davanti alla bandiera ed alla presenza del Comandante di un Reparto, scegliendo di servire la patria, mettendo la propria vita e quella dei propri familiari in pericolo a seguito di quanto può accadere nell’esercizio della funzione svolta, non può essere additato come un “cane da guardia” ma sino a prova contraria e solo a seguito di una Sentenza della Suprema Corte di Cassazione, passata in giudicato, è un rappresentante delle Istituzioni che merita rispetto e stima. (fr)

Regionali, il centrodestra in Calabria presenta ufficialmente Occhiuto come candidato

Con la presentazione ufficiale, a Lamezia Terme, di Roberto Occhiuto come candidato alla presidenza della Regione Calabria, è iniziata la campagna elettorale del centrodestra. La sua candidatura è in ticket con Nino Spirlì, presidente f.f. della Regione Calabria, cui– in caso di vittoria – andrebbe la vicepresidenza della Regione, secondo gli accordi della coalizione.

Sono intervenuti, alla convention, il vicepresidente di Forza Italia, Antonio Tajani, il leader della Lega, Matteo Salvini, in collegamento video la presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni e il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi. Presenti, anche, Lucia RonzulliAntonio De Poli (Udc), il senatore di Forza ItaliaMarco Siclari, la deputata di Fratelli d’Italia, Wanda Ferro, la consigliera regionale di Forza ItaliaMaria Tripodi, il consigliere regionale Antonio De Caprio, l’assessore regionale all’Agricoltura, Gianluca Gallo, il sindaco di Vibo Valentia, Maria Limardo, la consigliera regionale della Lega, Tilde Minasi, il consigliere regionale Domenico Giannetta, la senatrice Fulvia Michela Caligiuri, il senatore Giuseppe Mangialavori, il coordinatore regionale di Cambiamo la Calabria, Francesco BevilacquaGiovanni Toti di Coraggio Italia (in collegamento telematico), Maurizio Lupi per Noi con l’Italia e Vittorio Sgarbi per Rinascimento.

L’incontro si è aperto con un momento di silenzio dedicato a Jole Santelli, presidente della Regione Calabria scomparsa prematuramente lo scorso ottobre, a cui è seguito un lungo applauso da parte della platea.

«Il nostro Roberto Occhiuto non è secondo a nessuno – ha detto il leader di Forza Italia –. Lo conoscete tutti, è un ottimo imprenditore, un amministratore di grande esperienza, è stato per molti anni vice presidente vicario del gruppo dei deputati di Forza Italia e oggi è il nostro bravissimo capogruppo. Ha un ruolo decisivo e delicato, un ruolo ambitissimo che gli garantirebbe due anni di grande protagonismo e visibilità. Solo un uomo, con un grande amore per la sua terra e per la sua gente, come ha lui poteva immaginare di lasciarlo per gettarsi in questa sfida. Sono certo che vincerà le elezioni, ma poi non sarà una passeggiata: avrà molto, molto da lavorare».Potrebbe essere un'immagine raffigurante una o più persone e spazio al chiuso

Antonio Tajani ha sottolineato come «Roberto Occhiuto continuerà il lavoro iniziato da Jole Santelli. È un uomo di grande esperienza, conosce e ama la Calabria e con i collegamenti che ha a Roma la Regione farà un salto di qualità. Infrastrutture, anche digitali, turismo e lavoro, così vogliamo aiutare i calabresi».

« Abbiamo scelto un candidato i grande autorevolezza ed esperienza quale Roberto Occhiuto, che ama la sua terra» ha dichiarato Giorgia Meloni, sottolineando che «con Fratelli d’Italia lavoriamo per portare avanti il lavoro fatto in questi mesi, portando avanti i principi di legalità, di buona amministrazione, di valorizzazione delle risorse della Calabria e dei suoi giovani, abbiamo lavorato per continuare a liberare questa terra straordinaria tanto dalla criminalità organizzata tanto dalla politica che vuole garantire solo una paghetta di Stato che li faccia dipendere dalla politica. Vogliamo calabresi e italiani che non dipendono dalla politica ma dal loro lavoro e dalle loro capacità».

Salvini, invece, ha sottolineato come il centrodestra abbia «fatto sintesi, Occhiuto e Spirlì: è una squadra, la Calabria non bisogno di un uomo o una donna al comando, ha bisogno di una squadra».

Occhiuto, dopo aver ringraziato «Silvio e tutti coloro che mi hanno aiutato – ha detto – anche in questi mesi nel ruolo di capogruppo e ora mi hanno aiutato in questa candidatura. Un ringraziamento speciale a Spirlì che ha governato la Regione in questi mesi difficili», ha parlato di diversi temi, primo fra tutti la sanità.

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«Vogliamo che la sanità sia risanata e che ci siano inviate persone esperte che assicurino ai calabresi la possibilità di essere curati allo stesso modo degli altri cittadini» ha detto Occhiuto, sottolineando che «l’errore più grave è stato non investire i soldi risparmiati sul territorio. Bisogna azzerare il debito e renderlo sostenibile per pagarlo in 30 anni».

Spazio, anche, a un tema cruciale in Calabria: la partenza dei giovani: «Dobbiamo governare una regione fatta di tante risorse, voglio vedere i giovani rimanere in Calabria. Dobbiamo batterci per dimostrare che la Calabria è capace. Non lasciatemi solo, io ce la metterò tutta» ha detto ancora Occhiuto, ribadendo che non bisogna dimostrare solo che la Calabria «è capace», ma anche che «esiste una Calabria onesta e pulita, che non merita di essere considerata una regione senza speranza. La Calabria non è ingovernabile come si dice. Questa è la sfida più entusiasmante per chi è nato qui».

«Il centrodestra vincerà – ha detto Spirlì – perché i calabresi sono con noi. Abbiamo attraversato uno dei momenti più drammatici dell’umanità e stiamo uscendo fuori. Con Occhiuto sono tante le cose che abbiamo messo sul piatto per lo sviluppo della Calabria. Non può esserci risultato diverso della vittoria del centrodestra».

«Sono fermamente convinto che la nostra Regione ha bisogno di una guida capace, competente, autorevole, e questo è il cammino che abbiamo iniziato insieme a tutti i partiti della colazione sostenendo un candidato di alto profilo e grande competenza e capacità politica: Roberto Occhiuto» ha scritto su Facebook il senatore Siclari.

«La Calabria c’è e vuole entrare da protagonista nello scenario politico nazionale con una classe dirigente, formata da uomini e donne competenti, al completo servizio della popolazione. La politica intesa come missione e pragmatismo» ha dichiarato il consigliere regionale De Caprio, sottolineando che «il centrodestra è compatto».

«Forza Italia ha dimostrato, ancora una volta – ha concluso – che con l’unità di intenti si riesce a trasformare la straordinarietà in normalità. La nostra proposta di governo – ha continuato il capogruppo di FI in Consiglio regionale – rimane quella di puntare alla rinascita e allo sviluppo di una Terra bellissima che con l’autorevolezza dell’Onorevole Occhiuto riacquisterà la dignità che merita».

A sottolineare l’inizio della campagna elettorale del centrodestra con la designazione di Occhiuto, è stato Roberto Ieraci, Responsabile Area Jonica Cambiamo l’Italia con Toti, evidenziando la necessità di «guardare al programma che ci vedrà sicuri protagonisti nei prossimi cinque anni alla guida di questa splendida Terra».

«La Calabria e la Provincia di Reggio Calabria, in particolare, necessitano – ha aggiunto Ieraci – di un esecutivo autorevole che possa dare certezza e prospettive future ad un territorio dalle enormi potenzialità, spesso dimenticato dalle istituzioni. Noi di Cambiamo saremo degli alleati attenti affinché ciò avvenga, con un progetto politico, il più aperto e condivisibile possibile, che guardi con attenzione, soprattutto, ai delusi della politica ed ai giovani, la classe del domani».

Dopo aver ribadito la necessità di una «nuova primavera» per la Calabria, Ieraci ha rivolto un appello a Occhiuto «da cittadino della Locride, è ridare voce ai territori che si sentono abbandonati dalla politica e non hanno più fiducia in essa. Dato emblematico è il sempre più forte astensionismo alle urne che dimostra il disinteresse e la disaffezione dei cittadini che non credono più nei partiti e nella politica. Drammatica la situazione in cui versa la sanità nella Locride: in un territorio già martoriato dalla piaga della disoccupazione, soprattutto, quella giovanile e dalla mancanza di infrastrutture e mezzi di collegamento adeguati, la questione sanità rappresenta un capitolo sul quale non ci si può lavare le mani».

«I cittadini della Locride – ha concluso Ieraci – non possono essere sempre considerati cittadini periferici o di serie B, soprattutto, su un diritto sacrosanto come quello alla salute. Auspico che le prossime elezioni, rappresentino un forte e vero segnale di ‘cambiamento’ dove ognuno di noi dovrà avere la forza ed il coraggio di fare una scelta importante e ponderata per il bene della nostra terra ed il domani dei nostri figli».

«Come Udc – ha sottolineato De Poli – daremo il nostro contributo, forti del nostro radicamento nel territorio. L’imperativo è dare risposte ai cittadini, alle famiglie e alle imprese. Le priorità più importante di tutte, oggi più che mai, sono garantire il lavoro e restituire, al tempo stesso, la sanità ai cittadini calabresi».

Per l’ex senatore Bevilacqua, Occhiuto «rappresenta un profilo istituzionale di alto spessore, la persona giusta per rilanciare le sorti di una terra da tempo costretta a subire sottosviluppo e involuzione».

Bevilacqua, che ha parlato anche a nome del leader nazionale di “Cambiamo” Giovanni Toti, assente dal collegamento in remoto per improvvisi disguidi tecnici anche legati all’orario dell’iniziativa, ha insistito molto sull’idea che la «fiducia della gente va conquistata sul campo» attraverso «uomini di valore e competenti».

Un governo regionale che a detta di Bevilacqua dovrà ragionare in termini di sviluppo condiviso.

«La crescita della Calabria, come del resto quella del meridione d’Italia – ha evidenziato – non deve e non può avvenire in contrapposizione al resto del Paese perché deve trattarsi di “un ‘operazione” concordata nell’ambito della pianificazione dello sviluppo nazionale senza distinzioni fra Nord, Centro e Sud».

«Roberto Occhiuto ha tutta la mia stima e fiducia. È un politico concreto, equilibrato, capace, umano ed onesto. Sotto la sua guida, la Calabria affronterà al meglio la sfida della ripresa dopo il Covid. In bocca al lupo a Roberto, che non ha mai mollato, che in parlamento ha sempre difeso il diritto dei calabresi di vivere nella propria terra in libertà e serenità.
Io sono al suo fianco» ha scritto su Facebook il sindaco di San Giovanni in Fiore, Rosaria Succurro.
«Bentornato onorevole Roberto Occhiuto in Calabria, da calabrese e per i calabresi. Chiarezza, competenza, professionalità, servizio e amore per la propria terra: che siano questi i requisiti necessari per gli esponenti che concorrono a candidarsi  alle prossime elezioni regionali» ha dichiarato la consigliera comunale Raffaella Sestito.
«Un augurio sincero, quindi – ha concluso – al candidato presidente del centrodestra Roberto Occhiuto, un uomo chiamato a unire i calabresi, ad accorciare le distanze tra i centri abitati, ad andare oltre le “piccinerie” localistiche, a trattenere i giovani, a porre in essere politiche sociali capaci di generare speranza, non lasciando nessuno indietro». (rcz)

A Lamezia Salvini, la Meloni e Tajani aprono la campagna elettorale di Roberto Occhiuto

Martedì mattina (22 giugno) alle 11 all’Hotel T di Feroleto Antico (Lamezia Terme) la coalizione di centro destra con la presenza  di Matteo Salvini, Giorgia Meloni e Antonio Tajani apre ufficialmente la campagna elettorale del candidato unitario a presidente della Regione Roberto Occhiuto. Prende parte in collegamento streaming Licia Ronzulli responsabile azzurra per i rapporti con gli alleati della coalizione, oltre a esponenti delle altre formazioni politiche del centrodestra Udc, Noi con l’Italia e Coraggio Italia. Presenti anche i parlamentari calabresi della coalizione.

Il sen. Marco Siclari nell’annunciare l’incontro ha detto: «Sin dal primo momento, da parlamentare e uomo di partito, ho sostenuto il nome di Roberto Occhiuto, validissimo calabrese con importante esperienza politica regionale e nazionale. Proprio per questo, sono certo che, con Roberto Presidente, la Calabria potrà realizzare parte dei suoi progetti e dei suoi sogni».  (rp)

ROBERTO OCCHIUTO CANDIDATO UNITARIO
E LA SINISTRA VUOLE FARE IL CALLIPO-BIS

di SANTO STRATI – Sarà stata la contentezza o l’irruenza giovanile, ma Roberto Occhiuto – candidato unitario della coalizione di centro-destra a Presidente della Regione Calabria – non ha saputo trattenersi. A Vibo Valentia, prima che diventasse ufficiale l’annuncio della sua candidatura, s’è lasciato scappare di essere il candidato di tutta la coalizione. Un peccatuccio senza conseguenze (a destra, superare le ostilità e le diffidenze chi glielo rinfaccerebbe?), ma segnale indicativo di un nervosismo covato a lungo e finalmente levato di torno. Occhiuto è la più ovvia e scontata soluzione che il centrodestra poteva prendere per evitare di perdere la partita di Germaneto: ci aveva provato l’attuale presidente facente funzioni Nino Spirlì convincere la Lega a candidarlo a presidente e aveva persino ottenuto quasi un plebiscito agli Stati generali del partito che si sono svolti a Zambrone. Il sogno è durato una notte, al mattino Matteo Salvini ha spento ogni aspettativa e ha giocato la mossa più adatta a non indispettire l’ex cav al quale stava tentando di mollare il “trappolone” della federazione con la fusione di Lega e Forza Italia. Salvini non ci ha pensato un istante e ha bocciato ogni velleità di governo di Spirlì, che, diciamo la verità, si è affezionato all’8° piano di Germaneto e in cuor suo sognava di tornarci senza quelle odiose “ff” che sembravano una diminutio immeritata.

Il rischio del centro destra era di dare spazio a logiche correntizie e divisive: Wanda Ferro (Fratelli d’Italia) con i suoi sodali stava riscaldando i motori facendo intendere – nel caso – di essere pronta alla sfida, qualora l’idea Roberto Occhiuto non avesse avuto esiti positivi. È rimasta anche lei col boccino in mano, ma – ascoltando le silenziose raccomandazioni di Giorgia Meloni – ha fatto buon viso a cattivo gioco. Tutti insieme appassionatamente per una vittoria che sembra molto, ma molto vicina. La somma dei numeri indica il vantaggio del centro destra nei confronti di una sinistra che appare, in ogni caso, sempre più nel caos e priva di un esponente in grado di affrontare la sfida elettorale con dignità (e coraggio). 

Già, la sinistra. Ma quale? Quella di Irto che ancora una volta fa il nobile quanto inutile gesto di farsi da parte offrendo comunque la massima collaborazione per aiutare la coalizione. Quale coalizione? Irto appariva (e lo è ancora, sia ben chiaro) l’unica personalità del Partito Democratico in grado di affrontare a testa alta e con la giusta determinazione questa tornata elettorale, ma da Roma – probabilmente malconsigliati – gli hanno detto di farsi da parte, anche se dal Nazareno si continua a ripetere che nessuno vuol togliere Irto dalla competizione.

È Irto, semmai, che con saggezza, tira i remi in barca e resta a guardare, deluso, avvilito, ma con la massima dignità, senza riuscire a spiegare a se stesso e agli altri il perché di questa logica suicida, peraltro suggerita da una parte dei Cinque Stelle che cercano di recuperare terreno e visibilità. 

A Roma si afferma che Conte vorrebbe una figura della cosiddetta società civile e sembrerebbe che il segretario dem Enrico Letta accetti il suggerimento, probabilmente perché è troppo distante dalla Calabria e dai calabresi. Non ha riferimenti e, decisamente, non gli mancano grattacapi di difficile soluzione.

In poche parole, vale di nuovo la regola che della Calabria non frega niente a nessuno, all’infuori di Salvini che immagina di raccogliere al Sud il consenso che continua a perdere nelle ricche regioni settentrionali. Il “trappolone” della federazione, in fondo, non è che una mossa per ingoiare in un solo boccone quel che resta di Forza Italia e presentare all’amica-avversaria Giorgia Meloni un raggruppamento più forte dei suoi “Fratelli”. L’operazione non crediamo andrà in porto, ma – tutto sommato – ha permesso di coagulare le forze in favore di una scelta unitaria che permetterà alla coalizione di arrivare alle regionali calabresi senza molti affanni.

A sinistra, sembra evidente, si è alla ricerca di un nuovo Callipo cui affidare una nuova clamorosa sconfitta. E se poi fosse una donna? Tanto meglio ancora, sarà più facile, per qualcuno, motivare o, peggio, giustificare la mancata elezione.

Ma quale donna? Non ci sono in regione leader al femminile o figure con una caratura tale da poter raccogliere consenso trasversale (tra le tante anime della sinistra). E allora ecco che si fa avanti il nome di Anna Falcone, combattiva e intelligentissima avvocata cosentina che vive a Roma e che qualche settimana fa, con la benedizione di Luigi De Magistris ha presentato la sua formazione politica – “Primavera della Calabria”.  Un laboratorio politico più che un partito vero e proprio, a sinistra e di sinistra che fa l’occhiolino al sindaco di Napoli (del quale è stata fidata collaboratrice) e guarda alle liste civiche che dopo la separazione del tan-dem (Tansi-De Magistris) sono più che mai smarrite.

Ma sono in tanti nel partito democratico a ricordare lo “sgarbo” della Falcone alle passate elezioni politiche quando con Tomaso Montanari si mise contro i dem, senza peraltro raggiungere risultati. 

De Magistris esclude qualsiasi patto con la sinistra, ma comincia a valutare un’ipotesi che – nel caso della Falcone – lo potrebbe vedere in gioco da protagonista. Un accordo con i dem (in politica mai dire mai) per sostenere la candidatura di Anna Falcone alla quale fare poi da vicepresidente. Sembra un po’ azzardato, ma non ci sono molte altre strade. Anzi, in una situazione di questo genere potrebbe sentirsi coinvolto persino Carlo Tansi che, nel mentre litiga con De Magistris, cerca di capire cosa succede a sinistra e cosa potrebbe esser meglio per il suo Tesoro di Calabria che – secondo lui – farà incetta di voti alle prossime regionali. 

Sognare, in fondo, non costa nulla. Ed è quello che fanno “quelli” del feudo romano cui si riferiva Nicola Irto nella sua lettera con cui annunciava il ritiro, ribadita in un post in cui risulta evidente lo sconforto e la voglia di mollare. Dopo aver incontrato il segretario Letta, Irto ha scritto: «È stata una discussione vera, forse la più sincera di sempre. Mi è stato spiegato che per fare un accordo politico con il M5S è opportuno individuare un’altra candidatura. Ho ricordato che la mia non è stata un’autocandidatura: avevo dato la mia disponibilità dopo una pressante richiesta da parte di tutto il PD, ed avevo accettato per la lealtà verso la mia terra.

Se siamo arrivati a questo punto non è per una mia indisponibilità alla costruzione di nuove alleanze, ma perché ho posto pubblicamente grandi questioni politiche in ordine allo stato del PD e ai problemi della mia regione, a cominciare dalla sanità, che rimangono purtroppo tutti attuali ed inevasi. Questioni imprescindibili per la Calabria che prima o dopo andranno affrontate.

Pur confermando il mio impegno, ribadisco che nei fatti la mia candidatura e quindi la scelta della comunità democratica calabrese è del tutto superata». Superata, almeno se la tentazione del Callipo-bis si trasformerà in tragica realtà: la sinistra (divisiva, disunita, litigiosa e senza guida – da tre anni il partito è commissariato in Calabria) è davvero alla frutta. 

Non sono stati allevati giovani quadri dirigenti in grado di raccogliere il tetsimone e avanzare con un profilo di tutto rispetto. Non ci sono leader né ci sono aspiranti tali: c’è la vecchia guardia (Loiero che ha detto di volerne stare lontano, Oliverio sempre più isolato e giustamente arrabbiato) e poi c’è Irto. Unica, efficace, alternativa, in grado di cogliere anche qualche consenso trasversale, visto l’apprezzamento che ha saputo conquistare a 360 gradi. Ma non lo vogliono. E soprattutto non vogliono chiedere ai calabresi di indicare chi dovrebbe, potrebbe, rappresentarli, «per non riconsegnare alla destra la Regione».

Destra che, intelligentemente, ha trovato la quadra, con una singolare coincidenza a favore del candidato Occhiuto, il quale non dovrà temere il fuoco amico di Gentile e Company: se riuscirà a diventare Presidente della Regione, al suo posto salirà il figlio di Gentile, Andrea, per chiudere la legislatura. A pensar male si fa peccato – diceva Andreotti – ma spesso ci s’azzecca: per quale motivo i Gentile dovrebbero fare guerra al “nemico storico” Occhiuto se la sua vittoria porterà vantaggi in famiglia? 

Ultima annotazione riguarda la più che probabile vittoria della destra. Per una volta prevalga l’esigenza di pensare alle competenze e alle capacità e non alle “cambiali elettorali” da firmare con i portatori di voti. La Calabria, la nuova Regione che uscirà dalle urne tra il 15 settembre e il 15 ottobre, indipendentemente da chi sarà il vincitore, deve poter contare su uomini e donne capaci. Diversamente sarà lo stanco ripetersi di una vecchia, insopportabile, storia di scelte amicali, di opportunismi e interessi che poco hanno a che vedere con il benessere dei calabresi. Lo tenga a mente Roberto Occhiuto e il mister X (o donna che sia) che dovesse portare alla vittoria la sinistra. La Calabria e i calabresi sarebbero riconoscenti e devoti. (s)

REGIONE, SALVINI SMONTA I SOGNI DI SPIRLÍ
E IRTO RIMETTE IN GIOCO LA CANDIDATURA

di SANTO STRATI – I sogni muoiono all’alba? No, un po’ più tardi, in quel di Zambrone agli Stati generali della Lega, quando Matteo Salvini spiazza gli entusiasmi registrati l’altro ieri con l’indicazione di Nino Spirlì “candidato ideale” a presidente della Regione. Salvini – che sta preparando il “trappolone” della fusione a Berlusconi – non ci ha pensato due volte a spegnere il sogno di Spirlì che si è affezionato all’ottavo piano di Germaneto: «l’indicazione del candidato presidente della Calabria spetta a Forza Italia», secco secco il segretario della Lega salvaguarda così il tentativo di intesa per far un partito unico Salvini-Berlusconi che sta facendo inorridire gran parte degli azzurri. È facile trovare un riferimento preciso a quando Berlusconi fagogitò la destra di Fini, assorbendola nel Partito della Libertà, per poi farla scomparire. A Salvini pesa il crescente consenso che Giorgia e i suoi Fratelli stanno continuando a mietere senza nemmeno tanta fatica. E la Meloni lo sa benissimo, tanto che ha liquidato l’ipotesi di centrodestra “unico” con un tranchant «sono fatti loro». Del resto come può Salvini tendere le braccia Berlusconi (un abbraccio probabilmente assai mortale) e poi mettere in discussione la priorità acquisita dagli azzurri sulla scelta del presidente regionale? Quindi tanti elogi a Spirlì, «orgoglioso del suo lavoro – dice Salvini –, ma il candidato lo sceglie Forza Italia». Spiegando le ragioni della bocciatura: «Ho proposto una federazione dove si valorizzino le identità e si mettano insieme i valori comuni perché il mio avversario non è in casa ma è la sinistra, la sinistra delle tasse, a Reggio Calabria come a Roma, come a Milano. Ragioneremo intorno ad un tavolo».

Queste elezioni, lo abbiamo detto già troppe volte, non smetteranno di offrire colpi di scena o presunti tali, con annunci a effetto, ritiri di candidature, disponibilità non richieste, e via discorrendo. C’è una gran confusione sotto il cielo elettorale calabrese: Nicola Irto, forte delle sue 12.568 preferenze (il 26 gennaio 2020) ha ritirato la candidatura per poi rimettersi in gioco dopo le assicurazioni di Francesco Boccia mandato a ricucire un partito a pezzi. «La mia candidatura alla presidenza della Regione – ha dichiarato ieri all’Ansa – è e resta condizionata all’impegno che a livello nazionale si avrà sulla Calabria». Boccia gli ha organizzato – su sua esplicita richiesta – un tavolo romano con Enrico Letta e Giuseppe Conte dove si dovrebbe discutere del futuro della Calabria. «Ho posto delle questioni nazionali al mio partito sul tema della Calabria e sul ruolo del Pd nel Mezzogiorno e in questa regione. Problemi molti dei quali rimangono tutti e per intero sul tavolo, che, attenzione, non deve essere chiuso a una logica della tattica, a una logica dei nomi. O c’è un governo concreto, oppure, per quanto mi riguarda, sarà una battaglia politica che si farà, e nessuno dica che le decisioni passano sopra la testa dei calabresi. Come si è dimostrato con la venuta di Boccia qui, in Calabria decidono i calabresi. In Calabria decide una classe dirigente calabrese che deve e si può assumere le sue responsabilità – ha detto Irto –. Sembra che della Calabria non interessi niente a nessuno. Da qualche giorno abbiamo riportato la discussione al centro del dibattito politico nazionale. Mi è stato chiesto di fare questo percorso. Lo farò a nome del Pd calabrese ed a nome di quel centrosinistra che mi ha chiesto di mettere in campo un progetto di cambiamento. Ribadisco, io misurerò il mio impegno diretto solo ed esclusivamente rispetto agli impegni che il tavolo porterà sulla Calabria, non sui tatticismi, sulle sigle, sulle candidature e le questioni autoreferenziali. Serve un impegno serio sulla Calabria».

Certo, non è passata inosservata la pesante lettera di Mario Oliverio al segretario Letta: l’ex presidente contesta l’assenza di attenzione sul territorio e, di fatto, fa da sponda alle richieste di Irto, ma non è detto che – improvvisamente – svaniscano come per incanto i risentimenti e le divisioni. Tre anni di commissariamento del partito in Calabria hanno certamente provocato dei guasti difficilmente sanabili sono con le buone intenzioni. Né può bastare il ragionamento che occorre fare fronte comune per impedire alla destra di rivincere, perché il problema riguarda proprio il “fronte comune”. quale? La lite – facilmente prevista per tempo – tra Luigi De Magistris e Carlo Tansi non aiuta a ricompattare la sinistra “civica” che non pare intenzionata a lasciarsi lusingare da una probabile unione Pd-5Stelle. Conte ha i suoi grattacapi, ma da buon politico (ha imparato in fretta!) ha capito che una eventuale questione Calabria non farebbe che accentuare lo scollamento in corso tra gli ortodossi del Movimento che fu e le nuove leve del Movimento che sarà. L’intesa, probabile, con partito democratico potrebbe portare a qualche vantaggio a livello nazionale, soprattutto, in alcune consultazioni amministrative (Milano, Torino, Roma, Napoli) dove i giochi sono largamente aperti. Che la Calabria diventi il gioco di risulta di decisioni “romane” per patteggiare numeri e consensi non può, però, essere accettato dai calabresi che hanno già spalancato gli occhi e non resteranno inermi.

Indubbiamente, la mancanza di leader pesa non poco là dove il consenso non segue sempre pedissequamente le indicazioni dei partiti: a sinistra l’unico leader spendibile è Nicola Irto e le sue chances di successo dipendono dalla capacità di neutralizzare lo “straniero”: De Magistris sta facendo una buona campagna elettorale e raccoglie consensi, soprattutto a sinistra. Non toglie voti alla destra ma li sottrae all’ala progressista di cui si dice portavoce “unico”. In realtà, i numeri sono più modesti di quanto venga dichiarato, però potrebbero essere determinanti, soprattutto se da qui a settembre la destra e il centro continuano a cercare il modo migliore per perdere.

Anche a destra non è che ci sia affollamento di leader e Roberto Occhiuto, con la sua attuale carica di presidente dei deputati azzurri mostra quanto meno una rispettabilissima posizione politica: se riuscisse a non farsi condizionare da interessi di bottega di larghe frange della coalizione, potrebbe essere un ottimo presidente con una visione strategica di grande respiro. Ma il fuoco cova sotto la cenere: l’assessore Fausto Orsomarso (Fratelli d’Italia) ha puntualizzato che il suo partito rispetta i patti ma ha lanciato una frecciatina al veleno: «Noi abbiamo un grande candidato presidente perché c’è una donna, Wanda Ferro, che potrebbe essere in continuità, ma non facciamo a cazzotti nel senso che ci sarà un tavolo nazionale. La sintesi è mettere in campo gli uomini e le donne migliori. Se sarà Forza Italia a indicare il nome saremo in campo con la sintesi di Forza Italia, ma se mi si pone la domanda dico che fino a quando non si decide Wanda c’è, in continuità con la compianta Jole Santelli, se dovessi decidere io sarebbe la scelta migliore». Orsomarso ha ribadito che «il nome di Roberto Occhiuto è un’altra ipotesi autorevole. Visto che ancora non si è chiuso, ognuno rivendica le proprie posizioni, e noi abbiamo una figura che è una delle scelte migliori che può essere messa in campo in Calabria. Non è una liturgia il tavolo romano, non è inutile, è una sintesi della sensibilità diverse, ma noi riteniamo che Fratelli d’Italia con la leader Meloni oggi abbia una marcia in più: comune alla fine noi crediamo nei valori del centrodestra unito. Il tavolo romano è la migliore sintesi per tenere tutto in equilibrio. Speriamo che nella prossima settimana si chiuda».

E la Ferro che dice? «Se dovessi essere chiamata io – mette in chiaro la deputata meloniana – ovviamente non mi tirerei indietro, perché si può togliere un calabrese dalla Calabria ma non la Calabria da un calabrese. Lo farei con grande piacere, ovviamente con una richiesta unica: quella di avere carta bianca nelle scelte. Sono convinta che la risposta ci sarebbe anche perché l’affetto dei calabresi non è mai venuto meno soprattutto perché a Wanda Ferro qualche piccola ingiustizia dalla politica è stata fatta».

Di Salvini e del sogno sfumato del presidente ff Nino Spirlì di tornare a Germaneto con piene funzioni si è detto prima. Ma se l’ipotesi del partito unico Lega-Forza Italia – com’è immaginabile – non dovesse trovare seguito, potete scommettere che ci sarà un altro giro di giostra. Anzi, tanti altri giri di giostra, nonostante i calabresi siano stufi di accordi sulla loro testa, a destra, a sinistra, al centro. Lo hanno capito tutti, tranne i politici di mestiere: ma qualcuno che tenti di spiegarglielo una buona volta? (s)