L’ANALISI DEL GIORNALISTA E SCRITTORE MIMMO NUNNARI SULLA DIFFUSA DIFFIDENZA PER IL PROGETTO;
PERDE COLPI L’AUTONOMIA DI CALDEROLI SI LAVORI DAVVERO A SVILUPPO DEL SUD

I CALABRESI NON SI “FIDANO” DI CALDEROLI
MILLE MOTIVI GIUSTIFICANO I SOSPETTI

di MIMMO NUNNARI – Non è più questione di Nord contro Sud e di secessionisti e statalisti, di (simpaticamente) polentoni e terroni, ma – fatti i necessari aggiornamenti – di non essere fessi o  “ammucca lapuni”, espressione in uso in alcune regioni meridionali, riferita a persone che credono a qualsiasi cosa gli viene detto: restando a bocca aperta e rischiando di ingoiare – metaforicamente –  una grossa ape o un calabrone, come vuole il proverbio. Il detto è usato per mettere in guardia i creduloni di fronte a notizie di cui non si riesce a distinguere il falso, la presa per i fondelli, dal vero.

Bisognerebbe tenere bene a mente un vecchio proverbio arabo: “La prima volta che minganni la colpa è tua, ma la seconda volta la colpa è mia”. Mettiamo, dunque, sull’avviso i nostri pochi o molti lettori, dal credere al  ministro Roberto Calderoli  il quale a Vibo, a proposito di Autonomia differenziata, ha detto che è “un’opportunità per il Mezzogiorno”. Nel Sud, storicamente, c’è gente paziente, che si fida, non si ribella, che aspetta da secoli il riconoscimento di diritti, della legittimazione di italiani uguali agli altri, e che spera nella riduzione delle distanze tra Settentrione e Meridione; questo sì, ingenui pure, ma “ammucca lapuni” no, signor ministro. Perché a lasciarsi incantare dalle storie ai limiti del surreale, che l’Autonomia conviene al Sud, si rischia di passare per fessi, per persone che si lasciano imbrogliare facilmente. 

Ora, pazienti si, pigri pure, non abituati a intraprendere iniziative autonome anche; qualche volta pure sudditi, per mentalità antica, ma stupidi no, per piacere. Che poi il ministro abbia scelto la Calabria per lo “spiegone” sulla bontà per il Sud dell’Autonomia differenziata, fa pensare più che a un gesto di cortesia, ad un ulteriore e ben celato discredito nei confronti di questa regione, che molti credono sia, oltre che mafiosa, abitata da tonti; che si può ingannare, tanto, come recita un detto latino: “fallacia alia aliam trudit, un inganno tira laltro”. Qui, oggi, non si tratta di rispiegare che cosa significhi l’Autonomia differenziata per il Mezzogiorno, poiché l’argomento è stato analizzato e dibattuto abbastanza, ne abbiamo fatto indigestione; semmai, si tratta di tenere alta la guardia e mettere in campo tutti gli strumenti possibili e leciti per cancellare questa ipotesi di riforma ingannatrice dall’agenda politica. Si tratta anche di ragionare sul potersi fidare, o meno, di Calderoli.

Francamente pensiamo di no, partendo non da pregiudizi, ma dal presupposto intanto che sono tanti i dubbi sulle competenze di costituzionalista o riformista del ministro e sulle sue reali buone intenzioni. Ricordiamo, per tutto il suo curriculum di parlamentare, che legge elettorale più contestata della storia della Repubblica è opera sua: un marchingegno, per riempire il Parlamento di deputati e senatori scelti dalle segreterie dei partiti. È lunica legge definita in modo spregiativo dal suo stesso autore: una “porcata”. Da qui, il passaggio alla storia col nome Porcellum. Calderoli, è noto pure per aver presentato – aiutato di un algoritmo – milioni di emendamenti a ddl governativi che non gli piacevano. Una tattica dilatoria, e niente di più, da catalogare nelle piccolezze e  nelle tattiche peggiori della politica italiana. Calderoli è un leghista della prima ora, come Salvini, entrambi protagonisti, già da giovani, di quella Lega del secessionismo poi passata, dopo un lungo percorso, alla furbata dell’autonomia differenziata, sempre con un unico, vero, sostanziale obiettivo: un Nord che possa correre da solo, senza la palla di ferro al piede, che, per molti, al Settentrione, è il Sud. Nella strategia leghista non c’è solo l’Autonomia di Calderoli, ma c’è – molto più raffinatala  svolta nazionalista e sovranista dell’attuale leader Matteo Salvini, il quale, accantonata la vocazione nordista” ha puntato a radicare il partito su tutto il territorio nazionale allinsegna dello slogan Prima gli italiani”.

Anche il ponte di Messina, probabilmente rientra in questa strategia (apparentemente compensativa) che dovrebbe far dimenticare il passato, con un “dono”, non si sa quanto utile al Sud, senza tutto il resto: infrastrutture, porti, aeroporti, strade. Abbiamo dei pregiudizi nei confronti di Salvini? Certo che sì, li abbiamo e sono fondati. Salvini era a fianco a Umberto Bossi, quando  sognavano la Padania libera e autonoma, ed è stato, insieme a Calderoli &co., un campione di insulti e offese, nei confronti dei meridionali. Basterebbe, per tutti  gli oltraggi ricevuti dai meridionali, ricordare quell’auspicio, lugubre, di “purificazione” dei napoletani, nella lava del Vesuvio. Di questo non certo edificante passato Salvini  ha fatto ammenda  tempo fa a Palermo, rispondendo ai giornalisti, in una conferenza stampa: “Se abbiamo avuto toni eccessivi in questi anni sul Sud e i meridionali, chiedo scusa e cercheremo di evitare di ricadere negli stessi errori”. Se avesse tolto il “se”sarebbe stato meglio.

Oggi, i due, Calderoli e Salvini, sono ministri di un legittimo governo della Repubblica e in quanto tali vanno rispettati. Ma per poter essere creduti debbono fare di più: prendere per esempio coscienza che bisogna pensare a colmare quel divario di sviluppo tra Nord e Sud che non è mai stato colmato, e  che addirittura si è ultimante aggravato,  e mettere in campo strategie di immediata applicazione per invertire la marcia, con priorità per l’occupazione, la sanità pubblica, le infrastrutture di cui si diceva prima e i trasporti. Solo dopo questo “risarcimento”, si potrà passare a riforme che teoricamente possono essere anche valide per l’Italia tutta di domani; che verrà dopo l’Italia di oggi: inquieta, divisa e malcerta. E invece sta accadendo che si profila l’ennesima beffa per il Sud, se sono veri i rumors parlamentari che parte dei fondi del Pnrr, previsti dal Governo Draghi per il Mezzogiorno, stanno per prendere altre direzioni. Anche sull’Alta  Velocità Salerno Reggio si stanno addensando dubbi stando ad un’interrogazione del Pd.

La comunità dei meridionali, lungi dall’ingoiare calabroni, dovrà trovare le giuste strategie per pretendere il rispetto degli impegni e ricordare – a tutto il Governo Meloni – che le regioni del Sud appaiono sempre più determinanti per l’esito delle consultazioni politiche nazionali. Un particolare pensiero, se ci è consentito, lo rivolgiamo ai tanti che accolgono a braccia aperte Calderoli, Salvini & co., magari in buona fede, sperando in vantaggi per il Sud. Ricordatevi di Luigi Pirandello: “Imparerai a tue spese che nel lungo tragitto della vita incontrerai tante maschere e pochi volti”. (mnu)