IL PREMIER DELLA LEGA A ZAMBRONE "MOLLA" IL FACENTE FUNZIONI E SALVAGUARDA GLI ACCORDI CON BERLUSCONI;
Matteo Salvini e Nino Spirlì

REGIONE, SALVINI SMONTA I SOGNI DI SPIRLÍ
E IRTO RIMETTE IN GIOCO LA CANDIDATURA

di SANTO STRATI – I sogni muoiono all’alba? No, un po’ più tardi, in quel di Zambrone agli Stati generali della Lega, quando Matteo Salvini spiazza gli entusiasmi registrati l’altro ieri con l’indicazione di Nino Spirlì “candidato ideale” a presidente della Regione. Salvini – che sta preparando il “trappolone” della fusione a Berlusconi – non ci ha pensato due volte a spegnere il sogno di Spirlì che si è affezionato all’ottavo piano di Germaneto: «l’indicazione del candidato presidente della Calabria spetta a Forza Italia», secco secco il segretario della Lega salvaguarda così il tentativo di intesa per far un partito unico Salvini-Berlusconi che sta facendo inorridire gran parte degli azzurri. È facile trovare un riferimento preciso a quando Berlusconi fagogitò la destra di Fini, assorbendola nel Partito della Libertà, per poi farla scomparire. A Salvini pesa il crescente consenso che Giorgia e i suoi Fratelli stanno continuando a mietere senza nemmeno tanta fatica. E la Meloni lo sa benissimo, tanto che ha liquidato l’ipotesi di centrodestra “unico” con un tranchant «sono fatti loro». Del resto come può Salvini tendere le braccia Berlusconi (un abbraccio probabilmente assai mortale) e poi mettere in discussione la priorità acquisita dagli azzurri sulla scelta del presidente regionale? Quindi tanti elogi a Spirlì, «orgoglioso del suo lavoro – dice Salvini –, ma il candidato lo sceglie Forza Italia». Spiegando le ragioni della bocciatura: «Ho proposto una federazione dove si valorizzino le identità e si mettano insieme i valori comuni perché il mio avversario non è in casa ma è la sinistra, la sinistra delle tasse, a Reggio Calabria come a Roma, come a Milano. Ragioneremo intorno ad un tavolo».

Queste elezioni, lo abbiamo detto già troppe volte, non smetteranno di offrire colpi di scena o presunti tali, con annunci a effetto, ritiri di candidature, disponibilità non richieste, e via discorrendo. C’è una gran confusione sotto il cielo elettorale calabrese: Nicola Irto, forte delle sue 12.568 preferenze (il 26 gennaio 2020) ha ritirato la candidatura per poi rimettersi in gioco dopo le assicurazioni di Francesco Boccia mandato a ricucire un partito a pezzi. «La mia candidatura alla presidenza della Regione – ha dichiarato ieri all’Ansa – è e resta condizionata all’impegno che a livello nazionale si avrà sulla Calabria». Boccia gli ha organizzato – su sua esplicita richiesta – un tavolo romano con Enrico Letta e Giuseppe Conte dove si dovrebbe discutere del futuro della Calabria. «Ho posto delle questioni nazionali al mio partito sul tema della Calabria e sul ruolo del Pd nel Mezzogiorno e in questa regione. Problemi molti dei quali rimangono tutti e per intero sul tavolo, che, attenzione, non deve essere chiuso a una logica della tattica, a una logica dei nomi. O c’è un governo concreto, oppure, per quanto mi riguarda, sarà una battaglia politica che si farà, e nessuno dica che le decisioni passano sopra la testa dei calabresi. Come si è dimostrato con la venuta di Boccia qui, in Calabria decidono i calabresi. In Calabria decide una classe dirigente calabrese che deve e si può assumere le sue responsabilità – ha detto Irto –. Sembra che della Calabria non interessi niente a nessuno. Da qualche giorno abbiamo riportato la discussione al centro del dibattito politico nazionale. Mi è stato chiesto di fare questo percorso. Lo farò a nome del Pd calabrese ed a nome di quel centrosinistra che mi ha chiesto di mettere in campo un progetto di cambiamento. Ribadisco, io misurerò il mio impegno diretto solo ed esclusivamente rispetto agli impegni che il tavolo porterà sulla Calabria, non sui tatticismi, sulle sigle, sulle candidature e le questioni autoreferenziali. Serve un impegno serio sulla Calabria».

Certo, non è passata inosservata la pesante lettera di Mario Oliverio al segretario Letta: l’ex presidente contesta l’assenza di attenzione sul territorio e, di fatto, fa da sponda alle richieste di Irto, ma non è detto che – improvvisamente – svaniscano come per incanto i risentimenti e le divisioni. Tre anni di commissariamento del partito in Calabria hanno certamente provocato dei guasti difficilmente sanabili sono con le buone intenzioni. Né può bastare il ragionamento che occorre fare fronte comune per impedire alla destra di rivincere, perché il problema riguarda proprio il “fronte comune”. quale? La lite – facilmente prevista per tempo – tra Luigi De Magistris e Carlo Tansi non aiuta a ricompattare la sinistra “civica” che non pare intenzionata a lasciarsi lusingare da una probabile unione Pd-5Stelle. Conte ha i suoi grattacapi, ma da buon politico (ha imparato in fretta!) ha capito che una eventuale questione Calabria non farebbe che accentuare lo scollamento in corso tra gli ortodossi del Movimento che fu e le nuove leve del Movimento che sarà. L’intesa, probabile, con partito democratico potrebbe portare a qualche vantaggio a livello nazionale, soprattutto, in alcune consultazioni amministrative (Milano, Torino, Roma, Napoli) dove i giochi sono largamente aperti. Che la Calabria diventi il gioco di risulta di decisioni “romane” per patteggiare numeri e consensi non può, però, essere accettato dai calabresi che hanno già spalancato gli occhi e non resteranno inermi.

Indubbiamente, la mancanza di leader pesa non poco là dove il consenso non segue sempre pedissequamente le indicazioni dei partiti: a sinistra l’unico leader spendibile è Nicola Irto e le sue chances di successo dipendono dalla capacità di neutralizzare lo “straniero”: De Magistris sta facendo una buona campagna elettorale e raccoglie consensi, soprattutto a sinistra. Non toglie voti alla destra ma li sottrae all’ala progressista di cui si dice portavoce “unico”. In realtà, i numeri sono più modesti di quanto venga dichiarato, però potrebbero essere determinanti, soprattutto se da qui a settembre la destra e il centro continuano a cercare il modo migliore per perdere.

Anche a destra non è che ci sia affollamento di leader e Roberto Occhiuto, con la sua attuale carica di presidente dei deputati azzurri mostra quanto meno una rispettabilissima posizione politica: se riuscisse a non farsi condizionare da interessi di bottega di larghe frange della coalizione, potrebbe essere un ottimo presidente con una visione strategica di grande respiro. Ma il fuoco cova sotto la cenere: l’assessore Fausto Orsomarso (Fratelli d’Italia) ha puntualizzato che il suo partito rispetta i patti ma ha lanciato una frecciatina al veleno: «Noi abbiamo un grande candidato presidente perché c’è una donna, Wanda Ferro, che potrebbe essere in continuità, ma non facciamo a cazzotti nel senso che ci sarà un tavolo nazionale. La sintesi è mettere in campo gli uomini e le donne migliori. Se sarà Forza Italia a indicare il nome saremo in campo con la sintesi di Forza Italia, ma se mi si pone la domanda dico che fino a quando non si decide Wanda c’è, in continuità con la compianta Jole Santelli, se dovessi decidere io sarebbe la scelta migliore». Orsomarso ha ribadito che «il nome di Roberto Occhiuto è un’altra ipotesi autorevole. Visto che ancora non si è chiuso, ognuno rivendica le proprie posizioni, e noi abbiamo una figura che è una delle scelte migliori che può essere messa in campo in Calabria. Non è una liturgia il tavolo romano, non è inutile, è una sintesi della sensibilità diverse, ma noi riteniamo che Fratelli d’Italia con la leader Meloni oggi abbia una marcia in più: comune alla fine noi crediamo nei valori del centrodestra unito. Il tavolo romano è la migliore sintesi per tenere tutto in equilibrio. Speriamo che nella prossima settimana si chiuda».

E la Ferro che dice? «Se dovessi essere chiamata io – mette in chiaro la deputata meloniana – ovviamente non mi tirerei indietro, perché si può togliere un calabrese dalla Calabria ma non la Calabria da un calabrese. Lo farei con grande piacere, ovviamente con una richiesta unica: quella di avere carta bianca nelle scelte. Sono convinta che la risposta ci sarebbe anche perché l’affetto dei calabresi non è mai venuto meno soprattutto perché a Wanda Ferro qualche piccola ingiustizia dalla politica è stata fatta».

Di Salvini e del sogno sfumato del presidente ff Nino Spirlì di tornare a Germaneto con piene funzioni si è detto prima. Ma se l’ipotesi del partito unico Lega-Forza Italia – com’è immaginabile – non dovesse trovare seguito, potete scommettere che ci sarà un altro giro di giostra. Anzi, tanti altri giri di giostra, nonostante i calabresi siano stufi di accordi sulla loro testa, a destra, a sinistra, al centro. Lo hanno capito tutti, tranne i politici di mestiere: ma qualcuno che tenti di spiegarglielo una buona volta? (s)