L’OPINIONE / Pino Parise: Pandemia e ignoranza, connubio pericoloso

di PINO PARISE – Le pestilenze e le epidemie, così come le false notizie, sono sempre esistite. Spargere notizie false e tendenziose e sobillare le folle è stata sempre un’arma micidiale per colpire i propri avversari, soprattutto politici o religiosi. Socrate venne condannato, come empio e corruttore dei giovani, per motivi politici. E per motivi politici e religiosi è stato condannato Cristo dalle autorità del tempo, come bestemmiatore e sobillatore politico. Alla base di tutto vi è la furbizia di pochi e l’ignoranza di tanti, causa di tragedie nel corso dei secoli.

L’ignoranza è rappresentata plasticamente dalla ” caverna” di Platone dove i prigionieri, rivolti verso l’interno e legati da catene, vedono “ombre” di uomini che camminano fuori, riflesse sul muro della caverna. E per loro quelle ombre sono l’unica realtà. Immaginando che qualcuno riesca a slegarsi e uscire fuori, si renderà conto che la vera realtà è un’altra. L’uomo che ha conosciuto il vero, comprende che è suo dovere ridiscendere nella caverna per partecipare agli altri la verità che ha conosciuto, anche a costo di non essere creduto, di essere considerato un folle, un sobillatore che turba la pace. Anche a costo di essere condannato a morte.
Socrate nei suoi insegnamenti aveva detto che per raggiungere la verità immutabile ed universale bisognava elevarsi dal piano della sensibilità, dove si hanno solo opinioni diverse e mutevoli, al piano della ragione ma per fare questo bisogna prendere coscienza di non sapere ovvero redimere i veri ignoranti:coloro che credono di sapere e non sanno.
Elevarsi al piano della ragione non è facile perché significa pensare con la propria testa.

Anche Hegel parla della ” fatica del pensiero”. La folla abdica facilmente al pensiero e si affida a chi le assicura pane e divertimento. “Panem et circenses”, dicevano i Romani. Questo vale per tutti i problemi, particolarmente per le pesti e le epidemie che hanno accompagnato la storia dell’uomo. La folla vuole subito una risposta e un capro espiatorio. Nella epidemia di Atene del 335 a.C. persino uno storico come Tucidide affermò che la colpa era degli Spartani che avevano avvelenato le acque del Pireo. Nella peste nera del 1348 che distrusse più di un terzo della popolazione europea, la popolazione inferocita accusò soprattutto gli ebrei. Chi ha studiato i “Promessi sposi” ricorda che furono ritenuti colpevoli gli “untori”. Nell’ultima pandemia che ci ha colpiti e stiamo vivendo e chissà ancora per quanto tempo, sono tante le ipotesi che sono state fatte, dal contrasto tra le grandi potenze, all’invenzione di una malattia per tenere soggiogate le persone.
Ragionevolezza vorrebbe che ci affidassimo alla scienza, intesa come ricerca razionale che progredisce ed è capace di autocorregersi. La scienza vede nei “vaccini” l’unica arma, oltre alle altre direttive o “restrizioni”, per vincere questa tragica epidemia.

Basterebbe conoscere un po’ la storia per rendersi conto che le grandi malattie che, per secoli, hanno flagellato l’umanità , come la poliomielite, il morbillo, la tubercolosi, il vaiolo, a partire dal 1700, sono state sconfitte con i vaccini. È sufficiente una piccola operazione matematica per rendersi conto di quanto i benefici superino gli eventuali rischi, insiti in tutto ciò che facciamo nella nostra vita.

E allora smettiamola con questi atteggiamenti disfattisti che aumentano il caos nel mondo e diamo speranza affinché la ragione, anche faticosamente, riesca ad emergere e vincere paure, ignoranza, violenza e pregiudizi. La scienza vinca sulla la pandemia, la conoscenza trionfi sull’ignoranza. (pp)

Vax-Day in Calabria: in due giorni somministrati in totale 34.500 dosi di vaccino

Due giorni di vax-day: 34.500 le somministrazioni di vaccino. I Vax-Day sono stati promossi dalla Regione Calabria con un duplice obiettivo: da un lato ottimizzare le somministrazioni attraverso gli otto hub vaccinali della regione, dall’altro avviare una campagna di sensibilizzazione nei confronti di quanto ancora sono restii a vaccinarsi, soprattutto con Astrazeneca. Oggi in Consiglio regionale, a Reggio, è stato convocato il Commissario alla Sanità Guido Longo che dovrà illustrare, unitamente al presidente ff Nino Spirlì, la situazione sanitaria della regione.

C’è da dire che c’è stata una pessima comunicazione sul vaccino Astrazeneca che ha creato allarme e soprattutto diffidenza, tanto che si calcola che almeno un 30 per cento di prenotati ha disdetto appena saputo che avrebbe ricevuto il vaccino Astrazeneca. È una preoccupazione inutile e non ha motivo di esistere la forte diffidenza che si registra soprattutto nelle perosne avanti con gli anni. Prima di ogni somministrazione, un medico sottopone chi deve vaccinarsi a un’anamnesi dove vengono registrate eventuali patologie, sintomatologie particolari, intolleranze, allergie, etc. È il medico che decide se ci sono controindicazioni nell’utilizzo di Astrezeneca e, in questo caso, non autorizza la vaccinazione rinviando la somministrazione. Questa è una garanzia ulteriore che dovrebbe tranquillizzare chi deve ancora vaccinarsi: i fenomeni di intolleranza con gravi fenomeni trombotici sono davvero in percentuale minima che non deve assolutamente preoccupare. Occorrerebbe spiegarlo bene a chi deve ancora vaccinarsi: non ha senso rifiutare il vaccino Astrezeneca, perché i benefici sono di gran lunga superiori agli eventuali rischi, che – sostengono fior di scienziati – si possono verificare sono in presenza di alcune patologie pregresse o situazioni di fragilità.

«Sono dati straordinari che – sostiene il presidente ff  Spirlì – suggeriscono una sola interpretazione: il “Vax day” è stato un successo, chi afferma il contrario non dice il vero e, soprattutto, non rende giustizia a tutti quei calabresi che, anche superando legittime perplessità riguardo al vaccino AstraZeneca, hanno deciso di credere nella scienza e di fidarsi della sanità pubblica; chi afferma il contrario, inoltre, non rende il giusto merito alle centinaia e centinaia di medici, operatori sanitari e volontari che, in particolar modo in questo weekend, hanno lavorato senza sosta per migliorare l’intera campagna vaccinale della Calabria».

«Voglio rivolgere – afferma il presidente – un sentito ringraziamento alle donne e agli uomini che hanno permesso alla Calabria di raggiungere questo risultato: a tutti i sanitari, il cui impegno continua a essere impagabile; alla Protezione civile regionale e ai suoi straordinari volontari; alla struttura commissariale nazionale per l’emergenza covid e al suo delegato in Calabria, il generale Saverio Pirro; al commissario della Sanità, Guido Longo; alla Croce rossa; a tutti i commissari delle aziende sanitarie e ospedaliere della regione».

«Anche oggi – conclude Spirlì –, è stata una bella giornata, una giornata che ha dimostrato, una volta di più, che la Calabria ha in sé le energie e le competenze per vincere questa terribile lotta. Da domani, la nostra campagna vaccinale ripartirà con più slancio e con un nuovo entusiasmo». (rcz)

VERGOGNA PER LA FILA DEGLI OTTANTENNI VACCINAZIONE, RISCHIO FLOP IN CALABRIA

C’è una sola parola, lanciata in un tweet dal deputato dem Antonio Viscomi, a fotografare la situazione verificatasi in questtsi giorni a Reggio al punto vaccinale allestito a Palazzo Campanella, presso il Consiglio regionale: «Vergogna. Vergogna infinita». Ultraottantenni in fila, stretti in un assembramento che di sicuro risulta estremamente pericoloso, nessuna attenzione per i disabili sulle sedie a rotelle, caos, confusione e nessuna organizzazione. Di chi è la colpa non tocca ai giornali dirlo, ma certamente possiamo prepararci all’abituale scaricabarile, dove tutti sono responsabili ovvero nessuno risponde del gravissimo oltraggio riservato alla popolazione anziana, in piedi, senza assistenza, smarriti, senza la minima informazione e, ovviamente, sconsolati. Non meritano questo i nostri anziani, non merita questo la città di Reggio né tantomeno l’intera Calabria. C’è un problema grave, gravissimo, di una gestione disastrosa della vaccinazione anticovid che va immediatamente risolto.

In un vertice in Prefettura a Reggio il sindaco Giuseppe Falcomatà ha ricordato di avere segnalato nei giorni scorsi le forti criticità registrate presso il centro vaccini istituito dall’Asp al Palazzo del Consiglio regionale. Dall’incontro è emersa – e capirai – la necessità di «Un maggiore coordinamento istituzionale sul piano vaccinale, un aggiornamento settimanale sulle attività, la disponibilità di strutture comunali individuate dai Comuni, più attenzione alla comunicazione nei confronti dei cittadini destinatari della campagna vaccinale ed una più efficace organizzazione logistica delle attività già in corso presso il centro vaccinale attivato a Palazzo Campanella». Ha detto Falcomatà che «l’obiettivo è quello di superare le criticità riscontrate ed implementare la campagna vaccinale completando le operazioni sugli ultra 80enni ed estendendola successivamente ad altre categorie sensibili come le forze dell’ordine, il personale della scuola ed altri lavoratori dei servizi pubblici essenziali come quello di igiene urbana, manutenzioni e trasporto pubblico».

«Ciò che è certo – ha detto Falcomatà alla fine dell’incontro col prefetto Mariani – è che l’organizzazione messa in campo fino ad oggi dall’Asp va molto migliorata. Insieme ai sindaci dell’area dello Stretto, abbiamo già avuto modo di esprimere la nostra piena disponibilità a collaborare con le autorità sanitarie per la gestione di questa fase così delicata. Il Comune di Reggio Calabria lo sta già facendo mettendo a disposizione il personale della Polizia Locale per gestire meglio il flusso di persone in arrivo presso il centro vaccinale di Palazzo Campanella. Ma questo da solo non basta. Abbiamo chiesto un maggiore coordinamento istituzionale e soprattutto più attenzione all’attività di comunicazione nei confronti dei cittadini, in particolare dei soggetti destinatari della campagna vaccinale, fino ad oggi disorientati proprio a causa dell’assenza di informazioni chiare e precise. Su questi aspetti abbiamo registrato la disponibilità dell’Asp, grazie anche all’intervento autorevole del Prefetto che ringrazio per aver accolto prontamente l’appello rivolto dai sindaci nei giorni scorsi».

Ma non è solo una questione reggina. La segreteria regionale della Cgil Calabria in una nota ha segnalato che «non immaginavamo che in una fase così drammatica e di emergenza dettata dalla attuale pandemia si potesse tergiversare sulle necessarie misure di prevenzione per fronteggiare il contagio da Covid19 e le sue varianti, a partire dalla vaccinazione della popolazione. Le prime indicazioni, comunque in ritardo, del Piano per la vaccinazione risultano oltremodo carenti, sembrano solo una cronologia di intenti e non  precise direttive regionali per fare scaturire una conseguente operatività da produrre nei territori in maniera omogenea».

È una denuncia pesante quello del sindacato confederale: «Si denota, come sempre, il deficit programmatorio ed organizzativo, a partire dal Dipartimento Regionale della Tutela alla salute  e dall’incongruente ruolo del Commissario ad Acta che, anche in questa vicenda, risulta oltremodo isolato ed anzi abbandonato rispetto allo svolgimento delle speciali funzioni alle quali dovrebbe ottemperare, senza alcun sostegno da parte del Governo centrale che ad oggi non gli ha garantito, con la relativa nomina, il contributo  dei previsti Sub-Commissari. Così come il Governo Regionale è risultato incapace a garantire una adeguata dotazione organizzativa oltre che al competente Dipartimento Regionale, anche per le unità operative necessarie   al supporto dello stesso Commissario ad acta».

Il documento della Cgil dovrebbe indurre a riflettere, senza alcuna indulgenza: «i ritardi preoccupano, in considerazione che, ad oggi, si consumano incertezze sia sulle effettiva situazione del contagio che sulle modalità ed esecuzione dell’attività vaccinale, che stanno disorientando anziani,  disabili, soggetti fragili per patologia e per finire anche gli addetti ai servizi pubblici essenziali. L’attività della vaccinazione avrebbe dovuto  essere un banco di prova per il rinnovamento ed il miglioramento del sistema, invece ha fatto registrare le consuete carenze, l’incapacità ad esprimere cambiamenti a partire dalla dette attività di informazione e operatività che avrebbero dovuto essere contraddistinte da  un’azione uniforme su tutto il territorio regionale, in grado di contenere contagio, vittime ed esaltare il ruolo delle Aziende Sanitarie Provinciali, dei rispettivi Dipartimenti Prevenzione e far decollare la medicina del territorio, sempre più necessaria e non a caso destinataria di una parte importante delle risorse straordinarie comunitarie, proprio per favorire  una ormai  irrinunciabile medicina di prossimità».

È inaccettabile che, a fronte di una pandemia che minaccia una nuova, gravissima, terza fase, il piano vaccinale risulti inadeguato e insufficiente a garantire il corretto iter per salvaguardare le fasce deboli e, soprattutto, gli anziani. «Necessita  – secondo la Cgil Calabria – velocizzare e allo stesso tempo rendere sicura  la campagna di vaccinazione, colmando il deficit che al momento vede la nostra regione al penultimo posto per dosi somministrate, invocando anche interventi sostitutivi e straordinari da parte del Ministero alla Salute e del governo centrale, anche al fine di assicurare l’arrivo in Calabria, già in questa fase, delle dosi di vaccino quanto meno pari alla popolazione a rischio, a partire dagli anziani, ricordando  comunque che essendo  il diritto alla salute universale, risulterebbe necessario impegnarsi ad ottenere forniture sufficienti per garantire la possibilità della vaccinazione di tutti i calabresi».

Appena qualche giorno fa il sen. Marco Siclari aveva presentato insieme con il direttore del Dipartimento Salute di Forza Italia Andrea Mandelli, il piano vaccini che prevede a regime la somministrazione di 500mila dosi giornaliere per completare la vaccinazione e quindi l’immunizzazione di tutta la popolazione italiana prima dell’estate. Solo che questo piano rischia di diventare un elenco di buone intenzioni: da un lato perché in molte regioni mancano le dosi necessarie, ma soprattutto perché le fiale, quando disponibili, non vengono utilizzate. Dunque, non c’è da perdere neanche un minuto: azzerare l’attuale organizzazione e ricominciare da zero, nel rispetto degli anziani e di tutti coloro che soffrono di patologie gravi. (rrm)

[L’immagine di copertina è tratta dalla pagina Facebook del sindaco Falcomatà]

 

 

PRIME GRANE PER IL COMMISSARIO LONGO
GAFFE FA INFURIARE I MEDICI CALABRESI

Scivolone per il commissario ad acta della Sanità calabrese Guido Longo, per una sua gaffe avvenuta nel corso di una diretta a Radio Capital, che si è lasciato scappare che la bassa percentuale di vaccinazione in Calabria (5,4%) è dovuta ai «medici che non aderiscono».

Il Commissario, infatti, ha commentato i dati forniti dal Governo per quanto riguarda la somministrazione del vaccino anticovid-19, che posiziona la Calabria tra le ultime regioni, dichiarando, ai microfoni di Radio Capital, che dipende dal fatto che il vaccino «non è obbligatorio, è facoltativo e volontario, per chi se lo vuole fare».

«Colpa di una bassa adesione del personale medico? Evidentemente sì, perché le dosi ci sono e il personale che vaccina c’è» ha detto ancora il commissario Longo a cui, però, i conti non tornano: «Il 5%? Non lo so, io questi dati non ce li ho».

Per Longo, infatti, «tutto procede normalmente, speriamo che la gente aderisca perché il vaccino è salutare, è l’unica arma contro il covid e bisognerebbe che lo facessero tutti».

Dichiarazioni che, tuttavia, hanno scatenato la reazione dei cinque ordini dei medici provinciali, che, in una nota a firma di Vincenzo Ciconte per l’Ordine di Catanzaro, Enrico Ciliberto per quello di Crotone, Eugenio Corcioni per Cosenza, Antonino Maglia per Vibo Valentia e Pasquale Veneziano per Reggio Calabria, hanno espresso «stupore e rammarico» per le affermazioni di Longo, ritenute «infondate» e, soprattutto, «offensive per una categoria che fin dall’inizio della pandemia è stata ed è in prima fila nella lotta al virus – scrivono -, adoperandosi con coraggio, abnegazione e spirito di sacrificio, anche mettendo a repentaglio la propria incolumità fisica (non le saranno sfuggiti i tanti colleghi morti nell’adempimento del proprio dovere)».

Ciconte, Ciliberto, Corcioni, Maglia e Veneziano, nella nota hanno sottolineato che «la Categoria si è resa oltremodo disponibile a proporsi da medici vaccinatori, in modo da poter eseguire postazioni vaccinali ulteriori per tutti gli iscritti agli ordini (libero professionisti, medici ed odontoiatri ecc). Tutto ciò, nonostante le “inefficienze” (ad essere buoni) del Ssr e l’incapacità dei suoi vertici di assicurare ai calabresi i dovuti servizi essenziali, mettendo a disposizione degli operatori strutture ed organigrammi adeguati e sufficienti. A questo proposito è di oggi la notizia che la Calabria continua ad essere ultima tra le Regioni per i Lea assicurati ai propri cittadini. Lea che, addirittura, risultano in decremento rispetto all’ultima rilevazione».

«Crediamo – si legge ancora nella nota – che di questo Ella si debba prioritariamente preoccupare, unitamente a vigilare e usare i Suoi poteri per efficientare le strutture e i servizi necessarie ad affrontare la crisi epidemica in corso, come ci si aspetta da una Regione di una grande democrazia Europea e come i medici e cittadini calabresi meritano ed hanno diritto». Dunque, l’invito a Longo a ritirare o rettificare le sue affermazioni e l’auspicio di incontrarlo per poter discutere delle «tante e gravi criticità che investono la sanità calabrese, con senso di responsabilità istituzionale, nella speranza di avviare una fattiva e proficua collaborazione».

Anche la Federazione Italiana Medici Pediatri non ci sta alle parole di Longo: «Dopo il caos sui tamponi – hanno denunciato i pediatri – che perdura ancora oggi in quanto, eccetto pochissime eccezioni legate essenzialmente alla buona volontà degli operatori coinvolti, non siamo riusciti a organizzare un sistema di tracciamento omogeneo in tutta la Regione, ora è la volta del caos vaccinazioni anti-Covid».

A «creare ulteriore confusione» è arrivata poi «la dichiarazione del Commissario Straordinario dott. Longo – hanno scritto i pediatri calabresi – che, per giustificare il fatto che la Calabria si è trovata subito all’ultimo posto tra le regioni per numero di soggetti vaccinati al Covid 19, ha dichiarato che ciò era dovuto ad una mancata adesione dei medici alla vaccinazione. Dichiarazione, parzialmente rettificata dopo la dura presa di posizione dei presidenti degli Ordini dei Medici della Regione. Ma, ormai, la notizia era stata ormai diffusa su tutti i media locali e nazionali creando confusione e dubbi nella popolazione generale che si è cominciata a chiedere perché i medici dovrebbero rifiutare questa vaccinazione».

«Come Pediatri di Famiglia – si legge nella nota – contestiamo non solo questo tipo di affermazioni, ma tutto questo modo di procedere. Infatti, vedendo la sostanziale immobilità della regione e delle ASP su questo argomento, nonostante a livello nazionale si stesse programmando già da diverse settimane la distribuzione delle dosi di vaccino necessarie ad ogni Regione, abbiamo provveduto noi stessi, già da qualche settimana, a raccogliere le adesioni dei colleghi e ad inviarle ai distretti per facilitare l’organizzazione degli appuntamenti per eseguire la vaccinazione. E, con dati alla mano, possiamo affermare di avere avuto un’adesione abbondantemente superiore al 90% e in qualche distretto addirittura del 100%. Pertanto, non abbiamo motivo di ritenere che tutti gli altri colleghi che lavorano ogni giorno rischiando di essere contagiati e di essere fonte di contagio loro stessi, possano avere un comportamento diverso dal nostro».

«Per cui – continua ancora la nota – queste dichiarazioni sono completamente prive di fondamento ed elusive del vero problema che è rappresentato dalla mancanza di un Piano Vaccinale Regionale anti-Covid. Come qualche mese fa, abbiamo dovuto scoprire, per mezzo di una trasmissione televisiva, che la Calabria non aveva un piano anti-covid, ora scopriamo che ancora che non abbiamo un piano di vaccinazione. Per cui in ogni Asp si innesca il rimpallo tra servizi di prevenzione e distretti su chi è la competenza ad organizzare la vaccinazione. Una cosa scandalosa che, in questo caso, per la drammaticità del momento, rischia di avere delle ripercussioni anche di livello penale che molti di coloro che hanno responsabilità gestionali non hanno ancora capito».

La richiesta dei pediatri è, quindi, che la Calabria si doti immediatamente di un “Piano Regionale di Vaccinazione Anti-Covid” che permetta di raggiungere la popolazione target il più presto possibile dando indirizzi a tutte le Asp sui centri vaccinali previsti, le priorità di effettuazione della vaccinazione, le modalità di prenotazione, i tempi entro cui devono essere completate e il personale necessario per rispettare il cronoprogramma».

I pediatri si dicono disponibili non solo a vaccinarsi, ma anche a «contribuire all’efficienza del processo effettuando le vaccinazioni ai nostri assistiti a supporto delle strutture vaccinali, qualora lo si ritenesse necessario. In un momento drammatico come questo, non possono essere accettate diserzioni da parte di alcuno, ma deve essere richiesto il contributo di tutti. Ed i pediatri di famiglia calabresi, lo ricordiamo ancora, lo stanno danno da dieci mesi, anche in assenza del Piano Regionale Anti-Covid».

«Infine – conclude la nota – ci sentiamo di raccomandare al Commissario Straordinario per il Piano di Rientro, di scegliersi dei collaboratori affidabili per evitare di cadere in grossolani scivoloni come questo sull’adesione di medici alla vaccinazione. Se poi questi collaboratori, sono per lo più gli stessi che ricoprono cariche dirigenziali e decisionali da decenni, non c’è proprio da attendersi niente di diverso, essendo essi stessi, a nostro parere, corresponsabili della scellerata gestione della sanità nella nostra Regione da diversi anni a questa parte».

Gennaro De Nardo, segretario generale della Federazione Italiana Medici di Famiglia di Catanzaro ha espresso profonda delusione «di alle dichiarazioni infondate rilasciate a Radio Capital dal Commissario ad Acta della Sanità in Calabria Guido Longo e riportate da alcuni organi di informazione».

«Le dichiarazioni rilasciate dal Commissario Longo, secondo le quali – ha aggiunto il dott. De Nardo – le cause dei pochi vaccini fatti in Calabria andrebbero ricercate nella “bassa adesione del personale medico” alla campagna di vaccinazione, sono inesatte e prive di ogni fondamento, in quanto non supportate dai fatti. Inoltre, gettano ombre sulla credibilità di una categoria che si è invece contraddistinta per impegno, disponibilità e spirito di servizio, sopperendo spesso alle carenze strutturali ed organizzative del sistema sanitario. La scomparsa recente del validissimo medico di medicina generale Annibale Battaglia testimonia l’impegno dei medici in questa emergenza pandemica e, per tali ragioni, non accettiamo le dichiarazioni del Commissario Longo che ci auguriamo, soprattutto nel rispetto di chi ha sacrificato la propria vita, vengano presto rettificate dall’interessato».

«L’insuccesso della campagna vaccinale – ha aggiunto – che vede la Calabria all’ultimo posto tra le regioni italiane per dosi somministrate (circa il 6%), non è dovuto certamente al fatto che i medici si sarebbero sottratti alle vaccinazioni, come asserito dal Commissario Longo. I risultati negativi sono invece ascrivibili, alle difficoltà riscontrate dalle strutture aziendali proposte».

«Tengo a precisare – ha proseguito il dott. De Nardo – che i medici di medicina generale si sarebbero vaccinati spontaneamente già da tempo, in quanto ritenevano doveroso assurgere quale modello di riferimento per i propri assistiti in termini di adesione alla vaccinazione. Siamo disponibili ad auto-vaccinarci, se ci dessero l’opportunità di farlo, e a contribuire, inoltre, allo svolgimento della campagna di vaccinazione, sopperendo alle negligenze di una macchina organizzativa che ancora il neo Commissario stenta a far decollare».

«Tale proposta – ha detto ancora – è realizzabile se si considera che i vaccini attualmente in uso, una volta portati a temperature comprese tra due e otto gradi centigradi mantengono stabilità ed efficacia fino a cinque giorni. La Fimmg, rivolgendosi alla triade Commissariale dell’Asp di Catanzaro richiede la istituzione in tempi brevi di una cabina di regia per l’organizzazione efficiente della vaccinazione. Una cabina di regia coordinata dalla direzione sanitaria, e composta dalle seguenti figure professionali: un medico di sanità pubblica, un medico di medicina generale, un farmacista aziendale, un medico competente aziendale, un referente dell’ordine provinciale dei medici e infine un referente della protezione civile».

«Invitiamo anche il Commissario Longo – ha concluso il segretario provinciale Fimmg – ad utilizzate i suoi poteri per efficientare il sistema sanitario calabrese dotandolo di strutture e servizi necessari non solo per affrontare l’attuale emergenza, ma anche per costruire un futuro più solido per la sanità calabrese».

Anche la Federazione Italiana Sindacale Medici Uniti-Fismu ritiene gravissime le  affermazioni del commissario Guido Longo contro i medici per i ritardi nella campagna vaccinale contro il Covid19 in Calabria.

Il segretario nazionale, Francesco Esposito, ha dichiarato che «i commissari sono un terno al lotto in Calabria, con una costante, quella dell’approssimazione. In questo caso Longo sembra da un lato lo smemorato di Collegno,  o uno che passa quasi per caso nella nostra regione, dall’altro sembra come un difensore di una squadra di calcio che di fronte al pericolo butta il pallone in tribuna: come si fa, infatti, a scaricare maldestramente sui medici i problemi relativi alla cattiva organizzazione della campagna addebitandoli alla loro scarsa adesione alla vaccinazione. È gravissimo ed è falso!».

«Il commissario forse ignora, il che è una aggravante – ha aggiunto – che ancora  numerosi medici non sono stati neppure invitati ad aderire, che non esistono neppure i calendari. Il commissario non ha sentito neanche l’esigenza di coinvolgere i sindacati medici nel processo di vaccinazione, grottesca la mancanza di un serio piano vaccinale. Sembra quasi di rivedere il replay delle ‘amnesie’ di Saverio Cotticelli (altro smemorato) che non sapeva di dover fare il piano anti pandemia. Invece di cercare facili capri espiatori, in questo caso i medici, rivolgiamo una domanda al Commissario: anche in questo frangente a chi tocca fare il piano vaccini?».

«Noi abbiamo una idea chiara delle responsabilità – ha concluso – ma siamo già in grave ritardo. È urgente cambiare rotta, intervenire».

Il presidente f.f. della Regione Calabria, Nino Spirlì, invece, prende le parti del capo della Sanità, assicurando che «avrò modo di incontrare il commissario e di chiarire quello che appare come uno spiacevole incidente tra persone perbene, che hanno a cuore la tutela della salute della gente di Calabria».

Spirlì, infatti, ha preso atto «con dispiacere, della polemica avviata dai presidenti degli Ordini dei medici della Calabria contro il commissario ad acta della Sanità regionale, Guido Longo, in merito a una sua recente dichiarazione sulla campagna di vaccinazione».

«Per quel che mi riguarda – ha concluso – sono al suo fianco: incontro il commissario ogni giorno e posso dire che, fin dal suo insediamento, ha messo in atto un’accanita difesa dei medici e di tutto il personale sanitario calabrese. Questo piccolo incidente è una delle tante prove di come, durante un’intervista, si possa fraintendere un buon proposito e trasformarlo in una accusa inesistente».

In merito alla vicenda è intervenuto anche il consigliere regionale del Gruppo Misto Francesco Pitaro, sottolineando che «non è certo dovuto alla mancata disponibilità dei medici a farsi vaccinare al Covid-19 il basso numero di somministrazioni nella nostra regione».

«La falsa notizia – ha aggiunto – veicolata dopo l’intervista al Commissario della sanità, induce a ribadire piena solidarietà ai medici e al personale sanitario senza il cui apporto – considerati i disastri nella sanità e l’incapacità dei suoi vertici di garantire servizi efficaci ed efficienti – la Calabria avrebbe conosciuto guai più pesanti. E a raccomandare a coloro che svolgono funzioni amministrative apicali nella sanità di trattare con meno leggerezza informazioni così delicate».

«Piuttosto – ha proseguito – come ha sollecitato il portavoce di ‘Comunità Competente’ Rubens Curia, è necessario chiarire perché mai la Calabria non disponga ancora ‘di un modello organizzativo standard per vaccinare la popolazione target nel più breve tempo possibile’. Questa è la fase della responsabilità, non più delle asserzioni di principio. Delle scelte forti, per garantire che le vaccinazioni siano eseguite senza improvvisazioni, per mettere ordine dove imperversano confusioni e inefficienze e per difendere, con atti formali e concretamente, ciò che funziona come il Sant’Anna Hospital: una struttura d’eccellenza finita nella tenaglia della burocrazia Asp di Catanzaro – Dipartimento Sanità della Regione che rischia di stritolarlo, avvilendo oltre 300 professionalità e provocando svantaggi enormi ai calabresi». (rcz)

 

Il piano vaccinale in Calabria? Chi l’ha visto? Lo sfogo di Rubens Curia

Apprezzato virologo, nonché manager della Sanità e oggi esponente del movimento Comunità Competente, il dott. Rubens Curia ha, a ben vedere, buoni motivi per essere arrabbiato come la stragrande maggioranza dei calabresi.

«Trovo incredibile – ha scritto –, mi auguro di essere smentito, che la Regione Calabria non abbia approvato formalmente un “Piano Regionale Vaccinale” per contrastare la SARS COV 2; la maggior parte delle Regioni si sono dotate di un “PIANO” che definisce un modello organizzativo standard per la vaccinazione alfine di vaccinare la popolazione target nel più breve tempo possibile.

Mi domando: “È stata organizzata una campagna informativa rivolta alla popolazione? O vige il fai da te?”

«Fermo restando che la 1° Fase, che è la più semplice,  è rivolta agli operatori del Servizio Sanitario Regionale e agli operatori ed ospiti delle Strutture Socio-Sanitarie Territoriali, come è organizzata l’offerta vaccinale per la popolazione generale , per le specifiche categorie dei lavoratori dei Servizi Essenziali e dei soggetti fragili?

«Sono previsti i Centri di vaccinazione di popolazione nelle Aziende Sanitarie? Che bacino di popolazione hanno?

«Come sarà organizzato il “ Centro”? Quale Personale vi lavorerà? Quante ore sarà attivo ? Quante vaccinazioni dovrà fare ogni giorno?

«Questo i calabresi chiedono! Perché ogni minuto che si perde non si tutela la salute dei cittadini». Fin qui il dott. Curia, i calabresi sono ansiosi di leggere presto risposte da chi ha responsabilità in materia. (rrm)

Vaccinazione anticovid: in Calabria protezione civile in ritardo su personale e siringhe

C’è una certa irritazione negli ambienti medici per la mancata informativa necessaria a illustrare le procedure per la vaccinazione anticovid. Delle oltre 15 mila dosi arrivate in Calabria il 31 dicembre, sono state iniettate solo 480 a medici e personale sanitario, il 3,5% della disponibilità del farmaco. C’è la Lombardia che non è da meno (ha usato solo il 3% delle disponibilità) ma non può essere consolante.

La vaccinazione è un tassello fondamentale nel contrasto alla pandemia e, in vista dei prossimi arrivi, è lecito non notare che ancora una volta ci si trova davanti all’assoluta impreparazione di chi deve decidere. Mentre per il personale sanitario la vaccinazione diventa routine (i medici si iniettano reciprocamente il vaccino, per infermieri e tecnici si tratta solo di stabilire i turni di somministrazione del farmaco) cosa succederà appena il vaccino dovrà essere distribuito prioritariamente nelle RSA e ai soggetti con patologie a rischio?

Non è chiaro chi dovrà organizzare il piano di vaccinazione che – risulta evidente – non c’è ancora e le informazioni sono molto scarse: mancano le direttive e, a quanto pare, è in ritardo la Protezione Civile che si è fatta carico di distribuire circa 15mila unità tra medici (3.000) e infermieri in tutt’Italia per affrontare la vaccinazione su larga scala. Manca il personale, mancano persino le siringhe – come denuncia qualche responsabile sanitario locale. In Calabria, grazie all’impegno dei medici e del personale paramedico la pandemia è stata affrontata con grande impegno e serietà, senza attendere istruzioni che tardavano ad arrivare.

Difetta, per la verità, non solo la comunicazione sul vaccino diretta alla popolazione, che dovrà capire l’importanza di non sottrarsi  alla vaccinazione, ma anche l’informativa necessaria a chi dovrà utilizzare le fiale. Intanto sono fiale non monodose: da ciascuna si possono ricavare sei vaccinazioni, ma non esistono sistemi di controllo visto che il farmaco viene aspirato dalla fialetta sigillata con una normalissima siringa, dove sta all’abilità del medico o dell’infermiere non sprecare farmaco, prendendono in un caso qualche goccia in più o nell’altro aspirando meno vaccino in siringa. Le attuali specifiche richiedono la presenza del medico e di uno o due infermieri: la vaccinazione può essere fatta da un infermiere (il medico serve solo in caso di reazioni del destinatario del vaccino: basti pensare a quanti hanno paura dell’ago fino a svenire). La boccetta del farmaco dev’essere estratta dal frigorifero a -80 gradi e occorre attendere la ricostituzione del farmaco per poterlo iniettare. La tempistica di attesa per l’utilizzo di ciascuno flaconcino è di circa mezz’ora: con una buona organizzazione si può procedere speditamente e utilizzare in tempi rapidissimi tutte le attuali scorte. (rrm)