di ORLANDINO GRECO – Si allarga sempre più il fronte del no al DDL Calderoli sull’autonomia differenziata.
Irto (PD): L’autonomia aumenterà i divari già esistenti tra Nord e Sud
L’autonomia differenziata aumenterebbe ancora di più le distanze e le divisioni che ci sono tra il Nord e il Sud del Paese», ha tuonato il senatore del Partito Democratico, Nicola Irto, all’iniziativa di Napoli “Una e indivisibile” organizzata dal partito per denunciare i gravi pericoli dell’autonomia differenziata.
«Noi continueremo a contrastare l’autonomia differenziata e – ha sottolineato Irto – a preoccuparci per il futuro. È inaccettabile che chi verrà in questo Paese potrà avere la fortuna di nascere al Nord o la sfortuna di nascere al Sud. Nel centrodestra vogliono più Italie, eppure si riempiono la bocca parlando di nazione. Noi vogliamo solo un’Italia una e indivisibile e questo solo il Partito democratico può garantirlo». «Questa iniziativa – ha precisato il segretario dei dem calabresi, ringraziando la segretaria Elly Schlein, la segreteria del partito nazionale e i tanti militanti arrivati in pullman dalla Calabria – dà il senso dell’autonomia differenziata, che spaccherebbe il Paese e aumenterebbe la migrazione sanitaria. Io vengo da una regione commissariata da 13 anni per la sanità, che ancora oggi continua a produrre inefficienza e risultati drammatici. Per non parlare delle infrastrutture, tant’è che noi in Parlamento abbiamo proposto anche una perequazione infrastrutturale. È inaccettabile che nel Nord del Paese ci siano collegamenti efficienti e connessioni tra grandi città e invece nel Sud – ha rimarcato Irto – manchi l’Alta velocità ferroviaria ed esistano collegamenti disumani; penso tra Catania e Messina e tra Catania e Palermo, penso all’isolamento della costa ionica calabrese, penso alle infrastrutture inesistenti nel Mezzogiorno». (rrm)
L’OPINIONE / Santo Biondo: Serve opposizione politica e istituzionale contro autonomia
di SANTO BIONDO – Realizzare alleanze propositive allargate, che non siano semplici cartelli elettorali, per rivendicare attenzione verso la Calabria, su alcune priorità come la Statale 106, l’Alta velocità, la Zes, la Sanità, per evitare che il corto circuito attuale con Roma possa mettere a rischio le potenzialità ancora inespresse del Pnrr ed evitare che questo Governo, il più disattento della storia verso il Mezzogiorno, limiti la crescita del nostro territorio.
Contro questo progetto è necessaria una ferma opposizione politica ed istituzionale. Il progetto Calderoli è antistorico, decontestualizzato rispetto a quello che si sta realizzando in Europa e in netto contrasto con gli indirizzi dell’Unione europea per quanto riguarda la riduzione delle diseguaglianze.
La proposta del ministro leghista, questo non lo si deve mai dimenticare, cozza con le previsioni della nostra Carta costituzionale che, senza tema di smentite, fissa il criterio insopprimibile della perequazione fiscale, senza vincoli di destinazione, nell’interesse dei territori non minore capacità per abitante.
Quando il decreto Calderoli fissa il principio che i Lep verranno finanziati con legge di bilancio si pone in netto contrasto con le previsioni dei legislatori costituenti. Al ministro, quindi, andrebbe chiesto non come si determinano i Lep ma come gli stessi saranno finanziati.
La verità sta nel fatto questa una delle critiche di Santo Biondo che questo progetto Calderoli ha come vero obiettivo non dichiarato la gestione del residuo fiscale in favore delle regioni del Nord e non l’attuazione dell’articolo 116 della Costituzione che predispone i passaggi di legge determinanti per arrivare al regionalismo differenziato.
Così costituita la norma proposta dalla Lega e dal ministro Calderoli, nel bypassare il dibattito in Parlamento, finirà per produrre degli squilibri territoriali, economici e sociali tali da intaccare il principio dell’unità nazionale che, sancito dall’articolo 5 della Costituzione, rappresenta uno dei principi supremi dell’ordinamento costituzionale.
Il rispetto di questo principio fondante deve far valutare al Governo e alle istituzioni di questo Paese se il regionalismo asimmetrico, come concepito dal ministro Calderoli, sia coerente con una sostenibilità finanziaria dello Stato che sia in grado di garantire la solidarietà nazionale verso quei territori, in primis quelli meridionali, che sono più in difficoltà. (sb)
[Santo Biondo è segretario regionale di Uil Calabria]
A Reggio il convegno sull’Autonomia di Italia Viva
Domani, all’Hotel Excelsior di Reggio Calabria, alle 17, si terrà il convegno sul tema Autonomia differenziata. Mercato del lavoro, economia e impresa organizzato dalla Sezione reggina di Italia Viva.
Alla discussione prenderanno parte Ernesto Magorno, coordinatore regionale Italia Viva, il sindaco ff della Città Metropolitana, Carmelo Versace, e quello di Reggio Calabria, Paolo Brunetti.
Relazioneranno il presidente di Confindustria Reggio, Domenico Vecchio, il segretario generale Uil Calabria, Santo Biondo, il segretario Generale Cisl della Città Metropolitana di Reggio, Romolo Piscioneri, ed il segretario Cgil Città Metropolitana, Gregorio Pititto.
Previsti anche gli interventi di Gianmarco Oliveri (coordinatore provinciale Italia Viva Reggio Calabria), di Giovanni Latella (Consigliere metropolitano e comunale di Reggio Calabria), dei consiglieri comunali di Reggio Calabria, Debora Novarro e Gianluca Califano, della già deputata, Federica Dieni, di Pino Varacalli (componente Assemblea Nazionale Italia Viva), e di Agostino Siviglia (responsabile Giustizia Italia Viva Calabria).
Le conclusioni saranno affidate al deputato di Italia Viva, Davide Faraone, ed al leader di “Sud chiama Nord”, Cateno De Luca.
Coordinerà ed introdurrà il dibattito, l’avvocato Antonino Nocera, coordinatore Italia Viva Reggio Calabria. (rrc)
AUTONOMIA DIFFERENZIATA, C’È LA FUGA
DI CHI SI ERA (MAL)FIDATO DI CALDEROLI
di PIETRO MASSIMO BUSETTA – Forse non bisognava nemmeno entrare nella commissione Calderoli. Andare in cordata con chi sai che ti può tagliare la fune che ti unisce agli scalatori in qualunque momento è un’operazione a dir poco temeraria. E molti di coloro che sono entrati in tale commissione, compreso il presidente Sabino Cassese, non potevano non immaginare che i problemi sarebbero arrivati, laddove si fosse voluto tenere un atteggiamento equilibrato nei confronti del Paese e delle esigenze di equità nella spesa.
Che la spesa storica fosse distribuita in maniera non equilibrata era già venuto fuori dai conti economici territoriali, voluti da Carlo Azeglio Ciampi.
Al di là della valutazione che veniva fatta di 50-60 miliardi di differenza tra un pro capite uguale, sia che che che uno nascesse a Reggio Calabria o a Reggio Emilia, e il pro capite effettivo, al di là delle contestazioni di alcune appostazioni che alcuni ritenevano opportune e altri invece non adeguate, uno zoccolo duro di differenza rimaneva sempre ed era riconosciuto da tutti.
Chi è entrato nella commissione evidentemente non aveva chiaro il vero obiettivo delle autonomie differenziate che era quello di rimanere con la spesa storica rendendo tale sistema legittimo, considerato che invece adesso è anticostituzionale perché cittadini non sono tutti uguali in qualunque parte del Paese essi nascano.
Era evidente peraltro che la spesa storica delle regioni avvantaggiate dovesse rimanere tale e che bisognava aumentare quella delle regioni penalizzate per adeguarla alle altre. Operazione che non può essere fatta se non in presenza di crescite molto consistenti che vengano destinate ad una parte del Paese e che coprano la spesa corrente relativa ai servizi che coprano i livelli essenziali delle prestazioni.
Perché invece il fatto strutturale doveva in realtà essere coperto con le risorse del PNRR, malgrado esse dovessero essere destinate al sistema economico del Mezzogiorno, per far partire la seconda locomotiva, invece che essere investite nei diritti di cittadinanza in maniera da consentire di avere strutture di partenza analoghe.
Adesso che il vaso di Pandora è stato scoperchiato ed è noto a tutti che vi sono differenze nella spesa pro capite tra le varie regioni, tanto che diversi uomini politici, governatori di regioni del Sud come De Luca, ne reclamano l’uguaglianza credo che non si possa più far rientrare il genio della lampada uscito ormai dal suo prigionia o far rientrare la pasta dentifricia di nuovo dentro il tubetto.
Adesso bisogna prendere atto delle differenze in tutti settori: dalle infrastrutture, alla sanità, alla scuola, che rappresenta il passo fondamentale per costruire una vera classe dirigente del Sud e permettere, aumentando la consapevolezza dell’elettorato passivo, l’elezione invece che di una classe dominante estrattiva di una vera classe dirigente che abbia come obiettivo il bene comune. E l’occasione dei fondi disponibili e del piano di ripresa e resilienza dovrebbe essere assolutamente non persa perché altre, a questo livello, sarà difficile che se ne presentino.
Ma anche questa volta, senza voler essere pessimisti per forza, sarà complicato riuscire a completare una operazione così articolata.
Non parliamo di una realtà come la Corsica o come Malta, con poco meno di mezzo milione di abitanti, ma di un territorio che se fosse un’unica nazione, nella graduatoria dei paesi più popolati dell’Unione, sarebbe al sesto posto tra i 27.
Si è già visto cosa è accaduto con gli asili nido, per errori di impostazione del Governo Draghi, ma certamente anche per incapacità da parte delle comunità locali di utilizzare le risorse disponibili.
Ma non bisogna sottovalutare che questo aspetto che riguarda l’incapacità, per carenza di capitale umano formato, è una parte fondamentale del problema.
Infatti il tema non riguarda soltanto la disponibilità delle risorse ma anche la capacità sia centrale che periferica di mettere a terra, come ormai é uso dire, ciò che è disponibile.
È accaduto tutto questo con i fondi strutturali, ovviamente è facile che accada anche con quelli del piano di resilienza.
D’altra parte la centralità più volte predicata del Mezzogiorno si scontra poi con tutta una serie di esigenze di un Paese complesso, non ultime le calamità naturali che richiedono interventi urgenti e risorse infinite.
Mi riferisco alla alluvione dell’Emilia-Romagna che fa dire a molti che invece di fare per esempio il ponte sullo stretto si dirottino quelle risorse per la messa in sicurezza di un territorio molto fragile. Ovviamente qualunque problema si verifichi potete stare sicuri che, dopo aver contato fino a tre, qualcuno dirà che invece del ponte si possono fare le mille cose che sono necessarie nel nostro Paese.
D’altra parte il timore da parte dei territori sviluppati di perdere alcune rendite di posizione che li hanno caratterizzati da sempre, ma anche il dubbio che mettere a regime il Sud potrebbe voler dire far perdere affari ad alcune realtà settentrionali é un tema che non va sottovalutato.
Parlo per esempio di Genova e Trieste che vedrebbero nella concorrenza di Gioia Tauro e Augusta la possibilità della diminuzione dei loro affari o che da un turismo più consistente delle coste o delle città d’arte meridionali vedrebbero la perdita del primato ormai acquisito da anni delle presenze.
È difficile far passare il messaggio che la crescita del Sud in realtà non può che portare a un nuovo sviluppo di tutto il Paese, avvantaggiando enormemente anche le realtà che hanno raggiunto livelli importanti di reddito pro capite e che nell’ultimo periodo, invece, stanno perdendo posizioni rispetto alle realtà più evolute della Mittel Europa. Il pensiero dominante é invece che le risorse che vengono destinate al Sud vengano considerate perse rispetto ad un utilizzo che potrebbe essere migliore e possano trovare destinazione più opportuna e proficua.
Come si vede il cambio culturale è di quelli a 180° e deve coinvolgere la vera classe dirigente del Paese, quella che accede ai media nazionali, e che dà gli indirizzi veri dello sviluppo, al di là del rumore di fondo che riguarda le abbondanti grida che nel tempo risultano tali. Un Governo, che ha una speranza di vita di cinque anni, potrebbe e dovrebbe porsi tali problematiche strutturali. (pmb)
[courtesy Il Quotidiano del Sud / L’Altravoce dell’Italia]
Reggio dice no all’autonomia: Proposta è partita male e sta finendo peggio
La città di Reggio ha ribadito il suo no all’autonomia differenziata, con la manifestazione No all’autonomia differenziata. Una riforma sbagliata della Cgil Area Metropolitana di Reggio e della Uil Reggio calabria.
Nel corso del dibattito pubblico, svoltosi al Waterfront, sono intervenuti tra gli altri il segretario generale Cgil metropolitano di Reggio Calabria, Gregorio Pititto, il segretario generale Uil Reggio Calabria, Nuccio Azzarà e l’avvocato e scrittore Corrado Edoardo Mollica. Il confronto è stato moderato dal giornalista Stefano Perri, Capo Ufficio Stampa della Città Metropolitana. Presenti, anche, i sindaci facenti funzioni della Città metropolitana e Comune di Reggio Calabria, Carmelo Versace e Paolo Brunetti.
Nel portare i saluti del Comune reggino Paolo Brunetti è apparso «scettico sulla conclusione di questa riforma», «c’è stata – ha aggiunto – una accelerazione per mantenere calmo un alleato di coalizione, ossia la Lega, alla quale era stata fatta una promessa elettorale. Per raccontare gli effetti di questo disegno di legge faccio sempre l’esempio di una gara dei 100 metri, con il Veneto che partirebbe già dai 50 metri e la Calabria dai blocchi di partenza».
Carmelo Versace dal suo osservatorio metropolitano si è invece soffermato sull’azione di «confronto costante con il territorio, con i sindaci, i cittadini, le associazioni di categoria, sindacati, intanto per ribadire un “no” a questa riforma, e comunque per porci in maniera costruttiva per poter migliorare una proposta di legge che è partita male e sta finendo peggio». (rrc)
L’OPINIONE / Giacomo Saccomanno: Tutti parlano di autonomia ma pochi hanno letto il decreto
di GIACOMO SACCOMANNO – Suggerirei un corso di formazione per le tante persone che parlano a sproposito di autonomia differenziata senza conoscere la norma e non sono, spesso, consapevoli di cosa dicono. Comprendo che si possa avere momenti di possibile “sfiducia” per un passato molto lontano, ma ricordo ai tanti distrattori che molte cose sono cambiate e che il mondo corre!
Forse costoro sono rimasti indietro con la conoscenza, ma è un problema loro la possibile ignoranza. Oggi si sta cercando di trovare delle soluzioni concrete per superare un gap esistente da decenni e che, però, non è stato superato, ma, anzi, ha aumenta
Un dato è certo: le forze politiche del passato, senza alcuna differenziazione, hanno peggiorato sempre più le condizioni del sud rispetto al resto dell’Italia. Naturalmente le maggiori responsabilità sono addebitabili ai partiti che hanno per maggior tempo gestito la nostra nazione. Quindi, la sinistra che su 10 anni ha amministrato per nove! Non aggiungo altro, perché più volte sono intervenuto tecnicamente e concretamente sulla norma e, quindi, appare inutile ripetere quanto già detto e ridetto. D’altro canto, un vecchio proverbio dice che è “inutile fischiare se l’asino non vuole sentire”.
Un dato, comunque, è certo: il sud è ai minimi storici come degrado e mancanza di servizi. Quindi, peggio di così non è possibile andare! Ed allora pensiamo a dare una mano alle nostre comunità e cerchiamo, tutti assieme, a lavorare per rendere la legge proficua e utile alle nostre comunità. Diamo delle speranze ai giovani e con responsabilità spingiamo verso il meglio. Criticare soltanto è indice di incapacità, ignoranza e irresponsabilità. La Lega è sempre pronta a sedersi ad un tavolo e ragionare con tutti per migliorare la norma e dare dei riscontri positivi ai calabresi e ai cittadini del sud. Il resto è aria fritta! (gs)
[Giacomo Saccomanno è commissario regionale della Lega]
Lunedì al Waterfront di Reggio l’iniziativa contro l’autonomia di Cgil e Uil
No Autonomia differenziata è il titolo dell’iniziativa di Cgil e Uil Calabria in programma lunedì 3 luglio al Waterfront di Reggio Calabria. Una iniziativa che inizierà alle 18.30 alla scalinata del Waterfront, un luogo simbolo della Città, un’opera realizzata con quei fondi europei che per le Regioni del sud diventano sempre più un sostentamento sostitutivo, non più aggiuntivo, per come vorrebbe la normativa, per l’erogazione di servizi e la realizzazione di opere pubbliche.
Gli effetti nefasti della riforma varata dal Governo che introduce l’autonomia differenziata, le condizioni di difficoltà vissute da vaste aree del Paese, in particolare concentrate nelle regioni del Sud, la difficoltà degli Enti territoriali nell’erogazione dei servizi essenziali dovute ai progressivi e generalizzati tagli dei trasferimenti statali, la necessità di invertire la tendenza in un percorso che rilanci le politiche perequative per una reale coesione territoriale, l’assenza di livelli uniformi di godimento dei diritti di cittadinanza, le fragilità del sistema della sanità e del mondo della scuola sui territori del Sud ed in Calabria.
La manifestazione, inoltre, è stata presentata dai segretari confederali Gregorio Pititto e Nuccio Azzarà.
Entrambi lunedì sera saranno sul palco ad aprire l’iniziativa, insieme ai sindaci facenti funzioni della Città Metropolitana, Carmelo Versace, e del Comune, Paolo Brunetti. L’incontro, moderato dal giornalista Stefano Perri, Capo Ufficio Stampa della Città Metropolitana, sarà concluso dagli autorevoli interventi di Cristian Ferrari della Segreteria Nazionale della Cgil e dell’avvocato e scrittore Corrado Edoardo Mollica.
All’incontro sono stati invitati a partecipare sindaci ed amministratori, rappresentanti di categorie, associazioni e realtà politiche che operano sul territorio metropolitano, per un momento di confronto che punta ribadire la netta e chiara contrarietà del territorio reggino ad una riforma antimeridionalista, che rischia – come affermano gli stessi organizzatori – di continuare ad arricchire le aree più avanzate del Paese a discapito di quelle più in difficoltà, condannate ad un futuro di arretratezza e sottosviluppo. (rrc)
I CALABRESI NON SI “FIDANO” DI CALDEROLI
MILLE MOTIVI GIUSTIFICANO I SOSPETTI
di MIMMO NUNNARI – Non è più questione di Nord contro Sud e di secessionisti e statalisti, di (simpaticamente) polentoni e terroni, ma – fatti i necessari aggiornamenti – di non essere fessi o “ammucca lapuni”, espressione in uso in alcune regioni meridionali, riferita a persone che credono a qualsiasi cosa gli viene detto: restando a bocca aperta e rischiando di ingoiare – metaforicamente – una grossa ape o un calabrone, come vuole il proverbio. Il detto è usato per mettere in guardia i creduloni di fronte a notizie di cui non si riesce a distinguere il falso, la presa per i fondelli, dal vero.
Bisognerebbe tenere bene a mente un vecchio proverbio arabo: “La prima volta che m’inganni la colpa è tua, ma la seconda volta la colpa è mia”. Mettiamo, dunque, sull’avviso i nostri pochi o molti lettori, dal credere al ministro Roberto Calderoli il quale a Vibo, a proposito di Autonomia differenziata, ha detto che è “un’opportunità per il Mezzogiorno”. Nel Sud, storicamente, c’è gente paziente, che si fida, non si ribella, che aspetta da secoli il riconoscimento di diritti, della legittimazione di italiani uguali agli altri, e che spera nella riduzione delle distanze tra Settentrione e Meridione; questo sì, ingenui pure, ma “ammucca lapuni” no, signor ministro. Perché a lasciarsi incantare dalle storie ai limiti del surreale, che l’Autonomia conviene al Sud, si rischia di passare per fessi, per persone che si lasciano imbrogliare facilmente.
Ora, pazienti si, pigri pure, non abituati a intraprendere iniziative autonome anche; qualche volta pure sudditi, per mentalità antica, ma stupidi no, per piacere. Che poi il ministro abbia scelto la Calabria per lo “spiegone” sulla bontà per il Sud dell’Autonomia differenziata, fa pensare più che a un gesto di cortesia, ad un ulteriore e ben celato discredito nei confronti di questa regione, che molti credono sia, oltre che mafiosa, abitata da tonti; che si può ingannare, tanto, come recita un detto latino: “fallacia alia aliam trudit, un inganno tira l’altro”. Qui, oggi, non si tratta di rispiegare che cosa significhi l’Autonomia differenziata per il Mezzogiorno, poiché l’argomento è stato analizzato e dibattuto abbastanza, ne abbiamo fatto indigestione; semmai, si tratta di tenere alta la guardia e mettere in campo tutti gli strumenti possibili e leciti per cancellare questa ipotesi di riforma ingannatrice dall’agenda politica. Si tratta anche di ragionare sul potersi fidare, o meno, di Calderoli.
Francamente pensiamo di no, partendo non da pregiudizi, ma dal presupposto intanto che sono tanti i dubbi sulle competenze di costituzionalista o riformista del ministro e sulle sue reali buone intenzioni. Ricordiamo, per tutto il suo curriculum di parlamentare, che legge elettorale più contestata della storia della Repubblica è opera sua: un marchingegno, per riempire il Parlamento di deputati e senatori scelti dalle segreterie dei partiti. È l’unica legge definita in modo spregiativo dal suo stesso autore: una “porcata”. Da qui, il passaggio alla storia col nome Porcellum. Calderoli, è noto pure per aver presentato – aiutato di un algoritmo – milioni di emendamenti a ddl governativi che non gli piacevano. Una tattica dilatoria, e niente di più, da catalogare nelle piccolezze e nelle tattiche peggiori della politica italiana. Calderoli è un leghista della prima ora, come Salvini, entrambi protagonisti, già da giovani, di quella Lega del secessionismo poi passata, dopo un lungo percorso, alla furbata dell’autonomia differenziata, sempre con un unico, vero, sostanziale obiettivo: un Nord che possa correre da solo, senza la palla di ferro al piede, che, per molti, al Settentrione, è il Sud. Nella strategia leghista non c’è solo l’Autonomia di Calderoli, ma c’è – molto più raffinata – la svolta nazionalista e sovranista dell’attuale leader Matteo Salvini, il quale, accantonata la vocazione “nordista” ha puntato a radicare il partito su tutto il territorio nazionale all’insegna dello slogan “Prima gli italiani”.
Anche il ponte di Messina, probabilmente rientra in questa strategia (apparentemente compensativa) che dovrebbe far dimenticare il passato, con un “dono”, non si sa quanto utile al Sud, senza tutto il resto: infrastrutture, porti, aeroporti, strade. Abbiamo dei pregiudizi nei confronti di Salvini? Certo che sì, li abbiamo e sono fondati. Salvini era a fianco a Umberto Bossi, quando sognavano la Padania libera e autonoma, ed è stato, insieme a Calderoli &co., un campione di insulti e offese, nei confronti dei meridionali. Basterebbe, per tutti gli oltraggi ricevuti dai meridionali, ricordare quell’auspicio, lugubre, di “purificazione” dei napoletani, nella lava del Vesuvio. Di questo non certo edificante passato Salvini ha fatto ammenda tempo fa a Palermo, rispondendo ai giornalisti, in una conferenza stampa: “Se abbiamo avuto toni eccessivi in questi anni sul Sud e i meridionali, chiedo scusa e cercheremo di evitare di ricadere negli stessi errori”. Se avesse tolto il “se”sarebbe stato meglio.
Oggi, i due, Calderoli e Salvini, sono ministri di un legittimo governo della Repubblica e in quanto tali vanno rispettati. Ma per poter essere creduti debbono fare di più: prendere per esempio coscienza che bisogna pensare a colmare quel divario di sviluppo tra Nord e Sud che non è mai stato colmato, e che addirittura si è ultimante aggravato, e mettere in campo strategie di immediata applicazione per invertire la marcia, con priorità per l’occupazione, la sanità pubblica, le infrastrutture di cui si diceva prima e i trasporti. Solo dopo questo “risarcimento”, si potrà passare a riforme che teoricamente possono essere anche valide per l’Italia tutta di domani; che verrà dopo l’Italia di oggi: inquieta, divisa e malcerta. E invece sta accadendo che si profila l’ennesima beffa per il Sud, se sono veri i rumors parlamentari che parte dei fondi del Pnrr, previsti dal Governo Draghi per il Mezzogiorno, stanno per prendere altre direzioni. Anche sull’Alta Velocità Salerno Reggio si stanno addensando dubbi stando ad un’interrogazione del Pd.
La comunità dei meridionali, lungi dall’ingoiare calabroni, dovrà trovare le giuste strategie per pretendere il rispetto degli impegni e ricordare – a tutto il Governo Meloni – che le regioni del Sud appaiono sempre più determinanti per l’esito delle consultazioni politiche nazionali. Un particolare pensiero, se ci è consentito, lo rivolgiamo ai tanti che accolgono a braccia aperte Calderoli, Salvini & co., magari in buona fede, sperando in vantaggi per il Sud. Ricordatevi di Luigi Pirandello: “Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”. (mnu)
Sposato (Cgil) a Calderoli: in Italia non ci sono cittadini di serie B
di ANGELO SPOSATO – Il Ministro Calderoli è nuovamente in Calabria con i suoi sostenitori della lega.Noi siamo stati a Crotone, con la Segretaria nazionale Cgil Daniela Barbaresi per un diritto fondamentale, il diritto alla salute che è negato in Calabria. Gli ricorderemo che c’è un altro Paese, un’altra Calabria che non vuole la divisione tra regioni di serie A e regioni di serie B, che non vuole la divisione del Paese, che vuole investimenti e lavoro, che vuole buona sanità e istruzione, che vuole dare un futuro a giovani e anziani, che vuole una regione normale. Lo ricorderemo anche al Presidente della regione Roberto Occhiuto al quale chiediamo di rivedere la sua posizione sull’autonomia differenziata. Il suo voto favorevole al DDL Calderoli nella conferenza delle regioni non è in sintonia e non rappresenta il popolo calabrese ed è un grave errore commesso dal suo isediamento. Il 24 giugno saremo a Roma alla manifestazione per la salute, diritto fondamentale. (asp)
PER IL MINISTRO LEGHISTA L’AUTONOMIA È UN’OPPORTUNITÀ PER IL SUD
Ritengo sia un’opportunità soprattutto per il Mezzogiorno, perché l’autonomia da una parte dà più possibilità di crescita, ma, soprattutto, perché per la prima volta si stabilisce che tutti i diritti civili e sociali, che devono essere garantiti sul tutto il territorio nazionale, si mantengano veramente, cosa che oggi non avviene», ha detto il ministro per gli Affari Regionali e le Autonomie, Roberto Calderoli a Vibo Valentia.
«Puntiamo a far diminuire drasticamente i viaggi della speranza dal Sud al Nord del Paese, ed è questo il mio obiettivo. Tutti dovranno essere curati e bene a casa propria», ha spiegato ancora il ministro, sottolineando come «questa riforma responsabilizzerà gli amministratori nell’utilizzo delle risorse che hanno a disposizione».
Intanto l’autonomia ha ripreso il suo percorso in commissione Affari Costituzionali
«Il provvedimento – ha spiegato Calderoli – ha iniziato l’esame in discussione generale, cui poi seguirà la fase emendativa e successivamente l’approdo in Aula».
«In un’ottica di massima e costruttiva collaborazione – ha continuato – si è stabilito di garantire 6 giorni in più per la presentazione degli emendamenti. Una scelta che testimonia la buona volontà dell’Esecutivo sulle riforme, affinché la discussione si strutturi nel merito e sui contenuti, senza ideologie preconcette o contrarietà a priori».
«C’è tutto il tempo – ha concluso – per fare un buon lavoro e regalare al Paese una riforma che fa rima con responsabilità, trasparenza e buongoverno. Il nostro lavoro prosegue, l’impegno della Lega e del centrodestra è concreto. Avanti così!». (rrm)