LE “IGNAVIE” POLITICHE CHE CONDANNANO
L’ARCO JONICO ALL’OBLIO: SERVE SINERGIA

di DOMENICO MAZZA – Da qualche anno, con non poche difficoltà, si è fatta forte la volontà di immaginare un contesto allargato che partendo dall’attuale Provincia di Crotone spaziasse lungo l’area della Sibaritide fino a lambire la Lucania.

Un nuovo perimetro d’area vasta, ma a saldo zero per lo Stato, per accomunare i territori omogenei del Crotoniate e della Sibaritide sotto un unico contenitore amministrativo coordinato da due Capoluoghi di riferimento: Crotone a sud, Corigliano-Rossano a nord.

Una biogeocenosi territoriale che dalle comuni radici storiche basasse la propria azione amministrativa sui diversi punti di contatto tra gli ambiti componenti la vasta area, per creare la sintesi perfetta in un distretto policentrico e plurale. Un processo geo-politico, quindi, al fine di riequilibrare su principi di pari dignità, territoriale e demografica, gli ambiti dei Capoluoghi storici calabresi con la nascente geolocalizzazione dell’Arco Jonico sibarita e crotoniate.

 

Sibaritide-Pollino: idea ammuffita dalla storia e rispolverata da una Classe Politica che arranca a stare al passo con i tempi

Tuttavia, un tessuto sociale e un ambiente istituzionale poco predisposti al cambiamento, tendono a sfavorire processi di amalgama territoriale. Si prediligono, invero, visioni decadenti o menefreghismi politici verso progettualità di ampio respiro. A tal riguardo, negli ultimi mesi, lungo la Sibaritide, è tornato in auge il sentimento autonomista che circa 30 anni fa aveva visto uno sterile dibattito politico, poi finito nel nulla, di istituire la sesta Provincia calabrese (Sibaritide-Pollino).

Senza considerazione alcuna della ormai risicata demografia regionale, illuminati da salotto, nell’area che un tempo appartenne alla nobile Sybaris, rimuginano sulla creazione di ulteriori ambienti amministrativi. Di contro, nel Crotonese, con apatia e inerzia, si preferisce soprassedere rispetto a quelle tematiche che potrebbero rappresentare innovativi processi di emancipazione territoriale e di crescita sociale e sostenibile. Si predilige, piuttosto, delegare le forme di protesta a sterili dibattiti social, invece di incalzare le Classi Dirigenti, trincerate nei palazzi e allineate ai diktat del potere centralista consolidato.

Una spocchiosa retorica da bassifondi che divide i territori invece di unirli 

Contrariamente a ogni logica, nella Sibaritide si avverte da tempo un atteggiamento di superiorità nei confronti delle popolazioni del Crotonese. Una spocchia che si manifesta nel sottintendere differenze tra le due realtà, senza però mai esplicitarle chiaramente. Si cercano di narrare fantasiose ricostruzioni che dovrebbero palesare diversità tra i due contesti. Tuttavia, quando si chiedono chiarimenti a riguardo, si piomba in imbarazzanti silenzi.

Verrebbe da pensare, ma non è vero, che storia ed economia potrebbero essere rivendicazioni alla base di presunte superiorità di un ambito sull’altro. Tuttavia, entrando nel merito, si scorgono argomenti che, più che convincere, generano sogghigni: alta densità criminale e ritardo culturale che vedrebbero il Crotonese soccombente rispetto la Sibaritide.

Tali astruse teorie, tuttavia, vorrebbero narrare una concezione che nella realtà dei fatti, però, è diametralmente diversa. Come se i contesti di quella che un tempo fu la ex Calabria Citra fossero illibati o esenti dalle medesime dinamiche che affliggono il Crotonese. O come se il nord-est calabrese fosse custode di chissà quale levatura culturale da sentirsi superiore a un ambito che racchiude quasi tre millenni di storia.

Questa retorica da ghetto ha prodotto un risultato evidente: una separazione netta tra i due ambiti e un non-dialogo che ha reso impossibile qualsiasi forma di collaborazione reale. E, ahinoi, le conseguenze dell’illustrato ghetto culturale sono sotto gli occhi di tutti. Gli assi infrastrutturali terrestri, che avrebbero dovuto unire alto e basso Jonio cosentino e crotonese, sono ancora fermi a un livello inaccettabile.

Una condizione, quella della mobilità negata, che offende la dignità dei Cittadini residenti nell’estremo lembo di levante calabrese. Ormai, diventa sempre più calzante il termine “Altra Calabria” per inquadrare geograficamente la Sibaritide e il Crotonese. Un’area, l’Arco Jonico calabrese, figliastra non solo rispetto al resto del Paese, ma relativamente la stessa Calabria.

Il mancato collante infrastrutturale alla base del ritardo storico dei due territori 

Si pensi a quale narrazione ci sarebbe stata se il Crotonese e la Sibaritide avessero avuto una connessione carrabile a quattro corsie o un asse ferroviario moderno a doppio binario. Sarebbe bastato un intervallo di tempo compreso tra i 30 e i 50 minuti per raggiungere l’aeroporto Pitagora anche dai lembi più periferici dell’estremo nord-est calabrese. Il maggior bacino d’utenza avrebbe consentito allo scalo picchi di crescita notevoli, rendendolo punto di riferimento per la mobilità dell’intera area jonica.

E invece, l’Establishment delle due aree costiere continua a guardare altrove. Si contempla, come se affetti da una degenerata Sindrome di Stoccolma, alle aree vallive dell’Istmo e della val di Crati, anziché cercare alleanze strategiche tra territori omogenei che condividono problemi e potenzialità. I contesti vasti (Area centrale e Area nord Calabria) in cui gli ambiti jonici sono incastonati restano in perenne crisi e sembrano essere ormai un vincolo più che un’opportunità. La provincia Crotonese, troppo piccola e impalpabile, mai realmente svezzata da Catanzaro, arranca a trovare una dimensione.

La Sibaritide, un grande riferimento geografico, ma dalla risicata demografia, resta inquadrata in un contesto provinciale elefantiaco e con cui non condivide alcun tipo di processo economico. Vieppiù, le dinamiche centraliste, tipiche dei Capoluoghi storici di Provincia, avvolgono i territori jonici in una stretta mortale da cui non riescono a divincolarsi. Forse sarebbe il momento di ridiscutere una nuova organizzazione territoriale che tenga conto di realtà più affini, per renderle più produttive e competitive.

Avviare iniziative congiunte tra Corigliano-Rossano e Crotone per sensibilizzare le popolazioni sui problemi comuni 

Negli ultimi tempi, strutture politiche e organizzazioni datoriali, spesso e volentieri, stanno organizzando iniziative congiunte tra Corigliano-Rossano e Castrovillari per discutere di questioni dirimenti per il territorio. Tra gli argomenti oggetto dei dibattiti figurano: alta velocità ferroviaria, difficoltà di accesso alle aree interne, trasversali stradali pensate e mai realizzate e molto altro.

Nessuno, tuttavia, ha pensato ad analoghe iniziative che coinvolgano Corigliano-Rossano e Crotone. Le due Città, non solo rappresentano i principali centri urbani dell’Arco Jonico, ma fanno da confine a una delle più grandi aree interne d’Italia e già inclusa nella Snai (Strategia Nazionale Aree Interne): il Cirotano-Sila Graeca.

Sembra non esserci alcun interesse ad affrontare il disastro infrastrutturale che nell’asse Corigliano-Rossano/Crotone trova la sua più alta espressione. L’inquinamento industriale imposto dallo Stato, tanto a Crotone quanto nella Sibaritide, diventano vessilli da utilizzare solo a ridosso di vuote campagne elettorali. Latitano, invero, pianificazioni sistemiche per tutto il comparto enoico, agroalimentare e per il settore turistico.

Tematiche, quelle citate, che dovrebbero invogliare a trovare soluzioni comuni per unire i lembi jonici, piuttosto che dividerli. Solidarietà, sussidiarietà dovrebbero essere le linee guida di un partenariato pubblico/privato in cui l’agire politico, fedele ai dettami raccomandati dall’Europa, potrebbe favorire processi di coesione sociale ed economica. Forse, più che parlare di differenze tra la Sibaritide e il Crotonese, bisognerebbe concentrarsi su affini interessi e soluzioni condivise. Tuttavia, quanto detto, richiederebbe coraggio, visione e prospettiva; parametri su cui, al momento, le Classi Dirigenti dei due contesti sembrano arrancare.

Fin quando non ci sarà la consapevolezza che la vertenza jonica potrà essere risolta se inizierà un lavoro di sinergie politiche tra Crotone e Corigliano-Rossano, probabilmente la narrazione del territorio continuerà a essere quella di landa desolata e depressa descritta negli ultimi decenni. Contrariamente, l’avvio di azioni cooperative, in virtù della rappresentanza demografica inverata dal territorio unitario di riferimento, potrebbe essere la chiave di svolta per uscire dal ricatto centralista e avviarsi al riscatto sociale.

La sintesi dell’area omogenea composta dalla Sibaritide e dal Crotoniate andrebbe a rompere cristallizzate geometrie che vogliono i due ambiti proni ai desiderata dei rispettivi centralismi storici.

Per Corigliano-Rossano e Crotone dovrebbe essere imperativo pianificare insieme il futuro. Non già e non solo per i rispettivi ambiti urbani, ma per tutto il vasto perimetro che dal Lacinio, passando per la Sila, lambisce la Lucania e che alle due Città joniche guarda come naturali riferimenti. (dm)

[Domenico Mazza è del Comitato Magna Graecia]

Tavernise (M5S): Mese di febbraio cruciale per la Sila-Mare

Il consigliere regionale del M5S, Davide Tavernise, ha spiegato come le interrogazioni che ha presentato sulla situazione delle infrastrutture della Sibaritide, «nascevano dalla constatazione di continui ritardi in opere cruciali per il nostro territorio, una situazione che considero insostenibile e che ostacola lo sviluppo della regione».

«Ho sempre ritenuto che lo Jonio, “una Calabria nella Calabria”, meriti particolare attenzione da parte delle istituzioni», ha aggiunto, spiegando come nell’ultima seduta del Consiglio regionale l’assessore regionale Caracciolo «ha fornito un aggiornamento sullo stato dei lavori e sulle prospettive future».

«Per quanto riguarda la Ferrovia Sibari-Crotone, l’assessora – ha spiegato Tavernise – ha riconosciuto le difficoltà relative a questa infrastruttura, sottolineando che, nonostante l’individuazione delle sottostazioni, non sono ancora disponibili date precise per la riapertura della tratta. Questo rappresenta un notevole disservizio per gli utenti che quotidianamente utilizzano la linea».
«L’elettrificazione, bloccata – ha aggiunto – nonostante la sospensione della circolazione per l’Ertms, e il conseguente slittamento della riapertura, inizialmente prevista per gennaio e poi posticipata a giugno, restano elementi di preoccupazione».
«Passando alla SS106 Sibari-Coserie, l’assessora ha comunicato – ha proseguito il pentastellato – che la firma dell’accordo di programma tra Anas e Regione è prevista per il mese di febbraio. La conferenza dei servizi si era conclusa positivamente a giugno 2024 e i fondi risultano disponibili da dicembre».
«Infine, per la Strada Sila Mare, l’assessora ha ammesso i ritardi accumulati. È stato indicato il mese di febbraio come possibile data per la riapertura. Il crollo del viadotto Ortiano II continua a isolare comunità come Longobucco», ha ricordato il consigliere.
«Con queste interrogazioni – ha concluso – ho voluto portare all’attenzione delle istituzioni e dell’opinione pubblica i ritardi che caratterizzano queste importanti opere infrastrutturali. L’obiettivo è quello di sollecitare un intervento deciso da parte della Regione e del Presidente Occhiuto per sbloccare i lavori e garantire ai cittadini calabresi un futuro migliore. Continuerò a monitorare la situazione e a fornire aggiornamenti in merito agli sviluppi futuri». (rrc)

PROVINCIA JONICA, IL DOPPIO CAPOLUOGO
POTREBBE CHIUDERE STORICHE VERTENZE

di DOMENICO MAZZA –  Fino a qualche decennio fa, nella creazione di nuovi ambiti provinciali generati per scissione da precostituiti Enti, si dotavano i Capoluoghi delle neonate Province di tutta una serie di servizi legati alla capillarizzazione periferica del sistema centrale dello Stato. Nel corso degli ultimi anni, a seguito dei processi di spending review e della graduale aziendalizzazione degli apparati pubblici, lo Stato ha razionalizzato i processi di spesa e di devolution. I servizi, pertanto, sono stati assegnati seguendo non già la logica degli ambiti provinciali, ma sulla base di rigorosi criteri legati all’ampiezza dei territori e alla loro demografia. Il vecchio termine di Provincia, col tempo, ha ceduto il passo al più dirompente concetto d’Area Vasta. Ad oggi, in molti credono che le Province siano state soppresse. Esiste la convinzione, infatti, che il passaggio da un sistema elettorale diretto ad uno di secondo livello abbia generato la dismissione dell’Ente. Non è così! Anzi, è vero il contrario.

Il buio in cui brancola l’Establishment jonico

Dopo anni di profondo letargo sul tema, la Politica jonica ha, nella coda d’estate, riacceso i riflettori sul tema. Tuttavia, leggendo quanto riportato nei dispacci di stampa, si scorgono grossolani errori percettivi e valutativi circa il nuovo impianto geo-politico che si vorrebbe scorporare all’attuale contesto cosentino. Tale condizione, non aiuta i neofiti della materia amministrativa a raccapezzarsi sulle aspettative che potrebbero derivare dalla costituzione di un Ente di secondo livello. Ancora oggi, a distanza di oltre 10 anni dalla legge 56/14 (Delrio), taluni, pensando forse ad un caso di sinonimia, confondono il concetto di Provincia con quello di Area Vasta. Nonostante l’ultimo termine sia entrato nel vocabolario amministrativo da circa un ventennio, si fa fatica a classificare le sottili differenze con il primo. Il più delle volte, infatti, si finisce con esprimere concetti che mal delineano le diversità di una nomenclatura per nulla scontata.

Senza la creazione di ambiti ottimali non c’è devolution da parte dello Stato

La Provincia è un Ente di secondo livello, a limitata capacità amministrativa, intermedio tra Comune e Regione. Conseguentemente la riforma Delrio, ha mantenuto deleghe specifiche in materia di viabilità ed edilizia scolastica. In alcuni casi, il perimetro di una Provincia può corrispondere a quello di un’Area Vasta. Tale condizione si verifica quando territorio e demografia dell’ambiente provinciale esprimono 2500km² e almeno 350mila ab. A seguito, poi, delle modifiche apportate nell’ultimo decennio al Tuel (Testo Unico degli Enti locali), in caso di istituzione di nuove Province, lo Stato non è tenuto a dotare di decentramento amministrativo periferico il Capoluogo del nuovo Ente.

L’Area Vasta, invece, è una classificazione geo-politica che non gode di Rappresentatività diretta. Accentra, in identificate Località d’ambito e comprensoriali, sulla base di rigorosi parametri demografici, tutte una serie di competenze dapprima assegnate ad ogni Capoluogo di Provincia. Il metro d’Area Vasta è il sistema oggi utilizzato per stabilire l’erogazione dei servizi ad un territorio o ad agglomerati territoriali contermini. Rappresenta, altresì, il metodo di capillarizzazione delle funzioni di prossimità lungo il territorio nazionale. Classifica, quindi, il sistema di decentramento effettivo dei servizi statali.

L’ambiente provinciale, dunque, corrisponde a quello di un’Area Vasta solo quando si suffragano specifici requisiti demografici e territoriali. In tutti gli altri casi, le Aree Vaste assommano più ambiti provinciali con accentramento dei servizi in sede al Capoluogo più rappresentativo degli agglomerati provinciali costituenti il perimetro vasto.

Questa breve classificazione per chiarire un assunto: il principio utilizzato nella erogazione dei servizi centrali, da oltre un decennio, non è più quello dell’ambito provinciale, bensì il dedicato range demografico d’Area Vasta.

Non esiste elevazione amministrativa quando mancano i numeri

Creare ambiti provinciali senza contestualmente inverare i parametri d’Area Vasta, significa non determinare alcuna modifica nella ramificazione periferica dei servizi statali. Vieppiù, l’operazione si dimostra inidonea a scalfire i cristallizzati equilibri politici in capo ai preesistenti contesti.

Con la riforma degli Enti intermedi, in attesa di licenza da parte del Governo, saranno reintrodotti i criteri di suffragio universale nelle elezioni provinciali. Tuttavia, il Disegno di Legge non apre alla istituzione di nuovi Enti. Quand’anche fosse possibile, è bene rimarcare che l’idea di una nuova Provincia, senza che questa abbia i requisiti per poter aspirare ad un inquadramento di tipo vasto, sarebbe assolutamente inutile ai fini di un’agognata autonomia politico-istituzionale del nuovo perimetro amministrativo.

D’altronde, pensare di ritagliare un nuovo Ente, mantenendosi nel solo alveo della Provincia di Cosenza, ci mette davanti ad una serie di problematiche. Prima fra tutte, permettere ai due ridisegnati Enti di godere della forza numerica e territoriale su richiamata. Fermo restando i circa 700mila abitanti della Provincia di Cosenza, si dovrebbero immaginare due ambiti di circa 350mila abitanti cadauno. Alla conta dei numeri, l’idea Sibaritide-Pollino, nella migliore delle ipotesi, potrebbe spingersi fino a 250mila persone. Già questo dato, oltre i limiti derivanti dalla mancata omogeneità territoriale tra un ambiente riviesco e un’area valliva, dovrebbe farci desistere dal proseguire in azioni sconsiderate. A meno che, con manie di malriposto protagonismo, non si voglia arrivare a bussare alle porte di Rende. Raggiungere la soglia dei 350mila abitanti, partendo dalla linea di costa sibarita, significherebbe spingersi fino alle sponde del Campagnano. Tuttavia, dubito che la prosopopea ammaliatrice jonica possa convincere le Amministrazioni della cinta bruzia a sentirsi parte di un contesto estraneo alle proprie peculiarità.

Contrariamente, l’idea di un nuovo perimetro provinciale che parta da un Ente già precostituito, ma infruttuoso a sé stante (Crotone), allargando la sfera di competenza a tutto il contesto dello Jonio cosentino, godrebbe dei requisiti richiesti per inverare appieno la condizione di ambito ottimale. Il doppio Capoluogo, esperimento già promosso dall’attuale Governo con la elevazione di Cesena e Carrara, consentirebbe di impostare il nuovo ambito su base policentrica. Nessun Ente aggiuntivo, quindi, ma la riorganizzazione funzionale delle definizioni perimetrali attuali. L’omogeneità territoriale presente tra la Sibaritide e il Crotonese, inoltre, consentirebbe di avviare processi di rivendicazione comuni. Si potrebbero chiudere, definitivamente, storiche vertenze aperte: dalla costituzione di un’Azienda Ospedaliera (che non è una semplice Asp), alle medesime battaglie di mobilità e trasporti, alla salvaguardia del comune patrimonio archeologico per finire alla maggior tutela dello specchio d’acqua del golfo di Taranto. Quest’ultimo, oggi più che mai, oggetto di sempre più accentuate speculazioni romane.

Significherebbe declinare, con l’autorevolezza di un reale ambito vasto e con l’ausilio dei numeri, la prospettiva dell’Arco Jonico, ristabilendo una condizione d’equilibrio geo-politico con i tre Capoluoghi storici della Regione.  (dm)

Corigliano Rossano e Castrovillari insieme per il futuro della Sibaritide

Sanità, infrastrutture, alta velocità e dell’istituzione di un Ente intermedio della Sibaritide-Pollino  sono i temi cruciali per il territorio della Sibaritide di cui hanno parlato Flavio Stasi, sindaco di Corigliano Rossano, e Domenico Lo Polito, sindaco di Castrovillari, nel corso dell’incontro di giovedì.

Le due città, infatti, ormai da tempo, grazie alla sinergia tra le Amministrazioni comunali, ragionano in sinergia capovolgendo le logiche divisive e campaniliste del passato che non hanno fatto altro che penalizzare le comunità di questa importante e grande area del mezzogiorno.

I temi affrontati sono stati molteplici, ma particolare attenzione è stata posta sullo stato drammatico della Sanità, con ospedali ormai oggetto di sistematiche spoliazioni e servizi sempre meno dignitosi, con gravi conseguenze per i cittadini e per la qualità della vita delle comunità. È necessario certamente rivedere l’organizzazione dei servizi sanitari, ma è stata condivisa anche la necessità di un riordino dell’organizzazione sanitaria dopo il fallimento ormai conclamato dell’accorpamento delle Asl in una pachidermica ed ingestibile ASP. È stato dunque condiviso di riaprire la vertenza per un Azienda Sanitaria della Sibaritide-Pollino che possa, nel medio e lungo termine, tornare a dare risposte in termini di risorse, di servizi territoriali e di organizzazione ospedaliera.

Altro tema ritenuto urgente e sul quale i due primi cittadini hanno condiviso posizioni e strategie è quello delle infrastrutture ed in particolare dell’Alta Velocità. La Calabria tutta, a partire dalla Giunta Regionale, deve al più presto aprire una interlocuzione col Governo e con Rfi al fine, oltre di reperire le risorse necessarie per collegare la Calabria, di individuare le soluzioni progettuali che consentano di realizzare il nodo di Tarsia, perché questa è l’unica proposta che consentirà alla Calabria di avere una linea di Alta Velocità vera. Non si tratta di una proposta che intende penalizzare altri territori, che al contrario devono mantenere e se possibile migliorare gli attuali standard, ma di mantenere la lungimirante logica iniziale del progetto, finalizzato a migliorare la fruibilità e la competitività del servizio ferroviario complessivo. È evidente che senza il nodo di Tarsia un terzo della popolazione regionale continuerà ad essere esclusa da questo servizio, utilizzando altri mezzi oppure recandosi in altre regioni.

Infine, dopo aver affrontato anche altri temi, è stata condivisa l’idea che, nell’ambito della riforma della Legge Delrio e della rivisitazione del ruolo delle provincie che auspichiamo gli restituisca valenza e democrazia, è opportuno che si apra una discussione sulla istituzione di un ente intermedio della Sibaritide-Pollino che rappresenti il tessuto sociale, politico e geografico di quest’area e migliori l’efficienza istituzionale di tutti i territori della Calabria.

Su questi temi i due primi cittadini nelle prossime settimane continueranno il confronto con tutti i territori e le amministrazioni comunali, ragionando senza più inutili divisioni, esclusivamente nella prospettiva di migliorare i servizi e la qualità della vita delle comunità.

L’OPINIONE/ Giovanni Papasso: Recuperiamo il progetto di creare un’area vasta della Sibaritide e del Pollino

di GIOVANNI PAPASSO – Prendo atto con grande piacere che si è tornati a parlare di riassetto istituzionale della Sibaritide. Da tempo, infatti, sto proponendo la creazione di un’area vasta della Sibaritide e del Pollino.

Parto nella mia analisi ricordando a tutti come questa proposta non sia nuova. Diversi anni fa ci fu un grande dibattito serio e serrato sul tema, nella Sibaritide e nel Pollino, quando si discusse della possibilità di creare la provincia di Rossano o di Castrovillari. Chi ci ha proceduto lavorò molto sulla questione arrivando anche ad una sintesi tra le due proposte. In tal senso, infatti, ricordo anche una riunione congiunta di trenta consigli comunali in cui si lavorò a questa sintesi confluita in uno studio approfondito.

Poi in Parlamento non si ebbe fortuna perché fu molto più facile elevare a provincia Vibo e Crotone che avevano molti più rappresentanti alla Camera e al Senato. Quello studio, quel lavoro, però, non deve perire, non deve essere abbandonato, lo dobbiamo utilizzare implementare, emendare e aggiornare, rinnovarlo per molti aspetti ma non deve andar perduto perché è stato frutto di impegno e sacrificio di tanti rappresentanti istituzionali che di fronte a questa proposta si trovarono di comune accordo lavorando insieme. Proprio oggi che se ne è tornato a parlare si può tirare fuori quel lavoro e aggiornarlo rendendolo attuale per farlo diventare la base di un discorso ancora più ampio e condiviso.

Di riassetto istituzionale ho parlato diverse volte ma, purtroppo, questa mia proposta viene fatta puntualmente cadere nel vuoto. Abbiamo anche condotto una campagna elettorale per le scorse Politiche, mi sono candidato e tentai proprio di alzare il livello del dibattito proponendo la creazione di questa area vasta (prevista dalla cosiddetta Legge Delrio 56 del 2014) che comprendesse sia la Sibaritide che il Pollino e che si estendesse fino al Crotonese (e comprendente chiaramente l’Alto Ionio) per proporre soluzioni ai grandi problemi, come quello dei trasporti, che attanagliano tutto questo territorio ma, soprattutto, problemi legati allo sviluppo e al futuro per evitare che i nostri giovani possano continuare a scappare.

Purtroppo, fino ad ora, spiace notare come la discussione sia stata piuttosto scarna. Ho ricevuto anche i componenti del Comitato Magna Graecia, che propongono l’istituzione della nuova provincia della Sibaritide e del Crotonese, e nel corso dell’incontro, ho suggerito come un riassetto istituzionale sulla Fascia jonica cosentina, nell’Alta Calabria, deve avere dentro necessariamente l’area del Pollino atteso che il comprensorio Pollino-Sibaritide può dare ampio respiro dal punto di vista sociale, culturale, ambientale, naturalistico, e, premesso che, per quanto mi riguarda, il Pollino e la Sibaritide rappresentano il grande tradito di tutti i governi che sono succeduti nel Paese perché non c’è mai stata grande attenzione per quest’area. Basti pensare a quello che sta succedendo per l’alta velocità: c’era stato garantito (ed era stato anche indicato nelle prime ipotesi progettuali) che sarebbe arrivata a Tarsia ma poi non se ne è fatto più niente. Questa parte della Calabria, dunque, la si vuole lasciare sempre nella precarietà oltre che istituzionale ed economica anche dal punto di vista dei trasporti.

Oggi si parla della Provincia della Sibaritide: una proposta importante che riaccende la questione del riassetto istituzionale in quest’area soprattutto dopo la nascita del Comune unico di Corigliano-Rossano che, voglio ribadirlo, è un fatto importantissimo perché ha creato la terza città della Calabria però se questa città non si apre al territorio, non prevede un coinvolgimento dei comuni viciniori rischia di isolarsi rispetto a tutto il resto ed è un rischio che non si deve assolutamente correre.

In questa fase è d’obbligo rilanciare la proposta della Provincia della Sibaritide e del Pollino: lo studio a cui mi riferivo poche righe sopra corrispondeva anche ai dettami di quella che era l’allora Legge 142. Tanti consigli comunali si espressero favorevolmente rispetto al lavorare insieme all’interno di questo comprensorio importante e io credo che nuovamente, se proprio vogliamo ri-parlare di questo riassetto istituzionale nell’Alta Calabria, non possiamo non mettere insieme il Pollino e la Sibaritide.

Sono tante le cose che ci uniscono: il Parco archeologico di Sibari, al Museo archeologico nazionale della Sibaritide, alle Riserve naturalistiche del Crati, al Parco del Pollino, con tutta la sua flora e la sua fauna, il mare, l’ambiente dove nidificano, peraltro, la cicogna bianca e la caretta caretta, io credo che debbono rappresentare un tutt’uno e rivendicare maggiore attenzione nei confronti di chi ci governa sia a livello regionale che nazionale perché le nostre comunità si stanno spopolando, i ragazzi, i giovani, i nostri talenti vanno via e non tornano più. Allora il riassetto istituzionale deve significare mettere in campo un nuovo modello di sviluppo economico concreto, uno sviluppo sia a livello sociale, culturale, imprenditoriale per far sì che i nostri figli non debbano più partire e questo comprensorio possa guardare al futuro con più fiducia e con una nuova speranza.

Io credo che ci siano le condizioni per mettere insieme la Sibaritide e il Pollino. Il mio comune sta in una posizione baricentrica tra le due aree e, senza arroganza o primogeniture che sarebbero inutili e improduttive, si candida a lavorare per metterle insieme. Questa che propongo e lancio è soltanto una attività istituzionale mirata a far sì che i due comprensori possano parlarsi tra di loro, organizzarsi e, soprattutto, chiedere il riassetto istituzionale attraverso la creazione della Provincia della Sibaritide e del Pollino ma, soprattutto, nuove e maggiori attenzioni in generale a chi li ha sempre traditi. Mai un intervento serio, mai un intervento concreto di sviluppo, mai un intervento di rilancio. Ci sono problemi, oltre che di trasporti, di sanità. Il fatto che siamo esclusi dall’alta velocità significa che più di metà regione è esclusa da quello che dovrebbe essere un diritto imprescindibile e cioè quello della mobilità.

Facciamo bene a parlare di riassetto istituzionale, facciamo bene a parlare di nuova provincia sperando che ci siano le condizioni, forse, nell’ambito della nuova legge che si sta discutendo in Parlamento e che prevede nuovamente le elezioni dirette del presidente della Provincia e del consiglio provinciale dopo la bocciatura della soppressione delle Province operata dagli italiani con il referendum. In questa fase noi dobbiamo essere puntuali, non dobbiamo essere arroganti ed esercitare il bene della comunità e se vogliamo farlo dobbiamo lavorare per mettere insieme questi due comprensori che, di fatto, sono già un tutt’uno, per dargli speranze e prospettive future. Non lo dobbiamo fare per ottenere un vuoto pennacchio ma per ottenere fondi, investimenti e quel riconoscimento che quest’area ormai attende da troppo tempo.

Gli slogan servono ma ora serve lavorare concretamente nuovo entusiasmo che oggi manca ed è il motivo per cui anche i nostri giovani ci lasciano e vanno via. (gp)

[Giovanni Papasso è sindaco di Cassano allo Ionio]

Tavernise (M5S): Sibaritide sempre più isolata, si deve garantire diritto alla mobilità

Il consigliere regionale del M5S, Davide Tavsernise, ha presentato una interrogazione al presidente della Regione, Roberto Occhiuto, per sapere quali interventi intende fare per la soppressione della linea linea 002007 Cosenza – Mandatoriccio affidata alla ditta Romano Autolinee Regionali S.p.a e per il mancato collegamento con l’Aeroporto Sant’Anna di Crotone.

Quella della Sibaritide, infatti, è una situazione che peggiora sempre più, «già penalizzata da gap infrastrutturali e da disattenzione istituzionale. La vasta zona dello Ionio cosentino risulta ancora più isolata», ha denunciato il pentastellato, sottolineando come «non esiste infatti, un sistema integrato di mobilità di prossimità, su ferro o gomma, che consenta di collegare lo scalo aeroportuale pitagorico in maniera agevole e in tempi ragionevoli e certi ai territori a nord di Crotone che potrebbero potenzialmente fruire dei voli offerti».

«Per quanto riguarda i trasporti – ha evidenziato – è bene ricordare che a tutt’oggi non risulta che la Regione Calabria abbia predisposto una revisione del Programma Pluriennale del Tpl 2019/2021, con la relativa piena attuazione della Lr 35/2015, o la gara europea per l’affidamento del servizio del trasporto pubblico locale. A tutto ciò si deve aggiungere che il trasporto pubblico locale, in Calabria e in particolar modo nei territori della Sibaritide, assume un particolare valore, alla luce delle croniche carenze nei servizi di mobilità a favore dei cittadini, specie nelle aree interne e più disagiate e nella fascia ionica della regione». (rrc)

L’OPINIONE / Antonino Mungo: Aggressioni nella Sibaritide un pericolo per convivenza civile

di ANTONINO MUNGO – Si rimane increduli, disorientati davanti all’ennesimo attacco al tessuto imprenditoriale della Sibaritide.

Sì, quanto è successo, domenica sera, non è un attacco alla famiglia Martucci, che, tra l’altro, nella giornata di ieri piangeva la dipartita del proprio congiunto, il compianto Matteo, imprenditore capace e pasticciere raffinato; non si tratta nemmeno di un attacco alla singola attività imprenditoriale, ma è un vero e proprio assedio al tessuto imprenditoriale della Sibaritide e alla economia di un paese. È un attacco alla città. È un attacco allo Stato.

Cassano, è una bella città; è un territorio di straordinaria bellezza, in cui operano tantissimi cittadini laboriosi ed onesti, è una comunità lontana anni luce dal malaffare e dagli atteggiamenti mafiosi o comunque ossequiosi verso la criminalità organizzata.

Questi ultimi eventi rappresentano un fenomeno che ha assunto connotazioni e dimensioni talmente gravi e inaccettabili da costituire un incombente pericolo ed una reale minaccia per la convivenza civile e democratica della nostra comunità e sul quale confidiamo in una unitaria e pronta risposta di tutte le forze sociali e politiche, a conferma, ancora una volta, della robustezza dei valori della nostra democrazia.

Occorre, in questo momento, un grande senso di responsabilità da parte di tutti, è importante che solidarietà e indignazione siano condivisi dall’intera comunità affinché nessuno mai debba sentirsi solo e per trasmettere alla società e alle giovani generazioni, i valori ideali e morali della libertà, della democrazia e soprattutto della legalità come strumento di partecipazione e di riscatto sociale per la nostra comunità e la nostra Cassano.

Nell’attesa che si accertino le cause dell’incendio, siamo convinti che la Prefettura e le forze dell’ordine, sapranno, come sempre, garantire il controllo del territorio, la tutela di tutti i cittadini e assicurare alla giustizia i responsabili del vile atto criminoso.

Il Segretario e tutti gli iscritti del PD del circolo cittadino Cassanese esprimono la più totale vicinanza e solidarietà alla famiglia Martucci, le rinnovano alla famiglia Bloise e a tutti gli imprenditori di Marina di Sibari. (am)

[Antonino Mungo è segretario PD del Circolo Cittadino di Cassano allo Ionio]

L’OPINIONE / Francesco Garofalo: Sibari può ospitare un centro delle eccellenze della Sibaritide

di FRANCESCO GAROFALO – Nel Comune di Cassano, che si affaccia sulla Piana di Sibari, ci sono tante realtà produttive agro alimentare. Sibari, può tranquillamente ospitare un centro delle eccellenze della Sibaritide.

Penso per esempio all’ottimo riso, rinomato in tutto il mondo, alla vasta produzione agrumaria e vitivinicola. Alle piccole attività di nicchia – evidenzia Garofalo -, come quella della lavorazione dei fichi, dell’olio, del pane e dei pastifici di pregio.Questa iniziativa, potrebbe consentire al meglio le strutture, per implementare il tirocinio pratico di chi si vuole approcciarsi al mondo dell’agricoltura, la salvaguardia della biodiversità e di rilanciare al meglio le colture di nicchia.

Ritengo che si possa anche contribuire ad aiutare i neo laureati a fare impresa anche attraverso la creazione di spin off e start up. Un centro di attrazione in cui elementi, quali la qualità, la tipicità, la cultura e la tradizione delle produzione agroalimentari di eccellenza sibarite, si devono coniugare con i concetti di sostenibilità, accessibilità, economicità. Di promuovere il “meglio” direttamente dal “produttore” al “consumatore” senza passaggi intermedi nella logica della “filiera corta” in una struttura nella quale concentrare le migliori produzioni locali.

Un contenitore anche di piccole aziende operanti nei diversi comparti del settore enogastronomico, in cui possono trovare accoglienza stabile di prodotti ortofrutticoli di stagione, i ristoratori e tanti attività artigianali. Del resto – ha concluso -, queste iniziative sono già operative in tante altre regioni d’Italia. (fg)

[Francesco Garofalo è presidente del Centro Studi “Giorgio La Pira” della Città delle Terme]

La consigliera Straface incontra i vertici di Trenitalia per AV Sibaritide-Taranto-Milano

La consigliera regionale Pasqualina Straface, su delega del presidente della Regione, Roberto Occhiuto, ha incontrato i vertici di Trenitalia per discutere del collegamento dell’alta velocità tra la Sibaritide, Taranto e Milano.

All’incontro erano presenti il presidente di Trenitalia, Stefano Cuzzilla, il direttore della direzione Business Alta velocità, Pietro Diamantini, il commissario di ArtCal, Francesco Cribari.

«La soluzione su cui si sta lavorando – ha spiegato Straface – è la creazione di un collegamento dalla stazione di Sibari alle linee del Frecciarossa Taranto-Milano attraverso uno dei nuovi treni performativi che stanno per arrivare sulla linea jonica, di fatto rendendo disponibile il servizio per tutta l’utenza della Calabria del nord. Soluzione, questa, che sarebbe ottimale e permetterebbe al territorio di uscire dall’isolamento e di generare nuove e maggiori occasioni di sviluppo per un’area che si dimostra sempre più strategica per l’intero meridione».

«Dall’interlocuzione con i vertici di Trenitalia – ha concluso – è emerso inoltre come la rete ferroviaria attualmente non sia strutturalmente adeguata a permettere il transito del Frecciarossa, e che sono allo studio soluzioni tecniche che permetteranno in un prossimo futuro di sopperire a questa carenza». (rrm)

Un passo necessario per agganciare quella che è a tutti gli effetti l’area economicamente più sviluppata della regione e con prospettive di crescita ancora maggiori soprattutto nel settore del turismo all’alta velocità recuperando così un gap che in questo momento penalizza fortemente un territorio”.

Biondo (Uil): La Calabria non vuole morire di ‘ndrangheta

«La Uil Calabria sarà al fianco di don Luigi Ciotti e di tutti coloro che scenderanno in piazza a Cassano allo Ionio perché questa terra non vuole morire di ‘ndrangheta e vuole dire basta al giogo mafioso». È quanto ha dichiarato Santo Biondo, segretario generale di Uil Calabria, annunciando l’adesione alla mobilitazione contro la ‘ndrangheta organizzata da Libera per il 17 febbraio.

«Riteniamo quella della partecipazione un’arma importante nel contrasto alla criminalità organizzata – ha aggiunto – determinante per isolare tutti coloro che fanno della violenza lo strumento per esercitare la supremazia sul territorio, per distorcere le regole del vivere democratico, per metterne sotto scacco l’economia».

«Contro il malaffare – ha ribadito – è necessario alzare il muro della legalità e ogni componente della società, in Calabria soprattutto, deve operarsi per cementare il proprio mattone, rendere questo argine invalicabile».

«L’escalation criminale che si sta registrando sul territorio di Sibari e del suo comprensorio non ci lascia tranquilli – ha concluso –gli appetiti delle cosche sono diventati famelici anche alla luce degli importanti finanziamenti che vi sono stati indirizzati e per questo, nel chiedere allo Stato una rinnovata attenzione sulla Sibaritide in particolare ma su tutta la Calabria in generale,  intendiamo unirci a tutti coloro che non vogliono più tacere». (rcs)