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All'Unical l'incontro sulle "Donne tra società e patriarcato"

All’Unical l’incontro sulle “Donne tra società e patriarcato”

di MARIACHIARA MONACOL’Associazione Campus friends in collaborazione con la Dottoressa Ines Crispini (Ordinaria di Filosofia Morale presso l’Università della Calabria), e la dottoressa Giovanna Vingelli (Docente di Violenza di Genere e Sessismo, Delegata del Rettore alle Pari Opportunità e Direttrice del centro Women’s Studies “Milly Villa”), ha presentato presso l’ateneo calabrese, un incontro dal titolo Le donne sulla soglia: tra società e patriarcato.

Ed è proprio la soglia, l’elemento collegante, il luogo incontaminato tra attesa e futuro di un intera società, che senza le donne sarebbe spicciola e piena di crepe.

Una giornata, quella dell’8 marzo, troppo spesso capitalizzata, nella quale invece dovrebbero spiccare alla nostra mente i ricordi di tutte quelle donne che hanno combattuto in passato per i loro diritti, e che continuano a combattere per affermarsi in una società patriarcale, pronta a mettere sul podio la sottomissione, anziché la gentilezza.

Perché senza le donne non girerebbe il mondo, così come nella letteratura, senza Beatrice non ci sarebbe stato il sommo Poeta, senza i capelli d’oro di Laura non ci sarebbe stato il Petrarca, oppure per arrivare ai tempi più vicini a noi, senza Nilde Iotti, non ci sarebbe stata la prima donna presidente della Camera dei Deputati.

Una dimensione, quella femminile, ancora messa troppo all’angolo, nonostante la modernità e l’emancipazione “gridata”, che però si riflette in disuguaglianze, stereotipi, che relegano la donna alla dimensione familiare, senza farle mai spiccare il volo, e dove le pari opportunità fanno fatica, ed il futuro è incerto.

«Questo momento di riflessione va colto con entusiasmo – commenta la professoressa Crispini, la quale poi continua – società e patriarcato non sono due sponde opposte, perché il secondo struttura l’ordine simbolico del primo. Il patriarcato modifica le relazioni e le identità. La narrazione contemporanea in cui il tema dei diritti delle donne è posto al centro, suggerisce che i diritti in molti aspetti siano stati raggiunti, invece non è così, c’è una sperequazione».

In diverse parti del mondo, ogni giorno ci sono donne che sono libere di mostrare il proprio volto,  e altre no; che sono libere di sposare chi amano, e altre no; che sono libere di studiare e avviare una carriera professionale, e altre no.

Spesso non c’è autonomia di scelta, perché c’è sempre chi, s’impone dall’alto e sceglie per loro.

«In Italia è tornato in auge il tema dell’aborto. Si tratta di un diritto formalmente acquisito, che spesso non può essere tradotto in pratica, perché abbiamo un numero molto elevato di medici obiettori di coscienza, che rendono inaccessibile questo diritto».

La distanza dunque, fra  la realtà e la formalizzazione dei diritti, è spesso abissale.

«C’è un saggio di una giornalista inglese che s’intitola “I patriarcati”, perché ce ne sono stati diversi nella storia, fragili, non perpetui. Il patriarcato è in ognuno di noi, negli uomini, come nelle donne, esso si pone in bilico tra l’esigenza di un rinnovamento della propria identità, ed il vecchio, l’elemento statico, che ci garantisce un porto sicuro».

Quindi, società e patriarcato sono due facce della stessa medaglia? Oppure c’è un confine flebile tra loro?

«Il pensiero Occidentale è abituato a dividere il mondo in maniera binaria, ed è una trappola, poiché le due metà sono continuamente attraversate da dinamiche di potere – esordisce Giovanna Vincelli – la dissonanza è quell’elemento che fa la differenza. Giovanna D’Arco abbandona il suo ruolo di genere, per guidare un esercito, le streghe, che svolgevano il ruolo di ostetriche, o vendevano erbe, erano donne dissonanti, rispetto al pensiero Occidentale».

Le donne dunque, non come soggetti, ma come pedine di una scacchiera divisa tra società e potere, dove vige la legge del più forte, quella dell’Homo homini lupus. Ma il coraggio, elemento distintivo del gentil sesso, è sempre trapelato concedendo la speranza di uno spiraglio di luce, che negli anni si è fatto sempre più luminoso.

«Una battaglia combattuta a ferro e fuoco, contro il capitalismo, che vuole rinchiudere la donna in una sfera privata, fatta d’insicurezze e di paure, facendo pagare un prezzo troppo alto, solo per stare al passo con i “tempi”».

Tempi che cambiano, ma che ci mostrano una totale immobilità, ritornando al tema di Gattopardiana memoria del “Cambiare tutto affinché nulla cambi”. (mm)